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Manifesto per la fondazione del partito Democrazia Laica. Per la difesa della laicità della Repubblica italiana (quindi anche della libertà di religione) e contro la guerra da “scontro di civiltà”

Il laicismo unisce, i clericalismi invece dividono. E spingono chiaramente verso una nuova disastrosa guerra chiamata “scontro di civiltà”. Se qualcuno vuole partecipare con me all’avventura della creazione del partito Democrazia Laica si faccia avanti. Questo è il manifesto che io propongo. Si accettano ovviamente suggerimenti e consigli, specie per il programma politico che io ho solo abbozzato in pochi punti.

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L’Italia è stata unificata e resa più civile, più moderna e più europea dalle personalità, dai gruppi, dalle associazioni e dai partiti laici e antitotalitari, cioè da un insieme che oggi è purtroppo molto indebolito e in via di estinzione come realtà organizzata e dotata di strutture politiche. Da qualche tempo è invece cresciuto l’interventismo della gerarchia vaticana nella vita politica della Repubblica Italiana, fino a superare abbondantemente in vari campi i limiti del lecito; interventismo che si è mobilitato non per la conquista di nuovi diritti dei cittadini italiani, quanto invece per impedirli. Di recente si è arrivati a sostenere che le leggi della Repubblica devono essere in sintonia con il credo man mano elaborato in Vaticano.
Questo comportamento, da religione di Stato, spinge da una parte all’ossequio filoclericale e dall’altra all’anticlericalismo, eccessi da evitare entrambi, ma spinge anche in direzione contraria al diritto di libertà di culto, inteso come diritto alla libertà per ogni culto, compreso il culto del non credere. Il Vaticano ha tentato a lungo d’imporre alla Comunità Europea il cappello delle “radici cristiane” nel progetto di Costituzione europea. Il tentativo finora è andato a vuoto e nel frattempo la Spagna, ex sagrestia d’Europa, si è molto laicizzata, diventando molto più moderna ed europea. Per bilanciare tali perdite il Vaticano ha aumentato la pressione sulla Repubblica italiana, con il chiaro scopo di farne il proprio “zoccolo duro” per non perdere anche l’influenza, i privilegi e il potere che da secoli esercita sul territorio italiano.

La libertà di scelta religiosa e di scelta atea o agnostica è un diritto inalienabile, che parafrasando una nota frase di Camillo Benso di Cavour potremmo riassumere con l’espressione “Libere Chiese in libero Stato”, aggiornandola ed ampliandola in “Libere Chiese in libera Europa”. Il crescendo di invadenza vaticana va però in direzione opposta a tale diritto e a parte dei diritti universali dell’uomo, e legittima per reazione un’analoga invadenza da parte di altre religioni, aumentando così il pericolo del ripetersi di esiti drammatici già vissuti in passato, e contribuisce in modo preoccupante al deterioramento della scuola e della sua centralità nella formazione dei cittadini e del futuro del Paese. Ecco perché l’invadenza del Vaticano va contrastata, con urgenza e fermezza, ed ecco perché quella delle altre confessioni va prevenuta con altrettanta urgenza e fermezza prima che sia troppo tardi. Si può essere cristiani e cattolici senza inginocchiarci anche fuori dalle chiese, così come si può essere atei o professare altre religioni senza per questo tenere sermoni o montare in cattedra fuori dai propri templi. Continua a leggere

Altro che premio Nobel per la pace: Obama prende a schiaffi la Cina sia a sudest che a nordovest. Mentre Berlusconi e il suo Partito dell’Amore grondano odio anche nella trasferta in Israele

Ci risiamo. Con i due pesi e due misure, intendo. E comincio a pensare che il presidente Usa e premio Nobel per la pace mister Obama finirà con l’essere forse peggio di Bush, se non di Nixon. Mentre infatti sorride alla Cina e pare voglia cercare con essa la nuova partnership mondiale, con una mano fornisce nuove armi all’Isola di Taiwan-Formosa, chiaramente un pezzo di Cina anche se ancora un avanzo del criminale Chang Kai-shek diventato di fatto un protettorato Usa, e dall’altra e con l’altra riceve il Dalai Lama. Ovvero, tradotto in italiano: una pedata nel sedere a sudest, con le armi a Taiwan, e un pugno in faccia a nord ovest, con il Dalai Lama irredentista del Tibet. Della serie “abbiamo sempre e comunque ragione noi”. Se questa è distensione….

