Il “caso Siria” ha offuscato il G20 di San Pietroburgo, che ha invece aspetti importanti. Anche per gli investimenti di lungo termine nelle infrastrutture

di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

Nonostante i venti di guerra sulla Siria e le pericolose conseguenze militari e geopolitiche, alcune rilevanti e innovative decisioni assunte dal recente Summit del G20 di San Pietroburgo per fortuna non sono state del tutto oscurate. Nel documento finale, infatti, per la prima volta si pone la questione del finanziamento degli investimenti. di lungo termine nelle infrastrutture e nei progetti industriali e di ricerca delle Pmi. Si sottolinea inoltre la necessità di creare un clima favorevole agli investimenti di lungo termine per mobilitare anche i capitali privati.

Un lavoro particolare di preparazione al rilancio delle strategie industriali e di sviluppo nel lungo termine è stato svolto dall’Ocse e dalle varie banche di sviluppo internazionali, tra cui la nostra Cassa Deposti e Prestiti, organizzate nel Long Term Investors Club. Il G20 sollecita, perciò, i vari governi a facilitare gli investitori istituzionali e a promuovere politiche e progetti di investimento e di infrastrutture adeguati, organici e coerenti.

Nuovi strumenti finanziari non speculativi dovrebbero essere individuati anche per convogliare il risparmio privato verso gli investimenti produttivi e le infrastrutture. A tal proposito si indicano percorsi anche per creare partenariati pubblico-privati (PPP) e per la costruzione di fondi di sviluppo e di investimento. Sembra che si vada oltre le solite buone intenzioni. Infatti, il rilancio degli investimenti di lungo periodo di fatto prende le distanze dalle scellerate politiche finanziarie speculative di breve periodo che, come noto, hanno “pervertito” il processo economico privilegiando la finanza fine a se stessa e altamente rischiosa elevandola fino agli altari del dio denaro.

Novità significativa è il riferimento alla necessità di ricondurre il risparmio ed il sistema bancario al loro ruolo indispensabile di ancelle del credito per le imprese e gli investimenti. In merito notevole è stata la spinta impressa dai Paesi del Brics che hanno posto il problema dell’occupazione, della disoccupazione e dei giovani al centro della Dichiarazione finale. Rispetto al passato anche più recente quando si privilegiavano i parametri numerici del Pil a discapito di quello dell’occupazione, si registra una inversione di tendenza. Del resto sarebbe illusorio pensare ad una ripresa economica mentre continua la disoccupazione. Questa è una visione economica settecentesca dove produzione e profitto erano organizzati contro il lavoro; era però un mondo dove vigeva la legge del più forte senza alcuna responsabilità sociale.

Dopo 5 anni dalla costituzione del G20, i vecchi centri di potere economico e finanziario occidentale devono prendere atto del ruolo sempre più incisivo esercitato dai Paesi del Bric. Se il mondo intero non è del tutto sprofondato in una grande depressione economica, molto lo si deve alla dinamicità e alle politiche economiche dei Paesi emergenti. Il Summit ha dovuto anche riconoscere che le politiche monetarie non convenzionali (la liquidità facile della Fed e di altre banche centrali) protratte nel tempo rappresentano gravi rischi per la tenuta del sistema finanziario a causa degli effetti negativi, come la volatilità nei flussi finanziari e disordini nei movimenti dei tassi di cambio in particolare nelle economie emergenti, da essi generati. Per fronteggiare tali rischi, a latere del summit i Paesi del Brics hanno stanziato ben 100 miliardi di dollari in un fondo specifico per la sicurezza e la protezione delle loro monete e dei loro mercati.

Rispetto al passato si ha la sensazione che vi sia una maggiore consapevolezza dei problemi globali, non solo quelli della finanza, ma anche quelli del commercio e della governance degli organismi internazionali, a partire dalla distribuzione delle quote di controllo del Fmi che dovrebbe essere rivista all’inizio del 2014. Il riordino del sistema monetario diventa urgente anche in relazione al fatto che sempre più spesso gli accordi commerciali tra i Paesi emergenti vengono stipulati non in dollari ma nelle monete nazionali.

