L’Occidente e il mondo arabo: cambiare tutto per non cambiare niente? Per la Libia abbiamo parlato subito di “genocidio”, di “interi quartieri civili bombardati” e di “fosse comuni”, ma a sproposito. Guarda caso, gli stessi termini, peraltro meno inappropriati, il cui uso è stato accuratamente evitato per la mattanza israeliana a Gaza

Ciò che accade in Libia è senza dubbio grave e apre spiragli verso un futuro migliore, sia per la Libia che di conseguenza per il resto del mondo arabo e non solo. Ma ci sono fatti che denotano con chiarezza mire occidentali perché “tutto cambi senza cambiare niente”, senza cioè che cambi in fatto di petrolio. Fa pensare al solito gattopardismo anche quanto accade nelle ultime ore in Tunisia e in Egitto. La rivolta popolare pareva avesse scacciato definitivamente gli ostacoli a una democrazia degna di questo nome. Ora invece pare che il potere preesistente non voglia uscire di scena dopo essersi rifatto una verginità cacciando i rispettivi capi di Stato e di governo, supportati docilmente per decenni, quando ormai non erano più difendibili. Ma veniamo alla Libia.
I mass media occidentali, e italiani in particolare, hanno cominciato a parlare immediatamente di “genocidio” quando le vittime della reazione di Gheddafy erano ancora solo decine o centinaia e venivano comunque indicate dai nostri giornali in “mille morti”. Mille morti su una popolazione di oltre sei milioni di abitanti chiaramente NON sono un genocidio. NON sarebbe un genocidio neppure se i morti fossero diecimila, come per prima hanno ipotizzato – ma NON affermato – le emittenti arabe Al Arabiya e Al Jazeera, di colpo prese per oro colato quando fino al giorno prima le deridevamo o guardavamo con sospetto. La nostra interessata ipocrisia, e annessa sporcizia morale, risulta in tutta la sua gravità se ci si ricorda dell’accanimento con in quale abbiamo rifiutato il termine “genocidio” quando l’esercito israeliano ha invaso Gaza provocando una mattanza di (altri) più o meno 1.500 morti (oltre 400 dei quali bambini!) su un totale di appena 1,5 milioni di abitanti. Un termine, “genocidio”, che ci rifiutiamo con accanimento di ammettere anche quando si contano le vittime totali palestinesi della repressione israeliana, che ormai ammontano a svariate migliaia di esseri umani. La nostra interessata ipocrisia, e annessa sporcizia morale, arriva al punto di rifiutarci anche di parlare di “pulizia etnica” per definire il continuo esproprio – cioè furto – di terra palestinese per far largo ai coloni, avanzo velenoso del colonialismo sconfitto dalla Storia. Ci rifiutiamo cioè di chiamare pulizia etnica quella che è una pulizia etnica.

Certi termini li usiamo solo se c’è da dare addosso agli “altri”, perciò ce ne riempiamo la bocca per il Kosovo, il Tibet, ecc., qualche volta magari per gli avanzi degli indios amazonici… Alla stessa stregua la Nato e gli Usa si muovono militarmente, anche imponendo le “no fly zone”, solo ed esclusivamente quando NON si tratta di disturbare gli israeliani, i loro massacri di palestinesi e la annessa pulizia etnica. Abbiamo perso il conto, e la memoria, delle manifestazioni pacifiche di palestinesi stroncate mietendo vittime tra di loro in numero tale che se si trattasse di Parigi, Londra o New York i responsabili militari finirebbero di corsa in galera. In Israele invece restano indisturbati, o diventano ministri, capi di stato maggiore e anche di governo. Da NON disturbare con critiche e tanto meno con accuse, pena la lapidazione in piazza al grido di “antisemita!”.

Non tutti hanno il coraggio della signota Merkel, che al telefono ha risposto per le rime a Netanyahu accusandolo chiaro e tondo di “non fare nulla per il processo di pace”, lui che aveva avuto l’ardire di rimproverare la Merkel perché la Germania all’Onu aveva – giustamente, con altri Stati, bloccati dalla solita complicità Usa – chiesto la fine dei soprusi colonialisti israeliani ai danni dei palestinesi. Strano – o no? – come la notizia della sfuriata della Merkel – che alle incredibili accuse di Netanyahu per il voto all’Onu ha reagito scandendo “Come osa! Siete voi che ci avete deluso. Non avete fatto il minimo sforzo per fare avanzare la pace!” – abbia dato notizia, se non m’è sfuggito qualcosa, solo il Corriere della Sera. Che il 26 febbraio l’ha comunque prudentemente relegata in un riquadrino in fondo a pagina 5. La signora Merkel pare sia l’unica ad avere letto suo giornali quanto rivelato dai “palestinian papers”, vale a dire che finora Israele grazie all’appoggio Usa ha solo fatto finta di volere la pace, puntando in realtà a disfarsi dei palestinesi e degli arabi israeliani, quattro milioni di persone, “trasferendoli” magari perfino in Amazonia, cioè dall’altra parte del mondo.

