L’Italia è pronta per un Ministero per le Politiche Future?
L’Italia è pronta per un Ministero per le Politiche Future?
Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**
L’Istituto di Studi Politici Economici e Sociali Eurispes ha recentemente lanciato la proposta di creare in Italia un Ministero per il Futuro. In una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Renzi ha fatto propria l’iniziativa del governo svedese che l’anno sorso ha costituito un Ministero per lo Sviluppo Strategico.
E’ un’idea interessante e forte che sollecita una visione organica dei problemi e dello sviluppo.
In Svezia opera un vero e proprio Consiglio dei Ministri, composto dal primo ministro e dai ministri per le infrastrutture, lo sviluppo economico e l’innovazione, le finanze, la pubblica amministrazione e l’ambiente, che si riunisce periodicamente per definire le scelte strategiche ed elaborare idee di sviluppo a lungo termine.
Non necessariamente diventa indispensabile fare lunghe ricerche accademiche sugli scenari futuri, ma diventa stringente la valutazione di ciò che già si sa, si conosce o si intuisce per cercare le soluzioni idonee. Ad esempio sappiamo che la tecnologia cambia le condizioni del lavoro e che la democrazia rischia meno se si coltiva una cultura civica condivisa. Di conseguenza i provvedimenti puntuali da adottare in merito possono ridurre le tensioni quotidiane, attenuando anche la polemica mediatica del momento e favorendo quindi una maggiore libertà ed efficacia dell’azione politica dei governanti.
A livello internazionale, europeo e nazionale, la politica è di fronte a scelte di grande rilievo e anche a grandi opportunità. Si deve muovere su un terreno di gioco inedito e più complesso che pone domande nuove e richiede soluzioni nuove oltre che un impegno comune. Si consideri, per esempio, la grande finanza, le migrazioni, l’ambiente, l’esplorazione dello spazio, la ricerca, anche quella sanitaria e farmaceutica per debellare i grandi mali del secolo. Si consideri inoltre gli apporti che necessariamente dovranno venire non solo dall’Unione Europea ma anche dai BRICS.
L’inevitabile passaggio dal morente mondo unipolare a quello multipolare e la creazione di una nuova architettura economica, finanziaria, monetaria e commerciale internazionale possono essere realizzati soltanto se i governi saranno in grado di progettare insieme il loro futuro.
In alcune istituzioni internazionali, per fortuna, la cultura e la pratica degli scenari sono già avviate. Le stesse Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda per lo sviluppo sostenibile al 2030. L’OECD fornisce orientamenti su economia e lavoro proiettati al 2030-2050 che sono alla base delle scelte del G20.
La Cina, è noto da tempo, opera su una prospettiva di lungo periodo in base alla visione di una nuova riorganizzazione territoriale di tutta l’area euroasiatica. La Nuova Via della Seta e l’Asian Infrastructure Investment Bank sono i pilastri portanti di questa strategia.
Anche la Russia ha recentemente creato un’apposita Agenzia per le Iniziative Strategiche. Si pensi al grande Progetto Razvitie, il corridoio di sviluppo infrastrutturale eurasiatico che dovrebbe collegare il Pacifico a Mosca e poi fino all’Atlantico attraversando l’Europa.
Nel campo militare e della geopolitica sono gli Stati Uniti che da sempre operano con scenari di lungo periodo.
Oggi in Italia, invece, siamo, purtroppo, condizionati dalle continue emergenze e da scelte politiche di breve respiro. Invece i cambiamenti paradigmatici nel campo politico, economico, sociale e culturale e le grandi sfide epocali operano sul lungo periodo. L’improvvisazione, anche se farcita dalla tanto osannata creatività nostrana, non basta.
Ne può bastare la delega a qualche università, a qualche benemerito istituto privato, del compito di fare delle ricerche sul “futuribile”. Definire le strategie è compito dello Stato e del Governo.
Nel nostro Paese c’è un grande bisogno di recuperare una cultura degli scenari, una visione che aiuti ed orienti gli operatori, pubblici e privati, ad affrontare meglio la complessità del mondo contemporaneo e le sue sfide globali. Perciò ci sembra condivisibile l’idea avanzata dall’Eurispes.
*già sottosegretario all’Economia **economista
Carissimi amici,
vi scrivo per chiedervi di votare “The Secret of Joy”, finalista al Los Angeles CineFest, il corto che Fabiola ed io abbiamo prodotto per sostenere la causa della lotta al cancro pediatrico, .
