I miserabili antisemiti tifosi di Israele sempre e comunque: “ISRAELE HA FATTO BENE A SPARARE”. E le ridicole balle della versione ufficiale. Che fine hanno fatto i nostri connazionali che erano su quelle navi?
Il più sbracato è forse Vittorio Feltri, questo individuo che preferisco non aggettivare per evitare di sporcarmi la bocca. Ha titolato a tutta pagina “ISRAELE HA FATTO BENE A SPARARE”, aggiungendo per buona misura “Dieci morti tra gli amici dei terroristi”. Anche il sommario gronda odio, miseria feroce e la solita disinformazione intossicante: il succo è che “con la scusa di portare aiuti umanitari” gli “amici dei terroristi” volevano “violare la sovranità dello Stato israeliano”. Conclusione: “Reazione inevitabile”. L’odio partorisce una tale ignoranza pecoreccia da far dimenticare perfino a chi intasca stipendi più da killer che da giornalista che a 75 miglia dalle coste non esiste nessuna sovranità nazionale. E comunque la ferocia di questi cani da guardia del padrone di turno tradisce ciò che sottendono: Gaza non è nulla, non è uno Stato, non ha diritti, non ha sovranità, la sovranità ce l’ha solo Israele. Ecco cosa intendiamo per il famoso “Stato dei palestinesi”, che Israele piuttosto che vederlo nascere userà le atomiche, come ha egregiamente detto anni fa il cattolicissimo Vittorio Messori senza che nessuno fiatasse.
Se Feltri è forse il più sbracato e miserabile nei titoli e negli arzigogoli, lui che ha sputato sul cadavere di Enzo Baldoni e accoltellato alla schiena Dino Boffo, Fiamma Nierenstein è invece la più patetica. I suoi (s)ragionamenti, da anni intesi a sostenere che gli arabi e l’Islam sono il male assoluto e che Israele è un esempio, anzi è”l'”esempio per antonomasia per l’Europa, sono talmente contorti e apodittici che li lascio volentieri a lei. E a suo marito, se è vero che è un ufficiale delle forze armate israeliane. Se fosse vero, mi chiedo chi glielo fa fare alla signora Nirenstein di restare cittadina italiana e occupare un posto in senato: quali sono gli interessi italiani che vi cura?
Il più penoso, espressione della solita ipocrisia berluscoide-catto-italiota, è senza dubbio il nostro baldo ministro degli Esteri, che se la cava ignominiosamente così: “Sia un’opportunità di pace”, Un “errore inesplicabile” che può trasformarsi in “una grande opportunità” di pace. “Credo che in questo momento Israele abbia una grande opportunità, dopo questo gravissimo gesto – ha detto il capo della Farnesina al Tg1 – dopo questo errore francamente inesplicabile e grave in assoluto, potrebbe fare un gesto di distensione”. Lo stato ebraico, ha aggiunto Frattini, potrebbe esprimere la volontà di “moltiplicare gli sforzi per la pace; accelerare il negoziato; dare al più presto ai palestinesi uno Stato”.
Strana gente, la gentaglia: pronti a massacrare un demente che tira una statuetta addosso a Berlusconi, pronti a massacrare “il dittatore Fidel Castro” perché tiene in galera un po’ di intellettuali – ma questa gentaglia gli intellettuali non li disprezza? – ma prontissimi a lodare Israele quando compie carneficine a ogni invasione del Libano, quando strangola Gaza facendo in tre settimane percentualmente più morti di quanti ne hanno fatto tre anni di bombardamenti angloamericani sulla Germania, quando compie pesante rappresaglie contro i civili, vietate dalle leggi internazionali, quando imprigiona e tiene in galera a tempo indeterminato migliaia di palestinesi, minorenni compresi, quando si pulisce il culo con più di 80 risoluzioni Onu, e quando massacra una dozzina di pacifisti. Per questa gentaglia i pacifisti sono la bestia nera. La loro porcaggine è tale da volergli far fare Wojtyla “santo subito!”, ma castrandolo del suo non volere la guerra in Iraq e del suo sostegno al “popolo dell’arcobaleno”. “Santo subito”, sì, ma per poterlo brandire come ennesima bandiera di guerra.
Non parliamo poi dei commenti che vedo su altri blog. Non so se provare più pena od orrore per il caprume sardico e il caccavigismo imperante, destinati ad affogare nel proprio guano vaniloquente. Agli imbecilli e mascalzoni che non vedono l’ora di poter dar sfogo alle voglie assassine che ribollono atavicamente nelle loro viscere quella dove si trovavano o dove volevano andare le navi pacifiste è “zona di guerra”. Menzogna atroce, che però tradisce il pensiero e la prassi di questi aspiranti assassini complici di assassini veri: per loro siamo in guerra, a quelli di Gaza bisogna fare la guerra. Anzi, siamo in guerra anche con l’Iran e la guerra bisogna farla a tutto il mondo musulmano, Afganistan compreso. Ma che dico? La guerra dobbiamo farla anche contro la Corea del Nord… Che schifo dio gente. O meglio: di gentaglia.
