La Brigata Ebraica e la rottamazione del 25 Aprile. Ovvero, dove anche secondo Moni Ovadia mira il vertice integralista della comunità ebraica romana e di quella milanese
E’ un fatto che in occasione del 25 aprile della brigata ebraica non si è mai parlato per decenni, anche perché il suo ruolo nella lotta al nazifascismo in Italia è stato minimo se non trascurabile. E’ certo giusto e comprensibile che gli ebrei – e magari non solo loro – vogliano onorare il ricordo della brigata. Anche se l’averla ignorata per decenni perfino loro pone degli interrogativi – per chi è intellettualmente onesto e non prevenuto pro o contro qualcuno o qualcosa – di non poco conto sulla genuinità e sulle motivazioni del clamore che da qualche anno si è iniziato a fare quasi che sia stata quella brigata ad arrivare sia a Berlino che a Parigi e a Roma anziché rispettivamente le armate sovietiche e americane. Se è giusto e comprensibile che gli ebrei – e magari non solo loro – vogliano ricordare e onorare la brigata è invece sicuramente non giusto e non comprensibile (se non pensando andreottianamente male…) che si voglia imporre a tutti i costi tale celebrazione e ricordo anche agli altri, vale a dire a chi ha sempre ricordato il 25 aprile quando di quella brigata nessuno sapeva nulla e pertanto non figurava nelle manifestazioni di piazza.
Il ruolo di quella brigata è stato sicuramente inferiore, molto inferiore, a quello di altri reparti composti da uomini di altre religioni, etnie e nazionalità. L’uso dei due pesi e due misure è evidente e addirittura lampante e smaccato se si tiene presente che anche i rom e i sinti, quelli che con spregio tutti chiamano “zingari”, hanno avuto un ruolo, sia pur piccolo anche il loro, nella Liberazione pur senza essere inquadrati in specifici reparti di rom e sinti. Eppure dei rom e sinti ce ne freghiamo allegramente, ignoriamo cinicamente e grossolanamente che hanno subìto anche loro il genocidio per mano nazista. Genocidio che vede tra i 400 e gli 800 mila esseri umani rom e sinti uccisi nei campi nazisti, ma Moni Ovadia ritiene che le vittime possano essere state forse addirittura due milioni: come si vede, un genocidio percentualmente non inferiore per gravità e numero di vittime a quello degli ebrei, ma del quale, a differenza di quest’ultimo, ignoriamo tutto, a cominciare dal nome: Porrajmos e Samudaripen. Non solo: immaginiamo cosa succederebbe se alle celebrazioni del 25 aprile si presentassero, del tutto legittimamente, degli “zingari” con il loro striscione…
Se poi si presentassero anche gruppi di musulmani e africani a rivendicare con tanto di striscione il loro ruolo nella Liberazione dell’Europa, dal momento che erano regolarmente arruolati nelle truppe alleate, succederebbe un pandemonio! Preferiamo restare fermi al film La ciociara. E all’equazione imbecille islamici eguale terroristi, versione postmoderna e attuale, oltre che a lungo futura, dell’antisemitismo che ci si porta nelle viscere e che nel Ventennio diventò legge.
Ho sempre partecipato alle manifestazioni di piazza per il 25 aprile e quando, qui a Milano, si è presentata la novità della presenza dello striscione della brigata ebraica ho anche sfilato chiacchierando con alcuni miei amici ebrei dietro quello striscione. Non c’è voluto molto negli anni successivi per sospettare (dico sospettare, ma quegli stessi miei amici ebrei tifosi di quello striscione mi hanno spiegato e quindi dato la certezza del perché di quella novità, ma tralasciamo), che si trattava solo di strumentalizzare (anche) quella brigata, e i suoi caduti, in funzione filo israeliana. Funzione che ormai è diventata la vera e propria ossessione di molti, specie di quelli che nulla sanno del Samudaripen detto anche Porrajmos e che più si affannano per cancellare il ricordo delle decine di milioni di morti sovietici, compresi i militari prigionieri uccisi in massa nei campi di concentramento nazisti assieme a ebrei e rom. La Storia viene cancellata e riscritta come Storiella e a volte come carta igienicaa uso e consumo delle smaccate propagande di parte.
I filo palestinesi hanno avuto reazioni idiote, sono cascati in pieno nella trappola protestando contro la presenza dello striscione della brigata ebraica alle manifestazioni del 25 aprile, aumentandone così a dismisura la risonanza con la polemiche, piuttosto misere, che ne sono nate e che da allora avvelenano il 25 aprile (con tutte le conseguenze, delle quali oggi non ci rendiamo ancora conto). Non so se sia vero quello che ho letto suoi giornali, e cioè che l’Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani (ANPI) ha commesso l’incredibile sbaglio di invitare alla manifestazione la comunità ebraica romana “in rappresentanza di uno Stato estero”, cioè di Israele. Ma francamente è ridicola e grottesca l’affermazione di esponenti di tale comunità secondo i quali, stando a quanto ho letto sui giornali, “l’ANPI non rappresenta i veri partigiani italiani”. Polemiche e accuse men che misere: ma che servono solo a delegittimare chi non canta nel coro e a rottamare quel che resta del 25 aprile e della Liberazione. Rottamazione funzionale alla nuova grande guerra che ci vogliono assolutamente servire in tavola.
