IL VERO MISTERO DEL TRAGHETTO NORMAN ATLANTIC: PERCHE’ LA LONTANA BRINDISI ANZICHE’ LA VICINA VALONA?
Nella brutta vicenda del traghetto Norman Atlantic, partito da Patrasso e diretto ad Ancona, c’è una domanda che nessuno pone e che è invece fondamentale: perché se n’è voluto rimorchiare il relitto fino a Brindisi anziché farlo attraccare nel porto albanese di Valona, che a un certo punto distava appena 7 miglia? Da notare che il 31 dicembre lo stesso procuratore della Repubblica di Bari; Giovanni Volpe, dichiarava quanto segue ( http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/norman-atlantic-rotta-verso-lalbania-causa-2062827/ ):
“Il relitto del Norman Atlantic è stato agganciato, ma le condizioni meteo non consentono di trainarlo in Puglia. Si sta quindi muovendo in direzione dell’Albania”.
Però poi lo stesso procuratore deve esseresi dimenticato di questa sua dichiarazione. I temi all’attenzione della procura sono infatti altri: i clandestini a bordo, i troppi automezzi imbarcati, gli autisti che a quanto pare avrebbero acceso nella stiva un fuoco per scaldarsi, le dotazioni di sicurezza della nave, i troppi ritardi dei soccorsi e il numero dei morti e dei dispersi. Dei 499 imbarcati, compresi tre clandestini e almeno passeggeri 18 in overbooking, 11 sono i morti accertati e gli scomparsi vengono valutati tra i 10 e i 15.
“La tragedia poteva però assumere dimensioni catastrofiche a causa dell’inspiegabile decisione di puntare su Brindisi anziché su Valona”,
fa notare il giornalista Mario Scialoja, velista da una vita ed ex inviato de L’Espresso, nel cui sito cura una rubrica velica. Che nell’ultima puntata si occupa proprio del disastro della Norman Atlantic ( http://scialoja.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/12/31/la-norman-atlantic-e-il-mistero-di-valona/ ). Scialoja scende nei dettagli:
“Quando alle 4,30 del 28 dicembre le macchine della Norman Atlantic si sono fermate a causa del grande incendio, il tragetto si trovava a 12 miglia da Valona. Un tiro di schioppo.
Non solo, il vento e le onde facevano scarrocciare il relitto proprio verso la baia di albanese. Ma per tre giorni le autorità responsabili (?) non hanno preso in considerazione l’idea di puntare al porto molto più vicino e di usare Valona come base operativa per i soccorsi. Una scelta tanto più irragionevole e incoprensibile alla luce del fatto che il ministro della Marina greca, Milziade Valvitriotis, ha ricordato più volte di aver suggerito alle autorità italiane la convenienza di optare per Valona.
Gli italiani avrebbero potuto chiedere all’Albania, che certo non avrebbe rifiutato, di creare una base operativa di soccorso nel loro porto. Con la pssibilità di radunarvi un gran numero di elicotteri che avrebbero potuto raggiungere il relitto in pochissimi minuti. E atterrare e decollare a volontà. Fruendo delle strutture logistiche di una città.
Non solo, per due o più volte i cavi di traino dei rimorchiatori si sono spezzati, perché l’obiettivo era quello di rimorchiare il relitto verso Brindisi, contro il mare e contro il vento. Se si fosse deciso di far rotta su Valona, che a quel punto non distava più di sette miglia (causa scarroccio), forse i cavi non si sarebbero spezzati”.
E il traghetto sarebbe arrivato nella rada albanese ben prima che in quella italiana, con la conseguente forte probabilità di un bilancio finale di morti e dispersi meno pesante. Tuttavia Valona è stata evitata. Perché? Se lo chiede anche Scialoja:
“Perché questa scelta ovvia (e suggerita dai greci) non è stata fatta? Non lo so, ma ritengo che questo sia il vero buco nero sul quale la magistratura e i ministeri competenti dovrebbero indagare. Motivi di stupido nazionalismo? Problemi burocratico-diplomatici? Rigidità mentali? Interessi economici? Queste e molte altre cose insieme? Fatto sta che la soluzione Valona, la più semplice, è stata ancora scartata”.
Per poi concludere:
“Trovo sorprendente che televisione e giornali nazionali, nel mare magnum dei loro servizi, non abbiano prestato quasi nessuna attenzione a un interrogativo così lampante”.
