Rovesciare la piramide

La differenza tra una politica “istituzionale” e una “popolare”, cioè tra una politica che vuole gestire il potere e un’altra che cerca di difendersi dai suoi privilegi e dalla sua arroganza, sta nel fatto che quella istituzionale associa la politica all’etica in maniera del tutto formale, cercando di abituare i cittadini a fare altrettanto. Ecco perché in un paese come il nostro la corruzione, vista dall’esterno, sembra essere diffusa a livello nazionale, e non solo in estensione ma anche in profondità.

La popolazione è cioè indotta a credere che, anche quando rivendica dei diritti, è sempre meglio non uscire dal “sistema”. Continuamente infatti ci viene detto che del sistema si possono cambiare singoli aspetti, ma non la struttura portante, proprio perché essa non ha alternative. In tal senso quando la politica istituzionale parla di “Repubblica parlamentare” o “presidenziale”, di Stato “centralista” o “federato”, sta parlando solo di forme, non di sostanza.

Quando lo scollamento tra forme e sostanza, ovvero tra politica ed etica, è molto forte, inevitabilmente si comincia a parlare di riforme. Ora, poiché il sistema offre un tipo di politica il cui legame con l’etica è solo apparente, le alternative che si presentano, quando si vogliono fare le riforme, sono soltanto due: o estendere i privilegi della casta politica ed economica a una fetta maggiore di popolazione, facendo pagare questo trasferimento di benefici agli strati sociali più deboli, interni e/o esterni ai confini di un determinato Stato; oppure fare dell’etica un motivo sufficiente per rovesciare il sistema, ponendo i presupposti per un nuovo stile di vita.

Nella storia degli ultimi 6000 anni si è scelta, in genere, la prima alternativa. Basta fare un esempio arcinoto: il passaggio dalla repubblica all’impero romano. Quella è stata una forma di presidenzialismo che, avvalendosi della democratizzazione degli eserciti e di una maggiore efficienza della burocrazia, voleva porre un argine allo strapotere dei senatori-latifondisti e che invece inaugurò un lunghissimo periodo di dittatura militare, che riuscì a crollare solo in seguito alle invasioni barbariche.

Dunque fino a che punto possono interessare alla popolazione le riforme istituzionali? È evidente infatti che una casta non può riformare se stessa. Quando la politica è sganciata dall’etica, qualunque riforma rischia solo di peggiorare le cose, anche se all’apparenza non sembra così. Il sistema infatti peggiorerà le cose proprio avvalendosi delle esigenze rivendicative di taluni ceti marginali, oppressi o discriminati. Sarebbe bene quindi sapere sin da adesso che cosa fare per ridurre al minimo il rischio d’essere beffati.

La società deve prepararsi a rovesciare la piramide. Cioè a far sì che sia pronta ad autogovernarsi, abolendo la separazione di etica e politica, eliminando progressivamente le strutture statali, a vantaggio delle autonomie locali, trasformando la proprietà dei mezzi produttivi da privata a pubblica, facendo della comunità locale il luogo fondamentale in cui far maturare la democrazia diretta.

La società deve riappropriarsi di se stessa, smettendo d’essere “eterodiretta”, cioè gestita da corpi estranei, il cui funzionamento essa non è in grado di controllare, come per esempio gli Stati e i mercati.

Per realizzare un obiettivo del genere ci vogliono virtù che il potere, abituato alla corruzione, non conosce assolutamente. Queste virtù o saranno tragiche circostanze a farcele maturare o dovremo darcele da soli, anticipando i tempi, cioè videndole come se i tempi della transizione fossero già maturi. Al momento di sicuro sappiamo che, senza di esse, non si potrà far nulla di decisivo.

8 commenti
  1. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Enrico,

    due brevissime notazioni

    …..La società deve riappropriarsi di se stessa, smettendo d’essere “eterodiretta”, cioè gestita da corpi estranei, il cui funzionamento essa non è in grado di controllare, come per esempio gli Stati e i mercati.