L’uso immediato, fulmineo e a sproposito della parola “genocidio” nei fatti libici denota la volontà, nostra e di alcuni Paesi arabi, di drammatizzare sin da subito quei fatti. Anche i “bombardamenti di interi quartieri di Tripoli”, con annessa cifra di “10.000 morti e 50 mila feriti”, si è rivelata una balla. Il giornalista inviato Vincenzo Nigro scrive chiaro e tondo a pagina 3 di Repubblica di sabato 26 febbraio quanto segue: “Non è vero che i cacciabomardieri abbiano colpito indiscriminatamente i quartieri di Fashlun, Siahia, Gerganesh”, “non ci sono i segni dei bombardamenti”. Sempre Nigro nella stessa pagina scrive che “inventando e ingigantendo quello che è successo per davvero, i network arabi hanno accelerato la decomposizione del regime”. Ma la drammatizzazione serve per legittimare il nostro intervento militare “umanitario”. Non a caso però l’Occidente si guarda bene dal mandare le truppe di pace “umanitarie” nel posto dove da 60 anni è più urgente e utile mandarle, vale a dire in Israele-Palestina per separare i contendenti prima e poi per evitare che uno dei due si veda rubare ormai quasi tutta la terra e la stessa prospettiva della dignità nazionale e di uno Stato, nonostante quanto deliberato dall’Onu nell’ormai lontano 1948. Da notare che se al posto della solita retorica del menga l’Occidente avesse mandato un esercito per separare i contendenti e imporre loro una pace equa sarebbero state risparmiate decine di migliaia di vite, comprese quelle di alcune migliaia di ebrei israeliani.

Riguardo la Libia tutti i giornali hanno parlato di “fosse comuni” per seppellire “le migliaia di vittime”. Ma le foto a corredo della notizia mostrano fosse che NON sono affatto comuni, ma chiaramente singole e neppure improvvisate: si vede bene che hanno le pareti di cemento. In varie foto inoltre si vede bene che si tratta di un cimitero con tombe già in uso, e quindi le fosse vuote sono l’equivalente di quelle dei nostri cimiteri che preparano man mano le fosse per i nuovi inevitabili arrivi decisi da madre natura o da incidenti vari. Un’altra cosa strana è che si vede chiaramente il mare a pochi metri dalle fosse vuote, scavate nella sabbia. Chi costruisce cimiteri nella sabbia in riva al mare con la certezza che l’alta marea, il mare agitato e le tempeste spazzino via tombe, bare e defunti? Mistero. C’è qualcosa che non quadra.

A questo punto c’è da chiederci perché si voglia intervenire militarmente drammatizzando ben oltre la realtà quanto avviene in Libia, fermo restando il fatto che la caduta di Gheddafy, e annessa ingombrante famiglia, è certo una buona cosa se sostituita da una democrazia degna di un tale nome. La risposta alla domanda purtroppo può essere molto semplice e banale: petrolio. Lo stesso petrolio per il quale la Casa Bianca, abitata allora da Bush padre, tese un tranello a Saddam spingendolo ad invadere il Kuwait in modo da poter intervenire militarmente contro l’Iraq e a favore del medioevo kuwaitiano. Vale a dire, a favore del nostro poter disporre del loro petrolio. Disponibilità aumentata dall’invasione dell’Iraq voluta da Bush figlio e ottenuta mentendo agli americani e al mondo. Se Parigi val bene una messa, il petrolio val bene qualche altra guerra e massacro. Tanto non si tratta di massacri di americani o di europei…
Non so se si punti alla frantumazione della Libia per poterci assicurare le zone più ricche di petrolio. So però che anche i problemi libici derivano dall’essere la Libia uno Stato inventato dall’Europa, con i confini tracciati come al solito a Parigi, Londra e magari Roma, usando la riga e facendo riferimento a meridiani e paralleli anziché alla realtà geografica ed etnica locale. Lo stesso metodo usato per l’Iraq e molti altri Stati nati dal collasso del nostro colonialismo, anche loro con dentro popoli, etnie e tribù tenute assieme con la forza o con la corruzione, ma certo non unite dal senso di una comune appartenenza e dello Stato. Lo ripeto per l’ennesima volta: sono due secoli, dall’invasione dell’Egitto compiuta da Napoleone, che calpestiamo (anche) il Medio Oriente e gli imponiamo – o nei migliori dei casi tolleriamo – capi e politiche che fanno comodo a noi, ma non ai suoi abitanti.

Riguardo la Libia, il fatto che a parlare della situazione in tv e in conferenze stampa con la inviati esteri e a proporre accordi con i ribelli sia un figlio di Gheddafy, unito al fatto che i suoi vari figli possiedono grosse fette dell’economia libica, dovrebbe farci riflettere. Si tratta indubbiamente di comportamenti che confermano come al potere in Libia ci sia non un governo legittimo legittimamente espresso, ma un gruppo familiare insediatosi al seguito del suo patriarca. Ma confermano anche che il tentativo del nostro Umberto Bossi di creare la sua bella dinastia padana, indicando nei suoi figli i “continuatori della lotta per la libertà” e installando intanto nella Regione Lombardia l’insulso figlio Renzo, è un tentativo che va respinto perché pericoloso. Idem per quanto riguarda il tentativo del Chiavaliere e/o dei suoi servi di fondare una dinastia berluscona puntando non si sa ancora bene se sul figlio Piersilvio o sulla figlia Marina.