In effetti, è strano che perfino il capo dello Stato nel suo discorso di fine anno pur avendo parlato della Norma Atlantic si sia limitato a elogiare in primis il comandante, ma senza accennare neppure da lontano all’infelice scelta di ignorare Valona, cioè la soluzione più semplice e sicura.
Purtroppo il caso della Norman Atlantic fa venire in mente un altro caso: la tragedia della motovedetta albanese Katër i Radës, progettata per ospitare 9 persone, ma carica di 120 profughi albanesi e affondata il 28 marzo 1997 nel canale d’Otranto dalla corvetta Sibilla della nostra marina militare: al contrario del caso attuale, allora la scelta fu di impedire che lo scafo albanese arrivasse in Italia e la Sibilia finì con lo speronarla, provocandene così l’affondamento. Dei 120 a bordo, se ne salvarono solo 34. Il comandante albanese fu condannato a 4 anni, ridotti in appello a tre anni e dieci mesi. Fabrizio Laudadio, comandante della Sibilla, venne condannato a tre anni, ridotti in appello a due anni e quattro mesi.
Il comandante della Norman, Argilio Giacomazzi, sarà un eroe, e certamente ha il merito di essere sceso dalla nave per ultimo e non tra i primi come invece ha fatto il comandante Francesco Schettino quando la sua grande Costa Crociera nel gennaio 2012 è finita sugli scogli dell’isola del Giglio. Ma è strano che non abbia fatto controllare in modo efficace che a bordo non vi fossero clandestini, che dei camionisti non dormissero nei camion anziché in cabina e che non venissero accesi eventuali fuochi nella stiva per scaldarsi.
Riguardo i clandestini, la vigilanza dovrebbe infatti essere ben più alta per il semplice motivo che è universalmente noto e assodato che i traghetti sono uno dei mezzi preferiti per entrare illegalmente in Italia: nel 2014 il ritmo degli arrivi è stato di almeno 200 al mese. E gli immigrati irregolari che vengono respinti verso la greca Patrasso, da dove è partita la Norman Atlantic, sono sempre più numerosi.
PRIMA di affrontare questo nuovo argomento,vorrei solo ricordare che la colpa della morte del noto ideologo del fascimo nonche’filosofo Gentile ,E da ddebitarsi alla nonna della Camusso ,questo dato e’rilevabile dalla lettura della nota rivista di storia “faccstorcomecazzmipar”testo in Albanese antico,da me personalmente tradotto
c
Questo chiude la discussione,ma ovviamente non risolve il problema etico di mettere in bocca degli altri,quello che non hanno mai detto che a questo punto E’fondamentale ,quanto lo storico ed mai risolto problema dei dati sulla demografia austroungarica dell’istria..secondo il noto metodo del dicquelcazzchemi par..
c
Attendiamo fiduciosi che i dubbi in merito vengano fugati in breve tempo,come tradizione del Bel paese che
fin dai tempi piu’remoti della sua unita’,non ci ha mai privati di nulla in materia di chiarezza e di rapidita’.
caino
A scanso di equivoci i post 3e 4 sono relativi alla vicenda Norman Atlantic.
In tutti i casi come dice Odifreddi nel suo Blog,questo e’l’anno della luce,vedo infatti fari nella notte che ci illuminano ovunque si volga lo sguardo e dunque miei cari non abbiate timore,che sara’ presto fatta luce su questa vicenda come su tutto il resto…..
caino andreotti
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/petrolio-deflazione-moodys-pil-padoan-borsa-tokyo-f76385b9-348c-484b-8bc9-bcb559656fb8.html
E poi i soliti benpensanti ci vengono a raccontare che il sistema capitolistico e imperialistico non c’entra nulla .Quello che conta e’ la morale e l’etica capitolista continental imperialista .
Suvvia signori un fioretto,un fioretto datemi un fioretto prer l’anno della luce,un fioretto come una messa varra’ bene Parigi.
Un fioretto..datemi un fioretto…
caino
Caro Caino,
io sono sempre stato d’accordo con Lenin nel dire che la rivoluzione non è un pranzo di gala.
Tuttavia ci sono limiti, una linea, tra una rivoluzione ed un genocidio e questa linea non può essere varcata.