L’altro cavallo di battaglia degli sporcaccioni per vocazione è “la sicurezza di Israele”. Questi aspiranti neonazisti con simbolo diverso dalla croce uncinata sono passati dal “Deutschland ueber alles!” di adolfiana memoria a un altro tabù, a un altro vitello d’oro: “Israel Sicherheit ueber alles!”. Nella loro demenziale coglionaggine non si rendono conto che così danno ragione ad Hamas, ai talebani e a chiunque usi il cannone e le bombe anche a sproposito per il totem della “sicurezza”. Forse che Hitler non ha invaso l’Urss e sterminato milioni di persone per “la sicurezza” della Germania? Tra gente civile l’unica sicurezza sono le regole e il rispetto delle regole, l’unica sicurezza è la pace, contrattata tra tutti gli interessati. “Tutto il resto”, come diceva il rabbino Hillel, “è commento”. E’ ormai chiaro da tempo che una parte forse maggioritaria di Israele, supportata soprattutto dal sionismo cristiano, vuole a tutti i costi la guerra, una nuova guerra: è l’unico modo che hanno per mettere Obama di fronte a scelte sul solco delle solite. Il sionismo ebraico statunitense sta ormai smaltendo i fumi della sessantennale sbornia “religiosa”, “etnica” e “nazionale”: è ormai chiaro a chiunque non sia disonesto incallito che, come ha scritto l’ebreo israeliano Abraham Yehoshua in un suo bel libro, i termini “ebreo”, “sionista” e “israeliano” sono da “maneggiare con cura” e non coincidono affatto. Checché si affannino a blaterare da Sharon ridotto a vegetale da anni all’impresentabile Avigdr Lieberman, dai bari Barak-Olmert-Netanyahu alle giovannedarco nierensteiniane fino alla infime capre nuragiche luna abbaianti e annessi virus caccavigginici. Il sionismo ebraico negli Usa sta aprendo gli occhi, in compenso è in crescita il sionismo cristiano, a suo tempo lo zoccolo duro del bellimbusto George Bush che ha inguaiato non solo gli Usa per otto anni di fila. Il sionismo cristiano è un ossimoro simmetrico e speculare dell’ossimoro israeliano “ebrei per Gesù”: il fine comune di questi ubriaconi “religiosi” è la guerra al mondo musulmano, una nuova versione del colonialismo e delle crociate, una nuova guerra di religione dove la “vera religione” è una accoppiata di due “religioni”, una guerra di religione dove i crociati dovranno rettificare il nome, magari in “crocio-stellati”, e arricchire con un altro simbolino la croce dello scudo. E’ l’Occidente, bellezza!
La malafede e la disonestà del governo e delle forze armate israeliane straripa da tutti i pori dai loro demenziali comunicati, che tentano invano di “spiegare” l’ingiustificabile e sanguinoso atto di pirateria. Premesso che in acque internazionali chiunque ha il diritto-dovere di difendersi da chiunque si presenti armato con elicotteri e navi da guerra; premesso che se si vuole “ispezionare” una nave, volontà peraltro illegale in acque internazionali, ci si annuncia via radio e si lascia il tempo di fare le opportune verifiche perché potrebbe anche trattarsi – che so – dei subdoli iraniani camuffati; premesso tutto ciò fa ridere i polli la versione ufficiale israeliana che vuole giustificare il massacro col fatto che “i pacifisti erano armati di fionde e bastoni”. Chi si nutre da secoli del mito di Davide e Golia dovrebbe guardarsi bene da parlare di fionde in mano altrui… In mano, i questo caso, a piccoli Davide diretti a recare sollievo al milione e mezzo di esseri umani strangolati a Gaza. E in ogni caso suscita scherno e indignazione l’aggiunta del comunicato: “I pacifisti hanno disarmato della pistola un soldato e hanno cominciato a sparare con quella”. Ammesso e non concesso che su quelle navi ci fossero idioti siffatti, e ammesso e non concesso che ci siano parà che si lasciano disarmare come pagliacci, e uno mi spara addosso mi difendo sparandogli. Sparando a lui, ma non alla folla circostante, e a quella che dorme sottocoperta. In questo caso invece i militari israeliani, che sono molto bene allenati e non sono donnette isteriche o bambini dell’asilo, hanno reagito in massa sparando all’impazzata. Un “errore inspiegabile”? Per carità, chiunque può sbagliare, anche i superman israeliani come i marine Usa di My Lai o quelli di Falluja. Però quando a ripetersi all’infinito è sempre lo stesso “errore”, allora non di errore si tratta, ma di volontà. Di strategia. E’ almeno da Sabra e Chatila, ma anche da prima, dalle stragi di Deir Yassin e da quella per mano armata del colono Baruch Goldstein ad Hebron – che ha provocato la nascita di Hamas, non a caso finanziata in seguito da Israele come gli Usa hanno finanziato i talebani – per finire alla mattanza di Gaza, è da allora ad oggi che è chiara come il sole la strategia politico militare israeliana: fare più vittime e distruzioni possibili, case, aranceti e oliveti compresi, per mandare avanti la pulizia etnica. Il problema non è tanto Israele che compie queste imprese, quanto gli Usa e l’Europa che gliele lasciano fare. Fingendo di protestare quando il troppo stroppia, ma fregandosi sotto banco le mani perché il lavoro sporco lo facciamo fare agli israeliani per i nostri interessi (soprattutto petroliferi).
