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Berlusconi e Travaglio uniti: contro i palestinesi. Papino il Breve seppellisce Obama del Cairo e medita di comprarsi l’Eni spendendo però il meno possibile. Ecco perché gli serve danneggiarla con il demenziale ordine di abbandonare l’Iran, il nostro maggiore fornitore di petrolio: per far calare il prezzo dell’oro nero in Borsa. E se in Italia ci scappasse l’attentato sarebbe l’occasione buona per passare dalle leggi ad personam alle leggi speciali. E’ il Partito dell’Amore, bellezza!

In Israele il nostro capo del governo Silvio Berlusconi ha dato il meglio di sé, cioè a dire il peggio in assoluto. Sulla spinta verso il cielo dei suoi fenomenali tacchi non ha saputo resistere alla tentazione di sentirsi più vicino al Dio della bibbia aggiungendo di getto al testo del discorso scritto l’infelice e indecente frase “La reazione di Israele a Gaza è stata giusta”. Oltre che l’ONU, una bella fetta della stessa popolazione israeliana, compreso un bel gruppo di militari che a Gaza c’erano, tutti sanno che la reazione contro Gaza non è stata affatto “giusta”. Ho dimostrato in una precedente puntata del blog che massacrare in due settimane 1.400 persone su un totale di 1.400.000 abitanti equivale a massacrare l’1 per mille dell’intera popolazione. In appena due settimane! E ho dimostrato che neppure l’intera campagna angloamericana di bombardamenti incendiari sulle città tedesche è arrivata a tanto, e in un periodo 50 volte più lungo. Con la sua bella improvvisata il Chiavalier Papino il Breve ha sotterrato Obama e il suo discorso de Il Cairo, peraltro cadavere già sotterrato da Netanyahu. Diciamo che Berlusconi ne ha sigillato la tomba.
Non vorrei essere nei panni di Marco Travaglio, o del Paolo Guzzanti riciclato nè di altri maestrini “di sinistra”, antiberlusconisti a tutto volume, ma per quanto riguarda Gaza berlusconissimi e filo mattanza anche loro. Travaglio col suo solito tono professorin-ieratico ha subito messo in chiaro nel suo blog, non appena i carri armati e i bombardamenti si sono messi in moto, che quella di Israele non era una guerra offensiva, ma una giusta operazione difensiva. Capisco che oggi è ormai impossibile non dico fare carriera ma anche solo non essere soffocati se non ci si inchina verso chi ha in mano gli assi, però certi eccessi andrebbero evitati. Guzzanti nel suo blog modestamente intitolato “Rivoluzione italiana” ha addirittura augurato a Israele  “buona guerra” contro Gaza, festeggiandola o supportandola con pacifiste del calibro di Fiamma Nierenstein, la vera vincitrice di questa fase politica.
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Altro che premio Nobel per la pace: Obama prende a schiaffi la Cina sia a sudest che a nordovest. Mentre Berlusconi e il suo Partito dell’Amore grondano odio anche nella trasferta in Israele

Ci risiamo. Con i due pesi e due misure, intendo. E comincio a pensare che il presidente Usa e premio Nobel per la pace mister Obama finirà con l’essere forse peggio di Bush, se non di Nixon. Mentre infatti sorride alla Cina e pare voglia cercare con essa la nuova partnership mondiale, con una mano fornisce nuove armi all’Isola di Taiwan-Formosa, chiaramente un pezzo di Cina anche se ancora un avanzo del criminale Chang Kai-shek diventato di fatto un protettorato Usa, e dall’altra e con l’altra riceve il Dalai Lama. Ovvero, tradotto in italiano: una pedata nel sedere a sudest, con le armi a Taiwan, e un pugno in faccia a nord ovest, con il Dalai Lama irredentista del Tibet. Della serie “abbiamo sempre e comunque ragione noi”. Se questa è distensione….

