Dopo il Biafra, la Libia: la Francia non perde il vizio. E non lo perde neppure l’Occidente

Chissà se anche questa volta i bombardamenti “chirurgici” contro Gheddafy gli ammazzeranno un’altra bambina, figlia adottiva, come quella ammazzata nel 1986 dai piloti americani che per cercare di ucciderlo su ordine criminale del presidente Reagan bombardarono casa Gheddafy massacrando un po’ di gente, ma mancando l’obiettivo designato. In ogni caso, non trattandosi di bambina e vittime israeliane e tanto meno ebree non ce ne può, come si dice a Roma, “fregà de meno”. “Tripoli brucia”, titolano infatti giulivi i nostri giornali. Al nostro cinismo e alla nostra mancanza di scrupoli e memoria non c’è limite.

Come che sia, ha ragione il marito di Carla Bruni, noto anche come Sarkozy: “La Francia si assume le proprie responsabilità di Fronte alla Storia”. La Storia però non è smemorata e contrariamente alle signore tipo Carla Bruni e affini non si lascia incantare e portare a letto con belle frasi ad effetto. La Francia infatti di fronte alla Storia ha già la responsabilità dell’invasione napoleonica dell’Egitto e del sanguinoso sfruttamento coloniale non solo dell’Algeria vicina di casa della Libia aggredita in queste ore. Il marito di Carla Bruni farebbe meglio a tenere a mente che in tempi più recenti la Francia ha di fronte alla Storia la grave responsabilità della tragedia del Biafra, la cui secessione dalla Nigeria fu criminalmente foraggiata da Parigi per poter mettere le mani sul petrolio di quelle terre.  Prima della lunga guerra civile per il Biafra, con il solito per noi irrilevante contorno di qualche milione di morti ammazzati con armi vendute dall’Europa, la Nigeria era un Paese in via di forte sviluppo grazie al suo petrolio. Dopo la guerra per il Biafra la Nigeria è diventata terra di emigrazione di donne venute a migliaia anche in Italia per vendere sesso a basso costo. Senza dimenticare le precedenti responsabilità inglesi nel devastare parte di quel territorio, specie il Benin, dal quale quando ne hanno conquistato la capitale hanno razziato in un solo giorno, tra molto altro, migliaia di splendide statue in bronzo, parte delle quali fanno sfoggio di sé nei musei londinesi. Era l’epoca in cui i re del Benin facevano a gara con i re di Francia e Versailles in fatto di sfarzo. Visto che il marito di Carla Bruni evoca la Storia è bene essere precisi, completi e non barare. Anche perché con la Storia non si può barare.
Duole dover sospettare che il marito di Carla Bruni abbia fretta di far fuori Gheddafy per evitare che questi renda di pubblico dominio, come un suo figlio ha imprudentemente minacciato di fare, i documenti comprovanti il suo accettare finanziamenti sottobanco anche proprio dai libici per la sua scalata alla presidenza della Francia. Non è dignitoso, tanto meno di fronte alla Storia, accettare quattrini che quando fa comodo si definiscono ufficialmente puzzolenti. Soprattutto non è dignitoso, di fronte alla Storia, scatenare una guerra per evitare di essere sputtanato in piazza per motivi privati. Il Chiavaliere si limita a fare una guerra contro i magistrati a base di parole e leggi su misura, finora non ha ammazzato nessuno né invaso terre altrui. Dove ha inviato soldati, Iraq e Afganistan, lo ha fatto solo come appoggio di serie B e comunque trascurabile, finora non s’è ancora sognato, a differenza del marito di Carla Bruni, di scatenare una guerra vera, con bombardamenti e morti ammazzati.

Due piccioni con una fava: all’estero mettere le mani sul petrolio altrui e all’interno creare una situazione di emergenza tale da permettere al marito di Carla Bruni e al suo governo di rafforzarsi e durare. Ne trae vantaggio anche il nostro capo del governo, che con una guerra in atto scatenata da Stati europei può di schivare meglio i processi e indicare i magistrati addirittura come nemici della Patria. Non c’è nessun bisogno di ricorrere magari alle bombe di “terroristi” armati dai servizi segreti come avvenne in Italia nel ’69, fino alla strage di piazza Fontana a Milano, le bombe infatti i berlusconiani sperano arrivino sotto forma di missili o attentati “libici”, e più in generake “islamici”. In ogni caso il governo e il Chiavaliere sono salvi, sono più sicuri di andare avanti.
La Francia però di piccioni ne prende uno in più, tre anziché due: lanciandosi in avanti prima di tutti all’assalto della Libia favorisce la sua Total e la mette in quel posto alla nostra Eni, che dalla Libia prende il 26% del nostro fabbisogno petrolifero. Lo scopo è semplice, anche se lo negherebbero tutti sdegnati: acuire le difficoltà economiche dell’Italia e anche quelle politiche tramite il diluvio di nuovi arrivi di disperati, che esaspererà la Lega fino magari a un qualche punto di rottura. La Francia infatti assieme alla Germania non vede l’ora di cacciarci dalla Comunità Europea, almeno dalla moneta unica, perché siamo un peso economico e una mina politica vagante data la incapacità di fare le riforme necessarie e la capacità dei poteri parassiti di restare al comando fottendosene del debito pubblico. Berlusconi tempo fa per fare un piacere a Israele e agli Usa, ai quali anche a causa del bunga bunga non può dire troppi no, ha ordinato all’Eni di interrompere ogni rapporto con l’Iran, che non solo ci fornisce petrolio non meno della Libia, ma ci ha anche reso partners di alcuni grandi impianti di estrazione. Una mossa, quella contro l’Iran e di fatto contro l’Eni, che aveva anche il pregio di favorire le tasche del giro berluscone: meno petrolio arriva dall’Iran più ne deve arrivare dalla Libia dell’amico – e maestro di bunga bunga – Gheddafy e assieme al gas dalla Russia dell’amico Putin, due bei tipi con i quali il Chiavaliere secondo gli Usa è in affari. Ora però grazie al marito di Carla Bruni rischiamo di trovarci non solo senza il petrolio iraniano, ma anche senza quello libico: in totale, sparisce oltre il 50% dei nostri rifornimenti petroliferi! In altre parole, una tragedia. Di quelle vere. Oltre al pericolo di disastro militare o terroristico anche in casa nostra.
Tutte cose che però in Rai gli augusti Spazzolini e le ex spie della Cia modello Ferrara si guardano bene dal dire, occupati come sono ad applaudire, così come si limita sempre ad applaudire la stampa più o meno prona modello Il Giornale o Panorama, ai quali ormai fa concorrenza perfino un rotocalco di pettegolezzi e vacuità varie come “Chi” dell’impagabile, si fa per dire, signorino Signorini.