La malafede e la disonestà del governo e delle forze armate israeliane è resa lampante anche dal dopo: si rifiutano infatti di dire i nomi e la nazionalità dei 60 arrestati e di specificare in quali prigioni li hanno portati. Questo comportamento a me ricorda quello di certi regimi che preferirei non nominare. Quello che mi preme sottolineare è invece che il nostro eroico ministro degli Esteri, il baldo Frattini, se ne fotte egregiamente di sapere che fine hanno fatto i sei italiani a bordo. E del resto cosa pretendiamo da uno che ha accompagnato il Chiavaliere nel viaggio di Stato in Israele per scodellare l’infame affermazione “Quella di Israele a Gaza è stata una giusta reazione”? Alla feccia viene da dire che anche la mattanza sulle navi pacifiste è stata una “giusta reazione”, come sostiene vergognosamente in prima pagina il signorino Feltri. Solo che i ministri ora come ora non lo possono dire: meglio “auspicare”, la pace ovviamente. In attesa dell’ennesimo “scurdammoce ‘o passato, simme ‘e Occidente, paisà! E israelià!”.
Chissà ora le proteste in Israele per la “troppa libertà di stampa”, libertà che “si permette di criticare troppo le forze armate”, come un sondaggio ha appurato pensa una larga fetta dell’opinione pubblica di quel Paese. Certamente la parte migliore della società israeliana non mancherà di protestare, anche duramente, per questo ennesimo delitto: dai giornalisti come Gideon Levy ai rabbini non antiarabi, cioè non antisemiti, dai giovani desiderosi di un futuro sicuro per tutti agli anziani stanchi di guerre, la società israeliana ha molte forze sane che si faranno sentire. Ormai i peggiori nemici di Israele sono i suoi cittadini fanatici e la tifoseria alla Feltri. Lo scandalo non è che Israele strangoli lentamente, tra una mattanza e l’altra, un milione e mezzo di esseri umani a Gaza, trasformandola in una immessa Masada il cui sangue si riverserà sugli strangolatori. Ogni Stato e ogni governo fa la sua porca politica, i propri sporchi interessi. Lo scandalo è che la “civilissima” Europa e gli Stati Uniti “alfieri della libertà e della democrazia nel mondo” gliela lascino strangolare. Tra una giaculatoria e l’altra, tra una protestino e l’altra. Tra un business e l’altro.
Siano maledetti gli aridi e i duri di cuore.
Post sciptum – La notizia della partenza della flottiglia per la pace m’è arrivata via e-mail il 14 maggio. Avrei voluto aggregarmi, fare il bis via mare del tentativo vano di rompere l’assedio di Gaza fatto in Egitto a fine dicembre. Era pronto a riempire di nuovo la valigia con cioccolata e pennarelli, quaderni, colori e sogni… Non l’ho fatto solo perché ancora sotto l’effetto del viaggio in Uzbekistan, perché in ritardo sulla scrittura di un nuovo libro e per un impegno privato cogente. Col senno di poi, mi spiace non essere partito. Sento sempre dire che prima o poi tutti dobbiamo morire. Farlo come quei “dieci amici dei terroristi” è un modo sensato. Ed è un modo sensato farlo anche come chi invece è rimasto vivo. Testimone. Solidale e testimone.
Note: secondo la IV Convenzione di Ginevra, la II Convenzione dell’Aja, la Corte Internazionale di Giustizia e numerose risoluzioni ONU, tutti gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati sono illegali. Gli avamposti sono considerati illegali anche secondo la legge israeliana.
Gli israeliani hanno bloccato e assalito la RACHEL CORRIE e la stanno trascinando verso Ashdot. Non si hanno notizie sui volontari, ma si spera che stiano tutti bene. Ancora un carico di medicinali e materiale da costruzione rubato da Israele!
Si, perchè ogni aiuto umanitario che viene sequestrato in questo modo piratesco e mai restituito o inoltrato a Gaza, E’ FURTO.
Inoltre, le acque territoriali di Gaza, per legge NON SONO le acque territoriali di Israele, che non avrebbe alcun diritto di intercettarvi navi civili straniere, più di quanto ne abbia in acque internazionali.
http://www.freegaza.org/
(Off the Gaza coast, 5 JUNE) – Just before 9am this morning, the Israeli military forcibly siezed the Irish-owned humanitarian relief ship, the MV Rachel Corrie, from delivering over 1000 tons of medical and construction supplies to besieged Gaza. For the second time in less then a week, Israeli naval commandos stormed an unarmed aid ship, brutally taking its passengers hostage and towing the ship toward Ashdod port in Southern Israel. It is not yet known whether any of the Rachel Corrie’s passengers were killed or injured during the attack, but they are believed to be unharmed.
