1) Le banche sono sempre senza regole 2) Coinvolgere i capitali privati nella ricostruzione post terremoto 3) Russia e Giappone lavorano assieme: e l’Europa? 4) Le chiacchiere della FED 5) Il sistema bancario è sempre in bilico
Banche: multe miliardarie ma mancano le regole
Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**
La recente richiesta del Dipartimento di Giustizia americano alla Deutsche Bank di pagare una multa di 14 miliardi di dollari per chiudere il contenzioso negli Usa sulla ‘frode’ dei mutui subprime, e dei relativi derivati finanziari, ha una rilevanza che va ben oltre la cifra stessa.
Nel frattempo, sempre sulla stessa questione, quasi tutte le banche internazionali too big to fail sono state chiamate a pagare altrettante multe miliardarie: nel 2013 la JP Morgan per 13 miliardi di dollari, nel 2014 la Citi Bank per 7 miliardi e la Bank of America per circa 17 miliardi, e poi la Goldman Sachs per 5,1 miliardi, la Morgan Stanley per 3,2 miliardi…
Sono cifre importanti che pongono una serie di domande pressanti e inquietanti. Quanto hanno incassato le banche negli anni della ‘bonanza’, se sono disposte a pagare decine di miliardi? Si può presumere che abbiano incassato centinaia di miliardi, ingigantendo a dismisura i loro bilanci tanto da superare persino quelli di molti Stati. Non solo dei più piccoli o meno industrializzati.
Inoltre, il danno prodotto all’intero sistema economico e finanziario globale è stato devastante. Si stanno ancora pagando gli effetti della recessione che ne è derivata. E’ ormai convinzione diffusa che sia stata proprio la grande speculazione sui mutui sub prime e sui derivati connessi a scatenare la più grande crisi finanziaria della storia.
Con spregiudicatezza e arroganza le grandi banche hanno giocato forte ai ‘casinò della speculazione’ usando ‘fiches’ non di loro proprietà, ma quelle dei risparmiatori, delle imprese e persino dei governi. E dopo il disastro hanno chiesto di essere salvate dalla bancarotta con i soldi pubblici!
Quanto ci sono costate la speculazione e la crisi? E’ molto complicato cercare di quantificarne i danni e le perdite che hanno prodotto alle economie e alle popolazioni di tutti i Paesi colpiti. Sono sicuramente immensi, tanto quanto le responsabilità dei principali attori.
Se si tratta di frodi conclamate, come è possibile che, con il semplice pagamento di una multa, i responsabili vengano sollevati da qualsiasi condanna civile e penale? Perché non vi è mai una responsabilità anche personale dei manager implicati? D’altra parte le multe sono di fatto pagate dai correntisti e dai clienti delle banche in questione.
Tutto ciò fa sì che i cittadini perdano ulteriormente fiducia nella giustizia percependo, come nelle società prima delle repubbliche sovrane, l’esistenza di due o più mondi: uno per i semplici mortali sottoposti e spesso tartassati da una miriade di leggi e l’atro, quello degli ‘dei dell’Olimpo’, dove si fanno regole e leggi su misura.
La questione più importante ovviamente riguarda la riforma del sistema bancario. La propensione ad un rischio incontrollato e illimitato è stata la molla della degenerazione dell’intero sistema. Le domande fondamentali, quindi, non riguardano solo il passato, ma soprattutto il presente e il futuro. Sono stati solo comportamenti sbagliati? Sono state introdotte nuove regole più virtuose? Sono stati messi a punto controlli opportuni? Purtroppo non ci sembra che si possano dare risposte incoraggianti a tali semplici domande.
Anche l’Unione bancaria europea non sembra andare a fondo nella questione. Garantire maggiori capitali e riserve per far fronte ad eventuali nuove crisi è giusto, ma non affronta la questione alla radice.
Fintanto che non si decide di introdurre una netta separazione bancaria, come quella della Glass-Steagall Act negli Usa dopo la crisi del ’29, che distingua le banche commerciali da quelle di investimento, proibendo alle prime di operare sui mercati speculativi, e fino a quando non si stabiliscono limiti ferrei ai derivati finanziari, le grandi banche too big to fail, purtroppo, si sentiranno autorizzate ad operare come sempre, business as usual.
Tutto ciò non depone bene anche per le grandi manovre bancarie che riguardano il nostro Paese, non solo il Monte Paschi di Siena ma anche la Banca Popolare di Vicenza, la Veneto Banca, la Banca Etruria, ecc.
In Italia purtroppo non si fa mai tesoro delle esperienze del passato. Si ha memoria corta. Eppure solo qualche decennio fa si verificarono i dissesti del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli. E agli inizi del 2000 vi furono le vicende della Parmalat, dei bond argentini, della Banca 121. Nonostante il puntuale documento finale della Commissione di Indagine parlamentare, nessuno ne ha tenuto conto: né la Banca d’Italia, né la Consob, né i governi.
*già sottosegretario all’Economia **economista
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Come coinvolgere anche capitali privati nella ricostruzione e messa in sicurezza del territorio
Bond per la messa in sicurezza del territorio
Mario Lettieri* Paolo Raimondi**
Le devastazioni e la perdita di tante vite umane, a causa dei disastri che ripetutamente colpiscono il territorio del nostro Paese, naturalmente provocano emozioni forti, suscitano diffusa solidarietà e spingono gli stessi governanti ad assumere impegni. Ciò è quanto è accaduto anche a seguito del recente terremoto.
In verità la messa in sicurezza anti sismica è un problema antico che riguarda la gran parte del territorio italiano. La semplice ricostruzione delle aree colpite e la ristrutturazione anti sismica in tutto il territorio nazionale interesserebbero non meno di 12 milioni di unità abitative con investimenti prevedibili di circa 100 miliardi di euro.
Se si aggiungesse anche l’improcrastinabile intervento di stabilità idrogeologica dell’intero Paese, allo scopo di evitare le continue e devastanti alluvioni, frane e altri deterioramenti del territorio, bisognerebbe aggiungere almeno altri 40-50 miliardi di investimenti.
Indubbiamente si tratta di cifre molto importanti. Soprattutto se si considerano anche i costi delle perdite di vite umane e delle distruzioni di proprietà e di ricchezze provocate dai vari cataclismi.
Secondo l’ufficio studi della Camera dei Deputati in 48 anni sarebbero stati spesi circa 121 miliardi di euro per ricostruire ciò che i terremoti hanno distrutto!
Ovviamente il ruolo dello Stato, anche in questi casi, è insostituibile. Non c’è libero mercato che tenga. E’ compito dello Stato garantire la sicurezza ai propri cittadini. Perciò è sacrosanto, come fa il nostro presidente del Consiglio dei ministri, chiedere che gli investimenti per la ricostruzione e per la messa in sicurezza del territorio siano posti fuori dai ristretti parametri del Trattato di Maastricht.
La dimensione degli investimenti richiesti non potrebbe essere soddisfatta da una semplice flessibilità di bilancio!
Lo Stato, secondo noi, potrebbe emettere specifiche “obbligazioni per la ricostruzione” al fine di creare liquidità da destinare esclusivamente alla realizzazione del programma di investimenti. Potrebbe essere la Cassa Deposti e Prestiti a farsene carico, al fine di non farli rientrare nell’alveo del debito pubblico. Del resto la stessa Germania usa in tale senso la sua Kreditanstalt fuer Wiederaufbau, la gigantesca banca di sviluppo tedesca che, con attivi per oltre 500 miliardi di euro, è da sempre considerata fuori dal bilancio statale. La KFW è stata il motore della ricostruzione e dello sviluppo dell’economia tedesca.
Tale scelta non potrebbe che essere condivisa perché, come noto, il debito sarebbe strettamente legato a politiche di sviluppo che creano non solo unità abitative sicure ma anche produzione, occupazione, aumento della produttività e maggiori introiti fiscali. Così lo stesso debito iniziale verrebbe in parte ripagato e creerebbe allo stesso tempo nuova ricchezza.
Ai sottoscrittori delle obbligazioni si potrebbe estendere la garanzia dello Stato fino al valore di 100.00 euro, così come avviene per i conti correnti bancari. Sarebbe una forma di forte incentivazione.
Importante che detti titoli siano di lungo termine, almeno 10 anni, con capitale nominale garantito, ad un tasso di interesse basso ma comunque superiore al tasso zero di oggi.
Un secondo strumento per sostenere i menzionati investimenti potrebbe essere simile a certi contratti di assicurazione sulle vita. Il risparmiatore verserebbe un capitale, ad un tasso di interesse stabilito, mantenendolo bloccato per un certo numero di anni. Alla scadenza avrebbe diritto alla restituzione del capitale investito più gli interessi maturati, oppure ad una rendita commisurata. In questo caso non si avrebbe alcuna emissione di obbligazioni ma si tratterebbe di “assicurazioni sulla stabilità del territorio”. Anche questo strumento potrebbe essere gestito dalla stessa CDP.
