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Un silenzioso genocidio culturale e la sinistra che se ne frega

di Alexian Santino Spinelli (romanì, musicologo, musicista e direttore d’orchestra)

La cultura romanì (dei gruppi Rom, Sinti, Kale, Manouche e Romanichals), che in sei secoli di storia europea è riuscita a sopravvivere a ogni sorta di repressione e di folle persecuzione di re, sovrani, principi, papi, imperatori e perfino alla dittatura e allo sterminio nazifascista, sta morendo sotto la moderna democrazia. Un genocidio culturale silenzioso, ma sistematico. Non una sola politica in tutta Europa a reale sostegno della cultura romanì, in Italia non un solo euro istituzionale destinato alla valorizzazione e alla diffusione della cultura romanì.

Esistono solo iniziative private o isolate che arrestano momentaneamente un genocidio culturale all’orizzonte. La letteratura romani non arriva nel circuito librario e nel sistema industriale, la pittura e la scultura romani non arrivano nelle grandi gallerie artistiche, i film e i documentari dei Rom non arrivano nei circuiti televisivi e cinematografici nazionali, la musica romanì è sempre di nicchia, la lingua romanì non si insegna nelle scuole pubbliche e gli stessi bambini Rom non la parlano più in famiglia perdendo quotidianamente un numero importanti di vocaboli che rimpiazzano con i termini che ascoltano in televisione. I grandi eventi deputati alla valorizzazione e alla diffusione di questo enorme patrimonio in Italia non esistono.

Non una sola biblioteca nazionale romanì, ne un’editoria romanì rilevante, non una sola casa discografica romanì, non una sola compagnia teatrale romanì, non un solo museo destinato ai Rom e Sinti, non una sola rivista nazionale, nè un programma radiofonico o televisivo nazionale. Nulla di nulla dopo sei secoli di presenza in Italia. Nessun sostegno agli artisti Rom e Sinti che pur ci sono: pittori, scultori, cineasti, attori e attrici, scrittori e scrittrici, poeti e poetesse, danzatrici, musicisti e quant’altro. Aiuti e sostegno?

Praticamente nulla. Come può una cultura così invisibile riuscire a sopravvivere quando milioni di euro sono sperperati in nome e per conto di Rom e Sinti per creare assistenzialismo becero e campi nomadi segreganti che degradono quotidianamente la cultura romanì stessa? Come è possibile che nonostante Mafia Capitale abbia mostrato chiaramente gli interessi e gli intrallazzi di stampo criminale sulla pelle di Rom inermi che non sono nomadi per cultura e che non hanno bisogno dei campi nomadi degradanti nulla sia cambiato? Un’ immenso patrimonio culturale è stato fatto diventare un gigantesco e mediatico problema sociale. I finanziamenti ci sono (e se ci sono) solo per segregare e discriminare Rom e Sinti?

Ecco il polpettone avvelenato da far ingoiare all’opinione pubblica sempre più ignara e disinformata nei confronti dei Rom nonostante secoli di presenza sul territorio nazionale. Menzogne su menzogne e dividi et impera. Solo persecuzioni, segregazione e discriminazione per sei secoli ininterrottamente. Oggi si paga il conto e la cultura romanì rischia di scomparire proprio sotto una Repubblica Democratica ma che non ha minimamente cambiato l’atteggiamento ostile e repressivo delle politiche dei governi autoritari o assolutistici dei secoli passati nei confronti dei Rom.

Questa riflessione è essenziale per comprendere quanto lavoro c’è da fare per andare in direzione opposta e contraria. A dimostrazione che non è questione di partito o coalizioni politiche vi porto ad esempio il caso dell’associazione culturale Thèm Romanò nata nel 1989, la prima vera associazione di Rom e Sinti italiani, con vocazione prettamente culturale e non politica o sociale. Per ben 21 edizioni ha organizzato un grande festival di musica romani prima ed interculturale poi con selezionati gruppi musicali e personaggi famosi. Al festival si abbina un Concorso Artistico Internazionale “Amico Rom” a cui si può partecipare con ogni opera artistica riguardante il mondo romanò e aperto a tutti senza distinzione di etnia e in cinque lingue diverse.

Migliaia di lavori per un patrimonio culturale inestimabile. Il festival e il concorso sono sempre stati finanziati da un’amministrazione di centro – destra. In due anni l’ultima amministrazione di centro – sinistra di Lanciano ha distrutto tutto non finanziando gli eventi (5 mila euro- ultimo finanziamento solo 3.000 euro- a fronte di eventi di reale spessore artistico con un valore commerciale di circa 50.000 euro) che erano da considerarsi gli unici eventi davvero di “sinistra” in quanto si trattava di veicoli di integrazione e di interculturalità. Risultato: i fascisti di sinistra mediocri e ottusi sono i peggiori per i Rom e Sinti e il festival con il concorso spostati a Pescara in condizioni di sopravvivenza.

A livello nazionale la situazione è ancora peggio e l’impoverimento della lingua, della cultura e dell’arte romanì è evidente. Tutti coloro che si occupano dei Rom (o dei loro interessi sui Rom) fanno finta di non vedere. Le leggi razziali sono state abrogate nella legislazione ma non nella mente e nel cuore di tanti italiani compreso chi si considera di “Sinistra”.

