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Sanremo specchio dell’Italia, Pino Nicotri trova nelle canzoni e nei voti riscontro alle varie anime della nazione
di Pino Nicotri
Pubblicato il 7 Febbraio 2022 16:35 | Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio 2022 8:56
Sanremo specchio dell’Italia, Pino Nicotri trova nelle canzoni e nei voti riscontro alle varie anime della nazione
Sorpresa a Sanremo! Il podio dei vincitori del Festival è davvero interessante e indicativo sotto vari punti di vista.
La nuova vittoria di Mahmood, questa volta in coppia (con Blanco), conferma che il BelPaese pur volendo il largo ai giovani, più modernità, meno moralismo e conformismo ha voglia di stabilità. Di Usato sicuro. E quindi ricorre alle riconferme per Sanremo come il parlamento a Roma ha voluto riconfermare Sergio Mattarella al Quirinale. Sperando che anche Mario Draghi sia riconfermato a Palazzo Chigi.
Alle spalle di Mahmood e Blanco sono arrivati seconda Elisa e terzo Gianni Morandi.
E questo mi pare significhi che subito dopo il blocco sociale giovane, giovanile e giovanilista “eversivo”, cioè anche “fluido” per quanto riguarda i generi – femminile e maschile, maschi e femmine – e annesse relazioni, c’è il blocco sociale giovane e meno giovane, ma comunque più tradizionalista.
E a seguire ecco il blocco dei non più giovani e degli anziani, conservatori, legati ai propri ricordi giovanili e desiderosi di non uscire di scena.
Attenzione però. In tanta “fluidità” di genere a tenere banco a Sanremo è pur sempre l’uomo, il genere maschile.
Il maschio fiero assertore della propria identità sessuale “a prescindere”, autosufficiente e autoreferenziale. Tanto che nella canzone Brividi di Mahmood e Blanco può cantare il proprio amore per un altro maschio – forti ed esplicite le parole “Tu che mi mordi la pelle / con i tuoi occhi da vipera / tu che sporchi il letto di vino” – asserendo così la propria superiorità col fare a meno della donna.
E che può anche travestirsi da donna per sostituirla e renderla “più colta”, più sapiente, come Drusilla Foer.
Si parva licet, il fatto che l’uomo Gianluca Gori abbia partorito la donna Drusilla Foer, più colta e sapiente di altre donne, ricorda la nascita di Minerva, dea anche e soprattutto della sapienza, direttamente dalla testa di Giove anziché dal grembo femminile. Uno dei primi episodi/miti di erosione a sfavore delle donne della parità di genere.
Fluidità e parità di genere, sì, assolutamente e sbandierata. Come sempre, “italiani brava gente”, ora e sempre.
Però guarda caso il conduttore, Amadeus uomo e padre, ha tenuto banco straripando in tutte le cinque serate e cambiando ogni sera il contorno femminile di co-conduttrice, ruolo di co- più velleitario che reale. E come se non bastasse a decidere o a fargli decidere di scegliere anche Sabrina Ferilli come contorno è stato suo figlio di appena 13 anni, ma maschio.
E siccome il BelPaese soprattutto in questo periodo difficoltoso ama le conferme, ecco che Amadeus, uomo, viene già confermato a furor di popolo per l’anno prossimo. Chissà se e che nome femminile gli consiglierà il figlio, maschio, nel frattempo 14enne. Viene in mente il solito Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente.
Come spettacolo questa edizione di Sanremo è stata un capolavoro, un trionfo
Ha infatti trasformato definitivamente Sanremo Festival della canzone italiana in Sanremo Fiera, Circo e Teatro, grande spettacolo circense e teatrale, anche delle canzoni italiane, ma soprattutto dell’italianità. Che ama strombazzare i propri cambiamenti e la propria modernità, di fatto più che altro modernismo, ma restando saldamente ancorata alla tradizione. Che fa pur sempre perno sul genere maschile.
Anche in questo caso vale il paragone del festival con il Parlamento degli agitati giorni quirinalizi che lo hanno preceduto, e, anzi, a ben vedere con l’intera politica italiana. Politica che dagli anni ’80, arruolando fin dagli anni d’oro di Bettino Craxi esperti di mercato e di pubblicità utile a far comprare i prodotti da lanciare, s’è trasformata man mano più che altro in politica spettacolo. Con le televisioni che hanno preso il posto dei partiti in fatto di presenza nel territorio.
Questa edizione del festival, vista da ben 13 milioni di italiani, è stata un trionfo. Anche del suo conduttore e cerimoniere, di fatto il dominus assoluto però con aura anche paterna perché attento ai consigli filiali.
Amadeus è il nuovo patriarca di Mamma Rai
Amadeus grazie anche all’assenza di Fiorello, dei due di certo il più trasgressivo e “audace”, col suo perfetto saper essere un piacione che piace a tutti, è assurto inopinatamente al rango di neopatriarca della tv all’antica, quella di mamma Rai.
Amadeus incoronato ogni sera da un donna diversa sul palco e domatore di giovani ribelli dai proclami canori ed estetici “provocatori e innovativi” sì, ma solo fino a un certo punto. Assaltatori del cielo prudentemente dotati di paracaduti e robusta rete di sicurezza salvavita. Assaltatori del cielo sì, ma griffati e comunque senza spingersi troppo in alto: meglio restare sotto il livello delle nuvole…
Un po’ di statistica
Un trionfo, dicevamo. Però l’Italia è abitata da 60 milioni di persone. Perciò i 13 milioni con gli occhi su Sanremo sono il 21% del totale. Mentre 7 milioni di italiani hanno preferito altre reti tv. E poiché 13 più 7 fa 20, ciò significa che a 40 milioni di italiani del festival di Sanremo non è interessato un bel nulla nonostante lo starsene in casa più del solito causa pandemia. Non è una dato trascurabile. Anche se in linea col più generale largo disinteresse per le stesse elezioni politiche e amministrative.
Nella sua ansia di “provocazione, innovazione e modernità” Achille Lauro, debitamente vestito ancora una volta da Gucci, non proprio un campione di provocazione, non s’è accorto che è arrivato tardi. E di non pochi anni. Alla fine della sua canzone ha slacciato eroicamente e molto rivoluzionariamente i pantaloni, a mostrare il basso ventre e un pezzetto di mutande. Compiaciuto della propria asserita impensabile audacia, ha sottolineato il gesto restando languidamente fermo per qualche secondo.