Capisco che dire certe cose oggi comporta lapidazioni e condanne, oltre che danni alla carriera e al lavoro come quelli già procuratimi una decina di anni fa da alcuni ipersionisti romani. Ma ciò non basta neppure oggi a tapparmi la bocca e ad evitare che dica e scriva ciò che è giusto, onesto e quindi doveroso dire e scrivere.
POST SCRIPTUM – Il ricordo della brigata ebraica, verso la quale sdebitarsi per i servigi resi nell’esercito inglese, è servito all’Inghilterra per la sua malvagia politica dei due pesi e due misure in Palestina quando ne aveva il mandato: favorire il più possibile i sionisti, evitando di disarmare anche loro, e sfavorire il più possibile i palestinesi, disarmandoli e chiudendo più di un occhio di fronte ai soprusi, stragi e saccheggi compresi, che continuavano a subire per mano del terrorismo sionista. Argomenti sui quali negli anni recenti ha scritto più di uno storico ebreo e israeliano. In particolare ne ha scritto Ilan Pappe, che ha dovuto abbandonare Israele e l’insegnamento universitario in Israele per avere avuto il coraggio di scrivere la verità nell’importante e molto scomodo libro La pulizia etnica della Palestina ( https://fazieditore.it/…/la-pulizia-etnica-della…/ ).
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La perversione del senso del 25 aprile
di Moni Ovadia
Nel corso della mia vita e da che ho l’età della ragione, ho cercato di partecipare, anno dopo anno a ogni manifestazione del 25 aprile. Un paio di anni fa, percorrendo il corteo alla ricerca della mia collocazione sotto le bandiere dell’Anpi, mi imbattei nel gruppo che rappresentava i combattenti della “brigata ebraica”, aggregata nel corso della seconda guerra mondiale alle truppe alleate del generale Alexander e impegnata nel conflitto contro le forze nazifasciste. Qualcuno dei componenti di quel drappello mi riconobbe e mi salutò cordialmente, ma uno di loro mi rivolse un invito sgradevole, mi disse: «Vieni qui con la tua gente».
Io con un gesto gli feci capire che andavo più avanti a cercare le bandiere dell’Anpi che il 25 aprile è «la mia gente» perché io sono iscritto all’Anpi con il titolo di antifascista. Lui per tutta risposta mi apostrofò con queste parole: «Sì, sì, vai con i tuoi amici palestinesi».
Il tono sprezzante con cui pronunciò la parola palestinesi sottintendeva chiaramente «con i nemici del tuo popolo». Io gli risposi dandogli istintivamente del coglione e affrettai il passo lasciando che la sua risposta, sicuramente becera si disperdesse nell’allegro vociare dei manifestanti.
Questo episodio, apparentemente innocuo, mi fece scontrare con una realtà assai triste che si è insediata nelle comunità ebraiche.
I grandi valori universali dell’ebraismo sono stati progressivamente accantonati a favore di un nazionalismo israeliano acritico ed estremo. Un nazionalismo che identifica stato con governo.
Naturalmente non tutti gli ebrei delle comunità hanno imboccato questa deriva sciovinista, ma la parte maggioritaria, quella che alle elezioni conquista sempre il “governo” comunitario, fa dell’identificazione di ebrei e Israele il punto più qualificante del proprio programma al quale dedica la prevalenza delle sue energie.
Io ritengo inaccettabile questa ideologia nazionalista, in primis come essere umano perché il nazionalismo devasta il valore integro e universale della persona, poi come ebreo, perché nessun altro flagello ha provocato tanti lutti agli ebrei e alle minoranze in generale e da ultimo perché, come insegna il lascito morale di Vittorio Arrigoni, io non riconosco altra patria che non sia quella dei diseredati e dei giusti di tutta la terra.
L’ideologia nazionalista israeliana negli ultimi giorni ha fatto maturare uno dei suoi frutti tossici: la decisione presa dalla comunità ebraica di Roma, per il tramite del suo presidente Riccardo Pacifici, di non partecipare al corteo e alla manifestazione del prossimo 25 aprile. La ragione ufficiale è che nel corteo sfileranno bandiere palestinesi, vulnus inaccettabile per il presidente Pacifici, in quanto nel tempo della seconda guerra mondiale, il gran muftì di Gerusalemme Amin al Husseini, massima autorità religiosa sunnita in terra di Palestina fu alleato di Hitler, favorì la formazione di corpi paramilitari musulmani a fianco della Germania nazista e fu fiero oppositore dell’instaurazione di uno stato Ebraico nel territorio del mandato britannico. Mentre la brigata ebraica combatteva con gli alleati contro i nazifascisti. Tutto vero, ma il muftì nel 1948 venne destituito e arrestato: oggi vedendo una bandiera palestinese a chi viene in mente il gran muftì di allora? Praticamente a nessuno, se si eccettua qualche ultrà del sionismo più isterico o qualche fanatico modello Isis.