Per incentivare tali “polizze assicurative”, lo Stato potrebbe anche qui offrire una garanzia fino a 100.000 euro e altri eventuali incentivi.
Purtroppo i governi preferiscono creare un debito anonimo, e non mirato a settori specifici di intervento, perché in questo modo possono gestirlo come meglio credono, anche per coprire altri buchi di bilancio. Ma il disegno che dovrebbe stare alla base delle messa in sicurezza dell’intero territorio rappresenta una grande sfida ma anche l’opportunità di indirizzare e programmare l’economia in un modo differente dal passato, compatibile con la difesa della natura e dell’ambiente.
Naturalmente i controlli di qualità, di trasparenza e di rispetto delle regole sono fondamentali per la riuscita del progetto. Così come è indispensabile il coinvolgimento delle popolazioni interessate.
*già sottosegretario all’Economia **economista
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A Vladivostok Russia e Giappone lavorano insieme. E l’Europa?
Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**
Non deve sorprendere se la dichiarazione finale del recente summit del G20 tenutosi a Hangzhou in Cina è la solita retorica piena di belle parole e buone intenzioni. Come al solito sono gli Usa, anche con il sostegno non sempre entusiasta dell’Ue e dei Paesi europei, a dettarne il contenuto.
Ciò stride non poco con gli interventi propositivi e concreti di alcuni altri attori, non ultimi la Cina, la Russia e il Giappone.
Il presidente cinese Xi Jinping, alle mere enunciazioni, ha contrapposto i grandi progetti in corso di realizzazione, i corridoi di sviluppo infrastrutturale della Silk Road Economic Belt, che collegheranno l’Oceano Pacifico a quello Atlantico e all’Europa, e quelli della 21st Century Maritime Silk Road,la strada marittima che collegherà la Cina all’India e oltre. E’ importante rilevare che in merito l’Asian Infrastructure Investment Bank è già molto attiva con le sue grandi linee di credito.
Nelle sue parole Xi ha legato la realizzazione di questi grandi progetti e la costruzione di numerose zone di libero scambio sul territorio cinese con l’intenzione di rendere il renminbi una forte moneta internazionale nel quadro di un necessario miglioramento della governance economica globale .
Presentando il programma “Blueprint on Innovative Growth” ha delineato con chiarezza i settori prioritari del nuovo sviluppo globale, tra cui “l’innovazione, una nuova rivoluzione scientifica e tecnologica, la trasformazione industriale, l’economia digitale e l’interconnessione delle reti infrastrutturali”.
Per chiarire lo stato reale dell’economia produttiva cinese egli ha ricordato che, nel primo semestre dell’anno, essa è cresciuta del 6,7%.
La pochezza e la scarsa portata del summit balzano con nettezza se si considerano i risultati del Forum Economico di Vladivostok tenutosi il giorno prima tra il presidente Putin, il primo ministro giapponese Shinzo Abe, il presidente della Corea del Sud, la signora Park Geun-hye e l’ex pm australiano Kevin Rudd.
Putin ha presentato il suo programma più ambizioso, quello di trasformare il Far East nel centro dello sviluppo sociale ed economico della Russia. Tra i progetti illustrati ci sono la realizzazione congiunta di un “super ring” di infrastrutture energetiche che metterà in relazione Russia, Cina, Corea e Giappone, la costruzione di infrastrutture di trasporto trans-euroasiatiche e regionali, quali i corridoi Primorye 1 e 2 che collegheranno le regioni cinesi del nord e i porti russi, nonché la costruzione della sezione russa della nuova Via della Seta che dovrebbe collegare la Cina all’Europa. Putin ha lanciato ai suoi interlocutori l’idea di realizzare un polo internazionale per le scienze, l’istruzione e le tecnologie sull’isola di Russky di fronte al porto di Vladivostok dove si prevede anche una grande zona di libero scambio.
Sono progetti concreti di indubbia rilevanza che sollecitano ulteriori coinvolgimenti, anche europei, per accelerare la ripresa della crescita globale.
Per simili grandi lavori la Russia ha già creato un Far East Development Fund che concederà prestiti al tasso di interesse del 5%, meno della metà del tasso di sconto della Banca centrale russa. Certamente è importante l’accordo siglato con la grande Japan Bank for International Cooperation per finanziare i progetti relativi al porto di Vladivostok che vedono la partecipazione di imprese giapponesi.
Tra le altre iniziative concrete c’è il fondo di sviluppo russo-cinese per investimenti nel settore agroalimentare.
L’importanza delle joint venture russo-coreane, in particolare quelle negli investimenti di Vladivostok, è stata sottolineata dalla presidente coreana, signora Park, anche in vista dell’apertura del passaggio artico della Northen Sea Route. Ha ricordato inoltre che la politica di isolamento è fondamentalmente sbagliata. Lo dimostrano le esperienze del passato come quella della Grande Depressione quando l’aumento dei dazi da parte di molti Paesi provocò una riduzione del 40% del commercio in 4 anni.
Dal resoconto del Forum emerge tuttavia che l’intervento politico più pregante sembra quello pronunciato da Shinzo Abe che ha detto: “Trasformiamo Vladivostok nella porta che unisce l’Eurasia con il Pacifico”. In verità i rapporti e le joint venture tra i due Paesi si sono fortemente consolidati tanto che il governo giapponese ha creato uno specifico Ministero per la cooperazione economica russo- giapponese.
Al Forum di Vladivostok l’Unione europea e i Paesi europei erano totalmente assenti, evidenziando ancora una volta, come sottolineato anche da Romano Prodi, “il momento più basso del cammino dell’Europa verso il processo di armonizzazione tra gli Stati”.
Il Giappone invece sta dando una grande lezione di politica, non solo economica. Certo, sotto la pressione americana aderì alle sanzioni contro la Russia, ma ora Tokyo si muove in modo del tutto indipendente.
Il continente euroasiatico è per metà europeo, come evidenzia il nome. E’ lecito chiedere quando l’Europa si emanciperà e assumerà il ruolo che dovrebbe naturalmente avere rispetto ai nuovi scenari economici e geopolitici che si stanno profilando?
*già sottosegretario all’Economia ** economista
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La Fed continua con le politiche monetariste del Qe
Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**
L’oracolo di Jackson Hole ha parlato per bocca del governatore della Federal Reserve, la signora Janet Yellen. Ma come sempre, dai tempi di Delfi in poi, non è stato molto chiaro. Sì, forse, ma anche no, sulla possibilità di un piccolo ritocco, un rialzo del tasso di sconto da parte della banca centrale americana.
Organizzato come ogni anno alla fine di agosto dalla Fed di Kansas City, il convegno di banchieri ed esperti internazionali era spasmodicamente atteso da tutti gli operatori finanziari del mondo. Conoscere le future intenzioni monetarie americane, come noto, è da sempre un fatto cruciale per i mercati per poi prendere le decisioni sulle grandi operazioni finanziare. Naturalmente anche quelle speculative.
Nella sua analisi, Janet Yellen ha riconosciuto che la persistente debolezza nella ripresa degli investimenti, la bassa produttività e la troppo alta propensione al risparmio frenano l’economia, nonostante l’aumento dell’occupazione registrato anche negli ultimi tre mesi negli Usa.
I differenti e molteplici indicatori economici non permettono, quindi, di affermare con chiarezza se ci sia l’intenzione di aumentare il tasso di interesse, come in precedenza ventilato anche nei documenti ufficiali del Federal Open Market Committee della Fed.
La lettura delle proiezioni e degli scenari elaborati dalla stessa banca centrale indicherebbe un 70% di probabilità che esso possa variare tra lo 0 ed il 4,5% entro la fine del 2018! E’ una vaghissima stima che non giustifica affatto l’aver scomodato centinaia di importanti esperti. La ragione di tale vaghezza sarebbe ovviamente da ricercare nell’andamento dell’economia che spesso è colpita da rivolgimenti imprevedibili. Perciò “quando avvengono forti choc e l’andamento economico cambia, la politica monetaria deve adeguarsi”, ha affermato la Yellen.
Si spera che non sia questo il suo vero oracolo.
Leggendo con più attenzione il suo discorso vi è comunque un messaggio molto chiaro: continuare senza limiti di tempo la politica monetaria accomodante del Quantitative easing.
In merito si consideri che, secondo una ricerca della Bank of America, il totale delle politiche di Qe condotte dalle banche centrali a livello mondiale ammonterebbe a 25 trilioni di dollari.
Sul piano concreto la Fed ha anzitutto deciso di mantenere i titoli, compresi quelli più complessi e quindi potenzialmente pericolosi come gli abs, che ha acquistato negli anni passati, liberando così le banche dai loro titoli rischiosi e fornendo maggiore liquidità all’intero sistema bancario.
In questo contesto la Yellen riconosce che il bilancio della Fed è passato da meno di un trilione a circa 5 trilioni di dollari e ritiene pertanto che una sua riduzione potrebbe avere delle conseguenze imprevedibili sull’economia.
