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LA TAV TORINO LIONE HA IMPORTANZA STRATEGICA. MA I SOMARI A 5 STALLE AL GOVERNO NON LO VOGLIONO AMMETTERE PER ECCESSO DI IGNORANZA E BASSI MOTIVI DI BOTTEGA

Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

Il lungo dibattito sul Treno Alta Velocità/Alta Capacità Torino – Lione impone qualche sintetica considerazione sui cosiddetti corridoi transnazionali, a suo tempo decisi dall’Unione europea con l’intento di “unificare” sempre più il continente europeo sia economicamente che politicamente.  Perciò, a coloro che sostengono l’inopportunità di realizzare l’opera perché il traffico merci sarebbe negli ultimi anni diminuito, senza iattanza, diciamo che essa è tra le leve che in futuro dovrebbe farli aumentare.

Considerando il sistema degli scambi commerciali, la tratta tra Lione e Torino permette la connessione ferroviaria AV/AC con Francia, Spagna, Portogallo. Un’area che nel 2017 incideva per il 30% sulle importazioni italiane dalla zona Euro e per il 40% % sulle esportazioni.

Secondo noi, rinunciare all’opera comporterebbe un isolamento dell’Italia e sarebbe un autogol economico. Lione diventerebbe semplicemente uno snodo logistico verso gli altri corridoi che attraversano il centro-nord della Germania.

Occorre capire che i corridoi non sono solo un transito di merci e di passeggeri, ma sono territori di sviluppo economico e di collaborazione tecnologica. Di fatto integrano vaste regioni dell’Europa, con importanti ricadute anche in campo politico e culturale.

Ci sembra pertanto che le reti trans europee, i TENs, e i corridoi di sviluppo non possono essere sottoposti soltanto a una fredda analisi di costi e benefici. Essi furono pensati, non solo dall’Italia, come strumenti di sviluppo e d’integrazione continentale. Fanno parte della visione di un’Europa unita, democratica e pacifica.

In quest’ottica s’inquadra il Treno AV/AC  Lione – Torino che è una delle infrastrutture economiche di base.

Com’è noto, le infrastrutture economiche di base sono, o meglio dovrebbero essere, un sistema di miglioramenti in un territorio. Trattasi di investimenti fisici di capitale per accrescerne l’utilizzo produttivo e migliorarne la qualità della vita.

Le categorie primarie di miglioramento fisico delle infrastrutture comprendono: i grandi sistemi idraulici, canali, dighe, irrigazione, gestione delle acque, reti fognarie, ecc.; i trasporti; la produzione e la gestione di elettricità; le infrastrutture igieniche e sanitarie; i sistemi di comunicazione e i servizi in generale.  Naturalmente comprendono anche gli investimenti di difesa del suolo e i miglioramenti della sua fertilità.

L’insieme di queste migliorie fa parte delle politiche economiche del governo. Gli effetti di tali politiche vengono valutati non solo con la crescita del pil, ma anche con altri parametri quali la migliore efficienza del sistema, i mutamenti generati anche nel produttività e nella densità tecnologica e demografica

Queste sono le ragioni per le quali l’Unione europea, con la piena, attiva e decisiva partecipazione dell’Italia, ipotizzò a suo tempo, il suo sviluppo integrato attraverso la realizzazione di un programma infrastrutturale ad alta tecnologia che diventasse l’ossatura portante dell’economia europea.

Si ricordi che la politica delle reti trans europee (TENs) per i trasporti, l’energia e le telecomunicazioni ebbe il suo impulso decisivo nel 1993.

Le reti dei trasporti, come già detto, sono costituite da corridoi transnazionali multimodali (ferro, strada, vie navigabili) che si intersecano tra loro per creare un fitto tessuto connettivo tra le diverse regioni europee e tra i grandi terminali portuali e aeroportuali con l’obiettivo di aumentare l’efficienza e la sostenibilità dei sistemi di trasporto.

Dei nove corridoi che costituiscono l’asse portante della Trans European Network-Transport (rete TEN-T), definita dal Regolamento Europeo del 2013, quattro interessano l’Italia. Dovrebbero essere completati entro il 2030.

Il Corridoio Mediterraneo: collega i porti della Penisola iberica (prima di tutto quello di Barcellona), con l’Ungheria e il confine ucraino, passando per il sud della Francia e l’Italia settentrionale. Il corridoio comprende ferrovie, strade, aeroporti, porti e terminali ferroviario – stradali e, nell’Italia settentrionale, anche la via navigabile interna del fiume Po. I progetti principali del corridoio sono la tratta AV/AC Torino – Lione e il collegamento Trieste/Capodistria – Lubiana.