Oggi la bandiera palestinese parla a tutti i democratici di un popolo colonizzato, occupato, che subisce continue e incessanti vessazioni, che chiede di essere riconosciuto nella sua identità nazionale, che si batte per esistere contro la politica repressiva del governo di uno stato armato fino ai denti che lo opprime e gli nega i diritti più elementari ed essenziali. Un governo che lo umilia escogitando uno stillicidio di violenze psicologiche e fisiche e pseudo legali per rendere esausta e irrilevante la sua stessa esistenza.
Quella bandiera ha pieno diritto di sfilare il 25 aprile – com’è accaduto per decenni e senza polemica alcuna – e glielo garantisce il fatto di essere la bandiera di un popolo che chiede di essere riconosciuto, un popolo che lotta contro l’apartheid, contro l’oppressione, per liberarsi da un occupante, da una colonizzazione delle proprie legittime terre, legittime secondo la legalità internazionale, un popolo che vuole uscire di prigione o da una gabbia per garantire futuro ai propri figli e dignità alle proprie donne e ai propri vecchi, un popolo la cui gente muore combattendo armi alla mano contro i fanatici del sedicente Califfato islamico nel campo profughi di Yarmouk, nella martoriata Damasco.
E degli ebrei che si vogliono rappresentanti di quella brigata ebraica che combatté contro la barbarie nazifascista hanno problemi ad essere un corteo con quella bandiera? Allora siamo alla perversione del senso ultimo della Resistenza.
La verità è che quella del gran muftì di allora è solo un pretesto capzioso e strumentale. Il vero scopo del presidente Pacifici e di coloro che lo seguono – e addolora sapere che l’Aned condivide questa scelta -, è quello di servire pedissequamente la politica di Netanyahu, che consiste nello screditare chiunque sostenga le sacrosante rivendicazioni del popolo palestinese.
Per dare forza a questa propaganda è dunque necessario staccare la memoria della persecuzione antisemita dalle altre persecuzioni del nazifascismo e soprattutto dalla Resistenza espressa dalle forze della sinistra. È necessario discriminare fra vittima e vittima israelianizzando la Shoah e cortocircuitando la differenza fra ebreo d’Israele ed ebreo della Diaspora per proporre l’idea di un solo popolo non più tale per il suo legame libero e dialettico con la Torah, il Talmud e il pensiero ebraico, bensì un popolo tribalmente legato da una terra, da un governo e dalla forza militare.
Se come temo, questo è lo scopo ultimo dell’abbandono del fronte antifascista con il pretesto che accoglie la bandiera palestinese, la scelta non potrà che portare lacerazioni e sciagure, come è vocazione di ogni nazionalismo che non riconosce più il valore dell’altro, del tu, dello straniero come figura costitutiva dell’etica monoteista ma vede solo nemici da sottomettere con la forza.
Fonte: Il manifesto
Originale: https://ilmanifesto.it/la-perversione-del-senso-ultimo-del-25-aprile/
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Egregio signor Sindaco,
le scrivo a seguito della notizia circolata nella rete, che un’associazione di ebrei legata alla Comunità Ebraica milanese, attraverso il suo sito /www/.linformale.eu/, le ha chiesto, non si capisce a quale titolo, di adoperarsi per impedire la partecipazione alla prossima manifestazione del 25 Aprile, festa della Liberazione, al movimento BDS /(Boicotta Disinvesti Sanziona)/, calunniandolo con accuse false e infamanti. Il 25 Aprile ricorda e celebra si la memoria della lotta contro la barbarie nazifascista, ma irradia anche un insegnamento e un monito che cammina di generazione in generazione: il dovere di opporsi ad ogni oppressione per liberare ogni popolo oppresso da chiunque ne sia l’oppressore.
Per questa ragione, lo slogan più ripetuto nella manifestazione dell’antifascismo è “/Ora e sempre //Resistenza!/”, pertanto chiunque inalberi simboli che richiamano alla libertà e all’indipendenza dei popoli, è legittimo erede dei partigiani.
Signor Sindaco, io non mi permetto di chiederle di prendere posizione sul BDS,voglio solo sot toporle un’accorata sollecitazione a non prestarsi a legittimare un uso scellerato e strumentale dall’accusa di antisemitismo o di terrorismo contro BDS. L’unico scopo di tali falsità e quello di tappare la bocca, imbavagliare il pensiero e criminalizzare una militanza sacrosanta che si batte per i diritti di un popolo oppresso, i cui territori sono occupati, colonizzati da cinquantanni, le cui topografie esistenziali sono devastate, ai cui figli è negato il presente e il futuro, la cui gente è sottoposta a punizioni collettive e ad un autentico apartheid a causa del quale, i palestinesi subiscono un diuturno ed incessante stillicidio di vessazioni e patiscono la negazione sistematica della dignità sociale e personale.
Signor Sindaco, questa situazione tragica, violenta ed ingiusta, e denunciata con forza anche dalle voci più coraggiose della stampa e della società israeliana. A titolo di esempio riporto qui alcuni brani del discorso pronunciato davanti all’assemblea delle Nazioni Unite il 16 ottobre 2016 da Hagai El-Ad, direttore esecutivo del gruppo israeliano per i diritti umani /Bet’Tselem: “Ho parlato alle Nazioni Unite contro l’occupozione perché sono israeliano. Non ho un altro Paese. Non ho un’altra cittadinanza né un altro futuro. Sono nato e cresciuto qui e qui sarò sepolto: mi sta a cuore il destino di questo luogo, il destino del suo popolo e il suo destino politico, che è anche il mio. E alla luce di tutti questi legami, l’occupazione è un disastro.
