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Disgregare la Siria e continuare a rimpicciolire la Russia.

ROMA – L’abbattimento dell’aereo russo per ordine del governo turco è un atto gravissimo che, nonostante il baccano contro la Russia sollevato anche da Obama e dall’intera Nato, non può nascondere alcune cose. Una più chiara dell’altra anche nelle conseguenze future. Che saranno nefaste.
Attacco pretestuoso. Intanto c’è da notare che la Russia se non è amica della Turchia non è comunque una sua nemica, e quindi la presenza di un suo singolo aereo con un equipaggio di appena due persone, aereo non del tipo addetto allo spionaggio e ormai privo di bombe per averle sganciate sui miliziani dell’Isis, NON poteva in ogni caso essere una minaccia. Di nessun tipo.
Ma la cosa più importante è che i filmati mostrano chiaramente come l’aereo colpito e ormai in fiamme sia precipitato in verticale per infine schiantarsi in territorio siriano. Il che DIMOSTRA in modo INCONFUTABILE che l’aereo russo o stava volando sul territorio della Siria, con tanto di autorizzazione del governo siriano, oppure anche se ha superato il confine turco non può averlo superato in profondità.

Poiché era inoltre chiarissimo che – come annunciato da giorni – quel velivolo militare si trovava nella porzione di cielo NON per attaccare la Turchia, cosa peraltro impossibile da fare da solo, ma perché aveva attaccato basi dell’Isis vicine al suo confine, la Turchia – e l’Europa intera – quell’aereo doveva semmai ringraziarlo e difenderlo dai tiri dei terroristi. Invece…. L’abbattimento è quindi un atto pretestuoso. Anzi, un vero e proprio atto di guerra contro la Russia, che certamente il presidente turco Erdogan non può avere deciso senza il permesso degli Usa.

Il “grande gioco” siriano. L’abbattimento DIMOSTRA inoltre che la Turchia, non ostacolata in questo dalla Nato della quale fa parte, da quattro anni preferisce avere ai suoi confini sul territorio turcomanno della Siria i terroristi dell’Isis, senza mai disturbarli in modo credibile, anziché una presenza militare che quei terroristi combatta seriamente. Perché li preferisce? Per il semplice ed evidente motivo che la Turchia, anche per rafforzarsi contro la minoranza curda, ha da tempo già messo gli occhi su una “sua” fetta di Siria quando ANCHE la Siria sarà smembrata come già fatto con l’Iraq, la Libia e – non dimentichiamolo – con la Russia tramite la secessione dell’Ucraina, anch’essa voluta, finanziata e armata da Usa ed Europa.

La partita Usa in Ucraina. L’uomo forte, a Kiev, è in realtà il premier Arsenij Yatsenyuk, ferreo filo Nato, al quale gli Usa hanno “consigliato” di nominare ministro dell’Economia Natalia Jaresko, cittadina Usa con bella carriera al Dipartimento di Stato e all’ambasciata Usa in Ucraina, omaggiata della sua cittadinanza concessale nel tempo record di appena due ore, e hanno “consigliato” come ministro della Sanità Aleksander Kvitashvili.

Si tratta di un georgiano che ha collaborato strettamente con Mikhail Saakashvili, il quale quando era presidente della Georgia la precipitò, con tanto di aiuto della Nato, nella disastrosa guerra del 2008 contro la solita Russia. Saakashvili, anche lui omaggiato dal fulmineo regalo della cittadinanza ucraina, ha avuto come premio di consolazione il governatorato di Odessa, che il caso vuole confini con la Crimea. Proprio quella Crimea che si vuole strappare da Mosca per privare l’immenso territorio russo dell’accesso delle sue navi al mare Mediterraneo partendo dal mare d’Azov.

A conti fatti, si può legittimamente sospettare che gli Usa dopo avere voluto e ottenuto lo smembramento dell’Unione Sovietica puntino ora allo smembramento della Russia, lo Stato più grande esistente al mondo. Stato che, non dimentichiamolo, è una federazione di ben 84 entità federali, cioè singoli Stati federati, 22 delle quali sono repubbliche autonome. La tentazione di privare la Russia di alcuni “pezzi” è quindi inevitabile. Ci hanno già tentato i francesi con Napoleone e i tedeschi con Hitler.
Il ruolo di Arabia Saudita e Israele. Sul crollo della Siria scommette anche l’Arabia Saudita, non a caso grande finanziatrice dell’Isis, ruolo che ormai nessuno più osa negare, così come in passato è stata la grande finanziatrice del suo cittadino Bin Laden e dei suoi talebani, usati militarmente dagli Stati Uniti in Afganistan, all’epoca occupato dai sovietici, per spingere al crollo dell’Unione Sovietica come in effetti poi avvenuto (penultimo strascico prima della stagione talebana del “Grande gioco”, formula divenuta famosa grazie a Rudyard Kipling all’epoca della seconda guerra anglo-afghana).

