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Attacco aereo di Israele all’Iran? Tecnicamente impossibile: può servire solo a voler costringere gli Usa a intervenire militarmente

Le guerre peggiori scoppiano d’estate. Forse perché il gran caldo fa impazzire non solo le menti deboli. La prima guerra mondiale iniziò il 28 luglio, la seconda il 1° settembre, l’invasione israeliana del Libano che portò alla mattanza di Sabra e Chatila scattò il 6 giugno. Sta dunque per esplodere anche la guerra di Israele contro l’Iran? Quasi tutti lo danno per certo. Netanyahu, Barak, Lieberman e il loro rabbino di riferimento Josef Ovadia, che prega per “la distruzione dell’Iran”, forse hanno tutte le rotelle a posto, ma sono spinti da uno zelo politico “religioso” (!) tipico dei fanatici pericolosi sotto ogni cielo. E in effetti il governo israeliano sta costruendo caparbiamente la legittimità morale della sua guerra contro Teheran senza tenere in conto – almeno in apparenza – neppure i sondaggi che dimostrano come la gran parte degli israeliani sia contro questa nuova guerra: 42% di no contro il 32 di sì, il resto è incerto. Se poi si dovesse tener presente il parere dei palestinesi che di fatto vivono insaccati in enclave interne a Israele, pari a 2,1 milioni di persone, e quello degli arabi con cittadinanza israeliana, il 20% della popolazione israeliana, pari a quasi un altro milione e mezzo di persone, ecco che quel 42% schizzerebbe molto più in alto. Ma in Israele i non ebrei non hanno molta voce. E la stampa è impegnata a suonare la grancassa a favore del governo  in modo da coprire o diluire le voci critiche. Eccone un buon campionario, scelto non da me, ma da chi è per Israele senza se e senza ma, sempre e comunque, e come se non bastasse spinge anche per la guerra all’Iran: http://www.israele.net/articolo,3513.htm .

Senza contare l’atteggiamento di parte di alcune comunità all’estero, come quella che in Italia si riconosce nella linea isterica di  Informazione Corretta, il cui motto è in pratica l’allucinante e allucinato “Armiamoci e partite”, con la strana pretesa di insegnare agli israeliani cosa devono fare e di spingerli alla guerra restandosene però loro comodamente al calduccio e al sicuro in Italia e altrove lontano da Israele. Continua a leggere

Per chi suona il minareto? Falsi allarmi e razzismi veri

Ho l’impressione che la vittoria del no ai minareti in Svizzera abbia giocato un brutto scherzo un po’ a tutti, fornendo così l’occasione a molti bei nomi di mettersi in ridicolo. La palma dell’imbecillità e dell’ignoranza va – sa usual – alla Lega Nord, con la sua proposta sanfedista di inserire il disegno della croce nella bandiera italiana e di far “votare al popolo” su minareti, croci e crocifissi. E infatti, dal momento che Bossi&C hanno sempre detto che con il tricolore loro ci si puliscono il culo, i casi sono solo due: o si puliscono il culo anche con la croce oppure si occupano di una bandiera con la quale per loro stessa ammissione c’entrano meno del classico cavolo a merenda. Questi imbecilli inoltre non sanno che solo i barbari votano contro quelli che sono diritti civili universali, il “popolo” non può abolire o pretendere una mazza su certi argomenti, se per esempio il popolo vuole il cannibalismo non per questo lo si può concedere per legge

Mi sa che molti hanno scambiato il no ai minareti con il no alle moschee. Il minareto è solo la lunga e affusolata torre della moschea, l’equivalente del campanile delle nostre chiese. Solo che al posto della campana che chiama alla preghiera o degli altoparlanti che ne diffondono il suono registrato c’è il muezzin che chiama alla preghiera o gli altoparlanti che ne diffondono la voce registrata. Con buona pace dei leghisti e tromboni alla Vittorio Messori, il no ad altri minareti non significa né che verranno demoliti quelli già esistenti, demolizione che sarebbe di puro stampo nazista, né che non verranno costruite altre moschee.
E a proposito di Messori, cattolico dall’ego smisurato, tanto da vantarsi di avere convinto lui papa Wojtyla a togliere dalla preghiera del “Padre nostro” la molto infelice frase “Non ci indurre in tentazione”, nonché accoltellatore alla schiena del già ferito (da Vittorio Feltri) Dino Boffo per farlo cacciare dalla direzione del quotidiano L’Avvenire d’Italia, a proposito dunque di Messori sono da giardino degli stralunati i suoi (s)ragionamenti sul Corriere della Sera inneggianti alla vittoria del “No ai minareti” in Svizzera.
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