Uomo e Natura: la soluzione finale

Perché la natura, nel nostro pianeta, conserva tratti così spaventosi come le eruzioni vulcaniche, che fanno somigliare la Terra a una stella raffreddatasi soltanto in superficie e che la rendono molto diversa p.es. dalla placida Luna? Vien quasi da pensare che il nostro destino non sia quello di vivere un’esistenza meramente terrestre, proprio perché abbiamo a che fare con un pianeta soggetto a mutazioni sconvolgenti, del tutto imprevedibili e assolutamente irreversibili.

In attesa di metterci, come Noè, nell’ordine di idee che, presto o tardi, saremo costretti a traslocare in altri lidi, dovremmo intanto, e quanto meno, disabituarci all’idea di poter avere delle sicurezze che prescindono dalle fondamentali caratteristiche della natura sul nostro pianeta, di cui la principale è appunto l’instabilità, cioè il fatto che la materia possiede un’energia che l’essere umano non è in grado di controllare come vorrebbe, e probabilmente non vi riuscirà mai.

Nella sua profonda complessità, la natura ha una potenzialità che, in ultima istanza, ci sfugge. Tuttavia questo per noi è una garanzia, non un limite. Se noi non fossimo così insicuri a causa dell’antagonismo sociale, non vedremmo l’instabilità della natura come un pericolo, ma come l’espressione di una diversità irriducibile, che non possiamo controllare a nostro piacimento. Noi avvertiamo la natura come un nemico perché siamo nemici di noi stessi.

Tutto quanto la natura fa di “pericoloso” (o che a noi sembra tale), o è stato provocato da noi stessi, agendo in maniera irresponsabile sui suoi processi riproduttivi, oppure si tratta soltanto di semplici manifestazioni naturali della materia, che noi consideriamo innaturali solo perché da seimila anni abbiamo scelto di avere con la natura un rapporto egemonico.

Noi non sappiamo più esattamente cosa sia la natura, proprio perché abbiamo interposto nel rapporto con essa degli elementi del tutto artificiosi, che vanno a incidere, irreversibilmente, sui processi generativi e riproduttivi della stessa natura.

Finché questa interferenza restava circoscritta a determinate aree geografiche e popolazioni, i danni non superavano l’ambito locale e regionale; ma oggi i danni sono planetari, sempre più gravi e apparentemente irrisolvibili, in quanto ogni tentativo di soluzione che parta dall’antagonismo sociale è destinato a non produrre alcun rimedio significativo. Questo per dire che il genere umano è diventato il pericolo numero uno per la sopravvivenza del pianeta.

Per risolvere questo problema, di proporzioni gigantesche, non c’è altro modo che superare quello che i latini chiamavano bellum omnium contra omnes, determinato dalla proprietà privata dei mezzi produttivi, tutelata dallo Stato.

Le istituzioni non sono assolutamente in grado non solo di risolvere questo problema, ma neppure di porselo come obiettivo. Se la società non recupera la sua indipendenza nei confronti dello Stato, dimostrando che può fare a meno di qualunque organo istituzionale, e se all’interno della società civile non si pongono le condizioni per cui il benessere individuale abbia un senso solo all’interno del benessere collettivo, l’esistenza del genere umano su questo pianeta non ha alcuna ragion d’essere.

Non saranno certamente le popolazioni abituate a vivere in maniera conflittuale ad avere il diritto di popolare l’universo. Quello che abbiamo creato negli ultimi seimila anni non va considerato come una parentesi nell’evoluzione del genere umano, ma come una sorta di “soluzione finale”, un punto di non ritorno.

6 commenti
  1. remote sensing
    remote sensing says:

    Nella Natura, l’unica certezza è che nulla è prevedibile. E’ per la casualità che la più facile preda per i carnivori, riuscì a vincere la paura per il fuoco per trasformarsi al Re della Savana da dove, per l’esplosione demografico si è insediato in ogni continente sulla terra. Però attraverso i milioni di anni passati, è sempre rimasto “l’uomo caverna”, con scarsissimo rispetto per la vita, violento e crudele. L’unico modo per impedire che si eliminasse da solo è stato, ed è la religione.
    Concordo con l’affermazione che gli ultimi seimila anni non va considerato come una parentesi nell’evoluzione del genere umano, ma come una sorta di “soluzione finale”, un punto di non ritorno.

