Le 81 domande del giornalista ed ex parlamentare israeliano Uri Avnery sulle losche manovre del suo governo contro le navi pacifiste e contro Gaza
Intanto spieghiamo chi è Uri Avnery, in ebraico: אורי אבנרי. Giornalista e tre volte parlamentare israeliano, nome originario Helmut Ostermann, è nato in Germania a Beckum il 10 settembre 1923 da una famiglia sionista che nel 1933 a causa dell’ascesa al potere di Adolf Hitler emigrò in Palestina, dove perse tutti i propri averi e fu costretta a vivere in condizioni di povertà tali da non permettere a Avnery di completare gli studi. Le memorie di quegli anni sono raccolte nel libro “La Swastika”, pubblicato nel 1961.
Nel 1938 il futuro giornalista entrò nell’Irgun, organizzazione paramilitare comandata da Menachem Begin, che combatté il protettorato con azioni violente e anche attentati come quello al King David Hotel il 22 luglio 1946, con decine di morti e di fatto l’origine del terrorismo moderno. Giudicando appunto terrorista l’Irgun, Avnery la lasciò nel 1942. In seguito prese parte alla prima guerra arabo-israeliana e, rimasto ferito due volte, raccontò le atrocità subite dai palestinesi in un libro intitolato “Il rovescio della medaglia”. Da allora in poi ha continuato a battersi per la pace.
Dopo aver lavorato per un breve periodo presso il quotidiano Ha’aretz, fondò una nuova rivista, lo Haolam Haze, che si fece promotore di alcune importanti trattative con i dirigenti palestinesi. È stato eletto per tre volte alla Knesset, il parlamento israeliano, (1965-1969, 1969-1973, 1979-1981).
In seguito ha fondato il movimento pacifista Gush Shalom (in ebraico: גוש שלום, “il blocco della pace”).
Le domande sul “martirio” posta da Avnery somigliano alle domande che ho posto io su questo blog sullo stesso argomento. All’ultima sua domanda, la 81esima, – “Che cosa sta cercando di nascondere la nostra leadership politica e militare?” – credo di avere già risposto, sempre su questo blog: sta cercando di nascondere la strategia di scontro frontale anche contro la Turchia per prenderne il posto nella Nato e attaccare l’Iran su basi più forti. Sta anche cercando di nascondere le pressioni ormai non più solo di Obama, ma anche di qualche leader europeo che ha capito che così si va a quello che il papa ha definito “un bagno di sangue”, cioè a una nuova grande guerra, di risolvere il problema dei problemi: l’armamento atomico di Israele.
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Chi ha paura di una vera inchiesta?
di Uri Avnery
Se fosse stata istituita una Commissione d’Inchiesta vera (al posto del patetico aborto di commissione), queste sono alcune delle domande che essa avrebbe dovuto porre:
1 – Qual è il vero scopo del blocco della Striscia di Gaza?
2 – Se l’obiettivo è quello di impedire il flusso di armi nella Striscia, perché vi sono ammessi solo 100 prodotti (rispetto agli oltre 12.000 presenti in un supermercato israeliano di media dimensione)?
3 – Perché è vietato introdurre cioccolato, giocattoli, materiale per scrivere, molti tipi di frutta e verdura (e perché la cannella, ma non il coriandolo)?
4 – Qual è il legame tra la decisione di vietare l’importazione di materiali da costruzione per la sostituzione o la riparazione di migliaia di edifici distrutti o danneggiati durante l’operazione Piombo fuso e il pretesto che essi possano servire per la costruzione dei bunker di Hamas – quando materiali finalizzati a questo scopo vengono introdotti in quantità più che sufficienti nella Striscia attraverso i tunnel?
5 – È vero che lo scopo del blocco consiste nel trasformare in un inferno la vita di 1,5 milioni di esseri umani, nella Striscia, nella speranza di indurli a rovesciare il regime di Hamas?
6 – Poiché questo non è successo, ma – al contrario – Hamas è diventato più forte durante i tre anni del blocco, il governo non ha mai preso in considerazione ripensamenti su questa faccenda?
7 – È stato imposto il blocco nella speranza di liberare Gilad Shalit, il soldato israeliano catturato?
8 – Se è così, ha contribuito in qualche modo il blocco alla realizzazione di questo obiettivo, o è stato controproducente?
9 – Perché il governo israeliano si rifiuta di scambiare Shalit con centinaia di prigionieri palestinesi, quando Hamas è favorevole a un tale accordo?
10 – E ‘vero che il governo americano ha imposto un veto sullo scambio di prigionieri, con la motivazione che esso avrebbe rafforzato Hamas?
11 – Vi è stata una qualche discussione nel nostro governo sull’adempimento dell’impegno assunto con l’Accordo di Oslo – consistente nel rendere possibile e favorire lo sviluppo del porto di Gaza – fatto in modo tale da impedire il passaggio delle armi?
12 – Perché il governo israeliano dichiara ancora una volta che le acque territoriali della Striscia di Gaza fanno parte delle acque territoriali appartenenti a Israele, e che le navi che vi entrano “violano la sovranità israeliana”, contrariamente al fatto che la Striscia di Gaza non è mai stata annessa a Israele e che nel 2006 Israele ha annunciato ufficialmente, che se ne era “separata”?
13 – Perché l’ufficio del Procuratore Generale ha dichiarato che gli attivisti per la pace catturati in alto mare, che non avevano alcuna intenzione di entrare in Israele, avevano “tentato di entrare illegalmente in Israele”, e li ha portati davanti a un giudice per l’estensione al loro arresto della legge che riguarda “l’ingresso illegale in Israele”?
14 – Chi è responsabile di queste affermazioni giuridiche contraddittorie, quando il governo israeliano sostiene in un primo momento che Israele si è “separato dalla Striscia di Gaza” e che “l’occupazione della stessa è finita” – mentre nell’istante successivo reclama la sovranità sulle acque prospicienti le coste della Striscia?
15 – Domande relative alla decisione di attaccare la flottiglia: Quando servizi segreti israeliani sono venuti a conoscenza della preparazione di questa flottiglia? (Testimonianze al riguardo possono essere ascoltate a porte chiuse).
16 – Quando tutto ciò è stato portato all’attenzione del Primo Ministro, del Ministro della Difesa, del Gabinetto, del Comitato dei Sette (responsabile delle questioni di sicurezza) e del capo di stato maggiore IDF? (Idem come sopra)
17 – Quali sono state le deliberazioni di tali funzionari e istituzioni? (Idem come sopra)
18 – Quali informazioni sono state fornite a ciascuno di loro? (Idem come sopra) .
19 – Quando, da chi e come era stata presa la decisione di fermare la flottiglia con la forza?
20 – E ‘vero che il segretario del gabinetto, Tzvi Hauser, ha messo in guardia sulle gravi conseguenze che sarebbero derivate da tali azioni e ha consigliato di lasciare che la flottiglia procedesse fino a Gaza?
21 – Ci sono stati anche altri che hanno suggerito di farlo?
22 – Il Ministero degli Esteri é stato un partner a pieno titolo in tutte le discussioni?
23 – Se è così, ha il Ministero degli Esteri messo sull’avviso circa l’impatto che una tale iniziativa avrebbe prodotto sulle nostre relazioni con la Turchia e gli altri paesi?
24 – Alla luce del fatto che, prima del incidente, il governo turco aveva informato il Ministero degli Esteri israeliano che la flottiglia era stata messa in atto da un organizzazione privata non soggetta al controllo del governo e che essa non violava alcuna legge Turca – ha il Ministro degli Esteri preso in considerazione l’opportunità di contattare l’organizzazione per cercare di raggiungere un accordo per scongiurare la violenza?
25 – È stata offerta la dovuta considerazione all’alternativa di fermare la flotta nelle acque territoriali, di ispezionare il carico per verificare la presenza di armi e di lasciarla procedere nella navigazione?
26 – È stato preso in considerazione l’impatto dell’intervento sull’opinione pubblica internazionale?
27 – È stato considerato l’impatto dell’intervento sulle nostre relazioni con gli Stati Uniti.
28 – È stato preso in considerazione il fatto che l’azione potesse in realtà rafforzare Hamas?
29 – È stato preso in considerazione il fatto che l’intervento potesse rendere più difficile il prosieguo del blocco?
30 – Domande concernenti la pianificazione dell’azione: quali informazioni di intelligence erano a disposizione di coloro che elaboravano il piano? (Le testimonianze possono essere ascoltate a porte chiuse.)
31 – È stato ritenuto che la composizione del gruppo degli attivisti presenti in questa flottiglia era diversa da quella delle navi di protesta precedenti, a causa dell’aggiunta della componente turca?
32 – È stato preso in considerazione il fatto che, diversamente dagli attivisti per la pace europei, che credono nella resistenza passiva, gli attivisti turchi avrebbero potuto adottare una politica di resistenza attiva nei confronti di soldati che assalissero una nave turca?
33 – Erano state prese in esame procedure alternative, come il blocco dell’avanzamento della flottiglia con barche della marina?
34 – In caso affermativo, quali erano le alternative prese in considerazione e perché erano state respinte?
35 – Chi è stato responsabile della pianificazione effettiva di tali azioni – il capo di stato maggiore dell’IDF o il comandante della Marina?
36 – Se è stato il comandante della Marina Militare a decidere sul metodo impiegato, la scelta, è stata approvata dal Capo di Stato Maggiore, dal Ministro della Difesa e dal Primo Ministro?
37 – Come sono state suddivise tra costoro le competenze della programmazione?
38 – Perché l’intervento ha avuto luogo fuori delle acque territoriali di Israele e della Striscia di Gaza?
39 – Perché l’intervento è stato eseguito nel buio?