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Il mio amico Santino Spinelli, al quale sono riuscito a far pubblicare da Baldini Castoldi quello che credo sia l’unico libro in lingua italiana di storia dei romanì, in questa sua denuncia ha dimenticato di citare il Porrajmos, detto anche Samudaripen, come viene indicato in lingua romanì il genocidio dei romanì perpetrato dai nazisti assieme a quello degli ebrei. Si calcola che siano stati massacrati nei campi di sterminio nazisti tra i 400 mila e gli 800 mila romanì: un genocidio percentualmente persino più grave di quello degli ebrei, universalmente noto come Shoà. Mentre però la Shoà tutti sanno cos’è stata e se ne parla pressocché in continuazione, nessuno sa o vuole sapere, neppure a sinistra, che è esistito anche lo sterminio dei romanì, il cui nome, Samudaripen o Porrajmos, è assolutamente ignoto a tutti, compresi i politici di sinistra. E’ stata creata la Giornata della Memoria per ricordare “gli ebrei e i cittadini italiani” massacrati dai nazifascisti, come se gli ebrei italiani non fossero italiani. Ma per i romanì nessuna Giornata della Memoria e nesuna memoria neppure con la emme minuscola. 

Inoltre, mentre la Shoà viene utilizzata continuamente per giustificare qualunque tipo di politica di Israele, compresi i massacri a Gaza e, soprattutto negli anni scorsi, le spaventose repressioni delle manifestazioni palestinesi anche se pacifiche, il Samudaripen non ha fatto nascere da parte italiana ed europeaneppure il semplice rispetto per il popolo romanì che ne è stato vittima. Un esempio per tutti: Walter Veltroni ha creato la Sinistra per Israele, fonte di amicizie potenti e perciò utili anche in campo elettorale, ma non si sognoerebbe mai di creare qualcosa che somigli alla Sinistra per i Romanì, ammesso e non concesso che sappia cosa sono i romanì e cosa sia il Samudaripen.

Siamo quindi in presenza del solito opportunistico essere forti con i deboli e deboli con i forti, e di un inammissibile uso di due pesi e due misure. Siamo di una ipocrisia davvero vergognosa.

Mentre Renzi salva la casta e ci farà morire democristiani, le politiche della FED rischiano il contagio delle crisi nei Paesi emergenti e l’Europa non sa che fare

1) – Stiamo morendo democristiani

di paolo bonetti

2) – Il miracolo di Renzi, il Nazareno: il Castellum (come salvare la Casta e suicidarsi)

di enzo marzo

3) – Crisi monetarie e finanziarie nelle economie emergenti. Che fa l’Europa?

di Mario Lettieri* Paolo Raimondi**

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1) – Fondazione Critica Liberale

Stiamo morendo democristiani

paolo bonetti

Ormai non è più il caso di chiedersi, come è capitato in passato molte altre volte, se moriremo democristiani. Questa morte non subitanea, ma lenta e sfibrante come tutto quello che porta l’imprinting della vecchia Dc, la stiamo già sperimentando nell’esasperante e inconcludente tira e molla fra Renzi e Letta. Che l’Italia stia lentamente morendo per l’incapacità di uscire da un malessere economico che si aggrava ogni giorno lo stanno constatando tutti, i semplici cittadini in primo luogo, ma anche le grandi organizzazioni sociali come la Cgil e la Confindustria che non riescono più a prendere sul serio le promesse del governo di “cambiare passo”. Ma questa agonia di un paese che proprio non ce la fa a reagire e a risollevarsi è accompagnata dai riti grotteschi della vecchia democristianeria, dalle astuzie paralitiche dei due maggiori esponenti del Pd che sembrano avere in testa una sola idea: qual è la tattica migliore per fregare il mio rivale? Quanti ricordi del tempo che fu in chi ha raggiunto una certa età, ma allora erano gli anni delle vacche grasse, il ciclo economico era positivo, le svalutazioni della lira a portata di mano, il costo del lavoro contenuto e non c’era la concorrenza dei paesi emergenti. In quei tempi anche il teatrino della politica democristiana poteva essere divertente, ma oggi è soltanto irritante e deprimente. Peggio ancora: mentre Renzi e Letta si fanno la loro guerra alla maniera di un De Mita e di un Forlani, Berlusconi ha rialzato la testa e si prepara, lui che era dato per morto, a una clamorosa ma sempre più probabile resurrezione. Magari non tornerà più, anche per le sue vicende giudiziarie, a fare il capo del governo, ma attorno a lui si sta nuovamente coagulando una maggioranza di partiti e partitini che vogliono dividersi la carcassa di un paese cloroformizzato dai nuovi democristiani.

http://www.criticaliberale.it/news/194190

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2) – Il miracolo di Renzi, il Nazareno: il Castellum (come salvare la Casta e suicidarsi)

enzo marzo

L’”incontro storico” è avvenuto nella stanza del segretario del Pd, nella sede del Nazareno. I giornali hanno riportato con dettagli il rito di questo abboccamento tra tre ex-democristiani e l’erede del peggiore craxismo. Alcuni accennano a un particolare che campeggia nella sala: una grande foto di Korda che rappresenta Guevara e Castro mentre giocano a golf. Nessuno però ha sottolineato l’enorme importanza di quell’immagine che più di ogni altra simboleggia il vecchio e il nuovo Pd: la retorica, il totalitarismo, la futilità. Continua a leggere

Uno strano terzetto: Matteo Renzi e i suoi consiglieri Yoram Gutgeld e Davide Rocca

Matteo Renzi sarà anche la carta vincente del Partito Democratico, ma sta dicendo qualche banalità di troppo. Giorni fa per esempio ha dichiarato: “Per me è più di sinistra pensare a chi non ha lavoro che discutere delle tutele più o meno corrette per chi invece il lavoro ce l’ha. So che non è la linea della Cgil e che parte del gruppo dirigente della Cgil mi detesta. Ma la penso così”. L’affermazione suona bene, ma è illogica di per sé per un paio di motivi.