*Sottosegretario all’Economia del governo Prodi **Economista

69 commenti
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  1. Anita
    Anita says:

    Tutto dipende dall’ambiente in cui cresce il bambino.

    Non vi e’ nulla di piu’ egoista di un bambino, ecco perche’ al giorno d’oggi i bambini rimangono bambini fino a 25-26 anni.
    Crescono troppo protetti, troppo viziati…..

    Parlo in generale, non dei bambini in zone di guerra e poverta’ assoluta.

    Anita

  2. sylvi
    sylvi says:

    C’è Welfare e Welfare, mamme e mamme…

    Non so se ho raccontato la storiella di quella brava ragazza, appena laureata con ottimi voti, che, pur non sapendo fare assolutamente niente, fu assunta in una azienda.
    Era seria, impegnata, attenta e soprattutto rispettosa delle regole; assolutamente rispettosa: questi sono i miei doveri e questi sono i miei diritti, in punta di legge non una sbavatura di qua o di là.
    Imparò, imparò a spese dell’Azienda, e lavorò. Si sposò con relativo sostanzioso cadeau da parte del principale.
    Come era naturale, dopo un po’, comunicò di essere incinta.
    Bene, evviva! Ma comunicò anche , aveva un marito con ottimo lavoro, che avrebbe usufruito di TUTTI i diritti che lo Stato le concedeva, nessuno escluso. Insomma un anno di assenza.
    Lasciava , in una piccola azienda, un buco da colmare con i soliti tappabuchi di maternità. E un buco nella produttività.
    Pazienza…si può rimediare … è sempre stata brava…l’apetteremo…pensava quell’mprenditore.
    Tornò dopo un anno. Riprese il suo posto, dopo aver goduto, pur in assenza, di ferie maturate, tfr ecc. ecc.
    Però pochi mesi dopo ricomunicò di essere nuovamente incinta.
    L’imprenditore pensò alcune, anzi parecchie parolacce…ma fece buon viso a cattiva sorte.
    E la MAMMA si riprese TUTTI i suoi diritti di dritto e di rovescio.
    Stette a casa un altro anno a curare la sua prole. con la benedizione dei Sindacati e la litania delle imprecazioni di chi dovrebbe produrre.
    Passa l’anno; la signora rientra in azienda dopo aver goduto di tutte le sue ferie maturate allattando!
    _ Va bene, speriamo sia finita- pensa il povero imprenditore che si arrabatta fra un sostituto incapace e l’altro-
    -in fondo ne ha due di figli e non farà come una francese e una tedesca che scodellano figli come coniglie perchè tanto lo Stato paga tutto…mica come lo Stato italiano…!!!-
    Macchè, sbagliato…dopo i canonici sei mesi la signora ricomunica di essere di rinuovo incinta…con TUTTI i DIRITTI ecc. ecc.
    E ricomincia la girandola di sostituti…per il terzo canonico anno.
    -Potesse almeno licenziarla …ma scherziamo? Perchè scoppi una rivoluzione ???

    E dopo aver allattato…dopo aver goduto di tutti i diritti,dopo aver usufruito di tutte le ferie …dopo aver lasciato per oltre tre anni nelle pesti azienda, colleghi e ovviamente il paziente principale…la signora si ri-ripresenta in azienda per riprendersi il posto di lavoro…ma per comunicare dopo pochi mesi che si licenziava perchè aveva trovato un posto di lavoro meno stressante!!!
    Tutto in nome dei diritti sindacali del dipendente!

    Invece c’è, ci sono, le libere professioniste che non hanno diritti e non hanno sindacati.
    Lavorano fin sulla soglia della sala parto e , appena partorito, chiamano la mamma a badare al neonato per qualche ora, affin chè loro possano non perdere “pazienti” così faticosamente conquistati!
    Appunto; c’è welfare e welfare.
    E, caro cc, se il “tuo” welfare muore …a me non importa una beata fava!
    Ho il mio daffare a correre su e giù a Trieste.