Il metodo è sempre quello: foraggiare e armare una qualche opposizione che ci faccia comodo, dai generali golpisti argentini ai talebani, per abbattere i governi che non fanno i nostri interessi, oppure invadere Paesi altrui con la scusa di “difendere la popolazione”, come è stato fatto in Iraq due volte di fila. Mi pare fosse il generale Fabio Mini a scrivere pochi anni fa su L’espresso che con la scusa dell'”intervento umanitario” abbiamo trovato il modo di fare le guerre facendo finta di volere la pace. E, in Italia, di rispettare la Costituzione, che le guerre le ripudia di qualunque tipo esse siano. Siamo talmente abituati a stuprare la verità e la realtà da non renderci conto della profonda follia, ipocrisia e contraddizione insite nel concetto, e nella pratica, della “guerra umanitaria”! I bombardamenti francesi e americani stanno facendo in Libia una marea di morti, esattamente come quelli israeliani a Gaza, ma noi siamo felici perché “difendiamo la popolazione”, “difendiamo i civili”. Strano modo di difenderli quello di accopparli in misura maggiore di quanto potrebbe fare Gheddafy per riportare la situazione alla normalità. Vedo che i siti internet titolano giulivi “Tripoli brucia”. Durante la prima guerra del Golfo, cioè durante il primo attacco contro l’Iraq voluto dagli Usa i bombardieri e i missili americani si sono accaniti contro le truppe di Saddam ormai in fuga, massacrando non meno di 40-60 mila uomini. Di morti Saddam ne avrebbe fatti molto meno se si fosse tenuto lui il Kuwait. Per la “libertà e la democrazia” del quale abbiamo fatto una guerra, partecipandovi anche noi italiani con l’aviazione, per poi ovviamente fottercene e della democrazia e della libertà, tant’è che il Kuwait è ancora un regno proprietà privata del solito parassita messo sul trono da Londra o da Washington o da Parigi. Non a caso teniamo in piedi un potere come quello che opprima quanto meno le donne in Arabia Saudita e lasciamo che il solito sceicco parassita massacri nel suo Barhain chiede libertà né più e né meno come l’hanno chiesta in Tunisia e in Egitto. Anzi, facciamo finta di niente di fronte al fatto che il parassita padrone del Barhain il massacro lo ha fatto fare grazie all’arrivo proprio di truppe saudite. Accorse su mezzi corazzati made in Usa e dintorni. Per la seconda guerra contro l’Iraq abbiamo inventato la formula della “guerra preventiva”, ovviamente una guerra “giusta” perché faceva comodo a noi. E’ anche sulle laudi a quella guerra che hanno fatto carriera giornalistica spie della Cia come Giuliano Ferrara. Non guardo mai la tv, ma immagino che Ferrara, che combinazione vuole sia tornato da poco nuovamente sui teleschermi Rai, tesserà le lodi di questa nuova guerra, e con lui i vari augusti Spazzolini e simili cantori.

“Chi pensa che la guerra è bella e che valga più della pace, è storpio di mente”: lo ha detto Cartesio, francese e fondatore del pensiero moderno, scientifico. Ma evidentemente il marito di Carla Bruni non ha letto Cartesio. Non lo hanno letto neppure tutti i laudatori interessati che intonano il solito coro della “guerra giusta”. Con la loro logica danno ragione a chi per esempio volesse la guerra a Israele o invadere la cosiddetta Padania per dar man forte alle Camicie Verdi che vogliono la secessione dall’Italia. Ognuno infatti di ciò che è giusto ha un suo concetto, una sua visione. Ciò che è giusto per noi può essere ingiusto per altri, e viceversa. Ovviamente. Però come sempre anziché trattare per trovare un punto di equilibrio comune preferiamo ricorrere alla forza  quando siamo convinti di poterla fare franca. Sono secoli che invadiamo terre altrui seguendo questa logica. Ho già fatto notare più volte come il Medio Oriente sia dall’invasione dell’Egitto da parte di Napoleone in poi la prova clamorosa del nostro fallimento anche e soprattutto morale. Von Clausewitz diceva che la guerra è la prosecuzione, con altri mezzi, della politica. L’Occidente della famosa “civiltà superiore” ha invece capovolto il concetto: per noi la politica è solo la prosecuzione, con altri mezzi, della guerra…. Alla quale amiamo tornare ogni volta che se ne presenta l’occasione. Prima abbiamo “esportato la civiltà” di Roma. Poi abbiamo “esportato la vera religione”. Poi abbiamo nuovamente “esportato la civiltà”, questa volta non più di Roma ma dell’Europa coloniale. Poi abbiamo “esportato il liberalismo”, in nome del quale gli Usa hanno trascinato il Giappone nell’epoca industriale, con le note tragiche conseguenze. Poi abbiamo “esportato la libertà”, cioè la nostra contro i sistemi socialisti o comunisti foraggiando un gran numero di colpi di Stato e di massacri di “comunisti”.
Ora “esportiamo la democrazia”. Sempre a cannonate. Ma, cosa curiosa, dopo averla uccisa in culla quando nasceva da sola, come in Iran, Cile, Congo, Argentina, Indonesia, Grenada, ecc.