Il primo motivo è che i sindacati si occupano giustamente degli occupati, cioè di chi ha un lavoro, oltre che dei cassintegrati e dei licenziati, cioè di chi il lavoro ce l’ha ma ne è temporaneamente sospeso e di chi il lavoro lo aveva ma non ce l’ha più. I sindacati non possono certo occuparsi dei disoccupati che un lavoro non l’hanno ancora avuto, altrimenti non sarebbero dei sindacati, bensì dei partiti o dei movimenti. E’ come dire che una banca deve preoccuparsi non solo e non soprattutto dei risparmi dei propri correntisti e di chi comunque vi ha depositato i propri quattrini, ma di chi con essa nulla ancora ha a che vedere.

Con un paragone che certo Matteo Renzi può capire al volo, è come dire che lui, sindaco di Firenze, debba occuparsi anche dei non fiorentini. Certo che può occuparsi anche dei non fiorentini, dai palermitani ai torinesi, ma cambiando mestiere: come parlamentare e non come sindaco. Per giunta, come parlamentare che, contrariamente al solito, non si limiti a curare il proprio orticello elettorale e gli interessi dei propri elettori. Continua a leggere

Quo usque tandem abutere, Berlusconi, patientia nostra?

Possiamo girarla come meglio ci aggrada, ma la realtà è una sola ed è anche molto chiara: in nessun Paese civile o perlomeno in nessuna democrazia europea e occidentale può accadere ciò che invece accade in Italia. E cioè che una singola persona – ripeto: una singola persona e non un partito e tanto meno una coalizione di partiti – metta in crisi un governo, un parlamento e un intero Paese di oltre 60 milioni di cittadini colandone a picco la Borsa e ingrossandone pericolosamente il già enorme debito pubblico. Per giunta, con il danno supplementare e ancora più grave di rischiare la morte dell’euro e della Comunità Europea, il che significherebbe guerre all’orizzonte prima ancora di quanto lascia intravedere il famoso “scontro di civiltà” verso il quale l’Europa e l’Occidente corrono con gioiosa incoscienza. Continua a leggere

E Renzi ha fatto plof

La notizia è che Matteo Renzi ha perso e perso male. Però ha dalla sua il merito di avere suscitato l’interesse alla politica di una buona fetta dei giovani che di tutto si interessano fuorché di politica. Speriamo solo che non restino talmente delusi da questa sconfitta da ripiombare nel loro ghetto giovanile avulso da partiti, elezioni, politica, istituzioni, parlamento, ecc. Sarebbe un danno grave, molto grave. Che si aggiunge a danni già notevoli che i giovani subiscono con il degrado della scuola, dell’Università, dell’educazione civica e personale provocata da decenni di blablablà e scosciamenti televisivi oltre che di iperboli modaiole, e infine  dalla grande difficoltà a trovare un lavoro degno di questo nome e di una vita tutta da vivere.

In tv, e non solo nel confronto con Pierluigi Bersani, Renzi è parso un po’ troppo enfatico, troppo verboso, pronto più alla battuta a effetto che all’esposizione di programmi e strategie per risolvere i problemi dell’Italia. In politica estera la sua tirata contro l’Iran, che pareva quasi l’anticamera di una dichiarazione di guerra se fosse diventato premier, è apparsa di una rozzezza sorprendente come pure il molto riduttivo accenno a Gaza. In  vista del ballottaggio Renzi è diventato anche un po’ troppo polemico, lamentoso, in affanno, con quel suo  innescare il vicolo cieco del sospetto su trucchi vari per impedire ai suoi supposti fans il voto al ballottaggio: il tipico comportamento di chi sente sul collo il fiato della sconfitta e comincia perciò a straparlare di complotti. Non ho capito perché al ballottaggio non poteva partecipare chi non aveva votato al primo turno, e non l’ho capito anche perché nei Paesi dove vige il ballottaggio – Italia compresa per sindaci, presidenti di provincie,  senato e corte costituzionale – vota chiunque voglia di votare anche se non lo ha fatto al primo turno. Continua a leggere

La salma di Enrico De Pedis è stata cremata e le ceneri disperse in mare. Si conclude così il vergognoso e incivile accanimento contro un morto

Il cadavere di Enrico De Pedis è stato cremato e le sue ceneri sono state disperse in mare. Questo l’epilogo voluto dalla vedova Carla De Pedis dopo più di 22 anni di sepoltura nella basilica di S. Apollinare e polemiche ricorrenti a partire già dal 1995.

Un fratello di De Pedis, Luciano, avrebbe preferito la sepoltura a fianco alla tomba della madre, ma ha prevalso la scelta della signora Carla, troppo provata da anni di accuse e polemiche di tutti i tipi.