    Un caro saluto a tutti.

    Sylvi

  3. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Conosco anch’io mamme che grazie al “sistema” hanno figli pianificati al tempo giusto per prendere tutti i vantaggi possibili e immaginabili, come conosco quelle che lavorano fino all’ultimo giorno e ritornano al lavoro dopo un mese se non meno.
    Spesso lavorano da casa appunto per non perdere i clienti.

    Una e’ la mia broker a UBS, un’altra e’ la mia vicina avvocatessa, ed altre con carriere…. e professioni guadagnate con anni di studio…

    Un abbraccio,
    Anita

    Ho molta statica in questa pagina…

  4. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Sylvi,

    sinceramente anche a me, se il Welfare muore, non me ne importa una beata “fava”.
    Due cose soltanto :

    a) E’ giusto soltanto sottolineare che è sbagliato prendersela con la fine del popolo italico,perché ci sono troppi extra.
    In fondo ha ragione Rudy, zitte a cosce larghe,e portatevi i pargoli sul lavoro, cambiando i pannolini tra una scartoffia e l’altra.
    Magari li può cambiare il Principale che a questo punto sarebbe pure contento, pur di non far perdere tempo.

    b) Ho un sacco da fare pure io, che non pensare a queste sciocchezzuole..tanto le cose vanno avanti lo stesso secondo schemi ben consolidati..è una questione di tempi.Il sistema precedente era insostenibile,questo invece mi sembra “riequilibrato”o tendente al riequilibrio naturale su schemi ottocenteschi,in fondo si parla solo di schemi europei,il mondo è molto più vasto , incredibile che molti se ne accorgano solo ora.
    Prima ,insegnavano nelle sQuole (magari delle suorine) che il resto fosse solo una simpatica accozzaglia di pagani da cristianizzare, ancorché molto “esotici”(si poteva imparare andando al circo)

    cc

  5. controcorrente
    controcorrente says:

    QUANDO I NONNI DELLA MASSA DEGLI ITALIOTI ,VIVEVANO NELLE STALLE….(OVVERO L’ARCADIA FELIX DELL’800)

    Cara Sylvi,

    visto che sei così presa dall’andare (zu e zo) dalla bella ed Asburgica Trieste (o trieste o trieste del mio cuore..senza mai dimenticare un doveroso rispetto per le stupende mule), mi è parso che solo dedicarti un post ,fosse un po poco !
    Per cui mi accingo ad importunarti con questo pistolotto dal sapore retrò !
    Io capisco, che Tu ,sei ancora ancorata al bel mondo di quando le venete sfornavano figli per la patria,(e per il RE),come coniglie…per cui, per averne mediamente 4 o 5 maschi in salute se ne perdevano mediamente 2 0 tre nei campi , per aborti spontanei o per mortalità infantile precoce !
    Ma non è di questo che voglio parlarti, ma piuttosto dei Piemontesi e delle loro glorie.
    Ti consolerà sapere, che le Piemontesi erano uguali !
    Ovvero in fondo , tutto il mondo è Paese ,nonostante tradizioni, miti,pinzillacchere, erbe mediche ,racconti nelle stalle..diverse, (sai l’etnografia!),quando si gratta ,gratta, si viene al sodo economico ,come insegna l’economia sana capitalistica !
    Ti consolerà sapere, che leggendo un raccontino,di un mio conterroneo ,che praticamente non visse mai nel borgo,ma vi soggiornò il tempo di farvi costruire una villetta,Lui, da perfetto Esquire Inglese , come era..vi narrò della sua permanenza,per poi fuggire nel Galles dove lo aspettava uno stupendo “cottage” non mi ricordo più dove, dove le maree sono così forti, che il fiume che vi passa, a seconda , va zu e zo, come direste voi.