Duole dirlo, ma il metodo classico, di cui ho parlato sopra, si è affinato imparando dal metodo israeliano usato da 60 anni in Palestina: bastonare il “nemico” per frantumarne gli assi portanti della società, che senza ossatura non può che collassare e rifugiarsi nel fanatismo religioso, peraltro speculare al fanatismo talmudico, o in governi più o meno proni. Il fanatismo religioso del “nemico” è per noi cosa comodissima e utilissima, ci permette infatti di avere un ottimo alibi per bollarlo come nemico e mobilitare di conseguenza l’opinione pubblica, vedi il caso Gaza e Hamas. In quanto a governi fantocci, l’Afganistan, l’Iraq e l’Anp ne sono begli esempi. Copiare dagli israeliani ci porta però al contagio del delirio di onnipotenza e della guerra continua. In Israele infatti la reazione al “vento della democrazia” arrivato il 15 marzo anche a Gaza e nei rimasugli della Palestina provoca reazioni tanto per cambiare scomposte. Il leader dell’ANP Abu Mazen e il leader di Hamas, Ismail Haniyeh dovrebbero vedersi nei prossimi giorni, sull’onda della forte richiesta di unità e riconciliazione nazionale dei movimenti esplosa in piazza il 15 marzo. Forse saranno costretti a risolvere anche la questione della riforma dell’Olp, dove Hamas non è presente ma dovrebbe entrare. Forse risolveranno anche il problema delle divergenze sulle elezioni, che Abu Mazen dice di prevedere entro i prossimi sei mesi mentre Hamas le ha sempre bollate come “illegittime”.
Il possibile incontro è visto di buon occhio dall’inviato ONU, Robert Serry, che lo ha pubblicamente auspicato. Sono invece negativi e di condanna i commenti delle  autorità israeliane, che grazie alla divisione tra Hamas e ANP hanno buon gioco nel continuare all’infinito l’occupazione della Cisgiordania e l’assedio di Gaza. In un’intervista rilasciata alla rete Usa CNN il capo del governo israeliano Netanyahu non solo ha barato paragonando Hamas ad Al-Qaeda, ma ha addirittura affermto che la riconciliazione tra le due parti palestinesi significherebbe “la fine del processo di pace”. Facendo finta che il “processo di pace” non sia già stato ucciso e sotterrato da tempo proprio dai governi israeliani, come hanno inequivocabilmente dimostrato di recente anche i “palestinian papers”.

L’Italia ha compito 150 anni. Il papa ha avuto la faccia di bronzo di dire che la Chiesa è un buon collante per gli italiani. Dimenticando di dire che proprio la Chiesa ha impedito che l’unità d’Italia fosse realizzata quasi mille anni prima, per l’esattezza dai longobardi, e ha poi pure impedito che fosse realizzata dagli svevi. Senza contare che Garibaldi e i Savoia per arrivare finalmente a fare l’Italia unita hanno dovuto prendere a cannonate proprio l’esercito pontificio e le mura della forcaiola Roma papalina.

466 commenti
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  1. Peter
    Peter says:

    x Popeye

    quegli inni austroungarici e padani che riporti non credo se li ascolti Uroburo, ma un’altra blogger pimpante e giuliva come te, che pero’ tu veneri come una ‘crisima santa’, se capisci l’espressione…

    L’aereo yankee caduto era partito da Aviano? ma non avevi detto che gli ‘usaegetta’ non usavano le basi italiane?!

    Peter

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  2. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Obama sulla tombadi Romero.

    “La foto che domani arriverà ai giornali entra nella storia delle Americhe: presidente degli Stati Uniti in preghiera sulla tomba del vescovo Romero assassinato (24 marzo, 31 anni fa) nel nome della “guerra al comunismo” ordinata da un altro presidente di Washington infastidito dalla Chiesa che difendeva i contadini abbandonati alle squadre della morte”.

    Anni di Reagan, anni di Obama.

    (Fonte: Il Fatto)
    —————————————————————————-
    Stò kommmmmmmmmmmmmmunista di Obama!
    Questo “incapace” va pure a pregare sulle tombe di assassinati.
    dal sistema usaescippa.
    Ma si può?
    C.G.

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  3. sylvi
    sylvi says:

    oohhh, le petit crapaud anglais,

    gracida di prima mattina al dilà della Manica!
    Durante la notte ha sognato la RAF che abbatteva gli UFO , nella seconda battaglia d’Inghilterra!
    La terza sarà contro il mostro di Lokh Ness!!

    Stralunato e sconvolto dalla notataccia, non capisce bene se la base di Aviano sia a Nord o a Sud d’Italia…e se gli americani tengono aperta questa base solo per il ballo del 4 luglio.
    Il rombo degli aerei in decollo e atterraggio conciliano alle galline di queste parti la deposizione di numerosissime uova quadre, da usare come proiettili di riserva per fuoco “amico”!!!

    Sylvi

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  4. Peter
    Peter says:

    vedo che le giulive oche giuliane , svegliate da qualche sporadico decollo degli avieri di Aviano, oltre a deporre uova quadre cominciano a starnazzare di prima mattina…

    Peter

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  5. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    COME VOLEVASI DIMOSTRARE: La “RIVOLUZIONE” PREPARATA A TAVOLINO. DAI SERVIZI SEGRETI FRANCESI
    ———————————————-
    Franco Bechis per “Libero”

    Prima tappa del viaggio. Venti ottobre 2010, Tunisi. Qui è sceso con tutta la sua famiglia da un aereo della Lybian Airlines Nouri Mesmari, capo del protocollo della corte del colonnello Muammar El Gheddafi. È uno dei più alti papaveri del regime libico, da sempre a fianco del colonnello.

    L’unico- per capirci- che insieme al ministro degli Esteri Mussa Koussa aveva accesso diretto alle residence del raìs senza bisogno di bussare. L’unico a potere varcare la soglia della suite 204 del vecchio circolo ufficiale di Bengasi, dove il colonnello libico ha ospitato con grandi onori il premier italiano Silvio Berlusconi durante le visite ufficiali in Libia. Quello sbarco a Tunisi di Mesmari dura poche ore.

