E dunque le elezioni sono andate come sono andate. Anziché fare il bilancio di chi ha vinto e chi ha perso, fermo restando che a perdere è stato quel che resta della sinistra, credo sia meglio spostare il discorso su un altro piano: il risultato di queste elezioni è uno dei segni in corso che è cambiata l’Italia, sta cambiando l’Europa e forse anche gli Usa, pertanto l’intero Occidente. Cambiamenti che credo siano più grandi di quanto si possa credere.
Le elezioni regionali hanno dimostrato che non esiste più nulla della struttura dei partiti, della cultura e della ideologia che hanno caratterizzato l’Italia del dopoguerra. Il problema è grande, perché in Italia la democrazia è stata basata da una parte sulla vittoria militare degli Usa e dell’Urss e dall’altra sull’alleanza del nostro governo con uno dei due vincitori (Usa)e della opposizione con l’altro vincitore (Urss). Non è mai esistita cioè in Italia una democrazia retta solo dalle proprie gambe, ma solo quella poggiata sui favori di altri Stati ben più potenti del nostro. E non esiste più nulla neppure di ciò che dovrebbe essere l’analisi delle classi, della composizione sociale e della struttura della produzione. Analisi senza la quale qualunque linea politica e partito sono solo dei blablablà e gruppi di interesse. C’è una larga fetta di italiani, soprattutto tra i giovani, che è “fuori dalla politica” re il semplice motivo che è la politica fuori da loro, e quindi senza futuro.
L’investitura familista di tale Renzo Bossi, elevato agli altari della Regione Lombardia solo perché figlio di Umberto Bossi e nonostante un curriculum scolastico di tutto rispetto asinino o somaresco la dice tutta su a che punto siamo della notte. Siamo e restiamo con orgoglio, anche nella “sana (?) Padania”, un popolo non solo familista, ma anche di cliente, oltre che di etere e cortigiane. La vittoria elettorale di questa destra, sbracata, incolta, strafottente nonché discretamente puttaniera, della serie “La Lega ce l’ha duro” e Berlusconi pure, certifica che siamo un Paese di gente che non tollera troppo le regole, se non come ipocrisia formale e con il prete a portata di mano per assolverci da qualunque porcheria, sicché i magistrati e le leggi possono andare a farsi fottere, siamo un popolo di gente che appena fa un po’ di quattrini si sente padrona del mondo e capace di fare faville, armata di una conoscenza approssimativa della lingua italiana e di una ridicola, da spot, top model e online, dell’ingle. I soldi danno il diritto non solo alle amanti, ben vengano, e alle escort, ben vengano anche quelle, ma anche e soprattutto alle evasioni fiscali, all’inquinamento territoriale, all’ignoranza e alla maleducazione intese come saperci fare, alla sopraffazione e alla corruzione mazzettara come sistema, alla mafia in Sicilia e al familismo bossiano in Lumbardia (con la u), all’assalto alla diligenza camuffato da privatizzazioni o coperativismo ciellino, fino a dare diritto a governare. Restiamo un popolo di furbi, che va all’assalto della modernità e del futuro con la stessa mentalità d’accatto con la quale è andato all’assalto dell’Abissinia e dell’Unione Sovietica: assolutamente impreparato, ma innamorato delle proprie chiacchiere e dei propri leader, in camicia e in tonaca nera. Continua a leggere →