Sul crollo della Siria scommette anche Israele, che, oltre ad essersi di recente alleata con l’Arabia Saudita in funzione anti Iran, ha già fatto sapere ad Obama che vista la riduzione della Siria a potenza zoppa avviata alla paralisi intende annettersi appena possibile l’intero Golan. Il che ovviamente porterà alla riesplosione del Libano, del quale Israele già occupa una piccola porzione, con annesse mire non solo israeliane di frantumazione anche della già difficile unità statale libanese.

Uso strumentale della guerra all’Isis. La prontezza con la quale la Turchia ha invocato una apposita riunione della Nato e la ridicola affermazione di Obama che “la Turchia ha il diritto di difendersi” – contro un singolo aereo impegnato a bombardare l’Isis! – confermano che la Nato è lo strumento politico-militare degli Usa anche per il progetto di spartizione della Siria. Spartizione voluta da Usa, Turchia e Arabia Saudita.
Tutto ciò dimostra che contro l’Isis in realtà non c’è nessuna guerra da parte del tandem Usa-Arabia Saudita e annessi e connessi: come è stato a suo tempo per Bin Laden e i talebani, c’è invece un uso strumentale dell’Isis e delle altre milizie islamiste per ridisegnare parte del Medio Oriente e annettersene porzioni di territorio – come puntano a fare Turchia, Arabia Saudita e Israele – oppure metterle sotto la propria sfera d’influenza, come puntano a fare Usa, Francia e, obtorto collo, anche la Russia.

Il tutto distruggendo centinaia di migliaia di vite umane, provocando distruzioni immani e provocando milioni di feriti, mutilati, profughi e migranti. Insomma, una sorta di 13 novembre parigino moltiplicato però per almeno 3-4 mila volte. Il tutto non solo nella più completa indifferenza dell’opinione pubblica occidentale, ma anzi col plauso di non piccoli suoi settori.

POST SCRIPTUM

1) – Gli Usa, con l’appoggio dell’Europa, negli ultimi decenni sono sempre stati pronti a “esportare la democrazia” e a “combattere il terrorismo” con interventi militari e anche con vere e proprie invasioni come quella dell’Iraq. Ma di “esportare la democrazia” e di “combattere il terrorismo” invadendo o intervenendo comunque militarmente contro l’Arabia Saudita non se ne parla proprio.
Eppure l’Arabia Saudita è la madre di tutti i terrorismi islamisti, che alimenta – oltre che con armi e soldi – col suo credo wahabita, il più arretrato di tutto l’Islam. Inoltre l’Arabia Saudita ha un regime feudale nel quale le donne non hanno diritti, sono poco più di oggetti col buco, e i diritti umani sono calpestati allegramente (150 decapitazioni in piazza per i motivi più disparati e abietti solo nell’ultimo anno). Per il petrolio dell’Arabia Saudita gli Usa e l’Europa hanno venduto l’anima.

2) – A suo tempo, nel 1991, gli Usa vollero e guidarono una coalizione militare, comprendente anche l’Italia, che fece guerra all’Iraq per “liberare” il Kuwait – piccolo Stato con una monarchia di fatto assoluta e retriva, ma ricco di petrolio – invaso dall’Iraq, peraltro con l’esplicito con l’esplicito consenso dell’ambasciatrice Usa April Gaspie. Per convincere l’opinione pubblica occidentale ad accettare di buon grado quella guerra venne detto e ripetuto in tutte le salse che il Kuwait sarebbe diventato se non proprio democratico almeno una monarchia meno retriva.
L’emiro del Kuwait si è limitato a qualche riforma, ha varato una monarchia costituzionale e un governo parlamentare, concedendo però il voto alle donne solo nel 2005. Su 3.100.000 abitanti, solo 960.000 sono cittadini kuwaitiani. E se fino al 2005 avevano diritto al volto solo 139 mila maschi adulti, con il voto alle donne tale diritto resta appannaggio del solo 10% della popolazione, costituita in gran parte da immigrati e discendenti, per i quali la cittadinanza resta un miraggio.
Quella del Kuwait sarà forse una monarchia costituzionale con sistema democratico parlamentare, sta di fatto che, senza forse, è ormai appurato da tempo che dà un non trascurabile appoggio all’Isis. E che lo ha dato e lo dà ancora anche ad Al Qaeda, uno degli eredi del terrorismo di Bin Laden e del fanatismo guerriero dei talebani.

Parigi brucia? I tragici errori dell’interventismo Usa e della Francia

La notizia mi è arrivata tramite messaggio whatsapp di una mia amica mentre a Milano ascoltavo un concerto di musica sacra nella chiesa di S. Maria dei Miracoli presso S. Celso: “Parigi, spari ed esplosioni in vari punti della città, almeno 18 morti”. Ho pensato a uno scherzo di pessimo gusto, ma il messaggio conteneva anche un link di Repubblica che parlava di un bilancio tanto catastrofico da parermi impossibile, irreale.
Sono uscito di corsa dalla chiesa e mi sono attaccato al telefono per cercare notizie di miei amici e amiche care con casa a Parigi. Non ho trovato nessuno e ho lasciato messaggi, rimasti senza risposta fino al pomeriggio del giorno dopo. Ho rivissuto così, ma molto ampliata, l’ansia provata lo scorso 26 giugno quando al computer ho letto del massacro di Sousse, in Tunisia: 38 morti e 36 feriti a soli 350 metri da dove abitano miei amici di quando ero adolescente, che per fortuna mi hanno richiamato dopo qualche minuto per tranquillizzarmi sulla loro sorte, non si erano accorti di niente ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/terrorismo-italiani-di-tunisia-non-hanno-paura-sono-meglio-di-noi-tasse-solo-3-clima-per-pensionati-2221165/ ).

