La parola alla vedova di Enrico “Renatino” De Pedis. Che fa piazza pulita delle sciocchezze lanciate con fragore da Valter Veltroni e già ridicolizzate dal ministro Cancellieri.
Il tormentone sempre più da circo della scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983, si avvia a compiere quasi 30 anni di vita, fatta di depistaggi, silenzi del Vaticano, scoop di carta pesta, colpi di scena sempre più ridicoli, puntate televisive sempre più assurde e ormai spesso ignobli. Ora impazzano più che mai le demenziali polemiche sulla sepoltura di Enrico De Pedis, detto “Rematino”, nel sotterraneo della basilica di S. Apollinare a Roma. Polemiche nate da una telefonata anonima a “Chi l’ha visto?” del settembre 2005, che anziché essere cestinata o consegnata ai magistrati proprio perché anonima, è stata abilmente sfruttata da quel programma televisivo per assicurarsi sette anni di audience. Nei mesi scorsi Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha lanciato online una petizione che ha raccolto quasi 100 mila adesioni. Per l’ex sindaco di Roma e sventura del Partito Democratico Walter Veltroni, un bel bottino di voti in caso di elezioni. Ecco perché s’è fatto strenuo paladino degli ultimi deliri, troppo spesso forcaioli come si può leggere nella pagina creata su Facebok da Pietro Orlandi per supportare la sua petizione, della quale peraltro la scorsa estate sono stato il primissimo firmatario pur venendone in seguito ripagato in un modo che definire ignobile è poco.
Come che sia, nonostante gli infiniti “scoop”, “colpi di scena”, “rivelazioni” e “supertestimoni”, uno più fasullo dell’altro, e nonostante polemiche, isterismi e accuse a ciclo continuo, siamo sempre al punto di partenza: cioè a zero. La verità non ha fatto un paaso avanti, mentre passi avanti li hanno fatti le tasche di Federica Sciarelli, la strana conduttriche di “Chi l’ha visto?”.
Pubblico qui una mia intervista alla signora Carla De Pedis, vedova di Enrico, e più in basso un mio articolo sulla buffonesca polemica portata avanti da Valter Veltroni contro la sepoltura di “Renatino” in un sotterraneo della basilica. Da notare che nonostante si insista a dire il contrario nella basilica NON è sepolto nessun santo, papa o cardinale, e il sotterraneo NON è neppure in terra consacrata.
Buona lettura. Spero
Carla De Pedis, la vedova dell’ormai famoso Enrico detto “Renatino”, è un fiume in piena. Per un po’ la lascio parlare senza interromperla:
“Guardi, la prima persona che vuole portar via la salma di mio marito Enrico De Pedis dalla basilica di S. Apollinare sono io. Lo farò appena possibile, quanto prima, spero subito dopo Pasqua. Mi pento di avercela fatta traslare dalla tomba della mia famiglia al Verano solo perché nella basilica di S. Apollinare ci eravamo sposati, e quindi per me aveva un grande significato sentimentale e affettivo, e si trova a 200 metri da dove lavoro da 30 anni, e quindi per me era comodo poter andare a far visita al mio marito ogni volta che volevo senza dover fare chilometri in auto. Mai avrei potuto immaginare la pazzia che ormai è in scena da sette anni e ora è all’acme. Ma certo non posso spostare nulla se prima la magistratura non decide cosa fare, se aprire o no la bara e fare tutte le verifiche che credono opportuno fare. Sono nella scomoda situazione che qualunque cosa faccio sbaglio e mi può essere rinfacciata. Se non faccio nulla, continua questa incredibile canea. Se faccio qualcosa, mi sparano addosso l’accusa di voler fare sparire chissà cosa. E non manca neppure la giornalista che dice che ormai c’è stato tutto il tempo di fare sparire “tutto” e che perciò non solo è inutile aprire la bara, ma anche dannoso perché si farebbe il nostro gioco: trovandola “pulita” ci verrebbe rilasciata una patente di innocenza. No comment, è meglio.
Ho fiducia nella magistratura. Attendo che decidano qualcosa. Qualunque cosa, purché decidano. Poi finalmente i resti di mio marito saranno soltanto miei e usciranno da questa incredibile storiaccia a puntate, iniziata nel 1995 con una serie di articoli della giornalista Antonella Stocco. Quando due anni dopo il magistrato Andrea De Gasperis archiviò tutto perché non trovò nulla di irregolare, ebbe buon fiuto: “Nel giro di un paio d’anni sulla tomba di suo marito cominceranno a ricamarci su”. E infatti…. Anche se in realtà ci sono voluti più di due anni, abbiamo dovuto aspettare che uscisse “Romanzo criminale”, che con il film e la omonina serie televisiva è piaciuto talmente tanto da indurre molta gente a preferire anzi a pretendere di sostituire la realtà con le cose lette nel romanzo e viste nel film e telefilm. E’ servito egregiamente a questo soprattutto la famosa telefonata anonima a “Chi l’ha visto?”, del settembre 2005, con la quale è stata lanciata l’idea assurda che la tomba di mio marito in S. Apollinare sia stato il premio per favori da lui fatti al cardinale Ugo Poletti e che nascondesse la verità e magari anche le ossa della povera Emanuela Orlandi. Scomparsa, si noti bene, ben sette anni prima di mio marito. Emanuela è sparita il 22 giugno 1983, mio marito è stato ucciso il 2 febbraio 1990. Solo un cretino sceglierebbe di farsi seppelire affianco al palazzo frequentato dalla ragazzina che si vuole abbia rapito. Sarebbe un modo idiota di attirare i sospetti non solo su di sé una volta seppellito, cioè morto, ma anche sui poveri disgraziati di familiari e parenti ancora in vita. A parte il fatto che mio marito era nel fiore degli anni, perciò alla morte non ci pensava neppure da lontano.