The Corrie carried 11 passengers and 9 crew from 5 different countires, mostly Ireland and Malaysia. The passengers included Nobel Peace Prize laureate Mairead Maguire, Parit Member of the Malaysian Parliament Mohd Nizar Zakaria, and former UN Assistant Secretary General, Denis Halliday.
Sono curioso di sapere cosa intenda Netanyahu per gentilezza e cortesia
@MT
Lasciarti in vita?
Israele abborda la nave Rachel (ma senza violenza) – Il Sole 24 ORE
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-06-05/israele-intercetta-nave-attivisti-100200.shtml?uuid=AYQejDwB
FOTOGALLERY LAZAMPA.IT (5/6/2010)
16 foto
Golfo del Messico, animali straziati dalla marea nera
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?p=1&pm=16&IDmsezione=59&IDalbum=27061&tipo=FOTOGALLERY#mpos
x Shalom,
mi scuso per esser stato brutale, ma la mia rabbia viene dalla considerazione espressa nel suo post, secondo la quale dobbiamo preoccuparci dei palestinesi e trascurare gli altri enormi delitti, solo perchè possiamo, a causa del conflitto israelo-palestinese, averne un danno noi. Chiaro che un discorso del genere mi fa uscire fuori dei gangheri.
A parte che non credo assolutamente nella possibilità di estendere il conflitto partendo da quelle zone, per il semplice motivo che, in una guerra espansa avrebbero tutti da perdere: i paesi arabi hanno la loro economia strettamente allaciata all’economia occidentale, per cui non sono così stupidi da mandare all’aria i loro stessi investimenti. Ergo, non hanno mosso un dito finora nè lo muoveranno in futuro. Iran e Siria sanno che se fanno il passo più lungo della gamba, il giorno dopo sarebbero cancellati dallla carta geografica. La Russia ha il fiato dei cinesi sul collo e i cinesi hanno la loro economia agganciata a quella americana. Per cui, CHI contro CHI farebbe la guerra?
Israeliani e palestinesi continueranno ancora per molto a combattersi tra loro e, anche nel caso che dovessero trovare un accordo, non fa comodo a nessuno, nell’area, avere Israele e Palestina pacificati. Si creerebbe nell’area una potenza di riferimento anche per le popolazioni degli Stati medioevali confinanti e questo non fa piacere a nessuno dei signorotti del luogo. Abbiamo visto che Obama ha esordito con grandi propositi verso la Palestina; com’è andata a finire? Che anche lui ha dpvuto fare marcia indietro. Mi chiedo, a questo punto, che senso abbia fare gli eroi per una causa che non ha alcuna possibilità attuale di essere sistemata. Potranno farlo forse le generazioni future, ma sono dell’opinione che per vedere dei cambiamenti sostanziali bisognerà aspettare che il petrolio perda importanza strategica. Prima di allora, molto difficile che nell’area mediorientale come nel Caucaso ( altro teatro di tragedie gravissime) le cose si mettano al meglio.
In quanto a Garibaldi, pare che il meridione si sia pentito di aver consegnato il regno dei borboni ai Savoia. Come dire: dalla padella nella brace.
COS’E’ QUESTO, SE NON ASSASSINIO?
ATTIVISTI UCCISI CON COLPI ALLA TESTA A BRUCIAPELO
Il quotidiano britannico Guardian, citando le autopsie svolte in Turchia, scrive che i nove attivisti turchi uccisi dalle forze armate israeliane nel corso del blitz contro la Freedom Flotilla sono stati raggiunti da almeno una trentina di colpi d’arma da fuoco.
Si tratterebbe di pallottole da 9 millimetri, sparate in molti casi da distanza ravvicinata; cinque delle vittime sono state colpite alla testa, scrive il medico legale turco, incaricato di effettuare le autopsie dal ministero della Giustizia di Ankara.
In particolare, Ibrahim Bilgen, 60 anni, è stato colpito da 4 proiettili alla tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Un diciannovenne, Fulkan Dogan, con cittadinanza americana, è stato raggiunto da cinque colpi sparati da meno di 45 centimetri, alla faccia, alla nuca, due volte alle gambe e una alla schiena. Altri due uomini sono stati uccisi da almeno quatto colpi ciascuno e cinque delle vittime hanno ricevuto proiettili nella schiena, ha riportato Yalcin Buyuk, vice-presiente della commissione di medicina legale.
[dal Corriere]
Caro Cime Tempestose,
vedo che lei insiste nel non voler capire e nell’attribuirmi pensieri e affermazioni non mie. Non vale più la pena risponderle. E’ semmai lei a dire che dobbiamo fottercene dei palestinesi, certo non io a dire che dobbiamo trascurare gli altri.
Mi stia bene.
Shalom
Caro Marco,
forzare il blocco non significa arrivare alla terza guerra mondiale.
Significa affermare dei principi di libertà che tutti hanno diritto,…anche i palestinesi.
I nove ammazzati hanno fatto comprendere all’opinione pubblica internazionale,sempre distratta,che il blocco è una “grande infamia”,…ha suscitato sdegno e,dietro la pressione internazionale,la stella di davide incomincia ad appannarsi.
Servirà a farli ragionare?