E m’è tornato il gelo alla schiena del 7 luglio 2005, quando mentre ero in auto per andare in vacanza mi ha raggiunto la telefonata di un mio amico medico che chiedeva con insistenza e voce preoccupata se un mio familiare era tornato in Italia o ancora a Londra. Seppi così dal mio amico che alle 8:50 di mattina c’era stata la strage alla metropolitana di Londra ( https://it.wikipedia.org/wiki/Attentati_del_7_luglio_2005_a_Londra ): tre bombe su altrettanti convogli che massacrarono 56 persone e ne ferirono ben 700. Un ordigno era esploso tra le stazioni di King’s Cross St. Pancras e Russell Square, e il mio familiare usava prendere il metrò a Russel Square. Seduto sui banchi di una scuola di lingua inglese, il mio familiare aveva il telefonino spento. Poté richiamarmi solo nel primo pomeriggio, quando ero ormai in paranoia. Seppi così che non gli era successo niente, ma l’aveva scampata per poco: aveva preso il metrò un quarto d’ora prima di quello fatale.

Tutto ciò premesso, veniamo al venerdì nero di Parigi, concluso con l’agghiacciante bilancio di 129 morti e 352 feriti. Oltre al dolore per la mattanza, c’è lo sbigottimento e l’incredulità per la strana e sensazionale inefficienza dei servizi di informazione e di sicurezza francesi e della Nato, tanto che credo proprio che il capo di Stato Hollande dovrebbe dimettersi e con lui qualche ministro e i vertici dei servizi. Come è possibile che dopo le stragi nella redazione del settimanale Charlie Hebdo a Parigi e nell’ipermercato kosher a Porte de Vincennes, fresche di sangue perché avvenute il 7 gennaio di quest’anno ( http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/terrorismo-assalto-armato-a-parigi-charlie-hebdo-strage-10-morti-2066504/ ), nessuno degli addetti ai lavori abbia avuto notizia del nuovo pericolo? Come è possibile che nessuno si sia accorto di quanto stavano preparando non tre cani sciolti come quelli del 7 gennaio, ma un nutrito gruppo di persone? Persone che hanno potuto scegliere indisturbati i vari obiettivi dove seminare la morte. Come è possibile che la Francia, sapendo bene di essere molto implicata nel crollo del regime libico di Gheddafi, finito anche ammazzato come un cane, e quindi sapendo bene di essere sicuramente nel mirino di gruppi e bande assetate di vendetta, si sia fatta cogliere così impreparata?

I dubbi aumentano, legittimamente, visto che nessuno smentisce le notizie pubblicate dal giornale di Calais La Voix du Nord ( https://www.wsws.org/fr/articles/2015/oct2015/cach-o05.shtml ) riguardo il segreto di Stato opposto ai magistrati di Lille che volevano sapere come mai il terrorista Amedy Coulibaly, autore del massacro di cinque clienti dell’ipermercato, si trovasse in possesso di un mitra Skorpion, un fucile d’assalto vz 58 e due pistole Tokarev. Tutte armi da guerra prodotte in Cecoslovvachia. La Voix du Nord ha scritto che quelle armi, per comprare le quali Coulibaly ha dovuto chiedere un prestito di 6.000 euro ( http://www.lavoixdunord.fr/france-monde/amedy-coulibaly-avait-contracte-un-pret-de-6000-qui-ia0b0n2599793 ) arrivavano da “una rete costituita da forze dello Stato. Rete che le comprava dal mercato delle armi dismesse servendosi di intermediari malavitosi per farle avere in Siria ai ribelli jihadisti. Tradotto in italiano: la strage dell’ipermercato è stata perpetrata con armi procurate dallo Stato francese per supportare i terroristi impegnati in Siria contro Assad, terroristi dal cui bacino si sono materializzati sia i loro compari del 7 gennaio che quelli del 13 novembre.

E dire che Assad nella sua intervista del 5 dicembre 2014 a Paris Match ( http://www.statopotenza.eu/17130/assad-a-paris-match-mai-una-siria-giocattolo-delloccidente ) era stato chiaro:

“…Da 20 anni il terrorismo è stato esportato dalla nostra regione, in particolare dai paesi del Golfo come l’Arabia Saudita [ndr: Bin Laden era una creature dei sauditi, che finanziavano volentieri i suoi talebani] . Ora viene dall’Europa, specialmente dalla Francia. Il più grande contingente di terroristi occidentali in Siria è quello francese. Il terrorismo in Europa non sta dormendo, è sveglio….Siamo spiacenti di non vedere l’Occidente, che credevamo in grado di aiutare con l’apertura e lo sviluppo, prendere la direzione opposta. Peggio, i suoi alleati sono i paesi medievali del Golfo come l’Arabia Saudita…”.