Ma che succede in Libia? E nel mondo arabo? Come andrà a finire? A giudicare dalle proteste e sollevazioni a catena, pare proprio che stia finendo il post colonialismo chiamato anche imperialismo, vale a dire la nostra capacità di installare al potere nelle terre ricche di petrolio e altre materie prime per noi strategiche governi più o meno fantocci, ma comunque in grado di garantirci il predominio economico e l’influenza politica decisiva. I Paesi arabi e quelli del cosiddetto Terzo Mondo hanno cominciato a volersi emancipare dal nostro abbraccio soffocante e a voler camminare sulle proprie gambe fin dai primi accordi tra loro, da quello di vari decenni or sono tra i “Paesi non allineati”, cioè né con l’Occidente capitalista né con l’Est comunista, a quello della Repubblica Araba Unita. Tutti tentativi non andati a buon fine. Anche perché quando in quei Paesi nasceva una democrazia veniva schiacciata nel sangue, come è successo in Iran, Cile, Congo e per certi versi anche in Indonesia,  se non garantiva l’usuale asservimento nei confronti in particolare degli Usa. Il petrolio per noi ha sempre avuto più valore del sangue delle popolazioni altrui.

Ora pare che anche quell’epoca stia finendo, ma resiste ben radicata nei posti peggiori in fatto di regimi impresentabili, come l’Arabia Saudita, il Kuwait, gli Emirati Arabi Uniti. Si tratta di territori nel cui sottosuolo giace gran parte delle riserve mondiali di petrolio. Che, ripeto, per noi vale molto di più del sangue e della vita delle popolazioni che ci vivono sopra. Non condivido l’entusiasmo di chi vede già la democrazia installata in Tunisia, Egitto e tra poco anche in Libia. Non solo e non tanto per il gattopardismo già in moto, ma anche perché non mi pare esista quel tessuto intermedio fatto di quadri dirigenti capaci di gestirla per davvero una democrazia evitando che sia solo una farsa come in Afganistan e Iraq. L’entusiasmo giovanile, nutrito a quanto pare dalle infinite vie di Internet, non basta.

Certo, la tempesta che scuote quei Paesi è salutare, anche se c’è purtroppo da contare i morti. Se le democrazie prendessero davvero il posto dei regimi servili sarebbe più facile anche porre fine alla tragedia israelo-palestinese, con un accordo di pace credibile con Israele che garantisca la vita di questo Stato e la fine del ricorso alle armi, terrorismo compreso. Stando così le cose appare particolarmente miserabile l’allarmismo seminato dai soliti untori che sanno vedere nel mondo islamico, un miliardo e mezzo di persone, solo terroristi e masse pronte a saltarci alla gola nonostante gli islamisti che seminano il terrore siano una infima minoranza. Allarmismo evidentemente frutto della nostra cattiva coscienza e coda di paglia: sappiamo bene che il male da noi fatto anche nelle  terre islamiche potrebbe giustificare il restituirci la pariglia. Allarmismo portato avanti anche dal giornalismo pessimo, cialtrone e guerrafondaio come quello che urla e si strappa i capelli dalle prime pagine di quotidiani come Libero. Il cui nome esatto e completo dovrebbe essere Libero Di Dire Cazzate. Se non ci liberiamo dei paraocchi e delle tossine, non sapremo cogliere le grandi opportunità offerte dal vento che soffia nel mondo arabo per costruire un rapporto tra noi e loro più giusto e duraturo. Loro si stanno muovendo, specie i giovani, verso di noi. Noi però restiamo fermi. Ovvio che se non facciamo passi verso di loro sarà anche questa una occasione sprecata.
Purtroppo Obama ha tradito la promessa fatta al Cairo un anno fa e che tanto aveva fatto sperare non solo il mondo arabo: “Costruiremo un rapporto più giusto con il mondo arabo e islamico”. Che l’abbia tradita lo dismostrano in modo clamoroso i “palestinian papers”, ma anche la recente vergognosa decisione, e annessa ipocritissima e ingiustificabile giustificazione,  di porre il veto alla richiesta avanzata all’Onu da molti Stati di bloccare il colonialismo israeliano. L’Europa dovrebbe rendersi conto che tocca quindi a lei rimboccarsi le maniche e cambiare strada. Purtroppo però non pare che fino ad ora lo si sia capito.

319 commenti
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  1. Uroburo
    Uroburo says:

    Haw haw haw …..
    Mio povero signor Popeye, pur di avere l’ultima parola non le importa nulla di fare la solita, ennesima figura del cioccolataio.
    Io spiegare te con parole semplici, così tu capire:
    quando io essere triste per destini umanità, quando io vedere giovani perduti, allora io leggere tuoi grufolanti messaggi.
    Difficile scendere a livello più basso di tuo. Anche persone più perdute essere meglio di te.
    “Beh, mi dico, per mal che siano conciati sono sempre meglio del povero signor Popeye”.
    Avere tu capito, povero signor Popeye?
    Coraggio caro, coraggio! la vita è dura. Ci sono pillole contro la follia ma non ce ne sono contro la gegnalità. Quella è un dato immodificabile. U.

  2. Popeye
    Popeye says:

    Hitler, Himmler ecc. erano persone individualmente modeste che vivevano modestamente e che non avrebbero personalmente fatto del male ad una mosca ma il sistema nazista era basato sulla violenza e sull’inganno.
    ———————-
    Inutile danzare o contare o sbavare in padano come hai fatto qui sopra. Spiegaci quello che hai scritto qui sopra!

  3. Uroburo
    Uroburo says:

    Anita { 03.03.11 alle 15:30 } Lorca era sul forum di Bocca, un tipo che usava espressioni e parole pesanti. Forse ancora bazzecola sotto altri nicknames.
    Anita { 03.03.11 alle 16:47 } Mi sembra di essere in un asilo infantile.
    ——————————————-
    Mia cara Anita,
    lei ha una memoria veramente selettiva: sarà mica un altro caso di doppia personalità?
    Ricorda perfettamente le espressioni e parole pesanti di Lorca, che io non ricordo affatto, epperò ha dimenticato le espressioni da latrina del suo pregevole connazionale ed amico. Straordinario!
    Già che c’è potrebbe farci qualche esempio di espressioni e parole pesanti?
    L’asilo infantile è quello del suo perbenismo a senso unico. U.