    La società occidentale è un esempio di quant’è fatale, illudersi che La Natura sia un oggetto di consumo. Per puro casualità, nell’occidente è nata l’industrializzazione. Antropologi, etologi e sociologi sono arrivati alla constatazione che occorrono all’incirca 25.000 anni per far evolvere varianti della specie umana di tipo africani, mongoli, europei ecc. Figuriamoci quindi quant’è violenta l’impatto dell’industrializzazione sulla la società che attraverso i millenni si è evoluto seguendo una linea basata sull’agricoltura/caccia, grandi famiglie in cui furono i nonni ad educare i bimbi mentre i genitori lavoravano i campi. Quella società si frantumò, il ruolo fondamentale degli anziani si tramutò in una costosa zavorra; prima che crepino più si risparmia.
    Per nulla strano che in questa società basata sul consumismo – PIL nascono menti come Karl Marx, ultramaterialista, che nel suo agire ha fatto prosperare l’invidia. E l’invidia è l’ingresso principale al regno dei stupidi. L’invidia caratterizza due entità sociali: gli islamici ed i socialisti. Che odiano gli ebrei è logico. E’ altrettanto logico che gli invidiosi non sopportano individui che da soli sono riusciti di crearsi una vita agiata per se ed i suoi. Inventano così il concetto di uguaglianza. Altra violazione della Natura dove l’uguaglianza non esiste ma l’opposto sì.
    Nel Quirinale vive un esempio di questo. Applaudiva entusiasmato quando nel 1956 i carri armati di Chrusciev entravano nelle strade di Budapest sparando sulla popolazione civile e disarmata che era scesa in strada per pretendere un po’ di libertà. Altrettanto entusiasmato applaudiva l’intervento sovietico per soffocare la primavera di Praga. Dev’essere pesante dover sopportare un tipo selfmade come Berlusconi. Infatti, non ha perso l’occasione della speculazione finanziaria mondiale per incolpare Berlusconi per questo e nominare Senatore a Vita Mario Monti per poi proporlo come il salvatore d’Italia con un governo di “esperti”. Un ennesimo esempio di quanto aveva ragione Palmiro Togliatti quando esclamò “Evviva, abbiamo firmato una costituzione che renderà l’Italia ingovernabile”! Monti, nel suo incarico di commissario UE per la concorrenza, si è gia palesemente dimostrato un incapace. E questi quindici mesi di governo, per noi è stato non solo disastroso, ma una tragedia con tantissimi suicidi, disoccupazione record, e povertà sovente irreversibile.
    Monti, a parte di 32mila euro mensilmente da SAV, riceve 9mila da commissario UE e poi sta sulla lista paga di Goldmann & Sacs dove veste il ruolo insieme con Mario Draghi da membro del CDA.
    http://spettacoli.tiscali.it/articoli/libri/12/11/il-griogiocrate-mario-monti-intervista-augusto-grandi.html.
    Mi fa tanta pena, vedere in TV questo professorino, perfrino incapace di tenere un discorso senza leggerlo da un manoscritto. Non è per caso redatto dalla moglie che con la sua antipatica apparenza affianca il professorino ovunque?
    Ho la triste impressione che l’Italia sta nell’avamposto nel processo dell’estinzione della civiltà occidentale. Sembra che sia in Brasile dove riemergerà una nuova e sana variante dell’umanità d’origine europea.

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  2. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Se in natura nulla fosse prevedibile, la nostra specie si sarebbe estinta da un pezzo. La natura è la quintessenza della prevedibilità, proprio per i ritmi che comporta la sua riproducibilità, per i quali non si ha neppure bisogno di portare l’orologio. Prima dell’epoca moderna tutto era basato su questi ritmi (dall’agricoltura all’allevamento), ch’erano regolari proprio perché l’aspetto artificiale (antropico) era ridotto al minimo (l’aspetto più pericoloso erano i disboscamenti). La stragrande maggioranza dell’imprevedibilità era procurata da fenomeni extranaturali, come le guerre o le pestilenze (che poi portavano alle carestie). La natura è fatta per dare sicurezza e quando non ce la dà è solo per ricordarci che su questo pianeta noi siamo suoi ospiti e che non possiamo fare a casa sua quello che ci pare.
    Se in natura esiste imprevedibilità, questa è del tutto marginale rispetto alle dominanti regole di vita. Prima che la casualità diventi una regola, occorrono molte verifiche, collaudi, messe a punto.
    L’industrializzazione è nata in occidente per precisi motivi culturali, strettamente legati al cristianesimo, specie nella sua versione protestantica, avendo questa religione un culto astratto dell’uomo, che ben si addiceva alla formale libertà giuridica che vive l’operaio quando sul mercato del lavoro si presenta come merce e che se non trova un imprenditore è libero soltanto di morire di fame.
    La religione è servita all’uomo non per evitare l’autodistruzione, ma per permettere ai proprietari privati di legittimare l’abuso della loro proprietà.
    ciaooo

