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Quale nuovo Medioriente

Si sa che Trump sostiene a spada tratta i sionisti d’Israele. Ha persino fatto proposte assolutamente vergognose riguardo al destino di Gaza. Si sa anche che Israele teme soprattutto l’Iran sul piano militare. Infine si sa che Trump diede l’ordine di uccidere in Iraq il generale iraniano Qasem Soleimani.
Tuttavia se Trump spera che Putin convinca il governo iraniano a rinunciare al programma nucleare, può scordarselo. L’Iran non ha paura né delle sanzioni né delle minacce, americane o sioniste o europee che siano.
D’altronde il presidente Masoud Pezeshkian ha ribadito la natura pacifica del programma, respingendo le accuse secondo cui l’Iran starebbe cercando di sviluppare armi nucleari.
In tal senso la cooperazione tra Russia e Iran è destinata ad andare avanti. Anzi nei mesi di gennaio-febbraio di quest’anno è stato firmato il Trattato di partenariato strategico globale tra i due Paesi.
In particolare si sta sviluppando il corridoio Nord-Sud per il libero scambio; si è raggiunto un accordo sulla produzione congiunta di semiconduttori; e tra Russia, Cina e Iran sono state fatte nell’Iran meridionale delle esercitazioni navali. In pratica si stanno ponendo le basi per un futuro Medio oriente, in cui difficilmente Israele potrà andare avanti con la sua spocchia e i suoi intenti genocidari nei confronti dei palestinesi.
È anche molto improbabile che i sionisti decidano di colpire le centrali nucleari dell’Iran senza aspettarsi gravi ritorsioni. Al momento si è sicuri solo di una cosa: l’Iran ha fornito droni e tecnologie alla Russia per la guerra in Ucraina ed è normale che si aspetti un aiuto significativo in una situazione difficile. Un aiuto che potrà essere offerto in maniera automatica quando tra i due Paesi si deciderà un partenariato strategico-militare, analogo a quello tra Russia e Nordcorea.
Questo deve farci riflettere. Quel che dai tempi del crollo dell’impero ottomano non sono riusciti a fare tutti i Paesi islamici in Medio oriente a favore della Palestina e contro il globalismo occidentale (anglo-francese e americano), affiliato a Israele, sta per essere fatto in poco tempo da uno solo di quei Paesi (che non è neppure arabo) col sostegno decisivo di Russia e Cina.
Da notare che questa triade è nettamente ostile anche all’islamismo radicale, soprattutto nel sud dell’Eurasia, poiché destabilizza dei processi che potrebbero essere vantaggiosi per tutti. In tal senso si sta mandando un messaggio eloquente anche agli attuali rappresentanti filo-turchi in Siria, la cui attività sta portando al genocidio degli alawiti e alla persecuzione dei rappresentanti di altre religioni.

1) Rispondere agli USA con l’Eurasia 2) Fan di Israele, tattiche e tecniche: per chi non sa o fa il finto tonto

Le accuse all’Europa di deflazione. La sfida dello sviluppo eurasiatico.

Mario Lettieri* Paolo Raimondi**

L’ultimo Rapporto semestrale del Tesoro americano sulla situazione economica internazionale addebita tutte le responsabilità della mancata stabilità dell’economia mondiale alla Germania. Il suo surplus commerciale sarebbe la causa di tutti i mali. Più che una esagerazione ci sembra una pura provocazione non solo nei confronti della Germania ma dell’Unione Europea. I malfunzionamenti e gli squilibri nel vecchio continente pur ci sono e spetta a noi affrontarli e risolverli.

In passato nel mirino c’era soprattutto la Cina a cui si addebitava che la mancata rivalutazione dello yuan avrebbe aggravato le difficoltà economiche degli Usa e di conseguenza anche del resto del mondo. Oggi il problema sarebbero le troppe esportazioni tedesche. Nel 2012 il surplus tedesco è stato di 238,5 miliardi di dollari superando di gran lunga i 193,1 miliardi della Cina. E nel primo semestre del 2013 il surplus tedesco è aumentato ancora andando oltre il 7% del Pil. Questi andamenti, secondo il Tesoro americano, e in mancanza di una crescita della domanda interna tedesca, starebbero provocando una situazione di deflazione, con una inflazione più bassa delle aspettative ed una stagnazione nei consumi in tutta Europa. Con conseguenze negative per gli Usa e il resto del mondo. Continua a leggere