L’articolo di un giornalista israeliano fatto sparire dal web
di Zvi Schuldiner
Cosa risponderebbero il coro nazionale e gli imbecilli che dichiarano amicizia a Israele in Europa se facessimo una domanda molto semplice: di che colore era il sangue dei circa cinquecento bambini che le forze israeliane hanno ucciso l’anno scorso, nell’ultima guerra di Gaza? Sì, guerra.
Certo si parla di difesa…hanno ucciso settanta soldati israeliani e sei o sette civili, fra i quali un bellissimo bambino. Ma l’esercito più morale del mondo ha ammazzato oltre duemila palestinesi e riconosce che parte dei morti non erano terroristi ma effetti collaterali della logica della guerra.
Non mi emoziono granché ascoltando tutti gli ipocriti che giorno dopo giorno creano il terreno fertile nel quale vengono seminati crimini come l’attacco contro la sfilata dell’amore omosessuale, giovedì, o il rogo e l’assassinio in una casa palestinese, adesso. Israele è in preda a un crescente razzismo, fomentato e approvato dai corifei del fondamentalismo religioso nella sua versione nazionalista, insieme agli ultranazionalisti di destra. La loro retorica è la base che induce le bande di attacco a mettere in pratica i messaggi dei vertici, sempre avvolti nella demagogia nazionalista stile «siamo l’unica democrazia e lottiamo per la sopravvivenza».
Respiriamo, mangiamo, viviamo in un momento tragico per la società israeliana, una società i cui leader evocano strombazzando ogni giorno pericoli esterni, mentre gettano le basi del razzismo colonialista che è la base del nostro dominio nei territori occupati. Quattro milioni di palestinesi chiusi nell’enorme carcere gestito dalla «unica democrazia del Medio Oriente».
Quando i politici locali parlano e starnazzano, quando i politici occidentali manifestano loro simpatia, bisognerebbe chiedere a tutti chi alimenta le fiamme di un razzismo nazionalista che ha ucciso a Gaza centinaia di bambini — per mano dell’esercito regolare — e che ieri ne ha bruciato vivo un altro, per mano di qualche terrorista creato dalla sacra unione fondamentalista-nazionalista.