  4. Uroburo
    Uroburo says:

    Ma perchè mai io dovrei sporcarmi le mani a discutere con certi imbecilli che comunque ti fanno dire quel che vogliono loro, al limite perfino falsificando i messaggi?
    Vadi, ommemme… Uroburo

  5. sylvi
    sylvi says:

    caro Az

    penso di poter correggere quello che ha scritto il Fatto quotidiano:
    si diventa Psicologo iscritto all’Albo degli Psicologi sì dopo la laurea qinquennale, un anno di tirocinio e l’Esame di Stato, ma per definirsi Psicoterapeuta bisogna fare, dopo, la Scuola di specializzazione quadriennale con relativo Esame e tesi.
    E si è iscritti in due Albi diversi.

    Se ha lavorato …”per una decina d’anni nel campo specifico del recupero dei minori abusati”. …potrebbe essere stata un ins. di sostegno.
    Comunque se fosse come dice il giornale, dovrebbe essere lei denunciata dall’Ordine per doppio abuso di professione!!

    Mah!
    Sylvi

  6. Popeye
    Popeye says:

    HAW…… haw … Haw … hAw… haW ….
    A discutere sei proprio tu che continui a farlo. Io commento solo quando trovo perle su quello che scrivono altri.
    Ma non mi meraviglio dopo la brutta figura che hai fatto tirando fuori i conigli dal cappello del passato che sono finiti a profumarti con quella puzza. Non solo, questa mattina quello che hai scritto aggiunge la puzza di filo-nazismo. Figurati Hitler e tutti i nazisti erano a fondo delle brave persone e non avrebbero fatto male a una mosca. Peccato che gli ebrei, zingari, polacchi, e invalidi non erano mosche.
    Poi si insulta su quello che la signora Anita ha detto su Lorca quando lui a quel tempo aveva negato che lui era Lorca. Mi domando perche’ si insulta? Forse ha cambiato idea. Adesso ci possiamo aspettare un altra dozzina di conigli.
    Etipareva!
    Mai vai, fai quattro passi ben distesi verso Bolzano o più a nord che puoi andare!

  7. Popeye
    Popeye says:

    MILANO – Forse i sei membri della band nipponica Kishidan sono troppo giovani per capire quanto il look nazista da loro scelto per una performance televisiva sia stato offensivo. Forse non conoscono a sufficienza la storia o forse semplicemente non immaginavano. Ma le loro uniformi minacciose hanno immediatamente scandalizzato l’opinione pubblica e la major che li produce, Sony, ha provveduto prontamente a prendere le distanze dal gesto. Senza se e senza ma.

    I CAVALIERI NAZI – La Sony Music è stata costretta infatti a presentare le proprie scuse dopo l’esibizione a Mtv Japan del gruppo pop dei Kishidan (i Cavalieri), che si sono presentati allo show Megavector abbigliati con uniformi naziste, suscitando in particolare le proteste del centro Simon Wiesenthal di Los Angeles (organizzazione ebraica internazionale per i diritti umani).

  8. Peter
    Peter says:

    x Popeye

    dubito che la voce della ragione potra’ mai acquietare l’insano dissidio tra te ed Uroburo, ed a Uroburo vorrei ricordare che ‘it takes two to tango’, anche nella folie á deux…
    Tuttavia la voce dell’intelletto e’ tenue, ma non tace prima di avere ottenuto udienza…
    Io forse con Sylvi non berrei neanche un caffe’ al bar, ma i nostri scambi si mantengono entro limiti ragionevoli, ‘measured response’, direi. Idem con Vox, anche se con lei/lui un caffe’ lo berrei volentieri.

    In sostanza, Uroburo diceva che presi individualmente, Hitler e Himmler non erano necessariamente delle persone con le quali non si potesse parlare o passare mezz’ora insieme per paura che mettessero mano alla pistola e sparassero a bruciapelo (come infatti era S. Hussain, aggiungo io, ed altri dittatori d’occasione). Non dimenticare che Mussolini trovava Hitler piuttosto fraterno, o cosi’ si dice, e che alcuni inglesi di estrema destra che conoscevano Hitler personalmente lo trovavano una persona squisita.
    Degli scrittori tedeschi degni di fede dissero anche che l’unico vero lusso che Hitler si concesse fino alla fine era una macchina potente con autista.
    Su Himmler avrei delle riserve, era uno psicopatico al 100%, forse anche a livello di rapporti personali.
    Questo non toglie nulla alla gravita’ dei crimini da loro commessi contro l’umanita’, l’Europa, e la stessa nazione tedesca

    Peter

  9. Vox
    Vox says:

    LIBIA, ARRIVANO I LORO.
    INVECE IN IRAQ…

    Mondocane
    di Fulvio Grimaldi

    (Tagliato parecchio, perchè molto lungo)

    Sanzioni dall’ONU, congelamento dei beni libici all’estero, incriminazione di Gheddafi al Tribunale dell’Aia che ha incriminato il sudanese Bachir.