    Il nostro eroe vi scrisse un libro ,appena tradotto,dove si evince che dopo il primo periodo di lodi ,alla fine proprio non riesce a trattenersi da una devastante critica sugli usi e costumi dei miei avi.
    Né ha per tutti ,il buon uomo,ma soprattutto non riesce a capacitarsi dello sporco imperante ovunque, dai locali pubblici alle cascine…e quel che più lo rammarica è quando accenna con dovizia di particolari all’atmosfera mefitica in cui i miei avi trascorrevano le serate invernali, tra i (buoi e l’asinello)!
    Non se nel 1858, si conoscessero gli effetti del buco dell’ozono,ma di certo i volti pallidi ed emaciati, dei miei avi,avevano la brillante alternativa tra morire di freddo o respirare mefitico..
    Va da sé che una brillante decrescita felice, sarà alleviata dalla tecnologia delle maschere antigas mentre si ascolteranno storie di streghe e masche , eh si, come si era felici un tempo !

    tanti bacioni
    tuo
    cc

  6. sylvi
    sylvi says:

    x CC

    Mi hai fatto tornare in mente Il Filò, cioè le sere trascorse dalle donne e dalle ragazze nelle stalle a cucire e ricamare riscaldate dal fiato di buoi, vacche e vitelli.
    L’asino e il cavallo di solito avevano un “appartamento ” adiacente.
    Ne hanno scritto parecchio, vari scrittori anche di nome, e poi poeti ( Pasolini pure), in veneto e in friulano, così essendo stata io allora una bambina, è probabile che i miei ricordi siano mescolati con le letture successive.
    Le stalle che ricordo io …perchè non era una, ma si cambiava a seconda del numero delle vacche che vi dimoravano e quindi più vacche c’erano più si stava caldi.
    Anche allora nessuno desiderava andare nella stalla del poveretto che possedeva forse una sola vacca incapace di riscaldare persino se stessa.
    Io ricordo stalle, compatibilmente coi luoghi e le necessità fisiologiche delle vacche, pulite, spazzate e con gli stalli ricoperti di paglia profumata o di foglie e gambi di granoturco triturati.
    Le donne e le ragazze stavano raggruppate a ridosso di un paio di lampadine che pendevano dal soffitto: cucivano, ricamavano, sferruzzavano; gli uomini un po’ discosti intagliavano il legno per ricavarne piccoli oggetti; i ragazzi ciondolavano su e giù …e c’era sempre chi aveva una fisarmonica che intonava le villotte.
    Ricordo come mi arrabbiavo perchè “sul più bello”, quando cominciavano a cantare, la nonna cacciava tutti i bambini a letto.
    E dal letto poi tendevo disperatamente le orecchie per ascoltare la musica.
    La stalla per me era un salotto, caldo, accogliente e soprattutto vivace, vitale , pieno di chiacchere e di allegria.
    E quando si avvicinava il Natale gli animali della stalla e le mangiatoie assumevano significati del tutto reali: vedevo la mangiatoia del Bambinello là in fondo a destra e mi preoccupavo che avesse la paglia più fresca e soffice.
    Lì ho imparato i rudimenti della letteratura, delle conte, della storia e della geografia che quasi sempre avevano per protagonisti i migranti paesani e il mondo dove andavano.
    E le storie erano tante, come si può immaginare, dato che il Veneto e il Friuli si stavano spopolando per scappare altrove.

    Tu cc spesso sei sarcastico ricordando la vita grama dei nostri avi e paragonandola con gli agi di cui godiamo; hai ragione, ma con salotti, cucine tecnologiche, bagni, termosifoni, caminetti e quant’altro…siamo più felici oggi?
    Non rimpiango certamente quei tempi; come ho detto altre volte, non potrei fare senza la lavatrice, nè un bagno decente…ma oggi abbiamo sostituito le conte con la televisione, la fisarmonica con la discoteca,…i bambini stanno fino a tardi davanti alla tv o al computer; i vecchi stanno in casa di riposo; i ragazzi ciondolano e si impasticcano e gli adulti si separano.

