L’insistenza del presidente francese Macron nel difendere la libertà di pubblicare le vignette contro il profeta Maometto sta provocando uno scontro di portata globale.
Alle proteste del presidente turco Erdogan si sono aggiunte quelle del premier pakistano Imran Khan, che giustamente ha detto: “Il presidente Macron avrebbe potuto puntare alla pacificazione e negare spazio agli estremisti piuttosto che creare ulteriore polarizzazione ed emarginazione che inevitabilmente portano alla radicalizzazione. È un peccato che abbia scelto di incoraggiare l’islamofobia attaccando l’Islam piuttosto che i terroristi che praticano la violenza, siano essi musulmani, suprematisti bianchi o ideologi nazisti”. Nel suo Paese l’hashtag #ShameOnYouMacron, “vergognati Macron”, è diventato la principale tendenza su Twitter, mentre #boycottfrance è tra le prime cinque.
In effetti i paesi che si affacciano sul Golfo Persico sembrano intenzionati a boicottare i prodotti “Made in France”.
In Libia è stata organizzata una manifestazione in piazza dei Martiri, nel centro di Tripoli.
Nella località tunisina di El Kamour, alle porte del Sahara, una marcia anti-francese ha riunito poche decine di persone.
Il leader del partito islamista algerino Fronte della Giustizia e dello sviluppo, Abdallah Djaballah, ha chiesto il boicottaggio dei prodotti francesi e la convocazione dell’ambasciatore francese.
Circa duecento palestinesi hanno protestato a Tel Aviv, davanti alla residenza dell’ambasciatore francese in Israele. Nella Striscia di Gaza i manifestanti hanno bruciato le foto di Macron. Hamas, che controlla la Striscia, ha affermato che gli “insulti nei confronti di religioni e di profeti” favoriscono “una cultura dell’odio”.
Una protesta formale viene anche dal governo giordano, secondo il quale la pubblicazione delle caricature “provoca amarezza in due miliardi di musulmani”. Il ministro degli Affari islamici, Mohammed al-Khalayleh, ha affermato che “offendere” i profeti “non è una questione di libertà personale ma un crimine che incoraggia la violenza”.
Un richiamo simbolico al boicottaggio è arrivato anche a Bab al-Hawa, un valico di frontiera nel nord-ovest della Siria, in mano ai ribelli e dove arrivano pochi prodotti francesi.
Il potente movimento sciita Hezbollah ha condannato “con forza l’insulto deliberato” rivolto al profeta, esprimendo in un comunicato il proprio “rifiuto della persistente posizione francese consistente nell’incoraggiare questo pericoloso affronto”.
In Kuwait, il ministro degli Affari esteri, lo sceicco Ahmed Nasser al-Mohammed al-Sabah “ha incontrato” l’ambasciatore francese Anne-Claire Legendre.
Chi obbliga Macron ad assumere una posizione così estrema per combattere quello che lui chiama il separatismo islamico? Gli Stati Uniti? Israele? O è tutta farina del suo sacco demenziale?
Lui dice di non accettare l’incitamento all’odio, ma sta proprio facendo questo.
Ha scritto: “Saremo sempre dalla parte della dignità umana e dei valori universali”. Eppure in nome di questi valori nega la dignità a quelli islamici. Ha assunto le posizioni della destra estrema. Dice infatti Marine Le Pen: “Mai scendere a compromessi con l’islamismo”. C’è forse una strategia occulta dietro questa ostentazione del laicismo più radicale?
Tutti i laici sanno che in ogni religione è possibile trovare il ridicolo, non essendo facile dimostrare ciò che predicano. Ma la satira esaspera errori o situazioni sbagliate per indurre a correggerli. Dileggiare è violenza, non è libertà. Maometto è stato un profeta che ha creato, per le esigenze culturali di molti paesi mediorientali, un tempo pagani, una fede che mancava. Nessuno ha il diritto di deriderla senza istigare la reazione dei fedeli. Se c’è chi reagisce col terrorismo, conviene continuare a provocarli?