Achille Lauro evidentemente è troppo giovane per sapere o ricordare che una ventina d’anni fa era di gran moda andare in giro esibendo cerniere dei pantaloni, e della gonne se ne erano dotate, pericolosamente abbassate. Ricordo una festa della prima comunione alla quale una della ragazzine festeggiate, ancora odorosa di prima comunione e affiancata dalla mamma orgogliosa e sorridente, aveva la patta dei jeans talmente aperta che non ho capito come non le cadessero a terra.
I pantaloni di 20 anni fa
Ed è troppo giovane per sapere o ricordare che sempre una 20ina di anni fa era di gran moda, per maschi e femmine, indossare pantaloni e gonne che dietro mostravano generosamente en plein air almeno un terzo e a volte una buona metà del sedere e davanti almeno un terzo o una buona metà del monte di Venere.
Dovrebbe però essere sufficientemente adulto per rendersi conto che il coro che faceva da contorno anche estetico alla sua esibizione era composto esclusivamente da donne: lui il sole al centro, loro i satelliti a lato.
Non propriamente un grande segnale di innovazione ed eguaglianza di genere. E per non infierire taciamo sul particolare che lui è un uomo di pelle bianca che ha voluto come contorno canoro e un po’ ballerino un coro di signore dalla pelle nera.
Sempre riguardo Achille Lauro non si capisce perché alcuni cattolici e uomini di Chiesa abbiano gridato allo scandalo e alla blasfemia quando s’è versato addosso una conchiglia d’acqua come se si auto battezzasse. E’ infatti legittimo far notare che Chiesa e credenti sono rimasti zitti, non hanno avuto nulla da ridire quando a suo tempo il senatur Umberto Bossi, padre fondatore della Lega, battezzava pubblicamente in una adunata leghista suo figlio Renzo, quello definito “più che un mio delfino, una trota”, il governatore del Veneto Luca Zaia e il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli.
POST SCRIPTUM
M’era venuto il dubbio di avere esagerato col mio precedente articolo su Sanremo “festival dei pipponi retorici”. Dubbio svanito quando Sabrina Ferilli, seduta con Amadeus, ha detto che era stato offerto anche a lei di fare un monologo, un bel predicozzo moralista contro qualche vizio del BelPaese. E ha spiegato pacatamente che però lei aveva rifiutato sia perché troppo benestante e quindi poco credibile per fare prediche sia perché non capiva come mai la sua presenza a Sanremo dovesse essere legata a qualche brutto problema.
x Uroburo
Ho inviato il tuo messaggio a Popeye. Se mi risponde ti giro la risposta.
Buona gionata.
pino
Il Pambianco è uno dei notisti del Corriere tanto noto quanto il Gallo ma più dimentico.
Egli – pieno di puntuali, e magari anche pretestuose, critiche al Piddi – mai perse il suo tempo non dico per criticare ma neppure per prendere le distanza dal pregevole Cavalier Banana, il grande campione liberale, liberista e libertario, oohhhuuuuyyyeaaahhhh!!! Grande uomo, il Pambianco…. e soprattutto equanime, come si conviene agli inteletuali, ouhyehhh!
Scrive ogg’il Pambianco pregevole, dotto e profond’articolo sulla crisi ucraina, ben riassumibile già dal titolo: Ma com’è ingenua l’Europa…. “Era un ingenuo assunto liberale (che) al crescere dell’interdipendenza economica la politica di potenza avrebbe perso di centralità “.
Quindi le due guerre del golfo, la guerra afghana, lo strangolamento di Cuba, le manovre contro le telecomunicazioni cinesi o il Nord Stream, l’allargamento della NATO alla immediata periferia di Mosca non sono “politica di potenza”, macché. Sono il Gioco dell’oca dei bambini. Ouhyeaaahhh!!!!!
Il Pambianco….. ouhyehhh… grande inteletuale il Pambiaco. U.
Pino,anime o coscienze?
Nel secondo caso , siamo perduti .
cc
X Uroburo
Caro Pino Nicotri,
Per piacere comunica a Uroburo che io non ritengo nessun rancore verso Uroburo anzi mi dispiace che non lo ho conosciuto in persona. Sicuramente Uroburo è una bravissima persona che si è comportato benissimo anche in situazioni difficoltose. Spero che lui sta bene e si gode la vita. Dagli i miei saluti e se vuoi il mio attuale nome e cognome e indirizzo email.
Cari saluti anche lei Pino e grazie per la comunicazione.
Ralph Mattei (Popeye)
Caro Pino,
oggi è il giorno del Ricordo e io so benissimo come la pensi tu e anche Uroburo , al riguardo opponendo il ricordo delle vittime infoibate dai comunisti titini, soltanto perchè italiane,agli orrori commessi dai fascisti fra la I e la II GM.
Mi piacerebbe ancora una volta dire che non mi pare la vendetta una giustificazione storica; se fosse così non faremmo Storia che racconta, annota e cataloga i fatti, tutti i fatti, faremmo Cronaca.
Vorrei aggiungere che se così fosse non si capisce perchè la sx italiana ci ha messo 50anni per scoprire questa vendetta.
Poi … la sx italiana è più realista del re perchè la Slovenia e la Croazia accettano che gli speleologi cerchino nei loro territori le foibe ancora ” vergini” per dare umana sepoltura ai resti rinvenuti.
Gli slavi più umani e cristiani degli italiani di sx?
Gli slavi comunisti vollero liberarsi degli istriani perchè italiani, la sx italiana plaude all’infoibamento anche dei bambini perchè fascisti!!!
Aggiungo soltanto che la sx italiana, nella sua ideologia infame, è assolutamente priva di civiltà e di ogni umana pietà.
Aggiungo che forse dovremmo avere una visione più ampia della Storia di questi territori rivolgendosi almeno alla Repubblica di Venezia, poi all’Impero austroungarico e infine agli italiani dal 1866 in poi.
Allora non c’erano ancora i fascisti.
Infine ho visto che Montanari a Siena aveva letteralmente quattro gatti ad ascoltare le sue teorie negazioniste.
un saluto
Sylvi
x Pino
Concordo su tutto quanto hai scritto a proposito del Festival di Sanremo.
Sylvi
Gli accadimenti al confine orientale del 1943-47 hanno una lunghissima storia che solo un popolo immemore come il nostro può dimenticare. Si dice responsabilità fascista ma il fascismo ha solo esasperato un modo di pensare ed una prassi politica molto più antica, direi consustanziale con la stessa storia dell’Ittaglia unita. Come diceva Gobetti, il fascismo non è stata un’eccezione (secondo la tesi di quel beota reazionario del Croce) ma la vera autobiografia della nazione.