    Ma mai Bush, Clinton, D’Alema, Blair, Olmert, Peres, Netaniahu, o i fantocci sanguinari Al Maliki dell’Iraq, Calderon del Messico, Mubaraq, Uribe della Colombia, Kagame del Ruanda (vero responsabile del genocidio), flotta della “comunità internazionale” in arrivo, No-fly zone decretata con la scusa dei mai avvenuti bombardamenti di Gheddafi sulla folla, gli epigoni londinesi del criminale di guerra Blair in arrivo dal cielo con bombe vere, portaerei e marines Usa pronti alla sbarco sulle strade aperte dalle migliaia di “consiglieri” militari americani e inglesi e di forze spciali tedesche già in Cirenaica, visto che gli ascari di Bengasi, nonostante i rinforzi e le armi della giunta militare egiziana non bastano, la solita caccia al “tesoro di Gheddafi” (30 miliardi solo negli Usa) che si scopre essere fondi dello Stato (come il “tesoro” di Milosevic, che poi era lo stipendio di presidente, più modesto di quello di tutti i governanti europei).

    Uno tsunami mondiale di menzogne e diffamazioni Cia, con tra i capifila il “sinistro TG3 con Lucia Goracci che chiama “milizie” l’esercito regolare e “truppe” gli ascari dell’imperialismo e tal Nico Piro, embedded in Afghanistan per glorificare le imprese degli occupanti italiani, a cui scappa un “vogliamo la sharia” del fuoruscito sul confine tunisino.

    Tutto per riprendersi, dopo aver a lungo preparato la sedizione delle tribù occidentali filomonarchiche, secessioniste e filoccidentali e lanciato in Libia i mercenari egiziani, la colonia tolta da Gheddafi a inglesi e italiani e farne una nuova Somalia, uno Stato fallito frantumato, zona franca per il furto di petrolio e acqua, l’assedio all’Africa, l’estromissione di Cina e Europa da investimenti, mercati e risorse…

    Tutto questo… senza un’indagine sul luogo dell’ONU, delle Commissioni dei Diritti Umani, di qualche organismo giuridico internazionale, per quanto venduto, di un Gruppo dei Cinque (con Russia e Cina), senza aver mai dato voce a un solo rappresentante della parte demonizzata.

    Ma esclusivamente sulla base di servizi dei media alleati ed eterodiretti, facenti capo allo stesso sistema di potere che gestisce i marines, gli alpini, il fosforo, l’uranio, la Exxon e la Monsanto, di fuorusciti ansiosi di riconoscimenti, di miliziani integralisti e filomonarchici, pagati, modernamente armati, pratici di linciaggi e delle mignotte giornalistiche che vi si abbeverano per il piacere dei De Benedetti e delle lobby Usraeliane in capo ai media.

    … I fumi tossici diffusi dai terroristi mediatici rischiano di svaporare. Da testimoni autentici, preparati, come Paolo Pazzini, che in Libia vivono da anni e hanno altre fonti affidabili, ma che si devono accontentare di lettere ai giornali, riceviamo valanghe di conferme a quella che, per gli onesti, è una semplice operazione di logica.

    Le navi di disertori mai arrivate a Malta. Nessuna bomba mai lanciata da Gheddafi su nessuno. I governativi, chissà perchè chiamati “miliziani”, di cui nessuno ha potuto constatare le “irruzioni casa per casa”, gli immancabili stupri (suscitano l ‘adesione delle donne e richiamano i 200mila stupri serbi per i quali si sarebbe dovuto impegnare l’intero esercito serbo giorno e notte per tutta la guerra), le uccisioni di feriti negli ospedali mai perpetrate se non nella fantasia di “testimoni” che spurgano quello che a loro si chiede.

    Pieno controllo lealista su gran parte del paese. Armamento pesante arrivato ai rivoltosi e che non può essere stato tolto in tali quantità alle forze regolari, visto che queste non sono state ancora impegnate contro gli insorti (c’erano solo i disertori e gli ammazzati della polizia e della guarnigione locale).

    Lo sbarco di unità di paracadutisti tedeschi portati dall’Afghanistan all’aeroporto libico di Al Nafoura (Der Spiegel), la nave da guerra britannica HMS Cumberland e altre navi lanciamissili che il 24 febbraio hanno sbarcato centinaia di militari francesi, britannici e statunitensi a Bengasi con il compito di armare e addestrare i ribelli, dirigerne i comitati, predisporre infrastrutture per ulteriori sbarchi (sito israeliano Debka).

    Diventa manifesto il carattere antinazionale e filo-occidentale di questa “primavera araba” (ben diversa da quella di Tunisi, Cairo Yemen, Bahrein, Baghdad, dove nessun umanitario si è sognato di fornire armi e marines ai manifestanti inermi massacrati e imporre sanzioni ai massacratori, anzi).

    … La tecnica degli uni e degli altri, intendendo i media di destra e sinistra e i loro padrini, è quella collaudata di buttare nella stessa zuppa mediatica le capre e i cavoli. I cavoli ogm delle “rivoluzioni colorate” o “dei fiori” (Iran, Tibet, Georgia, Serbia…) mescolate alle capre DOC delle insurrezioni contro tiranni servi dell’Impero e zimbelli del FMI globalizzante. Con la nobiltà e la sincerità delle seconde cercano di coprire il mercenariato vendipatria delle prime.

    … La colpa dei vari Chavez, Lula, Ortega, Kirchner, Castro, come delle coalizioni latinoamericane Mercosur, Unasur, sorte in reazione all’assalto neoliberista e militare di USA-UE… sarebbe di non essersi inseriti nella gigantesca campagna di disinformazione di Cia e Mossad e relativi velinari e di avergli fatto il controcanto della verità.

