Russia, Bielorussia e Ucraina

La Bielorussia sta diventando un partner strategico-militare della Russia sempre più importante. Lukashenko e Putin han finalizzato i piani per posizionare i missili ipersonici Oreshnik sul suolo bielorusso entro la fine dell’anno.
Mosca aveva già dimostrato la grande efficienza di questo sistema missilistico in un attacco a una fabbrica militare ucraina nello scorso novembre, aggirando completamente le difese aeree occidentali.
L’impiego di queste armi ipersoniche è una risposta diretta all’incoscienza della NATO, che ha autorizzato il governo di Kiev a compiere attacchi terroristici all’interno della Russia, dotandola di armi in grado di raggiungere Mosca e San Pietroburgo.
Ora è l’Europa a essere indifesa. Il sistema Oreshnik rende obsoleti gli scudi di difesa missilistica della NATO e può colpire in pochi minuti Berlino, Varsavia e Londra. Ormai non si tratta più solo dell’Ucraina, ma del nuovo equilibrio militare in Europa dettato da Mosca.
La stessa BBC ha ipotizzato un “endgame 2025” per l’Ucraina. A dir il vero la stessa macchina della propaganda occidentale, incapace di negare l’inevitabile, è arrivata alla fine dei giochi. Sta per crollare l’idea di una guerra per procura progettata sulle spalle degli ucraini, cui era stato detto che stavano combattendo per la democrazia, e che però stanno morendo per l’arroganza della NATO.
Ora nessuno si faccia illusioni: non sarà Trump a decidere la pace né Kiev in grado di fare pressioni su Mosca affinché faccia delle concessioni.
Persino Podolyak, consigliere di Zelensky, ha ammesso tacitamente che “non può aver luogo alcun processo di negoziazione”.
Per quanto tempo ancora il mainstream occidentale potrà impedire di credere che questa disfatta totale non sia un’umiliazione cosmica creata dallo stesso occidente? L’impero delle bugie sta crollando in tempo reale.

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Nel centro di Odessa è stato ucciso a colpi di pistola l’attivista ultranazionalista Demyan Ganul, ex membro di Settore Destro, uno degli organizzatori dell’incendio doloso della Casa dei sindacati il 2 maggio 2014, dove morirono circa 50 persone.
Zelensky ha detto che l’assassino del neonazista è stato arrestato.
Ganul aveva già pubblicamente affermato di non considerare “persone” le vittime di Odessa ed era noto per aver picchiato i residenti quando parlavano russo; aveva anche distrutto diversi monumenti sovietici e russi in città.
Sarà bene ricordare che il principale organizzatore del massacro fu Andrej Parubij, ex presidente del parlamento ucraino.
Questo per dire che se il governo ucraino non si sbriga ad arrendersi, ora che ha l’esercito in rotta, le vendette private per i torti subiti dopo il 2014, saranno all’ordine del giorno, anche perché nessun neonazista è mai stato condannato per le atrocità commesse. Nel luglio 2024 a Leopoli è già stata uccisa Irina Farion, le cui attività avevano in gran parte portato all’emergere delle basi ideologiche dell’attuale regime di Kiev.
Va poi detto che, sullo sfondo di numerose leggi discriminatorie, frontiere chiuse e rapimenti di uomini da mandare al fronte, saranno in molti, tra gli ucronazisti, a rischiare la pelle. Queste vendette private le abbiamo già viste anche in Italia, quando crollò il fascismo.
Insomma, se a Kiev, città del golpe, va ripristinata la democrazia, a Odessa, città della prima strage degli ucraini filorussi, va ripristinata la giustizia.

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A quanto pare non è affatto vero che le forze armate ucraine si stiano “ritirando” da Kursk come gesto di distensione in vista dei colloqui di pace. Quella in realtà è una specie di Caporetto. Migliaia di soldati sono rimasti intrappolati nella rocambolesca avanzata russa a Sudzha. Circa 67.000 erano già morti negli scontri precedenti.
Verrebbe quasi da ridere, se non ci fosse da piangere, al pensiero che l’impresa di Kursk doveva essere, nelle intenzioni di Zelensky (che poi in realtà erano quelle della NATO), una grande operazione di scambio di territori tra Mosca e Kiev e un’importante leva contrattuale per l’Ucraina nella fase dei negoziati.
Ora Trump, sapendo bene che tra gli ucraini molti fanno parte della NATO, sta chiedendo a Putin di risparmiare la vita ai sopravvissuti. Ma molti di loro si sono resi responsabili di crimini orrendi. Putin potrà evitare di fucilarli sul posto, ma non può certo esimersi dal sottoporli a giudizio, anche perché, secondo il Codice penale russo, vengono tutti considerati terroristi. Quindi l’unica alternativa che hanno è quella di arrendersi.
Insomma Zelensky se ne deve andare, poiché ha combinato in tre anni una serie incredibile di drammi e tragedie. Se si limitava a fare il comico, sarebbe stato molto meglio per lui. Ora se gli USA non lo fanno fuggire, col suo entourage neonazista, sa bene cosa l’attende: un nuovo processo di Norimberga. E in questo processo non potrà dire d’essere stato ingannato da chi gli prometteva una facile vittoria; dovrà anche ammettere d’essersi comportato come una persona cinica e crudele, falsa e ipocrita, e soprattutto ladra.