Non lo so,ma il mio più profondo rispetto va a quei morti ammazzati,che hanno portato avanti una nobile causa.
Ciao,Ber
Caro Ber, inutile illudersi: la stella di Davide può appannarsi quanto vuoi, ma la situazione da quelle parti non cambierà per il momento. Si stanno scannando da 60 anni e continueranno per altri 60, senza che noi possiamo farci alcunchè. La mentalità mediorientale non è la nostra mentalità. Siamo noi che sbagliamo, credendo che loro hanno i nostri stessi parametri di giudizio.
A me dispiace dei morti solo fino a un certo punto, perchè azioni eclatanti di questo genere non fanno altro che peggiorare la situazione invece di migliorarla. Avrei accettato invece molto di più degli interventi internazionali ognuno verso il PROPRIO governo, per tentare di far migliorare la situazione. Benchè sia comunque molto scettico in proposito. Perchè scettico? Perchè a Gaza ci sono giacimenti di gas. Figuriamoci se gli israeliani li lasciano sfruttare ad Hamas! Ci vuole tanto a capirlo? Oltretutto, l’intervento brutale verso la nave turca, non è tanto per fermare la flotilla, ma per far capire alle organizzazioni filopalestinesi che non c’è trippa per gatti. Anche questa cosa, ci vuole tanto a capirla?
x Ber,
in ogni caso, al mondo non esistono solo i palestinesi. Mai una volta che in questo blog si sia presa posizione contro le sciagurate azioni dei russi nel Caucaso o dei turchi contro i curdi o contro i vari conflitti che attualmente affliggono diversi popoli della Terra, altrettanto sfigati dei palestinesi ed ancor più sfruttati dagli occidentali, se non in termini vaghi e sfumati. Sai molto meglio di me in che tragica situazione è l’Africa. E allora?
A me viene una rabbia feroce nel dover constatare che l’interesse mondiale sia focalizzato in un’unica direzione.
Personalmente non ho simpatia nè per il governo ebraico nè per quello retto da Hamas. Il chè non significa che parteggi per l’uno o per l’altro. Non parteggio per nessuno, per me possono continuare a scannarsi per tutto il tempo che vogliono. La mia posizione in proposito è sempre stata chiara.
Haïti: des milliers de paysans en colère contre Monsanto
Des milliers de paysans haïtiens ont participé à une manifestation pour protester contre le gouvernement, à qui ils reprochent de distribuer des semences de la firme Monsanto. De nombreux paysans craignent que les semences reçues ne soient une menace pour les variétés locales. (Le Matin)
———————
I contadini haitiani protestano contro la Monsanto, per la vendita di semi che minacciano le varietà locali.
x marco tempesta { 05.06.10 alle 14:40 }
Car0 Marco,
Bravo Marco! Sono con te 100%. Se i rappresentanti dei palestinesi volevano una pace potevano fare come ha fatto l’Egitto. No, questi non vogliono la pace. Credono che possono eventualmente sconfiggere Israele. Dico Io “good luck”.
Israele aveva lasciato Gaza. Una grande opportunità di iniziare una base per un stato palestinese. E cosa hanno fatto con questa opportunità? La guerra. L’unica cosa che hanno compiuto i “pacifisti” e’ la loro morte.
DISUMANITA’
(Per non usare un altro termine di colorazione storica)
GAZA, dove s’impara a sopravvivere senza cibo né acqua
[da L’Unità]
Nemmeno al tuo peggior nemico puoi augurare di «vivere» in questa prigione sventrata, con le fogne a cielo aperto, con i bambini che giocano a scalare montagne di rifiuti in una gabbia ridotta ad un cumulo di macerie, isolata dal mondo. Il caldo soffocante moltiplica il bisogno di acqua. Quasi un miraggio, un bene divenuto di lusso dopo tre anni di embargo. Perché nella Striscia il 90% dei pozzi è chimicamente contaminato e l’acqua di casa non è potabile, per cui la gente è costretta a comprare acqua da privati. Neanche al tuo peggior nemico puoi augurare di «vivere» a Gaza. Di vivere in un paesaggio lunare, fatto di crateri che si susseguono per chilometri. Tra quelle macerie, dentro quei crateri si muove una umanità sofferente che scruta il mare perché dal mare può arrivare la Speranza, sotto forma di navi della libertà, come quelle assaltate dagli uomini rana israeliani l’altra notte.
La realtà di Gaza supera ogni metafora – prigione, gabbia, inferno – utilizzata per raccontare di una striscia di terra popolata da un milione e mezzo di persone – 1.527.069 secondo l’ultimo censimento – in maggioranza (il 54%) sotto i diciotto anni. Gaza dove –secondo una recente ricerca dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi)- il numero delle persone che non hanno alcuna sicurezza per l’accesso al cibo e che non dispongono dei mezzi per procurarsi i beni più essenziali come il sapone o l’acqua pulita, è triplicato dall’imposizione del blocco nel giugno 2007.
