Come ho scritto ieri nel forum del blog sull’argomento precedente, sono andato ad ascoltare nella Sala Verde della chiesa di S. Carlo, a Milano, il giornalista israeliano Gideon Levy, arrivato apposta per il convegno di studio intitolato “Gli accordi di Oslo – 20 anni dopo”. Convegno già tenuto il giorno prima a Roma e reiterato oggi a Torino con altri partecipanti di rango, quali i palestinesi Wasim Dahmash, Jamil Hilal, Joseph Massad. Il convegno è stato organizzato dalla sezione italiana dell’International Solidarity Movement (ISM), generosamente animata soprattutto dal torinese Alfredo Tradarti.
L’eccezionale statura morale e professionale di Gideon Levy è ben nota: redattore del quotidiano Ha’aretz, è diventato un punto di riferimento internazionale per chi non si accontenta delle verità ufficiali israeliane. I suoi articoli decisamente contro corrente, assieme a quelli della collega Amira Hass, anche lei di Ha’aretz, hanno tra l’altro messo a nudo le malefatte dell’esercito israeliano durante l’invasione di Gaza del 2008-2009 e denunciano puntualemnte gli abusi dei coloni, le complicità politico militari e la conseguente condizione sempre più invivibile nella quale sono costretti i palestinesi.
Di Levy (spesso scritto Levi), che i suoi estimatori vogliono candidare al Premio Nobel paer la Pace, mi ha colpito il suo raccontare come il tuo entusiasmo per la nascita dello Stato di Israele sia stato man mano ucciso dalla scoperta della vera politica dei governi israeliani, che con l’alibi della Shoà hanno adottato comportamenti talmente prepotenti e spesso violenti nei confronti dei palestinesi e degli arabi in generale da avere ricevuto oltre 80 condanne e ammonimenti dall’Onu, peraltro sempre totalmente ignorate con disprezzo dai destinatari. La parabola dall’entusiasmo alla scopertà e denuncia dell’amara verità da parte di Levy è la stessa che hanno avuto in molti tra gli ebrei e i non ebrei inizialmente ammiratori della “rinascita dello Stato della Sacra Bibbia”. Amara verità ormai ben nota e così riassumibile:
- i governi israeliani finora succedutisi dicono a parole di volere la pace, ma in realtà per loro la pace è una continua guerra, militare, politica, economica, poliziesca, coloniale, contro i palestinesi avente come fine la loro totale espulsione dalla Palestina storica, cioè da casa loro e dalle loro terre;
- Israele è di fatto uno Stato che nei confronti dei palestinesi pratica l’apartheid esattamente come in Sud Africa i bianchi lo esercitavano sui neri finché la realtà non li ha costretti a cambiare registro;
- tutto ciò ha distrutto la possibilità della nascita di uno Stato palestinese, che non sia una nuova riserva indiana o un nuovo bantustan, e comporterà, esattamente come in Sud Africa, la nascita di uno Stato unico con pari diritti e doveri per ebrei e non ebrei. Proprio quello che volebano gli ebrei sionisti come Judah Magnes, purtroppo battuti dai fanatici, dai terroristi e dagli estremisti andati e succedutisi al governo La fine cioè del monopolito sionista sul potere politico dello Stato di Israele, che forse sceglierà di chiamarsi Israele Palestina.
Delle parole di Levy mi ha colpito un particolare: il racconto di come gli israeliani abbiano accolto da una parte con grande dolore, spazio commosso sulle prima pagine e aperture dei mass media e perfino con funerali, l’uccisione di due cani dell’esercito quando nel 2008-2009 i militari ha invaso Gaza, e dall’altra la mattanza di palestinesi, bambini compresi, con notizie “brevi e relegate con indifferenza a pagina 15”.
Ho scritto ieri nel forum del blog e lo ripeto oggi che il silenzio stampa sulla presenza di Gideon Levy e sul convegno è una grande vergogna. Una vergogna in particolare per la comunità ebraica milanese e per il Corriere della Sera, che affida sempre i suoi servizi su Israele/Palestina e spesso sul Medio Oriente al giornalista milanese Lorenzo Cremonesi, membro della comunità, laureato in Israele, autore di un libro sul sionismo e mi dicono – non so se sia vero – responsabile o ex responsabile della stampa della comunità milanese (ciononostante, all’interno della comunità i suoi servizi giornalistici sono spesso molto criticati perché non aprioristicamente schierati).
La partecipazione al convegno, sia pure solo come spettatore, mi ha fruttato una serie di notizie, che reputo utili riportare qui in modo che chi vuole possa documentarsi sull’altro lato della medaglia israeliana: il lato della ormai 70ennale prepotenza coloniale contro i palestinesi tenuta accuratamente nascosto da chi predica invece l’odio verso gli “altri” e ovviamente lo “scontro di civiltà”. Ho quindi elencato una serie di link dei principali dossier giornalistici sull’argomento, a partireda alcuni articoli di Levy, e scelto 11 titoli di libri per saperne di più. Letture utili per disintossicandosi dalle propagande. Continua a leggere →