Voglio aggiungere che “Chi l’ha visto?” è arrivata al punto di indecenza da sostenere che la salma di mio marito l’abbiamo portata a S. Apollinare di nascosto, di notte, a mezzanotte come i vampiri. Ora è lo stesso ministro Cancellieri che, grazie alla strana iniziativa di Veltroni, ha messo in chiaro che è stato tutto regolare e che il trasferimento dal Verano è avvenuto anche con l’aiuto dell’Ufficio Igiene del Comune di Roma. Altro che le ignobili bugie di “Chi l’ha visto?”. La cui conduttrice è arrivata al punto di dire il trasferimento non solo è stato di nascosto, di notte, ma anche che il feretro di Enrico aveva “le mani sporche di sangue”! Ma che si guardi le sue mani, e la sua bocca e annesso microfono, la signora Sciarelli”.
Il fatto che suo marito sia stato ucciso non le fa pensare a un regolamento di conti tra malavitosi o comunque ad attività illegali di suo marito?
“Guardi, posso pensare a mille cose, ne ho lette e continuo a leggerle di tutti i colori, ma io posso fare riferimento solo alla realtà che ho vissuto, cioè all’Enrico De Pedis che ho conosciuto io e con il quale ho vissuto, il cui ricordo amo come ho sempre amato l’uomo in carne e ossa fin dal primo giorno. Per convincermi di altro ci vogliono le prove. Ripeto, le prove. Non le affermazioni indimostrabili di tutti i tipi, molte delle quali rivelatesi false nel corso delle indagini e dei processi. Trovo grave che l’onorevole Veltroni definisca mio marito – in interviste e perfino in parlamento! – “il capo della banda della Magliana” quando non esiste neppure una condanna di Enrico neanche come semplice gregario di una qualche banda. Se ragioniamo come Veltroni dovremmo anche credere ai vari dossier Mitrokhin e “supertestimoni” vari che ne hanno dette di gravi a carico di dirigenti del Partito comunista, di Massimo D’Alema e dello stesso Romano Prodi. Ma neppure la lotta politica può giustificare un tale modo di fare”.
E quindi perché l’hanno ucciso?
“E lo chiede a me? Per quello che ho capito io, per rappresaglia contro il suo avere tagliato con l’ambiente non solo malavitoso, ma prudentemente anche con quello dei detenuti rimasti in carcere. Enrico non vedeva l’ora di poter andare in giro a fronte alta. In modo che se avessimo avuto dei figli questi potessero fare una vita normale, pienamente rispettabile”.
A Roma è dimostrato che le sentenze si possono anche comprare….
“E’ vero. Ma dire che sono state comprate tutte le sentenze dei processi di mio marito significa dire che tutta la magistratura romana, compresa addirittura l’intera Cassazione, è in vendita, marcia nel midollo e da tanto tempo. Non credo sia legittimo e realistico pensare una cosa simile. Neppure Berlusconi, uno degli uomini più ricchi del pianeta, è riuscito a comprare tutte le sentenze. Tant’è che ha dovuto ricorrere al farsi fare le leggi ad personam, su misura in parlamento. Mio marito però non è mai stato capo del governo e con la maggioranza del parlamento al guinzaglio.
La famosa Operazione Colosseo, che scattò con l’arresto di decine e decine di persone accusate di una serie impressionante di delitti della cosiddetta banda della Magliana, è del 1993: vale a dire, di tre anni dopo la morte di mio marito, al quale erano attribuiti vari reati in tandem con Raffaele Pernasetti. Ma se era già morto, come può avere corrotto i magistrati fino alla Cassazione, che ha demolito le tesi accusatorie dell’Operazione Colosseo? Inoltre Pernasetti è uscito assolto dai reati dei quali era imputato con mio marito: mio marito è intervenuto sui magistrati dall’oltretomba?”
Sentenze a parte, sono in molti a sostenere che i soldi non mancassero neppure a De Pedis.
