Il nuovo grande scandalo Mafia Capitale ha fatto scoprire speculazioni perfino ai danni degli “zingari”. Abbiamo perciò voluto intervistare uno “zingaro” che conosce bene da anni anche questi problemi ed è autore di quello che forse è l’unico libro esistente di storia del suo popolo: Santino Spinelli, in arte Alexian, titolare di due lauree (Lingue straniere e Musicologia) e musicologo, musicista e direttore d’orchestra. Figura di spicco nel mondo dei nomadi, compresi quelli diventati stanziali come lui, Spinelli è fondatore e presidente dell’associazione culturale Thèm Romanò (mondo romanò). Nel 2001 Spinelli è stato eletto, quale unico rappresentante per l’Italia, al parlamento della International Romani Union (IRU), organizzazione non governativa con sede a Praga, attiva nel campo dei diritti dei popoli rom, alla quale è stato garantito lo status consultivo presso alcuni organi delle Nazioni Unite.
– Stando alle indiscrezioni, il recente scandalo Mafia Capitale dimostra che c’è chi lucra anche sulla pelle dei rom, sinti, ecc., volgarmente detti zingari, o anche gitani e zigani. Cosa le risulta?
Sono 30 anni che denuncio Ziganopoli che ho sempre definito come sistema disumano e mafioso. Basta rileggere la mia poesia Ziganopoli che è del 1986, i miei articoli degli anni 90, il mio libro Baro Romano Drom del 2002 o il mio libro Rom Genti Libere del 2012. Oggi mi meraviglio di chi si meraviglia e di chi ha fatto orecchio da mercante finora. Una tresca fra politici, criminalità, associazioni di pseudo volontariato e informazione deviata e compiacente.
– Lei aveva già denunciato qualcosa di simile? Qualcuno le ha dato ascolto? Non è il caso di farsi sentire oggi, magari dal parlamento o anche dal Capo dello Stato?
Io ho sempre detto che i Rom non sono nomadi per cultura e che i campi nomadi, costosissimi, sono segregazione razziale indegna di una società civile. Per decenni vi è lucrato sulla pelle di donne, bambini e anziani inermi a cui ho cercato di dar voce e sostegno. Nessun ascolto. La politica è le istituzioni preferiscono altri interlocutori dimostrando di non voler risolvere la questione.
– Quanti sono gli “zingari” in Italia? Quanti sono stanziali e quanto sono invece nomadi?
L’eteronimo zingaro è dispregiativo ed è meglio usare gli etnonimi Rom o Sinti o popolazione romanì. La popolazione romanì in Italia si aggira attorno a 170 mila persone. Più della metà sono cittadini italiani che vivono in casa e sono di antico insediamento. Il loro arrivo risale al 1400. I Rom non sono nomadi per cultura e circa 70 mila persone sono sfruttate e tenute nei campi nomadi che arricchiscono chi li gestisce e chi li ha voluti.
– E che mestieri praticano? C’è lavoro per loro in questi tempi di crisi?
Ci sono Rom attori, assicuratori, calciatori, operai, dipendenti comunali, vigili urbani, ragionieri di banca, infermieri professionali, circensi, giostrai, registi, insegnanti, albergatori, ristoratori, commercianti e tanto altro.
– A cosa è dovuta la nomea degli “zingari tutti ladri”?
Propaganda romfobica per giustificare ogni nefandezza nei confronti dei Rom.
– Si usa anche pensare che gli “zingari” rubino i bambini. Lo afferma questo sito, che si intitola significativamente “Tutti i Crimini degli Immigrati”. Ma esistano condanne giudiziarie per rapimento o tentato rapimento di bambini?
Neanche un solo caso accertato dalla Magistratura, pura propaganda romfobica.
– Il docente universitario di Storia Adriano Prosperi ha invece ricordato che a essere rapiti sono spesso i figli degli “zingari”: in Svizzera lo Stato li sottraeva d’autorità ai propri genitori.
Succede anche in Italia. Sotto diversi pretesti i bambini Rom vengono sottratti alle famiglie e dati in affidamento o in adozione.
– Esiste un progetto di integrazione per poter passare dalla condizione di nomade a quello di cittadino stanziale?
Nessuna reale politica di inclusione o di valorizzazione culturale. Le leggi regionali sono servite per creare segregazione razziale nei campi nomadi. Come si può integrare un popolo se i loro rappresentanti non sono ascoltati? Quando si vuole ristrutturare una casa si interpella il primo che passa o un architetto specializzato?
– Perché non si parla mai della Shoà dei “zingari”, percentualmente non meno grave di quella degli ebrei. Perché nessuno sa che la Shoà deio rom, sinti, ecc., si chiama Porrajmos o anche Samudaripen?
Perché i Rom e Sinti non sono mai stati protetti politicamente e mai tutelati realmente. Non sono mai stati risarciti economicamente, socialmente e moralmente come invece è successo con gli ebrei. Nessun Rom o Sinto fu ivitato a Norimberga per accusare i propri carnefici. Il problema è stato rimosso fin da subito per non risarcire i Rom e Sinti. È ancora oggi il mondo romanò è mistificato tanto che i campi nomadi sono un retaggio della cultura nazifascista e di quella ferocia concentrazionaria che l’ha contraddistinta. E infatti tutti sanno cosa significa Shoah e nessuno conosce il significato di Porrajmos, Samurdaripen o Baro Romano Meripe.
– Gli “zingari” hanno preso parte alla Resistenza?