Come  è noto, l’ultima polemica è nata sette anni fa con la ormai famosa telefonata anonima fatta a “Chi l’ha visto?” da un bugiardo, il quale assicurava che per trovare la soluzione del mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, sparita il 22 giugno del 1983, bastava controllare cosa ci fosse nella bara di De Pedis.

Il controllo è stato infine fatto, e non solo in quella bara: su ordine del nuovo procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, sono stati messi a soqquadro con i martelli pneumatici non solo il minuscolo vano che ospitava i resti di De Pedis, ma anche l’intera cripta sotterranea della basilica e l’annesso cimitero antico con i resti di almeno 600 persone. Continua a leggere

La magistratura si è arresa alle pretese di un programma tv basate per ben sette anni su una telefonata anonima rivelatasi ovviamente falsa. E alle pretese di un cittadino vaticano, Pietro Orlandi, che ha collezionato ormai almeno 17 vistose contraddizioni

[AGGIUNTA DEL 29 MAGGIO

Per chi volesse capirne qualcosa ed essere informato sul caso di Emanuela Orlandi che tante polemiche, accuse e balle colossali sta seminando soprattutto negli ultimi tempi. E’ il video su Youtube di una mia intervista a Tele Roma 56 (ricordiamo  che Federica Sciarelli di “Chi l’ha visto?” ha insabbiato la lunga intervista che mi fece fare nel 2005):

http://www.youtube.com/watch?v=rzv1fdvd6JE&feature=plcp ]

In nessun Paese civile sarebbe stato permesso che un programma televisivo, in questo caso “Chi l’ha visto?”, potesse montare una campagna scandalistica durata ben sette anni basandosi su una telefonata anonima, del settembre 2005,  supportata man mano da “supertestimoni”, prove e ricostruzioni fasulle. E in nessun Paese civile la magistratura si sarebbe arresa a una tale campagna fino a violare un intero cimitero antico posto, come costume non solo a Roma, nei sotterranei di una chiesa. “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare”, ha detto per telefono nel 2005 l’anonimo di “Chi l’ha visto?”. La magistratura è andata “a vedere  chi è sepolto nella cripta”, De Pedis ovviamente, ma “la soluzione del caso” non c’è. Quella telefonata oltre che anonima era anche bugiarda. Come del resto anche le ultime “clamorose rivelazioni”. In un Paese civile la conduttrice del programma televisivo “Chi l’ha visto?” sarebbe stata licenziata in tronco da un bel pezzo, in Italia ersta invece al suo posto anche dopo la clamorosa e inconfutabile dimostrazione di avere campato per 7 anni su una panzana. Anonima e panzana.

I colpi di scena e le piste si susseguono a ritmo crescente, ma il tentativo di addossare la scomparsa di Emanuela Orlandi alla cosiddetta banda della Magliana, e in particolare al suo asserito capo Enrico De Pedis è ormai crollato. Fragorosamente crollato, ove per fragore si intende non solo quello dei mass media improvvisamente scatenati come una muta di cani da caccia sulla preda, ma anche quello dei martelli pneumatici che hanno praticamente demolito i sotterranei della basilica romana di S. Apollinare alla assurda ricerca dei resti della Orlandi come fossero la famosa “pietra verde”. Martelli pneumatici il cui ossessivo baccano pareva l’esplosione della rabbia non dei magistrati, che sapevano bene non avrebbero trovato nulla, ma dei telespettatori da curva sud che confondono l’uomo De Pedis  con la figura del Dandy, il cinico protagonista di Romanzo criminale in versione libro, film e serie televisiva. Continua a leggere

LETTERA APERTA AL COLLEGA DEL CORRIERE DELLA SERA FABRIZIO PERONACI – Il pessimo giornalismo ha trasformato in una trentennale farsa a puntate quella che doveva essere la tragedia privata della scomparsa di Emanuela Orlandi

RIPUBBLICO LA STESSA LETTERA APERTA PER EVITARE CHE I FORUMISTI SI TROVINO ALLE PRESE CON ORMAI QUASI 900 COMMENTI, CHE APPESANTISCONO IL DOWNLOAD. LO SCATENARSI ANCOR PIU’ DI CIALTRONERIE E FALSITA’ DI OGNI GENERE SULLA STESSA VICENDA, ORMAI SFOCIATA NEL RIDICOLO, MI HA TENUTO MOLTO MOLTO IMPEGNATO E CONVINTO A NON CAMBIARE ANCORA ARGOMENTO, COSA CHE PERO’ AVVERRA’ NEL GIRO DI 3-4 GIORNI AL MASSIMO.

ANCORA GRAZIE PER LA COMPRENSIONE.