    Non si sa chi incontri nella capitale dove ancora la rivolta contro Ben Alì cova sotto le ceneri. Ma è ormai certo che proprio in quelle ore e in quelle immediatamente successive Mesmari getti i ponti di quella che a metà febbraio sarebbe diventata la ribellione della Cirenaica. E prepara la possibile spallata a Gheddafi cercando e ottenendo l’alleanza su due fronti: il primo è quello della dissidenza tunisina. Il secondo è quello della Francia di Nicholas Sarkozy. Ed entrambe le alleanze gli riescono.

    Lo testimoniano alcuni clamorosi documenti della Dgse (direzione generale della sicurezza estera), il servizio segreto francese e una clamorosa serie di notizie fatte circolare in ambienti diplomatici francesi da una news letter loro dedicata, Maghreb Confindential (di cui esiste una versione sintetica e accessibile a pagamento). Mesmari arriva a Parigi il giorno successivo, 21 ottobre. E da lì non si muoverà più. In Libia non ha nascosto il suo viaggio in Francia, visto che si è portato dietro tutta la famiglia.

    La versione è che è a Parigi per delicate cure mediche e probabilmente per un’operazione. Ma di medici non ne vedrai mai nemmeno uno. Quel che vedrà invece ogni giorno sono funzionari del servizio segreto francese.

    Sicuramente ai primi di novembre sono visti entrare all’Hotel Concorde Lafayette di Parigi, dove Mesmari soggiorna, alcuni stretti collaboratori del presidente francese Sarkozy. Il 16 novembre c’è una fila di auto blu fuori dall’hotel. Nella suite di Mesmari si svolge una lunga e fitta riunione. Due giorni dopo parte per Bengasi una strana e fitta delegazione commerciale francese. Ci sono funzionari del ministero dell’Agricoltura, dirigenti della France Export Cereales e della France Agrimer e manager della Soufflet, della Louis Dreyfus, della Glencore, della Cam Cereales, della Cargill e della Conagra.

    Una spedizione commerciale, sulla carta, per cercare di ottenere proprio a Bengasi ricche commesse libiche. Ma nel gruppo sono mescolati anche militari della sicurezza francese, travestiti da business man. A Bengasi incontreranno un colonnello dell’aereonautica libica indicato da Mesmari: Abdallah Gehani. È un insospettabile, ma l’ex capo del protocollo di Gheddafi ha rivelato che è disposto a disertare e che ha anche buoni contatti con la dissidenza tunisina. L’operazione è condotta in gran segreto, ma qualcosa giunge agli uomini più vicini a Gheddafi. Il colonnello intuisce qualcosa.

    Il 28 novembre firma un mandato di cattura internazionale nei confronti di Mesmari. L’ordine viene trasmesso anche alla Francia attraverso i canali protocollari. I francesi si allarmano, e decidono di eseguire formalmente l’arresto. Quattro giorni dopo, il 2 dicembre, viene fatta filtrare la notizia proprio da Parigi. Non si indica il nome, ma si rivela che la polizia francese ha arrestato uno dei principali collaboratori di Gheddafi.

    La Libia si tranquillizza sulle prime. Poi viene a sapere che Mesmari è in realtà agli arresti domiciliari nella suite del Concorde Lafayette. E il raìs comincia ad agitarsi. Quando arriva la notizia che Mesmari ha chiesto ufficialmente alla Fancia asilo politico, Gheddafi si infuria. fa ritirare il passaporto perfino al suo ministro degli Esteri, Mussa Kussa, accusato di responsabilità nella defezione e nel tradimento di Mesmari. Poi prova a inviare suoi uomini a Parigi con messaggi per il traditore: “torna, sarai perdonato”.

    Il 16 dicembre ci prova Abdallah Mansour, capo della redio-televisione libica. I francesi però lo fermano all’ingresso dell’Hotel. Il 23 dicembre arrivano altri libici a Parigi. Sono Farj Charrant, Fathi Boukhris e All Ounes Mansouri. Li conosceremo meglio dopo il 17 febbraio: perché proprio loro insieme ad Al Hajji guideranno la rivolta di Bengasi contro i miliziani del colonnello. I tre sono autorizzati dai francesi a uscire a pranzo con Mesmari in un elegante ristorante sugli Champs Elysèe.

    Ci sono anche funzionari dell’Eliseo e alcuni dirigenti del servizio segreto francese. Tra Natale e Capodanno esce su Maghreb Confidential la notizia che Bengasi ribolle (in quel momento non lo sa nessuno nel mondo), e perfino l’indiscrezione su alcuni aiuti logistici e militari che sarebbero arrivati nella seconda città della Libia proprio dalla Francia. Oramai è chiaro che Mesmari è diventato la leva in mano a Sarkozy per fare saltare Gheddafi in Libia. La newsletter riservata su Maghreb comincia a fare trapelare i contenuti della sua collaborazione.

    Mesmari viene soprannominato “Libyan Wikileak”, perché uno dopo l’altro svela i segreti della difesa militare del colonnello e racconta ogni particolare sulle alleanze diplomatiche e finanziarie del regime, descrivendo pure la mappa del dissenso e le forze che sono in campo. A metà gennaio la Francia ha in mano tutte le chiavi per tentare di ribaltare il colonnello. Ma qualcosa sfugge.