    Forse abbiamo perso qualcosa per strada!!!

    Mi piacerebbe che Anita mi raccontasse come erano le serate in una grande città e che qualcuno, forse Rodolfo, mi spiegasse che cosa facevano in meridione.

    carissimi saluti

    Sylvi

  7. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Sylvi,

    vedo con sommo piacere ,che l’etnografia e l’antropologia culturale, sono di tuo gradimento,d’altronde lo sono anche per me.
    Solo che ,covo, il vago sospetto,che Noi due ne traiamo indicazioni diverse.(Oltre ovviamente al piacere reciproco dei racconti delle stalle).
    In effetti, io vago ancora più indietro nel tempo e penso alla somma gioia dei racconti sotto le” stelle ” (non le stalle,più poetiche, le stelle,nel cielo limpido invernale ovviamente)dei braccianti ai bei tempi delle “enclosures” nelle verdeggianti colline del Galles,tanto care a uno scrittore da me amato ,come Tolkien,che addirittura”disegnò “la figura dello Hobbit, su quella del contadino gallese (naturalmente possidente).
    Formidabili sono le sue descrizioni dei parenti “poveri”,gelosi,che vogliono appropriarsi del patrimonio,del tesoro,del vecchio avido…conquistato ammazzando un povero Drago, che a sua volta lo aveva rubato a dei nani ectect,y ectciuuu..sai vecchia storia di miti e leggende che quando le hai lette tutte ..sono sempre le stesse…sai la vecchia storia dell’eterna lotta del Bene contro il Male (assoluti ovviamente),fino al punto,alla quarta visione del Film, da farmi diventare simpatici Orchi,Orchetti, Goblin ect,ect.

    Un senso di colpa dovrebbe colpire chi nel recente passato degli anni sessanta, ha smesso il teorema che, ad ogni trombata,doveva corrispondere un figlio !(Così come raccomandavano anche le brave Suorine )

    Credimi, mia cara, nessun sarcasmo, solo una diversa interpretazione degli stessi fatti,alla luce di una ragionevole analisi , privata di orpelli.
    Sai in fondo non siamo ancora alla disperazione e rileggendo Reed,contadini ,operai e guardie rosse ,non sono ancora così disperati da buttarsi a corpo morto ,contro una carica di spietati Cosacchi di Kerensky..tanto da metterli in fuga ,spaventati dal fatto che quelli si mangiavano i cavalli,senza badare se insieme al cavallo ci si mangiava pure il cosacco !

    In attesa delle descrizioni della vita in città che ci racconterà l’Anita ai tempi di Bava Beccaris e dei baldi Alpini di Milano a presidio ..

    un bacione doppio

    tuo cc

  8. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,

    i miei ricordi delle serate a Milano sono molto limitati, quando mia mamma abbandono’ l’ovile avevo solo 10 anni e mezzo.
    Dopo di che papa’ mi mise in collegio…era gia’ tempo di guerra…Milano era tutta oscurata.
    Ma anche prima oltre a qualche cinema nel quartiere, piu’ che altro si stava in casa…compiti e a nanna.

    Siracusa era differente, ero piu’ grande, il corso principale di allora, Corso del Littorio, era sempre in movimento fino alle 11:00 PM circa. I caffe’ erano aperti, le ragazze fidanzate andavano su e giu’ sempre con la scorta di dietro…questo principalmente di Domenica.

    Negli US….la vita notturna della citta’ capitale era piu’ invitante, c’erano dei bei cinema, teatri, si poteva passeggiare e guardare le vetrine, cenare prima o dopo il cinema….senza doversi mai guardare le spalle o temere per la propria auto.

    Adesso tutto e’ morto, eccetto per qualche show estivo all’aperto, il centro e’ deserto.
    Ci sono le Malls, i cinema giganti, ma sono finiti i tempi di avventurarsi lontano dalla propria auto.

    In tutto un tenore di vita molto sterile.
    A Milano in casa avevamo tutto, bagno, riscaldamento centrale, telefono, radio….ma non era cosa di tutti.