40 – C’è stata una qualche obiezione nella marina sull’idea di far scendere i soldati dagli elicotteri fin sul ponte della nave “Mavi Marmara”?
41 – Nel corso delle discussioni, qualcuno ha richiamato alla memoria la somiglianza tra le operazioni pianificate e le azioni britanniche contro la nave “Exodus 1947″, che si erano concluse in un disastro politico per i britannici?
42 – Domande relative all’intervento in se stesso: Se non c’era nulla da nascondere, perché la flottiglia, durante tutta l’operazione, era stata tagliata fuori da ogni contatto con il mondo?
43 – Qualcuno forse protesta che i soldati in realtà siano stati mandati in una trappola?
44 – È stato preso in considerazione il fatto che il piano adottato avrebbe posto i soldati per diversi minuti critici in pericolo di vita per una posizione di inferiorità?
45 – Quando, con esattezza, i soldati hanno cominciano a sparare proiettili veri?
46 – Qual’è il soldato che è stato il primo a far fuoco?
47 – La sparatoria è stata – del tutto o in parte – giustificata?
48 – E ‘vero che i soldati hanno cominciato a sparare, ancor prima di scendere sul ponte, come affermano i passeggeri?
49 – E ‘vero che il fuoco è proseguito anche dopo che il capitano della nave e gli attivisti avevano più volte annunciato con gli altoparlanti che la nave si era arresa e dopo che avevano effettivamente issato bandiera bianca?
50 – E ‘vero che cinque delle nove persone uccise erano state colpite alla schiena, il che indica che esse stavano cercando di fuggire dai soldati e non potevano quindi mettere in pericolo la loro vita?
51 – Perché Bilgen Ibrahim, l’uomo di 61 anni ucciso, padre di sei figli e candidato sindaco nella propria città natale, è stato descritto come un terrorista?
52 – Perché Cetin Topcoglu, l’uomo ucciso di 54 anni, allenatore della nazionale turca di taekwondo (arte marziale coreana), la cui moglie era pure a bordo della nave, è stato descritto come un terrorista?
53 – Perché Cevdet Kiliclar, l’uomo ucciso di 38 anni, di professione giornalista, è stato descritto come un terrorista?
54 – Perché Ali Haydar Bengi, l’uomo ucciso padre di quattro figli, laureato alla facoltà di letteratura dell’università al-Azhar del Cairo, è stato descritto come un terrorista?
55 – Perché Necdet Yaldirim, di 32 anni e padre di una figlia; Fahri Yaldiz, di 43 anni e padre di quattro; Cengiz Songur, di 47 anni e padre di sette; Cengiz Akyuz, di 41 anni e padre di tre , uccisi, sono stati descritti come terroristi?
56 – E’ una menzogna il fatto che gli attivisti hanno preso una pistola a un soldato e gli hanno sparato con quella, come è stato descritto da parte dell’IDF, o la verità è che in realtà gli attivisti hanno gettato la pistola in mare senza utilizzarla?
57 – E ‘vero, come dichiarato da Elshayyal Jamal, un cittadino britannico, che i soldati hanno impedito che i feriti turchi venissero medicati per la durata di tre ore, durante le quali alcuni di loro sono morti?
58 – E ‘vero, come affermato da questo giornalista, che era stato ammanettato con le mani dietro la schiena e costretto a restare in inginocchio per tre ore sotto il sole cocente, che non gli era stato permesso di andare a urinare e gli era stato detto di “pisciare nelle mutande”, che era rimasto ammanettato per 24 ore senza acqua, che il suo passaporto britannico gli era stato preso e non gli era stato restituito; che il suo computer portatile, tre telefoni cellulari e 1500 dollari in contanti gli erano stati presi e non erano stati restituiti?
59 – Ha l’ IDF isolato i passeggeri dal resto del mondo per 48 ore, confiscando tutte le telecamere, i film e telefoni cellulari dei giornalisti a bordo, allo scopo di sopprimere tutte le informazioni che non erano conformi alla versione fornita dall’IDF?
60 – Dato che è una procedura permanente quella di fotografare il primo ministro (o in questo caso il suo rappresentante provvisorio, Moshe Yaalon) durante un’operazione, questa procedura era stata messa in atto, ed era già stata attuata in casi precedenti, come ad esempio nell’operazione di Entebbe o nell’abbordaggio della nave “Karin A”?
61 – Domande relative al comportamento del portavoce dell’IDF: E’ vero che il portavoce dell’IDF ha divulgato una serie di menzogne, durante le prime ore, al fine di giustificare l’azione agli occhi sia degli israeliani che dell’opinione pubblica internazionale?
62 – I pochi minuti di film che sono stati mostrati centinaia di volte alla televisione israeliana, dal primo giorno fino a ora, fanno parte di un pezzo accuratamente modificato, in modo che non si veda ciò che è accaduto poco prima e subito dopo?
63 – Qual è la verità sull’affermazione secondo cui i soldati che erano stati presi dagli attivisti all’interno della nave stavano per essere “linciati”, dal momento che le foto mostrano chiaramente che erano rimasti circondati per parecchio tempo da decine di attivisti, senza che venisse fatto loro del male, e che un medico o un infermiere presente tra gli attivisti, li aveva anche medicati?
64 – Che prove ci sono sull’affermazione che l’ONG turca, il cui nome è IHH, ha collegamenti con al-Qaeda?
65 – Su quali basi si era dichiarato più volte che essa era una “organizzazione terroristica”, anche se non è stata fornita alcuna prova che confermasse questa affermazione?
66 – Perché si era affermato che l’associazione avesse operato agli ordini del Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan, quando in effetti essa è vicina a un partito dell’opposizione?
67 – Se essa fosse effettivamente una organizzazione terroristica nota ai servizi segreti israeliani, perché tale fatto non era stato preso in considerazione durante la progettazione dell’operazione?
68 – Perché il governo israeliano non aveva comunicato tutto ciò prima dell’attacco alla flottiglia?
69 – Perché le parole di uno degli attivisti, che al suo ritorno aveva dichiarato che avrebbe voluto essere uno “shahid”, erano state tradotte in modo palesemente disonesto dalla propaganda ufficiale, come se avesse detto che avrebbe voluto “uccidere ed essere ucciso” (“shahid”, sta a significare una persona che sacrifica la sua vita per testimoniare la sua fede in Dio, proprio come un martire cristiano)?
70 – Qual è la fonte della menzogna secondo la quale i turchi avrebbero gridato ad alta voce”Tornate ad Auschwitz”?
71 – Perché i medici israeliani non sono stati chiamati a informare il pubblico almeno una volta sul carattere delle lesioni dei soldati feriti, dopo che è stato dichiarato che almeno uno di loro era stato colpito?
72 – Chi ha inventato la storia che vi erano le armi sulla nave e che erano state gettate in mare?
73 – Chi ha inventato la storia che gli attivisti avevano portato con se armi letali – quando l’esibizione organizzata dal portavoce stesso dell’IDF non mostrava altro che attrezzi reperibili su qualsiasi nave, tra cui un binocolo, uno strumento per l’infusione di sangue, coltelli e asce, oltre che pugnali decorativi arabi e coltelli da cucina che si trovano su tutte le navi, perfino in una imbarcazione non equipaggiata per 1000 passeggeri?
74 -Tutti questi elementi – associati alla ripetizione all’infinito della parola “terroristi” e al blocco di tutte le informazioni ti tipo diverso – non costituiscono forse un lavaggio del cervello?
75 – Domande relative alla inchiesta: Perché il governo israeliano si rifiuta di prendere parte ad una commissione internazionale di inchiesta, costituita da personalità neutrali di loro gradimento?
76 – Perché il Primo Ministro e il Ministro della Difesa hanno dichiarato di essere pronti a testimoniare – ma non per rispondere alle domande?
77 – Da dove viene il ragionamento secondo il quale soldati non devono essere chiamati a testimoniare quando in tutte le precedenti inchieste ufficiali superiori, ufficiali subalterni e gli uomini arruolati sono stati invece sottoposti a interrogatorio?
78 – Perché il governo si rifiuta di nominare una Commissione d’Inchiesta di Stato sulla base alla legge israeliana che è stata emanata dalla Knesset nel 1966 a questo scopo, soprattutto in considerazione del fatto che commissioni di questo tipo erano state nominate dopo la guerra dello Yom Kippur, dopo il massacro di Sabra e di Chatila, dopo che il pulpito della Moschea al-Aqsa era stato dato alle fiamme da un australiano folle, così come per indagare la corruzione nello sport e l’assassinio del leader sionista Chaim Arlosoroff (è avvenuto circa una cinquantina d’anni dopo!)?
79 – Il Governo ha qualcosa da temere da una simile commissione, i cui membri sono nominati dal Presidente della Corte Suprema, e che ha il potere di convocare testimoni e di sottoporli a contraddittorio, di richiedere la produzione di documenti e di definire la responsabilità personale per errori e crimini?
80 – Perché è stato deciso alla fine di nominare una patetica commissione, priva di qualsiasi potere giuridico, che sarà carente di una qualsiasi credibilità sia in Israele che all’estero?
E, infine, la domanda delle domande:
* Che cosa sta cercando di nascondere la nostra leadership politica e militare?
(tradotto da Mariano Mingarelli)
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Qui in basso il sito con la versione italiana e il sito con l’originale dell’articolo di Avnery
http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1975:le-80-domande-di-uri-avnery&catid=23:interventi&Itemid=43
http://zope.gush-shalom.org/home/en/channels/avnery/1276348453
x Arial
Grazie per quanto ha segnalato nel suo commento 535 della puntata precedente, argomento del quale ho fatto questa puntata.
pino nicotri
Stavo per inserire nel blog precedente…
x Peter
E’ da anni che scrivo ad Uroburo che gli americani non sono altro che europei trapiantati.