Gaza, dove 300mila rifugiati vivono in condizioni di povertà degradante contro 100mila all’inizio del 2007, con un tasso di disoccupazione tra i più alti al mondo: 41,8%. Gaza, dove il blocco –denuncia la Croce Rossa- «continua ad ostacolare gravemente» il trasferimento nella Striscia di attrezzature mediche essenziali, ponendo a rischio le cure immediate e le terapie a più lungo termine di migliaia di pazienti. Gaza, dove il 90% della popolazione dipende dagli aiuti alimentari distribuiti dalle agenzie dell’Onu.
Per entrare all’inferno devi superare a piedi –dopo un meticoloso controllo con fantascientifiche apparecchiature elettroniche da parte israeliana- il valico di Erez. Sono trecento metri in una terra di nessuno. Lo sguardo abbraccia un orizzonte fatto di macerie. E di bambini. Che camminano tra le rovine degli oltre 4mila edifici distrutti dall’aviazione e dall’artiglieria d’Israele nei 22 giorni dell’operazione «Piombo Fuso»: di quei 4000mila edifici, solo una minima parte sono stati ricostruiti. A Gaza manca il cemento per farlo. Israele ne proibisce l’entrata per timore che serva a ricostruire le infrastrutture di Hamas. Il cemento come mille altre cose: dalla fine di gennaio ci sono restrizioni su carburante, gas per cucinare, materiali per costruire. Poi a febbraio qualcuno ha denunciato che Israele bloccava anche i datteri, le bustine da tè, i puzzle per bambini, la carta per stampare i testi scolastici e la pasta (per Israele non è considerato bene umanitario, solo il riso lo è). Ora nella lista dei materiali proibiti sono entrati anche carta igienica, sapone, spazzolini e dentifricio, marmellata, alcuni tipi di formaggio e i ceci per fare l’hummus.
… Per anni Ahmed Al-Jaru aveva sognato il mare, pur vivendo a poche centinaia di metri dalla distesa azzurra. Ma Ahmed e i suoi 9 bambini non potevano arrivarci perché a separarli dal mare c’erano i soldati israeliani che presidiavano uno degli undici insediamenti ebraici nella Striscia. Ora Ahmed e i suoi bambini li incontriamo al vecchio porto di Gaza City. Lui era lì la notte che la festa si è trasformata in tragedia. Era lì assieme a Faisal, Mahmud, Abdel, Zaira, e ad altre migliaia che attendevano la Freedom Flotilla. C’era anche una banda musicale per far festa. Ma a Gaza festeggiare è un sogno irrealizzabile…
«Noi bambini diversi». Cosa sia crescere a Gaza, lo racconta Sani Yahya: un missile sparato da un F16 israeliano fece saltare per aria la festa del suo quindicesimo compleanno, uccidendo alcune delle sue sorelle e cugine. A Sany quell’attacco è costato il suo braccio sinistro: «Noi, bambini di Gaza, non siamo come gli altri –dice Sany che incontriamo a casa dei suoi nonni, alla periferia di Gaza City-. Da sempre dormiamo tutti insieme, abbracciati gli uni gli altri nello stesso letto per paura degli F16 che sorvolano di continuo le nostre case. Non parlo solo di adesso, di questa guerra. Noi siamo cresciuti così: senza luce e senz’acqua ogni volta che gli israeliani decidono di tagliarci l’energia; con l’eterna paura degli attacchi di punizione per i missili di Hamas e delle incursioni nelle nostre case. La mia scuola è stata bombardata tre volte in due anni. Non abbiamo diritto ad imparare né a sognare un futuro migliore. Nemmeno alla mia festa di compleanno avevo diritto…”. Il 31 luglio 2009, sulla spiaggia di Gaza, tremila bambini fecero volare in cielo gli aquiloni. Avevano sognato di volare con loro. Superando l’assedio, rompendo l’embargo. Volare via da quell’inferno chiamato Gaza.
PIU’ SCHIFO DI COSI’, E’ IMPOSSIBILE FARE
commenti di Carlo Bertani
VIDEO e TESTO IN ITALIANO della schifosa canzone
“We con the World”
(Noi inganniamo il mondo)
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7127
ASSASSINI ISRAELIANI LA NATO E L’ AFGHANISTAN
di CRAIG MURRAY
ex-diplomatico britannico
[…] Al quartier generale della NATO a Bruxelles sono molto demoralizzati. Tra i militari dei vari Paesi NATO è chiaro che un attacco ad una nave con bandiera di un Paese NATO in acque internazionali è qualcosa a cui la NATO come organizzazione è obbligata – legalmente obbligata in base ai termini del trattato costitutivo – a reagire.
Parliamoci chiaro: nessuno vuole o richiede un’azione militare contro Israele, però tutti sono d’accordo che, in teoria, un’azione militare dovrebbe essere discussa e che la NATO è obbligata a fare qualcosa praticamente per difendere la Turchia.
La ragione per cui è stata creata la NATO è che i membri devono mutuamente appoggiarsi a livello militare. C’è anche da ricordare che per i militari NATO la libertà in alto mare garantita dalla Convenzione sulle Leggi Marittime delle Nazioni Unite è un interesse vitale dell’Alleanza che i militari sono condizionati ad accettare in tutti i passi della loro carriera.