[…] Ho parlato alle Nazioni Unite contro l’occupazione perché i miei colleghi di B’Tselem ed io, dopo così tanti anni di lavoro, siamo arrivati ad una serie di conclusioni. Eccone una: la situazione non cambierà se il mondo non interviene. Sospetto che anche il nostro arrogante governo lo sappia, per cui è impegnato a seminare la paura contro un simile intervento.
[…] Non ci sono possibilità che la società israeliana, di sua spontanea volontà e senza alcun aiuto, metta fine all’incubo. Troppi meccanismi nascondono la violenza che mettiamo in atto per controllare i palestinesi.
[…] Non capisco cosa il governo voglia che facciano i palestinesi. Abbiamo dominato la loro vita per circa 50 anni, abbiamo fatto a pezzi la loro terra. Noi esercitiamo il potere militare e burocratico con grande successo e stiamo bene con noi stessi e con il mondo.
Cosa dovrebbero fare i palestinesi? Se osano fare anifestazioni, è terrorismo di massa. Se chiedono sanzioni, è terrorismo economico. Se usano mezzi legali, è terrorismo giudiziario. Se si rivolgono alle Nazioni Unite, è terrorismo diplomatico.
Risulta che qualunque cosa faccia un palestinese, a parte alzarsi la mattina e dire “Grazie, Raiss” – “Grazie, padrone” – è terrorismo. Cosa vuole il governo, una lettera di resa o che i palestinesi spariscano? Non possono sparire.”.
L’antisemitismo, signor Sindaco, è stato ed è uno dei crimini più odiosi, farne uso di vergognosa propaganda al fine di legittimare politiche di oppressione contrarie ad ogni principio del diritto internazionale è infame. Proprio in occasione delle recenti polemiche, la comunità ebraica romana in una sua nota, ne ha rispolverato a pappagallo una versione inventata dal talento di Bibi Netanyahu: “L’Anpi sceglie di cancellare la Storia e far sfilare gli eredi del Gran Muftì di Gerusalemme che si alleò con Hitler con le proprie bandiere…” (la Repubblica 20/04/2016). Ovvero, chi inalbera la bandiera palestinese, simbolo dell’identità e della dignità di un popolo oppresso, sarebbe erede del Gran Mufti di Gerusalemme del tempo della Seconda Guerra Mondiale, noto per le sue simpatie filonaziste. Questo argomento se non fosse una vigliaccata sarebbe ridicolo e patetico, tanto più se serve come scusa alle istituzioni della Comunità Ebraica romana per non partecipare alla manifestazione a cui ha pieno titolo ad esserci ma non contro l’aspirazione alla libertà e all’indipendenza del popolo palestinese.
Da ultimo, signor Sindaco, mi permetto di rivolgermi a lei a titolo personale.
Se lei desse legittimità a chi vuole criminalizzare /BDS/, metterebbe anche su di me che ne sostengo il diritto, la libertà e la piena legittimità, lo stigma del terrorista antisemita. Mi permetto orgogliosamente di ricordarle,che sono ebreo per nascita, cittadino milanese da 68 anni, militante antifascista dall’età della ragione e che ho dedicato oltre quarant’anni a far conoscere e a celebrare i valori specifici e universali della cultura ebraica rappresentandoli in teatro, scrivendone e parlandone.
In questi ultimi anni per avere sostenuto i diritti del popolo palestinese, ho ricevuto ogni sorta di spietati insulti e maledizioni, ci ho un po’ fatto il callo, ma se, ancorché indirettamente, l’istituzione della mia città si unisse al coro, il vulnus colpirebbe non me ma i valori della tradizione antifascista e democratica della nostra Milano.
La ringrazio anticipatamente per l’attenzione che vorrà rivolgermi
Moni Ovadia
Il libro di Howard Blum dedicato alla brigata ebraica ha il sottotitolo: Vendetta, salvataggio e II guerra mondiale. Vendetta perché la brigata ebraica, di stanza a Tarvisio dopo il 25 aprile, si è dedicata a compiere esecuzioni stragiudiziali in Italia e Austria di ex militari tedeschi segnalati dai partigiani, o anche semplicemente di italiani di etnia tedesca. Per questo i comandi inglesi l’hanno trasferita in Belgio.
Salvataggio perché l’altro compito svolto da membri della brigata ebraica è stato quello di indirizzare in Palestina – organizzando una immigrazione illegale – ebrei scampati ai nazisti, che in gran parte avrebbero voluto emigrare in America.
Il ruolo che gli stessi ebrei della brigata hanno avuto subito dopo in Palestina nella lotta contro gli inglesi e contra la popolazione locale non ha bisogno di essere ricordata.
Ma chi se frega della Brigata Ebraica….
Caro Pino,
scuserai, ne sono sicuro, il titolo un tantino provocatorio con cui ho voluto titolare questo mio post.
Ma visto la piega che ormai sta prendendo la Festa del 25 Aprile, se in un futuro vi saranno ancora delle sfilate, credo che non sfigurerebbe pure la partecipazione del Gabibbo.