Infatti gli Indiani d’America chiedono risarcimento all’Europa.
La % della popolazione piu’ alta sono i tedeschi, seguita dagli irlandesi…..
Ecco un grafico del censimento del 2000
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/44/Census-2000-Data-Top-US-Ancestries.jpg/290px-Census-2000-Data-Top-US-Ancestries.jpg
Considera che la diverse nazionalita’ sono presenti prevalentemente in zone o Stati.
Negli ultimi anni e’ aumentata considerevolmente la popolazione Latina, Asiatica e del Medio Oriente.
Anita
x Anita
si’, ma io lo sapevo gia’. Comunque sommando irlandesi, inglesi e scozzesi, la percentuale che deriva dagli anglofoni e’ di gran lunga la piu’ vasta.
Chissa’ perche’ per Vox gli irlandesi dell’Irlanda sono dei derelitti ed abbandonati, gia’ discendenti da una perduta eta’ dell’oro, e privati di ogni opportunita’ terrena dall’atroce dominio britannico, mentre gli irlandesi americani sono dei grandi cattivoni. Ah gia’, ma quelli non sono piu’ irlandesi? Direi che gli irlandesi americani sono piu’ irlandesi di quanto gli italo-americani siano italiani, o i germano-americani siano tedeschi. Nel bene come nel male…
Infatti gli irlandesi dell’Irlanda sono in stretto contatto coi loro fratelli americani. So di famiglie separate da moltissimo tempo che sono ancora in contattto, vengono in Irlanda da US per funerali, matrimoni, e via discorrendo.
Peccato che quelli di qui copino la cultura litigiosa e leguleia dei parenti d’America, quelli coi soldoni…
ciao, Peter
x Sylvi
pero’ le concedo volentieri che il lato peggiore del loro carattere gli inglesi l’hanno preso dalla loro radice germanica.
Come del resto io lo avro’ preso dalle mie remote origini normanne…
Peter
caroPeter,
nel suo precedente post lei ha messo tanta carne al fuoco…un gran ricco barbecue!
Pino , che Dio lo benedica nonostante lui, mi permette (quasi sempre) nel suo blog di dire ciò che mi pare, di essere insomma un po’ folle!!!
Anche chi mi conosce dice che sono un pochino vulcanica!
Uroburo e CC disprezzano o sminuiscono la “storia minima dei popoli”, è sempre quella …dicono..
Sì è vero, è sempre quella, solo leggermente evoluta da inevitabili sviluppi causa-effetto che solo dei primati imbecilli non saprebbero bene o male sviluppare!
Io non perdo tempo a misurare chi è più carogna o più buono.
In tempo di guerra,( ci sono guerre di tante specie) qualsiasi essere vivente dà il peggio di sè.
Per essere nei tempi: ricorda la finale del Campionato di Calcio di 4 anni fa in Germania?
Chi è stato più carogna: l’italiano che dà della puttana a sua sorella o il francese che lo incorna?
Conta il risultato! Direbbe Marco!
Per tornare a bomba: gli inglesi, nella loro storia, hanno sempre sussurrato – tua sorella è una put_ gli altri hanno cercato di incornarli!
Loro si sono sentiti autorizzati a vincere sempre il Campionato!
Fino a quando i “figli americani” gli hanno detto:
-caro genitore , vai in pensione!
Gli altri? per restare in GB , gallesi, irlandesi, scozzesi…zitti e mosche.
Figurarsi “quelli che non c’entrano”!!!
I tedeschi?
Non sono sicuramente i peggiori, sono solo quelli che hanno reagito più platealmente!
Da me che altro si poteva aspettare????
Buonanotte
Sylvi
x Peter.
Molti figli di Irlandesi, anche di seconda e terza generazione sognano il giorno di conoscere la loro terra di origine.
Diversi miei amici/e hanno realizzato il loro sogno, ne sono ritornati commossi, hanno sentito uno stretto legame con l’Irlanda.
Mio marito voleva ritornare in Scozia, dove ha passato 4 anni di prigionia.
(non ce l’abbiamo fatta)
Ma era innamorato della sua gente, non avevano niente, e quel poco che avevano lo condividevano con i prigionieri.
Buona notte,
Anita
senza gli inglesi sarebbero rimasti un popolo di contadini e pecorai
@ Peter
Classica scusante dei colonialisti. Poi non mi venga a dire che lei è in qualche modo di sinistra. Questa frase da sola dice volumi sulla sua mentalità, oltre che sulla sua attitudine doppiopesista verso la libertà e la sovranità dei popoli. Se io avessi detto o anche solo pensato una cosa del genere, me ne vergognerei profondamente.
Per sua norma e conoscenza, l’Eire aveva una società complessa e una cultura avanzata, addirittura un codice giuridico (Brehon Laws) non inferiore – se non superiore, dato che non esisteva la pena di morte – a quella dell’antica Roma, FINO A PRIMA della conquista inglese.
Era addirittura stata cristianizzata circa da 300 anni prima degli anglosassoni (poi cristianizzati proprio dai missionari irlandesi), i quali a quei tempi sapevano solo fare la guerra agli altri e poi tra di loro, da autentici barbari quali erano.
Se l’Irlanda si è impoverita, riducendosi a “contadini e pecorai”, (secondo la sua inelegante descrizione), lo deve proprio agli oltre 5 secoli di dominazione e sfruttamento coloniale inglese.
Ma a parte questo, mi dica, cosa devono agli inglesi il popolo cinese e quello indiano?
@Peter
E’ bello che gli americani discendenti dagli immigrati irlandesi sentano un legame con l’Irlanda. Purtroppo per loro, non è un affetto contraccambiato.
Dire che “senza gli inglesi gli irlandesi sarebbero rimasi contadini e pecorai”, inoltre, tradisce disprezzo per la nobilissima arte del contadino e del pastore, dal duro lavoro dei quali deriva il nostro cibo quotidiano, come anche i pellami e le lane di cui ci vestiamo.
E’ la stessa mentalità del colono israeliano che, avendo avuto terreno sgombro grazie ai soldati, ora può occupare le case dalle quali ha cacciato i palestinesi, o distruggerne le coltivazioni, ammazzarne i bambini E ALLO STESSO TEMPO disprezzare coloro che ha scacciato e tormentato, considerandosi, naturalmente un essere superiore, una “razza prescelta”.
Ho notato molte volte che, mentre gli irlandesi possono passare con dignità sopra alla loro storia di gente colonizzata ed essere amici degli inglesi, questi ultimi continuano a trattarli con condiscendenza, come segli irlandesi fossero in qualche modo inferiori, infantili o addirittura malvagi. Addirittura nei film e telefilm inglesi, se vai a vedere, il “cattivo” si chiama sempre Maloney, o McMahon, o O’Hara o qualcosa del genere.
Certo, dovevano essere proprio cattivi e sciocchi questi irlandesi, se non hanno mai accettato di buon grado che gli inglesi spadroneggiassero nel loro paese e che, alla fine, li abbiano cacciati a calci nel lato B. Terroristi! Come i palestinesi che ancora trovano le forze di sopravvivere, come gli irakeni e gli afghani che ancora si ribellano agli invasori. Mica hanno il diritto di fare i patrioti, di amare la propria libertà, di tenerci alla sovranità del proprio paese? Ma come si permettono, questi pecorai e contadini?!
@ Pino
Due dei volobntari irlandesi che viaggiavano sulla Rachel Corrie, una volta arrestati, si sono visti sbattere in faccia delle foto che potevano essere state prese solo nel porto di Dundalk, dal quale la R.C. era salpata.
Questa faccenda ha assunto delle proporzioni preoccupanti anche per il governo irlandese, poichè è la dimostrazione che nel paese operano agenti del Mossad. Inoltre, dimostra anche che gli israeliani sapevano benissimo in anticipo non solo chi era a bordo delle varie navi (come poi è venuto fuori), ma che sapevano benissimo che non potevano esserci armi a bordo. I loro agenti avevano assistito alle operazioni di carico e di imbarco.
x VOX
Lei generalizza troppo.
Comunque ci hanno dato una bella contribuzione di Presidenti.
Presidents of the United States with “Irish Roots”
George Washington
County Cork
James Madison
County Clare
Andrew Jackson
County Antrim
James Polk
County Donegal
James Buchanan
County Tyrone
Andrew Johnson
County Antrim
Ulysses S. Grant
County Tyrone
Chester Arthur
County Antrim
Grover Cleveland
County Antrim
Benjamin Harrison
County Down
William McKinley
County Antrim
Theodore Roosevelt
County Donegal
Woodrow Wilson
County Tipperary
John F. Kennedy
County Wexford
Richard Nixon
County Antrim
Gerald Ford
County Monaghan
Jimmy Carter
County Derry
Ronald Reagan
County Tipperary
George H. Bush
County Down & County Wexford
William Clinton
County Fermanagh
George W. Bush
County Down & County Wexford
Barack Obama
County Offlay
Anita
75 – Domande relative alla inchiesta: Perché il governo israeliano si rifiuta di prendere parte ad una commissione internazionale di inchiesta, costituita da personalità neutrali di loro gradimento?
76 – Perché il Primo Ministro e il Ministro della Difesa hanno dichiarato di essere pronti a testimoniare – ma non per rispondere alle domande?
77 – Da dove viene il ragionamento secondo il quale soldati non devono essere chiamati a testimoniare quando in tutte le precedenti inchieste ufficiali superiori, ufficiali subalterni e gli uomini arruolati sono stati invece sottoposti a interrogatorio?
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A me sembrano domande retoriche, o almeno domande che hanno una risposta talmente semplice, da essere ovvia.