    Ricordo strade e case non lontane, sempre nel rione, che avevano le ringhiere ed un gabinetto unico per tutto il piano.

    La tua e’ stata una giovinezza molto piu’ ricca……

    Ciao cara, ti abbraccio,
    Anita

  9. Anita
    Anita says:

    x CC

    “….. ci racconterà l’Anita ai tempi di Bava Beccaris e dei baldi Alpini di Milano a presidio ..”
    ~~~~~

    Beh….lo chiedero’ a mia nonna o a sua mamma in una seduta spiritica quando saro’ in “contatto” con l’aldila’.

    A dire il vero so poco anche di mia nonna, venne a mancare nel 1940 -41, sebbene abitasse nello stesso palazzo, erano altri tempi, la nonna Anita era molto moderna ma non ricordo discussioni di famiglia o di altro.
    I bambini si dovevano vedere ma non sentire.

    Mia suocera sapeva molto della vita nelle campagne siciliane, dove le donne partorivano e continuavano a lavorare….
    Da lei sono venuta a conoscere un altro mondo, un mondo crudele, senza infanzia….una pecora valeva piu’ di un figlio/a.

    Ciao,
    Anita

  10. controcorrente
    controcorrente says:

    cara Anita,

    lo sapevo che tu non eri dell’epoca di Bava Beccaris e dei baldi Alpini, che uniti ai Baldi bersaglieri , spararono indifferentemente ,senza distinzione di corpo, sui dimostranti “pezzenti” che di certo non avevano intenzione di fare una rivoluzione bolscevica, ma reclamavano solo Pane e lavoro.
    Ma si sa ,le nostre Classi Digerenti,allora come oggi, dimostravano un fiuto particolare e un’attenzione particolare ai problemi sociali,che lo Stato Unitario e la rivoluzione industriale imponevano.
    Tanto che Governo e fedeli burocrati delle armi,dimostrarono tutto il loro valore sul campo di battaglia ,infliggendo gravi perdite sul campo al nemico.
    Ma si sa ,quella era una lezione che già i valorosi “garibaldini” rivoluzionari ,avevano dato in Sicilia al comando del valoroso Nino Bixio,per tenere salde le retrovie ,mentre il Duce Garibaldi, conduceva la sua avanzata su Napoli,sotto l’occhiuta vigilanza dell’imperiale potenza albionica,che già in passato aveva dimostrato con l’eroe Nelson,la sua efficacia contro la Repubblica napoletana, spazzando via la seconda flotta del Mediterraneo e determinando la fine ingloriosa dell’Ammiraglio Caracciolo.
    Questo si dice ai fini del mantenimento dei sani Equilibrii,o tendendo ad un sano riequilibrio.

    Che fosse più importante una pecora di un figlio/a, mi sembra naturale ,e spiegabilissimo da un punto di vista economico ,anche se di economia domestica , in questo caso .

    cc

  11. Peter
    Peter says:

    X CC

    Ovviamente mi chiami all’appello…

    Premetto che i pettegolezzi georgico-bucolici di Sylvi ed Anita, ancorche toccanti, sono piuttosto personali ed irrilevanti…

    Premetto che contavo di visitare Trieste ma e’ tutto prenotato e carissimo quindi nada (gia cosa c entra?!).

    Ma cio che dici di Napoli e Nelson cosa c entra? Nelson venne oltre mezzo secolo prima dell Unita Italiana. Semmai era interesse inglese avere un Italia unita che desse fastidio ai cugini (loro) francesi nel Med, ma allora lo scopo era lungi dall affossare la seconda flotta del Mediterraneo, semmai il contrario, cosa che poi avvenne-il contrario- con l unita d Italia. Che poi la seconda flotta le prese sonoramente Lissa e’ colpa di voialtri piemontesi incompetenti, da cui trae partito una nostalgica austriacante del blog.