“Sì, l’ho letto. Ma lei sa bene che nessuno di noi, io e i fratelli di Enrico, è ricco. Sa bene che lavoriamo e viviamo del nostro lavoro. Certo, potremmo condurre vita normale per nascondere chissà quali ricchezze depositate in Svizzera o chissà dove. Ma ci sono alcuni ma. Io ho i miei genitori che hanno ormai la bella età di 90 anni, abitano con me in una casa normalissima e li accudisco di persona, senza infermieri, camerieri, ecc. Le pare che se avessi soldi farei fare loro la vita che fanno? E le pare che me ne starei in Italia a lavorare anziché sparire e godermi gli anni che mi restano dove non mi troverebbe più nessuno? Non ho figli ai quali lasciare soldi e quant’altro eventualmente ci fosse. Che ci faccio con le “grandi ricchezze” che si pensa siano acquattate da qualche parte all’estero? Quando me le godo? Con chi? Me le porto nella tomba? Ho letto che con l’Operazione Colosseo furono sequestrati beni per 80 miliardi di lire dell’epoca, più o meno 80 milioni di euro di oggi. Era quello il “tesoro” della “banda della Magliana” o del suo “capo” De Pedis? Beh, allora è sfumato. E’ per mettere le mani su quel tesoro che mi hanno ammazzato il mio uomo? Beh, allora l’hanno ucciso inutilmente.
Infine: ho letto che Enrico era il proprietario del night club Number One, di negozi, immobili, ecc. Ma com’è che non mi è stata sequestrata neppure mezza carta di queste asserite proprietà? Le hanno sequestrate a prestanomi? Quali? Quando? Come si chiamano? Perché gli inquirenti non mi hanno mai detto né chiesto nulla in merito?”.
Quando faccio notare queste cose mi accusano di voler far passare suo marito per uno stinco di santo.
“Non ho mai detto che era uno stinco di santo. Ha fatto degli errori da giovanissimo, ma che io sappia ha voluto venirne fuori, anche per amore verso di me. I suoi fratelli li ha anche presi a sberle da giovanissimi per costringerli a non avere amicizie pericolose. Tenga presente che è morto a 36 anni, non a 80, e che qualche anno lo ha passato in carcere per accuse dalle quali è stato prosciolto e per una condanna annullata nel nuovo processo ordinato dalla Cassazione. Quindi non ha avuto neppure il tempo di fare la carriera criminale attribuitagli dal romanzo e dai telefilm. Negli ultimi anni a me risulta lavorasse nel campo dell’antiquariato, in particolare aveva comprato una grossa partita di lampade Liberty a poco prezzo mi pare in Francia e le rivendeva guadagnando il giusto. Una di queste lampade la trova nella cripta di Enrico, a illuminargli il sonno eterno. Oggi ci sono le sale del Bingo e di altri tipi di scommesse, non vedo cosa ci fosse di orribile se mio marito si fosse eventualmente occupato di cose simili, ad esempio di slot machine nei circoli e in altri posti”.
Potrebbe suo marito avere fatto il favore a qualche pezzo grosso vaticano o assai vicino al Vaticano di far sparire il cadavere di Emanuela, onde evitare scandali devastanti, ricevendone in cambio l’onore della sepoltura in S. Apollinare?
“In linea teorica tutto è possibile, anche se assurdo. E poi che si mettano d’accordo: il “rapimento” di Emanuela è stato “un favore al cardinale Poletti”, come ha detto l’autore della telefonata del 2005 a “Chi l’ha visto?” e si sostiene oggi, o è stato invece un “ordine impartito da monsignor Marcinkus per mandare un messaggio a qualcuno”, come sostiene invece la “supertestimone” Sabrina Minardi? Nella lingua italiana un favore è una cosa, un ricatto è tutt’altra cosa, certo non un favore. Non le pare?
Come lei sa bene, don Piero Vergari, il rettore di S. Apollinare, ha aiutato Enrico quando è uscito dal carcere di Regina Coeli, dove lo aveva conosciuto come aiutante del cappellano, inoltre in quella basilica lui ci ha unito in matrimonio, e così Enrico quando ha potuto ha aiutato a sua volta don Piero con offerte per i poveri e cose di questo genere. Ecco perché don Piero ha acconsentito alla mia richiesta di poter seppellire mio marito nella basilica dove ci eravamo sposati e alla quale quindi ero molto legata. Richiesta, ripeto, mia, non di Enrico. Sapevo che l’idea gli sarebbe piaciuta, visto che in quella basilica ci eravamo sposati, ma è surreale pensare che fosse stato lui, nel pieno della giovinezza, a pensare già alla morte e chiedere di essere seppellito lì una volta passato a miglior vita. Queste sono fesserie da film.
Immaginare che ci sia stato un complotto ordito dal cardinale Poletti, all’epoca responsabile del Vicariato di Roma e presidente della CEI, assieme a don Piero, me, i fratelli De Pedis, il Comune di Roma, l’Ufficio igiene, il cimitero del Verano e l’Ufficio comunale delle sepolture, per mettere la salma Enrico nel sotterraneo della basilica abbandonato da oltre un secolo, è un’idea talmente stupida, da romanzo di quarta categoria, che mi chiedo come possa averla fatta propria persino un personaggio come Veltroni. Mio marito è morto con la fedina penale pulita. Nel nuovo processo ordinato dalla Cassazione era infatti stato assolto anche dell’unica condanna che aveva avuto. Scagionato, si noti bene, dal perito d’ufficio. Oltre alla fedina penale pulita, aveva in tasca una regolare patente, una carta di identità valida anche per l’espatrio e un passaporto validi mi pare fini al ’98. Per quale strano motivo la Chiesa avrebbe dovuto rifiutare di seppellirlo lì? La gente, aizzata principalmente da “Chi l’ha visto?, condonde mio marito con il personaggio del Dandy di Romanzo criminale, che da un libro è diventato un film e una serie televisiva tutti di grande successo. Dovrei chiedere i diritti d’autore per questo averlo fatto diventare il Dandy! Come cattolica, sarei perplessa e contrariata anch’io se un grande criminale dei nostri tempi fosse seppellito in una chiesa, ma mio marito non era un grande criminale”.