Il Corridoio Reno – Alpi: collega i porti di Anversa, Rotterdam e Amsterdam e il porto italiano di Genova, attraversando la valle del Reno, Basilea e Milano.

Da qui si capisce anche l’urgenza di riavere al più presto il ponte che ristabilisca la connessione di Genova e del suo porto con il resto del corridoio.

Il Corridoio Scandinavo – Mediterraneo: si estende dal confine russo-finlandese, attraverso la Svezia e la Germania fino all’Italia, con collegamenti con i porti di La Spezia, Livorno, Ancona, Bari, Taranto, Napoli e Palermo. Il corridoio comprende anche sezioni di “autostrade del mare” e la costruzione della galleria del Brennero.

Il Corridoio Baltico – Adriatico: si estende dai porti polacchi del Mar Baltico fino a quelli italiani di Trieste, Venezia e Ravenna.

Guardando la cartina geografica ed economica dell’Europa, balza evidente che la realizzazione del Corridoio Mediterraneo e della TAV/AC ha un’importanza strategica per l’Italia. Soprattutto se si considera che in Europa siamo secondi, dopo la Germania, per il settore manifatturiero, concentrato in gran parte nelle regioni del Nord, quelle interessate dal suddetto corridoio.

Le regioni del Sud della Francia, come Marsiglia, fanno riferimento a Lione per i loro traffici. Le regioni meridionali della Spagna, in primis la Catalonia, rappresentano il polo industriale più avanzato e produttivo del paese. Anch’esse guardano al resto dell’Europa attraverso il Corridoio Mediterraneo.

Si può non essere d’accordo, ma è innegabile che la realtà economica dei territori interessati richiede tali miglioramenti infrastrutturali. Secondo noi, per la crescita economica e occupazionale del nostro Paese e per accelerare l’integrazione anche materiale con il resto dell’Europa, sarebbe opportuno non perdere altro tempo. Anzi sarebbe necessario accelerare la realizzazione di tutti e quattro i progetti europei che interessano l’Italia.

*già sottosegretario all’Economia

**Economista

La Bestia e il Bello.

LA BESTIA. 

http://video.repubblica.it/dossier/movimento-5-stelle-beppe-grillo/io-voglio-che-i-cittadini-devono-votare–lo-sfogo-di-di-battista-diventa-un-trailer/262272/262620?ref=HRESS-3

E IL BELLO 

Matteo Renzi nel suo profilo su Facebook

Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un’occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa.
Tutto come sempre, insomma.
Solo che stavolta è diverso.
Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti.
Ho chiuso l’alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi.
Torno a casa davvero.
Sono stati mille giorni di governo fantastici. Qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere l’elenco impressionante delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall’innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia. Certo c’è l’amaro in bocca per ciò che non ha funzionato. E soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno sarà chiaro che quella riforma serviva all’Italia, non al Governo e che non c’era nessuna deriva autoritaria ma solo l’occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali.
Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l’Italia.
Io però mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l’ho fatto.
Di solito si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l’ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date. Ho mantenuto l’impegno, come per gli 80 euro o per l’Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno:-)
Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l’immunità.
Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene.
A chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l’Italia, non contro gli altri.
Nei prossimi giorni sarò impegnato in dure trattative coi miei figli per strappare l’utilizzo non esclusivo della taverna di casa: più complicato di gestire la maggioranza.
Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l’esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire. E che è nei momenti in cui la strada è più dura che si vedono gli amici veri, l’affetto sincero. Grazie a chi si è fatto vivo, è stato importante per me.
Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l’Italia.
Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme.
Ci sentiamo presto, amici.
Buona notte, da Pontassieve.

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[Ho scritto una puntata per spiegare il perché del mio cambio di parere e voto, dal No convinto al Sì come male minore. Renzi in tempi non sospetti l’ho anche preso per il sedere e ho ridicolizzato la scenografia, con annessi significati, del famoso convegno alla Leopolda. Devo però dire che il Renzi del dopo dimissioni mi ha sorpreso. Sobrio e apprezzabile. Il problema è che si addebitano a lui, come per esempio ha fatto Leno Lazzari nel commento immediatamente prima del tuo, ciò che si usa chiamare partitocrazia e annessi guasti].