Egregio collega Fabrizio Peronaci,

il 21 aprile 2012 sulla pagina Facebook del gruppo denominato petizione.emanuela@libero.it – Gruppo ufficiale fondato da Pietro Orlandi è comparso il seguente tuo appello:

“UN’INVESTIGAZIONE PER EMANUELA
cari amici, chiedo un aiuto a quanti di voi abbiano tempo e un certo fiuto per l’investigazione.
In breve la questione è la seguente: sarebbe molto, molto importante riuscire a trovare riscontri sulla presenza a Roma nel giugno del 1983 (cercando su Internet o da altri fonti) del principe erede del Liechtenstein Hans-Adam.
Come io e Pietro raccontiamo nella nuova edizione di “Mia sorella Emanuela” (a pag 289), Alì Agca ha espressamente accusato Hans-Adam (ancora oggi regnante) di aver partecipato a una sorta di vertice in Vaticano avvenuto l’11 giugno 1983 (tra i presenti ci sarebbe stato anche il cardinal Casaroli), nel quale fu deciso il sequestro e il trasferimento di Emanuela nel piccolo paese del centro Europa. Se questo racconto fosse confermato da un documento che attesti la presenza a Roma in quei giorni di Hans-Adam, capite bene che avremmo trovato un riscontro fondamentale alle dichiarazioni del presunto pazzo Agca.
Io da settimane sto navigando su Seby Interlandinet, ma non ho avuto la fortuna di trovare il link giusto… Qualcuno ci prova? ciao a tutti, f.”.

Non intendo giudicarne il contenuto, ma rilevo che tale appello segue l’ennesima asserita “rivelazione” lanciata la sera prima, venerdì 20 aprile, da te e dall’avvocato Ferdinando Imposimato nel corso del programma Metropolis di RomaUnoTv dando ampio credito alle affermazioni del cittadino turco Alì Mehmet Agca, noto anche per essersi definito “unico Gesù Cristo in terra”. Affermazioni non a caso riportate – come tu stesso specifichi nell’appello – nella nuova edizione del libro tuo e del cittadino vaticano Pietro Orlandi. Questo è il link del video che su Youtube immortala il lancio delle nuove “rivelazioni”, come al solito disinvoltamente opposte alle “rivelazioni” precedenti:  http://www.youtube.com/watch?v=m4RVS0oJjQI
Premetto che non si capisce perché si insista a ingannare il pubblico continuando a presentare Imposimato come esperto che si è occupato del caso Orlandi quando era giudice istruttore a Roma, mentre invece come magistrato non se ne è mai potuto occupare perché già uscito dalla magistratura. Premetto anche che da almeno 12 anni lo stesso Imposimato ha più volte pubblicamente affermato che “rientrato Agca in Turchia, Emanuela Orlandi sarò sicuramente liberata”. S’è visto…. Premetto infine che è strano, anche dal punto di vista deontologico, che lo stesso Imposimato dopo essere stato il legale di Agca, quando questi era detenuto nel carcere di Ancona, sia infine diventato il legale della signora Maria Pezzano, madre di quella Emanuela Orlandi che lo stesso Imposimato sostiene da anni e anni essere stata rapita in favore proprio del suo ex cliente Agca. Tu non lo trovi almeno un po’ strano o che quanto meno sia un piccolo caso di conflitto di interessi? O vogliamo sostenere che il conflitto di interesse esiste solo se riguarda Silvio Berlusconi? Continua a leggere

LETTERA APERTA AL COLLEGA DEL CORRIERE DELLA SERA FABRIZIO PERONACI – Il pessimo giornalismo ha trasformato in una trentennale farsa a puntate quella che doveva essere la tragedia privata della scomparsa di Emanuela Orlandi

DATA LA PROSECUZIONE E L’AGGRAVARSI DELLE SCORRETTEZZE DA ME DOCUMENTATE IN QUESTA LETTERA APERTA E DATO IL SILENZIO DEL DESTINATARIO, RITENGO OPPORTUNO RITARDARE DI QUALCHE GIORNO IL NUOVO ARGOMENTO DEL BLOG. GRAZIE PER LA COMPRENSIONE.

Egregio collega Fabrizio Peronaci,

l’altro ieri 21 aprile 2012 sulla pagina Facebook del gruppo denominato petizione.emanuela@libero.it – Gruppo ufficiale fondato da Pietro Orlandi è comparso il seguente tuo appello:

“UN’INVESTIGAZIONE PER EMANUELA
cari amici, chiedo un aiuto a quanti di voi abbiano tempo e un certo fiuto per l’investigazione.
In breve la questione è la seguente: sarebbe molto, molto importante riuscire a trovare riscontri sulla presenza a Roma nel giugno del 1983 (cercando su Internet o da altri fonti) del principe erede del Liechtenstein Hans-Adam.
Come io e Pietro raccontiamo nella nuova edizione di “Mia sorella Emanuela” (a pag 289), Alì Agca ha espressamente accusato Hans-Adam (ancora oggi regnante) di aver partecipato a una sorta di vertice in Vaticano avvenuto l’11 giugno 1983 (tra i presenti ci sarebbe stato anche il cardinal Casaroli), nel quale fu deciso il sequestro e il trasferimento di Emanuela nel piccolo paese del centro Europa. Se questo racconto fosse confermato da un documento che attesti la presenza a Roma in quei giorni di Hans-Adam, capite bene che avremmo trovato un riscontro fondamentale alle dichiarazioni del presunto pazzo Agca.
Io da settimane sto navigando su Seby Interlandinet, ma non ho avuto la fortuna di trovare il link giusto… Qualcuno ci prova? ciao a tutti, f.”.