Tutta questa storia, che va avanti senza costrutto e con clamore crescente da ormai sette anni, avvelenandole la vita, cosa le fa pensare?
“Guardi, non voglio fare paragoni assurdi, ma mi fa pensare due o tre cose. La prima è che forse l’onorevole Veltroni ha creato questo clamore, su un caso che nei fatti non esiste, per far dimenticare la sua promessa, ripetuta più volte in tv a partire dall’8 gennaio 2006 a “Che tempo che fa”. La seconda è chemio marito resterà prigioniero di leggende metropolitane come la regina Maria Antonietta. Solo di recente si è cominciato ad ammettere che non ha mai detto la cinica frase per la quale è passata alla storia: “Il popolo non ha più pane? Che mangi allora brioche!”. Spero che per mio marito non ci vorranno secoli prima che lo si liberi dalla leggenda metropolitana alla quale è stato incatenati da anni. Non voglio che Enrico sia il Girolimoni del terzo millennio!
La terza cosa che mi viene da pensare è come si scatenò la folla romana nel dopoguerra quando, durante il processo all’ex direttore di Regina Coeli Donato Carretta, una certa Maria Ricottini si mise a urlare la balla colossale: “E’ lui che ha ucciso mio figlio!”. Carretta venne rincorso per strada, malmenato e gettato nel Tevere, dove venne raggiunto con una barca e massacrato a colpi di remi. Poiché era agonizzante, ma non ancora morto, lo stesero sui binari del tram perché ne fosse schiacciato. L’autista però frenò e abbandonò il tram pur di non maciullare quell’infelice, allora la folla lo finì crocifiggendolo a una finestra di Regina Coeli. Mi chiedo: possibile che oggi non ci siano autisti di tram come quello?”.
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Esiste? E se esiste, qual è la differenza tra “extraterritorialità” e “privilegio di extraterritorialità”? Nessuna, si direbbe. Almeno stando alla lingua italiana, alla logica aristotelica e a quella cartesiana, nonché al fatto inconfutabile che l’extraterritorialità è di per sé un privilegio, certo non una condizione normale. Eppure, per quanto possa apparire incredibile, ma molto “politichese” nostrano, l’onorevole Walter Veltroni ha incentrato su questa infinitesimale differenza, degna del famoso dilemma sulla lana caprina, il suo ultimo assalto contro la sepoltura di Enrico De Pedis, detto Renatino, nella basilica si S. Apollinare a Roma. Assalto, questo, condotto addirittura in pieno parlamento, alla presenza del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Quello iniziale era stato sferrato invece con una lunga e sdegnata lettera pubblicata sulla prima pagina di Repubblica ai primi di ottobre del 2010.
Il nuovo pasticcio all’italiana è nato da una svista del ministro Cancellieri che si è poi rivelata non essere affatto una svista, ma un cosa esatta riferita però male e quindi in due tempi diversi. Il 28 marzo il ministro in risposta a una interrogazione parlamentare di Veltroni aveva affermato che la ormai fin troppo famosa basilica di S. Apollinare e “territorio del Vaticano”. Successivamente però il ministro per scrupolo ha inviato una lettera a Veltroni per precisare che a differenza di quanto affermato il 28 marzo “la Basilica di S. Apollinare non è territorio dello Stato Città del Vaticano”. “L’imprecisione contenuta in quella risposta”, spiega il ministro, “è dovuta al fatto che è stata riportata integralmente l’affermazione contenuta in un risalente rapporto di polizia che si esprimeva in quegli stessi termini”.
Cancellieri ha concluso la lettera con una frase riguardante un un atto dovuto e banale, di fatto superlfuo: “In considerazione anche del fatto che, come Le è noto, sono ancora in corso indagini sulla vicenda, ritengo di informare l’Autorità Giudiziaria delle evidenze emerse”. L’Autorità Giudiziaria, cioè la Procura della Repubblica di Roma, è già al corrente di tutto ciò da molti mesi. Almeno da quando il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ha risposto alle domande di Veltroni in commissione Antimafia che “i documenti per la sepoltura di De Pedis in S. Apollinare sono apparsi tutti in regola”. Cosa del resto già appurata nel 1995-’97 dal magistrato romano Andrea De Gasperis sulla scia di alcuni articoli di denuncia de L’Unita e del Messaggero, oltre che di una interpellanza della Lega Nord e di una protesta del sindacato di polizia sulla sgradita presenza della salma nei sotterranei della basilica, in un corridoio abbandonato da oltre un secolo e, contrariamente a quanto si crede, non situato in terra consacrata. Veltroni deve essersela legata al dito per la frase sorniona con la quale Capaldo concluse l’audizione: “Se è stato commessa qualche irregolarità, è ormai caduta in prescrizione da molto tempo”. Come dire, in romanesco, “ma de che stamo a parlà?”.