La procedura è molto semplice: inserite i vostri dati e nella casella dove dice “Production title you want to vote” scrivete “The Secret of Joy”.
Questo il link da cliccare
http://lacinefest.weebly.com/april1.html
Il corto è stato già regalato in via non esclusiva alla Kids Cancer Research Foundation e in Italia stiamo valutando altre istituzioni ospedaliere cui donarlo una volta che sarà stato doppiato. Girato a Los Angeles e prodotto con oltre mezzo milione di dollari di cui 400 mila in donazioni provenienti da Italia, Stati Uniti ed Regno Unito, “The Secret of Joy” è un progetto dal cuore tutto italiano. Sono infatti italiani: gli storyboard di Antonio De Luca, l’art direction di Marco Menegaldo e Riccardo Massironi, i costumi di Andrea Sorrentino (che ha curato anche trucco e parrucco) e della storica sartoria teatrale Tirelli, le acconciature di Rocchetti e Rocchetti, le calzature di Pompei, i gioielli di scena di Jewel House Srl, la straordinaria musica originale di Gianluca Cucchiara (vincitore di un premio al Los Angeles International Film Festival Awards), la produzione di Edoardo Silvestri e Erika Bowinkel e la partecipazione nel cast di Silvia Baldassini, Francesco Maffei e Massimiliano Furlan.
Maggiori sono le vittorie ai festival maggiore è il valore che il corto avrà per le fondazioni cui sarà donato. Quindi please votate.
Vi sono grato in anticipo.
A prestissimo
Max Bartoli
Director/Producer
4430 Hadfield Lane N.W.
20007 Washington D.C.
cell 646-639-8152
Skype: Max Bartoli
Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui
Gaza e l’industria israeliana della violenza di Enrico Bartolomei, Diana Carminati e Alfredo Tradardi. Postfazione di Anna Delfina Arcostanzo.
Documentazione sul libro all’indirizzo http://www.ism-italia.org/?p=5339.
Le foto delle locandine alla pagina face book Gaza e l’industria israeliana della violenza.
https://www.facebook.com/Gaza-e-lindustria-israeliana-della-violenza-1594678247452936/?fref=ts
Elenco delle presentazioni e altri interventi maggio 2016
1. TORINO, Martedì 10 maggio 2016 ore 16
Secondo incontro del ciclo Dal califfato al califfato
Aula Magna Rettorato in via Verdi 8
Intervento di Diana Carminati:
I progetti occidentali di frammentazione del Medio Oriente
2. FORLÌ, Venerdì 13 maggio dalle ore 11.00 alle ore 13.00
Scienze Politiche – Università di Bologna – Campus di Forlì
Aula 1.3, via Giacomo della Torre 1
Introduzione della professoressa Francesca Biancani
Intervento di Enrico Bartolomei
3. BOLOGNA, Sabato 14 maggio 2016 ore 18.00
a cura di Mediateca Gateway
in via San Petronio Vecchio 33/B
Interventi di Francesca Biancani e Enrico Bartolomei
4. IMPERIA, Sabato 14 maggio 2016 ore 20
a cura di ARCIHANDALA e ARCICAMALLI
via Bastioni di Mezzo 6
Ricordando la NAKBA a cura di Kutaiba Younis
Presentazione del libro a cura di Diana Carminati e Alfredo Tradardi
5. TORINO, Domenica 15 maggio 2016 alle ore 18.30
In collaborazione con il Centro Studi Sereno Regis in via Garibaldi 13
Nakba: 15 maggio 1948 – 15 maggio 2016
Ne discuteranno il prof. Angelo D’Orsi, ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino, Anna Delfina Arcostanzo, Enrico Bartolomei, Diana Carminati e Alfredo Tradardi,
autori di Gaza e l’industria israeliana della violenza, DeriveApprodi 2015.
6. TORINO, Lunedì 16 maggio 2016 ore 16
Terzo incontro del ciclo Dal califfato al califfato
Aula Magna Rettorato in via Verdi 8
Discussant: Enrico Bartolomei, Dottore di ricerca in Storia dell’area euro mediterranea, Università di Macerata
Michelguglielmo Torri, già Professore Ordinario di Storia e Istituzioni dell’Asia, Università di Torino
Le radici della questione palestinese e la sua continuità nelle vicende della regione
Diana Carminati, già docente di Storia dell’Europa contemporanea, Università di Torino
Il progetto israeliano di settler-colonialism e la distruzione dell’economia palestinese