Un po’ come il nostro psiconano che molla Zapatero prima della conferenza stampa, per non dover rispondere alle domande dei giornalisti spagnoli (che, quindo, non avrebbe potuto intimidire o prendere in giro).
@ Anita
Se fa caso ai nomi, in realtà, tranne i Fitzgerald Kennedi (irlandesi di origine normanna) e McKinley, tutti gli altri erano inglesi, figli dell’aristocrazia inglese latifondista (colonialista).
County Offaly
(a meno che il suo non sia un errore di tastiera)
Anche Buchanan è un cognome (clan) irlandese.
Gli altri sono tutti inglesi.
Quanto a Bush, Nixon e Reagan, ho forti dubbi che molti in irlanda lo sappiano o che ne vadano fieri.
E comunque, chi è andato, è andato. Il legame resta per chi va, non per chi resta. Anche noi italiani, in realtà, guardiamo con una certa commiserazione quegli italo-americani che storpiano la nostra lingua o non la parlano nemmeno, non sanno quasi nulla del nostro paese e della nostra cultura, ma “sentono il legame”. Poetico, ma alquanto illusorio, direi. A volte anche un po’ patetico.
x VOX
“Anche noi italiani, in realtà, guardiamo con una certa commiserazione quegli italo-americani che storpiano la nostra lingua o non la parlano nemmeno,..”
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Signora maestra, gli Italiani arrivati in America non parlavano l’Italiano, ma dialetti misti dei vari paeselli e campagne.
Percio’ gli Italo-Americani hanno imparato dai loro posteri.
La maggioranza erano analfabeta o semi analfabeta, compresi i famigliari di mio marito, venuti negli US tra il 1910 e 1920.
A me fanno ridere di piu’ gli Italiani di oggi che cercano di parlare in inglese come scritto…
Quando io sono venuta negli US ero una bestia rara, non capivo gli italiani e loro non capivano me.
Io parlavo l’Italiano, per loro e per tutti i loro compari e comari era una lingua straniera.
‘Notte,
Anita
x VOX
E si’, i due Bush, Nixon e Reagan non andavano bene perche’ repubblicani.
Ma Jimmy Carter, il peggiore dei nostri Presidenti, aveva il favore degli Irlandesi perche democratico?
Qui ci vorrebbe una risata di Uroburo….
Anita
James Buchanan- **County Tyrone**
x Anita
in effetti la sovrana pieta’ di Vox per gli italo-americani fa davvero sorridere. Come pure il suo distinguere tra irlandesi americani ‘veri’ e quelli di origine ‘colonialista’ inglese! questa proprio non l’avevo mai sentita, mi pare proprio da consultorio.
Come se gli irlandesi del passato, come del resto gli italiani, non fossero tutti emigrati in massa in US semplicemente perche’ morivano di fame…
Peter
Caro/a Vox,
Dimmi come hai fatto a acquisire questa sapienza su cosa vedono bene gli irlandesi? Hai fatto qualche sondaggio? O forse e’ solo un prodotto dei quattro gatti di amici che hai in Irlanda? Forse li confondi con i quattro napoletani emigrati in Russia?
x Vox
guardi cara (o caro) che io colonialista non sono mai stato, semmai la parte d’Italia da cui vengo (ed anche la sua, a quanto sembra) e’ stata una colonia…
Sa benissimo che quello che ho detto sull’Irlanda e’ vero, per quanto la irriti. Dare la colpa ad altri per tutte le manchevolezze e gli shortcomings di un paese o una regione e’ un piagnisteo ricorrente. Lo fa lei con la verde Irlanda, Sylvi col Friuli, i leghisti con Roma ed i terroni, etc. Forse dovremmo farlo noi meridionali, ma se nota io difendo il Sud senza incolpare gli altri piu’ che tanto, anche se di fatto siamo sempre stati una colonia interna. Tuttavia anche li’ e’ innegabile che per molti meridionali un progresso vi sia stato. Francamente, sono contento che il regno delle Due Sicilie spari’, anche se…
Senza difendere i colonialismi, mi pareva di essere chiaro, ho soltanto detto che non si puo’ riscrivere la storia. A colonizzare la Britannia furono prima i romani, poi molti altri, tra i quali i sassoni ed i normanni. Il bilancio a posteriori non puo’ essere negativo, o solo negativo. E cosi’ per l’Irlanda dopo.
Le sue favole sull’eta’ dell’oro dei clans irlandesi del Medio Evo le riservi ai bambini, la prego.
Dicevo, contadini e pecorai da soli non hanno mai fatto molta strada, infattti in eta’ moderna scappavano a gambe levate appena potevano, attratti dalle societa’ industriali. Ovviamente, restavano fierissimi e nobilissimi come dice lei.
saluti
Peter
x Vox
la Cina non e’ mai stata esattamente una colonia britannica, salvo qualche frazione come Hong Kong, che sarebbe rimasta volentieri indipendente dalla Cina, persino con GB!
Dell’India ho gia’ parlato. Non ho mai detto che sia debitrice agli inglesi, ma e’ innegabile che senza il passato Raj, l’India non esisterebbe come nazione unita. Con un suo governo, sistema democratico, ceto borghese che soppianta le ataviche caste, etc. Le basta, signor(a) No?
Peter
Caro Nicotri avevo scritto una replica a Sylvi a proposito del finanziamento alle scuole private che non e’ passato.
Come al solito scrivo di getto e la replica non l’ho salvata.
I punti erano comunque questi:
per capire chi e’ lucia gaito basta una ricerca in internet
la costituzione italiana non prevede alcun aiuto pubblico, pur consentendone la presenza, alle scuole private
il numero di otto allievi e’ il numero minimo richiesto dalla legge di berlusconi per le scuole private (mentre le pubbliche si chiudono se non si arriva a venticinque trenta alunni per classe o i professori si defenestrano
in percentuale i soldi dati al privato sono piu’ di quelli dati al pubblico per singolo studente
questo e’ altro sono stati al centro di un accesissimo dibattito quanto maria stella gelmini ha “riformato” la scuola.
cordiali saluti
La serva e’ ladra, la padrona e’ cleptomane.
C’è qualcosa di peggio dello spettacolo dell’ex provveditore alle Opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis tradotto in manette con altri quattro detenuti al Tribunale del Riesame? Sì, c’è. Sono i commenti dei cosiddetti “garantisti”, che tradiscono un orribile razzismo sociale, perlopiù inconscio: quello che porta lorsignori a scandalizzarsi e a gridare, col pilota automatico, alla “gogna mediatica” solo quando vedono in manette un ricco, un potente, un politico, un imprenditore, insomma un “galantuomo”. Quindi, un intoccabile per definizione perché – diceva Trilussa – “la serva è ladra, la padrona è cleptomane”.
A queste scene gli americani sono abituati: nessuno due anni fa si scandalizzò quando l’Fbi fece irruzione nel tempio del capitalismo mondiale, Wall Street, e ne uscì con alcune decine di top manager arrestati per lo scandalo dei mutui subprime che aveva messo in ginocchio l’economia nazionale e internazionale: incolonnati in fila indiana, i polsi legati da laccetti in acciaio, quei signori impomatati nei loro doppipetti pregiati percorsero un lungo tratto di strada prima di essere tradotti dove meritavano di stare: in galera. Un paese scioccato alla vista dei manager delle banche e della finanziarie fallite che uscivano dai loro sontuosi uffici con gli scatoloni pieni di effetti personali, si riscattò con quell’altra scena che testimoniava una capacità di reazione e di riscatto, ma soprattutto di fare pulizia anche ai piani più alti del potere. Quelli dove chi delinque fa più danni di un criminale da strada. Questa è la “tolleranza zero” all’americana.
Poi c’è quella all’italiana, una cosa ignobile, che perseguita il drogato, l’immigrato clandestino e il taroccatore di cd (le nostre carceri pullulano di queste temibilissime categorie delinquenziali), ma salta su col ditino alzato ogni qualvolta in manette finisce un colletto bianco che, da solo, fa più danni di centinaia di drogati, immigrati e taroccatori di cd. Nessuno naturalmente vuole sostenere che quella di De Santis (e degli altri quattro: due presunti spacciatori, un presunto ladro, un presunto rapinatore) in manette sia una bella scena. La custodia cautelare prevede che, se necessario per evitare fughe, nuovi reati o probabilissimi inquinamenti delle prove, l’indagato venga privato della libertà prima del giudizio; non che venga pure esibito in manette. E infatti dal 1999 la legge vieta di fotografare o videoriprendere persone ammanettate: se il Tg2, con la scusa paracula di “denunciare lo scandalo” (ma quale?), non avesse trasmesso la scena, vi avrebbero assistito i 3-4 passanti che transitavano dinanzi al Tribunale di Firenze. Non sarebbe cambiato molto, intendiamoci: tutti sanno che De Santis è stato arrestato quattro mesi fa, vederlo o saperlo in manette ha aggiunto granché.
E comunque, nella traduzione di detenuti ammanettati in tribunale, non c’è alcuno “scandalo”: è la prassi che si ripete ogni mattina in ogni tribunale per migliaia di detenuti, senza che saltino su il Garante, il Battista, il Mèchato, il Foglio e altri garantisti a targhe alterne (chissà dov’erano due anni fa quando tre rumeni, poi risultati innocenti, furono sbattuti in tv e in prima pagina mentre la polizia di Roma li prendeva per i capelli e li ficcava in una volante e il questore li dipingeva come i mostri dello stupro alla Caffarella). Se i detenuti da trasportare sono più d’uno, le manette sono obbligatorie per legge: come spiega il direttore del carcere, “per le carenze di personale le traduzioni sono sempre collettive”, dunque in vinculis. Non per sete di “gogna”, ma per evitare che qualcuno fugga o si faccia del male. Questa prassi non piace?