Sulla questione dell’extraterritorialità il ministro Cancellieri dopo avere affermato che la famosa chiesa nella omonima piazza S. Apollinare, a due passi da piazza Navona, “non è territorio dello Stato Vaticano”, rimanda a una norma del Concordato (l’articolo 16 della legge n. 810 del 1929) che è bene riportare per intero essendo stata riassunta male dal ministro e ancora peggio dai mass media:
“ art. 16. Gli immobili indicati nei tre articoli precedenti, nonché quelli adibiti a sedi dei seguenti Istituti pontifici: Università Gregoriana, Istituto Biblico, Orientale, Archeologico, Seminario Russo, Collegio Lombardo, i due palazzi di Sant’Apollinare e la casa degli esercizi per il Clero di San Giovanni e Paolo (allegato III, 1, 1-bis, 2, 6, 7, 8), non saranno mai assoggettati a vincoli o ad espropriazioni per causa di pubblica utilità, se non previo accordo con la Santa Sede e saranno esenti da tributi sia ordinari che straordinari tanto verso lo Stato quanto verso altro ente. È in facoltà della Santa Sede di dare a tutti i suddetti immobili, indicati nel presente articolo e nei tre articoli precedenti, l’assetto che creda, senza bisogno di autorizzazioni o consensi da parte di autorità governative, provinciali o comunali italiane, le quali possono all’uopo fare sicuro assegnamento sulle nobili tradizioni artistiche che vanta la Chiesa cattolica”.
Come si vede, si parla di due palazzi di S. Apollinare. Uno in periferia, l’altro è quello affacciato sulla omonima piazza e del quale la basilica non è altro che la sua cappella. All’epoca della scomparsa di Emanuela Orlandi il palazzo comprendeva, tra l’altro, il conservatorio musicale da lei frequentato, proprietà anch’esso del Vaticano come l’intero palazzo. Oggi invece il palazzo è sede dell’Università della Santa Croce, proprietà dell’Opus Dei assieme alla basilica che ne è restata la cappella.
Il 30 gennaio 1985, con l’ordinanza n. 26, la Corte Costituzionale ha voluto precisare e definire che gli immobili elencati nell’articolo 16 del Concordato godono del “privilegio di extraterritorialità”. Forse non si può tecnicamente sostenere che sono “territorio del Vaticano”, ma, come dice un proverbio siciliano, “se non è zuppa, è pan bagnato”. Tant’è che la polizia non ha mai fatto perquisizioni, né la magistratura le ha mai ordinate, nel conservatorio frequentato da Emanuela nel palazzo di S. Apollinare. Quando invece le perquisizioni sarebbero state molto opportune, visto che i “rapitori” della ragazza hanno saputo far trovare come prova dell’avvenuto rapimento solo ed unicamente la fotocopia della tessera di iscrizione al conservatorio di Emanuela, fotocopie chiaramente fatte utilizzando la fotocopia della tessera conservata in segreteria.
L’altra incomprensibile tempesta in un bicchiere d’acqua scatenata da Veltroni, che ha portato alcuni giornali a parlare di “colpo di scena”, è la “scoperta” che a firmare i permessi di tumulazione della salma di De Pedis in S. Apollinare è stato il cardinale Ugo Poletti “presidente della CEI”. In questo caso non si può neppure parlare di scoperta dell’acqua calda, perché in sette anni ha fatto certo in tempo a raffreddarsi. E’ infatti dal settembre 2005, dopo la telefonata anonima a “Chi l’ha visto?” usata per ributtare in pista il cadavere di De Pedis e rilanciare quel programma televisivo, che è noto come sia stato il cardinale Ugo Poletti a rilasciare il 10 marzo 1990 il nulla osta della Santa Sede alla oggi contestatissima tumulazione di De Pedis. Cosa arcinota, scritta in mille articoli e in alcuni libri. Così come è arcinoto che Poletti oltre che presidente della CEI, veste nella quale non avrebbe avuto titoli per firmare quel permesso, era anche – fino al febbraio dell’anno successivo (1991) – Vicario per la città di Roma: vale a dire, facente funzioni di vescovo di Roma al posto del papa, che è per definizione è anche vescovo di Roma. E proprio nella veste di responsabile del Vicariato quella firma competeva a Poletti e non ad altri.
Dopo i primi entusiasmi suscitati dal grido di vittoria veltroniano, comincia ad avere dubbi anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. E’ ormai accertato da tempo dagli atti giudiziari che la Segreteria di Stato del Vaticano ha condotto indagini e sa cosa è successo alla Orlandi. Poche ore fa, nel gruppo che ha fondato su Facebook nella vana speranza di poter convincere il papa, con una petizione di massa che è solo una supplica, a ordinare alla Segreteria di Stato di dire ai magistrati italiani quello che sa, riferendosi ai documenti per la tumulazione in S. Apollinare, Pietro ha scritto: “io credo che i documenti non siano in regola , ma se lo fossero la questione sarebbe ancora più assurda, tutti d’accordo nell’autorizzare quella sepoltura, nonostante conoscessero il soggetto De Pedis. La questione è capire perché il Vaticano ha acconsentito che ciò accadesse, sapevano benissimo che prima o poi qualcuno avrebbe protestato e non credo affatto che dipenda dal desiderio di De Pedis di essere seppellito per aver fatto un favore a Poletti, il vaticano non è riconoscente verso i vivi figuriamoci verso i morti”.
