Germania ingrata verso la Grecia, che nel 1953 contribuì a salvarla dal debito pubblico

Paolo Raimondi* Mario Lettieri**

Dopo le elezioni politiche, da Atene è partita la proposta di una “conferenza europea sul debito”. Ciò sta determinando un ampio dibattito in tutto il vecchio continente. La Bce di Draghi e la Commissione europea non possono ignorarla. I fautori del rigore fiscale e dell’austerità senza crescita e senza sviluppo dovranno rivedere il loro approccio.

L’Unione Europea e l’eurogruppo sono di fronte a decisioni che sollecitano profondi cambiamenti di metodo e di politica economica.

La Grecia ha un debito pubblico di 310 miliardi di euro pari a circa il 175% del suo pil. Prima del 2007 era dell’89%. Nella zona euro era del 66% prima della crisi finanziaria globale, oggi si aggira intorno al 93%.

Negli anni passati per salvarsi dalla bancarotta Atene ha chiesto e ricevuto dalla Ue e dal Fondo Monetario Internazionale due bailout per 240 miliardi di euro. In cambio ha dovuto sottoporsi ad una “terapia shock” fatta di tagli dei budget statali, di drastiche riduzioni delle spese pubbliche e di aumenti delle tasse richiesti e imposti dalla Troika.

Di conseguenza oggi l’economia greca è in ginocchio. Dopo 6 anni di compressione economica, gli investimenti sono stati ridotti del 63,5%, la sua produzione industriale è scesa di un terzo, il pil si è ridotto del 26%. La disoccupazione è salita a oltre il 25% della forza lavoro e quella giovanile al 62%.

D’altra parte è noto che dei 240 miliardi di “aiuti” (l’Italia vi ha contribuito con 41 miliardi di euro) solo il 10% è andato a sostegno della spesa pubblica o del reddito dei cittadini greci. Il resto di fatto è stato una partita di giro. Sono stati acquistati titoli di stato greco detenuti dalle grandi banche private europee ed internazionali che premevano per disfarsene, minacciando quindi di accelerare il processo di bancarotta dello Stato. E una parte è andata a pagare gli interessi sul debito pubblico cresciuti a dismisura.

In una simile situazione la cosiddetta ripresa economica non ci può essere, è uccisa ancora prima di iniziare. Riteniamo che sia una scelta suicida sia per Atene che per Bruxelles.

Perciò la richiesta della ristrutturazione del debito greco all’interno di una specifica conferenza europea sul debito è l’unica mossa razionale possibile che va ben al di là del colore politico del governo pro tempore. Infatti la Spagna, l’Irlanda e il Portogallo mostrano un grande interesse per tale proposta. Pensiamo che lo debba fare anche il nostro Paese.

Anche importanti analisti economici di differenti scuole di pensiero economico, e persino il Financial Times, giudicano la politica europea nei confronti della Grecia completamente fallimentare. Osservano che se fossero concessi nuovi aiuti finanziari, indispensabili per tenere in vita lo Stato e il debito della Grecia, e fossero usati come nel passato, l’economia e la società comunque sprofonderebbero nella palude della depressione.

La Bce sta già acquistando titoli di stato dei Paesi europei nella prospettiva di creare maggiore liquidità per nuovi investimenti nell’economia reale. La stessa banca inoltre potrebbe acquistare sui secondary bond market, i cosiddetti mercati obbligazionari secondari, titoli di stato, detenuti dai privati, della Grecia e non solo. Naturalmente ciò comporterebbe una rivoluzione copernicana sia nella Bce che nell’Ue in quanto si potrebbe unilateralmente rinviare indefinitamente le scadenze di tali titoli mantenendo tassi di interesse irrisori.

In sintesi Atene chiede un trattamento non dissimile a quello concesso alla Germania dopo la Seconda Guerra mondiale. Lo si decise alla Conferenza di Londra del 1953 che fu guidata dagli Stati Uniti e coinvolse 20 nazioni, tra cui la Grecia. Alla Germania fu concessa la cancellazione del 50% del debito accumulato dopo le due guerre mondiali e l’estensione per almeno 30 anni del periodo di ripagamento del restante.

Inoltre dal 1953 al 1958 la Germania avrebbe pagato soltanto gli interessi sul debito. Fu concordato in particolare che tali pagamenti non superassero il 5% del surplus commerciale della Germania.

Tale accordo permise all’economia tedesca di ripartire. Il Piano Marshall di sostegni economici fu poi determinate per lo sviluppo dell’economia. Molti Paesi creditori furono interessati a sostenere l’export della Germania permettendole così di pagare i debiti e gli interessi. Naturalmente l’allora geopolitica, che assegnava alla Germania il ruolo di baluardo nei confronti dell’Unione Sovietica, fu decisiva.