I parlamentari, così solerti quando devono farsi gli affari propri, impongano per decreto la traduzione dei detenuti in assoluta scioltezza e libertà. Si potrebbe perfino mandarli soli dal carcere in tribunale, in autobus o in taxi, con la raccomandazione di rientrare in cella entro e non oltre le 20. Altrimenti, a letto senza cena.
Da il Fatto Quotidiano del 16 giugno
Le pieghe nascoste del bavaglio
Tra i commi della legge anti intercettazioni sono molti gli escamotage e gli inganni per favorire i potenti
Ciò che indigna è la palese malafede degli argomenti alla base del ddl intercettazioni e l’intimidazione di cui il provvedimento è permeato. Andiamo con ordine, anzi secondo gli ordini, impartiti dalle nuove norme a pm, giornalisti e forze di polizia.
La scelta del Pm. Un complesso di previsioni normative che consentirà, non a tutti, ma a chi ha il potere di “usare” i mezzi di comunicazione, di “scegliersi” un pm più “morbido”. Nulla a che vedere, contrariamente a ciò che viene detto, con il divieto del pm di parlare dei procedimenti e delle indagini in corso – la norma esiste già e rimette al solo procuratore capo di comunicare con la stampa. Il nuovo ordine è di non parlare tout court, con un ulteriore avvertimento: state attenti a quel che fate perché una fuga di notizie si può anche inventare e se accade il pm verrà iscritto nel registro degli indagati e il suo capo dovrà sostituirlo nella trattazione del procedimento, e se non lo farà lui, dovrà farlo il procuratore generale. Il pm dovrà fare molta attenzione anche a chi avrà al suo fianco: se esce una notizia su intercettazioni ancora segrete, non soltanto sarà immediatamente sostituito nelle indagini, ma rischierà di essere sospeso dal servizio, di finire imputato e in caso di condanna di perdere lo stipendio. Stessa attenzione dovrà averla nella custodia delle intercettazioni che gli verranno consegnate trascritte perché se un foglio di carta resterà nella fotocopiatrice e finirà sulla stampa la colpa sarà sempre sua, in vigilando, dicevano i latini. Poco importa se spesso il pm lavora di pomeriggio senza assistente, se mancano gli armadi blindati.
Intercettazioni “sul sicuro”. Altro perentorio consiglio: non intercettare a meno che non si tratti di poveretti, spacciatori o di criminali organizzati a patto di sapere già che sono organizzati altrimenti per intercettarli occorrerà dimostrarlo e per dimostrarlo bisognerà chiedere proroghe ogni tre giorni. “In Italia vengono intercettate 3 milioni di persone” afferma sapendo di mentire il sottosegretario alla Giustizia, Casellati. Mentre vi sono 3 milioni di persone che telefonano a persone che sono intercettate. Infatti se vengono intercettate 10 persone e ognuna di queste, a sua volta, telefona a 300 persone in un mese vengono ascoltate 3 mila telefonate ma questo non vuol dire che sono state messe sotto intercettazione 3 mila persone. Ancora. Si potranno intercettare solo le utenze intestate all’indagato, o a queste con certezza in uso. Ognuno di noi è probabilmente intestatario di più di una scheda telefonica e quando le abbiamo acquistate abbiamo presentato un documento di identità rimasto in copia al negoziante. Bene, i killer gli spacciatori ecc… che arrivano a usare anche 10 schede al giorno, in cambio di 100 euro a un dealer poco corretto, acquistano quella di un altro. Questo fa sì che la scheda in uso dal delinquente risulti intestata a Mario Rossi e come si fa a capire chi intercettare senza acquisire i tabulati o senza avere elementi che derivano da altre intercettazioni? E qualora un delinquente telefonasse con un’utenza fittiziamente intestata ad un parlamentare magari per truccare una gara d’appalto, scattano anche per lui le immunità previste per i parlamentari e dunque bisognerà chiedere subito l’autorizzazione rivelando così l’esistenza dell’indagine anche al delinquente.
Vaticano protetto. Ma il massimo della illogicità e del servilismo il ddl lo tocca nei confronti del Vaticano. Se è indagato o imputato un vescovo diocesano, prelato territoriale, un ordinario di luogo equiparato a un vescovo diocesano, abate di un’abbazia territoriale o sacerdote che, durante la vacanza della sede svolge l’ufficio di amministratore della diocesi – il pm deve inviare l’informazione al cardinale Segretario di Stato. Premesso che i sacerdoti sono, nella maggior parte, cittadini italiani e non del Vaticano, è come se indagando su un funzionario straniero che si trova in Italia per ragioni di lavoro, il Pm dovesse prendere direttamente contatti con il ministro degli Esteri di un altro paese tipo informare Hillary Clinton che un americano ha investito il signor x mentre era ubriaco.
Notizie proibite. La malafede degli elementi addotti a sostegno delle norme più liberticide mai scritte nella storia della Repubblica emerge da un’altra serie di intimidazioni contro l’esercizio del diritto dovere dei giornalisti di informare. Rischiano il carcere non soltanto i giornalisti che pubblicano atti o notizie su una indagine ancora coperta da segreto istruttorio ma anche l’editore che autorizza il direttore a pubblicare una notizia ritenuta di vitale importanza per la nazione oltre ad incorrere in sanzioni pecuniarie di tale entità da trasformarli in un paio di mesi in coltivatori diretti del Maghreb. Reato che, guarda caso, consente le intercettazioni e prevede una pena a sei anni di reclusione, più alta persino che per il reato di corruzione, 5 anni. Inoltre il giornalista che interrogato non rivela la fonte dell’informazione come gli impone il suo ordine professionale o perché il suo editore gli ha chiesto di fare resistenza civile, rischia una condanna pesante come il suo editore a cui si aggiunge una pena pecuniaria per induzione a non rendere dichiarazioni. Abbiamo smesso da tempo di essere un paese serio, ma di questa legge non si riesce proprio a ridere.
Da il Fatto Quotidiano del 16 giugno
Tu lavorerai con dolore
Marchionne e Tremonti, con l’imposizione del “modello Pomigliano”, vogliono dimostrare a tutti i costi (costi pesantissimi, per gli operai) che aveva ragione il vecchio Marx a sostenere che il sistema capitalistico, per massimizzare il profitto, tende a precipitare il salario del lavoratore al minimo necessario per la mera riproduzione fisica della forza-lavoro. Per dirla in soldoni, a salari di fame. Qualche operaio, che pure si appresta a subire il diktat di Marchionne, ha detto che saranno condizioni di lavoro “da schiavi”.
Si sbaglia, ma solo perché in Italia ci sono le condizioni di lavoro-schiavitù di Rosarno. Verso le quali tenderanno comunque le condizioni di tutti i lavoratori salariati, se verrà interiorizzata – come sempre più avviene anche presso coloro che ne sono vittime – la “sovranità della globalizzazione”. La cui logica è semplice: i capitali, nel senso finanziario e degli impianti, possono spostarsi liberamente, e così anche la forza-lavoro necessaria, ma senza portarsi dietro i diritti e le conquiste, salariali e non, che i lavoratori hanno ottenuto in un paio di secoli di lotte. In questo modo è lapalissiano che le condizioni dell’operaio italiano si avvicineranno progressivamente, e con ritmi che diventano sempre più rapidi, a quelle dell’operaio di Shanghai o bene che vada di Bucarest, visto che il padrone altrimenti trasloca l’intera produzione nei paesi dove il salario è letteralmente da “fame” e i diritti sindacali un miraggio.
Se la “profezia” di Marx risultò clamorosamente sbagliata fu infatti solo perché le lotte dei lavoratori, e dell’opinione pubblica che le appoggiò, portò i governi a imporre camicie di forza al “capitale” e al grado di plusvalore che potesse essere spremuto lecitamente dalla forza lavoro. Le otto ore, per dire, la proibizione del lavoro minorile, e poi le condizioni igieniche, di sicurezza, la tutela dei sindacalisti, fino insomma allo “statuto dei lavoratori”. Il “modello Pomigliano” di tutto questo fa carta straccia (con gli straordinari ad libitum l’orario vero diventa di oltre nove ore giornaliere).
Ma passerà, se continuerà la “guerra tra poveri”, precari contro occupati, disoccupati contro precari, e tutti contro gli immigrati. Perché la ricchezza complessiva in Italia continua a crescere, seppure in modo rallentato, ma cresce a dismisura la sua distribuzione diseguale. Contro questa esplosione del privilegio dovrebbero unirsi le vittime della crisi, anziché ingrassarne i responsabili dividendosi.
Da il Fatto Quotidiano del 16 giugno
…e’ un piagnisteo ricorrente. Lo fa lei con la verde Irlanda, Sylvi col Friuli, i leghisti con Roma ed i terroni, etc. …Peter
mio caro Peter,
ma si rende conto di quel che dice??????????
Solo Berlusconi può farle concorrenza nel travisare e rivoltare platealmente la realtà delle cose!!!!
…difendo il Sud senza incolpare gli altri piu’ che tanto, anche se di fatto siamo sempre stati una colonia interna….Peter
Bravo! E’ riuscito a lasciarmi senza parole davanti a tanto spudorato rivoltamento, si rivoltante, della verità!
Guardi che il piagnisteo continuo del terrone, che così ha ottenuto sovvenzioni, su sovvenzioni statali e anche UE e quant’altro, non irrita solo il resto d’Italia ma anche gran parte d’Europa!
Sylvi
x Carlino
Nell’antispam il suo pezzo sparito non c’è, mi spiace. Prenda la precauzione di selezionare il testo del commento e di cliccare su Copia prima di inviarlo al blog. Così se sparisce lo può copincollare e mandarmelo via e-mail al mio recapito.