L’Ittaglia unita nasce, almeno teoricamente, come istanza libertaria (impregiudicato che il nazionalismo in quanto tale lo sia: affermazione non sempre vera) ma diventa immediatamente repressiva prima ancora di nascere: a Bronte. E continua su questa strada immediatamente dopo con la guerra al brigantaggio. Cosa per la quale è diventata prassi abituale incolpare i piemontesi, dimenticando che la guerra al brigantaggio è stata tre guerre in una: una guerra di liberazione nazionale filo-borbonica, fallita; una sollevazione economica, repressa; una guerra di classe condotta con medievale ferocia dalla “borghesia” meridionale contro i propri stessi contadini; purtroppo vinta. Questo aspetto è stato decisamente il più sanguinoso e sanguinario. Ma questo aspetto ha caratterizzato la storia del paese fino agli anni Ottanta del Novecento con l’unica eccezione del periodo giolittiano.
Come siamo stati ferocemente repressivi contro i moti economici, allo stesso modo il nostro retorico nazionalismo non ha minimamente accettato culture e lingue diversa: dagli slavi del Friuli ai Cimbri di Asiago, alle minoranze meridionali. La repressione, cieca e smisurata, è stata la vera cifra della storia d’Italia, caratterizzata da un nazionalismo provinciale e beota. Proprio per questo la I GM non ha avuto nessun carattere liberatorio (di chi da chi?) ma solo quello di una guerra di conquista di terre non nostre e mai state nostre, come tutta l’Istria interna.
Su queste premesse il fascismo ha AGGIUNTO la sua personale ferocia ed ottusità. Alla fine della II GM la soluzione più semplice è stata l’espulsione degli italiani, proprio come era accaduto ai tedeschi ed agli ungheresi in zone altrettanto etnicamente indefinibili. In queste circostanze succede sempre e dovunque, che a pagare siano poi i poveracci, spessissimo del tutto innocenti proprio come i milanesi morti a migliaia sotto ai bombardamenti a tappeto.
Chiunque non sia totalmente fuori dalla storia non può che vedere queste tristi realtà. Ovviamente i fascisti no.
L’enfasi posta sui kommunisti titini è del tutto fuori tema, non era un problema di classe ma di lotta nazionalista: gl’ittagliani hanno fatto esplodere un nazionalismo ancora più feroce e primitivo del loro.
Il problema del comportamento del PCI, ed anche del PSI che io sappia, non può essere capito all’interno di una visione nazionalista come quella ittagliota.
I partiti di sinistra erano internazionalisti, era una loro indiscutibile base ideologica ora del tutto dimenticata. Dire però che l’internazionalismo sia un valore inferiore al nazionalismo mi sembra audace. Soprattutto alla luce degli enormi guasti e lutti provocati dal nazionalismo in 150 anni di storia.
Spiacente, ma per me Redipuglia, ed altri simili luttuosissimi luoghi, ha solo il significato di una fregatura tirata senza reali ragioni contro il proprio stesso popolo. Io con queste porcherie non voglio aver proprio nulla a che fare. U.
x Uro
Io vorrei avere i resti di mio padre in una porcheria di luogo tipo Redipuglia dove andare a dirgli ciao e deporre un fiore, anzichè pensarlo in una sperduta steppa russa dove non ha avuto nemmeno la grazia di morire in montagna. Al riguardo, ma non solo, non sono internazionalista proprio per niente. Ma ragionando come te, mio padre si è meritato tutto da criminale aggressore qual’è stato.
Questa è la tua Storia!
Buonanotte
Sylvi
x Sylvi
Che la Seconda Guerra Mondiale c’entri lo ha detto anche voglio il nostro presidente Mattarella:
“Le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l’esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell’Istria, di Fiume, delle coste dalmate sono iscritti con segno indelebile nella storia della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze”.
E riguardo quella bestiale e criminale guerra noi italiani eravamo alleati proprio della Germania che l’aveva preparata, voluta e scatenata. O no?
Questa assurda, ipocrita e antistorica volontà di auto assolverci e passare sempre da vittime degli “altri” è particolarmente grottesca per un Paese, il nostro, che oltre ad avere commesso orrori in almeno quattro Stati africani ha commesso orrori anche in Grecia, Istria, Russia… Partecipando anche a due genocidi, la Shoà e il Samudaripen. Il Samudaripen che, colmo della vergogna, neppure sappiamo cosa sia. Quasi tutti né ignorano perfino il nome. Però gonfiano il petto e si riempiono la bocca di Memoria, smemorata, e Ricordo, che però non ricorda le nostre colpe.
E a proposito di nostre colpe, le parole di Mattarella tradotte in italiano significano che corresponsabili delle foibe siamo stati noi, noi italiani che abbiamo scelto di essere alleati della Germania responsabile della guerra che come conseguenza ha avuto – tra altri indicibili orrori – anche le foibe.
Io ho uno zio caduto nella invasione dell’URSS. La sciabola della sua divisa d’ordinanza è passata a mio padre, che la usava per la sua divisa d’ordinanza. Da quando mio padre non c’è più è diventata mia: appesa nel mio studio alla parete a sinistra della mia poltroncina di lavoro, a meno di mezzo metro da me, vigila severamente sulla mia onestà, integrità e professionalità.
Mia cara e buona Silvy,
quel che a te piacerebbe son solo affari tuoi: c’è chi vuole Redipuglia e c’è chi vuole lo scudetto alla Cazzatese di sopra.
Un po’ meno logico è che, secondo te, i russi- nel bel mezzo di una guerra al limite massimo delle loro risorse e possibilità – avrebbero dovuto occuparsi delle personali paturnie delle famiglie di un popolo invasore.
Una pretesa tipicamente da piangina ittagliota che non merita neanche risposta. Infatti non la fanno i crucchi e nessuno dei loro alleati, neppure gli spagnoli, tranne noi. Come dice bene Pino, siamo sempre la solita gentaglia immemore. U.
PS. Inutile aggiungere che nei miei due ultimi messaggi non ho sostenuto nessuna delle tesi che mi attribuisci. U.
PS 2. Se i piagnoni ittagliani vogliono i resti dei loro soldati se li cerchino a spese loro (credo che russi ed ucraini non avrebbero obiezioni). Perché, ovviamente, il.problema non è loro, degli altri, ma solo nostro. Naturalmente scaricato sugli altri come questo paese fa SEMPRE.
Datevi sa fare e smettere dibrompere le scatole con le vostre paturnie. U.
Se i piagnoni ittagliani vogliono i resti dei loro soldati se li cerchino a spese loro (credo che russi ed ucraini non avrebbero obiezioni.