    Meglio Minzolini o il Manifesto, con la loro rappresentazione dei fatti libici come la carneficina del suo popolo da parte di un tiranno sanguinario, uscito di senno.

    Meglio inondare la gente delle atrocità inventate a carico di un governo sotto assalto da parte di bande guidate e armate da chi non tollera neanche quel grado di indipendenza nazionale che consiste in una collaborazione economica senza costi di sovranità e senza vampirismo sociale, che non la “stolta analisi ideologica e geopolitica” degli avvenimenti fatta da quegli incompetenti dell’antimperialismo di Chavez, Evo, o Fidel.

    …Se vi va di stare nel calduccio del coro dallo spartito obbligato, sbeffeggiate pure Gheddafi per le sue eccentricità di modi e vesti, infierite dall’alto della vostra aristocratica democrazia sull’assenza di partiti e sulle astruserie della costruzione statale, rampognate gli episodi di dura repressione, sdegnatevi delle piroette di un rivoluzionario anticoloniale che si riduce a condividere consigli d’amministrazione e pozzi con gli avvoltoi del capitalismo (che altrimenti gli avrebbero reso il paese come l’Iraq o Haiti).

    Ma, magari, confrontate la vita di un qualunque libico, beduino o operaio, scolaretto o infermo, omosessuale o donna, con quella del fratello arabo e africano della porta accanto.

    … Pensate all’indefesso lavoro di Gheddafi, creatore dell’Unione Africana … per unire il continente in un fronte politicamente ed e conomicamente in grado di constrastare i monopoli occidentali del potere.

    E poi immaginate cosa di quel popolo fiero e ricco faranno gli F16, i carri Abraham, gli azionisti della Shell e le immancabili mafie di armi, droga ed ecocidio nella loro marcia da Tripoli a Pretoria…

    “Chi non ama Ghedddafi deve morire”, gli è stato fatto dire nella Piazza Verde da un squinternato interprete… Peccato che poi siamo rimasti inchiodati al familiare ricatto cristiano allorchè la traduzione corretta è risultata: “Se il popolo non lo ama più, Gheddafi deve morire”.

    …In ogni modo ci deve essere… una buona dose di malafede in chi non scorge l’evidenza abbagliante della ripetitività delle grandinate di menzogne e calunnie nell’era della restaurazione coloniale.

    Paesi sottratti al dominio del socialismo reale, a lavoro, sanità, istruzione per tutti, al benessere dignitoso, così vengono consegnati al cannibalismo della globalizzazione neoliberista, a partire dall’invenzione dei “trucidati” da Ceausescu a Timisoara (cadaveri sottratti all’obitorio); dalla Jugoslavia anti-Nato e antiliberista fatta a pezzi con la bufala della “pulizia etnica” e di Sebrenica; dall’Iraq cancellato dalla geografia umana grazie alle fandonie dei “neonati del Kuweit strappati alle incubatrici”, delle armi di distruzione di massa, dei curdi gassati; fino all’Honduras golpizzato perchè un presidente avvicinatosi al processo liberatore dell’ALBA “voleva farsi presidente a vita”…

    Si vuole un “intervento umanitario”? Madamina il catalogo è questo. E così Mike Mullen, capo di Stato Maggiore Usa, si è fiondato in zona, e così Hillary Clinton “non ha escluso nessuna opzione”, e così il vertice Nato a Budapest, con l’infojato Rassmussen, inalbera scimitarre e uranio, e così le flotte tedesca, italiana, britannica e Usa e, ci scommetto, i sommergibili nucleari dei nazisionisti, si avventano sulle coste libiche, e così una fonte israeliana ci rivela che forze speciali Usa (a dire squadroni della morte) sono già a Misurata e agenti di Cia e Pentagono stanno istruendo il neonato “governo transitorio libico” su come combinare la secessione della Cirenaica (nuovo Kosovo) con l’assalto finale a Tripoli e su come, nel caso occorresse, in quanto “Comitato Nazionale”, in effetti “governo democratico provvisorio”, invocare il “soccorso umanitario” alle forze armate che stanno salivando ai confini.

    Il deja vu è accecante, ma pochi lo guardano e ne colgono la lezione.

    Del resto, agenti infiltrati e mercenari locali, solitamente chiamati “dissidenti”, devono, come suole, aver lavorato da lunga pezza tra le maglie del controspionaggio libico. Strumenti? Quelli tradizionali e collaudati: la frantumazione del tessuto sociale unitario con l’inoculazione del virus tribale, etnicista, religioso, sociale.

    In Libia di religioso c’era l’attrito tra Oriente a forte tradizione islamista e l’Occidente laico e modernista e, come risaputo, l’integralismo islamico, dai tempi in cui in Texas si stampavano manuali che insegnavano la jihad alle madrasse afghane, è stato uno strumento privilegiato di USraele con Reagan e seguenti.

    Nel sociale c’era poco da sfruculiare, visto lo standard di vita e di servizi sociali che faceva l’invidia di tutti i paesi della regione e vista anche la partecipazione alla gestione della cosa pubblica dei Comitati Popolari Rivoluzionari, indubbiamente più vicini a un governo di popolo di quanto non lo siano molti Stati amici dell’Occidente.