    Il 22 gennaio il capo dei servizi di intelligence della Cirenaica, un fedelissimo del colonnello, generale Aoudh Saaiti, arresta il colonnello dell’aeronautica Gehani, il referente segreto dei francesi fin dal 18 novembre. Il 24 gennaio viene trasferito in un carcere di Tripoli, con l’accusa di avere creato una rete di social network in Cirenaica che inneggiava alla protesta tunisina contro Ben Alì. È troppo tardi però: Gehani con i francesi ha già preparato la rivolta di Bengasi. Che scoppierà da lì a qualche giorno…

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  6. Peter
    Peter says:

    x Pino

    ottimo Pino, questa e’ informazione. Era ovvio che i francesi cochons (con buona pace delle giulive e giulivi) avessero preparato da tempo il colpo di stato in Libia, il coup, una parola che non ha caso hanno inventato loro, con la loro finissima e plurisecolare diplomazia. In Libia e’ in atto un colpo di stato per appropriarsi delle sue risorse grazie ad un regime mooolto piu’ malleabile, senza spina dorsale, che dovrebbe seguire in futuro secondo la regia di Parigi e dei suoi compari che sappiamo…
    Un effetto collaterale importante sara’ la presa per il cuxo dell’Italia e dei suoi interessi libici, che non ha caso i francesi cochons fanno di tutto per tenere al margine

    Peter

    Rispondi
  7. Popeye
    Popeye says:

    …. George W(isky) Bush ……. …. George W(isky) Bush ……. …. George W(isky) Bush ……. …. George W(isky) Bush ……. …. George W(isky) Bush ……. …. George W(isky) Bush …….

    Rispondi
  8. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Fantapolitica….qualcosa bisogna pur scrivere…..qualcosa di diverso….qualcosa che attiri l´attenzione….in fondo bisogna guadagnarsi il lunario.
    Ma qual´e´la verita´….la verita´e´ che la rivoluzione viene dal popolo….stanco di una dittatura che si protrae oramai da piu´di 40 anni. Tant´e´ vvero che l´esercito tutto si e´rifiutato di eseguire gli ordini di Gaddafi. Di fatto Gaddafi non ha un esercito Libico.
    Gaddafi va´avanti dunque solo attraverso i mercenari Africani circa 50.000 ,pagati circa 2.000(duemila) dollari al giorno.
    Le manifestazioni progaddafi che si vedono a Tripoli, non sono altro che messinscena….un bel teatrino insomma.
    Oltre cio´gli interessi Italiani in Libia non possono essere intaccati o resi nulli da nessuno.
    Che Sarkozy abbia manovrato tutto per impossessarsi dei pozzi di petrolio e sostituire le aziente Italiane con altre Francesi e´la balla del secolo, fantasie che trovano nell´odio le risposte.
    Mah…che si divertano …alla fine rimarranno con l´amaro in bocca…sperando e sognando le cose che frullano nei cervelli lavati.
    Rodolfo

    Rispondi
  9. Popeye
    Popeye says:

    x professo’ Peter
    La tua ignoranza continua a meravigliami. La guerra del Vietnam si era finita ma i nostri politici che aveva frenato i soldi per la guerra continuarono a disprezzare tutti quelli che l’avevano sostenuta e il nostro esercito lo trattavano come assassini di bambini ecc. La bandiera americana era disprezzata. Il presidente Carter, idiota che era, continuo’ questa prassi con la sua polita estera. Fu sotto il suo regime che l’Iran fu perso perché tolse il suo appoggio allo Sha’ di Iran. Invece di squaxquaraquare come un ignorante informati prima. Poi non parliamo dello stato economico sotto questo idiota con inflazione altissimo e rate interesse da farci invidiare dall’Argentina.
    Reagan tolse tutto questo. Non solo con l’aiuto della donna di ferro fece cadere l’impero comunista con la seguente liberazione di migliaia di gente. Forse e’ questo che ti rode.
    Un consiglio e’ meglio tacere e essere considerato asino che scrivere scemenze come fai tu e’ confermare che sei un asino. In altre parole quando non sai di che cacchio parli stai zitto.

    Alla fine, tu mi consigli di frenare con gli insulti mentre tu continui a farlo verso la signora Sylvi. Questo dice molto di che pasta sei.

    Cheerio, mate!

    Rispondi
  10. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    L’attorucolo Reagan…sconfisse con l’aiuto della Tatcher l’Unione Sovietica e liberò milioni di persone.
    Proprio così..

    Già brillo di primo mattino.

    C.G.

    Rispondi
  11. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Sul Vietnam, poi, la barzelletta quotidiana:
    gli usaescippa la persero per mancanza di dollari invece di ammettere che un’esercito di contadini li buttarono a mare a pedate nel sedere.

    I coccodrilli, per Poppy, volano che è un piacere.
    Di primo mattino come alla sera tardi.

    C.G.

    Rispondi
  12. sylvi
    sylvi says:

    la Francia è un Paese “normale” con governanti donnaioli sì, ma una alla volta per carità;
    la Francia tiene monitorate le sue ex colonie, con un’Intelligence efficiente, e soprattutto con un Presidente che non “bacia” mani e piedi i dittatori.
    Avrà subodorato ciò che maturava in Tunisia e poichè non sono pagliacci da circo hanno “allungato l’occhio” anche in Libia…
    hanno previsto e si sono preparati!
    Inglesi e americani, col dente avvelenato, avranno avuto più difficoltà ad avvicinarsi all’enturage del dittatore.

    Non mi pare tanto difficile da capire.
    Che poi l’ultimo albionico, più realista della Regina, si sfoghi chiamandoli cochons…non gli fa “ghiti” solletico nemmeno sotto i Mirage!!!

    Disinteressati??? Ma per piacere…ne vedete uno in giro???
    Sono arrivati prima degli altri…tutto qui!
    E la Cirenaica non dimenticherà!!!
    Cinismo? No, realismo e soprattutto normalissimo opportunismo.
    Le villette nei villaggi del Sud della Francia, ma anche in Moselle ho visto, hanno doppio impianto di riscaldamento; a seconda delle necessità pubbliche, smette quello ad energia nucleare e entra automaticamente in funzione quello a petrolio, di cui tutti hanno una cisterna.
    Nel frattempo sviluppano energie rinnovabili.
    Hanno centrali vecchie, e dopo il Giappone ………..

    Insomma , oltre che andare a puttane…governano!
    Il resto sono chiacchere e bile e fiele di quei santi inglesi che…sono sempre stati così uuuuumaaaaaaaaaaaaaani e corretti!