Buona giornata.
pino nicotri
caro Carlino,
a memoria, perchè non ho tempo ora, mi pare di ricordare che Otto sia il numero minimo della classe della scuola per l’infanzia per richiedere il riconoscomento di parità.
Invece dieci è il numero minimo per tutte le classi elementari pluriclasse e soltanto, che da noi non esistono più, altrove non so.
Alle medie il minimo è venti allievi in presenza di handicappati, altrimenti venticinque che possono a volte arrivare a trenta.
In Europa si può arrivare a quaranta.
Comunque la media italiana è di cr 15, in Francia 25!
Ma questi sono meri numeri che dicono molto poco del vero stato della Scuola italiana.
Uroburo, una volta tanto, nel post precedente di Nicotri, fa un ritratto veritiero dei problemi …
Aggiungo solo che non è la scuola privata che toglie a quella pubblica, ma la pletora di docenti impreparati e antiquati…
” messi lì nella vigna a far da pali…” e una classe politica, tutta, che non ha mai saputo rinnovare la Scuola it. con standars europei!
saluti
Sylvi
All’estero seguiamo la vostra situazione politica e non deve essere facile vivere nel paese del Signor Berlusconi che ormai sembra possedere tutto.
È una cosa assolutamente incomprensibile.
Herta Muller,
premio Nobel 2009 per la Letteratura,
15 giugno
Texas, giustiziato detenuto modello
dopo 32 anni nel braccio della morte
Giustiziato oggi David Powell, 59 anni, dopo aver trascorso 32 anni nel braccio della morte di una prigione del Texas.
Era divenuto un detenuto modello.
E’ tornato Carlo Marx
Non si illudano politici e alcuni industriali: la crisi è sistemica, e se non viene risolta da entrambi i fattori dell’equazione produttiva: capitale e lavoro, tra dieci anni il nostro capitalismo potrebbe non esistere più. I destini degli industriali e degli operai occidentali sono tornati a incrociarsi.
Per vent’anni la formula della globalizzazione è stata: taglio dei tassi d’interesse e delocalizzazione, un’equazione che ha evitato al capitalismo, quello vero, non il suo avatar finanziario, di confrontarsi con il suo nemico numero uno: la caduta tendenziale del saggio di profitto.
Marx ne parla a lungo, di questo virus che si rafforza con il dilagare della produzione meccanizzata.
Meno lavoro umano si utilizza nella produzione, meno sostanzioso sarà il profitto; l’uomo e la sua intelligenza hanno un valore aggiunto superiore alla macchina.
Gli asiatici lo sanno bene, noi ce ne siamo dimenticati.
La Honda e la Foxconn si piegano ai voleri degli operai cinesi invece che rimpiazzarli con nuove tecnologie o delocalizzare la produzione in Vietnam perché il valore aggiunto della manodopera cinese è ancora imbattibile.
Per produrre autovetture ed ipod di prima qualità ci vuole, per dirla alla Adam Smith, la mano “magica” dell’operaio specializzato.
ERDOGAN E QUESTIONE PALESTINESE
da un articolo di Sami Moubayed
Titolo originale: “Turkey’s Erdogan: Never a ‘yes’ man”
[…] Quando era un giovane venditore ambulante di torte, meloni e limonate nelle strade di Istanbul durante le vacanze estive, [Erdogan] non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventato premier[…] risvegliando simpatie filo-turche che erano state sopite dalla caduta dell’Impero Ottomano, ormai novantadue anni fa.
Ad aprile, la rivista Time lo ha collocato, per la seconda volta, tra le cento persone più influenti al mondo. Prestando attenzione all’intera carriera di Erdogan, risulta evidente che abbia lavorato duramente, ma è probabile che abbia guadagnato la sua popolarità nel mondo arabo e musulmano in modo fortuito.
Il primo marzo 2003, due settimane prima che Erdogan si insediasse come primo ministro, Ankara, guidata dal suo partito AKP, pose il veto su una proposta che autorizzava gli USA ad utilizzare il territorio turco per aprire da nord un secondo fronte con l’Iraq, per rovesciare Saddam Hussein. Questo gli permise di iniziare a conquistare consensi tra arabi e musulmani in genere. Due anni dopo, nel marzo del 2005, l’allora segretario della Difesa statunitense Donald Rumsfeld affidò un amaro sfogo alla Fox News: “Ovviamente se avessimo potuto far entrare la 4 divisione di fanteria da nord, attraverso la Turchia, saremmo riusciti a neutralizzare e catturare parti più consistenti del regime Ba’athista di Saddam Hussein. Se la Turchia avesse cooperato maggiormente, la resistenza (in Iraq) oggi sarebbe minore”.
La frustrazione di Rumsfeld, al di là delle sue intenzioni, contribuì ad appuntare al petto di Erdogan un’altra medaglia d’onore agli occhi di milioni di arabi. Lo stesso anno, Erdogan, rifiutò di accettare i diktat statunitensi, rafforzando le relazioni con la Siria in un periodo in cui i rapporti con Damasco e l’amministrazione Bush si stavano inacidendo, e divenne un ospite fisso nella capitale siriana.
Erdogan disobbedì nuovamente agli Stati Uniti ricevendo Khalid Meshaal, il capo dell’ufficio politico di Hamas, dopo che il movimento palestinese emerse vittorioso dalle elezioni del 2005. Inoltre rifiutò un invito da parte dell’ex primo ministro Ariel Sharon a visitare Israele, attirandosi nuovamente le ire americane, e non incontrò Ehud Olmert quando costui visitò la Turchia nel luglio 2004 in qualità di ministro del Lavoro e del Turismo.
Erdogan prese posizione per i palestinesi durante la guerra di Gaza del 2008, accusando Israele di commettere crimini di guerra. Rivolgendosi a Shimon Peres nel corso del Forum Economico Mondiale di Davos a gennaio 2009 disse al presidente israeliano: “Presidente Peres, lei è vecchio e nella sua voce echeggia una coscienza sporca. Quando si tratta di uccidere, lei sa benissimo come uccidere. So fin troppo bene come voi colpite e uccidete bambini lungo le spiagge”. Questa singola frase lo proiettò di colpo nell’olimpo della fama nel mondo arabo e musulmano, e nelle maggiori capitali dei paesi arabi iniziarono a spuntare sue foto. Ma la sua sfuriata in Svizzera è nulla in confronto alle parole rabbiose della settimana scorsa, dopo che l’esercito israeliano (IDF) ha attaccato la Freedom Flotilla al largo delle coste di Gaza, uccidendo nove cittadini turchi a bordo della nave turca Mavi Marmara.
Il mondo arabo è insorto in difesa del primo ministro turco, che ha ritirato con acrimonia il proprio ambasciatore in Israele, facendo sì che la propria bandiera fosse sventolata dai manifestanti delle imponenti proteste che hanno attraversato le vie di Damasco, Baghdad, Beirut e Il Cairo.
“L’amicizia della Turchia è forte, ma che tutti sappiano che anche la nostra ostilità è forte”. Ha detto Erdogan di fronte al parlamento turco. “La comunità internazionale deve dire a Israele che la misura è colma! La traversata della Freedom Flottilla è legale; l’aggressione di Israele contro la flottiglia è un’aggressione all’ONU. Israele deve pagare il prezzo per quanto compiuto…Israele non può sciacquarsi le mani del crimine che ha perpetrato nel Mediterraneo. Un paese che sfida la rabbia del mondo intero non potrà mai conquistare la propria sicurezza; Israele sta disperdendo ad uno ad uno i tasselli della pace”. Ha poi aggiunto: “Israele non dovrebbe guardare nessuno al mondo prima di aver chiesto scusa ed essere stato punito per i suoi crimini. Ne abbiamo abbastanza delle menzogne di Israele. Le azioni del governo israeliano danneggiano il loro stesso paese prima degli altri” […]
http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/LF10Ak03.html
ISRAELE “ALLENTA” IL BLOCCO DI GAZA
Troppo poco. Lo deve togliere. Ed è illegale che continui a bloccare le acque territoriali di Gaza, come se fossero le sue. Sarebbe anche ora che fermi e ritiri i coloni entro (almeno) i confini del 1967. Finchè questo non accade, le pressioni devono continuare con intensità. Solo allora si aprirà un barlume di speranza per la Palestina. E perfino per Israele.
Ma il canagliume schifoso tifoso dei carriarmati israeliani porterà Israele nella fossa, purtroppo. E non solo Israele.
Shalom
RAPPORTO CIA PREDICE SORTE ISRAELE
Uno studio condotto dall Compagniadellazia pone dubbi sulla continuazione dello stato israeliano (ovvero del suo aspetto attuale) oltre i 20 anni. La soluzione due popoli – uno stato è il modello migliore secondo i principi della democrazia, per una pace durevole e sostenibile.
Il rapporto predice anche che i palestinesi torneranno nei territori dai quali sono stati mandati via nel 1948 e 67 e che, di conseguenza, circa 2 milioni di ebrei israeliani (circa un terzo dell’attuale popolazione) emigreranno negli USA.
http://arabnews.com/middleeast/article67325.ece
CIA report: Israel will fall in 20 years
A study conducted by the Central Intelligence Agency (CIA) has cast doubt over Israel’s survival beyond the next 20 years.
The CIA report predicts “an inexorable movement away from a two-state to a one-state solution, as the most viable model based on democratic principles of full equality that sheds the looming spectre of colonial apartheid while allowing for the return of the 1947/1948 and 1967 refugees. The latter being the precondition for sustainable peace in the region.”
The study, which has been made available only to a certain number of individuals, further forecasts the return of all Palestinian refugees to the occupied territories, and the exodus of two million Israelis — who would move to the US in the next 15 years.
