E’ uscito il primo singolo degli U2, “Get on your boots”, che preannuncia il nuovo album, “No line on the horizon”, previsto per il 2 marzo (lo potete ascoltare sul sito della band, http://goyb.u2.com). Ascoltato un paio di volte mi ha stufato. Francamente mi aspettavo qualcosa di più “nuovo”, ha troppe reminescenze vecchio stampo tra flower power e Beatles. D’altra parte non sono di primo pelo né loro né i tre megaproduttori assoldati per l’occasione. A questo proposito vi faccio leggere il parere di un mio caro amico, Sergio Cossu, che non si è fatto pregare per mettere nero su bianco quanto già detto in una nostra lunga chiacchierata sul rock, pop e dintorni (lui il pop l’ha fatto in prima persona, ma da anni si occupa d’altro…). Poche e assai poco lusinghiere le parole spese da entrambi per un’altra novità discografica, l’ultimo di Bruce. Cossu non l’ha mai particolarmente amato, io invece sì. Da ragazza ha segnato per sempre la mia concezione dell’amore (Thunder road), e la sua voce, quand’è usata nei toni bassi, è tra le mie preferite. Ma è da mo’ che non mi dice più niente. Io intanto confido nell’intero cd degli U2, sono più ottimista: vorrei almeno meno rock e più… qualcos’altro (dalla dance all’elettronica, Eno datti una mossa)
“Perché ad un certo punto della sua storia la musica pop è diventata un genere creativo dal quale nessuno decide mai di ritirarsi?
La musica pop è un genere effimero per definizione, ed anche i più dotati di talento hanno espresso il loro meglio in un numero limitato di anni.
Il periodo geniale dei Beatles è durato dal 1965 al 1969; Elvis diciamo dal 1956 al servizio militare, pochi anni dopo; gli Who dal 1965 a Who’s next (1971), Frank Zappa fino a Joe’s garage (12 anni circa) etc.
I cantanti di successo degli anni 50 e 60 spesso ad un certo punto della loro carriera hanno smesso di fare dischi (o sono morti, più elegantemente).
Perché oggi ritroviamo tutti in pista, da nilla pizzi ai kings of leon, da brian auger ai killers? Sì, è vero, molti di questi non hanno ricevuto dalla musica l’equivalente del 6 al superenalotto e diciamo che “tengono famiglia”; ok.
Ma chi glielo fa fare ancora agli u2 , al boss, a neil young, a vasco, a paul mccartney di fare ancora dischi non avendo più niente da dire, e avendo finito da tempo di pagare il mutuo?
Il nuvo cd di brooce non merita neanche commenti (direi che bertoncelli ha espresso il giudizio più acuto in merito); gli u2 escono con un singolo che non ha ne’ la dignità né la grandezza né la fierezza né la forza creativa né l’energia né l’amore di with or without you, o di pride (lo so, sono canzoni di 20 e più anni fa, ma non è colpa mia se la musica popo rock viene bene da giovani) ma neanche di the fly; è un simpatico pastiche semibeatlesiano, con un’incomprensibile inserto semidisco verso la fine, realizzato molto bene (regia di eno, lanois e steve lilliwhite) ma che non scuote neanche il più sensibile dei nostri precordi, singoli o collettivi.
Non paghi, qualche anno fa, di avere sponsorizzato pubblicamente l’ipod (o meglio, di essere stati ben foraggiati da apple per legare la loro immagine all’i-pod, il vero killer della musica dal 2000 in poi), il loro nuovo cd esce in più versioni: con libretto a più o meno pagine, in confezione di plastica o cartone, in vinile, etc etc.
Ma hanno davvero bisogno di fare i pupazzi da marketing strategies? Hanno davvero voglia di fare i take that, i giusy ferreri, i boys boys boys? Non hanno un hobby, una famiglia, dei libri da leggere, un parco in cui passeggiare?
Non è giunto il momento di fare una moratoria generale sulla produzione di dischi?
Un anno senza produrre musica registrata non potrebbe essere produttivo?
Magari molti “artisti”, giovani o vecchi, scoprirebbero che si può vivere anche senza fare dischi, e magari anche senza fare musica.
Ve li immaginate mazzola, rivera e cruyff che, per quanto grandissimi siano stati un tempo, che domenicalmente (un inebriante neologismo © by trapattoni) indossano parastinchi e calzoncini e scendono in campo in serie A?
Mozart è morto a 37 anni, charlie parker a 36. Vorrà pur dire qualcosa…”