E’ evidente che per il governatore americano la politica di acquisto di titoli e di “guidance” resterà una componente essenziale della strategia complessiva della Fed. Per “guidance” si intende anche l’annuncio che il tasso di interesse potrebbe restare vicino allo zero per un lungo periodo di tempo. Più che di economia monetaria trattasi di una politica della comunicazione!
Ma l’annuncio più importante è quello di voler prendere in considerazione l’utilizzo anche di nuovi strumenti d intervento monetario, tra cui quello di allargare il raggio di acquisto di titoli e di altri asset finanziari. Ciò inevitabilmente potrebbe voler dire l’acquisto di titoli e derivati ancora a più alto rischio. Si considererà anche la possibilità di alzare il target del tasso di inflazione dal 2 al 3%, allungando così i tempi di applicazione del Qe. Allo stato non ci sembra una prospettiva rosea.
Tuttavia la Yellen deve ammettere che una prolungata politica del tasso di interesse zero potrebbe incoraggiare le banche e gli altri operatori finanziari a intraprendere operazioni eccessivamente rischiose.
Si calcola che il Qe ha determinato che titoli per circa 11 trilioni di dollari oggi siano a tasso zero o negativo. Trattasi di circa il 20% del debito sovrano mondiale! Un terzo di tutti i titoli di debito pubblico globale emessi nel 2016 sono stati ad un tasso negativo.
E’ chiaro che la continuazione delle politiche monetarie accomodanti riflettono “la paura che siamo di fronte ad un prolungato periodo di stagnazione economica secolare”, come ha ammesso persino Stanley Fisher, il vice presidente della Fed.
E’ evidente, quindi, che il tasso di interesse zero non sempre si rivela efficace nel sostegno alla ripresa e alla crescita.
Per questa ragione, senza iattanza, da sempre noi ribadiamo la necessità che i governi non lascino alla politica monetaria e alle banche centrali il compito di rimettere in moto l’economia, ma se ne assumano essi la piena responsabilità decisionale. Servono politiche di investimento di partenariato pubblico privato nei campi delle infrastrutture, delle nuove tecnologie. In Italia anche nel campo della messa in sicurezza del territorio sempre più minacciato da inondazioni, frane, dissesti idrogeologici e terremoti, come dimostrano i drammatici recenti disastri di Amatrice e della vasta area laziale-marchigiana-umbra.
*già sottosegretario all’Economia **economista
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Continue difficoltà del sistema bancario internazionale, nonostante la pausa estiva.
Il sistema bancario sempre in bilico
Mario Lettieri* e Paolo Raimondi **
Dopo le grandi agitazioni nel mondo bancario internazionale provocate dagli stress test, le vacanze estive sembra abbiano creato un’ovattata atmosfera di apparente tranquillità. Ma, osservando con più attenzione i processi finanziari in corso, l’emergenza resta sempre dietro l’angolo.
Non solo per quanto riguarda il futuro della MPS, della Veneto Banca e di altre banche in Italia.
Negli Usa, per esempio, la componente repubblicana del Comitato per i Servizi Finanziari della Camera dei Deputati ha recentemente presentato un dossier sul coinvolgimento della grande banca inglese, la Hong Kong Shanghai Bank Corporation (HSBC), nel riciclaggio dei soldi provenienti dal traffico di droga operato dal cartello messicano di Sinaloa e da quello colombiano del Norte del Valle.
Sono stati documentati ben 881 milioni di dollari “lavati” dai narcotrafficanti nel sistema bancario americano. Quella emersa e documentata dalle indagini in realtà è solo una piccola parte dell’enorme business che si è sviluppato, in modo incontrastato, per anni.
Durante le indagini, iniziate nel 2013, la HSBC aveva ammesso il crimine e accettato di pagare una multa di circa 2 miliardi di dollari.
Il rapporto accusa in particolare il Dipartimento di Giustizia americano di avere bloccato il processo contro la banca, anche su pressione della Financial Services Authority, l’equivalente inglese della Consob, in quanto “ esso avrebbe potuto avere serie conseguenze per il sistema finanziario”.
E’ un’accusa molto forte che la dice lunga sull’opacità di certe operazioni fatte da importanti attori del sistema bancario americano e inglese. Soprattutto sulla capacità delle ‘too big to fail’ di influenzare le decisioni delle istituzioni finanziarie di controllo e addirittura di quelle dei governi. L’opacità naturalmente si estende anche a molte altre operazioni finanziarie e ai bilanci delle banche che spesso non riflettono il loro vero stato di salute. Nonostante gli stress test.
Anche in Europa sono in corso alcune complesse operazioni bancarie, in particolare in Germania. All’inizio di agosto l’indice borsistico europeo Stoxx Europe 50 ha rimosso dal suo listino la Deutsche Bank e il Credit Suisse per evitare che il livello dell’indice fosse influenzato negativamente dalle continue perdite di valore delle azioni delle suddette banche.
Attraverso le pagine del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, Martin Hellwig, un importante economista dell’istituto tedesco di ricerca Max Planck, ha addirittura ventilato l’ipotesi della necessità di una nazionalizzazione della Deutsche Bank che si troverebbe in “una crisi peggiore di quella del 2008”. Il bail in, con la partecipazione di azionisti e obbligazionisti nella copertura delle perdite della banca, non sarebbe sufficiente a salvarla.
Da parte sua il Fmi ha recentemente dichiarato che la DB “presenta grandi rischi ” per l’intero sistema bancario. Infatti essa sarebbe grandemente indebitata e pericolosamente sotto capitalizzata.
La DB è anche in continuo conflitto con l’agenzia americana Commodity Futures Trading Commission (CFTC), che controlla il mercato dei derivati, in quanto non esporrebbe in modo chiaro la vera situazione delle sue operazioni in derivati finanziari otc, “compromettendo la capacità di valutare i potenziali rischi sistemici del mercato dei derivati”.
Da ultimo anche la Banca del Regolamenti Internazionali e l’International Organization of Securities Commissions (IOSCO), che coordina gli enti di vigilanza dei mercati finanziari a livello mondiale, affermano che persino le Central Counterparty Clearing (CCP), cioè le “casse di compensazione” che dovrebbero garantire le parti coinvolte nei contratti in derivati, non sarebbero in grado di far fronte ai loro compiti per mancanza di fondi.
Al riguardo non è un caso che la stabilità delle casse di compensazioni e i rischi derivanti dalla speculazione finanziaria siano stati posti, su iniziativa della Cina e dell’India, nell’agenda del G20 che si terrà nella città cinese di Hangzhou all’inizio di settembre.
Ciò dovrebbe essere di monito anche in Europa per far sì che il sistema bancario e i derivati non siano lasciati in balia del “fai da te“ del mercato. Senza ulteriori indugi essi dovrebbero essere sottoposti ad una stringente e profonda revisione da parte dei governi che dovrebbero ovviamente mirarli più al credito produttivo che agli interessi della speculazione
Il problema delle nostre banche (problema per noi visto che tappiamo i loro buchi) sta tutto nella commistione (eccessiva vicinanza e familiarità) tra i cda delle stesse e il mondo politico .
Ben difficilmente questa classe politica potrà cambiare qualcosa .
Benvenuto, Leno Lazzari.
Temo lei abbia ragione.
Un saluto.
pino nicotri
Che lei consideri “autorevole” la mia percezione del problema da una parte mi fa molto piacere ma non fa nulla per lenire il disgusto che da tempo nutro per la politica di questo paese . E naturalmente questo vale per i nostri media che a definirli “informazione” mi pare un azzardo .
Conosce delle eccezioni ?
Non c’entra nulla con l’argomento ma sono e sono stato un “fruitore” di alcuni blog dal Termometro Politico (che ho ormai abbandonato), al Forum Politico (da dove mi sono fatto cacciare per non aver voluto rinunciare alla mia libertà) ma anche da Stefano Filippi (ormai un amico sincero) sul Giornale e un paio d’altri. Insomma, Filippi, per dirne uno, ha altre faccende cui dover badare piuttosto che il blog mentre per lo più gli altri sono null’altro che ring da risse verbali o letteralmente morenti .
Vado spesso a istinto nei miei giudizi e anche se è prematuro mi pare e spero che Arruota Libera possa essere quello che da tempo cerco…………..un luogo di civile scambio d’opinioni .
Le risse servono soltanto per aumentare le distanze .
Invece di essere sempre negativi, un altro vizio tipicamente italiano (l’ottimismo a tutti i costi e’ invece un vizio americano) potreste dimostrare un po’ di fiducia nel tentativo di riforme di Renzi. Mi pare che il suo progetto di ridurre il numero di deputati e senatori sia validissimo, un passo avanti per combattere la corruzione politica endemica in Italia. In Italia avete piu’ parlamentari che in USA, il che e’ ridicolo.