E a proposito di Arabia Saudita, regno dal regime medioevale e con le donne prive del diritto perfino di poter guidare l’auto a piacimento, forse il nostro capo del governo poteva risparmiarsi la recente visita ( Renzi a Ryad: http://www.huffingtonpost.it/2015/11/07/matteo-renzi-viaggio-arabia-saudita_n_8499612.html ): certo, gli affari sono affari, ma in certi casi non è vero che i soldi non puzzano, e comunque per gli affari con i sauditi non c’è bisogno delle visite a Ryad di Renzi.

Riguardo gli errori commessi da Europa e Usa nel servirsi dei fanatici dell’Isis, così come a suo tempo gli Usa si servirono di Bin Laden e dei talebani, e riguardo le responsabilità, ormai ammesse dagli Usa e dall’Inghilterra, dell’avere fatto nascere e crescere l’Isis come a suo tempo Bin Laden e i talebani, e poi anche al Qaeda, per chi vuole approfondire l’argomento pripongo un’utile scelta di articoli e video:

http://www.corriere.it/esteri/15_luglio_26/curdi-pkk-amici-tempo-turchia-stati-uniti-iraq-iran-ambiguita-92115652-336c-11e5-b9cb-8f0de84308fe.shtml
http://www.piovegovernoladro.info/2015/08/16/quella-maledetta-profezia-di-gheddafi/
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Tony-Blair-chiede-scusa-ea200e11-119a-470a-bb1a-c72ae1c52fa1.html
http://nypost.com/2015/05/27/rand-paul-says-gop-hawks-created-isis/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/30/isis-chi-lo-finanzia-americani-e-alleati-naturalmente/1733028/
http://www.washingtontimes.com/news/2015/jun/9/bruce-fein-rand-paul-is-right-neocons-created-isis/?page=all
http://www.wallstreetitalia.com/john-mccain-un-uomo-pericoloso-il-suo-ruolo-nel-lancio-dell-isis/

http://www.thedailybeast.com/articles/2015/08/31/petraeus-use-al-qaeda-fighters-to-beat-isis.html

http://www.thedailybeast.com/articles/2015/08/31/petraeus-use-al-qaeda-fighters-to-beat-isis.html
http://theantimedia.org/john-mccain-admits-hes-intimate-with-isis/
http://www.pinonicotri.it/2015/01/larabia-saudita-finazia-il-terrorismo-compreso-l11-settembre-delle-twin-towers-di-new-york/

A conti fatti, non si può non essere d’accordo con quanto scritto da Famiglia Cristiana ( http://m.famigliacristiana.it/articolo/francia-almeno-smettiamola-con-le-chiacchiere.htm ):