Poi c’è il nuovo atto della ormai ventennale piece berluscona. E’ andato in scena un nuovo attacco del capo del governo contro la magistratura italiana, attacco più adatto a una repubblica delle banane con sapori golpisti: “Con la magistratura dobbiamo usare la mano dura”, frase che ha il pregio di essere quanto mai esplicita e di fare anche rima. Ora è in scena il viaggio in Israele. O meglio: i baci in bocca con il suo governo sfacciatamente di destra, dove ricopre la carica di ministro degli Esteri un amante della pulizia etnica risolutiva finale come Avigdor Lieberman, che ha anche il pregio di essere un baro. Continua a leggere

Ma Tartaglia era armato di duomo e crocefisso, attrezzi non proprio di sinistra, e Maroni e La Russa si sono dimostrati incapaci, altro che l’ondata di balle degli untori e dei mazzieri mediatici. A Togliatti spararono, ma non ci fu la reazione indecente stile berluscones sull’orlo di una crisi di nervi. Mentre i suoi scoppiano di odio più del solito, Berlusconi saggiamente parla di amore. Sicuri quindi che sconfesserà almeno l’odio seminato da anni a piene mani per esempio da radio Padania, eccogli qualche domanda in tema di amore

Ma Massimo Tartaglia contro Silvio Berlusconi non ha scagliato una piccola riproduzione del Duomo di Milano, cioè di una chiesa? E non gli hanno trovato nella sua borsa o valigetta un crocifisso di gesso lungo 30 centimetri? E allora come cavolo fanno i mazzieri di Berlusconi e i volenterosi untori al suo servizio a voler addebitare il gesto di quel disturbato psichico a chi non vuole più Berlusconi al governo anziché ai disturbi psichici di evidente stampo anche religioso di quel poveraccio di Tartaglia? E come mai i vari leader di “sinistra” fanno finta di non capire che chi va in giro con un crocifissone e riproduzioni di chiese può essere pericoloso a causa di possibili turbe “religiose”, tra tutte le più devastanti come dimostra a iosa la Storia? Possibile che il nanismo delle personalità dei leader della sinistra arrivi a un tal punto di bassa statura e di autocensura nei confronti di tutto ciò che sa di clero? Se si vuole per forza dare la colpa a qualcuno che ha “soffiato sul fuoco” di una mente psicolabile come quella di Tartaglia si potrebbe più realisticamente puntare il dito contro certe predicazioni clericali che da sempre divorano le menti non solo dei più deboli spingendoli ai gesti più scemi e a quelli più orrendi. Continua a leggere

Inopportuna e sbagliata la sortita di Napolitano. Bill Clinton, presidente degli Usa eletto dal popolo, ha dovuto non solo rispondere al magistrato, ma perfino far controllare le fattezze del suo “coso”, pena la cacciata dalla Casa Bianca. Perciò è una balla che Berlusconi – peraltro eletto sì, ma NON dal popolo – non è tenuto a rispondere ai magistrati e che questi sono “eversivi”. Ma il nostro ormai è lo Strapaese delle nullità politiche ipocrite in puro stile Carfagna/Marrazzo

L’intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per sollecitare nell’interesse nazionale una minore tensione tra la magistratura e il governo è quanto mai fuori luogo e ha dato la stura al solito balletto delle ipocrisie nazionali. Per prima cosa c’è da dire che non ci sono magistrati che ce l’hanno col governo o che indagano su di esso, ci sono solo magistrati che a norma di legge devono completare alcuni iter processuali riguardanti solo Silvio Berlusconi e i suoi più stretti sodali. La trovata di Napolitano equivale a dire che i giudici della Consulta, cioè della Corte Costituzionale!, ce l’hanno con il governo o con  Berlusconi solo perché hanno osato emettere una sentenza su una legge chiaramente illegale perché chiaramente incostituzionale, che Napolitano semmai non avrebbe neppure dovuto promulgare.

Sgomberiamo il campo dagli equivoci e dalle cazzate con un esempio che moooolto stranamente nessuno ricorda, in queste ore, neppure a sinistra. A suo tempo il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton dovette sottomettersi non solo a interrogatori stringenti da parte di un giudice appositamente nominato per torchiarlo sulle fellatio e sveltine con la stagista Monica Lewinsky, ma anche a una visita medica nudo come un verme per permettere di verificare se avesse davvero il “coso” come lo aveva descritto un’altra sua ex amante, vale a dire non diritto come quasi tutti i maschietti, ma abbastanza piegato (si spera verso l’alto e non verso il basso…). Da notare che Clinton non era impegnato solo in orge e gag di pessimo gusto con gli altri capi di Stato e di governo, ma anche in una guerra e aveva tra l’altro la responsabilità, in quanto capo anche delle forze armate Usa, di varie migliaia di bombe atomiche. Eppure ha dovuto calare letteralmente le brache, e le mutande, e mostrare come mamma  lo aveva fatto, “attrezzo” compreso. Continua a leggere