Io di rivoluzioni ne conosco cinque, guarda caso tutte in epoca moderna: la rivoluzione olandese che fu tutt’uno con la guerra di indipendenza dalla Spagna; la rivoluzione inglese di Cromwell; la rivoluzione francese, quella russa e quella cinese; alcuni chiamano rivoluzione anche la guerra di indipendenza americana, definizione sulla quale avrei qualche perplessità.
Quello che, a mio modo di vedere, differenzia le prime due dalle seconde due è che le prime sono state rivoluzioni di popolo mentre le seconde sono state invece rivoluzioni di piccoli gruppi di politici che si sono sovrapposte alle richieste, spesso molto diverse, del loro popolo. La rivoluzione cinese è partita come una rivoluzione di popolo, non foss’altro che per la sua lunghezza (23 anni!) ma è anch’essa terminata come rivoluzione di un pugno di dirigenti che hanno condotto ad un’impresa del tutto astratta e quindi assurda come la Rivoluzione Culturale.
La rivoluzione francese e quella russa erano del tutto avulse – una volta attuata la distribuzione delle terre ai contadini (che per altro in Francia sono state in realtà prese dalla borghesia) – dai reali bisogni del popolo che è stato costretto con dosi altissime di terrore a seguire le decisioni di un pugno di politici che in realtà neppure sapevano bene dove andare o cosa fare e che hanno voluto realizzare, con la forza (e che forza!), lo schema teorico di socialismo di cui neppure si sapeva bene cosa fosse e come dovesse essere costruito.
Ambedue hanno imposto, con misure ributtanti ed infinitamente più feroci di quelle dei regimi che avevano abbattuto, la volontà di una piccolissima minoranza ad un grande paese letteralmente senza badare a spese. Le perdite della rivoluzione di Ottobre di misurano a milioni e milioni di persone, donne e bambini compresi; l’uso della tortura era addirittura permesso per legge ed è stato usato come mezzo per procurarsi prove che spessissimo erano solo le invenzioni delle vittime per farle cessare, come si sa bene dai tempi dell’Inquisizione.
Io sono e rimango di sinistra, nonostante tutto, ma se c’è una cosa che rimprovero al PCI – che di tutti i partiti comunisti è stato decisamente il più democratico ed il più vicino al suo popolo (e non solo al suo) – non è stata la partecipazione allo stalinismo, che era forse inevitabile nella situazione data, ma il non averne più voluto parlare dopo il fatidico 1989. Avrebbero dovuto aprire gli archivi e giustificarsi davanti al mondo, nel bene (tanto) e nel male (complessivamente poco e probabilmente inevitabile).
Il non averlo fatto ha perpetuato una prassi di segretezza e di opacità che, a mio modesto avviso, ha portato ai 101 ed all’attuale mutazione genetica della sinistra italiana, che mi sembra ormai del tutto berlusconizzata.
Un caro saluto U.
Io sono e rimango di sinistra, nonostante tutto, ma se c’è una cosa che rimprovero al PCI – che di tutti i partiti comunisti è stato decisamente il più democratico ed il più vicino al suo popolo (e non solo al suo) – non è stata la partecipazione allo stalinismo, che era forse inevitabile nella situazione data, ma il non averne più voluto parlare dopo il fatidico 1989. Avrebbero dovuto aprire gli archivi e giustificarsi davanti al mondo, nel bene (tanto) e nel male (complessivamente poco e probabilmente inevitabile).
Il non averlo fatto ha perpetuato una prassi di segretezza e di opacità che, a mio modesto avviso, ha portato ai 101 ed all’attuale mutazione genetica della sinistra italiana, che mi sembra ormai del tutto berlusconizzata. Uroburo
Ecco, questa mi pare una dichiarazione profondamente onesta !
Fatta trentanni fa, non si poteva pretendere sessanta, avrebbe cambiato completamente il nostro destino come Nazione.
” segretezza e opacità” che hanno contribuito a tradurre in tanto veleno i rapporti fra cittadini, insisto cittadini non classi, italiani.
Ora penso sia tardi! Non è più questione di nord e di sud, o di dx e sx, è questione che non abbiamo saputo fare squadra , dove questo significa affrontare a viso aperto il bene e il male di cui abbiamo responsabilità.
Quanti come me non hanno mai votato nè dx nè sx; quanti hanno portato avanti negli anni il senso di una ingiustizia patita senza averne un ritorno di riconoscimento e di partecipazione NAZIONALE!