Certamente. Molti Rom e Sinti sono morti da valorosi partigiani, ma totalmente dimenticati. I loro discendenti sono disprezzati e discriminati. Si sono immolati contro i nazifascisti per ottenere questo? In pratica gli stessi disvalori di allora per cui hanno combattuto lo vivono i loro cari oggi.
– Gli ebrei per la Shoà sono stati ricompensati con la creazione di uno Stato per loro, Israele. Perché non avete mai chiesto uno Stato per voi? E dove lo vorreste, eventualmente?
La popolazione romanì non ha mai rivendicato un territorio o una nazione, ma il diritto all’esistenza con la propria diversità culturale. Mai le comunità romanes hanno attuato nessuna forma di terrorismo, mai di son dotate di un esercito e mai hanno dichiarato guerra a nessuno. Non sono arrivate in Europa con intenti bellicoso ma sfuggivano alle repressioni. E questa mobilità coatta fu scambiata per nomadismo che ha giustificato i campi nomadi.
– Il termine “zingari” è ritenuto offensivo al pari di “negro” al posto di “nero”. Però a Roma per commemorare le retate naziste anche degli “zingari” e il loro sterminio nei campi in Germania è stata chiamata piazza degli Zingari il luogo dove vennero ammassati “rom, sinti e camminanti” per essere poi deportati. Ed è stata chiamata via degli Zingari la strada che dovettero imboccare per la deportazione. Nella piazza anni fa è stata inaugurata una targa commemorativa alla presenza di rappresentani delle comunità ebraica e “zingara”. Il termine perciò sicuramente non è stato usato in modo offensivo nel dare il nome alla via e alla piazza per ricordare quella tragedia. Qual è il termine oggi corretto per indicare quelli che vengono usualmente indicati come “zingari” o solo come rom?
Il termine corretto è “romanì”, che comprende tutti i vari gruppi. La parola “zingaro” oggi è decisamente da respingere, perché spregiativa proprio come lo è la parola “negro” per i neri.
– Nella Camargue ho scoperto che viene ricordato un santo rom. Ce ne può accennare brevemente?
È una santa, Santa Sara la nera. Fin dal Medio Evo c’è questa tradizione di portare in processione verso il mare la statua di Santa Sara per un momento catartico e purificatorio.
– Lei ha già scritto per Baldini Castoldi un libro di storia del suo popolo, credo l’unico libro di questo genere esistente in Italia. La casa editrice è fallita. Perché non amplia la tematica per proporla a un editore più importante?
Già fatto il libro è pronto e attualissimo, manca un’importante editore che voglia investire davvero. Spero che lei, Nicotri, mi trovi un editore come ha già fatto con l’altro libro.
– Cosa hanno preso dai rom la moda e la musica? Django Reinhart non era un rom?
Il contributo delle comunità romanes all’Europa da un punto di vista musicale è notevole. Quando la musica romani è confluita nel patrimonio etnofonico dei Paesi ospitanti ha generato tanti stili nuovi dal Flamenco al jazz Manouche, dalla musica balcanica alla Czardas e Verbunkos alla musica dell’Europa dell’Est. Importante anche l’apporto strumentale, dall’India ovvero la terra d’origine, la popolazione romanì introdusse in Europa il Cymbalom che deriva dal Santur indopersiano e che a sua volta ha generato il Clavicembalo, così come dalla Zurla o Zurna, introdotto dai Rom nell’Impero Bizantino derivano la Ciaramella e l’Oboe. La popolazione romani è una grande realtà culturale ed artistica fatta diventare per convenienza di pochi un “problema sociale”.
Altre notizie per meglio comprendere chi è Alexian, unico figlio maschio con cinque sorelle e padre di tre figli.
Nel 2002 Spinelli è stato docente di Lingua e Cultura Romanì presso l’Università degli Studi di Trieste,presso il Politecnico di Torino. Docente di Lingua e Cultura Romanì-Lingue e processi interculturali- presso l’Università degli studi di Chieti dal 2008. Ha tenuto un cirso seminariale all’Università di Teramo nell’anno accademico 2013-1014. Nel 2003 viene nominato vicepresidente del parlamento dell’IRU e ambasciatore dell’arte e della cultura romani bel mondo per l’IRU e nel 2007 vicepresidente dell’IRU. È presidente nazionale della federazione FederArteRom.
Nel 2010 ha pubblicato per la Ut Orpheus editore di Bologna i volumi “Carovana Romanì” per Fisarmonica, Ensamble e Orchestra. Le raccolte contengono partiture composte da Alexian Santino Spinelli che sono state eseguite al Palazzo de Consiglio d’Europa a Strasburgo (07/10/2010) ed al Consiglio d’Europa a Bruxelles (17/01/2013) dall’Orchestra Europea per la Pace con cui tiene numerosi concerti in tutta Europa. Alexian Santino Spinelli è compositore ed esecutore delle sue musiche.
Il 2 giugno 2012 ha cantato il Murdevele (Padre Nostro -in lingua romanì) per Papa Benedetto XVI a Bresso (Milano) in occasione della Giornata Mondiale della Famiglia davanti a 800 mila persone e in mondovisione. Il 10 maggio 2014 ha eseguito 3 sue composizioni per Papa Francesco sul sagrato di San Pietro davanti a 300 mila persone e in diretta su Rai 1.
La sua poesia “Auschwitz” orna a Berlino, nei pressi del parlamento, il monumento dedicato alla memoria dello sterminio di Sinti e Rom durante il nazismo, inaugurato il 24 ottobre 2012 alla presenza del capo di Stato tedesco e di Angela Merkel.