Il tempo è inesorabile in materia, e così come per esempio non si sfila più il 4 Novembre ,temo che il tutto si trasformi in una decorosa festa laica, ove sarà ammesso il tutto ed il suo contrario, purché eticamente sostenibile secondo i canoni della “morale corrente “, o meglio del “politicamente corretto”.
Il tempo dunque..ma pure la mancanza di protagonisti diretti.
Ancora mi ricordo i miei 4 Novembre scolastici anni 60, (tutti in piazza a ricordare la difesa sul Piave e sul Grappa, della Patria inopinatamente aggredita.. sic ! aggredita ) e poi i 25 Aprile.
Già di reduci del 4 Novembre all’epoca ve ne erano pochini, ed oggi siamo agli sgoccioli per quelli del 25 Aprile,( anzi mi chiedo quanti ve ne fossero di effettivi per la Brigata Ebraica ..)
Come tutti ben sanno gli italioti furono mediamente tutti fascisti ,appena prima che cominciassero a cadergli bombe in testa e poi mediamente tutti antifascisti e come dice un altro blogger erano fascisti nella misura in cui “..Poi, certo, per chi voglia, resta l’occasione di frugare nelle memorie dei propri padri e dei propri nonni, per trarre dalla storia quello che può tornarci comodo, chessò, l’apologo consolatorio che ci assicura della sicura punizione che tocca a chi confida troppo nell’amore che sembrano mostrargli quanti lo scelgono a sollevarli dalla preoccupazione di essere liberi e responsabili. ” (Malvino Blog )http://malvinodue.blogspot.it/
Aggiungo io ,liberi di continuare a fare affari e affarucoli nelle economie ante 2.0 o meglio 4.0.
Oggi , penso io, credo che la memoria possa solo tornare e non ne siamo poi tanto distante, dopo che molti menti potrebbero finire arrosto .. cito da 18 Brumaio : “..Non si tratta dunque di un pazzo alla Casa Bianca, ma dell’uomo giusto per l’attuazione di una precisa strategia. Proprio oggi, mentre gli Usa chiedono alla Corea del Nord di fermare i suoi test nucleari e missilistici minacciando un attacco militare, l’Air Force Global Strike Command lancerà un missile balistico intercontinentale a capacità nucleare (ICBM) dalla California attraverso il Pacifico. Una spettacolare e minacciosa prova di forza. Ci preparano a vivere tempi molto interessanti.http://diciottobrumaio.blogspot.it/2017/04/mentre-in-italia-si-e-alle-prese-con-il.html#more
Aggiungo ancora che a noi resta l’arduo compito di sperare, in rancoroso silenzio che unisce rassegnazione , insieme alla consapevolezza di avere ragione.
Caino
Appunto, chi se ne frega, ma mi permetto qualche dubbio, quesito, perplessita’ sulla questione ebraica (parafrasando Sartre….).
Cioe’ mi permetto di camminare su di un campo minato, anche se il blog e’ moribondo.
Ken Livingstone, considerato di estrema sinistra, e’ stato sospeso dal Labour qui in GB per avere detto un anno fa che Hitler appoggio’ o era favorevole al sionismo negli anni Trenta. E’ stato accusato di antisemitismo da piu’ parti.
David Ward, deputato Libdem (sinistra moderata direi) e’ stato radiato dal suo partito per avere detto tempo fa che gli ‘ebrei’ opprimono i palestinesi; di nuovo, accusa di antisemitismo.
I critici sostengono che non e’ possibile criticare Israele o i sionisti senza passare per antisemiti ipso facto. Ho simpatia per questa critica, ma la controcritica e’ che oggi l’antisemitismo si puo’ mascherare o giustificare con l’antisionismo (controcritica non mia, per la precisione).
Io osservo pero’ che l’antisemitismo e’ sempre esistito, e di sicuro non e’ morto con il processo di Norimberga. In sostanza, si potrebbe opinare che almeno alcuni sedicenti antisionisti avrebbero sentimenti antisemiti anche se Israele non esistesse. E cio’ potrebbe inckudere esponenti di sinistra; Umberto Eco notava anni fa che un antisemitismo di sinistra e’ sempre esistito in Europa.
Mi compiaccio, tra parentesi, che Macron ce la stia facendo in Francia contro Le Pen, o almeno me lo auguro. Una buona notizia per EU ed il mondo, dopo l’ infausto Brexit e l’elezione del terribile Trump.
Peccato che invece la Turchia diventi ufficialmente la dittatura del sultano Erdogan.