La Turchia è stata estremamente intelligente a richiedere un’immediata riunione del comitato d’emergenza NATO come reazione all’attacco Israeliano. Questa reazione Turca è stata il motivo per cui il presidente Obama, dopo la sorprendente reazione all’attacco in cui ha evitato di nominare Israele, ha telefonato al presidente Turco Erdogan per esprimere il suo cordoglio per le vittime.
[…]Molta gente sarebbe sorpresa dal livello di scetticismo che c’è nella NATO a proposito della teoria che occupare l’Afganistan aiuti a proteggere l’Occidente, in contrasto con la teoria che tale occupazione fa solamente aumentare il livello di rabbia islamica a livello mondiale.
Questo è quello che sta causando nervosismo e tensione all’interno della NATO. L’organizzazione è impelagata in una missione in Afganistan che è grande, costosa e mal definita, che molti all’interno dell’organizzazione credono improduttiva rispetto ai termini di aiuto reciproco dell’alleanza. Tutte le istituzioni militari Europee stanno affrontando problemi finanziari mentre la crisi dovuta al debito pubblico colpisce il continente. L’unica cosa che mantiene insieme i partecipanti alla missione Afgana è la lealtà e l’appoggio agli USA.
Che mutuo supporto può dare la NATO che richiede impegni di carattere decennale, grandi spese e la perdita di vite umane per appoggiare gli USA quando la stessa organizzazione non può nemmeno fare un gesto di appoggio alla Turchia quando la Turchia è attaccata da un non-membro??
Persino i Paesi Est Europei non stanno appoggiando gli USA nella loro politica nei confronti di Israele. L’atmosfera che si respira all’interno della NATO a proposito di quello che sta succedendo è come di USA contro tutti gli altri. L’atteggiamento USA dentro la NATO viene descritto da un ufficiale superiore come ‘sorprendentemente arrogante – sembra che gli americani credano che non importi quello che pensano gli altri’.
La domanda base a proposito della funzione della NATO sta agitando i cuori e le menti del personale non americano del quartier generale NATO. La NATO è veramente un’organizzazione di mutua difesa o è solo uno strumento della politica estera USA ?
La politica estera USA di appoggio incondizionato a Israele e occupazione militare dell’Afghanistan sta veramente difendendo l’Europa o sta mettendo a rischio il mondo infiammando i militanti islamici??
Lascio l’ultima parola ad un ufficiale superiore della NATO – che non è inglese: “tutti pensano che la posizione americana a proposito dell’attacco di Gaza sia un errore ed una mancanza di sensibilità umana, a parte gli americani. Però tutti già pensavano lo stesso a proposito della politica americana. L’incidente ha solo permesso alla gente di esprimere privatamente quanto pensano”.
http://www.craigmurray.org.uk/archives/2010/06/israeli_murders.html
x Pino,
grazie per facebook.
Un caro saluto,Ber
x Vox,
il mondo sta cambiando velocemente e anche la Nato deve presto” trattare un’altro trattato con tutti i suoi partners”.
La turchia è UN PARTNER STRATEGICO tra l’occidente e l’oriente,quindi fa parte della catena,…è Israele che deve cambiare politica e trattare un accordo di buon vicinato con i palestinesi,…volente o nolente.
Un saluto,Ber
Caro Marco,
ci sono dei paesi STRATEGICI e paesi che non lo sono,…comunque l’essenziale è che,dopo la mattanza,tutto non torni come prima,sarebbe una beffa per i morti della flottiglia e per tutto il mondo civilizzato.
Un saluto,Ber
x Vox
la mia domanda è: che fine faranno le navi della flotilla attraccate ad Ashod? Confiscate, o cosa?
Caro Ber, sono decenni che ci indignamo per il comportamento israeliano. Cosa è cambiato? Proprio niente. Ci sono rivalità anche all’interno dei palestinesi stessi, tra Hamas e gli altri.
Bisogna dire che, se si lasciasse fare alla popolazione, la pace l’avrebbero avuta già da un bel pezzo, perchè sia i palestinesi che gli israeliani ne hanno le balle piene di questa situazione.
Purtroppo sono i relativi governi a fare schifo, gli uni e gli altri spalleggiati dai relativi estremisti, con un occhio agli affari sporchi e alle rimesse dei donatori. Le cose non sono per niente semplici da quelle parti.
x Ber
La Turchia è una nazione perennemente in bilico tra oriente e occidente. Ha interesse ad entrare nell’Unione Europea, che però è molto incerta se prenderla in considerazione o no. E’ sempre un paese islamico, tra l’altro molto povero. E’ però gente molto civile e tendenzialmente laica.
ANSA) – ALBENGA (SAVONA), 5 GIU – Tre immigrati sono stati multati con una sanzione di 300 euro dai vigili urbani, perche’ parlavano animatamente in piazza. I tre hanno violato l’ordinanza ‘antiassembramento’ firmata dal neosindaco leghista Rosy Guarnieri.
La Turchia.
Forse i tempi non sono maturi per l’entrata della Turchia nella UE.