Se Renzi vince, sara’ il primo leader dei paesi europei maggiori ad aver consolidato la sua posizione, dato che Hollande e Merkel hanno delicatissimi problemi elettorali l’anno prossimo, e May e’ sotto pressione per dichiarare alla buon’ora quando fara’ scattare l’articolo 50 innescando l’uscita dalla UE per UK.
L’Italia ha ancora una grande influenza in Europa, sarebbe bene non minimizzarla o ignorarla.
P.
Il mio pessimismo, almeno per un po’, Renzi l’aveva scalfitto . Andando però a vedere le carte non ho notato ancora una rottura da parte sua con la corruzione dilagante, ad esempio nella sanità, nella quale lavorano tre mie conoscenze tra le quali mia nuora e i meccanismi della quale conosco un pò .
Per colmare la misura, giusto l’altro ieri, Raffaele Cantone (mica un Woodstock qualunque) ha parlato dell’argomento corruzione inerente unicamente alle liste di attesa e ha spiegato come ogni anno vengono rubati (inteso letteralmente e al netto dell’assenteismo etc) la bellezza di € 7 mld. Avesse la forza e il coraggio di intervenire (un passettino, una cosina qualsiasi) su queste ruberie alle spalle e danno del contribuente penso che a molti di noi tornerebbe il buonumore perché sette miliardi risolverebbero molti problemi a molte persone che vanno a rovistare tra gli scarti dei mercati rionali e altri ancora Al contrario non lo vedo dannarsi per distanziarsi dalla macchina della corruzione .
Ma se non ha la forza o non vuole distinguersi da quella “macchina della corruzione”, il primo vero cancro d’Italia allora tanto vale che torni il CDX tal qual è…………. una sbobba indigeribile e buona per nulla con a capo un leader sempre più debole . .
Persino uno liberale fino al midollo come me potrebbe votare una sinistra che
faccia una simile crociata di giustizia .
Tanti auguri a tutti gli uomini di buona volontà !
caino
xCC
E le donne invece possono stare a casa a fare la calzetta?
Com’e’ il tempo dalle sue parti? Si gela di gia?
P.
Sta finendo la lana per fare calzetta, restano solo più le parole al vento degli economisti a sostenere il sistema del “tessile”!
E visto che oggi mi sento in vena di barzellette ti riporto questa :
(**) Economisti e altri simili funzionari del capitale, quando sono alle prese con gli zero virgola, mi ricordano una storiella giapponese, quella dei nove ciechi alle prese con un elefante. Ognuno di essi è alle prese con una data parte del pachiderma, e ognuno cerca d’indovinare con quale strano essere ha che fare. E però anche quando questi scribacchini affrontano il problema nella sua totalità, ossia il tema della crisi da un punto di vista globale e delle sue contraddizioni fondamentali, il risultato non cambia. Concentrati ad interpretare i fenomeni attraverso i quali si manifesta la crisi, le cause e gli sviluppi di questa restano per loro questioni inafferrabili (tratto da 18Brumaio)
Per cui rinnovo gli auguri !
caino
Credevamo (?) seppellito l’osceno anatocismo bancario, quegli infami interessi sugli interessi. E invece le banche, cacciate come dovevano essere e grazie a una politica, che E’ DI FATTO culo e camicia con la stessa, stanno per tornare alle vecchie abitudini da strozzini .
La spiegazione nel link allegato preso da L’Inchiesta :
http://www.linkiesta.it/it/article/2016/10/04/pagare-gli-interessi-sugli-interessi-lanatocismo-ritorna-dalla-finestr/31962/
Se soltanto le associazioni per i consumatori potessero, come ad esempio negli USA, promuovere di loro iniziativa class action certe cose non accadrebbero con tanta disarmante facilità e frequenza .
Non e’ che le banche in US abbiano paura di consumatori e class actions; lo si vede bene anche dall ‘articolo di cui sopra. Multe miliardarie non gli fanno che il solletico. Frodi del genere che manderebbero me o chiunque altro in galera in un batter d’occhio, non hanno portato a nessuna condanna penale dei direttori o amministratori delle banche di cui sopra, tutte ‘too big to fail’. Anche se decine, se non centinaia, milioni di persone soffrono per una persistente crisi finanziaria senza precedenti.
Resta da sperare che la versione americana del berlusconismo italico non vada in porto, e Hillary vinca a novembre. Altrimenti meglio cambiare pianeta.
Qui in GB i tories la fanno da padroni, mentre un Labour in rotta, con un confermato leader comunista che ha quasi tutti i suoi parlamentari contro, non esercita alcuna opposizione credibile ed udibile.
Il governo attuale ha in programma l’uscita totale da UE, il blocco della libera circolazione di persone, il rifiuto di manodopera straniera, lo scrap della legislazione europea dei diritti vari, e via degradando e demagogizzando. Un programma ultranazionalista che fa protestare ed indignare non i lavoratori ma….gli imprenditori. Viva i compagni imprenditori, allora.
P.
Il tuo …….”Viva i compagni imprenditori,”…… mi ha fatto sorridere di gusto, ma perché riferito al UK…………non lo troverei altrettanto divertente se riferito alla nostra sinistra e il nostro paese . E comunque, se, come in molti prevedono, la Brexit servirà all’inghilerra per tornare a crescere, le sue banche continueranno a fare profitti sulle spalle di un popolo britanniche se non altro potrà godere di condizioni economiche e di vita migliori . Da noi, non volendo le banche ridimensionare i loro profitti, non capendo la SX che l’econoia ha bisogno di un liberismo migliore, ma permanendo l’attuale deflazione economica e del mercato del lavoro siamo e rimaniamo noi a finanziare senza potercelo permettere il loro bengodi .
In quanto a Trump la vediamo allo stesso modo ma differiamo sul confronto . Infatti il parallelo tra Berlusconi e Trump mi sembra quanto meno azzardato .
Il brexit serve solo a gettare fumo negli occhi, ad illudere i poveri imbecilli che il ‘loro’ lavoro ed i loro sussidi di disoccupazione o disabilita non saranno piu’ ‘rubati’ dagli immigrati dei paesi dell’Est.
Intanto il governo procede da anni con tagli massicci alla spesa pubblica.
La crescita futura e’ tutta da dimostrare, dato che giapponesi e cinesi hanno finora investito in UK solo perche’ era un paese UE. E senza immigrati, l’economia stagnera’, per ragioni che gli imprenditori capiscono benissimo.
Idem per la ricerca scientifica, che collassera’ senza i fondi UE, lo hanno appena detto i premi Nobel di questa settimana, che lavorano da 30 anni in US e di britannico hanno solo il passaporto.
In sostanza, un futuro deprimente e scoraggiante, per cui cerchero di lasciare questo paese ormai nazionalista e xenofobo il prima possibile.
P.
Caro Peter, se pensi di lasciare la UK ti sconsiglio l’Italia nel caso che esca dall’Europa .
Già oggi e nonostante i contributi europei di sovvenzioni per la ricerca arrivano, quando arrivano, col contagocce .
Però stai tranquillo, in aumento è la fuga di giovani e meno giovani in cerca di una vita all’estero…………..come vedi siamo ancora forti nell’esportazione .
Di sicuro ” l’econoia” ha bisogno di un” liberismo” migliore.
Mentre per contro, definire il leader dei labour, un comunista , mi scappa da ridere.
Auguri ad entrambi
caino
x CC
Gli auguri che da tempo dispensa tanto munificamente puo’ tenerseli per se’, grazie tante.
Quanto al comunista, non e’ un qualsiasi leader laburista, ma Corbyn. Lei ne sa niente di lui? Evidentemente no. Veda magari di informarsi meglio.
Qualche precisazione. Stimo e rispetto Corbyn, e del suo programma, di cui so un po’, apprezzo la statalizzazione delle ferrovie, l’idea di far pagar piu’ tasse ai ricchi, l’opposizione ai sommergibili atomici ed armamenti vari, il sostegno ai ceti deboli. Apprezzo di meno il suo scarso o inesistente europeismo. Ancora di meno le sue pressoche’ inesistenti chances di vincere le prossime elezioni, che se tutto va bene saranno nel lontano 2020.
In sostanza, apprezzo ile sue critiche al regime attuale, ma i modi e le forme in cui le fa sono inefficienti, datate e soprattutto non attirano consensi elettorali.
Forse votero’ per lui alle prossime elezioni, ma sara’ temo un voto perso.
Corbyn e’ stato spesso riportato come marxista sui media, ed e’ sempre circondato da un folto gruppo di dichiarati marxisti; bandiere rosse, falci e martelli, saluti a pugno chiuso, canti di anni 70. Almeno ci fosse l’Internazionale, ma pare che la versione inglese non sia in voga da molti anni (la canzone, intendo). Non credo che in privato lui avrebbe problemi a chiamarsi comunista, ma in pubblico si dichiara socialista.
Sia come sia, per gli standards britannici e’ molto, troppo a sinistra. Troppo per vincere qualsiasi tipo di consenso elettorale.
Preciso che mi e’ simpatico e berrei volentieri un bicchiere di vino con lui (salvo che non beve ed e’ anche vegetariano); ma come futuro primo ministro, proprio non ce lo vedo.