E’ come in un matrimonio…non si devono lasciar crescere motivi di astio o di incomprensione; se aumentano troppo si arriva alla rottura, ognuno nel suo ” campo”, ognuno nella sua tifoseria.
Ora ritengo sia troppo tardi per rimediare. Non siamo più un matrimonio, non siamo più una Nazione.
Si potrà convivere separati in casa…io lo trovo un obbrobrio, una cosa quasi impossibile, ma che altro resta?
La rivoluzione, cioè il divorzio più o meno pacifico?
Non siamo cresciuti insieme , e non è questione geografica di nord e sud, è proprio questione di Storia che non abbiamo saputo costruire insieme, nel reciproco rispetto.
Oggi ho avuto una bellissima giornata con i miei tre nipotini che scorrazzavano con vari mezzi su e giù per lo scivolo del garage.
Sembrava un’autostrada nell’ora di punta, ….e io pensavo al futuro di queste tre creature.
Noi non siamo stati abbastanza intelligenti ( da intelligere) nè abbastanza generosi e previdenti da preparare un sentiero che potessero percorrere con le loro forze.
Altro che UGUAGLIANZA, SOLIDARIETA’ e LIBERTA’.
Chiacchiere di cui abbiamo riempito il nostro tempo libero!
Sylvi
Caro Uroburo,
da quando ho scoperto rileggendo un testo scientifico ,la differenza tra qualita’ e quantita’,affermo che ,sinceramente ,
non sono d’accordo quasi su nulla di quello che tu hai detto.
Sia sul piano della forma che della sostanza.
L’ora e’ tarda ,domani devo andare a far legna,per cui una buona dormita e’ un gradevole toccasana.
caino
ps quando parlo di forma,non mi riferisco alla grammatica oviiamente,ma alla confusione che fai citando parecchie categorie….dopodiche’ ci sentiremo..senza dubbio …
x Sylvi e Uroburo
Condivido. Con l’aggiunta che NON hanno più fatto nessuna analisi delle realtà di classe – cioè anche produttiva – italiana. Si sono limitati a vivere di rendita. E a comportarsi come una grande nave priva di timore oltre che di rotta. Inevitabile la guerra per bande, realtà di sempre e ovunque, e la deriva personalistica, carrieristica, opportunistica.
Un saluto.
pino
Caro Uroburo,
la mia risosta sara’inevitabilmente lunga ,magari intervallata da comunicazioni sull’orto ,poiche’ormai si e’ vicini alla preparazione dei terreni.
Lunga perche’tu stesso per giungere a certe conclusioni hai messo insieme un bel po’di storia ,nel senso che hai citato periodi storici molto lontani tra di loro,citando poi categorie quali popoli e nazioni ,evitando di citare poi come negli stessi avvenimenti questi fossero divisi al loro interno.
Gia’questo e’ piu’ che sufficiente a mio avviso per scongliare sulla base di un periodo storico cosi lungo come quello da te preso in esame,di arrivare a certe conclusioni..senza un nesso logico che in qualche le leghi tra di loro..appunto ualita’ e quantita’..o anche come solo dice Nicotri un’analisi di classe…
Si finisce su questo piano,non me ne volere,di dire che di notte tutti i gatti sono neri..
caino
Appena avro’ tempo cerchero’di analizzare piu’ specificatamente il tuo lungo post..sempre che tu lo desideri..poiche’ di per se’ gia’ basterebbe a mio avviso,quello che ho scritto
Caro Caino,
come sai io non rifuggo mai dai confronti e dai dialoghi, quindi le tue risposte e le tue argomentazioni mi faranno molto piacere a prescindere dal fatto di arrivare io meno a visioni condivise.
E’ ovvio che non è neppure umanamente possibile fare un excursus su ben cinque rivoluzioni in un messaggio di qualche decina di righe. Io mi limitavo a dare un’interpretazione che, ovviamente, è del tutto discutibile e personale.
Se vuoi la domanda di fondo è/era:”Ma certe rivoluzioni aveva un senso farle oppure il prezzo pagato è stato troppo alto”? Non ho mai avuto dubbi sulle rivoluzioni olandese ed inglese, mentre se ho ancora qualche dubbio sulla rivoluzione cinese non ne ho più per quanto riguarda la Rivoluzione di Ottobre. E’ costata troppo, in sè e per sè ma soprattutto alla luce dei risultati, che oggi siamo in grado di valutare compiutamente.