“FRANCIA: ALMENO SMETTIAMOLA CON LE CHIACCHIERE
Da anni, ormai, si sa che cosa bisogna fare per fermare l’Isis e i suoi complici. Ma non abbiamo fatto nulla, e sono arrivate, oltre alle stragi in Siria e Iraq, anche quelle dell’aereo russo, del mercato di Beirut e di Parigi. La nostra specialità: pontificare sui giornali.
15/11/2015
di Fulvio Scaglione
E’ inevitabile, ma non per questo meno insopportabile, che dopo tragedie come quella di Parigi si sollevi una nuvola di facili sentenze destinate, in genere, a essere smentite dopo pochi giorni, se non ore, e utili soprattutto a confondere le idee ai lettori. E’ la nebbia di cui approfittano i politicanti da quattro soldi, i loro fiancheggiatori nei giornali, gli sciocchi che intasano i social network. Con i corpi dei morti ancora caldi, tutti sanno già tutto: anche se gli stessi inquirenti francesi ancora non si pronunciano, visto che l’ unico dei terroristi finora identificato, Omar Ismail Mostefai, 29 anni, francese, è stato “riconosciuto” dall’ impronta presa da un dito, l’ unica parte del corpo rimasta intatta dopo l’ esplosione della cintura da kamikaze che indossava.
Ancor meno sopportabile è il balbettamento ideologico sui colpevoli, i provvedimenti da prendere, il dovere di reagire. Non a caso risuscitano in queste ore le pagliacciate ideologiche della Fallaci, grande sostenitrice (come tutti quelli che ora la recuperano) delle guerre di George W. Bush, ormai riconosciute anche dagli americani per quello che in realtà furono: un cumulo di menzogne e di inefficienze che servì da innesco a molti degli attuali orrori del Medio Oriente.
Mentre gli intellettuali balbettano sui giornali e in Tv, la realtà fa il suo corso. Dell’ Isis e delle sue efferatezze sappiamo tutto da anni, non c’ è nulla da scoprire. E’ un movimento terroristico che ha sfruttato le repressioni del dittatore siriano Bashar al Assad per presentarsi sulla scena: armato, finanziato e organizzato dalle monarchie del Golfo (prima fra tutte l’ Arabia Saudita) con la compiacenza degli Stati Uniti e la colpevole indifferenza dell’ Europa.
Quando l’ Isis si è allargato troppo, i suoi mallevadori l’ hanno richiamato all’ ordine e hanno organizzato la coalizione americo-saudita che, con i bombardamenti, gli ha messo dei paletti: non più in là di tanto in Iraq, mano libera in Siria per far cadere Assad. Il tutto mentre da ogni parte, in Medio Oriente, si levava la richiesta di combatterlo seriamente, di eliminarlo, anche mandando truppe sul terreno. Innumerevoli in questo senso gli appelli dei vescovi e dei patriarchi cristiani, ormai chiamati a confrontarsi con la possibile estinzione delle loro comunità.
Abbiamo fatto qualcosa di tutto questo? No. La Nato, ovvero l’ alleanza militare che rappresenta l’ Occidente, si è mossa? Sì, ma al contrario. Ha assistito senza fiatare alle complicità con l’ Isis della Turchia di Erdogan, ma si è indignata quando la Russia è intervenuta a bombardare i ribelli islamisti di Al Nusra e delle altre formazioni.
Nel frattempo l’ Isis, grazie a Putin finalmente in difficoltà sul terreno, ha esportato il suo terrore. Ha abbattuto sul Sinai un aereo di turisti russi (224 morti, molti più di quelli di Parigi) ma a noi (che adesso diciamo che quelli di Parigi sono attacchi “conto l’ umanità”) è importato poco. Ha rivendicato una strage in un mercato di Beirut, in Libano, e ce n’ è importato ancor meno. E poi si è rivolto contro la Francia.
Abbiamo fatto qualcosa? No. Abbiamo provato a tagliare qualche canale tra l’ Isis e i suoi padrini? No. Abbiamo provato a svuotare il Medio Oriente di un po’ di armi? No, al contrario l’ abbiamo riempito, con l’ Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti ai primi posti nell’ importazione di armi, vendute (a loro e ad altri) dai cinque Paei che siedono nel Consiglio di Sicurezza (sicurezza?) dell’ Onu: Usa, Francia, Gran Bretagna, Cina e Russia.
Solo l’ altro giorno, il nostro premier Renzi (che come tutti ora parla di attacco all’ umanità) era in Arabia Saudita a celebrare gli appalti raccolti presso il regime islamico più integralista, più legato all’ Isis e più dedito al sostegno di tutte le forme di estremismo islamico del mondo. E nessuno, degli odierni balbettatori, ha speso una parola per ricordare (a Renzi come a tutti gli altri) che il denaro, a dispetto dei proverbi, qualche volta puzza.
Perché la verità è questa: se vogliamo eliminare l’ Isis, sappiamo benissimo quello che bisogna fare e a chi bisogna rivolgersi. Facciamoci piuttosto la domanda: vogliamo davvero eliminare l’ Isis? E’ la nostra priorità? Poi guardiamoci intorno e diamoci una risposta. Ma che sia sincera, per favore. Di chiacchiere e bugie non se ne può più”.

L’ARABIA SAUDITA FINAZIA IL TERRORISMO? COMPRESO l’11 SETTEMBRE DELLE TWIN TOWERS di NEW YORK?

USA: declassificare i documenti sui finanziatori dell’11 Settembre

 

Paolo Raimondi* Mario Lettieri** 

 

Il 7 gennaio, mentre a Parigi i giornalisti di Charlie Hebdo venivano massacrati dai terroristi islamici, a Washington si teneva un’importante conferenza stampa sulla necessità di rendere pubbliche le 28 pagine della Relazione d’Inchiesta del Congresso americano del 2002 che rivelerebbero i finanziamenti dell’Arabia Saudita ai terroristi dell’11 Settembre. Queste pagine furono secretate dal presidente George Bush. Purtroppo lo sono ancora.

La citata conferenza stampa è stata tenuta dall’ex senatore democratico Bob Graham insieme a due deputati, il repubblicano Walter Jones e il democratico Stephen Lynch, e alla co-presidente dell’Associazione delle Famiglie e dei Sopravvissuti dell’11/9, la signora Terry Strada.

Secondo noi si tratta di un evento politico di grandissima rilevanza che può contribuire a rendere più efficace la lotta al terrorismo e al fondamentalismo. Purtroppo la grande stampa europea ed internazionale lo ha ignorato. E’ davvero singolare se si considera che si dice a gran voce di voler colpire alla radice i sostenitori ed i finanziatori del terrorismo.

Bob Graham, che è stato anche governatore della Florida e membro del Senato Federale per tre mandati, nel 2001-2 era presidente della Commissione d’Intelligence del Senato.

Dopo l’attentato alle Torri Gemelle fu copresidente della Commissione d’Indagine conoscitiva attivata dalle Commissioni di Intelligence del Senato e della Camera.

Nel dicembre del 2002 venne redatto un rapporto di oltre 800 pagine. Quando però sei mesi dopo tale documento fu declassificato, si scoprì che 28 pagine mancavano. Proprio quelle che spiegavano il ruolo dell’Arabia Saudita nel finanziamento dei terroristi e dell’attentato dell’11/9.  

