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Pericoli in Israele per papa Francesco? Il contenzioso per la sala dell’Ultima Cena e le offese crescenti di coloni e ortodossi

Chissà se Papa Francesco nel suo imminente viaggio in Palestina e Israele riuscirà almeno a convincere il governo israeliano a restituire o comunque assegnare alla Chiesa il Cenacolo di Gerusalemme. Vale a dire, la sala sul monte Sion dove secondo la tradizione si è consumata l’Ultima Cena tra Gesù e gli apostoli. E dove da qualche anno gli atti di vandalismo e disprezzo sono in crescita. Come che sia, mancano meno di due settimane alla partenza del pontefice per la visita di tre giorni, dal 24 al 26 di questo mese, nella cosiddetta Terra Santa  e il barometro segna già tempesta. Il giornale Jerusalem Post, che certo non è di sinistra, parla del timore addirittura di azioni incontrollate da parte dei coloni, che il noto intellettuale e scrittore Amos Oz senza più mezzi termini ha definito  neonazisti ( http://www.jpost.com/National-News/Israels-senior-Catholic-cleric-Price-tags-poisoning-atmosphere-ahead-of-Popes-visit-351912 ).

I coloni hanno reagito denunciandolo “per odio razziale” e dichiarando in coro:

“Ci attendiamo che la polizia finalmente arresti Amos Oz” ( http://www.jpost.com/National-News/Settlers-file-police-complaint-against-Amos-Oz-for-incitement-to-racial-hatred-351902 ).

Ma a lanciare l’allarme è soprattutto il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fuad Twal, vale a dire il massimo rappresentante della Chiesa cattolica in Israele e Palestina, che si è lamentato con alcuni visitatori e cronisti:

“Stiamo assistendo a un’ondata di atti estremisti che avvelenano l’atmosfera di coesistenza e di cooperazione. In particolare ora che siamo in procinto di accogliere il pontefice”. Continua a leggere