Per amore di semplicita’, non esiterei a chiamare i conservatori attualmente al potere come gente di estrema destra: nazionalisti, xenofobi, illiberali, antilibertari, populisti, meschini e involuti.
La parola fascismo mi viene fortemente in mente, ma non si puo’ usare dato che sono sempre inglesi.
Insomma, la politica si e’ fortemente polarizzata; manca un centro.
P.
Tanto per precisare meglio la politica del governo attuale: la london school of economics ha oggi fatto sapere ai suoi esperti stranieri che il loro contributo di analisi sul brexit non sara’ piu’ accettato dal governo, perche ‘non-britannici’. Questo include esperti con la doppia cittadinanza, a quanto sembra. Il motivo ufficiale, la ‘segretezza’, in caso tali esperti facessero ‘trapelare’ informazioni alla UE nel corso di futuri negoziati.
P.
Gli inglesi, almeno alcuni di quelli con cui m’è capitato di lavorare fino, ahimè, una trentina d’anni fa e che venivano da noi in vacanza li trovavo un po’ scostanti per il loro esibito nazionalismo . Intendiamoci, al nazionalismo personalmente attribuisco la dote di contribuire a tenere unito una popolazione. Del contrario siamo tetimonianza noi, in tutti i sensi, con la nostra indole simil anarchica .
“the undeniable superiority of one’s origins” (“l’innegabile superiorità delle proprie origini” per i non anglofoni)……….frase con cui se ne uscì diversi anni fa un baronetto conosciuto a Roma nell’ambito una nostra discussione sulla diversa e maggiore elasticità mentale degli italiani rispetto anche ai britannici, e questo, ovvio, a discapito della programmaticità di cui ci sfugge completamente il senso e l’utilità .
Leno
Leno
x Leno
Veramente la mia critique e’ verso i ‘conservatori attualmente al potere’, responsabili della deriva nazionalista ed isolazionista, nonche’ xenofobica, in cui versa oggi il paese.
Infatti molti altri conservatori, tra i quali Cameron che ha lasciato (e per i quali comunque non votavo) erano europeisti e liberali; penso ad Heseltine e Clarke, per esempio. Va anche ricordato che fu un conservatore, Heath, a traghettare queste isole verso il Mercato Comune nei lontani anni 70. Ci provarono gia’ negli anni 60 ma De Gaulle rifiuto’, non si fidava della loro ‘insularita’ e filoamericanismo.
Da notare che una simile deriva e’ in atto in US, ed arrivera’ in porto se per grandissima disgrazia Trump dovesse vincere a Novembre.
Gli inglesi in genere non sono inflessibili ne’ particolarmente nazionalisti; sono anzi abbastanza inclini al compromesso, una qualita’ che apprezzano anche negli italiani (e meno in francesi e tedeschi).
P.
Inflessibilmente nazionalisti semmai trovavo lo fossero quegli inglesi che mi capitava di frequentare per lavoro 30 o più anni fa . Le società cambiano e si evolvono e così, presumo, anche quella inglese .
Penso, e spero, che anche il nazionalismo, inteso come senso di superiorità quasi genetica, oggi sia prerogativa solo di pochi e magari piuttosto long in the tooth . Comunque questo stesso “morbo” lo si trova ancora in parecchi americani, francesi e un po’ anche nei tedeschi . I sudafricani invece la classifica la vincono a mani basse .
Vero, Trump basta ascoltarlo un minuto, non tradotto, per capire quanto in realtà sia gretto .
Leno
Apprendo con piacere le nobili “intenzioni ” del Sig Corbyn, che dette così, possono essere anche condivisibili.
Resta il fatto dice Lei ,che non becchi tanti voti . In questo “sistema”, la “cosa” a mio avviso è del tutto ininfluente per una definizione di comunista, o meglio marxista.
Poiché lo stesso Marx scrisse : : «Le posizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto su idee, su princìpi inventati o scoperti da questo o quel riformatore del mondo».( Manifesto)
Precisa in un altro scritto giovanile: «Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente».
Ora è evidente che ognuno è libero di definire comunista ,qualsiasi cosa che possa dar fastidio,al suo pensiero attuale, ma resta innegabile il fatto che allo stato attuale delle cose ,qualsiasi “riforma”del sistema ” oggi è inattuabile .
A questo punto ,ovviamente ,ognuno è libero di trarre le conseguenze che crede più opportune.
Salvo a mio modesto avviso, dar la colpa ai “cattivi finanzieri”, alle banche, ai massoni che tramano nel buoi delle logge, ai marziani e via dicendo…
E’ l’intero sistema che scricchiola e vani sono gli sforzi dei tanti medici che corrono al suo capezzale.
caino
x CC
Sono d’accordo con la sua frase in chiusura.
Non toglie che il marxismo sia non tanto una filosofia, quanto un mito, una religione; risulta chiaro anche dal modo inspirato in cui lei lo ha definito citando ‘ il libro’ ed ‘il profeta’. Mi spiace, ma sono sempre stato scettico in fatto di religioni, dei e profeti.
Marx avra’ detto e scritto cose interessantissime, ma il marxismo e’ un’altra cosa.
Corbyn potra’ magari consolarsi che lo stesso Marx in persona non avrebbe una remota possibilita’ di vincere le elezioni di qualunque epoca o nazione.
La politica, come diceva spesso il suo amico Uroburo, e’ solo l’arte del possibile. Al momento attuale, mi accontenterei se Hillary vincesse in US, e se un Labour appena credibile per i ceti medi vincesse le prossime elezioni.
Temo che la seconda possibilita’ i laburisti se la siano giocata due volte, prima eleggendo Corbyn come leader un anno fa, poi confermandolo di nuovo il mese scorso. Il leader del Labour viene democraticamente eletto dalla base, cioe’ dai membri o iscritti.
P.
Si evince chiaramente che Lei non ha mai letto un rigo di quanto scritto da Marx in materia economica, che spiega con dovizia quando sta accadendo ” ora” al “sistema”.
Si sarebbe certo reso conto di quanto Marx , fosse lontano da Miti e Religioni e Filosofie.
Temo e presumo , che lei si sia fatta una “cultura” sui critici di Marx ; non che ciò sia colpa grave, in ciò si accoda ad un vasto e variegato popolo di quanti in buona o molto più spesso in cattiva fede, fanno finta di niente.
In merito alle mie “inspirazioni”, diciamo che mi limito ad ispirarmi semplicemente “leggendo”, conscio anche che ho un passato in cui per colpe mia ed anche di altri, avevo capito una beata “sega” di come vanno le cose nel mondo.
Diciamo che tendo a rimediare in questa tarda maturità.
Per finire le dirò una cosa in confidenza…secondo “mia”, la vera colpa di Marx è quella di essere nato troppo presto.
caino
x CC
Un po’ come lei, da tempo mi dedico a letture non professionali a tempo perso, una sorta di de consolatione philosophiae senile, anche se sono ancora di mezza eta’. Leggo solo in inglese e francese, la mia passione per le lingue compensa per la noia di certe nozioni in un certo senso non richieste. In altre lingue suonano meglio, dato che l’italiano e’ tendenzialmente pedante e noioso come una certa maestra del buon tempo che fu.
Orbene, ho appreso diverse cosette. La prima grande rivoluzione della nostra specie e’ stata quella cognitiva, 80000 anni fa. Sapiens apparve quasi 150000 anni fa, ma per lunghi millenni fu uno ‘scimmione’ per niente piu’ scaltro o meglio organizzato di Neanderthal; si tenga anche presente che Sapiens fu la specie umana numero 6, dico 6, a fare la sua comparsa; l’ umano che visse piu’ a lungo come specie fu Erectus, quasi 2 milioni di anni; poco evoluto ma sapeva usare utensili e fuoco.
Per ragioni sconosciute, 80000 anni fa il cervello del Sapiens fece un salto di qualita enorme (esteriormente il Sapiens era identico a noi da 150000 anni); le sue capacita’ linguistiche aumentarono di colpo, e fu subito in grado di formare grandi gruppi di persone (fino a 150), capacita ignota a scimmie ed a Neanderthal, i quali erano (e le scimmie ancora sono) fisicamente molto superiori a noi. Pare che cio’ fosse dovuto alla nuova capacita’ del Sapiens di creare miti e leggende, cioe’ di inventare e raccontare ‘palle’.
Continua
P.
Dicevo, il Sapiens da allora prese il sopravvento, e cio’ porto’ alla sua espansione dall’Africa al Medio Oriente, all’ Europa e l’Asia.
Neanderthal e gli altri umani si estinsero presto.
I cacciatori-raccoglitori, sempre Sapiens, senza sapere ne’ leggere ne’ scrivere riplasmarono l’assetto di fauna e flora del mondo gia’ da 80 a 40 mila anni fa. L’ultimo continente ad essere plasmato fu l’Australia, 44000 anni fa, fino ad allora sconosciuto agli umani, che vi pervennero via mare dall’Indonesia 45000 anni fa. Migliaia di specie animali e vegetali si estinsero per la semplice presenza di cacciatori-raccoglitori.