Datevi sa fare e smettere dibrompere le scatole con le vostre paturnie. U.
Non spero che tu ti renda conto delle tue inqualificabili affermazioni!
Noi non dobbiamo rompere le scatole a gente che ragiona come te?
Vergognati!
Mio padre, i suoi compagni in Russia, Grecia, Africa e ovunque si uccideva e si veniva uccisi non ci andarono VOLONTARI ma COSTRETTI pena la fucilazione . Lo Stato che li obbligò era ITALIANO.
E se pochi tornarono e molti restarono dove caddero fu perchè questo Stato non trovò mai soldi sufficienti per cercarli e rimandarli a casa loro. Uno Stato che evidentemente ragiona come te, che niente sa della normale decenza, per non dire di coscienza e sensibilità.
Uno Stato normale (come tutti nel mondo) , avrebbe trovato normale e doveroso rimandare a casa loro chi ne aveva strappato brutalmente con la forza, ma non è il caso di “un’espressione geografica” come quella dove sono costretta a vivere.
Sì, le ossa di mio padre stanno bene dove sono, fra gente che ha saputo e sa coltivare la normale pietà umana.
Sylvi
.
Caro Pino,
prima di tutto gli esuli istriani e dalmati cercavano riconoscimento delle loro sofferenze immani da parte dello Stato che avrebbe dovuto essere il loro.
L’Italia non fu madre accogliente ma matrigna che li cacciò ai quattro angoli del mondo, negando oltretutto la loro esistenza e quella dei loro morti.
La possiamo rivoltare come vogliamo ma per 50anni lo Stato italiano si comportò in maniera inqualificabile, indegna di qualsiasi giustificazione.
La cerimonia di ieri al Senato è ciò che era semplicemente dovuto a dei cittadini italiani martiri di ideologia.
E io per queste vicende mi rivolgo sempre solo e unicamente allo Stato Italiano, gli altri Stati coinvolti nella guerra sono un altro discorso.
Invece mi angoscia l’evolversi degli avvenimenti fra Russia e Ucraina.
Biden che fa la voce grossa e minaccia sfracelli, Johnson che al pari impone alla Russia i suoi desiderata; ma la guerra questi due imbecilli non la fanno a casa loro, la fanno in Europa e intanto Putin taglia a noi europei il gas.
Ho ricevuto le bollette, da svenire!
E si ripete la storia…chi comanda minaccia, decide …sicuramente si sentono grandi uomini che possono disporre della vita degli altri.
Johnson che IMPONE a Putin di ritirare le truppe dai suoi , di Putin , confini, da casa sua!!!
Biden che invia armi e soldati in Romania e nelle Repubbliche baltiche .
Tutti atti amichevoli, vero?
L’informazione che sta spudoratamente schierata da una sola parte.
Io ho più paura di questi energumeni che di Putin.
ciao
Sylvi
Cara Silvy,
la pietà umana non c’entra proprio nulla, esattamente come non c’entravano nulla i kommunisti titini. Ma tu, nella tua rabbiosa confusione, fai fatica a seguire un filo logico; un vecchio tema.
Se i familiari dei dispersi in Russia vogliono seppellire i loro cari la cosa non riguarda i russi ma esclusivamente gli italiani. Si organizzino: siamo un paese più o meno democratico ed i modi di farsi ascoltare non mancano.
I soldati italiani erano molto male equipaggiati in Russia come in TUTTI gli altri fronti, nessuno escluso. Aver scelto una classe diggerente beota ed incapace è un problema nazionale. Direi una costante nazionale, anche ora.
Come ho scritto, il nazionalismo italiano, feroce e provinciale, ha stuzzicato un nazionalismo molto più feroce e primitivo del nostro, a proposito delle foibe. Direi che abbiamo clamorosamente sbagliati TUTTI i conti. Ed anche questo è un problema nazionale.
Le foibe sono state un’immensa tragedia, ma noi in Jugoslavia ne abbiam fatte di peggio. Quel che è veramente irritante è che per te questo fatto, la premessa, non conta niente. Lo dici solo tu.
Il nazionalismo a me sembra la causa primaria di tutte le tragedie del Novecento, a cominciare dalla I GM.
Mi sembra un primitivo sottoprodotto culturale, un mezzo di distrazione di massa. Quello italiano poi era basato su una rettorica risalente a 2000 anni prima. Ridicolo!
Se il nazionalismo tedesco (o slavo) faceva paura, quello italiano faceva solo ridere. Spiacente, non ho nulla contro l’umana pietà ma la retorica che l’accompagna, come ad esempio quella, di origine fascista, del giorno della memoria mi è veramente inaccettabile.
Fossimo un po’ più responsabili delle nostre azioni sarebbe meglio. U.
I profughi hanno ricevuto il massimo che uno stato povero e male organizzato ha potuto offrire. Per i parametri italiani non proprio poco. I polesani non hanno avuto di più; i napoletani, milanesi, bolognesi le cui case sono state rase al suolo dai bombardamenti moooolto meno.
Evidentemente per la Silvy avremmo dovuto mantenerli a spese dello stato fino alla settima generazione.
Di destra si ma sempre con l’aiuto di mamma-stato! U.
caro Uro,
sai che oltre i 2/3 degli esuli sono migrati nei quattro angoli del mondo? Sai che lo Stato italiano diede punteggi per precedenze nei concorsi statali? In che cosa consistevano queste precedenze lo so bene, perchè ne avevo diritto anch’io come orfana di guerra.
Ma i posti erano veramente pochi , li avevano, da noi, occupati già i meridionali.
Chiarisco per la precisione: la sottoscritta ha fatto un regolare concorso per titoli ed esami; l’ho superato con 48/50 senza bisogno di nessun punteggio extra e sono finita a Tarvisio, 100 km da casa. Mia madre trovò da sola un lavoro in fabbrica e lasciò allo Stato le sue elemosine.
Io avrei voluto che Gli lasciasse anche i 280 euro di risarcimento, alias pensione. Mi rispose che quelli erano soldi non suoi ma di mio padre di cui lei non disponeva.
A Grado, e non solo, ai numerosi esuli furono assegnate delle case popolari ma non gratis.
Mussolini fece la guerra, ma quando si riceve una eredità ci si fa anche carico dei debiti.
Comunque tu mi confermi che l’ideologia per te fa premio su tutto e sinceramente non riesco a capirti, proprio perchè ti ho conosciuto come persona non arida.