Non intendo giudicarne il contenuto, ma rilevo che tale appello segue l’ennesima asserita “rivelazione” lanciata la sera prima, venerdì 20 aprile, da te e dall’avvocato Ferdinando Imposimato nel corso del programma Metropolis di RomaUnoTv dando ampio credito alle affermazioni del cittadino turco Alì Mehmet Agca, noto anche per essersi definito “unico Gesù Cristo in terra”. Affermazioni non a caso riportate – come tu stesso specifichi nell’appello – nella nuova edizione del libro tuo e del cittadino vaticano Pietro Orlandi. Questo è il link del video che su Youtube immortala il lancio delle nuove “rivelazioni”, come al solito disinvoltamente opposte alle “rivelazioni” precedenti:  http://www.youtube.com/watch?v=m4RVS0oJjQI
Premetto che non si capisce perché si insista a ingannare il pubblico continuando a presentare Imposimato come esperto che si è occupato del caso Orlandi quando era giudice istruttore a Roma, mentre invece come magistrato non se ne è mai potuto occupare perché già uscito dalla magistratura. Premetto anche che da almeno 12 anni lo stesso Imposimato ha più volte pubblicamente affermato che “rientrato Agca in Turchia, Emanuela Orlandi sarò sicuramente liberata”. S’è visto…. Premetto infine che è strano, anche dal punto di vista deontologico, che lo stesso Imposimato dopo essere stato il legale di Agca, quando questi era detenuto nel carcere di Ancona, sia infine diventato il legale della signora Maria Pezzano, madre di quella Emanuela Orlandi che lo stesso Imposimato sostiene da anni e anni essere stata rapita in favore proprio del suo ex cliente Agca. Tu non lo trovi almeno un po’ strano o che quanto meno sia un piccolo caso di conflitto di interessi? O vogliamo sostenere che il conflitto di interesse esiste solo se riguarda Silvio Berlusconi?
Ciò premesso, noto che la “rivelazione” del 20 sera in tv e il suo rilancio su Facebook il giorno dopo seguono lo stesso schema di un’altra “rivelazione”, quella del 17 giugno dell’anno scorso sempre su RomaUnoTv, e rilanciata il giorno dopo da te sul Corriere della Sera. Mi riferisco alla “rivelazione” lanciata in diretta telefonica dall’asserito “ex agente segreto del Sismi” con nome in codice “Lupo”, in realtà il pataccaro Luigi Gastrini, nel corso della puntata di Metropolis visibile sul seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=qNgtvibZGts .
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Ora è dimostrato: abbiamo un capo del governo che avrebbe dovuto invece stare in galera, con il suo complice Cesare Previti. Altro che le starnazzate di sua figlia Marina e dei lecchini politici e parapolitici

La cosa più incredibile è sentir starnazzare e delirare Marina Berlusconi di assalto politico giudiziario a suo padre, quando lei siede al vertice dell’azienda dalla quale starnazza solo grazie al fatto che suo padre l’ha scippata ai legittimi titolari corrompendo magistrati per comprarne le sentenze. La berluschina siede cioè al comando del bottino scippato, la Mondadori, dalla quale in qualunque Paese civile sarebbe già stata cacciata a pedate da tempo. L’assalto c’è stato, sì, grave e illegale, ma è quello condotto da suo padre ai danni altrui, non viceversa.
La cosa più indecente è sentir starnazzare e delirare ancora e anche su questo lo stesso capo del governo, il padre della suddetta Marina, meglio noto come il Chiavaliere o anche il Cavalier Pompetta del Bunga Bunga, che in un Paese civile starebbe da tempo in galera anziché al governo per l’ennesima volta. Continua a leggere

Pasqua amara: Berlusconi e gli assalti alla Costituzione, Tettamanzi-Ratzinger e il silenzio sulla pedofilia nel clero, Arrigoni e il doppiopesismo degli ipocriti

1) Francesco Cossiga nel ’92 venne accusato di “attentato alla Costituzione e alto tradimento” per avere mantenuto il segreto sull’esistenza della struttura  chiamata Gladio. Oggi invece nessuno si pone il problema se non compia tali reati Berlusconi, che per non finire condannato in tribunale ha deciso di alterare nettamente a favore dell’esecutivo l’equilibrio paritario e l’indipendenza reciproca dei tre poteri dello Stato, esecutivo, legislativo e giudiziario, svuotando così di fatto le basi della stessa Costituzione della Repubblica italiana. Non solo. Con l’ultima – per ora – trovata, vale a dire con la proposta di modifica dell’articolo 1 della Costituzione presentata dal parlamentare del PdL Remigio Ceroni, Silvio Berlusconi non avrà più bisogno di diventare presidente della Repubblica perché assumerà poteri superiori anche a quelli del capo dello Stato restandosene tranquillamente dove si trova, cioè a palazzo Chigi, da dove potrà manovrare pro domo sua come più gli pare e piace.  Ceroni infatti spiega che la sua proposta di legge costituzionale vuole mettere sopra le altre istituzioni il parlamento in quanto “titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale”. Guarda caso, l’dea di Ceroni, che dice di volerla presentare “a titolo personale”, arriva dopo che Berlusconi si è dimostrato capace di comprare un buon numero di parlamentari in modo da assicurarsene la maggioranza, per giunta una maggioranza servilmente prona ai suoi più incredibili voleri, sempre più centrati sui suoi oscuri interessi giudiziari anziché sugli interessi degli italiani tutti. E’ chiaro che con un Berlusconi dominus del parlamento a suon di acquisti di “responsabili” e affini – responsabili che passeranno alla storia come responsabili dello sfascio – il rendere il parlamento più elevato di tutte le altre istituzioni, compresa la presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale, di fatto significa far diventare Berlusconi dominus dell’Italia intera. Che c’entra tutto ciò con la democrazia, fosse pure una democrazia presidenziale come quelle francese o statunitense? Tutto ciò non somiglia invece almeno un po’ a un “attentato alla Costituzione”, se non anche all’alto tradimento? Come mai la sinistra che si accanì contro Cossiga, scagliandogli contro tali accuse per una questione tutto sommato di scarsa importanza, ha un atteggiamento debole di fronte ai danni sempre più irreparabili che Berlusconi arreca e intende ancor più arrecare all’Italia? Anziché lasciare il campo alle sparate di Asor Rosa, la sinistra meglio farebbe a reagire con la decisione e durezza che la situazione richiede. Ovviamente, senza una linea politica credibile e praticabile, e senza una dirigenza che guardi avanti anziché combattersi nel solito modo, è difficile se non impossibile contrastare come dovuto le manovre di fatto eversive di Berlusconi.