Le foreste vergini cessarono di esistere da allora; sono un mito creato da noi. Persino l’Amazzonia e’ in gran parte ‘un prodotto’ dell’uomo, dato che e’ formata da specie sopravvissute a noi.
La prima grande fregatura la nostra specie la ebbe con la rivoluzione agricola, 12000 anni fa. Del tutto non necessaria, porto’ ad un grande aumento della popolazione, a spese di un netto peggioramento della qualita di vita di quasi tutti; le elites si formarono allora. Le prime grandi epidemie di massa apparvero anche allora, dato che tubercolosi, vaiolo, morbillo ed altre vennero contratte da animali addomesticati.
La terza grande rivoluzione e’ stata quella scientifica, iniziata appena 500 anni fa. La quarta quella industriale, appena 300 anni fa. Le due sono notoriamente molto interconnesse.
La crescita economica futura si basa su ipotetici, immaginari sviluppi tecnologici come bio e nanotecnologie; enormi investimenti sono fatti da tempo su cose ancora quasi inesistenti; se verranno a mancare, la nostra specie quasi certamente si estinguera, per mancanza di risorse, sovrappopolazione, ed inquinamento. Affascinante, nevvero?
Quanto alle banche, si basano sulla circolazione ed investimento di un oggetto immaginario creato dal Sapiens appena 5000 anni fa, il denaro.
Il denaro si basa solo sulla fede, o fiducia che dir si voglia.
Attualmente, le banche possono legalmente prestare fino a 10 volte di piu’ della somma di denaro contante che hanno in cassa.
Aveva Marx lontanamente saputo, capito e previsto quanto di tutto cio?!
‘Notte
P.
Mio caro Signore,
lei come al solito elude.
Intanto la ringrazio per questo bignamino della storia umana, nel merito del quale vi sarebbe parecchio da obiettare e correggere.
Ma data l’ora, mi limito a soprassedere per il momento.
Mi limito a ricordare due “cosette” soltanto
A) Per quanto le possa parere strano , Marx di professione non “faceva” il cartomante, che io sappia , né leggeva “la “ball”
B ) Mi lascia perplesso che Lei , affidi il futuro del pianeta ad atto fatto di fede.
C) Il sig Maxwell previde l’esistenza delle onde elettromagnetiche tramite le famose equazioni, ben prima di Hertz e di quel praticone di Marconi.
E) Maxwell mi spiace , ma nemmeno lui leggeva le carte.
notte
caino
X il mio amico d’oltre Manica
Se ha tempo si legga questo piccolo racconto su quel burlone di Treviri,io non saprei fare di meglio
http://diciottobrumaio.blogspot.it/2016/10/non-e-uno-stato-di-cose-che-debba.html#more
caino
Di palo in frasca ma neanche poi tanto………..
Il marxismo, religione o filosofia che lo si voglia definire, per me, la dove è stato applicato nel pratico alla politica, va annoverato tra le utopie che hanno fatto più danni economici, ingiustizie e nepotismo . Insieme, naturalmente, al Fascismo e il nazismo
Forse ci vorrebbe qualche sforzo in più per rendere più umano il liberismo con regole stringenti che correggano e impediscano l’attuale deriva che tiene in scacco le economie cosiddette avanzate ?
Leno
P.S. Ma poi, alla fine forse il problema dell’economia italiana consiste
nel fatto che è troppo ingessata piuttosto che eccessivamente liberale.
x CC
Non sono certo io, mio caro, ad affidare la crescita ad atti di fede nel futuro; ma e’ cio’ che accade oggi, e da tempo.
La crescita e’ in effetti l’unico concetto da tenere a mente per capire l’economia moderna; era una preoccupazione inesistente prima del capitalismo, e si basa sull’idea che la torta da spartire diventa sempre piu’ grande. Cioe’, di nuovo, su atti di fede o ipoteche sul futuro. Il prestito ad interesse era limitatissimo e carissimo nel medio evo, finche’ non divento’ ‘un investimento'; la cosa prese piede con le scoperte geografiche del 500, ed i cospicui investimenti per scoprire di piu’ e portare a casa sempre di piu’.
Ora pero’ si investe su prodotti immaginari e su scoperte non ancora materializzate; scienza moderna e capitalismo sono nati insieme ed insieme moriranno, o trionferanno ancora una volta. Ai posteri…
Da notare che la crescita attuale basta appena a pagare gli interessi sui prestiti o ipoteche sul futuro fatti in passato, cioe’ su di noi prima che nascessimo…
P.
naturalmente…eh ? insieme..ma dai ..là dove è stato applicato !
Applicato cosa !
E dove di grazia !
Ci risiamo ,si ha talmente paura di scoprire che si è alla frutta che bisogna pur prendersela con un fantasma .
Oggi di grazia è tutto mercatone e liberismo sfrenato eppure siamo al rotolone ,senza scuse ,senza se e senza ma !
Siamo alle dichiarazioni di principio, in principio era il verbo e adesso siamo al momento ..finale.
Poi c’è sempre la scusa finale..il giustificazionismo del :ma questo è in fondo il miglior modo possibile !
Solito pattume !
caino
x Peter
avanti piano , ma mi pare la strada giusta con l’ultimo post!
Un fantasma gigante si aggira in europa,anzi su tutta la terra:la coglioneria galoppante.
Ormai con la vista alterata vediamo tutto(passato,presente e futuro)in modo alterato,lisergico ;l’assenza di realtà e di vivere in maniera consapevole questi tempi ci ha ridotto a esseri semicoscienti al servicio di un capitallibbberalismo da disastro.
La crisi ci dovrebbe far risvegliare dal pseudo sogno ammeregano che ha preso l’aspetto lugubre di un incubo.
Banche che vanno a rotoli,imprese che seguono le banche a ruzzoloni,nazioni e società ormai alla” pecorina”,debiti” pubblici” alle stelle per popoli chisi nelle stalleper vacche e tutto per la gioia di una percentuale ridotta ed esultante-godereccia che non ha più limiti di accaparramento illecito coadiuvata da “politici” buttatini le cui articolazioni,dalla lingua al mignolo del piede agiscono senza controllo cerebrale(figurarsi il resto).
Certo ,questo democrático, è il migliore dei modi possibili.
Ah,ah,ah; la barzelletta è vecchia ma fa sempre ridere
L.
P.S.
Qualcosa si sta muovendo dovuto al fatto che questo sistema”migliore possibile” sta cadendo da solo con la simultanea caduta inevitabile del prosciutto applicato agli occhi dei “credenti” la cui fede è diventata fetente!
x linosse
..Ormai con la vista alterata vediamo tutto(passato,presente e futuro)
carissimo, in verità proprio l’altro giorno seguivo in TV alcune interviste a dei riccastri …
Alla domanda se si preoccupassero del futuro la risposta, salvo uno che causticamente affermava che oggi un pensionato per vivere “decentemente” abbisognerebbe di un reddito di 60000 euro all’anno, per non avere preoccupazioni..sic!,gli altri chi più chi meno affermavano che a loro del “futuro” frega poco ,o meglio, gli basta vivere del Presente.
Spassosissimo quello che gioca va a Bridge ,durante l’intervista.
Per cui, ho dedotto ,dopo averti letto, che la grandissima fortuna di avere anche la “vista “sul “futuro” dovrebbe spettare ai “poveracci”, che beati loro , poco o nulla conoscono del passato (per i più svariati motivi) e si” godono” il presente in cui gli “altri” li hanno cacciati.
Solo che fanno fatica a riconoscere gli altri; sono come quei bambini di città che alla domanda da dove viene il latte, rispondevano dalla Centrale del latte, con buona pace delle comuni “vacche a quattro zampe.
Quelle a due ,partecipano ai tornei di “bridge”,ma non fanno il latte.
un salutone
caino
Andiamoci piano con le vacche maledette.
Sono rimaste, o meglio erano nel 2014, 80000 giraffe nel mondo, mentre le vacche o bovini erano un miliardo e mezzo; e tra gli animali piu’ infelici al mondo.
Solo 200000 lupi, mentre i cani addomesticati sono 400 milioni.
Solo 250000 scimpanze’, mentre noi umani siamo oltre 7 miliardi.
Gli elefanti africani sono ridotti a meno di 400000, la strage continua per via dell’avorio ed il suo mercato del tutto illegale.
Invece ratti e scarafaggi sono in crescita esponenziale
P.
“Solo 250000 scimpanze’, mentre noi umani siamo oltre 7 miliardi.”
Manca il conteggio degli ovini,sommandoli tutti grosso modo si potrebbe stimare un totale di 10 miliardi (7 di ubipedi e 3 di pecore e capre vere)
L.
Lazzri, non è ingessata solo l’economia!