  12. Peter
    Peter says:

    Proseguo di cui sopra

    Orbene, apprezzo il tuo filomeridionalismo, ovvero il tuo internazionalismo socialista secondo cui i poveracci sono tutti uguali, terroni o alpini che siano.

    Infatti mi dicevi a Torino che durante la guerra partigiana chi rubava la vacca al contadino veniva fucilato ipso facto senza complimenti.
    Dura necessita di guerra su cui non faccio ironia.
    Giu da noi mi dicevano che chi aveva farina doveva denunciarla ai CC pena l arresto.

    A propos mio nipote e’ ora al politecnico. Quindi potremmo vedrci a Torino ancora in futuro, purche non parli di vacche, fucilazioni, contadini e fumi di meno.

    Regards

    Peter

  13. Peter
    Peter says:

    X CC

    Il nipote in realta meglio perderlo che trovarlo…

    Come ben diceva il vecchio Leo, le famiglie felici si somigliano tutte, quelle infelici sono ciascuna a se’ nella loro infelicita…

    Peter

  14. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Caro Peter,
    ricordo un tempo non lontano dove anche tu scrivevi del tuo frutteto, casa, e diverse cose …personali, etc….
    Anzi chiedevi consiglio.

    Non li ho mai considerati pettegolezzi, solo un certo affiatamento con i partcipanti del forum.

    Anzi vorrei chiedere a CC come e’ andata a finire con gli asinelli.

    Anita

    PS:
    Il mio pero e’ stato una cosa indescrivibile…..ti diro’.

  15. Anita
    Anita says:

    x Peter

    ….allora ti diro’ del mio pero.
    L’albero e’ cresciuto da qualche seme….forse oltre 40 anni fa’, non ha mai prodotto frutti, solo qualche piccola pera ancora verde non piu grande di una noce che gli scoiattoli facevano sparire in giornata.

    Quest’anno non potevo credere ai miei occhi, il vecchio pero era coperto di frutti, non saprei neanche dire se centinaia o migliaia di pere.
    Scoiattoli, uccelli, procioni, puzzole, hanno fatto festa.

    Noi siamo riusciti a farne una decente raccolta, tanto che Rodolfo ha fatto diversi vasetti di marmellata di pere.

    Lo scorso anno un fungus ha colpito diversi alberi e cespugli, in pochi giorni le foglie sono diventare nere e caddero lasciando gli alberi colpiti totalmente spogli. Anche il vecchio pero ne fu vittima.

    Forse e’ stato un addio, un ultimo hurrah, chi lo sa….ma e’ un fatto memorabile.

    Ciao,
    Anita

  16. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x cc
    “I bambini sono di sinistra perché vanno all’asilo con bambini africani, cinesi o boliviani, e quando il papà gli dice “vedi, quello lì è africano”, loro lo guardano come si guarda una notizia senza significato.”

    Esatto, a loro, ai bambini, non gliene frega un accidente.
    Vallo a dire alle/ai benpensanti tronfi e schizzinosi…

    Raccontavo ai miei la favoletta di Lars, l’orsetto bianco che un giorno decise di far conoscere a sua madre Orsa un orsacchiotto bruno capitato per caso tra i ghiacci perenni. Lars aveva un pò di timore, dato che era “scuro” ma quando lo disse a mamma Orsa lei esclamò “un orso è un orso! Punto!

    Mamma Orsa di sinistra.
    C.G.

  17. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    Una volta o l’altra, appena posso, risponderò alle sue alate e colte disquisizioni storiche, molto simili, per profondità, ai pettegolezzi miei e di Anita!

    Specifico solo che Trieste può essere prenotata e cara solo in questo periodo; tempo di Barcolana e di appassionati di vela internazionali.
    Aggiungerò che lei fa benissimo a non visitare Trieste : non le piacerebbe e….sicuramente, lei non piacerebbe a Trieste.
    E’ città troppo cosmopolita e di mentalità aperta per accogliere personalità ristrette e anguste,severe ed austere come lei, ma soprattutto scarsamente dotate di ironia.

    Buonanotte.
    Sylvi

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