Uno spettacolo desolante, se non decisamente orrendo, è stato di recente il dibattito tra Flores D’Arcais e Massimo D’Alema moderato dal direttore de L’Espresso Bruno Manfellotto. Tra il modo livido col quale D’Arcais vuole dare lezione a tutti (ma lui cosa ha fatto di rilevante nella sua vita per poter pontificare?) e ghigliottinare a più non posso e la supponenza gelida di D’Alema, un “diriggente” che s’è fatto usare e fregare da Berlusconi, Bossi e Cossiga, c’è poco da stare allegri. In più, ricompare spesso il molto fallimentare Uòlter Veltroni, giustamete detto anche Wòlterloo,  con le sue prediche ecumeniche, lui che è il principale responsabile dello strapotere di Berlusconi. Veltroni aveva promesso che se ne sarebbe andato in Africa, inceve è rimasto in Italia a continuare a far danni. Visto che è l’animatore della “Sinistra (?) per Israele”, non potrebbe andarsene in Israele? Magari portandosi appresso quel sacco di mer…aviglie che è Giuliano Ferrara, strapagato con i soldi nostri tramite la Rai per far ciò che mglio gli riesce, vale a dire il leccator cortese berluscone. A casa della senatrice italiana Fiamma Nirenstein, colona sulla terra rubata ai palestinesi tra Gerusalemme e Betlemme per farne la colonia di Gilo, c’è si curamente posto. Continua a leggere

Inopportuna e sbagliata la sortita di Napolitano. Bill Clinton, presidente degli Usa eletto dal popolo, ha dovuto non solo rispondere al magistrato, ma perfino far controllare le fattezze del suo “coso”, pena la cacciata dalla Casa Bianca. Perciò è una balla che Berlusconi – peraltro eletto sì, ma NON dal popolo – non è tenuto a rispondere ai magistrati e che questi sono “eversivi”. Ma il nostro ormai è lo Strapaese delle nullità politiche ipocrite in puro stile Carfagna/Marrazzo

L’intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per sollecitare nell’interesse nazionale una minore tensione tra la magistratura e il governo è quanto mai fuori luogo e ha dato la stura al solito balletto delle ipocrisie nazionali. Per prima cosa c’è da dire che non ci sono magistrati che ce l’hanno col governo o che indagano su di esso, ci sono solo magistrati che a norma di legge devono completare alcuni iter processuali riguardanti solo Silvio Berlusconi e i suoi più stretti sodali. La trovata di Napolitano equivale a dire che i giudici della Consulta, cioè della Corte Costituzionale!, ce l’hanno con il governo o con  Berlusconi solo perché hanno osato emettere una sentenza su una legge chiaramente illegale perché chiaramente incostituzionale, che Napolitano semmai non avrebbe neppure dovuto promulgare.

Sgomberiamo il campo dagli equivoci e dalle cazzate con un esempio che moooolto stranamente nessuno ricorda, in queste ore, neppure a sinistra. A suo tempo il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton dovette sottomettersi non solo a interrogatori stringenti da parte di un giudice appositamente nominato per torchiarlo sulle fellatio e sveltine con la stagista Monica Lewinsky, ma anche a una visita medica nudo come un verme per permettere di verificare se avesse davvero il “coso” come lo aveva descritto un’altra sua ex amante, vale a dire non diritto come quasi tutti i maschietti, ma abbastanza piegato (si spera verso l’alto e non verso il basso…). Da notare che Clinton non era impegnato solo in orge e gag di pessimo gusto con gli altri capi di Stato e di governo, ma anche in una guerra e aveva tra l’altro la responsabilità, in quanto capo anche delle forze armate Usa, di varie migliaia di bombe atomiche. Eppure ha dovuto calare letteralmente le brache, e le mutande, e mostrare come mamma  lo aveva fatto, “attrezzo” compreso. Continua a leggere

Il muro di Berlino è crollato, l’ipocrisia e il doppiopesismo invece no. Mentre Berlusconi trasforma sempre più l’Italia in una repubblica della banane, uno dei principali responsabili del suo successo, Uòlter Veltroni, scrive romanzi buonisti continuando a ignorare la realtà. E i propri giganteschi errori