La mia era una riflessione sulla storia e sul posto delle teorie filosofiche o filosofico-politiche nella costruzione di un’organizzazione sociale. Oppure, se preferisci, era il rendermi conto che la politica non si può fare con gli schemi teorici ma solo utilizzando gli strumenti già a disposizione, senza troppe illusioni ma con molto realismo.
In attesa delle tue argomentazioni, devo però dirti che faccio un po’ fatica a capire il posto della scienza quando si parla di società e di politica; a me i contesti e gli strumenti sembrano incomparabili.
Un saluto U.
Caro Uroburo,
prima le cose serie,hai acquistato il phmetro ?
Io or ora ,mi preparo peperoni in bagna cauda,e insatata di cavoli cruda ,sempre in bagnacauda, spero di non ammorbare il blog con l’aglio…
Nel frattempo sono anadato a far legna per i rivi,con un collega di mia mglie,che in fatto di rivi e di mantenimento di boschi,se ne intende piu’ di me..lui passa le ferie facendo legna,si prenede la meta’ del prodotto secco,ma cosi’ si tengono puliti i boschi secondo natura…io purtroppo .mi accorgo che cominciano a mancarmi le forze…e poi cosa importantissima, non conosco le piante giovani.da conservare ,affinche il sottobosco possa riscrescere naturalmente e non invece un ammasso inestricabile di rovi..
In termini capitalisti il guadagno e’ pari allo zero,poiche’ nessun boscaiolo moderno si sognerebbe mai di fare un’operazione del genere..tempi della natura e guadagno non coincidono..per cui si’ si prenderebbero la legna,a meta’, ma raserebbero tutto o quasi a zero. E il tutto nello spazio di poche ore..con potenti mezzi ovvero capitale investito da far fruttare..e visto il tutto non saprei nemmeno come dargli torto,visto che devono campare pure loro..almeno i piccoli…sai tra nafta e benzina e prezzo della legna sul mercato…
Deto cio’….che la natura vada a farsi friggere..se poi i rivi crollano le alluvioni abbondano..anche questo poi diventa mercato,del cemento e delle costruzioni con imprenditori sempre piu’ in grande stile per ricostruire..insooma un nuovo bel businnes…con mezzi ancora piu’ potenti e capitali di partenza ancora piu’ rilevanti..insomma la natura e’ l’anima del commercio..
Detto cio’ torniaal futile.
Con il tuo ultimo post hai ristretto notevolmente il campo ,solo la rivoluzione russa e questa si chiamerebbe un’ operazione di riduzionismo,tecnicamente..bene sono contento poiche’ con il prossimo post ,su un campo piu’ ristretto potro’ fare alcune considerazioni..
caino
Aspettando le acciughe che mia moglie e’andata acomperare,dieri ancora che
Maledetto tablet..direi ancora , che la Scienza, ti sembrera’ strano, ma dal mio punto di vista ha parecchie implicazioni sullo stato della societa’ e della politica…poiche’ a volte la la scoperta di leggi naturali banali sic sic come quelle della gravita’ ,pur non dicendoci in realta’ cosa diavolo sia in termini qualitivi questa benedetta forza,almeno in termini quantitativi ce ne descrive gli effetti,che stranamente valgono per tutti..meno che per angeli,cherubini e diavoli..poi si potrebbe anche aggiungere che Newton la scopri’ solo perche’ nella sua tenuta ,avendo un cazzo da fare,poltiva tutto il giorno sotto un albero di mele mature..e a forza del fatto che gli continuavano a cadere sulla testa..fu rintronato a tal punto,che glli venna l’idea..non sempre quindi le botte in testa sono deleterie..ma questa e’ una barzelletta modificata …
caro Uroburo,
allora,restringendo il campo alla sola
rivoluzione di OTTOBRE,DIREI CHE ,SE APPENA UNO NE STUDIA le possibilta’ di riuscita ,puo convenire che senza la 1 GM ,una rivoluzione di quel tipo,non sarebbe avvenuta,si potrebbero perfino nutrire seri dubbi che sarebbe riuscita quella del marzo..visto che gia’ era fallita quella del 1905.