Di questo ennesimo “al lupo, al lupo!” gridato in massa nel corso dei 28 anni dalla scomparsa di Emanuela, resteranno solo le parole, come sempre tra il cinico, l’umano, il sornione e il saggio, di Giulio Andreotti: “Forse De Pedis non era un benefattore dell’umanità, ma di Sant’Apollinare sì”. Per una volta “il Gobbo” ha detto forse la verità.
Resta solo da capire perché Veltroni ha voluto cacciarsi testardamente in un simile vicolo cieco. Qualcuno dice che punta ai voti dei quasi 100 mila aderenti alla petizione lanciata da Pietro Orlandi. Altri dicono che cercherà di candidare lo stesso Pietro, o Natalina, la maggiore delle tre sorelle Orlandi, alle elezioni comunali per Roma o a quelle per il prossimo parlamento. Non manca neppure chi fa notare che lo scontento verso la conduzione di “Chi l’ha visto?” è tale da far temere per il futuro professionale di Federica Sciarelli se non per la sopravvivenza dello stesso programma televisivo: per coprire le spalle alla Sciarelli, Veltroni sarebbe sceso in campo vantando pubblicamente, in parlamento e ovunque, il ruolo anche “dei programmi televisivi che non smettono di cercare la verità”.
Infine c’è una novità, che può se non spiegare almeno contribuire a spiegare l’impennata di iniziative degli ultimi tempi su Emanuela, De Pedis, ecc. A Raffaele Pernasetti, ex della cosiddetta banda della Magliana in libertà provvisoria dopo molti anni di galera, è stata chiesta una qualche “confidenza” ai danni di “Renatino” utile a mandare avanti il feuilleton del “rapimento”. Per cercare di convincerlo gli è stato spiegato che è in programma la realizzazione di un film sulla vita di Sabrina Minardi, l’ex moglie del cannoniere laziale Bruno Giordano passata anche per l’inferno dei ricoveri per tentare di disintossicarsi dalle droghe prima di diventare l’ennesimo “supertestimone” del caso Orlandi nonché asserita “amante per dieci anni” di De Pedis. Una delle giornaliste più accanite nell’accusare De Pedis è Angela Camuso, amica di Veltroni, che il 5 ottobre è intervenuto alla presentazione di un suo libro, bellezza aggressiva e un passato da aspirante attrice. Veltroni, che del mondo del cinema ha fatto un suo vanto, sarebbe felice di riuscire a farla recitare in pellicole di successo.
Quale pubblicità migliore di tutto questo baccano per un bel filmone sulla dolce vita amarissima della Minardi che punti a bissare il successo del film e della serie tv Romanzo criminale?
E non era proprio Andreotti a dire anche che “a pensar male a volte si indovina”?
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Cara Silvy,
io trovo disonesto attribuire le cause della disastrosa situazione ittagliana, a qualunque livello ed in qualunque campo, solo (o anche principalmente) ai partiti di sinistra ed ai sindacati come ha SEMPRE fatto lei.
La sua disonestà è questa e si tratta di una disonestà pubblica, perchè sotto agli occhi di tutti. Il resto non mi interessa perchè io di lei nulla so e nulla voglio sapere. Io la giudico solo attraverso i suoi scritti. Tutto qui.
Detto da parte di uno che, checchè lei ne dica (ed anche questa è una prova di scarsa onestà o di incapacità di capire quel che l’interlocutore ha detto, scelga lei la descrizione che le sembra meglio), non ha mai risparmiato critiche alla sinistra. Nè ha mai avuto difficoltà ad ammetterne errori e limiti. A differenza di lei che divide il mondo in buoni (i suoi) e cattivi (tutti gli altri) U.
PS. Mi piacerebbe sapere chi sono, qui dentro, gli estimatori di Diliberto. Così tanto per essere precisi…
ONU: NIENTE GIOCHI ESTIVI PER BAMBINI DI GAZA, NON CI SONO FONDI
250mila bambini di Gaza rimarranno senza giochi questa estate. L’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi, non ha raccolto fondi sufficienti per organizzare i “Summer Games”
Gaza, 06 aprile 2012, Nena News – Per i loro bambini tante famiglie di Gaza non potranno contare quest’anno sui “Summer Games”, i campi estivi dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste 5 milioni di profughi palestinesi, un quinto dei quali nella Striscia sotto il controllo del movimento islamico Hamas.
Adnan Abu Hasna, il portavoce dell’Unrwa, ha comunicato che l’agenzia non ha ricevuto donazioni sufficienti per organizzare i campi che ospitano 250mila bambini in 1.200 punti di Gaza. “Abbiamo incassato solo 3,3 milioni di dollari, una somma insufficiente per coprire le spese – ha detto Abu Hasna -, l’Unrwa ha percio’ deciso di destinare questi fondi ad altre attivita’ umanitarie. Speriamo, il prossimo anno, di raccogliere piu’ fondi per i campi estivi”. Al danno per i bambini si aggiunge la disoccupazione per 9mila accompagnatori palestinesi, impiegati dall’Onu in questa occasione.