Va sottolineato che allora una maggioranza bipartisan di senatori e deputati, tra cui anche Joe Biden, attuale vice presidente, John Kerry, oggi Segretario di Stato e Hillary Clinton, si appellarono a Bush affinché le rendesse pubbliche, in quanto non pregiudizievoli per la sicurezza nazionale. Non vi riuscirono.

Perciò in questi anni il senatore Graham non ha mai smesso di chiederne la pubblicazione. Egli ne conosce bene il contenuto avendolo redatto e sottoscritto. Più volte ha portato alla luce dettagli importanti del coinvolgimento saudita nell’11/9. Ma, fintanto che il Presidente americano non le rende pubbliche per decreto, egli è tenuto al segreto sul contenuto delle 28 pagine.

Sic stantibus rebus, reputiamo che il contributo migliore alla verità sia citare parti dell’intervento svolto a Washington dal senatore Graham. “I Sauditi, ha detto, sanno quello che hanno fatto. Non sono persone che non conoscono le conseguenze delle azioni del loro governo. I Sauditi sanno che noi sappiamo quello che hanno fatto. Persone del Governo americano hanno letto le 28 pagine e hanno letto anche tutti gli altri documenti che sono stati fino ad oggi secretati. E i Sauditi lo sanno.”

“Quale potrebbe essere la reazione dei Sauditi che osservano come gli USA abbiano assunto una posizione di passività o di vera ostilità a che questi fatti siano resi pubblici? ”, ha chiesto il senatore.

“Bene, ha aggiunto Graham, per prima cosa essi hanno continuato e forse accresciuto il loro sostegno allo wahabismo, una delle forme più estremiste dell’Islam, a livello mondale ed in particolare nel Medio Oriente. In secondo luogo hanno sostenuto il fervore religioso delle organizzazioni che portavano avanti queste forme estreme di Islam con appoggi finanziari e di altro tipo. Queste comprendono moschee, madras e strutture militari. Al Qaeda era una creatura dell’Arabia Saudita e gruppi regionali come quello di Shabaab, (la cellula somala di Al Qaeda) sono stati in gran parte creature dell’Arabia Saudita; e adesso l’ISIS è l’ultima creatura… l’ISIS è una conseguenza non una causa, è una conseguenza dell’espandersi dell’estremismo in gran parte sostenuto dall’Arabia Saudita:.” Il senatore americano ha poi detto: ”La conseguenza della nostra passività nei confronti dell’Arabia Saudita ha fatto anche tollerare una moltiplicazione di organizzazioni violente, estreme e fortemente dannose per la regione mediorientale e una minaccia a tutto il mondo, come abbiamo visto questa mattina a Parigi.”

Trattasi di accuse molto gravi che, data l’autorevolezza della fonte, richiedono il massimo di chiarezza.

Alla conferenza i deputati Jones e Lynch hanno annunciato di aver presentato alla Camera una risoluzione, la H Res. 14, per richiedere al Presidente Obama di togliere il segreto alle suddette 28 pagine.

Sia il testo della legge che il video della conferenza stampa sono disponibili sui siti dei due parlamentari, www.jones.gov e www.lynch.gov .

La signora Terry Strada, da parte sua, ha ribadito che “tutti sanno che Al Qaeda e Osama bin Laden ci hanno attaccato l’11/9, ma questa è solo metà della verità. Crediamo che l’altra metà stia nelle 28 pagine redatte dalla Commissione d’Inchiesta”. “Dobbiamo declassificarle e denunciare i finanziatori dell’attacco terroristico e intraprendere azioni contro di loro”, perché, ha aggiunto, “le famiglie delle vittime e dei sopravvissuti dell’11/9 hanno il diritto di conoscere la verità”.

A questo punto sarebbe opportuno che non solo i singoli Stati ma anche l’Unione Europea sollecitassero l’Amministrazione Obama per ottenere il massimo di trasparenza su una vicenda tanto dolorosa quanto inquietante.

*Economista

**già Deputato e Sottosegretario all’Economia

I paragoni impossibili di Obama e Kerry per spingere ad aggredire (anche) la Siria