Saluti
Peter
Panda:
Per non essere soffocato dalla cianfrusaglia, adesso proverò a rammentare qualche verità impossibile da scordare. La prima è che la guerra civile conclusa nel 1945, ma con molte code sanguinose sino al 1948, fu un conflitto fra due minoranze. Erano pochi i giovani che scelsero di fare i partigiani e i giovani che decisero di combattere l’ ultima battaglia di Mussolini. Il «popolo in lotta» tanto vantato da Luigi Longo, leader delle Garibaldi, non è mai esistito. A perdere furono i ragazzi di Salò, i figli dell’ Aquila repubblicana. Ma a vincere non furono quelli che avevano preso la strada opposta. L’ Italia non venne liberata da loro. Se il fascismo fu sconfitto lo dobbiamo ad altri giovani che non sapevano quasi nulla di un Paese che dal 1922 aveva obbedito al Duce e l’ aveva seguito in una guerra sbagliata, combattuta su troppi fronti. La vittoria e la libertà ci vennero donate dalle migliaia di ragazzi americani, inglesi, francesi, canadesi, australiani, brasiliani, neozelandesi, persino indiani, caduti sul fronte italiano. E dai militari della Brigata Ebraica, che oggi una sinistra ottusa vorrebbe escludere dalla festa del 25 aprile.
Panda -> Pansa
Il Balistico (O il ballistico ) impenitente , di nuovo all’attacco !
Non ci si può permettere di fare delle considerazioni sugli ITTAGLIANI e sull’andazzo corrente di certa retorica “political corrett “, che i ” balistici” dell’altra sponda ne approfittano .
Su una cosa però il Balistico ha in parte ragione, la sconfitta dell’ 8 Settembre degli Ittagliani e del Fascismo oltre a ricordarci che L’Italia HA PERSO la guerra, con conseguenze che ancora oggi si fanno sentire e che, in gran parte, la guerra di liberazione fu “guerra civile” , meglio Lotta di classe in molte parti d’Italia.
L’unica guerra che può avere un minimo di senso .
Adesso ci tocca pure scoprire che ci liberò la Brigata Ebraica .
Ma per favore, ma per piacere !
caino
ps-Può pure essere che Eco abbia pure ragione, ma non è che per caso ,molti identificassero gli ebrei (tout court) con certo Capitalismo finanziario , tanto di moda di questi tempi ,ma già attivo (eccome) all’epoca ?
Una di quelle Notizie che raramente vengono commentate sui TG nazionali…e poi dai vari ” Tolche sciov ”
ACCADE OGGI IN ITALIA !
http://www.informasicilia.it/2017/04/22/pestato-aver-offeso-santagata-facebook/#.WQM4kIVOLVI
Ma nemmeno questo articolo cita quello che il ragazzo aveva scritto effettivamente su Facce e bucche
Sostanzialmente aveva scritto che non capiva questo fervore spropositato per una statua portata in processione, che ha occhi ma non vede , orecchie ma non sente, bocca ma non parla !
Pure il Vescovo alla pari di un qualsiasi Iman ,in parte giustifica, dicendo che fu “offesa grave”..in fondo, tradotto in parole povere ..se l’è cercata..!
Da un singolo episodio come questo , in fondo si possono pure comprendere molte cose ,di carattere più generale..
caino
Caro signor Popeye,
mi fa piacere che lei ogni tanto partecipi ancora al nostro moribondo (Peter ha, purtroppo, del tutto ragione) blog.
Sembrerebbe che il messaggio da lei inviato abbia come autore Giampaolo Pansa, che come tutti sanno ha un valore storico uguale a zero ma un livore ormai dichiaratamente di destra proporzionale al suo essere stato in passato di sinistra. Un altro che ha saltato il fosso: dall’area progressista a Belpietro e Feltri!…
Tuttavia lo scritto del Pansa l’ha inviato lei (e sarebbe stato meglio riportarne anche gli estremi; per esempio: letto su La verità di oggi) e quindi presumo che lei lo condivida. Risponderò quindi a lei e non al Pansa.
Come tutti sanno, il valore principale della Resistenza non fu tanto quello militare ma soprattutto quello politico. E’ proprio grazie alla Resistenza che l’Italia non è stata trattata come un paese vinto e complice della Germania nazista ma come un paese che aveva fatto molto per riscattarsi da un passato vergognoso. Questo valore della Resistenza rimane.
Che lei non lo capisca o non lo veda mi sembra del tutto ovvio, lei ha posizioni di estrema destra (a mio modo di vedere) e quindi non potrebbe in ogni caso accettare come fatto positivo e di fondamentale importanza la ribellione di un popolo, neppure contro i nazisti. Penso che lei tendenzialmente preferirebbe perfino i nazisti alla sinistra. Che però non lo veda il Pansa è solo indice di una svolta a destra fuori dalla realtà storica.
Tuttavia sul piano strettamente militare i circa 80-100.000 partigiani hanno impegnato una decina di divisioni tedesche che, impegnate in Romagna, avrebbero reso la vostra avanzata molto più difficile e costosa, per dire che un valore militare comunque ci fu, come fu riconosciuto dagli stessi generali alleati.
Il fatto è che lei, a mio modo di vedere, nel suo livore di destra ha una visione estremamente limitata e meccanica della realtà: gli alberi li vede ma la foresta le sfugge (o se preferisce: vede bene il dito ma non riesce a vedere anche la luna)… La vittoria militare l’hanno sicuramente determinata gli alleati – prendiamo quest’affermazione per buona anche se non lo è completamente – ma la libertà quella l’hanno invece conquistata i partigiani. Tant’è che noi non siamo diventati un paese militarmente occupato come invece furono la Germania ed il Giappone.