Ha perfettamente ragione caro Nicotri . A essere ingessate sono larghe fetta della società . Ad esempio avrei potuto citare un sistema estesissimo che lega gli uni agli altri per i loro interessi la politica (anche locale-periferica) e una parte degli imprenditori…….troppo spesso “sempre quelli”. Dello stesso cancro è afflitta tanto la ricerca che le università (vedasi capitolo baroni e, troppo spesso, parenti parassiti per cui girando per i corridoi degli atenei si vedono spesso gli stessi cognomi sulle targhe delle aule .
Per contro vedo persone, di tutte le età, che se il lavoro non c’è si inventano le soluzioni più svariate e allora espatriano . Altri (il figlio di un amica) laureato in scienze politiche che lavora, in attesa di meglio, come commesso e via elencando . Insomma, percepisco una voglia di lottare per “sfangarla” che non ha eguali in altri paesi a noi vicini . Ma mancano le opportunità perché, e non credo di sbagliare, in troppi tengono tirato il freno del treno Italia per non rinunciare a quello che hanno ma anche per la paura del nuovo .
E si potrebbe parlare di quello che la politica dovrebbe fare e non fa ma non voglio scatenare una rissa nel web .
Leno
ma per quale esoteriche e misteriose “ragioni” si dovrebbe scatenare una rissa nel Web !? mi pare azzardato. Nel Blog di Pino meno che mai…!
Parli pure di politica e di politiche in Italia !
Non si offende nessuno, semmai potrebbe scappare qualche leggerissimo “sarcasmo “, per esempio sull’IDEOLOGIA popperiana.
caino.
In verità il nostro padrone di casa mi è stato descritto da un (suo) collega come un “sinistro-ma-bravo” nel senso di equilibrato . Infatti io penso che bisogni prescindere dalla fede politica (o religiosa) e se mai giudicare la persona per quello che è .
Risse webiane ? Non è sicuramente il caso di questo blog e comunque scherzavo ma………..a volerne ! La maggioranza degli altri blog sono arene del vituperio .
Ad ogni modo ho avuto modo di notare come lo spirito ironico non ti manca .
X Leno Lazzari
messaggio ricevuto ed apprezzato.
Piuttosto mi domandavo se è a questi signori
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/la-cartina-tornasole-dello-scandalo-confindustria
che bisogna preparare il terreno di un nuovo liberismo dal ” volto umano”
caino
buona lettura
x Peter
comprendo che non sia un bel clima quello che respiri in UK
http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/gran-bretagna-nei-moduli-di-iscrizione-la-scuola-chiede-italiano-o-meridionale/ar-BBxiTd7?li=AAaxHVJ&ocid=spartandhp
Tutta la mia solidarietà da polentone verace !
caino
Povero Milan
sembra ormai che diventerà cino-comunista .
http://www.msn.com/it-it/sport/serie-a/affare-di-stato-per-il-milan-il-governo-cinese-tra-gli-investitori/ar-BBxjAhy?li=AA59KA&ocid=spartandhp
In effetti quando si critica il comunismo “reale” sic ,ultimorimasto, qualche ragione c’è, se un suo alto esponente è contemporaneamente segretario del Partito e presidente di Confindustria.(locale).
Comunista, nel linguaggio corrente, ormai è un termine che si applica a tutto e il suo contrario.
Credo vada bene anche negli esorcismi.
Speriamo però che in futuro scappi qualche diavolo verace,prima che gli angeli (del LIBERO mercato) ci preparino uno nuovo bel massacro mondiale..(che è quello che si sta preparando )
caino
x CC
Grazie della solidarieta’ ‘pelosa’…
Mi fa piacere la risposta del ministro italiano, e non oso pensare a come o cosa avrebbe risposto un eventuale ministro leghista. E mi chiedo da chi gli inglesi abbiano appreso tali inspirate e ‘caritatevoli’ distinzioni tra cittadini della repubblica.
Noto anche che la quasi totalita degli intervistati nel filmato, nonche’ l’intervistatrice, hanno evidenti accenti meridionali.
Il clima e’ comunque pesante per tutti gli immigrati, senza distinzioni. Ho letto interviste di tedeschi ed austriaci che si preparano a lasciare UK in vista del brexit, non perche’ vengano mandati via, ma perche’ non apprezzano l’idea di restare in un paese che taglia i ponti con l’Europa. Il charter dei diritti europei, e dei lavoratori, probabilmente sparira’ in pochi anni, la vera mira del governo attuale e’ anche questo.
P.
Anche per Canio
Quanto sotto lo si può descrivere come “pensieri in libera uscita” di un italiano che non vede più motivi di speranza per un cambiamento (a breve) di passo .
Possibile che per arrivare a un ……..”liberismo dal volto umano”……. non ci siano uomini e donne un tantino più “freschi” ? Io penso che sia ora che le redini del paese le prenda qualcuno (all’inizio pensavo ingenuamente che potesse esserlo Renzi, ma solo per un momento) che creda fino in fondo alla necessità di voltare pagina ” rottamando” in blocco gli attuali attori (e relativi padrini politici) che conoscono a memoria il copione oggi in uso…………quello dell’economia “cosa nostra”, cosa ingessata, cosa di famiglia e famigli .
Il Belpaese è in forte e grave ritardo sulla strada del liberismo perché è di fatto e fino nei suoi gangli più periferici saldamente nelle mani di nemici della concorrenza e sicuramente anche del nuovo, tanto per l’economia come per la politica .
In questo quadro non credo di sbagliare dicendo che il Berlusca, pur con tutti i suoi difetti ed errori, era l’unica vera minaccia all’egemonia questa famiglia e mal gliene incolse .
Leno
X Peter
la mia solidarietà non era per nulla pelosa, ma ho capito l’ironia che hai voluto metterci.
Per il resto comprenderai che il clima che si sta instaurando in UK non è poi molto dissimile da quello che ,perdurando la crisi, si sta instaurando in altri parti d’Europa.
Solo ciechi e sordi ,possono non accorgersi del fatto.
Questo clima è molto simile a quello diffusosi alla vigilia della IGM vera madre del “novecento.
Anche allora , in una beata frenesia ,molti non giudicavano possibile quello che poi sarebbe successo.
Mentre si sbevazzava nei gaudenti caffè della belle epoche (pochi) guardando sottane che si sollevavano , gli imperialisti si armavano con grande gaudio di capitalisti e finanzieri, mentre si levavano peana ai sacri cuori della Patria. Tutti poi si difenderanno dagli aggressori della Patria.(sacri confini).
Mò pensa, a Mosca c’era lo Zar, mica Lenin.
X Leno Lazzari
Spero che si sia compreso il mio “liberismo da volto umano”, era come una” nota” di sarcasmo.
In effetti poi ho notato che nel tuo “repulisti” citi dei beati marziani, come responsabili, mentre poco chiaro risulta chi dovrà prendere in mano (manga-nello elettronico ? )la situazione.
Mosca , Pareto, Croce ?
lasciamo che Berlusca si goda in pace la vecchiaia ,in fondo almeno Lui qualche cosetta ha portato a casa.
Anche le pietre sanno che era sull’orlo del fallimento .
caino
Caro amico, il Berlusca io l’ho votato (per motivi che non sto ora a spiegare) tranne che alle politiche del 2011 quando ho fatto il rifiuto motivato e scritto delle schede .
Vivo nel timore che abbia intenzione “ri-scendere in politica attiva e0 di togliersi qualche sassolino (e ne avrebbe pure il diritto) dalla scarpa perché il paese ha bisogno di tanto e di tutto ma soprattutto di una classe politica migliore ma non di un’altra guerra ad escludendum .
Che fosse sull’orlo del fallimento non saprei . Quello che so è che con le sue aziende è uno dei maggiori contribuenti italiani .e tanto mi basta .
Però, si, anch’io al suo posto me ne andrei a quel che mi resta da vivere in qualche angolo di paradiso . Ma dubito che la cosa faccia parte del suo essere .
x CC
Salvo che la grande crisi economica del Novecento si ebbe un decennio dopo la Prima GM; come dicevi sopra negli anni precedenti la grande guerra molti se la passava no benino, grazie al plusvalore accumulato nel secolo precedente ed anche un mezzo secolo passato senza guerre in Europa, infatti l’ultima mi pare fu quella franco-prussiana del 1870. Direi che la deflagrazione finale del 1914 si ebbe per motivi molto diversi dalla nostra congiuntura presente. Il vecchio assetto politico in tutta l’Eurasia era del tutto inadeguato a gestire i tempi moderni, le nuove masse operaie si organizzavano chiedendo una rappresentanza che nessuno voleva dare nell’ancien regime. Possibili sviluppi erano la repressione, che si ebbe pou’ o meno ovunque, le riforme (che pure vi furono, con Giolitti in Italia), le rivoluzioni e la guerra internazionale; queste uptime due avvennero spesso insieme, come ben sappiamo.