In questa tragica e oscura vicenda siriana credo proprio sia il caso di dar retta a quanto dice Papa Francesco. E non solo perché, come giustamente ha detto,  le guerre portano solo altri morti e servono per far lucrare l’industria degli armamenti, oggi più formidabile che mai in tutto il mondo (e asse trainante della ricerca e dell’industria degli Usa), ma anche per altri motivi che inducono tutti a concludere che la prudenza non è mai troppa. Non a caso il Papa alla preghiera domenicale  dell’Angelus ha aggiunto: “No all’odio fratricida e a menzogne di cui si nutre”.
Cominciamo col dire che comunque il problema in Siria non sono tanto i 1.600 uccisi dal gas, chiunque li abbia usati, quanto gli almeno 100.000 morti, la massa di feriti e mutilati, le distruzioni e i milioni di sfollati collezionati dall’inizio della rivolta. Che, è doveroso dirlo chiaramente, è stata voluta e viene foraggiata dalle pessime monarchie saudita e del Golfo con il non disinteressato aiuto di Paesi occidentali. Detto questo, ammettiamo che i gas li abbia davvero usati l’esercito di Assad, come sostengono in molti, ma finora senza prove, anziché i ribelli e i mercenari, provocando la morte di 1.600 siriani. Basta questo per sostenere che “Assad è come Hitler”, cioè come l’inventore e il capo del nazismo che ha scatenato la seconda guerra mondiale e fatto ricorso ai campi di sterminio provocando in totale la morte di 40-50 milioni di persone? Basta questo per dire che “bisogna evitare una nuova Monaco”? Vale a dire, un nuovo accordo come quello che venne firmato da Inghilterra, Francia e Italia con la Germania nazista nel settembre del 1938, un anno prima che la Germania iniziasse la guerra. Basta questo per dire che “il mondo è in pericolo”?  O che “è in pericolo la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”?
Evidentemente no, non basta neppure alla lontana. Eppure è quanto hanno sostenuto e sostengono il presidente Obama e il suo segretario di Stato John Kerry a partire dalla recente riunione del G 20, come si chiama il consesso del 20 Paesi più sviluppati del mondo. Continua a leggere

I patiti delle esecuzioni capitali. Non sono solo gli Usa a non dimenticare…

Le polemiche sulle foto di Bin Laden morto da mostrare o no stanno assumendo toni surreali. Strano che nessuno ricordi che nel ’79 quando l’allora direttore de L’Europeo Giovanni Valentini pubblicò le foto del cavadere di Aldo Moro sottopposto ad autopsia venne sanzionato dall’Ordine dei giornalisti. Le foto erano state ritenute infatti non solo raccapriccianti, ma anche una profonda mancanza di rispetto, se non vilipendio, sia del morto che della sua famiglia.  L’attuale polemica sulle foto del cadavere di Bin Laden è particolarmente surreale in Italia, Paese nel quale – nonostante le promesse e le minacce di qualche ministro di pubblicarle per far diminuire il nostro record europeo di morti sull’asfalto – il governo le foto dei cadaveri degli incidenti d’auto, specie di quelli con incendio delle vetture, NON le pubblica da nessuna parte, né su giornali né in televisione. L’Italia è anche il Paese nel quale il sindaco di Milano “capitale morale” (?) d’Italia, signora Letizia Moratti, riesce a far sparire i cartelloni pubblicitari con la foto shockante di una ragazza anoressica nuda, foto scattata la Oliviero Toscani per una campagna contro l’anoressia che pure miete vittime. Tant’è che di recente è morta, per anoressia spinta alle estreme conseguenze, proprio la modella di quella foto.
Pubblicare le foto per convincere il pubblico che Osama è davvero morto serve a poco: negli Usa c’è gente convinta che Elvis Presley non sia affatto morto. Gente che non c’è prova provata che la possa convincere. Fiato sprecato. Foto pure. Continua a leggere

Il rifugio di Bin Laden segnalato automaticamente da Google Earth? L’incredibile razzismo anche di Obama riguardo “Geronimo”. E che ne pensano Geronimo La Russa e suo padre Ignazio, nostro ministro della Difesa, di una tale vergognosa scelta del nome in codice per Osama?

1) – La realtà a volte supera la fantasia. Se su Google Earth si cerca Abbottabad e se ne ingrandisce l’immagine il puntatore si ferma automaticamente a pochi metri da quello che in un primo momento è stato indicato – per esempio da Dagospia –  come il rifugio di Bin Laden da sei anni. Ciò significa che chiunque in questi anni avesse cercato via Internet di questo paese di 31 mila persone e notevole centro commerciale, dotato di molte cliniche, ospedali, stadi, compreso quello per il cricket, e perfino di una chiesa cristiana, di S. Luca, sarebbe stato trasportato velocissimamente da Google Earth a vedere dall’alto anche la casa del Ricercato Mondiale Numero Uno. Le foto usate da Google sono state scattate dal satellite il 12 maggio 2010, vale a dire quando Bin Laden abitava lì già da cinque anni, perciò è possibile che le auto e le persone visibili nei cortili della palazzina siano del suo entourage e che magari sia stato fotografato anche lui. La palazzina indicata in un primo momento come la tana del padre padrone di Al Qaeda si trova tra Hospital Road e College Road – due vie trafficate perché, come dicono i loro nomi, una porta a un grande ospedale e l’altra a una grande scuola composta da varie palazzine – ed è quasi affacciata sull’arteria del Karakoram Highway che taglia in due il paesone, a pochi metri dalla fermata d’autobus Adda Stop. Sull’altro lato della Haighway c’è il Burn Hall College, vale a dire il complesso militare della scuola dell’esercito pachistano, della quale c’è anche la parte frequentata da donne. Il College ha una sua pagina in Facebook (  http://www.facebook.com/ArmyBurnHall )e in queste ore ospita una serie di commenti su Bin Laden e la sua fine. E’ notevole ciò che vi ha scritto ieri – 3 maggio – il giornalista Hamid Mir che ha intervistato più volte il capo di Al Qaeda scrivendone anche una biografia: http://www.thenews.com.pk/TodaysPrintDetail.aspx?ID=5713&Cat=13&dt=5%2F3%2F2011 Continua a leggere