    Sylvi

    Rispondi
  13. Rodolfo
    Rodolfo says:

    E´stato ed e´solo un intervento umanitario….atto a dare una mano ad un popolo che si vuol liberare di un feroce despota,, ed a vanificare il progetto schiamazzato da Gaddafi ai quattro venti di compiere una carneficina.
    Ed e´un peccato cari amici…un peccato davvero che non ci siano due mondi paralleli.
    E se l´Occidente non fosse intervenuto e una buona parte del popolo Libico sarebbe stato cancellato dalla faccia della terra, gli stessi griderebbero allo scandalo , inveirebbero e maledirebbero i paesi che non sono intervenuti per evitarlo. In primo luogo naturalmente ci sarebbe stata la Francia e Sarkozi e seguendo manco a dirlo Obama.
    Rodolfo

    Rispondi
  14. Peter
    Peter says:

    x Popeye

    senti mate, non ti rispondo perche’ il tuo post ‘perlaceo’ si commenta da solo…

    Prendo atto che il demente Reagan fece apprezzare la bandiera americana in America, che prima era disprezzata, e prese a ceffoni quelli che erano incazzati visto che la guerra in Vietnam vi aveva dissanguati ed inflazionati che l’Argentina vi invidiava…
    Anche se avevate vinto…gia’, gia’…

    Tra l’alcoolizzato Giorgetto ed il demente Ronaldino che fu, i presidenti ve li scegliete proprio bene…

    Peter

    Rispondi
  15. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Senza tenere conto che senza un intervento dell´occidente il Mediterraneo sarebbe stato invaso da profughi e fuggiaschi e l´Italia non si sarebbe trovata a fronteggiare la gia´precaria situazione di 5.000 o 6.000 profughi….ma di almeno 300.000….un´invasione.
    Rodolfo

    Rispondi
  16. Popeye
    Popeye says:

    x kakkatuuu
    Hai ragione mi sbaglio sulla USSR! Ha farla cadere fu una coalizione swizzwera-padana che, usando l’oro rubato dagli ebrei, crearono una nautica di 600 navi capaci di varcare sulle Alpi.

    Rispondi
  17. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Pino,
    che ci sia in corso una partita Italia-Francia è sotto gli occhi di tutti, non solo per le vicende libiche.
    Ma io sarei più prudente per tifare per l’una o l’altra squadra.
    Diciamo più correttamente che è in corso una partita tra frazioni di borghesia italica e frazioni di borghesia italiana con interessi diversi.
    In questa ottica la mia simpatia non va a nessuna delle due.
    In un mondo come quello attuale dove si tira fuori il nazionalismo commerciale, mi faccio una risata colossale.
    Un esempio lampante è la vicenda Fiat dove anche i polli sanno che la Fiat non è più italiana,e che i destini dei suoi stabilmenti sono nelle mani degli amerikani,anzi del governo amerikano.
    Chrysler poi è sotto osservazione stretta e deve restituire i soldi, poichè la scelta definitiva di salvataggio è stata fatta su GM e Ford.
    Marchionne risponde al governo amerikano !
    Libero che tu citi Oggi ,e che sembra il difensore degli interessi italici oggi denuncia l’invadenza francese, mentre in passato si è ben guardato di dire la verità su Fiat.
    Anzi ha inneggiato al grande condottiero.
    Personalmente me ne frega un accidente di queste paturnie e di queste lotte tra vari finazieri e grassatori, sullo schacchiere mondiale.
    Che la Francia abbia tramato contro gheddafo è possibile, e che abbia scombussolato le trame tra gli Harem di Tripoli e quelli di Arcore anche !
    Così come l’Harem di Arcore compilava dossier falsi sull?uranio se non sbaglio ?
    Per cui di quello che dice Libero in questo momento non me frega una beata mazza!
    Sono solo le solite miserie , le false verità per i soliti polli!
    Di colpi di stato di vittime, ce ne sono stati a valanga, Sinceramente della sorte di un satrapo libico in più o in meno non me frega una beata mazza.
    E’ perfin possibile che si celebri una nuova pace con tanto di frecce tricolori che sfrecciano a Tripoli e Cammelli bardati che cagano sull’androne del Quirinale, accolti da festosi inni, un domani!
    Eni o Total, ? ma per favore mica ci vogliamo mettere qui a discutere su chi sia la Multinazionale migliore ?

    cc

    Rispondi
  18. Peter
    Peter says:

    x CC

    guarda caro che neanche a me frega niente delle tasche delle multinazionali.
    Ma degli italiani normali, in fondo si’, visto che loro non fanno la spesa in Francia, e la benzina la comprano in Italia. Ed anche il gas o gasolio per riscaldamento…
    Poi c’e’ qualche giuliva giuliana che benedice ed avalla tutto, basta che lo faccia gente d’oltralpe, cochons compresi…
    Ed il ridicolo Popeye dice che a cantare l’inno imperiale austriaco, sul blog, sarebbe Uroburo…
    Il blog sembra tutto un film fatto da un regista pazzoide ed alcoolizzato, senza offesa per nessuno

    Peter

    Rispondi
  19. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x cc
    Mi immagino la scena tra Sarkozy, Cameron e Obama ai nastri di partenza per la corsa ai pozzi:
    “chi arriva ultimo paga da bere!”

    Berluskoni non c’era, troppo indaffarato a farsi fare l’ennesima leggina che gli parerà il deretano flaccido.

    C.G.

    Rispondi
  20. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Poppy,
    prima di sparare le tue grottesche minchiate perchè non provi prima a respirare?
    Profondamente… lentamente, dando così al tuo cervello la possibilità di incanalare ossigeno.

    A volte ne è carente.
    Mi sbaglio?