Sylvi
Non sono per nulla ideologico, sono solo realista. Lo stato italiano ha SEMPRE fatto poco per tutti, senza distinzioni. Sono emigrati milioni e milioni di persone: giuliani e dalmati son stati i primi. Poi gli abitanti delle zone alpine, poi i veneti ed infine i meridionali. La nostra storia è questa e noi ne siamo totalmente corresponsabili.
La sinistra Italiana ha tanti difetti ma certo non sono degli straccioni culturali o organizzativi come grullini e leghisti, coschittaglioti e merlonisti. Beh non arrivano al 25%. Spiacente ma questa è, prima di tutto, una débacle intellettuale.
Sono del parere che mai nessun parlamento ha rappresentato così bene il paese come questo.
Comunque il prossimo governo di destra potrà finalmente, come già il Banana, risolvere i problemi del paese. U.
@Silvy
C’è poi un’altra questione, anche questa molto vecchia perché ne abbiamo già parlato. La tua continua polemica contro lo stato italiano parte non tanto da una valutazione dei suoi limiti (oggettivi) di funzionamento: questo è quel che faccio io.
Tu introduci una distinzione non tanto politica (anche questo è quel che faccio io) ma sul piano diciamo così della rappresentatività, o quanto meno delle responsabilità collettive.
Secondo te quando uno stato prende delle decisioni generali, ad esempio una dichiarazione di guerra, le conseguenze non devono riguardare i cittadini ma solo lo stato. Insomma in caso di sconfitta paga lo stato ma non i cittadini.
Questa tua visione è veramente fuori dalla realtà non solo di adesso ma di sempre. Nei tempi antichi i cittadini di uno stato sconfitto venivano fatti schiavi. Questo uso della politica estera non è minimamente variato nel tempo: i prussiani sono stati espulsi dai loro territori, come i polacchi dalla Bielorussia, i magiari da Slovacchia e Transilvania (insieme ai tedeschi). Esattamente come gli italiani sono stati espulsi dai loro territori ad est come ad ovest. Ed i danni di guerra sono sempre stati pagati dai semplici cittadini: in tempi recentissimi i cittadini irakeni pagano la sconfitta di Saddam, per non parlar delle guerre africane.
Questa tua strana visione per la quale dopo una guerra terribile e perduta noi avremmo dovuto poter continuare a vivere in Istria e Dalmazia è veramente singolare a fa capire che tu ti muovi non sulla base di un’ideologia (che comunque ha una sua logica) ma sulla base di un egotismo del tutto immaginario e fantasioso.
Un saluto u.
@Uroburo
Pero’, essendo assodata la logica molto particolare di certe persone, non si capisce troppo la sua insistenza, che rasenta un tantino il masochismo (ed una punta di sadismo?!). Amen.
Le sue argomentazioni sull’unita’ italiana ed i suoi sviluppi sono interessanti, con qualche riserva.
L’emigrazione meridionale comincio’ dal1880, quindi pochissimo tempo dopo l’inizio di quella dal nord Italia. Come lei stesso ha detto a volte, i setentrionali spesso fecero ritorno in Italia dopo parecchi anni fuori, i meridionali quasi mai. La diaspora italiana e’ prevalentemente dal sud, come attestano i cognomi quasi sempre meridionali degli italoamericani (e in molti altri paesi) oggi.
L’unica regione del nord paragonabile al sud postunitario per diaspora e’ il Veneto, con una gestione dei latifondi di allora molto simile a quella del sud, e si badi che non sono io a dirlo. In pratica, i contadini morivano di fame per la relativa sovrappopolazione rispetto alla distribuzione (iniqua) delle terre.
Si noti pero’ che l’emigrazione dal sud persiste. Dal 2002 ad oggi oltre due milioni di giovani meridionali sono partiti, scusate se e’ poco.
Il massacro di Bronte, mi consenta, comincio’ con un’insurrezione contadina contro i notabili locali, 16 dei quali vennero trucidati (tra cui donne e bambini, e stupri), nel contesto dell’invasione garibaldina in Sicilia. Bixio, per il quale non ho certo simpatia, fece fucilare 5 ‘insorti’ tra i quali lo scemo del villaggio ed un avvocato candidato a sindaco; un processo farsa ed un crimine ‘di guerra’ ante literam, ma la repressine sanguinosa, in quel contesto fuori da ogni grazia di Dio, non era poi tanto ingiustificata.
Invece la guerra al brigantaggio fatta dai piemontesi (scusa CC) fu sistematica, feroce, sanguinaria e indiscriminata; vennero rastrellati e fucilati praticamente interi paesi.
Nel corso della guerra antiborbonica, i piemontesi bombardarono l’ospedale di Gaeta, ed il generale piemontese disse noncurante che i suoi cannoni non avevano occhi.
Ditemi voi se il razzismo antimeridionale gia’ vivissimo non aveva niente a che vedere con tutto cio’.
Garibaldi era noto per ordinare fucilazioni senza togliersi il sigaro di bocca, per cui i fatti come Bronte erano ‘acqua fresca’.
Un saluto
P.
caro Uro,
tu dici che se uno Stato dichiara guerra in caso di sconfitta pagano i cittadini. Diamola per buona, ma tutti i cittadini o solo una parte?
E lo Stato che subentra è o no responsabile della sconfitta e delle sue conseguenze? Non solo economiche ,ma soprattutto sociali?
Sei tu che non vuoi capire che io imputo allo Stato italiano del dopoguerra di aver vergognosamente nascosto e ignorato le vittime perchè parti di quello Stato furono complici o simpatizzanti dei carnefici.
Chi ha dato, ha dato; chi ha avuto ha avuto!
Ora che questa massima sia degna di un popolo che non sa che cos’è la dignità e la giustizia posso sforzarmi di capire ma ritengo questo popolo incivile.
Curtis e ca si toçjn sta ad indicare un modo di dire essenziale:
MI DEVI SPIEGARE PERCHE’ LO STATO ITALIANO TACQUE E COPRI’ PER 50 ANNI GLI ORRORI DELL’ISTRIA E DELLA DALMAZIA.
Doveva o denunciarli o giustificarli: Tertium non datur.