    Per realizzare un obiettivo del genere ci vogliono virtù che il potere, abituato alla corruzione, non conosce assolutamente. Queste virtù o saranno tragiche circostanze a farcele maturare o dovremo darcele da soli, anticipando i tempi, cioè videndole come se i tempi della transizione fossero già maturi…….

    A) Mipare che il concetto di Virtù, sia alquanto “strano”.
    B) Tutto l’insieme del tuo “pezzo”, mi sembra teologia.

    Infine un’utima annotazione sulla fine della Repubblica romana.
    Non mi sembra che la “cosa” di per sè sia stata il passaggio da una Repubblica ad una dittatura militare, bensì una cosa un tanticchio più complessa già maturata ai tempi di Mario e Silla.
    La “baracca”,visti i confini che si dilatavano non stava più in piedi,così com’era strutturata,
    L’impero altro non fu che una logica conclusione di tipo politico-economico.
    Sennò Roma sarebbe diventata e morta (un pò più in grande) che l’ultima delle Città Stato di stampo greco,alias L’impero è stato qualche cosa un “tanticchio “più complesso di una mera dittatura militare.

    cc

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  2. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Supponiamo che tu ritenga che le transizioni debbono avvenire a prescindere dalla volontà umana, quando cioè i tempi sono oggettivamente maturi per ottenerle, per quale motivo non dovrei pensare che sei simile a un credente, quando spera nell’aiuto della provvidenza?
    Il passaggio dalla repubblica all’impero romano è stato il tentativo di risolvere militarmente delle contraddizioni sociali che la politica non riusciva assolutamente a risolvere. Da un organo falsamente democratico come il Senato si passò a un organo esplicitamente monocratico come l’imperatore, nella convinzione illusoria che questo avrebbe risolto i difetti dell’altro.
    Quest’evoluzione diventerà probabilmente quella di tutto l’attuale occidente capitalistico.

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  3. controcorrente
    controcorrente says:

    Come disse quel tale, ci sono giorni che sembrano secoli,e giorni che possono valere come dei secoli.
    Innanzi tutto,mai fare confusione sui tempi,ci sono i tempi “soggettivi” legati alla nostra esistenza sul “sasso” e tempi storici,ci sono accelerazioni e decelerazioni.
    Sovente capita di fare confusione e scambiare i nostri tempi soggettivi per tempi storici.
    Storie che nascono male e che in genere finiscono “peggio”per chi agisce senza un minino di analisi seria e scambia i suoi “desiderata” per i destini dell’umanità.
    L’evoluzione di cui “prospetti”…può però anche finire prima in un gigantesco scontro tra continenti imperialistici, di sicuro mai come in questi ultimi tempi è in corso un’accelerazione che ha prodotto la più grande massa di proletari (in senso moderno di salariati) della storia umana.
    Questo dato non può sfuggire e visto che è un fatto non può non produrre conseguenze in senso dialettico nella storia più generale.
    L’importante è riflettere senza lasciarsi prendere dall’affanno..in genere si imboccano sentieri già battuti, scambiandoli per delle novità !

    cc

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  4. controcorrente
    controcorrente says:

    Dimenticavo :
    Ti inviterei per esempio a leggerti sul concetto di proletariato un’intervento di Gunter Anders,tanto per restare sul tuo terreno, sul n1 del 2013 di Micromega e poi ne discutiamo.
    Anche nel pezzo di Roberto Esposito ci sono spunti che ritengo interessanti,sempre per rimanere nel tuo terreno.
    Se invece si considerano gli economisti borghesi attuali, mi viene da ridere data la pochezza nel rigirarsi tra di loro nel tentativo di trovare strade per uscire dalla crisi.E’ una ribollita pazzesca per nascondere la verità.Mi fanno a volte perfino “tenerezza”,sono eroici nei loro sforzi inani !

