Il Manifesto di Ventotene
Il Manifesto di Ventotene, “Per un’Europa libera e unita”, fu redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni mentre si trovavano al confino come oppositori del regime fascista.
Sue affermazioni principali, critiche nei confronti di Germania nazista, Italia fascista e Giappone militarista, a favore di Regno Unito, Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina, sono le seguenti.
– Il nazionalismo ha permesso la formazione di Stati indipendenti, ed è stato un bene; tuttavia dal nazionalismo borghese è nato l’imperialismo capitalistico, che a un certo punto ha voluto dire Stati totalitari (intenzionati a dominare su quelli più deboli) e guerre mondiali.
– Dopo la prima guerra mondiale le classi marginali cercarono di opporsi a quelle privilegiate, ma queste, per difendersi, optarono per le dittature, ch’erano per lo più razziste e imperialiste [da notare che la geopolitica viene considerata una pseudoscienza di questi Stati, che pretendono di dominare pezzi di mondo].
– Si prevede la fine degli Stati totalitari e il ritorno agli Stati nazionali imperialistici formalmente democratici. Questo perché la vera democrazia non è cosa che il popolo sa creare facilmente, come si è visto in Russia, Germania e Spagna, con le loro rivoluzioni finite male.
– D’altronde una rivoluzione proletaria rischia di isolare la classe operaia, anche perché collettivizzare tutti gli strumenti produttivi è utopistico e dipendere da Mosca fa compiere azioni contraddittorie.
– Bisogna però combattere le forze reazionarie (capitalisti privati, proprietari terrieri, capitalisti finanziari, chiese privilegiate), perché c’è il rischio che dopo la fine degli Stati totalitari, si torni di nuovo con gli Stati nazionali a porre le premesse per un nuovo conflitto mondiale.
– Per impedire la rinascita (anarcoide) degli Stati nazionali ci vuole una riorganizzazione federale dell’Europa, con cui sarà più facile trovare una base di accordo per una sistemazione europea nei possedimenti coloniali.
– I futuri Stati Uniti d’Europa devono essere basati su istanze repubblicane (quindi le dinastie monarchiche devono finire). E dovranno avere un’unica forza armata europea al posto degli eserciti nazionali. Questo in previsione dell’unità politica dell’intero globo, quando vi sarà un unico Stato internazionale federato.
– La rivoluzione europea dovrà però essere socialista, cioè dovrà favorire l’emancipazione delle classi lavoratrici, senza per forza arrivare alla statalizzazione dei mezzi produttivi, cosa che rende lo Stato sommamente burocratico. Socialismo vuol dire che non sono le forze economiche a dominare gli esseri umani ma il contrario.
– Tuttavia alcune imprese (che tendono a essere monopolistiche) andranno per forza nazionalizzate, poiché la loro importanza potrebbe condizionare il governo di uno Stato: per es. quelle minerarie, siderurgiche, elettriche, i grandi istituti bancari, i grandi armamenti.
– Ci vorranno anche una riforma agraria, che, passando la terra a chi la coltiva, aumenti enormemente il numero dei proprietari, e una riforma industriale che estenda la proprietà dei lavoratori nei settori non statizzati, come le gestioni cooperative, l’azionariato operaio ecc.
– La scuola dovrà essere pubblica e gratuita. Vitto, alloggio e vestiario dovranno permettere una vita decente, quindi dovranno avere costi relativamente bassi.
– Indipendenza della magistratura e libertà di stampa e di associazione sono imprescindibili in uno Stato democratico.
– Il Concordato tra Stato e Chiesa andrà abolito, altrimenti è impossibile affermare la laicità dello Stato e l’uguaglianza di tutte le religioni.
– Il corporativismo fascista andrà abolito, poiché con esso lo Stato totalitario si serve dei sindacati per controllare i lavoratori in maniera poliziesca.
– Qualsiasi movimento rivoluzionario non può prescindere dall’unità tra operai e intellettuali.