Il matrimonio “del secolo”, la beatificazione di Wojtyla e l’uccisione di Bin Laden. Tre goal a conferma della supremazia dell’Occidente o della drammaticità dei suoi problemi? Obama non ha dubbi: “La Cina è vicina” non è solo un vecchio film

L’uccisione di Bin Laden è la ciliegina sulla torta dei due eventi che hanno tenuto banco per vari giorni in quasi tutto il mondo, sicuramente in tutto il mondo occidentale: il matrimonio “del secolo” del principe ereditario inglese e la beatificazione di papa Wojtyla. L’accoppiata di questi ultimi due eventi è apparsa – o è stata fatta apparire – come la conferma che l’Occidente e il suo cuore, l’Europa, sono in buona salute, anzi ottima. Quasi tutti gli addetti ai lavori l’hanno magnificata come il fulgore di una nuova alba o di un sole ancora ben alto, smentendo così che il Vecchio Continente sia sul viale del tramonto. E il “botto” dell’uccisione di Bin Laden ha fatto da moltiplicatore a tanto ottimismo, confermando come baricentro del vasto mondo la superpotenza Usa, nume protettore dell’Europa e del mondo civile – il famoso “mondo libero” – in generale.
Tanto entusiasmo forse è fuori luogo. I matrimoni “del secolo” ormai non si contano più, da quelli di Montecarlo a quelli di Londra, Madrid, ecc., e il parlare e straparlare di principesse “del popolo” non ha mai cambiato e non cambia la sostanza dei fatti: il popolo resta al suo posto, anche se una ricca privilegiata priva di titoli nobiliari si trasferisce a corte e forse un giorno diventerà moglie del re. Molti vedono in ciò una cosa meravigliosa, “le favole si avverano” gridava il cartello di una anziana signora davanti all’abbazia di Westminster, ci vedono una democratizzazione delle monarchie quando forse si tratta invece di prolungamenti della  monarchizzazione delle democrazie. Insomma, il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto. Dipende dai punti di vista. O dal pessimismo e dall’ottimismo, si usa dire. In realtà dipende solo da un’altra cosa, e conviene capirlo: dipende solo da quanto vino c’è ancora, e se c’è, nella botte o nella bottiglia… Continua a leggere

Berlusconi e Travaglio uniti: contro i palestinesi. Papino il Breve seppellisce Obama del Cairo e medita di comprarsi l’Eni spendendo però il meno possibile. Ecco perché gli serve danneggiarla con il demenziale ordine di abbandonare l’Iran, il nostro maggiore fornitore di petrolio: per far calare il prezzo dell’oro nero in Borsa. E se in Italia ci scappasse l’attentato sarebbe l’occasione buona per passare dalle leggi ad personam alle leggi speciali. E’ il Partito dell’Amore, bellezza!

In Israele il nostro capo del governo Silvio Berlusconi ha dato il meglio di sé, cioè a dire il peggio in assoluto. Sulla spinta verso il cielo dei suoi fenomenali tacchi non ha saputo resistere alla tentazione di sentirsi più vicino al Dio della bibbia aggiungendo di getto al testo del discorso scritto l’infelice e indecente frase “La reazione di Israele a Gaza è stata giusta”. Oltre che l’ONU, una bella fetta della stessa popolazione israeliana, compreso un bel gruppo di militari che a Gaza c’erano, tutti sanno che la reazione contro Gaza non è stata affatto “giusta”. Ho dimostrato in una precedente puntata del blog che massacrare in due settimane 1.400 persone su un totale di 1.400.000 abitanti equivale a massacrare l’1 per mille dell’intera popolazione. In appena due settimane! E ho dimostrato che neppure l’intera campagna angloamericana di bombardamenti incendiari sulle città tedesche è arrivata a tanto, e in un periodo 50 volte più lungo. Con la sua bella improvvisata il Chiavalier Papino il Breve ha sotterrato Obama e il suo discorso de Il Cairo, peraltro cadavere già sotterrato da Netanyahu. Diciamo che Berlusconi ne ha sigillato la tomba.
Non vorrei essere nei panni di Marco Travaglio, o del Paolo Guzzanti riciclato nè di altri maestrini “di sinistra”, antiberlusconisti a tutto volume, ma per quanto riguarda Gaza berlusconissimi e filo mattanza anche loro. Travaglio col suo solito tono professorin-ieratico ha subito messo in chiaro nel suo blog, non appena i carri armati e i bombardamenti si sono messi in moto, che quella di Israele non era una guerra offensiva, ma una giusta operazione difensiva. Capisco che oggi è ormai impossibile non dico fare carriera ma anche solo non essere soffocati se non ci si inchina verso chi ha in mano gli assi, però certi eccessi andrebbero evitati. Guzzanti nel suo blog modestamente intitolato “Rivoluzione italiana” ha addirittura augurato a Israele  “buona guerra” contro Gaza, festeggiandola o supportandola con pacifiste del calibro di Fiamma Nierenstein, la vera vincitrice di questa fase politica.
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