    cc

    Rispondi
  5. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Secondo me siamo a una svolta, anche se di sicuro non la vedremo coi nostri occhi perché ci vorrà tempo per realizzarla. Il capitale ha bisogno di una dittatura militare costante ed efficiente, che risulti migliore della democrazia parlamentare. Le contraddizioni sono ingestibili coi parlamenti tradizionali. Solo che nell’occidente individualistico le dittature militari sono sempre state mal viste, anche perché sempre mal gestite (Napoleone, Hitler, Mussolini, Franco…). Ci vuole quindi qualche paese diverso dai soliti occidentali, che sia cioè capitalista come noi, ma che abbia tradizioni diverse dalle nostre (meno individualiste), tali per cui si possa esercitare una dittatura politica in maniera più facile. Questo paese è la Cina.
    Diciamo che da qui in avanti la Cina si sostituirà agli Usa, ma non prima che questi si siano tolti la maschera della democrazia e abbiano fatto vedere il loro vero volto dittatoriale. Gli Usa dovranno per forza far scoppiare una guerra mondiale: sia perché non sopportano concorrenti nel dominio del mondo (UE, Russia, Cina), sia perché devono mantenere un elevato standard vitale e non riescono più a farlo, avendo sfruttato tutte le loro risorse, sia perché hanno un debito colossale che non sono in grado di pagare, sia perché il Sudamerica è stanco di fargli da colonia, sia perché tutto il mondo islamico li detesta, ecc.
    La Cina subentrerà proprio per dimostrare che la migliore democrazia è la sua: unirà il nostro individualismo borghese a livello sociale col suo statalismo asiatico a livello politico. Sarà la più grande dittatura della storia. Altro che quella mongola!

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  6. Mary
    Mary says:

    wall stickers for nurrsey I made a few songs and I want to know how to alter the copyright content on an MP3 file so I can share it online? I want to add (p) Swagers Studios (2009) to the copyright content and was wondering if it was possible. Any help is greatly appreciated..

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  7. Titti
    Titti says:

    Sostanzialmente penso che gira che ti rigira siamo smpree troppo pochi a ballare l’alligalli!!!Cioc3a8, come dicevo in un altro post e come dici anche tu Cibe, nel lacrosse italiano una persona ricopre diverse figure, alcune che cozzano tra loro, altre per obbligo e non per scelta Ma ormai, se siamo in ballo, bisogna ballare!!!Che chi dirige l’orchestra stimoli con buona musica, chi scende in pista non esiti a dare estro delle sue qualitc3a0 insomma rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare TUTTI!!!(Oggi mi sono dato alle metafore ahahahah!!!)Propongo un manuale del piccolo arbitro, chiaro e semplice, incontrovertibile, invitando chi, con pic3b9 esperienza (e buona conoscenza inglese), sia in grado di estrapolare l’ABC dal regolamento FIL (per una prima infarinata).Successivamente nelle occasioni di incontro, quali coppe e tornei, ritagliare un pc3b2 di tempo per la teoria e la pratica (SOTTOLINEO LA PRATICA) con personale interno pic3b9 esperto proposta che gic3a0 avevo avanzato lo scorso anno in occasione della Coppa Italia.Mi rendo conto che si andrebbe a gravare smpree sulle stesse persone io mi rendo disponibile per quello che posso, pic3b9 nell’organizzare che nel dirigere, vista la mia inesperienza.Qualche sacrificio oggi potrebbe aiutarci gic3a0 dalla prossima stagione!!!Magu (Matteo Magugliani)

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  8. Dercio
    Dercio says:

    Jd c3a8 vero e concordo. Servirebbero 2 arirtbi e 1 refertista sempre (che controlli i fuorigioco e i cambi). Il refertista lo si doti di fischietto anche!Perc3b2 prendi noi, il 25 (questa Domenica) non riusciamo a ottenere la risposta di un’ulteriore arbitro per completare la terna! Capisco, (NON GIUSTIFICO MA CAPISCO) che Raffa possa essersi trovato nella stessa situazione. Se Cibe non andasse Domenica perchc3a8 se l’c3a8 autogiurata ..non solo non ne manderemmo due, ma ne manderemmo uno solo. Cosa voglio dire? Non so, perc3b2 i fatti mi cosano!

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