    … Ora, dunque, il Nuovo Ordine Mondiale tocca alla Libia, paese di tribù disperse e a volte in conflitto, sottratto al burattino degli inglesi, di cui i rivoltosi oggi innalzano la bandiera coloniale [re Idris], e fatto nazione, in fattiva sintonia con tutti i processi di liberazione e finalmente rivendicatore dei risarcimenti dovuti dallo stupratore genocida italiano.

    Libia sottoposta di conseguenza a pressioni mortali ininterrotte, circondato da paesi clienti del nemico, sanzionato, boicottato, additato all’obbrobrio internazionale, aggredito, implicato in atti di terrorismo fabbricati dagli assedianti.

    Libia che, nella scomparsa di un equilibrio tra superpotenze rivali che ne garantiva la sopravvivenza, non aveva altra scelta che quella di evitare la obliterazione del suo popolo accomodandosi a una convivenza con gli interessi economici esterni, più europei, cinesi, russi che statunitensi.

    Convivenza che, comunque, non permetteva che si rapinassero al popolo, come successo in Vietnam e come si rischia a Cuba, le sue conquiste, i suoi diritti, il suo benessere e anche, checchè si voglia negare, la sua partecipazione al processo decisionale.

    …Niente di paragonabile a quello che l’Occidente installa e protegge nei suoi dominii e, aggiungo, nemmeno alla nostra “democrazia” dove il “demo” di “crazia” ne sa tanta quanta glie ne concede la manipolazione delle menti e il controllo dei corpi, al punto da festeggiare “libere elezioni” senza scelta vera e col botto maggioritario che ti espropria.

    Democrazie come, a forza di brogli e bombe, le mettiamo in piedi in Afghanistan, Iraq, Messico, Honduras.

    Genocidio? Meglio rivedersi Piombo Fuso a Gaza, lo stillicidio quotidiano di stermini in Afghanistan e Pakistan, i 36mila morti ammazzati in quattro anni della “guerra al narcotraffico” messicana, condotta dagli stessi sponsor del narcotraffico, il mattatoio Colombia.

    Ne avete visti, lì, interventi “umanitari”?
    Uno statista folle che delira? E già, noi invece abbiamo l’assennato e composto eloquio dei Berlusconi, La Russa, Gasparri, o le cosmiche ipocrisie di Obama.

    Dal Lerner dell’Infedele ho ascoltato il primatista assoluto del doppiopesismo sottrarsi all’analogia tra quello che ci vorrebbero far credere della Libia e le vere mattanze nazisioniste in Palestina, sbalordendoci con l’aporia di un “Israele che saluta con gioia il movimento di rinascita arabo”.

    Sarebbe stato più facile credere a una soddisfazione di Maria Antonietta per la proliferazione di sanculottes attorno alla Bastiglia.

    … “rinascita araba”, intesa in senso israeliano, che sventolava la bandiera del re-travicello Idris, fantoccio e fantaccino britannico…

    In EGITTO gli scioperi vengono banditi dalla dittatura militare che ha preservato l’intero governo fantoccio di Mubaraq, onde per cui Piazza Tahrir torna a riempirsi di rivoluzionari non cooptati, Movimento 6 Aprile e Kefahya, che non si fanno turlupinare dalla “transizione” obamiana, nè intimidire dalle mazzate dei “fratelli” militari.

    In TUNISIA l’indomabile e sempre più matura rivolta provoca la caduta del premier di Ben Ali, Ghannuchi, mentre si rafforza l’organizzazione di base.

    Ma è in IRAQ dove succedono le cose più grandi e gravi, sulle quali è obbligatorio l’occultamento da parte dei “missione compiuta”.

    I morti in una settimana di manifestazioni e repressione erano una sottostimata, dal regime, trentina.

    Tre a Mosul, tre a Kirkuk, quattro a Tikrit, altri tre a Basra, i rimanenti a Baghdad.

    Sono stati dati alle fiamme dozzine di edifici del governo e innumerevoli stazioni di polizia, tre governatori, compresi quelli di Basra e di Falluja, hanno dovuto darsela a gambe.

    Il fantoccio iraniano-statunitense, Al Maliki, scaturito dall’ennesima farsa elettorale, con accanto l’ex-rivale, trapanatore di sunniti, Moqtada Al Sadr, ha prima invocato ordine, poi proibito le manifestazioni, poi sparato sulla folla dei centomila in Piazza Tahrir, poi imposto il coprifuoco totale, infine dato un ultimatum di 100 giorni perchè si ponesse fine a ogni protesta. Non è servito a niente.

    Come non sono servite a stroncare una resistenza armata, che, negli ultimi due anni e nel silenzio di tutti i media, ha inflitto più perdite all’apparato dello Stato fantoccio di quante sofferte dagli Usa ora in ritirata, le mattanze dei tagliagole di Moqtada, delle milizie agli ordini di Tehran, o delle varie bande criminali dei signori della guerra.

    Alla guerriglia si è ora affiancata una popolazione stroncata dal totale collasso di ogni parvenza di organizzazione sociale, priva di cibo, lavoro, acqua, elettricità, scuola, cultura, sanità, consapevole delle inenarrabili rapine di ogni risorsa del paese compiute da delinquenti rimpatriati per condividere i propri appetiti con gli interessi predominanti dei loro sponsor, vuoi Usa, vuoi iraniano.

    Consapevole, dunque, che all’origine della sua disperazione sta l’invasore straniero, sta l’imperialismo.

    Le manifestazioni che dilagano in tutto il paese vedono uniti sciti, sunniti, cristiani, assiri e perfino curdi, rivoltatisi in massa contro i despoti del PDK, Barzani, e del APK, Talabani, che dell’autonomia sotto controllo e sfruttamento israeliano hanno fatto l’occasione per trasformare la regione in bottino personale.