Trovo francamente strano che si festeggi la caduta del muro di Berlino senza spendere neppure una parola sul fatto che esiste il Muro della Palestina. I politici più coraggiosi si sono spinti a dire che “nel mondo esistono però altri muri che un giorno si spera vengano abbattuti”, ma nessuno – ripeto: nessuno – ha nominato il Muro della Palestina. Mi si dirà che sono due cose molto differenti, non paragonabili tra loro. E’ vero. Ma solo fino a un certo punto. Vediamo perché.
Israele ha imposto e costruito il Muro con la motivazione che era necessario come filtro per arginare gli attentati dei palestinesi, diventati troppo facili a causa della loro libertà di movimento, per quanto già ben lontana da essere comunque priva di filtri come le centinaia di i check point. La Germania Est aveva costruito il Muro con pretesti simili: non si trattava di attentati con bombe, ma comunque di attentato alla sua integrità da parte della Germania Ovest tramite le lusinghe di una migliore tenore di vita e di una maggiore libertà di movimento, lusinghe che spingevano molti tedeschi dell’Est a fuggire all’Ovest. Insomma, ognuno accampa le sue ragioni. Nel caso della Germania Est c’è però da aggiungere che  la faccenda era complicata dal fatto che l’Unione Sovietica e la Russia erano state invase dall’Occidente almeno due volte, prima da Napoleone e poi dalla Germania nazista. Entrambe le invasioni sono state devastanti, ma la seconda in particolare ha massacrato almeno 20 milioni di russi (pari a quasi quattro Shoà) e distrutto l’80% dell’apparato produttivo sovietico.
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Anche Marrazzo si nasconde dietro un dito, anzi più d’uno, e minaccia la stampa. Ma dopo un pessimo inizio ha cambiato atteggiamento: errare humanum. Mentre invece Berlusconi continua col suo “perseverare diabolicum”. Volando in Russia forse per far sesso in santa pace dall’amico Putin. Annusandone oltre alle amiche dal fascino slavo anche i miliardi dal fascino molto tentatore

Mi aveva molto infastidito che anche Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio, alle prese con lo scandalo emerso dall’arresto di quattro carabinieri si nascondesse dietro un dito, anzi due, o meglio tre, anzi quattro: il solito complotto per elettorale, il bene supremo dei cittadini da lui amministrati e, esattamente come un Mastella qualunque, la “famigghia”, che a Roma diventa la “famija”, più il ringhio degli avvocati. Queste le tre dichiarazioni che sono ognuna un dito dietro il quale usano nascondersi i berlusconi, i mastelli, le mastelle e le facce di bronzo tutte:

1) Mi vogliono colpire alla vigilia delle elezioni. Sono amareggiato e sconcertato per il tentativo di infangare l’uomo per colpire il Presidente. Quel filmato, se davvero esiste, è un falso. E’ stato sventato un tentativo di estorsione basato su una bufala. Non ho mai pagato, nego di aver mai versato soldi. Bisogna vedere se l’assegno che dimostrerebbe il pagamento l’ho firmato io. Occorrerà attendere l’esito delle perizie calligrafiche”

2) “Devo annunciare che, pur con grande  amarezza, continuero’ con serieta’ e determinazione il mio lavoro fino  all’ultimo giorno della legislatura. Ci  sono provvedimenti troppo importanti per i cittadini del Lazio a cui dobbiamo dare esecuzione”.

3) “Ho una famiglia alla quale tengo  piu’ di ogni altra cosa e che voglio preservare con tutte le mie  forze. Da questo momento, quindi, di questa vicenda parleranno  esclusivamente i miei legali”.

Questa è per l’appunto la dichiarazione del suo legale, avvocato Luca Pietrucci:: “A  fronte di qualunque notizia che dovesse ledere la reputazione del  Presidente Marrazzo si procedera’ senza indugio a promuovere tutte le  iniziative giudiziarie a tutela del proprio assistito per i reati di  diffamazione, di violazione del segreto istruttorio e della evidente e  gravissima violazione del diritto della privacy”. Continua a leggere

“Muoia Sansone con tutti i filistei!”: è ormai il grido del Silvio Sansone della Fininvest e di Mediaset deciso a scassare anche la Costituzione pur di farla franca con la giustizia

Anche un cretino capisce che le minacce “brigatiste” a Silvio  Berlusconi, Umberto Bossi e Gianfranco Fini sono o il delirio di un cretino, come ha giustamente detto lo stesso Fini, o un servizio reso a Berlusconi da una qualche manina o manona, ingaggiata a bella posta da amici o amici degli amici. Il nostro amatissimo Chiavaliere a Dondolo Berluscon de’ Berlusconi, più alto che onesto, è infatti stretto nell’angolo da varie botte in testa ricevute di recente e da altre che lui sa o teme che stiano per arrivare. Cosa di meglio dunque di una bella patacca utile a farlo passare per vittima dei “brigatisti? Bush è riuscito a ingannare alla grande anche i suoi stessi concittadini facendo inventare su misura le “bombe atomiche irachene” utili per fare accettare ai gonzi la guerra all’Iraq. Nel suo piccolo, il disinvolto circo Barnum di Berluscon de’ Berlusconi deve accontentarsi di una qualche “minaccia brigatista”…. Continua a leggere