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  3. remote sensing
    remote sensing says:

    Gentile Galavotti, questa sua affermazione non regge. “Se in natura esiste imprevedibilità, questa è del tutto marginale” – “rispetto alle dominanti regole di vita”. “Prima che la casualità diventi una regola, occorrono molte verifiche, collaudi, messe a punto”.
    Non si può affermare “SE in natura esiste l’imprevedibilità” – “Questa è del tutto marginale”.
    No, nell’universo, the white noise, (il rumore bianco) non è altro che un infinito numero di imprevedibilità, quindi per nulla marginale, ma basilare. Sono assai curioso da imparare da Lei da dove sono venuti questi “dominanti regole di vita”?
    Trovo troppo spavalda la sua affermazione che “L’industrializzazione è nata in occidente per precisi motivi culturali, strettamente legati al cristianesimo, specie nella sua versione protestantica, avendo questa religione un culto astratto dell’uomo, che ben si addiceva alla formale libertà giuridica che vive l’operaio quando sul mercato del lavoro si presenta come merce e che se non trova un imprenditore è libero soltanto di morire di fame.”
    No caro amico, stiamo davanti alla casualità: solo per puro caso, naqui in Inghilterra un certo James Watt che con la sua scoperta che imprigionando il vapore in serbatoi sotto pressione, poteva sostituire la forza del cavallo con motori. Per nutrire questi motori occorre il carbone, occorreva manodopera per estrarre il carbone dalle miniere, ed è così che crollò la multimillenaria tradizione ed etica che portò la civiltà romana alla sua grandezza.
    Le religioni, dall’uomo caverna ad oggi, non è altro che l’affermazione che nell’organismo SANO, prevale l’istinto di “tramandare la propria specie – migliorandola”. Nel momento in cui quell’istinto sparisce, quell’organismo sparirà. Oramai, la civiltà occidentale, da tempo è condannata. Non si rende neppure conto che c’è solo questione di alcuni decenni (forse meno) che l’islam ha fatto sparire gli occidentali.
    Non regge minimamente che le religioni servono per permettere ai proprietari privati di legittimare l’abuso della loro proprietà.
    Cordialmente – remote sensing.

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  4. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Noi viviamo sulla Terra non sull’Iperuranio. La vita per noi è stata resa possibile dopo milioni di anni, quando l’ipotesi di essere colpiti da un asteroide che ci distruggesse erano remotissime e lo sono ancora: andando avanti così ci autodistruggeremo molto prima e forse vedremo l’asteroide come una benedizione.
    Le regole della vita è la vita stessa che le insegna, come accade a tutti gli animali e le piante. L’unica vita che non insegna alcuna vera regola è purtroppo quella umana, che vuole vivere in maniera del tutto artificiale, beffandosi di tutte le regole della natura.
    Se trovi “spavalda” l’affermazione sui rapporti tra capitalismo e cristianesimo, te la devi prendere con Marx che la scrisse nel Capitale e che venne ripresa da Max Weber in quasi tutti i suoi libri (in Italia da Amintore Fanfani economista e, prima di lui, da Giuseppe Toniolo, suo maestro).
    Da quando sono nate le civiltà, seimila anni fa, qualunque scoperta scientifica o invenzione tecnologica è sempre funzionale a un interesse di classe: ai tempi di Watt dominava la borghesia produttiva (nella fattispecie quella connessa alle miniere). Prima di queste civiltà tutto era funzionale alla comunità di villaggio. Anche questo lo dice Marx.
    shalom

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