Del resto, da 70 anni una nuova guerra mondiale e’ impensabile senza ricorrere alle atomiche, no? A volte sento dibattiti televisivi sulla Russia e Putin, ‘siamo piu’ forti di lui, diamogli una lezione’, da parte di alcuni, come se si fosse ancora a prima del 1939. La deriva nazionalista, reazionaria ed antieuropeista di GB in effetti e’ preoccupante, a lato di un processo analogo che ha luogo da tempo in Russia ed in altri paesi dell’Est. Finche’ nel mezzo vi sara’ un’Europa continentale unita e stabile, e purche’ un pazzo furioso non diventi presidente in US, una guerra restera’ assai improbabile, a mio modesto avviso. Molto dipende anche dalle prossime elezioni politiche in Germania e soprattutto in Francia, se l’estrema destra va al potere in uno dei due paesi chiave saranno dolori. Il focolaio di guerra in Siria, le orde di fuoriusciti, e non ultimi i recenti attentati in Europa provocano destabilizzazione che favorisce la radicalizzazione politica nei paesi europei.
P.
x CC
La tua analogia con la Prima GM, insomma, regge soprattutto per una coincidenza diciamo cosi estemporanea: la Russia fu la principale responsabile della deflagrazione. Intelligenti pauca.
P.
La prima gm doveva scoppiare, la Germania era impedita nel suo sviluppo coloniale ed economico dall’impero UK.
Fu un affare per tutti, grandi gruppi capitalistici e finanziari da ambo le parti, meno che per 4 0 5 milioni di morti . di poveracci. Un vero e proprio genocidio del proletariato. Primo esempio di moderna guerra imperialistica preventiva, il resto sono fantaquisquiglie ,buone per allocchi votati al macello.
La seconda gm fu solo la prosecuzione della prima. con al solito l’ingombro dell “URSS che come è noto in tutti i testi ehe,eh , era pronta alla conquista del pianeta e minacciava tutti i suoi confinanti, che giustamente l’attaccarono per primi al solo scopo di difendersi eh,ehe,eeeh !
Cosa sai c’è chi arriva prima e chi arriva dopo, ma la musica non cambia.
caino
Se la Russia dal suo mondo incantato non fosse intervenuta a favore della Serbia (la Serbia!!!), le potenze dell’Intesa non avrebbero avuto alcun casus belli per intervenire; un passo che delle democrazie moderne non avrebbero fatto con troppa leggerezza. Anche la propaganda ha bisogno delle sue stampelle diplomatiche.
Comunque, ti do atto che la politica coloniale degli imperi europei aveva il suo peso nella conflagrazione generale.
I primi colpi di fucile della Prima GM vennero sparati in Togoland, colonia tedesca fino al 1914. Gli ultimi, a fine novembre 1918, in Tanganika (i tedeschi in quella colonia forse non sapevano che la Germania si era arresa).
P.
Proprio oggi leggo che truppe Nato verranno presto distaccate in Lettonia, comprese italiane.
La Russia protesta! Perche’ mai Putin si incazza tanto?!
P.
Interessante ciò che ha scritto Peter sulle colonie tedesche riguardo i primi e gli ultimi colpi sparati della 1a GM. Anche perché si fa finta che la Germania colonie non ne abbia mai avute.
Perbacco Peter, La Russia nel suo mondo incantato.
Temo però che i Servi della gleba che ancora esistevano, non se rendessero conto.
Beati loro !
Ma che vuoi farci, Putin è stato nuovamente eletto, in una delle più grandi “democrazie” della terra, che io sappia..
Poi sai ,non sapevo che….” un passo che delle democrazie moderne non avrebbero fatto con troppa leggerezza”. ..bah ,L’Austria di Parlamenti ne aveva addirittura due, in Germania esisteva il più forte partito social-democratico dell’Europa ,eppure corsero tutti francesi e tedeschi a votare i crediti di guerra, senza i quali ..ovviamente come ben sai….
Poi come ben sai ,ci si difende sempre,….infatti quando di comune accordo Tedeschi, Inglesi Francesi Cecoslovacchi, POLACCHI.. attaccarono L’URSS e,( Nel 18 )era per difendersi !(ovviamente)
Già, ma almeno allora erano i feroci Bolscevichi e adesso che non ci sono più ?
Noi italiani invece che abbiamo un sacco di patate e verdure varie da vendere,a chi le vendiamo con le sanzioni ?
caino
ps -Poi , tranquillo .che a me Putin è di un simpatico che non ti dico. Infatti metterei Lui , la Clinton e Trump in un bel fascio. Indovina per farne che…
Per democrazie occidentali, veramente, mi riferivo essenzialmente a Francia , US e GB, le uniche direi in cui, almeno fino al 1914, i governi erano eletti dai votanti, ancorche’ solo maschi. Tale non era il caso di Austria, Germania, Italia, in cui le funzioni dei parlamenti erano piu’ limitate, ed i votanti del popolo non avevano alcun modo di influenzare gli esecutivi. In Russia, poi, la duma aveva un ruolo puramente decorativo.
Il mondo incantato della Russia era appunto quello di un immenso paese medievale, coi servi della gleba, e la pretesa di sopravvivere come tale nella realta’ industriale moderna.
Anche in Italia, comunque, la Prima GM venne decisa da tre persone soltanto (il re e due ministri); il parlamento non vi ebbe alcun voto.
P.
Quello che non mi è chiaro è come invece i Parlamenti di Inghilterra, Francia e USA, influenzarono l’eventuale NO alla guerra, o avrebbero potuto influenzare il NO .. ahhh già ,ma come dici tu.” da una posizione etico -giuridica -morale, quindi prettamente IDEOLOGICA,e non reale ,queste nazioni erano NAZIONI MODERNE .
Le altre decisamente arcaiche , barbare..direi marziane rispetto alle moderne .
caino
quindi direi che nel merito si sia detto tutto sull’argomento,.
Al prossimo colloquio quindi, su altro argomento, con la stessa pacatezza di questo, un salutone.
Dimenticavo in Italia il suffragio universale maschile era già stato introdotto da Giolitti ,se non sbaglio quasi del tutto, diciamo nel 1912.
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Un’importante trasformazione politica fu sancita dalla legge elettorale approvata dal Parlamento nel 1912, che introdusse il suffragio maschile quasi universale: tutti i maschi sopra i trent’anni potevano votare; sotto i trent’anni occorreva avere prestato il servizio militare, oppure disporre di un determinato reddito, oppure svolgere una professione statale. Gli italiani con diritto al voto passarono così dal 9,5% al 24,5%. Si trattava di una significativa estensione della base sociale dello stato liberale. La legge prevedeva il sistema uninominale a doppio turno. In quella occasione si stipulò un accordo tra Giolitti e i cattolici, conosciuto come patto Gentiloni, dal nome del deputato che lo propose. In base a esso i cattolici assicuravano il loro voto ai candidati liberali che si fossero impegnati su due questioni che stavano a cuore alla Chiesa: l’opposizione a ogni legge sul divorzio e l’introduzione dell’insegnamento della religione nelle scuole elementari.
tratto da altro Blog.
questo solo per la cronaca, il definitivo fu nel 1919 ovviamente.diciamo ,che ormai in un modo o nell’altro avevano fatto tutti il militare , meno 600.000 ,che non poterono esercitare tale grande occasione.
x CC
Come al solito ti va di fare il discolo, e su basi prettamente ideologiche;
Non meno delle mie, ammesso e non concesso che.
Non vi sono dubbi che US, Francia e GB fossero le nazioni piu’ moderne del mondo all’epoca; questo non implica che le altre fossero tutte barbariche ne’ tanto meno marziane (tranne la Russia zarista, francamente barbara nel suo insieme, e la arretratissima Turchia; con tutto il rispetto per Tolstoj, Dostoevskii, Puskin, etc). Dove ebbe inizio la rivoluzione industriale?
Americani e mi pare anche francesi votavano direttamente per il presidente, capo dell’esecutivo. E per il parlamento che aveva controllo sull’esecutivo. Di certo influenzavano l’entrata in guerra, o no, piu’ che nelle monarchie europee e non, parlamentari solo di facciata.
Un caso a parte era (e resta!) UK con la sua costituzione non scritta.
In effetti, e’ solo da pochissimi anni che il parlamento in UK deve dare il nulla osta all’ingresso in guerra. Tuttavia, e’ da moltissimo tempo che il parlamento deve approvare l’esecutivo, altrimenti il governo puo’ cadere. Il che di certo NON era il caso in Germania, Austria ed Italia nel 1914 (e bel oltre….).
P.
Ah già gli esecutivi…peccato che poi in guerra ci vanno le masse dei poveracci. Mentre gli altri si arricchiscono con il beneplacito di Costituzioni più o meno scritte, in base a Democrazie più o meno democratiche..ma si sa “viviamo nel migliore dei mondi possibili dopo la caduta dei muro. Infatti le guerre sono umanitarie, e questa si che è una novità del xxi secolo ,che di novità mediatiche si nutre e ci dispensa da mane a sera.
un non pacifista Caino