Quanto alla Brigata Ebraica, le ragioni dell’opposizione al suo partecipare alle manifestazioni del 25 aprile non si rifanno, naturalmente, alla loro partecipazione alla lotta ai nazisti ma alla politica che lo stato d’Israele ha successivamente adottato contro i palestinesi, che rimangono, ora come settant’anni fa, a casa loro.
Se si vuol essere di sinistra non si può stare dalla parte dello stato d’Israele e le manifestazioni del 25 aprile rimangono manifestazioni di sinistra.
Ognuno stia dalla parte che gli spetta: la sinistra con la sinistra, lei, il Pansa e la Brigata ebraica dall’altra parte.
Un cordiale saluto U.
Questo è il link che riporta l’intero articolo del quale Popeye ha inserito come commento solo una parte:
http://www.liberoquotidiano.it/news/opinioni/11782562/Pansa–tutte-le-falsita-sulla.html
Ovviamente la Resistenza NON fu quella meraviglia iconizzata non solo in occasione del 25 aprile. Come tutte le storie di violenza degli esseri umani è ANCHE un concentrato di orrori, che Pansa riporta nei suoi libri e cita in questo articolo. Ma la stessa revisione demitizzante si potrebbe fare di TUTTE le Storie che fanno parte della Storia, a partire dall’impero romano del quale tanto ci gloriamo. Anzi, a partire dai racconti delle bibbia, che invece di essere gettata dalla finestra, come suggeriva saggiamente l’ebreo Baruch “Benedetto” Spinoza, è ala base delle tre religioni monoteiste, il che aiuta a spiegare gli orrori da essere compiti. E a finire alla stessa Brigata Ebraica, che per i suoi eccessi di vendette in Italia venne infine trasferita in Belgio.
Forse che la Rivoluzione Francese è stata una festa di beneficienza? Quanti innocenti sono stati uccisi? Eppure senza Rivoluzione Francese saremmo ancora privi di diritti e di libertà, costretti ancora a leccare il culo ai nobili e al clero.
Forse che l’Unità d’Italia è stata raggiunta senza orrori? Forse che Garibaldi e i garibaldini erano dei gentiluomini? Forse che i piemontesi che unificarono l’Italia non erano ANCHE dei grandi mascalzoni? Basti pensare alla loro infame legge Pica, con la quale era autorizzato qualunque eccesso e qualunque violenza e delitto delle truppe savoiarde nel sud Italia.
Forse che la nascita dell’attuale Stato di Israele non è stata accompagnata anche da una serie di orrori, violenze, delitti e terrorismi da parte dei suoi fondatori e abitanti? Per rendersene conto basta leggere il libro La pulizia etnica della Palestina, scritto da Ilan Pappe, docente ebreo di Storia in Università israeliana e all’epoca ancora israeliano.
Quando si comincia a mettere l’accento sulle cose orrende compiute da rivolgimenti storici che sono serviti ad aumentare lo sviluppo, il progresso e i diritti delle persone e delle società significa che volge alla fine l’epoca partorita da quei rivolgimenti. Come tutti gli amori, anche le nuove epoche iniziano con entusiasmo e prima o poi finiscono, purtroppo spesso col ripudio o con gli odi. Il lato triste e grottesco di questa nostra fine d’epoca è che per farla morire viene presa a pretesto la Brigata Ebraica, il cui peso militare è stato trascurabile, pressoché nullo (5 mila uomini e una 50ina di morti in Italia), e la cui storia non è poi così gloriosa come si vuol far credere, come si legge nel libro di Howard Blum , “La Brigata. Una storia di guerra, di vendetta e di redenzione”. Non è certo un caso se si tace che la Brigata Ebraica è nata come Brigata Palestinese, composta sia da ebrei che da musulmani palestinesi, e che si tace anche che da Palestinese divenne solo Ebraica, con il licenziamento dei battaglioni composti da musulmani, grazie alla pressione su Winston Churchill dell’Agenzia Ebraica, ben decisa a indebolire i musulmani per arrivare infine alla fondazione di uno Stato – l’Israele di oggi – comandato esclusivamente da ebrei.
Se la Brigata Ebraica non fosse esistita nulla avrebbe comunque impedito o ritardato la sconfitta del fascismo e la vittoria degli eserciti alleati e della Resistenza. Mentre se la Brigata Ebraica non fosse esistita e fosse invece rimasta ciò che era alla nascita, cioè la Brigata Palestinese, la storia della Palestina del Mandato Britannico e della Palestina/Israele oggi sarebbe meno tragica.
Come si vede, la totale ignoranza dei fatti storici DIMOSTRA che entrambi i fronti di questa miserabile polemica, nata per uccidere il 25 Aprile, sono animati solo da pregiudizio e fanatismo, da ignoranza appunto.
x Uroburo
Sulla sua risposta a Pansa/Popeye possiamo anche essere d’accordo, ma le ricordo che nella sostanza se non nella forma quello di Pansa e’ paro paro il punto di vista della sua cara amica Sylvi, anche se e’ da tempo che Sylvi non lo esprime e resta opportunamente silente (cosa molto strana dato che di norma tiene banco su ogni argomento, dall’alto del suo impareggiabile quiescente magistero).