Anita
@ MT
Di solito, gli israeliani, da veri pirati quali hanno dimostrato di essere, si tengono tutto, navi comprese. Lo chiamano “confiscare”, altri lo chiamerebbero furto. Ora, ciascuno dei paesi proprietari di quelle navi dovrà intraprendere lunghe e insistenti discussioni con loro per tentare di riaverle.
I volontari si sono visti confiscare tutto, perfino i borsoni coi vestiti, per non parlare di computer, cellulari, macchine fotografiche e macchine da presa. Nulla di tutto questo è stato restituito e dubito che lo sarà. Ma quello che oggi preme ai volontari e a tutti noi che siamo mentalmente e spiritualmente con loro, è che almeno qualcosa del carico arrivi a Gaza.
Non dimentichiamo che, al di là della propaganda israeliana, il vero scopo della flottilla era di portare un po’ di aiuti a gente che è costretta a vivere praticamente senza niente, in case di lamiera o addirittura di fango e paglia.
I media internazionali, in questo momento, sono invasi di propaganda israeliana, di tentativi di rigirare la frittata e di presentarsi, ancora una volta e come al solito, nella veste di vittime. La solita tattica “chiagne e fotte” alla quale siamo abituati da 60 anni.
Oggi, dopo aver abbordato in acque territoriali di Gaza e costretto con la forza l’ultima nave della flottilla, la Rachel Corrie, ad abbandonare la propria rotta e a seguire i militari nel porto di Ashdot, l’ipocrita netanyahu si è permesso di esprimere “approvazione” per i volontari irlandesi, dicendo: questi si che sono veri pacifisti.
Non che lo pensasse davvero, ci giurerei un braccio, ma doveva ancora una volta presentare i volontari delle navi precedenti, assaltate in modo inqualificabile, come dei “falsi pacifisti”, ovvero dei “terroristi”, e che – ergo – quell’assalto criminale era in qualche modo provocato e giustificato.
Non permettiamo che questo rigiro di pizza abbia successo. Non permettiamo che, apssata la prima bufera di emozioni, come dice giustamente Ber, tutto torni come prima. Affinchè tutto non torni come prima (e dubito che stavolta lo farà), bisogna impegnarsi in tutti i modi, dal parlare apertamente in ogni occasione possibile, al boicottaggio dei prodotti, dei negozi e delle compagnie di Israele.
Al supermercato, fate caso alla provenienza dei prodotti. 729 è il codice per israele. La maggioranza dei pompelmi proviene da lì e dai territori occupati, ma anche altri prodotti (datteri, fichi, ecc.)
Ecco un sito sul quale sono elencati dettagliatamente negozi e compagnie che finanziano israele:
http://www.mylinkspage.com/israel.html
Tra i più noti:
Disney
MacDonald’s
Starbucks
Coca-Cola
Danone
Marks & Spencer
Virgin Drinks
Caterpillar (Buldozers)
Timberland
Gap
IBM
Motorola
Intel
Revlon
Johnson & Johnson
L’Oreal: Garnier, Lancome Paris, Helena Rubenstein, Giorgio Armani, Redken 5th Avenue, Ralph Lauren perfumes
Hugo Boss
Calvin Klein
PERFINO A TELA AVIV SI MUOVE QUALCOSA
In migliaia manifestano contro il blocco di Gaza
http://www.jpost.com/Israel/Article.aspx?id=177555
Thousands demonstrate in Tel Aviv against blockade
Thousands of demonstrators from across the left-wing of Israeli politics held a rally in Tel Aviv Saturday afternoon to protest 43 years of Israel’s occupation of the West Bank, and a government that organizers said is “drowning Israel”.
The demonstration, which was held under the slogan “The Government is Drowning Us All”, was originally planned solely to protest the occupation, but following last Monday’s deadly raid on a Turkish boat attempting to break the Gaza blockade, the rally also addressed those upset about the government’s policies in regard to the Gaza Strip and the raid that left 9 foreign citizens dead and several IDF soldiers wounded.
TIMES: MIGLIAIA PROTESTANO A LONDRA
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/middle_east/article7144702.ece
Thousands of protesters took to the streets of Istanbul and London today over the killings of nine Turkish activists aboard a flotilla of aid ships bound for Gaza.
Anger in Turkey over last week’s deaths showed no sign of abating as leaked post-mortem results showed that the activists were killed by a hail of 9mm bullets, many fired at close range. Five of the nine were shot in the head.
x VOX
Ma da dove prende queste notizie?
Di solito, gli israeliani, da veri pirati quali hanno dimostrato di essere, si tengono tutto, navi comprese.
Anita
Navi, carichi e oggetti sequestrati non sono stati restituiti ai leggittimi proprietari (stati, associazioni e singoli cittadini) da anni. Non sono io a dirlo.
x TUTTI
E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
BUONA LETTURA (si fa per dire…).
UN ABBRACCIO.
pino nicotri
x Vox.
Domanda all’ineffabile signora quanto è stato scippato, in beni storici e culturali dai suoi eroi in Iraq (quelli che esportano democrazia) e mai restituito.
Le residenze di Saddam Hussein furono spogliate di tutto.
Dove è finito il tutto? Dove?
C.G.