    Rispondi
  21. Popeye
    Popeye says:

    Sul Vietnam, poi, la barzelletta quotidiana:
    gli usaescippa la persero per mancanza di dollari invece di ammettere che un’esercito di contadini li buttarono a mare a pedate nel sedere.
    ————-
    x kakkatuu
    Invece di ripetere stupidaggine e propaganda informati un poco. Ho detto un poco non ti mettere a tremare. In ogni battaglia della guerra l’esercito americano ebbe la meglio. Nella più famosa battaglia, l’offensiva di Tet (inizio primo d’anno 1968), i nord vietnamiti furono trucidati e i Viet Cong sparirono come forza partigiana nel sud.
    Nell’anno 1968 questi sono i caduti:
    16.592 Caduti USA
    27.915 Caduti Sud Vietnam
    14.000 Civili Sud Vietnam
    181.149 Viet Cong, Nord Vietnam Regolari, e bifolchi di kakkatuu
    Ti dice qualcosa!

    Gli americani lasciarono nel 1973, Saigon cadette nel 1975.

    Rispondi
  22. Anita
    Anita says:

    x CC

    Chrysler poi è sotto osservazione stretta e deve restituire i soldi, poichè la scelta definitiva di salvataggio è stata fatta su GM e Ford.
    ————————————————————————–

    NO, la Ford non e’ stata salvata, si e’ salvata da sola, non ha accettato alcun aiuto.
    Non voleva cadere in mano del governo come la GM.

    Anta

    Rispondi
  23. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    Più degli insulti, mi fa arrabbiare che ci siano persone così psicologicamente unidirezionali che per dislessia o per partigianeria,o per entrambe, mettano in bocca agli altri cose che non hanno detto nè si sognavano di dire!
    Perciò o riesce a capire testo e contesto, o la prego fermamente di smetterla di mettermi in bocca i suoi desiderata!
    Il suo modo di fare e scrivere è scorretto, scortese e incivile!

    Sylvi

    Rispondi
  24. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Poppy
    se sono stati così bravi a trucidare (su questo non credo ci sia niente da contestare..) non capisco perchè ogni qual volta viene ricordata la sconfitta morale e politica, ripeto: MORALE E POLITICA, subita in estremo oriente, diventi subito nervoso.

    Se ti calmi, ti dico che l’avete vinta, ma solo se ti calmi sul serio!
    OK?
    C.G.

    Rispondi
  25. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro peter,

    ..Il blog sembra tutto un film fatto da un regista pazzoide ed alcoolizzato, senza offesa per nessuno…

    A mio avviso è la situazione internazionale ad essere così…il Blog nel suo piccolo ne è soltanto lo specchio fedele…il fatto è che mancano le chiavi di interpretazione, ovvero siamo in una fase in cui quelle uscite da Yalta da tempo non servono più dalla caduta del Muro…
    Solo che per “comodità” si continua con dei vecchi clichè ed allora il tuuto sembra come la maionese andata a male..!!

    cc

    ma pensa un pò qui si rischia ancora che il Pacifista sia un Tizio come Berlusconi, il difensore degli interessi italici pure..ma per favore !

    Rispondi
  26. Popeye
    Popeye says:

    ma pensa un pò qui si rischia ancora che il Pacifista sia un Tizio come Berlusconi, il difensore degli interessi italici pure..ma per favore !
    ————————–
    Finalmente! It is about time and never ever too late!
    Non solo, adesso si mettono a citare giornali della destra come oro colato.

    Rispondi
  27. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Poppy, non sarà mica che ti deprime l’assoluta incapacità di apprendere le lezioni della storia?
    Una domanda, senza impegno.
    C.G.

    Rispondi
  28. Peter
    Peter says:

    x Sylvi

    non prendo lezioni di civilta’ da lei.
    Se i suoi testi sono poco chiari, provi lei a spiegarsi meglio, dato che lo faceva per mestiere a quanto dice. Se non lo sa fare, non se la prenda con chi chiama (‘civilmente’) crapaud o ultimo albionico.
    In ogni caso, meno punti esclamativi.
    Confesso pero’ che leggerla nei dettagli e’ una perdita di tempo

    Peter

    Rispondi
  29. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Poppy, non eri tu che sul blog di Bocca inneggiavi a Berluskoni?

    Attento…il Cerutti ha una memoria di ferro!
    C.G.

    Rispondi
  30. Shalom - Una notizia buona e una cattiva: indovinate qual e' quella cattiva
    Shalom - Una notizia buona e una cattiva: indovinate qual e' quella cattiva says:

    ROMA – Anche le religioni, come accade per le lingue, potrebbero essere in via di estinzione in alcune zone. Lo suggerisce uno studio della Northwestern University, secondo cui in nove paesi occidentali, fra cui non c’è l’Italia, entro fine secolo il numero di persone di fede potrebbe essere tendente allo zero.

    I ricercatori, che hanno presentato lo studio al congresso della American Physical Society in corso a Dallas, hanno studiato i dati sul numero di persone religiose di Austria, Australia, Canada, Repubblica Ceca, Irlanda, Finlandia, Olanda, Nuova Zelanda e Svizzera degli ultimi 100 anni. Per cercare di capire il destino delle religioni ai dati storici sono state applicate le equazioni usate per studiare il declino delle lingue nelle popolazioni, con il risultato che entro fine secolo tutti i paesi studiati avranno una maggioranza schiacciante di non credenti.

    “In molte democrazie occidentali c’è già una forte tendenza a non essere religiosi – spiega Richard Wiener, uno degli autori – ad esempio in Olanda sono già il 40%, e in Repubblica Ceca il 60. L’idea alla base dello studio è abbastanza semplice e prevede che i gruppi sociali più numerosi divengano sempre più attrattivi per gli esterni. Un po’ quello che succede per alcuni social network che attirano persone più di altri”.

    Rispondi
  31. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    P.S.: “Libero” non è di Berluskoni.
    Sono i direttori Feltri e Belpietro che fanno i tirapiedi (detenuti) del Caro Addolorato di Arcore.

    Così, tanto per puntualizzare.
    C.G.

    Rispondi
  32. Peter
    Peter says:

    x Sylvi

    poi di insulti nei miei posts non ce ne sono.
    Se alludo a lei come giuliva giuliana, giuliva come persona puo’ essere un complimento, e giuliana, mi pare, lo e’ di nascita. Dunque?

    Peter

    Rispondi
  33. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    leggo:
    Liz Taylor è morta a 79 anni.
    Otto matrimoni e sette mariti.

