Stiamo tirando troppo la corda
Ecco un elenco dei messaggi di cordoglio che avrebbero meritato delle precisazioni. Ci si riferisce alle tre persone uccise da un tunisino nella cattedrale di Notre Dame, nel centro di Nizza.
Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha riportato le parole del papa: “assicura la sua vicinanza alla Comunità cattolica di Francia e a tutto il popolo francese che chiama all’unità”.
La vicinanza deve assicurarla anche alla comunità islamica di Francia, in quanto milioni di credenti non hanno nulla a che fare con questi atti terroristici, anzi loro stessi ne sono vittime, rischiando facilmente di diventare il bersaglio di chi compie indebite generalizzazioni. Come quella p.es. di chi parla di “terrorismo islamico”, come se chi appartiene a questa religione potesse più facilmente diventare un terrorista.
I cattolici francesi devono in realtà sentirsi uniti agli islamici francesi nella lotta contro ogni forma di estremismo giustizialista in nome della religione.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron: “Nel condannare quest’ulteriore, deplorevole gesto di violenza, manteniamo ferma la determinazione nel contrastare il fanatismo di qualsivoglia matrice, a difesa di quei principi di tolleranza che costituiscono il tessuto connettivo delle nostre società democratiche”.
Ottimo. Avrei solo aggiunto, dopo le parole “qualsivoglia matrice”, laica o religiosa che sia. Questo perché non siamo così ingenui da pensare che solo un credente possa diventare un fanatico. Non ha senso credere che un laico o un ateo, solo perché tale, abbia la patente della persona tollerante. Il criterio della verità è la pratica.
“Il vile attacco che si è consumato a Nizza non scalfisce il fronte comune a difesa dei valori di libertà e pace. Le nostre certezze sono più forti di fanatismo, odio e terrore. Ci stringiamo ai familiari delle vittime e ai nostri fratelli francesi. Nous Sommes Unis!”. Lo scrive il premier Giuseppe Conte.
Non ho capito: siamo già uniti contro qualcuno? Dobbiamo considerare i nostri “fratelli francesi”, quelli laici o cattolici, migliori degli islamici presenti in Francia? Non sono forse anche quelli nostri “fratelli”? Sono cittadini francesi, anzi europei, pagano le tasse come noi, obbediscono alle leggi come noi. Con chi dobbiamo fare “fronte comune” per combattere “fanatismo, odio e terrore”? Con una parte della società contro l’altra? Rischiando così di far scoppiare dei pogrom razzistici? O delle guerre di religione?
“L’Italia ripudia ogni estremismo e resta al fianco della Francia nella lotta contro il terrorismo e ogni radicalismo violento”. Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Giusto. E l’Italia soprattutto teme l’istigazione alla violenza, per cui raccomanda prudenza, tatto, diplomazia quando si difendono le ragioni di qualcuno senza considerare le ragioni di chi la pensa diversamente. Non si può dire infatti che le recenti dichiarazioni di Macron, che hanno fatto infuriare due miliardi di musulmani, sia andate in questa direzione.
“Contro il terrorismo dobbiamo essere capaci di unirci come comunità, rispondendo con fermezza e affermando i nostri valori”. Lo scrive il presidente della Camera, Roberto Fico.
Quali “nostri valori”? Quelli cattolici? La Francia è la patria del laicismo. Quelli laici? La Francia cade spesso nella tentazione di trasformare il laicismo in una nuova religione, da contrapporre in questo caso all’Islam. Forse i valori occidentali? Ma anche gli immigrati francesi, dopo un po’ che vivono da noi, e soprattutto se decidono di non tornare ai loro paesi d’origine, dobbiamo considerarli occidentali come noi. Non possiamo ghettizzarli, anche perché nella UE sono decine di milioni di persone. Dunque non restano che i valori umani. E noi non possiamo certo dire che gli islamici ne siano privi. Li ha riconosciuti persino il papa nella sua ultima enciclica.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha scritto in un messaggio pubblicato dal suo portavoce, Steffen Seibert: “La Germania è con la Francia in questo momento difficile”. Anche il primo ministro britannico Boris Johnson ha scritto: “Il Regno Unito è al fianco della Francia nella lotta al terrore e all’intolleranza”.
Cioè si fa fronte comune tra due Stati contro chi? Anche gli immigrati islamici residenti in Francia sono cittadini francesi. Se dovesse scoppiare una guerra, quanti cittadini islamici francesi contribuirebbero a difendere la loro nazione? È naturale che sia così. Che senso ha che uno Stato dichiari la propria solidarietà a un altro Stato quando non è in corso alcuna guerra contro un terzo Stato? Queste espressioni nazionalistiche non fanno bene alla pace nel mondo.