Lo scorso anno i campi estivi dell’Unrwa sono stati vandalizzati da sconosciuti, apparentemente legati a gruppi salafiti locali. I responsabili non sono mai stati individuati. Nena News
LA TERRIBILE “DIFFERENZA”..
Esiste una differenza ed una continuità tra il caso Berlusconi ed il caso Bossi.
Berlusconi ha capito in tempo che un certo Game era Over, (credo che gli sia stato spiegato bene e con dovizia di particolari)..Bossi no, o meglio probabilmente il suo Circolo magico era di Bassa Lega (sic!)…
In questo sta la “differenza”…Bassa lega proprio..da Basso impero..quando si perde il controllo e resta il delirio di onnipotenza, vuol proprio dire che si era “ignoranti”..Mio Dio proprio basso Profilo..
Ed adesso non datemi del complottista eh,eh..i Giochi per chi non l’avesse ancora capito non passano da tempo da Roma..proprio provincialotti sti Lumbard vecchia guardia, ancora non hanno capito che l’economia e la politica sono globali ed i giochi molto più grandi che le Pievi del Carso..!
Ah sveglia !
cc
http://www.eilmensile.it/2012/04/06/hebron-e-la-coscienza-di-israele/
Hebron e la coscienza di Israele
6 aprile 2012
Christian Elia
Sono arrivati all’alba del 4 aprile, come nelle operazioni contro le organizzazioni criminali. Il governo israeliano ha mandato una unità di élite della polizia per evacuare una decina di persone che avevano occupato una palazzina nella città palestinese di Hebron, al-Khalīl per gli arabi, in Cisgiordania, trenta chilometri a sud di Gerusalemme.
A coloro che non hanno mai messo piede a Hebron può apparire un’esagerazione, ma non è così. Il movimento dei coloni ultra ortodossi in Israele è ormai un allarme sociale. Il problema sarebbe interno al rapporto di Israele con i fanatici religiosi, se questi non se la prendessero con i palestinesi.
La palazzina occupata, infatti, appartiene a famiglie arabe. Gli estremisti ebrei sostengono che l’occupazione è avvenuta dopo un regolare acquisto, avvenuto tramite i servigi di un mediatore, mentre da parte palestinese si avanza il sospetto che il loro ingresso sia stato reso possibile da una truffa.
Il 3 aprile 2012 i coloni avevano ignorato un ultimatum lanciato nei loro confronti dall’esercito affinché evacuassero spontaneamente l’edificio, che si trova a breve distanza dalla Tomba dei Patriarchi, simbolo sacro per le tre grandi religioni monoteiste. La Tomba dei patriarchi, in realtà, è un complesso edificio che contiene, oltre alla moschea e alla sinagoga, anche una chiesa e la caverna Macpela, luogo che secondo la tradizione venne comprato da Abramo per seppellirvi la moglie Sara e se stesso, assieme ai figli Isacco e Giacobbe con le loro mogli.
A Hebron vivono circa 500 coloni ebrei che ritengono un loro diritto vivere dove c’è un luogo tanto sacro. Il centro storico della città è in mano loro, che hanno chiuso i palestinesi (circa 180mila) in un assedio fatto di check-point e coprifuoco. Dove una rete è stata messa come protezione per il continuo e criminale lancio di oggetti sui palestinesi che passano sotto le finestre delle case occupate dai coloni. David Wilder, un portavoce dei coloni di Hebron, ha dichiarato: “Questa non è la fine della storia, è l’inizio”.
Non ha tutti i torti a sperare in un lieto fine. Perché il governo d’Israele non è mai chiaro nei confronti di questi estremisti armati fino ai denti. Lo sgombero della palazzina è avvenuto dopo un duro faccia a faccia tra il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Euhd Barak. Barak aveva ordinato lo sgombero, Netanyahu aveva invalidato l’ordine, chiedendo prima un’indagine sulla vicenda per appurare se ci sia stata una compravendita regolare. Alla fine (con le pressioni internazionali) l’ha spuntata Barak. Ma resta il problema che Netanyahu sia totalmente sordo al diritto internazionale, che vieta le colonie illegali nella terra che il piano Onu, fin dal 1948, assegna ai palestinesi.
I coloni sono un pericolo pubblico. Il 25 febbraio 1994 Baruch Goldstein, un colono ebreo di Hebron, all’entrata della tomba, aprì il fuoco sui palestinesi uccidendone ventinove. Pochi mesi dopo, lasciando di stucco il mondo intero, la magistratura israeliana giudicò che Goldstein era da ritenere l’unico responsabile dell’eccidio. “Le prove mostrano senza equivoci che il dottor Goldstein ha perpetrato il crimine da solo, senza alcuna complicità della sua famiglia, di altri coloni o soldati. Noi non possiamo accusare di negligenza nessuno tra i responsabili militari”, sostenne la sentenza.