    Uno deve esserlo perso.. non appena.
    màh..
    C.G.

    Rispondi
  34. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x C.G.

    Mi hai preceduto di pochi secondi. Uno se l’è sposato due volte (mi pare fosse Richard Burton, ma non sono sicuro).
    pino lambrettoso

    Rispondi
  35. Popeye
    Popeye says:

    DAMASCO – E’ stata un’altra notte di disordini a Daraa, nel sud della Siria, dove le forze di sicurezza hanno intensificato le azioni di repressione nei confronti degli attivisti anti-governativi. E dopo giorni di scontri, la Francia interviene con un monito al governo di Assad. La Siria deve rinunciare all'”uso eccessivo della forza” contro i manifestanti, ha dichiarato il ministero degli Esteri francese. La Francia condanna inoltre “le violenze che hanno causato morti e feriti” la notte scorsa a Deraa.

    Secondo quanto denunciano gruppi per i diritti umani, almeno cinque persone sono rimaste uccise dalle forze di sicurezza fuori dalla moschea di Omari, nei giorni scorsi teatro delle proteste contro il regime di Bashar al-Assad. Diversa la versione fornita dalla tv di Stato siriana, secondo cui un gruppo di persone armate ha attaccato un’ambulanza, uccidendo quattro persone a Daraa. Secondo l’emittente si trattava di una “banda armata” che ha attaccato l’ambulanza uccidendo un medico, un paramedico, l’autista e un poliziotto. In Siria vige dal 1963 una legge di emergenza che mette al bando le manifestazioni pubbliche.

    Rispondi
  36. Peter
    Peter says:

    Pino pero’ diceva che era un’attrice pessima, o mi sbaglio?
    Forse ha ragione lui, ma ricordo con piacere ‘la gatta sul tetto che scotta’, anche se il divo del film era Paul Newman.
    Ricordo che Liz Taylor era nata a Londra da genitori americani.
    Fu molto gentile con ‘fellow’ actors e performers meno fortunati di lei, come Rock Hudson ed anche Michael Jackson

    Peter

    Rispondi
  37. Popeye
    Popeye says:

    Attento…il Cerutti ha una memoria di ferro!
    —————-
    Appunto, non impara niente di nuovo! Non dimentichiamo pure che il ferro si arrugginisce.

    Rispondi
  38. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Giornali e siti immediatamente allagati dalle notizie sui feriti israeliani ebrei del demenziale attentato terroristico alla stazione dei bus di Gerusalemme, a silenzio assoluto sugli otto morti palestinesi di Gaza, tra i quali – come potete leggere qui in basso, quattro ragazzi che stavano giocando a pallone. Altro che due pesi e due misure!
    ——————————-
    RAID ISRAELIANI SU GAZA: 8 LE VITTIME PALESTINESI
    Le autorità israeliane “si scusano” per le morti dei civili, 4 ragazzi (di cui tre minorenni) che giocavano a pallone nel cortile di casa. Ma da questa mattina proseguono i raid sulla Striscia, dopo il lancio di razzi su Be’er Sheva.

    Gaza City, 23 Marzo 2011, Nena News (foto Al Jazeera) – Sono almeno 8 le vittime degli ultimi raid israeliani di ieri, uno dei quali ha colpito un’abitazione di Gaza, nel quartiere di Ash-Shaja’iya a Gaza City; un quartiere bersagliato in diversi attacchi dell’artiglieria nel corso di tutta la giornata di martedì; nel cortile, di fronte alla casa, 4 ragazzi, di cui tre minorenni, giocavano a pallone. 8 vittime in un solo giorno; gli altri 4 sarebbero “miliziani” delle Brigate al- Quds, il braccio armato della Jihad Islamica, colpiti in un raid aereo nel quartiere di Zeitun.

    Altri raid sono ripresi questa mattina e sono attualmente in corso: secondo l’agenzia Ma’an un altro miliziano sarebbe stato ferito. Attacchi che arrivano – secondo le fonti israeliane – in risposta ai razzi sparati all’alba su Be’er Sheva, e sulla regione di Eshkol (Neghev occidentale) in Israele. In un primo comunicato stampa le Brigate Al-Quds hanno rivendicato dopo la mezzanotte i razzi lanciati su Ashdod e sulla base militare di Nahal Oz; in un secondo comunicato stampa si parla di un secondo lancio su Be’er Sheva in risposta “alle aggressioni israeliane”.

    Secondo i reporter di stanza a Gaza, Bernard Smith di Al Jazeera e ol corrispondente britannico della BBC Jon Donnison, la violenza al confine tra Gaza e Israele ha subito un’escalation nelle ultime 24 ore. Robert Serry, inviato ONU in Medio Oriente ha espressamente condannato l’uso della violenza e l’uccisione di civili palestinesi.

    I raid israeliani di ieri sera seguono quelli dell’artiglieria e dell’aviazione in diverse aree di Gaza, che hanno provocato (ieri) almeno 18 feriti, tra cui 7 bambini.

    I vertici militari di Tel Aviv, continuano a sottolineare che si tratta di una risposta agli oltre 50 razzi lanciati dalla Striscia verso Israele lo scorso sabato, e che si intendono colpite le basi di addestramento dei miliziani di Hamas. In realtà ad essere stati colpiti ieri sono stati, oltre ad una postazione della polizia a nord-ovest di Gaza City, anche la clinica medica “Hijaz” che aveva subito danni gravissimi durante l’aggressione militare del dicembre 2008-gennaio 2009 denominata Operazione Piombo Fuso, l’area di ash- Shuja’iyah , molte zone di Gaza City , una moschea a est di Khan Younis e una fabbrica di cemento vicino a Jabaliya.

    Come scrive Amira Hass in apertura del suo editoriale apparso oggi su Ha’aretz, che ricostruisce l’escalation di violenze negli ultimi giorni, “le autorità di Hamas ancora una volta dimenticano che il loro vicino/occupante a est è pazzo.”Nena News

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