BOICOTTAGGIO A SAN FRANCISCO
POSTER
http://windowintopalestine.blogspot.com/2010/06/in-san-francisco-there-is-new-round-of.html
The BP Gulf Oil Disaster: New Facts Diabolical
Wednesday, June 16, 2010
The BP Gulf Oil Disaster: New Facts Diabolical
OIL GATE NEW FACTS DISCOVERED…
… That the current oil spill could be stopped within 72 hours under an executive order from the White House to the US Navy, at any time.
Who will broker all the cap-and-trade certificates to keep American companies in legal compliance ~ why the Chicago Climate Exchange (CCX), of course.
And who will ultimately pay all the costs ~ US consumers and taxpayers as higher prices are passed along.
And who are the major stockholders who stand to transition from stockholder losers to massive windfall winners as CCX stockholders, or those who own stocks in other companies that own CCX stocks?
• Barack and Michelle Obama
• Al Gore (Generation Investment Management)
http://northerntruthseeker.blogspot.com/2010/06/bp-gulf-oil-disaster-new-facts.html
PULIZIA ETNICA IN ATTO IN KIRGHISIA
http://www.informationclearinghouse.info/article25739.htm
The images coming out of Osh, a culturally diverse Silk Road city in the Ferghana Valley that recently celebrated its 5000th anniversary, are reminiscent of the collapse of Yugoslavia. Ethnic Kyrgyz, resentful over the recent ouster of President Kurmanbek Bakiyev and angry about an economy that always seems to get worse, have murdered hundreds of ethnic Uzbeks because they support the new interim government. Kyrgyz rioters burned Uzbek-owned homes and businesses, prompting tens of thousands of Uzbeks to flee across the border into Uzbekistan. Buildings spray-painted with the word “Kyrgyz” were spared.
Even by the never-a-dull-moment standards of Central Asia, this is worrisome. When feuding neighbors like Kazakhstan and Uzbekistan have a dispute, they bring in Kyrgyz mediators due to their reputation for wisdom and levelheadedness.
U.S. news consumers following the Kyrgyz crisis are repeatedly reminded about America’s airbase near the capital of Bishkek, used to supply NATO forces occupying Afghanistan. The base, they say, is what we should care about. As for the recent violence, U.S. state-controlled media implies, this is more of the same in a region where tribes are constantly at one another’s throats. “In 1990,” reminded the Associated Press, “hundreds of people were killed in a violent land dispute between Kyrgyz and Uzbeks in Osh, and only the quick deployment of Soviet troops quelled the fighting.”
But the base isn’t why Kyrgyzstan really matters. The big effect is that the events in Osh mark the beginning of a new surge of anti-Americanism with long-term repercussions.
Sadly the voices of the most reliable experts on Central Asia, people like Ahmed Rashid and Martha Louise Alcott, are missing from an Ameri-centric narrative cut-and-pasted from wire service stories and neoconservative commentators.
True, Osh can be a tense place. In August 2000 my drivers were detained by Kyrgyz cops on suspicion of being Tajik. Hours later, I was forced to flee when hundreds of guerillas of the Islamic Movement of Uzbekistan, a radical Islamic group allied with the Taliban and based in Tajikistan, swarmed into the city.
Nevertheless, the conventional wisdom is wrong. This latest outbreak of violence represents something new. First, it’s worse: bigger and more widespread. Second, as most Central Asians know, it’s delayed fallout from George W. Bush’s misadventures in regime change.
Bush’s military-CIA complex had more than Iraq and Afghanistan on its collective mind. Over the course of six years, they toppled or attempted to overthrow the governments of Venezuela, [Honduras], Haiti, Belarus, Georgia, Ukraine–and, yes, Kyrgyzstan.
In March 2005 a CIA-backed (and in some cases -trained) mob of conservative Muslim young men from Osh drove up to Bishkek and stormed the presidential palace. President Askar Akayev, a former physicist who had been the only democratically-elected president in the former Soviet republics of Central Asia, fled into exile in Russia.
Akayev’s real mistake was crossing Bush. After 9/11 the U.S. demanded an airbase at Manas airport, paying nominal rent. Reconsidering after the fact, the Kyrgyz government demanded more money: $10 million a year, quite a chunk of change in a country with an average salary of $25 a month.
Bakiyev, the Osh-based leader who replaced Akayev, was supposed to be more accommodating. Instead, he threatened to kick out the Americans unless they raised the rent again. Which they did, from $17 million to $63 million.
And now he’s in exile too.
Just two weeks ago, on June 2nd, Obama’s Air Force was again at odds with the Kyrgyz over money–this time over jet fuel prices. The post-Bakiyev interim government of Acting Prime Minister Roza Otunbayeva wants to close the base-but, as the residents of Okinawa can attest, the U.S. military is harder to get rid of than crabgrass.
Under Akayev, people were poor but the country enjoyed relative stability.
Since then there has been political disintegration, with southern provinces turned into de facto fiefdoms run by brutal for-profit warlords. Neither Bakiyev nor Otunbayeva, both brought to power by mobs, has enjoyed legitimacy or full acceptance. This is the real story: political and economic chaos masquerading as ethnic cleansing.
x Sylvi
signora, non pretendera’ mica che spieghi la questione meridionale ad una leghista (di fatto o in pectore, veda lei), e soprattutto che questa sia in grado di recepirla?
Continui pure con le sue vetuste assurdita’ su invasioni italiche del suo beneamato Friuli, furti slavi, reduci, danni di guerra, Roma ladrona, meridionali invasori, etc etc. E Vox coi suoi piagnistei sulla fulgida Irlanda, e le sue meravigliosi e progressive sorti stroncate diabolicamente dai cattivoni anglosassoni…dreaming on
saluti
Peter
Meno lavoro umano si utilizza nella produzione, meno sostanzioso sarà il profitto; l’uomo e la sua intelligenza hanno un valore aggiunto superiore alla macchina.
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Giusto. Però il minor lavoro umano, abbassando i costi, permette una maggiore diffusione del bene prodotto. Si guadagna sul numero del venduto non sull’unità venduta.
L’uomo deve imparare a sostituire il lavoro muscolare col lavoro mentale. Deve usare il cervello più dei muscoli, per intenderci. Quindi non facciamo dell’inutile pietismo sugli operai, destinati ad essere fatalmente sostituiti dalle macchine: sono dei soggetti lavorativi in via di estinzione. Serve gente altamente specializzata, ovvero una manodopera di tecnici, non di semplici manovali, tranne che per quei lavori specificamente e strettamente manuali, doce comunque il manovale deve essere retribuito quanto il tecnico. Il lavoro umano deve trasformarsi man mano ( e lo sta già facendo, pensiamo ai lavori che trent’anni fa non esistevano, come l’informatica) in lavoro intellettuale.
Post 38:
qualcosa in merito potrebbe aggiungerla Pino, che di recente è stato da quelle parti.
x marco tempesta
Lo avrei già fatto se l’emergenza nata con la nuova mattanza israeliana non mi avesse costretto a un rinvio.
Un saluto.
pino
COLONI IMMANUEL: RAZZISTI VERSO ALTRI EBREI
Gerusalemme paralizzata da protesta 20mila ebrei ultraortodossi in sostegno dei coloni hassidici che rifiutano di accogliere nelle scuole dell’insediamento di Immanuel (Cisgiordania) ragazze ebree sefardite.
Gerusalemme 17 giugno 2010, Nena News – Occupano le terre dei palestinesi in Cisgiordania e sono pure razzisti verso la propria gente. Oggi i coloni ebrei ultraortodossi di Immanuel, con il sostegno di 20mila «timorati», stanno paralizzando il centro di Gerusalemme e tenendo in stato di allerta 10mila poliziotti, perché si rifiutano di accogliere nelle loro scuole alcune ragazze ebree sefardite, originarie dell’Asia e del Nordafrica, come imposto da una sentenza della Corte suprema. Proteste sono previste anche a Beit Shemesh e Bnei Brak, centri abitati in prevalenza da ebrei ultraortodossi situati rispettivamente nei pressi di Gerusalemme e di Tel Aviv.
Protagonisti della protesta sono gli hassidici Slonim, di origine bielorussa. Su indicazione del rabbino-colono Shmuel Berezovsky, 43 coppie Slonim hanno scelto di andare in carcere per due settimane piuttosto che «piegarsi» alla sentenza di un tribunale (poi confermata dalla Corte Suprema) che nell’agosto scorso impose di integrare le ragazze sefardite nelle scuole. Per protesta contro la sentenza le famiglie Slonim ritirarono le loro figlie dalle scuole riscuotendo ampio sostegno tra i religiosi fondamentalisti.
Ieri invece centinaia di ebrei ultraortodossi avevano protestato a Giaffa contro la costruzione di un nuovo albergo su tombe antiche. A guidare la protesta è stato il rabbino Tuvia Weiss, leader degli Edah HaChareidis, un gruppo religioso estremista. Il rabbino ha anche scagliato una maledizione contro i responsabili del progetto edile. Nena News
L’attuale situazione dell’operaismo italiano è tale per cui produrre a costi italiani significa uscire dal mercato.
Uscire dal mercato significa che tra guadagnare poco e guadagnare niente, si guadagnerà niente.
Il mondo non è fatto solo di europei e l’Europa non è fatta solo di italiani.
Questo significa dover fare i conti in Europa con delle nazioni che offrono lavoro a minor costo degli italiani e nel mondo con nazioni che offrono lavoro a minor costo degli europei. La delocalizzazione è perdente nel breve termine ma vincente nel lungo termine, perchè il denaro passa da dove ce n’è di più a dove ce n’è di meno, come il liquido tra vasi comunicanti. Ciò comporta l’aumento della diffusione del potere d’acquisto a livello mondiale. L’aumento di diffusione del potere d’acquisto significa maggior quantità di beni prodotti. Maggior quantità di beni prodotti significa minor prezzo unitario a parità di utili. Per cui ne beneficiano tutti.