Poi c’è il nuovo atto della ormai ventennale piece berluscona. E’ andato in scena un nuovo attacco del capo del governo contro la magistratura italiana, attacco più adatto a una repubblica delle banane con sapori golpisti: “Con la magistratura dobbiamo usare la mano dura”, frase che ha il pregio di essere quanto mai esplicita e di fare anche rima. Ora è in scena il viaggio in Israele. O meglio: i baci in bocca con il suo governo sfacciatamente di destra, dove ricopre la carica di ministro degli Esteri un amante della pulizia etnica risolutiva finale come Avigdor Lieberman, che ha anche il pregio di essere un baro. Continua a leggere

Lo strano bipolarismo italiano: dai guelfi e ghibellini ai parlamentarelfi e berluschini. Mentre il Chiavaliere è in partenza per Israele con intenti bellicosi anche nei confronti di un editore italiano…

La degenerazione politica è arrivata ormai al punto di registrare non solo la ventesima legge ad personam per evitare processi e condanne a Silvio Berlusconi, ma anche la prima legge ad familias per evitare che finiscano nei guai anche suo  figlio Piersilvio nonché il fedele Fedele Confalonieri con l’inchiesta Mediatrade che ha svelato il meccanismo berlusconiano di accumulo di fondi neri e naviga ormai verso il dibattimento in aula. Di fatto l’Italia è prigioniera della pretesa dell’attuale capo del governo di essere legibus solutus con la scusa che è stato “eletto dal popolo”. Scusa risibile a fronte delle dimissioni date per molto meno da molto più civili leader politici e dell’impeachment evitato sul filo del traguardo dal presidente Usa Bill Clinton e dalle dimissioni cui fu costretto un altro presidente Usa, Nixon, reo “solo” di una irruzione nella sede del partito avversario per sapere cosa ci fosse scritto nei loro documenti e programmi elettorali e di avere mentito all’opinione pubblica. Bazzecole di fronte agli addebiti mossi e provati nei confronti di Berlusconi. Ripeto ancora una volta che per renderlo indegno di sedere non già a palazzo Chigi ma anche solo in parlamento basta e avanza il molto disonesto tentativo di far nominare ministro della Giustizia il suo avvocato, Cesare Previti, addetto alla corruzione di giudici romani e al conseguente scippo di imperi editoriali altrui. Corruzione che la Corte di Cassazione nel rendere definitiva la condanna di Previti ha scritto chiaro e tondo nella sentenza essere stata consumata in tandem col suo datore di lavoro Berlusconi Silvio. Continua a leggere

Quanti lupi che si dicono minacciati dall’Iran, da troppo tempo preso a calci dall’Occidente. Seconda parte del diario di un mio compagno di viaggio in Palestina

Ridere o piangere? A minacciare l’Iran per i suoi programmi nucleari, peraltro a soli scopi pacifici checché ne dicano Paesi che già hanno mentito e contribuito a mentire sulle (mai esistite) bombe atomiche irachene per scatenare una guerra ancora in corso, sono in particolare gli Usa, Israele, la Francia e l’Inghilterra. Vale a dire, i Paesi responsabili in toto dei disastri  e delle paure iraniane nonché della conseguente scarsa simpatia dei governi di Teheran per noi. La Francia ha foraggiato il programma di armamento atomico clandestino di Israele, e ad agitare i sonni iraniani sono proprio le atomiche prodotte a Dimona, nel deserto del Negev. L’Inghilterra ha enormi responsabilità storiche riguardo la travagliata vita dell’Iran da vari decenni, da quando cioè gli inglesi issarono sul trono “del Pavone” un Pahlavi convinti di poter fare così il bis del golpe filo occidentale di Ataturk in Turchia, di installare cioè anche a Teheran un regime filo occidentale. Il filo occidentalismo ci fu, soprattutto grazie all’imbelle e corrotto scià Mohammad Reza Palahvi, che venne talmente incoraggiato dagli americani a costruire almeno cinque centrali nucleari e a varare l’annesso programma di costruzione di ordigni atomici, in funzione anti Urss, da accordargli la vendita del prestigioso Dipartimento di ingegneria nucleare del famoso Massachusset Institute of Technology, vendita che non andò in porto solo per la ribellione degli studenti, dei docenti e degli scienziati del Dipartimento. Continua a leggere