    E’ un bel contraccolpo alla strategia della frantumazione delle comunità nazionali perseguita dall’imperialismo-sionismo, come lo è stata l’unità egiziana anti-tiranno e anti-liberismo tra copti e cristiani, Nord e Sud, campagna e città, università e fabbrica.

    Non tutte le ciambelle vengono con il buco, come sono purtroppo venute in Sudan, o come cercano di cucinarle in Libia. C’è una “società civile” che sa più di Gramsci che non di “Un ponte per…”, o delle Ong da furto senza scasso, di “Carta” e di Marcos, di Casarini e dei vari guru del pacifismo compatibile e di supporto.

    E’ questa la “primavera araba”. Che è anche la primavera “latinoamericana”, la primavera dei combattenti in Afghanistan e dei resistenti in Palestina. Una primavera dei popoli dopo l’era glaciale dei mostri.
    Che questa primavera salvi la Libia.

    http://fulviogrimaldi.blogspot.com/

  10. controcorrente
    controcorrente says:

    Rudy, guarda che è già qualche anno che hanno inventato Skipe per esempio ,senza le meraviglie moderne della tecnologia, e che qualsiasi cosa ,Immagini, suoni,filmati ,potessero essere digitalizzati lo si sa da almeno anni 60.
    Il problema nel passato era solo la “miniaturizzazione e la riduzione dello spazio , oltrechè dell’energia.(la capacità di contenimento di informazione digitalizzata era il problema )
    Allora TAM-Tam , segnali di fumo,epistole ,telegrafo , tefono (casa),tv.Stessa minestra.
    prima analogico , poi digitale, tutto qui.
    L’Acqua calda parte di Boole, e poi Nyquist -Schannon (fine anni 40)!

    cc

  11. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    quel che avevo scritto, e che lei ha riassunto perfettamente, era inequivocabile.
    Nel mio messaggio il livello politico non era neppure in discussione, basterebbe leggere il testo.
    Notavo però che se molti alti personaggi del nazismo, ad esempio Goering, erano sul piano personale degli esseri indegni, altri, tra questi Hitler e forse Himmler, erano sul
    piano personale delle persone come tutte le altre.
    [Ho letto un libro scritto dal fisioterapista di Himmler, un olandese antinazista prosciolto da ogni accusa alla fine della guerra, che parlava di lui come di una persona sensibile ben conscio del fatto che alla fine della guerra avrebbe pagato il fio di tutto quel che aveva fatto. Da qui il mio proporre che forse sul piano personale non fosse un mostro.]
    Perché mai il miserabile signor Popeye ha capito esattamente il contrario di quel che ho scritto? Per difficoltà linguistiche? Ma il testo era inequivocabile, sarebbe bastato leggerlo. Perché fa il deragliatore professionale? Molto possibile. Perché è un matto senza legami con la realtà? Probabile. Perché è scemo? Chi lo sa ……
    Perché allora sporcarsi le mani a rispondere ad un personaggio del genere? Via, via, alla larga dal mare….
    Un cordiale saluto U.

  12. Popeye
    Popeye says:

    Senti scellerato, ringrazia Peter per averti dato almeno mezza scusa. Non sono problemi del mio leggere o comprendere ma della tua miserabile scrittura di quello che volevi esprimere. Tu non hai fatto nessuna distinzione tra i loro amici e i loro nemici. Non solo li hai scusati semplicemente dicendo che il nazismo era crudele come se questo nazismo sia stato inventato dagli uomini su Marte.
    Poveretto hai letto un libro scritto di una segretaria che dice che il suo superiore era un bravo uomo … nazista e ti sei convinto che tutti erano belli, alti, biondi, e che non avrebbero fatto male a una mosca e che il nazismo lo avevano inventato i marziani. E ti pareva!
    Di lingue ne conosco abbastanza e non mi servono lezioni da un sgobbone peon che si comporta come un pezzente intellettuale a livello di terza media.

  13. Popeye
    Popeye says:

    x Peter
    Apprezzo il tuo intervento. Ho cercato in ogni modo di ignorare l’alfa-gatto ma lui continua con gli attacchi con assistenza del gatti-glio. Mi mantengo fino a un certo punto ma poi i B-52, B1, F15E, F16 ecc. cominciano a partire.
    Lui può semplicemente ignorarmi e sarò contentissimo di fare lo stesso.

  14. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x U.
    Lascia cuocere il poppy nella sua brodaglia.
    I suoi limiti intellettuali sono talmente evidenti che non ha senso
    mettersi a discutere, o farlo, oltretutto, con un esaltato che apre bocca e soffia.

    P.S.: su Repubblica c’è un intervento video di Eugenio Scalfari
    sull’opportunitità o meno dell’occidente di intervenire in Libia.
    Molto istruttivo, ficcante.
    Buonanotte.
    C.G.

  15. Anita
    Anita says:

    x VOX

    In Libia i rivoluzionari ribelli chiedono aiuto a G.W.Bush…..

    Oggi ho sentito Robert Michael Gates, Secretary of defense, e non ha detto niente che corrisponde al suo Fulvio Grimaldi.

    Oh well…

    Anita

  16. Popeye
    Popeye says:

    x gatto-gallo
    Si ci mancava il gatto-gallo, il sapientone marchese. Dimmi quando finirai le elementari? Prima o dopo che ti sei pensionato?

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