Mi si obietterà che chi non ne beneficerebbe sarebbe proprio il pianeta Terra, ma io ritengo che con le tecniche del riciclaggio, con la riduzione degli sprechi e con un sapiente sfruttamento del territorio, si potrà ottenere, come dicono a Bisceglie, la gallina con tutto l’uovo in culo.
Esiste una grande porzione di territorio deserto da poter coltivare e gli
israeliani, onore al merito, ci hanno insegnato che si può fare. Esiste la possibilità di desalinizzare e potabilizzare l’acqua usando l’energia solare e di acqua il pianeta Terra ne ha in superabbondanza. Esistono territori desertici adatti alla produzione di energia eliotermica in quantità sufficienti a soddisfare interi continenti. Il guaio è che la situazione politica, soggetta ai grandi potentati economici, non ha alcuna intenzione di mollare il petrolio e darsi in grande stile alla produzione dell’energia alternativa.
x Peter,
qua se c’è qualcosa di vetusto è proprio la questione meridionale, palla al piede di questa nazione e covo di inestirpabili delinquenti asociali.
Non avete rotto le scatole con i vostri piagnistei e con i vostri insulti soltanto a chi è stufo di mantenervi nella vostra ignavia, in Italia, ma anche a tutta Europa.
Venga a imparare un po’ di dignità dalle mie parti!
Agli altri bloggers meridionali dico solo che, come io non mi offendo ad essere definita leghista con relativi insulti, così loro non possono offendersi se non si riconoscono nel mio ritratto!
Sylvi
X Carlino,
ma come ti permetti di dire soltanto anche lontanamente che forse Marx , poteva ad avere un briciolo di ragione.
Solo pochi anni fa su questo stesso Blog saresti stato sbriciolato dalla “verve” di Alberto o (come cazzo si chiamava di Monaco) che esaltava i mercati finanziari e suoi guadagni lauti ,giocando in borsa dispensando consigli gratuiti a tutti.
Il “belluino ” mercatista”, poi sapeva citare a memoria una valanga di economisti delle più varie SQUOLE, dai marginalisti in poi, fino ai neo-liberisti.
Il” tappino” era talmente infervorato nella sua analisi degli errori del vecchio rincitrullito di Treviri, da non accorgersi nemmeno di confondere, come il più banale degli scolaretti il Plusvalore con il Sovrappiù, come alla prima elementare.
Oggi l’Alberto il Monaco è ricercato in quanto scomparso dal Blog dai tempi di Mach and Freddy, coppia comica delle pensioni USA.
Faremo un appello a chi A CHI L’Ha Visto per notizie!
Tra di noi è rimasto l’immarcescibile illustre Poppy, ma non è dello stesso livello di comicità …Lui è soltanto una parodia del libero Mercato….!!
Nel frattempo marco tempesta sta riscrivendo parti intere del Capitale, senza accorgersi che già è stato scritto.
Così come Tremonti , pare ex-sinistro Trockijista in gioventù.
Ci manca solo più Lenin, ma pare che abbiano tutti paura a nominarlo!
EH , Eh!!
cc
GIDEON LEVY METTE IN RIGA IL QUERULO BERNARD-HENRI LEVY, L’IDOLO DELLA FIAMMA NIERENSTEIN
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Dear Bernard-Henri Levy, unfortunately we don’t know each other. We met for a moment in Gori’s smoking rubble in the midst of the war in Georgia. You came on a brief visit and as usual attracted attention, as you did in other conflict zones you visited.
I deeply admire prominent intellectuals like yourself, who make a point of visiting the killing fields and speaking out. Your attempt to protect Israel, as demonstrated by your article in Haaretz on Tuesday (“It’s time to stop demonizing Israel”), pleased many Israelis, who were yearning for a good word about their country, a very rare commodity these days.
I won’t spoil their pleasure. But in the name of your call to end the disinformation, I wish to draw your attention to information that may have slipped your memory.
One may hazard a guess that in your younger days you would have joined the flotilla. A blockade of more than four years on 1.5 million people in those days would have awakened a moral urge driving you to join the protest. But today, as far as you and most Israelis are concerned, there is no blockade on Gaza.
Talking about it in your view is “disinformation.”
By the way, since you were here already, why didn’t you pop into Gaza, as your friend Mario Vargas Llosa did, to see with your own eyes whether there’s a blockade? The doctors in Shifa Hospital, for example, would have told you about their dead due to the non-blockade.
True, nobody is dying of hunger. Yet the Gisha organization for freedom of movement released a report this week saying Israel today allows 97 items to be brought into Gaza, compared to 4,000 before the siege. Is that not a blockade?
A large Israeli supermarket holds 10,000-15,000 items; in Paris there are surely more. Yet Gaza is allowed 97. One would expect greater understanding for gastronomic needs from a refined bon vivant such as yourself, of all people.
You mention, as though you were the IDF spokesman, that Israel permits 100-125 trucks into Gaza a day. A hundred trucks for 1.5 million people ¬ is that not a “merciless siege” as the Liberation newspaper you castigated called it?
Eighty percent of Gaza’s residents subsist on aid; 90 percent of its factories are shut down or runing below capacity. Really, Bernard-Henri, isn’t that a blockade? Shouldn’t a great intellectual like you, of all people, be expected to know that people, including Gazans, need more than bread and water?
Let’s leave statistics alone, after all, philosophers don’t deal with numbers.
You write that Israel has been named as responsible for the blockade “ad
nauseum” and that this is a blockade – suddenly even you call it a blockade imposed by both Israel and Egypt.
Correct. Egypt’s participation is indeed outrageous and inexplicable, but
Egypt and Israel should not be judged in the same way. The occupation in Gaza is not over, it has merely moved, to the occupier’s convenience, but Israel is still responsible.
The legal currency in Gaza is the shekel, the population registration is carried out by Israel, which also monitors anyone entering the strip. Decades
of occupation have made Gaza dependent on Israel and Israel cannot shake it off merely by “disengaging.”
But let’s put the blockade aside, whether you deny or justify it. How can you ignore the context? There have been 43 years of occupation and despair for millions of people, some of whom may wish to become Bernard-Henri Levy, and not just pass their lives in a battle for survival.
What are the chances a young Palestinian will achieve something in his life?
Look at the pictures of the Gazans crowding the Rafah border pass yesterday and see their expressions.
Surely you’ve heard of freedom. You cannot blame the occupation on anyone but us, the Israelis. There are many excuses for it, but they don’t change the ultimate fact ¬ Israel is an occupier. This is the root of all evil and this is what you have concealed. Not a word about it.
Israel may have the right to prevent arms supplies from entering Gaza, but you don’t have the right to ignore what has turned Gaza into a desperate refugee region.
True, Bernard-Henri, the world demands more of Israel than of dictatorships. This is not the “confusion of an era,” as you put it, but a new (and just) era, in which the world demands Israel pay a price for its conduct as a democracy.
Demonization? Perhaps, but the way to fight that is by imposing a siege on its arsenal. Were it not for the blockade on Gaza, were it not for the occupation, there would be no cause for demonization. Was it too much to expect of you, once the voice of conscience, to understand that?
x Peter e per chi capisce l’inglese, basta un pochino.
(accento del sud)
Come to the USA… (parodia)
http://www.youtube.com/watch_popup?v=WgOHOHKBEqE
Anita
x VOX -#37-
Gli americani lo sanno benissimo, il motto della Casa Bianca di oggi e':
“Don’t let a good opportunity go to waste”, detto da Eric Holder ed in seguito da altri….
Ma sicuro, l’agenda del Presidente Obama e’ di far passare “CAP and TRADE”, anche i gatti lo sanno.
L’articolo e’ esageratissimo.
E’ vero che il Presidente ha rifiutato l’aiuto internazionale, sotto la scusa di una vecchia legge, che lui puo’ revocare secondo l’occasione.
NON e’ vero che Bobby Jindal e’ nella combutta…anzi tutt’altro.
Vero che da tutte le parti degli USA ci sono Stati che hanno mezzi per aiutare, anche se non del tutto, non utilizzati…e non richiesti.
IE: Il Maine ha migliaia di miglia di boom pronti…ma non richiesti.
Vero che Al Gore ha forti investimenti nella Green Industry, l’ho sempre scritto.
Vero che BP non era preparata, detto da loro stessi.
L’unica cosa e’ per certo e’ che la White House se l’ha presa con comodo prima di fare un passo.
I bei discorsi non convincono nessuno, e anche quelli sono venuti con 57 giorni di ritardo.
Anita
x Sylvi
imparare la dignita’ dalle parti sue? e quale di grazia? quella di eterni piagnoni che si dichiarano ‘stuprati’ dagli italiani nel 1866, trascinati in guerra contro i loro beneamati austriaci nel 1915, perdenti e vincitori ad un tempo nel 1945, trattati male dai russi cattivoni perche’ questi presero a male la loro invasione tedesco-italica del 1941, derelitti e spossessati dagli slavi nel Dopoguerra, visto che voi eravate perdenti come italiani (volendo anche perdenti come austriaci, sareste stati, bella mia cara), ma comunque sempre vincenti come giuliani-istriani-venessian del mar (e del cervel…).
Insomma, quando la smette con quest’operetta?
Come ‘padana’ poi (perche’ ovviamente i friulani sono anche quello, e che glielo vorremmo negare noi vili terroni???!!!), e’ d’amore d’accordo con le battute dei leghisti da bar sport riportate da CC, secondo i quali i meridionali si fregano i sussidi dell’EU destinati alle zone depresse. Traduzione: vi volete magnare voi anche quelli.
Vada a quel paese, vada, possibilmente con biglietto singolo
Peter