Oggi come allora, i coloni si sentono tutelati dalle divisioni e dalle ambiguità del potere politico nei loro confronti. Questa è una responsabilità. Politica e sociale. Nella colonia illegale di Kiriat Arba (alle porte di Hebron) la tomba di Goldstein è un luogo di pellegrinaggio e diffusione delle dottrine razziste dei coloni.
cari Uroburo e cc,
innanzi tutto io non credo che l’onestà sia a spizzichi o a settori, nè che una persona possa essere onesta o disonesta per argomenti o ragionamenti o atteggiamenti.
Uno o è onesto o non lo è! Punto.
Ho sopportato sempre che lei, Uroburo, mi desse della destrorsa, della fascista…soprattutto considerando che i suoi argomenti sono …o di qua o di là…non prevedono sfumature che sono anche culturali, che non prescindono mai dalla Libertà di Pensiero che si rifiuta di restare imprigionato da dogmi di qualsiasi tipo!
Io mi lascio sempre e solo guidare dalla mia RAGIONE, che posso però ammettere che non coincida con la sua.
Così come la mia LOGICA spazia in orizzonti diversi dai suoi.
Del resto se fosse così semplice specificare e catalogare la Ragione e la Logica, mi sa dire perchè, nei millenni, molti Grandi abbiano cercato di dire la loro???
E se voi due capite il mio periodare…non credete che deve per forza avere una certa razionalità e una certa logica???
Anche ammesso, e non concesso, che Ragione e Logica siano di pertinenza solo maschile, mentre, bontà sua, l’intuizione può albergare nel cervello femminile…nei due lobi distinti del cervello…anche qui io parlerei di logica e ragione del lobo dx e del sx…
e mentre Marx era ordinato nei suoi lobi, la Rosa Luxemburg dev’essere stata un po’ disordinata…i gay poi…sono nei guai perchè non hanno un lobo a disposizione!!!
Ma non vorrei disorientarvi troppo con la mia Logica!!!
CC hai trovato strano che io scrivessi dei pasticci di Bossi, in Croazia.
Perchè mai avrei dovuto tacere o nascondere il fatto …
solo perchè penso che ci siano milioni di italiani che sono rimasti delusi nella loro fede leghista …e che meritano il rispetto…anche se mi sono sempre chiesta con stupore come si potesse credere in ampolle, in Alberti di Giussano che puzzavano di malafede da un capo all’altro della Padania immaginaria…
E’ da parecchio che io sono delusa dalla Lega che ci faceva sperare , appunto, nell’onestà e nella correttezza della politica!
Così come da parecchio sono delusa della sx che sbrodolava la sua cultura socialista e la sua onestà cristallina!!!
Della dx non sono delusa, perchè non mi aspettavo niente di diverso di quello che ha dato.
Sono solo, questo sì, parecchio schifata!
E, sarà l’età, qualche volta stanca di trascinare vessilli, ormai temo diventati zerbini, di COERENZA e CIVISMO.
Ma domani forse… mi passa la laringite e mi torna la voglia di combattere.
C’è un altro argomento che voi due sventolate spesso: la differenza fra socialismo e cattolicesimo.
Se Uroburo mi parla di Socialismo come di beni di produzione da statalizzare, in contrapposizione al liberismo sfrenato…se ne può discutere, ma alla luce delle esperienze socialiste e liberali fin qui conosciute…fallimentari ovunque .
Il Cattolicesimo ha dato una risposta che resta valida almeno nelle linee generali.
Ma…io non difendo gli errori passati, possono solo essere storia da tenere in considerazione…io cerco strade nuove future, difficili e impervie, cerco persone colte che mi aiutino ad individuarle non solo nell’annuncio, ma nella pratica applicazione di concetti come LIBERTA’ INDIVIDUALE e CONVIVENZA CIVILE, dove ci sia posto per tutti ma secondo MERITO e SOLIDARIETA’.
Non per me, per i miei nipoti, ho il dovere di farlo.
UTOPIA? SI’, fino a quando si ragiona per dogmi o per vangeli.
Vangelo ce n’è uno solo e anche quello lo si può interpretare , purtroppo, secondo logica e ragione maschile, femminile e …persino neutra!!!
Spiego spesso…scrivo di getto e se dovessi fare la brutta copia …lascierei perdere!
Sylvi
Continua a scrivere di getto….ma chiara, cosi come lo sei stata con questo post….brava.
Ti auguro una buona e serena Pasqua.
Rodolfo
Andando sul gastronomico pasquale.
Crepes pasquali con sclopit (erba di Silene) e spek.
Mi sono procurata un bel po’ di sclopit, cosa non facile,
l’ho fatto andare in padella con un po’ di scalogno e fettine croccanti di spek di Sauris.
Ho preparato la pastella per le crepes, che sta riposando.
Preparerò le crepes.
Avvolgerò nelle crepes un po’ di miscuglio di sclopit, lo avvolgerò come un cannolo, lo taglierò a metà e lo sistemero nella pirofila, cospargerò le crepes di burro e parmigiano.
15′ nel forno a 200°
Un bianco amabile o un rosato, come vini.
Buona Pasqua, o buon passaggio di stagione, o buon risveglio…come vi pare…a TUTTI.
Sylvi
x TUTTI
E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO
BUONA LETTURA.
E AUGURI DI BUONA PASQUA.
pino nicotri