Natura e tecnologia

Marx diceva – vado a memoria – che nel socialismo del futuro la produzione sarà totalmente automatizzata, per cui il lavoro sarà più intellettuale (di controllo) che manuale. In questa maniera ognuno avrà molto più tempo libero da dedicare ai propri interessi.
Oggi la stessa cosa viene detta dai grandi capitalisti occidentali, che naturalmente però non vogliono sentir parla di socializzazione dei mezzi produttivi. Promettono solo un reddito universale a chi si troverà senza lavoro a causa dell’intelligenza artificiale. Vogliono che tutta la popolazione sia tenuta sotto controllo per impedire rivolte di massa.
In entrambi i casi si prevede che l’automazione tecnologica debba trionfare. Mi chiedo che senso abbia. Almeno per due ragioni una cosa del genere sul nostro pianeta non avverrà mai in maniera indolore: 1) ci vogliono risorse energetiche d’immani proporzioni (principalmente quelle nucleari, cioè quelle più complesse, più costose e più rischiose); 2) l’inevitabile obsolescenza di tali risorse e tecnologie non potrà essere assorbita dalla natura.
Marx non poteva prevedere che un potente sviluppo industriale sarebbe stato catastrofico per la natura: ai suoi tempi non si parlava di ecologia. Noi però lo sappiamo. E, a parte tutti gli sforzi che facciamo per un’economia sostenibile, non ci piace che il nostro benessere debba essere pagato dalle risorse, umane e naturali, del Sud Globale.
Noi ormai siamo arrivati al punto da credere che una certa tecnologia sia diventata un male in sé, a prescindere dall’uso che se ne fa, a prescindere persino dal contesto socio-politico in cui viene gestita.
Noi stiamo creando un mondo in cui tutto è artificiale, compresa la stessa natura, i cui frutti, pieni di OGM, vengono prodotti in serre, a disposizione per l’intero anno. Noi non sappiamo più quali siano le esigenze o i ritmi della natura. Di fronte a sé la natura ha un solo destino: lasciarsi sfruttare fino a scomparire.
A questo punto è inevitabile che ci veda come il suo principale nemico. Ora deve solo decidere come farci fuori: circondati dalla sabbia? sommersi dall’acqua? avvelenati dall’aria? intossicati da un cibo dannoso alla salute? O sta aspettando che ci ammazziamo tra di noi per avere le ultime risorse strategiche del pianeta?

Quale passaggio di testimone?

Ormai è diventato facile capire che sarà la Cina a sostituire gli Stati Uniti nella guida del capitalismo mondiale, che naturalmente non avrà una connotazione privatistica ma statalistica, sfruttando la tradizione collettivistica di quel Paese, che l’occidente ha perduto molti secoli fa.
Perché non sarà l’India, che pur è destinata ad avere più abitanti della Cina? Perché ha ancora il problema delle caste da superare. Il capitalismo crea discriminazioni, è vero, ma sono di tipo economico o finanziario: tutte le altre non le sopporta, soprattutto se intralciano l’espansione globale dei mercati. Negli USA i nordisti vinsero i sudisti non perché fossero più democratici, ma perché con lo schiavismo non si sviluppa adeguatamente l’industria, anche se poi l’industria sviluppa uno schiavismo salariale.
Oggi però gli USA sono arrivati al capolinea, perché un capitalismo prevalentemente finanziario non regge il confronto con quello industriale, non ha un sottostante credibile, tant’è che ha bisogno di infinite guerre per sostenersi. In quel Paese l’unica vera industria che funziona è quella militare, con annessi e connessi.
Ma perché non può essere la Russia a prendere il testimone del capitalismo occidentale, visto che sul piano militare appare come la più forte di tutte le superpotenze? Non bastano le sue infinite risorse energetiche? Non ha abbastanza popolazione o potere finanziario? Non è forse intenta, già adesso, a gestire il capitalismo in chiave statale?
L’unico vero problema della Russia è la mentalità, troppo condizionata da una forma antica di cristianesimo, che non ha subìto i condizionamenti del cattolicesimo e del protestantesimo. In Russia manca una cultura borghese popolare: si fanno affari solo nelle alte sfere, ad alti livelli, e prevalentemente nelle grandi città dell’area europea, quella più occidentalizzata.
Ma come si è formata una cultura borghese così diffusa nella Cina tradizionalmente agrario-collettivistica? È stata la cultura confuciana, ereditata dal partito comunista. Non è stata quella buddistica, che pur ha scongiurato, essendo fondamentalmente ateistica, la possibilità di svolgere guerre civili sotto il pretesto di qualche religione.
La cultura confuciana permette qualunque comportamento sul piano sociale, salvo uno: l’obbedienza nei confronti delle istituzioni, da quelle statali a quelle familiari. Questa obbedienza è sacra, e chi la trasgredisce può pagarne gravi conseguenze.
Chiedere ai russi di obbedire a questi livelli, li indurrebbe a credere che lo stalinismo sia risorto, ed è molto difficile che possano accettare una cosa del genere. Putin viene accettato perché ha riscattato un Paese distrutto dal capitalismo privato degli anni ’90 e perché sa difenderlo dalle minacce della NATO, ma è impensabile che in questo momento si torni in Russia a parlare di socialismo. Tutti avrebbero l’impressione che si voglia fare un passo indietro.