Oppure prima Napolitano, poi Mattarella sono stati Presidenti traditori della verità nell’onorare quelle vittime:
Sylvi
Come sempre la verità è molto vicina al colore bianco somma di tutti i colori per cui come spiegare le tragedia della II GM e di tutte le guerre ,risultato della pazzia collettiva senza limiti,se non si esaminano le concause che hanno portato a conclusioni criminali.Ho letto questo articolo che riporto:
“Foibe e colonizzazione fascista dell’ex Jugoslavia
di Marko Urukalo
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10 / 2 / 2017
Il 10 Febbraio si celebra “il Giorno del Ricordo”, per commemorare tutte le vittime delle foibe e l’esodo degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questa ricorrenza nazionale venne istituita con la legge del 30 Marzo 2004 dal governo Berlusconi e la data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di pace con cui l’Istria e una parte della Venezia Giulia vennero assegnate all’ex Jugoslavia. Tutte le destre e i neofascisti ottennero così la tanto desiderata giornata in cui dare libero sfogo al revisionismo storico e alla riscrittura della storia. In questo articolo cercherò di raccontare la realtà storica sulla vicenda delle foibe, calandola nel contesto politico del regime fascista imposto in Istria durante il ventennio.
Le foibe sono delle cavità carsiche profonde fino a 200 metri, tipiche del paesaggio istriano e della Venezia Giulia. Le vicende delle foibe accaddero in Istria nel periodo settembre-ottobre 1943, dopo la caduta del regime fascista mentre quelle relative al 1945 riguardano Trieste e provincia. Per comprendere ciò che accadde in quelle settimane bisogna prima conoscere il contesto politico e sociale, di cui nel dibattito pubblico italiano si parla raramente. Dopo la Prima Guerra Mondiale, con il trattato di Rapallo, l’Istria, la città di Zara e alcune isole del Cuarnero vennero annesse all’Italia. Qualche anno più tardi la stessa sorte tocco anche a Fiume (Rijeka), tutti territori a maggioranza croata. Con la salita al potere di Mussolini inizia «la caccia allo slavo» e la politica di italianizzazione forzata della popolazione autoctona. Le squadre fasciste in camicia nera bruciano le scuole croate e slovene, distruggono le Case del Popolo, italianizzano i nomi e i cognomi locali dei vivi e persino dei morti nei cimiteri. Decine di villaggi bruciati, centinaia di case date alle fiamme o saccheggiate, pestaggi della popolazione, arresti indiscriminati e torture di ogni tipo. Come conseguenza della violenza fascista, molti croati e sloveni dovettero emigrare nelle Americhe o in Jugoslavia, dove si unirono al Movimento di liberazione nazionale.
L’obiettivo del governo italiano era diretto alla cancellazione dell’identità culturale e linguistica delle popolazioni locali; furono abolite le associazioni e gli enti culturali, sociali e sportivi; si vietò l’insegnamento e l’uso delle lingue croata e slovena nei luoghi pubblici, cessarono di uscire i loro giornali e i libri e cambiò persino la toponomastica stradale. I contadini rimasero senza le terre e le proprietà, espropriate a favore dei coloni italiani. Dal 1927 al 1943 vennero celebrati 978 processi dal Tribunale speciale nei confronti degli antifascisti slavi. Il gerarca fascista Cobolli Gigli scriveva negli opuscoli patriottici che chi fra i croati si ostinava a parlare nella lingua materna, correva il pericolo di trovare sepoltura nella Foiba. Inoltre, in Istria ci sono numerose foibe nelle quali i fascisti, a servizio dei nazisti, gettarono centinaia di persone, dopo averle fucilate o ancora vive. “Il Piccolo” del 5 Novembre 2001 riporta la testimonianza di Raffaello Camerini, ebreo e abitante dell’Istria. Egli racconta che nel 1940, durante il periodo di lavoro coatto nelle cave di bauxite, vide i fascisti ammazzare centinaia di croati e sloveni che venivano fucilati e gettati nelle foibe perché si rifiutavano di parlare italiano o di italianizzare il proprio cognome. Dalle vicende narrate appare chiaro come il progetto degli infoibamenti si deve ai fascisti e risale agli inizi degli anni Venti. Numerosi furono i campi di concentramento italiani, nei quali vennero rinchiusi più di centomila sloveni, croati, montenegrini e bosniaci sia in territorio italiano che lungo la costa croata dell’Adriatico. Durante i 22 mesi di occupazione italiana del Cuarnero e della Dalmazia furono internati 23 mila civili di cui tremila bambini. Il più grande campo di detenzione era sull’isola di Rab, che contava circa 10 mila persone, di cui ne morirono circa 1500.
Questi sono solo alcuni aspetti della politica colonizzatrice fascista durante l’occupazione dei territori nella ex Jugoslavia. Potremmo citarne molti altri così come potremmo citare le tante atrocità commesse sia prima che durante la guerra. In totale, a guerra finita nel 1945, si possono contare un milione di morti su una popolazione di 15 milioni di abitanti, per mano dei fascisti e dei nazisti nella ex Jugoslavia. Solo dopo aver chiarito il contesto storico dell’epoca, possiamo iniziare a parlare della vicenda delle foibe. Come per ogni evento storico, anche in questo caso nulla succede senza un motivo e non può essere trattato senza considerare i fatti che lo precedono.
Dopo l’8 Settembre 1943 e la caduta di Mussolini, tutto l’impianto di potere italiano in Istria andò in pezzi. La notizia della capitolazione dell’esercito fascista fece subito il giro della penisola istriana. La popolazione, esausta da vent’anni di soprusi e ingiustizie, assalì le stazioni dei Carabinieri, le caserme e tutte le strutture simbolo del fascismo, impossessandosi delle armi. All’inizio ai fascisti non venne fatto nulla, alcuni soldati italiani si unirono agli insorti, altri vennero disarmati e si incamminarono verso l’Italia. Dopo qualche giorno, però, i fascisti iniziarono a passare le informazioni sui movimenti partigiani ai tedeschi, dando luogo ad arresti e imprigionamenti. In molti casi la popolazione istriana forniva vestiti, ospitalità e indicava le vie di fuga ai soldati italiani che scappavano. L’insurrezione successiva all’8 Settembre è stata popolare e spontanea, e il Movimento di Liberazione Nazionale guidato da Tito non aveva i mezzi né le possibilità di ripristinare il controllo. I partigiani comunisti si trovarono completamente spiazzati dalla rivolta e non riuscirono ad imporre la propria autorità sugli insorti.