E’ importante sottolineare che l’Accordo del 1953 affermava di voler “rimuovere gli ostacoli alle normali relazioni economiche delle Germania Federale con gli altri Paesi e quindi di dare un contributo allo sviluppo di una prosperosa comunità di nazioni”. Un concetto che meriterebbe di essere proposto anche oggi per l’intera Europa.

* economista ** già deputato e sottosegretario all’Economia

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[Pubblicato come interfvista su Blitz: http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/germania-nel-1953-ebbe-dalla-grecia-laiuto-che-oggi-le-nega-2104374/ ]

 

5 commenti
  1. caino
    caino says:

    Caro Pino,

    titolo e contenuto ,un pochetto stridono tra di loro.
    La “gratitudine ” in Economia poltica e di conseguena in politica economica non esistono e nemmeno sono mai esistite.
    Il testo lodice a chiare lettere,quello che fu concesso alla Germania e’stato il frutto di una politica ben precisa e non certo perche’ gli Usa e alleati fossero generosi ed altruisti nei confronti degli sconfitti o del popolo tedesco in generale…fu concesso perche la Germania federale era il confine con il blocco sovietico con cui si preparava la Nuova guerra.
    Il blocco sovietico era enormemente piu’ pericoloso ,ma soprattuto piu’potente della russia del 18/19 …per cui all’epoca invece ,i tedeschi furono trattati come dei cani rognosi dalle potenze capitaliste vincitrici aVersailles ,senza che fossero nemmeno nazisti (all’epoca).
    Semmai c’e’ da chiedersi di fronte ai dati che “ci vengono”proposti ,dei quali non v’e’ da dubitare..cosa spinge i burocrati di Bruxelles a simili comportamenti..quasi che un crollo futuro greco ,non potesse trascinare con se la fine dell’Eu ,cosi’ come la conosciamo…io questo non lo so, (anzi lo so,ma e’inutile dirlo,verrebbe classificato come “passatismo “,per cui evito)
    Di una cosa sono sicuro,che in tutta questa vicenda,del popolo greco non frega nulla a nessuno,di quelli che prendono decisioni,come non fregava nulla del popolo tedesco a Versailles nel 19.
    E se mai ,dovessero esserci inversioni di di rotta piu’morbide ..sarebbero esclusivamente imputabili a situazioni geopolitiche in mutamento o a calcoli nella stessa materia….non certo imputabili a “gratitudine”,sentimento che puo’essere valido solo tra poveracci..come me.

    Un salutone
    caino

  2. caino
    caino says:

    A proposito di Libia e di esodati ittagliani..tanto per non farci mancare nulla…il primo esodo di italiani dalla Libia,avvenne nei primi anni 50..e furono delle Espulsioni di connazionali “sindacalisti e comunisti” circa 800…
    Furono espulsi dalle allora autorita’libiche ,sotto stretto controllo INGLESE, e presumo anche con grande comprensione dell’imprenditoria italiana presente sul territorio…. (quella che Gheddafi poi caccio’ ..negli anni 60..)
    Avevano paura dell’insorgere di una classe operaia sindacalizzata anche tra i locali…PER CUI MI PARE GIUSTO CHE TUTTO SOMMATO ADESSO SI DEBBA FAre i I CONTI CON DEI FANATICI MUSULMANI..,ma dubito assai che a certe orecchie..facciano piu’ paura questi che non quegli 800 di cui si e’perso il RICORDO…tanto per ricordare…cosi’..

    caino

  3. caino
    caino says:

    Ahh dimenticavo…
    Nessuno di quei 800 esodati,rusulta che avessero mai messo bombe,tagliato gole o altre amenita’del genere..fatto costruire harem imposto chador..ect,ect..forse non andavano a Messa alla Domenica..e distribuivano volantini e magari facevano anche assemblee alla sera..dopo il lavoro,ovviamente…
    Sempre per attivare dei Ricordi…

    caino

  4. caino
    caino says:

    Attualita’..

    I fatti occorsi oggi a Roma,nella speranza che non avvenga di peggio,confermano se mai ce ne fosse stato bisogno,che 6000 ubriachi ,possono mettere a ferro e fuoco una citta’.
    Oltre che tutto il mondo e’ paese.
    C’ e’ un di piu’ pero’ che non fa che confermare alcuni aspetti inquietanti,il di piu’ di cui voglio parlare e’ la testa della lupa mozzata ,e questa scenografia di adesivi con cui tappezzare Roma ,rivela una PREPARAZIONE ,UNA INTENZIONE ,CERTAMENTE fatta da non ubriachi e preparata in anticipo.
    Cosa significhi “quel figlio di Odino” che mozza la testa alla lupa,non penso significhi solo il classico sfotto tra tifosi ….puo’ significare molte altre cose,sulle quali sarebbe bene indagare,mentre una cosa e’certa il Male Oscuro che tutti sanno cosa sia ,ma non se ne vuole prendere atto,mette le sue radici sempre piu’ profonde nel tessuto sociale dei popoli …

    caino

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