Senza polemica, l’unica differenza sarebbe, a riprova della mia buona memoria, che per Sylvi l’Ottava Armata britannica non ebbe ovviamente alcun peso nella liberazione del suo beneamato Friuli, il quale venne per lei liberato dai pecorai neozelandesi che evidentemente si intendevano perfettamente a gesti cogli astuti montanari carnici, mentre i titini un simile idillio non se lo sognavano neppure.
Mi dispiace, ma tanto le dovevo e tanto le do.
La guerra o guerriglia partigiana ebbe certo il suo peso politico e militare. Ma un certo peso politico lo ebbe anche il patetico voltafaccia del re e dei suoi generali nel 43, che dichiararono addirittura guerra alla Germania a guerra perduta. Questo indusse non pochi militari a disertare e pasare dai partigiani. Nulla di simile si ebbe mai in Giappone o in Germania, dove la guerra continuo’ ad oltranza.
Un saluto
Peter
Caro Peter,
la Silvy ha le sue idee ed io le mie. Com’è noto a tutti visto che proprio qui sul blog siamo stati in disaccordo quasi su tutto.
Il che non toglie che si possa condividere altre cose al di fuori delle opinioni storiche o politiche, che sarebbe poi quello che è capitato tra me e la Silvy.
Non ho invece capito il senso dell’ultimo capoverso.
un saluto U.
Il senso era che se il mikado si fosse dato la sveglia prima dicendo che l’esito della guerra ‘non era necessariamente favorevole’ senza bisogno di due bombe atomiche per farglielo intendere, probabilmente la sorte del Giappone non sarebbe stata troppo diversa da quella toccata all’Italia.
P.
Ahh ecco… Può darsi, ma l’imperatore (che sarebbe forse più esatto chiamare Tenno) aveva scarsissimi poteri e l’esercito, a differenza della marina, seguiva Tojo.
Da qui l’ipotesi che l’inusuale uccisione di Yamamoto avesse come suo inconfessabile obiettivo proprio la prosecuzione della guerra fino alla fine.
Quanto alle due (sottolineo: due!) atomiche, sul piano militare (relativo cioè alla guerra nippo-americana) non avevano alcun valore visto che il Giappone aveva in tutti i modi segnalato di voler porre fine al conflitto. Ma erano indispensabili, ad un mediocre come Truman, per mandare un segnale a Mosca. Che infatti capì benissimo ed incominciò immediatamente studi e ricerche per arrivare allo stesso risultato, giungendoci in soli cinque anni. Vantaggio che venne del tutto annullato con la bomba all’idrogeno che i russi riuscirono a realizzare solo pochi mesi dopo l’Useggetta.
Da allora il mondo ha avuto un lungo periodo di pace, basato proprio sul cosiddetto “equilibrio del terrore”, che non è detto debba durare ancora per molto…. Soprattutto con gli attuali chiari di luna trumpiani. Speremmm ….
Un saluto U.
x Uroburo
A dire il vero il mondo NON ha avuto un lungo periodo di pace, ma una lunga serie di guerre civili, militari, di liberazione e colpi di stato fuori dagli Usa e dall’Europa occidentale, dalla guerra di Corea e del Vietnam fino alle guerre civili in centro e sud America, in Indonesia, in Congo, in Kenia, in Algeria, in Libia, nei Paesi arabi, in Palestina. I golpe filo Usa e dagli Usa finanziati e organizzati per tenere in sella militari servi e sanguinari non si contano. Più alcune invasioni Usa a Grenada, in Iraq, Afganistan, ecc., e sovietiche in Ungheria e Polonia, oltre alle guerre civili di secessione in Urss prima e in Russia dopo, con la coda in Ucraina e dintorni. Ora ci sono i mattatoi siriani, libici, e gli altri in arrivo.
Noi siamo nell’occhio del ciclone, che come si sa ha unacalma precaria. Ciclone oltretutto organizzato anche da noi…
In totale, qualche altro milione di morti. Altro che “lungo periodo di pace”!
Un saluto.
pino
P. S. Il blog è moribondo o morto come commenti. Come numero di lettori invece è in salute stazionaria.
Caro Pino,
certo in questi più di settant’anni ci sono state tante guerre, più o meno sanguinose. Ma un conflitto generale non c’è stato e sono stati ben pochi i periodi nella storia dell’umanità (almeno da quando esiste una storia) che hanno avuto un analogo risultato. Di solito i conflitti tra le grandi potenze non hanno mai avuto periodi di sosta tanto lunghi.
Io penso che una delle cause sia stato appunto l’equilibrio del terrore. Che a me è sempre sembrato una cosa altamente positiva.
Speriamo che il mondo futuro veda la nascita di un equilibrio di varie potenze (cinque o sei) nessuna delle quali in grado di imporre il suo volere a tutte le altre. Se così sarà ci risparmieremo nuove guerre generalizzate, con grande vantaggio di tutti. Speremm.
Certo che se quei dilettanti degli europei si mettessero a creare una federazione europea sarebbe meglio per tutti, soprattutto se fosse un’Europa pacifica e poco revanscista. Che vuol dire difendere i propri veri interessi nel rispetto anche di quelli altrui; o almeno di quelli vitali, la cui violazione comporterebbe un rischio di guerra.
Un saluto U.
E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
BUONA LETTURA.