Nelle settimane tra l’armistizio e l’arrivo dei tedeschi ai primi di Ottobre, i rivoltosi arrestarono numerosi italiani ed i loro collaborazionisti nelle città e nei paesi dell’Istria. Nella maggior parte si trattò di fascisti macchiatisi di efferate atrocità in passato. In alcuni casi anche i civili italiani caddero nelle mani degli insorti e non c’è dubbio che nel caos che si era creato ci furono pure le vittime innocenti. I processi condotti dai tribunali improvvisati furono veloci e superficiali e le fucilazioni numerose. La fretta nell’eseguire le pene capitali era dovuta all’imminente arrivo dei nazisti. Il Movimento partigiano era contrario alle esecuzioni sommarie e pretendeva processi giusti, ma non aveva i mezzi per fermare la sete di vendetta. Ai primi di Ottobre in Istria arrivarono le truppe tedesche che ammazzarono circa 3 mila persone, costringendo gli insorti alla fuga verso il territorio jugoslavo. Nei mesi successivi furono estratti dalle foibe i corpi delle persone giustiziate durante l’insurrezione. Durante la loro avanzata in Istria anche i tedeschi si servirono delle foibe per seppellire i loro morti, a dimostrazione che si trattava di una prassi in uso a tutti gli eserciti.
Pare evidente allora che l’insurrezione del ’43 non fu comandata e gestita dai partigiani di Tito, ma è lo specchio di una popolazione esausta, che ha approfittato del momento di massima debolezza del regime fascista per riprendersi la libertà e certo, in alcuni casi, anche la vendetta. Nessuno vuole negare che siano stati commessi crimini da parte di alcuni gruppi di croati e sloveni (anzi la retorica del negazionismo non ci appartiene, per cultura storica e politica), ma non si può nemmeno accettare che la storia venga utilizzata secondo gli interessi politici di alcuni. Il grande errore dell’Italia è stato il non aver mai parlato dell’ atroce politica colonizzatrice nella ex Jugoslavia e di non aver mai ammesso e chiesto scusa per i crimini del regime fascista. Mentre a Norimberga i criminali nazisti vennero messi alla sbarra, in Italia non si celebrò mai un processo e non ci fu nessun condannato per gli altrettanto gravi fatti commessi in Istria e in Dalmazia. Non è solo una questione di “parte politica”, ma di riconoscere il reale corso degli eventi della storia.”
x Sylvi
Cara Sylvi, sbagli. Dimentichi:
1) – l’Armadio della Vergogna: abbiamo insabbiato oltre 400 stragi di civili italiani perpetrate in Italia dai tedeschi. Una vergogna per l’eternità.
2) – L’amnistia voluta da Togliatti. Che evitava la galera – e le meritate fucilazioni purtroppo abolite troppo presto – anche a macellai nostrani gonfi di crimini anche in quella che oggi è l’ex Jugoslavia.
Togliti i paraocchi. Ti limitano la vista. Falsandoti il panorama.
caro Linosse,
Urukalo, croato, è un negazionista come Alessandra Kersevan, come Montanari rettore di Siena …dicono tutti le stesse cose che la Storia ha abbondantemente confutato.
Ovunque i Partigiani sono bravi, buoni ed eroici, tutti gli altri sono fascisti.
Io ho fatto a Uroburo una domanda retorica.
La risposta sta nel fatto che solo i Partigiani sono “italiani brava gente” …ma almeno che non pretendano anche di fare Storia!
Buonanotte
Sylvi
Riporto quanto scritto su Facebook dal padovano Severino Galante, ex parlamentare PCI. A suo tempo ha contribuito a farmi del male, ma questo non mi spinge a sputare su tutto quello che scrive. E neppure sui suoi occhiali….
Questo suo post l’ho condiviso nella mia bacheca Facebook.
Severino Galante
10 febbraio alle ore 18:22 ·
IL GIORNO DEL RICORDO: GERMANIA E ITALIA
Alla fine del 1946 nelle quattro zone di occupazione in cui i vinciatori della seconda guerra mondiale avevano diviso la Germania sconfitta erano censiti poco meno di 10 MILIONI di tedeschi espulsi da Paesi europei nei quali erano storicamente presenti come minoranze nazionali. Gli espulsi – se si preferisce chiamiamoli ‘esuli’ oppure ‘esodati': in tedesco Vertriebene, cioè profughi – provenivano, oltre che dagli ex territori orientali, perlopiù dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e dai Paesi balcanici dove con maggiore ferocia aveva infierito l’invasore tedesco. Circa 200mila provenivano dalla Jugoslavia. Ma ce n’erano anche varie migliaia cacciati dall’Olanda – il Paese di Anna Frank, per intenderci – che nel settembre del 1946 furono arrestati nottetempo, e poi rinchiusi in campi d’internamento. 10 MILIONI di persone di nazionalità tedesca, considerate complici degli invasori e per questo motivo cacciate via, con la confisca delle loro proprietà e la perdita della cittadinanza del Paese in cui vivevano da generazioni. Persone alle quali se ne aggiunsero poi numerose altre, si è calcolato almeno altri 2 milioni. Molti dei loro connazionali erano stati vittime di violenze e di rappresaglie da parte dei vincitori, a cavallo della conclusione della guerra. Tutti, benché cittadini di altri Stati, avevano pagato le colpe immani della Germania nazista…
EPPURE LA GERMANIA NON HA DECISO DI CELEBRARE UN GIORNO DEL RICORDO delle vittime e dei profughi tedeschi.
I tedeschi hanno un solo giorno della memoria, il 27 gennaio, la liberazione del campo di sterminio di Oswiecim/Auschwitz da parte dell’Armata sovietica, in cui ricordano le loro vittime: le vittime causate dallo Stato tedesco sotto il governo nazista. Hanno invece fondato un Centro di documentazione su “Esodo, Espulsione, Riconciliazione”, inaugurato il 21 giugno 2021 che già nel nome indica un proposito di riflessione privo di intenti manipolatori, revisionisti, revanscisti.
L’ITALIA INVECE… Già, invece. Ma noi siamo italiani e dunque, per autodefinizione, ‘brava gente’, sempre vittima degli altri ‘cattivi’. E perciò abbiamo deciso di celebrare il ricordo delle tragedie che abbiamo provocato noi come se ne fossimo stati le vittime.
Secondo me è importante per noi riconoscere i nostri comportamenti criminali per evitare una visione del tutto falsa di quel che siamo. Vale per il.passato come per il.presente.
Gli slavi avevano pensato di portare il confine al Tagliamento, Trieste compresa. Naturalmente gli inglesi avevano qualcosa da obiettare. Tuttavia il loro, degli slavi, comportamento è stato quello di una vera e propria pulizia etnica.
Affrontare questi complessi problemi (una definizione nazionale dei confini in molte zone europee è impossibile) richiede realismo e senso storico, lungo decenni. Premesso che il nazionalismo è una inutile complicazione. Le postume lamentele, quasi sempre di origine fascista, peggiorano il quadro.
Il silenzio dell’Italia non è mai stato tale: i fascisti ne hanno fatto un perenne campo di battaglia. E comunque si spiega con il fatto che abbiamo sempre voluto nascondere i nostri crimini.
