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Chiedere perdono dei propri crimini
/0 Commenti/in Società e dintorni /da Enrico GalavottiIn un universo infinito nello spazio ci si può nascondere dove si vuole pur di non pentirsi del male che s’è fatto. Poiché l’universo è anche eterno nel tempo, ci si può nascondere per sempre. Nell’universo infatti si ha consapevolezza che il suicidio non può essere fisico ma solo spirituale. Ci si nasconderà per l’eternità in un luogo remoto per la vergogna di ciò che s’è fatto, ma anche per la pervicace volontà di non pentirsi.
Sulla terra le cose sono un po’ diverse. Se uno ha compiuto crimini orrendi e, a un certo punto, s’accorge di non poter sfuggire alla giustizia, può arrivare a suicidarsi oppure a rassegnarsi ad avere il massimo della pena, che è la sentenza capitale o l’ergastolo. Cioè uno può pensare che, prima o poi, finirà di provare vergogna d’essere stato condannato per il reato compiuto.
Ma nell’universo questa stessa persona cosa dovrà pensare? A dir il vero uno può anche pensare d’aver compiuto i propri crimini secondo una certa plausibile motivazione o razionale giustificazione, per cui non ritiene di doversi pentire o comunque di non doverlo fare più di tanto. Quanti sostengono d’aver agito come criminali senza essere stati pienamente coscienti o perché condizionati da un drammatico passato o perché dovevano obbedire a un ordine superiore o perché accecati da un’ideologia o perché convinti che, in quel modo, avrebbero evitato un male peggiore? All’interno di considerazioni così particolari è difficile pentirsi al 100%, o almeno è molto difficile farlo da soli.
Ci vuole qualcuno che ci faccia capire fino a che punto si giocava la nostra responsabilità al momento di compiere un determinato crimine. Uno ha il diritto d’essere aiutato a pentirsi in qualunque momento, anche se gli si deve sempre garantire la libertà di non volerlo fare. Sono situazioni complesse, anche perché l’aiuto non può certo essere dato sulla base di motivazioni superficiali o schematiche. Bisogna saper tener testa alle argomentazioni sofisticate dei grandi criminali, che in genere sono uomini politici o militari o anche uomini di chiesa o intellettuali in grado di esercitare poteri significativi, come p. es. gli scienziati, i consiglieri, i funzionari…
Una differenza sostanziale, comunque, c’è: nell’universo la prigione o, se vogliamo, la pena è tutta interiore. Questo perché, essendo infinito nello spazio, l’universo permette a chiunque di non essere condizionato negativamente dall’atteggiamento altrui. Su questa terra, invece, gli uomini hanno sempre paura dei criminali: temono che i loro crimini possano ripetersi, anche se, essendo i grandi criminali le persone di potere, i comuni cittadini cercano di difendersi come meglio possono.
Paradossalmente là dove le condizioni di spazio e di tempo sono illimitate, l’importanza delle questioni di coscienza cresce in maniera esponenziale. Se non c’è alcun limite esterno all’agire, tutto dovrà giocarsi sulle potenzialità interne che uno dovrà per forza scoprire d’avere. E sarà su queste potenzialità che si dovrà prendere una decisione: o giocarsele tutte, mettendosi a disposizione di un proprio cambiamento significativo, o non giocarsele affatto, rendendo la propria coscienza impermeabile alle influenze altrui.
Di sicuro il tempo per ripensarci non mancherà. Nessuno può essere obbligato né a pentirsi né a non pentirsi: questa regola dovremmo adottarla anche sulla terra. Se esiste un inferno, è solo per chi lo vuole: non può esserci nessuna porta con scritto sopra: “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”. Quindi niente torture, ma anche niente condanne definitive.
Naturalmente questo discorso vale anche per chi ha subito il crimine, il quale, con non meno intensità emotiva del criminale, deve essere disposto a perdonare. E, per poterlo fare, deve essere convinto di almeno due cose: la prima è che il criminale può aver avuto delle motivazioni plausibili; la seconda è che nessuno è mai totalmente innocente. Cioè dentro quelle motivazioni ce ne può essere una che riguarda, in qualche modo, la stessa vittima. Si pensi solo al fatto che esiste colpevolezza anche quando, vedendo compiere un crimine contro qualcuno, si pensa che ciò non ci riguardi. La storia è stracolma di questi peccati di omissione. Non si è abbastanza vigili e solerti per colpa del nostro opportunismo qualunquismo egoismo cinismo…: possiamo chiamarlo come ci pare.
Bisogna infine stare attenti che nell’universo non è come su questo pianeta, dove i criminali, abituati a ragionare in termini giuridici, fanno calcoli sulla possibile convenienza che hanno a pentirsi. Nell’universo l’unica vera legge umana sarà quella della libertà di coscienza: sarà impossibile dimostrare d’essere pentiti senza versare fiumi di lacrime. Non avrà alcun senso dimostrare d’essere pentiti rivelando i nomi dei propri complici o restituendo il maltolto: la verità sui grandi crimini dell’umanità sarà alla portata di tutti. L’unica “indagine” da fare sarà quella nei confronti di se stessi.
Non solo, ma anche dopo aver versato fiumi di lacrime, non si potrà pretendere che le nostre vittime ci perdonino. La riconciliazione tra vittima e carnefice potrà avvenire solo nella più assoluta libertà reciproca. Per questo motivo dovremmo sin da adesso abituarci a compiere significativi gesti di riparazione là dove si sono compiuti orrendi crimini. Dobbiamo abituarci a chiedere scusa con insistenza, nella speranza che la vittima, quando vorrà, si convincerà della nostra buona fede.
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