Prima del 1914,converrai con me che Lenin,altro non fosse che il capo di una delle tanti correnti del Partito SOCIALDEMOCRATICO RUSSO.,IN UNA Russia ancora allo stato semi-feudale che già’ pero’ aveva conosciuto un primo avvio di industrializzazione..
Di certo all’epoca pre-rivoluzione non era una potenza…
Gli Stati belligeranti che dettero inizio alla carneficina più orrenda che storia avesse mai conosciuta fino a quel tempo,erano Stati che sul piano della democrazia e delle libertà individuali,tutto sommato si equivalevano sia sul piano dei diritti che delle istituzioni..anzi per esempio da questo punto di vista si può affermare che l’Austria -Ungheria ,fosse ancora un pelino avanti noi,talietta,bellicosetta e affamata di imporsi sul piano delle potenze continentali ,in ciò decisamente perseguendo una politica di sx storica, alla Crispi ,decisamente appoggiata dalla borghesia industriale e finanziaria,desiderosa di imporsi e fari affari con tutti i mezzi(scherzando..verrebbe quasi quasi da rimpiangere Gioberti)
A scatenare quella immane ed orrenda carneficina,furono sì delle improvvide elitè politico-militari ,che pensavano di risolvere la questione in pochi mesi….ma come ben si sa la borghesia fa le pentole ma non i coperchi…scatenando l’inferno, sia sul piano qualitativo che quantitativo,oltre misura controllabile…nel frattempo però chi diavolo se fregava dei milioni di morti e delle sofferenze si potrebbe dire ” in seacula ad seacolurum”……
continua..al prossimo post..
caino
http://diciottobrumaio.blogspot.it/2015/01/prendere-posizione.html
x uroburo
prima di continuare ad importunarti con una overdose di mie elucubrazioni..ti consiglierei la lettura dal blog sopracitato degli ultimi due post
porta via pochissimo tempo
buona notte
c
PRIMA DI ANDARE A LETTO ,faccio sempre una passatina alle news..e leggo della strage in Francia..
per regola non sento più i TG,mi procurano l’orticaria..
Spirale innescata ?
Parigi come Sarajevo nel 14 ?
Di certo vedo i media allineati,ma è solo un primo timido passo..a occidente come ad oriente vi sono interessi precisi ,direi che ci manca solo più una strage in italia o in germania ,per scatenare il parossismo generale…ovvio che non si possa rimanere non coinvolti…a livello di massa e pure personale.,.meno male che forse non mi chiamano più alle armi..
caino
comprendo meglio il perché di certe Omelie..ultime ,..ai piani alti a tutti i livelli si subodora più di quanto non si dica o voglia far sapere..questa almeno è la mia impressione…
caro Pino,
a proposito del Norman Atlantic sicuramente Scialoja sa quel che dice e scrive.
Ne parlavamo qualche sera fa con amici nati e cresciuti in mare.
Il Diritto internazionale marittimo distingue fra un relitto abbandonato, perciò res nullius, ( praticamente la Concordia con l’abbandono del comandante era diventata res nullius con passeggeri a bordo abbandonati!!! ) e una nave in forte difficoltà con comandante a bordo.
Ma qui non è che il comandante deve scendere per ultimo per fare l’eroe, deve restare sulla nave per rivendicarne la proprietà.
Qui evidentemente si parla solo di motivi economici, che nulla hanno a che fare con la salvezza di esseri umani.
Leggendo i giornali è piuttosto difficile capire la situazione del traghetto: sta bruciando, ci sono centinaia di persone da salvare, sta intervenendo la Marina Militare e quella Aeronautica italiana per i soccorsi, il mare è infuriato e si sta tentando di agganciarla per il traino.
Ora : io chiedo che ci facevano gli albanesi, due morti, per tentare di agganciare il traghetto ? Quali richieste avrebbe fatto l’Albania per accogliere la nave che sta ancora oggi bruciando?
Quando il capitano avesse lasciato la nave per ultimo, a quali condizioni?
Penso che dal punto di vista umanitario l’Italia abbia fatto un ottimo lavoro…poi dal punto di vista economico e di diritto internazionale …le cose bisognerebbe conoscerle meglio! Sono molto complicate.
un saluto
Sylvi
x TUTTI
E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
LA STRAGE DI PARIGI MI RIEMPIE DI DOLORE E MI LASCIA SENZA PAROLE.
pino