Curioso che i due unici capi di stato citati dalla Silvy siano gli ultimi due. E gli altri? …. a prescindere dal fatto che il tuo tono esagitato è ridicolo e fuori tema.
Concluderei dicendo che il compito ora mi sembra SOLO storico e non più politico.
Un saluto u.
ho conosciuto parecchi croati sia a casa loro che all’estero, ed almeno una slovena.
Quasi nessuno ha mai espresso ostilità’ verso gli italiani, anche se non gli garba di parlare la nostra lingua; ma i miei parenti usavano l’italiano e gli rispondevano più’ o meno educatamente, almeno in Istria, raramente a Spalato e Dubrovnik.
Dovendo scegliere tra fare vela, per esempio, tra Grecia, Italia e Croazia, opterei per la Croazia; molto più’ educati e professionali, molto precisi.
La signora che gestiva una villetta a Pola ci regalo’ persino vino, fichi del giardino ed un dolce fatto in casa da lei, ‘compliments’ mai visti altrove, ed ho viaggiato parecchio.
P.
Sono stato solo una volta in Istria, sia croata sia slovena. L’impressione è che gli sloveni siano molto più “austriaci”: più precisi, più cortesi, più competenti. I croati della costa e delle città sono molto simili agli sloveni ma quelli dell’interno sono dei primitivi. In generale però sono tutti delle persone di una rigidezza paranoidea, esattamente uguale a quella dei polacchi, che sono perfin più ottusi ed intolleranti. Gli slovacchi sono anch’essi simili ma più paesani. Gli unici slavi evoluti e tolleranti che ho conosciuto erano i boemi, tutti perfettamente bilingui e spesso trilingui (slavo, tedesco, inglese). Nel Montenegro c’è stata un’occupazione militare italiana che ho lasciato cattivi ricordi, anche a distanza di decenni. Per dire che la gente ha la memoria lunga….. U.
PS. I regalini agli ospiti (paganti) in Grecia sono/erano, almeno fino al 2015, normali. Anzi, quotidiani.
@Uroburo
Gli italiani amano le generalizzazioni….
A me risulta che sloveni e croati siano molto piu’ calorosi degli austriaci, ma sono stato solo in Istria e nella cosiddetta Dalmazia.
I cechi o boemi come dice lei sono molto simili agli altri slavi. I miei dentisti, marito e moglie, sono due simpaticissimi slovacchi, lui molto piu’ di lei, a dire il vero, solo che lui di odontostomatologia non capisce quasi niente.
Non ho mai trovato i polacchi ottusi o paranoidi, solo forse un po’ permalosi. Ai polacchi piacciono molto gli italiani, a proposito.
P.
Anche alle polacche, anzi di di più.
Non ho detto che croati e sloveni sian meno calorosi degli austriaci, abbastanza poco tedeschi di cultura per altro. Ho detto che sono mentalmente rigidi.
Di polacchi/e ne ho conosciuti tanti: al confronto i tedeschi sono degli artisti flessibili come la cera. Non è solo un parere personale ma condiviso da tutti.
Concordo che gli slovacchi siano simpatici, forse un po’ provinciali, appunto paesani. U.
La Resistenza taciuta-Dodici vite di partigiane piemontesi-
E’ il primo libro che ho letto dopo il piccolo “ictus”
È sempre un bene ricordare .
cc
Caspita, qualcuno deve controllarsi meglio la pressione ed altre cosette allora
P.
Dicono anche che il fumo possa fare venire gli ictus; i soliti maligni
P.
ma sono stato solo in Istria e nella cosiddetta Dalmazia.P
“…cosiddetta Dalmazia” …una vera perla da parte di un signore proveniente dalla cosiddetta Puglia!!!
Sylvi
Ma la cosiddetta signora non aveva fatto voto di ignorare la mia esistenza??!
P.
Chiedo scusa, volevo dire suddetta signora.
Con tutti questi cosiddetti, un errore da ripetizione
P.
caro Uro,
la tua analisi a proposito degli slavi della costa e di quelli dell’interno è esatta. Anzi a proposito della Dalmazia, senza cosiddetta,lunga ben oltre mille km e che ho girato in lungo e in largo durante quarant’anni, si può dire che atteggiamenti, costumi, modi di comunicare da Fiume a Spalato fino a Dubrovnik sono abbastanza simili, in parte perchè sono tutti rivolti sul mare, sono tutti pescatori, ma soprattutto sono stati sempre navigatori sulle navi corsare, commerciali e fin dal 1200 sulle navi veneziane. Senza considerare il periodo dell’imperatore Diocleziano , nativo di Spalato dove si possono ammirare ancora superbi resti. Altre testimonianze importantissime, per dire l’Arena ma non solo, si ammirano a Pola…insomma la Dalmazia e i suoi abitanti sono sempre stati percorsi dalle civiltà prima romana, poi veneziana, infine dagli ordinamenti statali austroungarici.
Ho visto con i miei occhi le carte del catasto delle più sperdute isole dalmate…organizzato in maniera che l’Italia ancora oggi si sogna a Roma!
Sylvi
@Uroburo
Se i polacchi fossero ottusi e rigidi, cosa sarebbero i russi?!
I primi sono di solito gioviali e chiacchierano volentieri, i secondi non sembrano avere la minima idea di umorismo, ‘small talk’, fare salotto o conversazione. Notato piuttosto spesso.
P.
caro Pino,
tu sei sempre stato tollerante e disponibile con tutti i tuoi bloggers, ma io credo che dovresti bannare chi osa dire certe bestialità e che parla di zone geografiche di cui non conosce niente.
Chissà perchè chi viene a contatto con popoli di origini anglosassone rivela sempre una ignoranza geografica che è persino pietosa!
un saluto
Ps: Hai abbracciato il tuo Ludovico anche da parte mia?
Io li ho avuti tutti oggi, mi hanno ribaltato la casa al solito e a me
pare un disordine delizioso!
Sylvi
Se Pino non ha bannato sinora una certa ringhiosa blogger, che senza ‘i popoli di origine anglosassone’ sarebbe rimasta a ballare danze slave al di la’ del Tagliamento, direi che posso dormire sonni tranquilli.
A proposito di ignoranza storica e geografica.
In effetti, bisogna ammettere che il Foreign Office avrebbe potuto farsi i caxi suoi
P.
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Josip_Broz_Tito
Per eseere un croato ‘primitivo’ dell’interno e non della cosiddetta Dalmazia, si direbbe che per l’epoca si mosse parecchio, si diede molto da fare e gli ando’ molto bene