Santificazioni frettolose e stitichezza nei miracoli

Ora che è passata l’eccitazione per la grande festa della santificazione di due Papi,  Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla, e Giovanni XXXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, vale la pena di fare qualche considerazione in più. Nei giorni scorsi è stata avanzata qualche timida  riserva e  critica per la santificazione di Wojtyla a causa di alcuni suoi comportamenti poco commendevoli, ma ne sono stati dimenticati vari altri decisamente più gravi. Andiamo per ordine.

Sono stati dichiarati santi due papi talmente diversi tra loro da essere uno agli antipodi dell’altro. Wojtyla ha letteralmente demolito le innovazioni apportate alla Chiesa da papa Roncalli con la convocazione del Concilio Vaticano II, grande sforzo per tentare di portare la Chiesa nella realtà moderna. Sforzo che ha compreso la sorprendente apertura verso l’est europeo, il blocco allora comunista guidato dall’Unione Sovietica, e verso lo stesso Partito Comunista Italiano. Tant’è che Giovanni XXIII è passato alla storia come “il Papa buono”, espressione popolare nata spontaneamente e che di fatto significa anche che gli altri Papi buoni non erano o non lo erano e non lo sono abbastanza.

Wojtyla invece non sarà certo ricordato come Papa buono, quanto invece come il pontefice che ha demolito il Concilio Vaticano II, cioè l’intera opera di quel suo predecessore, e ingaggiato una lotta senza quartiere e con modi fin troppo disinvolti  contro l’Unione sovietica e il comunismo fino a contribuire in modo determinante alla loro scomparsa. Tutto ciò ha portato il teologo Hans Küng a scrivere nel 2011 un libro intitolato significativamente “Karol Wojtyła, Il grande oscurantista”.

Wojtyla ha stroncato la “teologia della Liberazione”, che tante speranze aveva acceso nell’America latina, e finanziato con soldi di provenienza malavitosa la lotta contro i movimenti che lottavano contro i regimi reazionari e contro i regimi golpisti della stessa America latina appoggiati o fatti nascere dagli Stati Uniti. “Guai ai sacerdoti che fanno politica nella Chiesa!”, tuonò nel 1979 lo stesso Wojtyla il cui pontificato sarà caratterizzato dalla politica, con una strategia  dispiegata senza sosta e con energia. Nel ’79 quel duro monito del Papa era riferito soprattutto ai sacerdoti che in Sud America contrastavano le dittature militari, in particolare a monsignor Oscar Romero, da tempo nel mirino della giunta militare di San Salvador perché ne denunciava pubblicamente le atrocità. Nell’’80 don Romero mentre celebrava una messa sarà fulminato da un cecchino.

Il 4 marzo 1983 Wojtyla, nel corso di una visita pastorale in cinque Paesi dell’America latina, atterrò all’aeroporto di Managua, capitale del Nicaragua governato dalla giunta sandinista, di sinistra, regolarmente eletta e impegnata in un vasto programma di riforme a favore della popolazione povera. Della giunta facevano parte cinque sacerdoti e membri di ordini religiosi cattolici. Tra questi, il frate trappista Ernesto Cardenal, ministro della Cultura, che si inginocchiò mentre il papa si avvicinava e gli prese la mano per baciarla. Wojtyla però la ritrasse di colpo, alzò minacciosamente l’indice sinistro e paonazzo gridò a Cardenal:

“Dovete mettervi in regola con la Chiesa, dovete mettervi in regola!”.

Dopodiché passò oltre ignorandolo completamente. Quattro anni più tardi lo stesso Wojtyla volerà in Cile e sdoganerà il dittatore Pinochet, capo di una giunta sanguinaria, affacciandosi al balcone con lui per salutare la folla.

Nonostante abbia riportato indietro le lancette dell’orologio della Chiesa, Wojtyla passa per un suo modernizzatore: ma solo perché ha saputo usare abilmente l’approccio con i mass media e il feeling con i giovani, in particolare con quelli di Liberazione e Comunione, soprannominati enfaticamente “i papa boys”. Gli applausi dei mass media hanno però suscitato post mortem critiche al processo di beatificazione prima e di santificazione dopo, critiche per esempio espresse nel 2009 dal primate del Belgio ed ex arcivescovo di Bruxelles, monsignor Godfried Danneelsed: “Questo processo sta procedendo troppo in fretta. La santità non ha bisogno di corsie preferenziali. E’ inaccettabile che si possa diventare santi o beati per acclamazione”.

Il teologo e padre conciliare Giovanni Franzoni quando il 7 marzo 2007 è stato ascoltato per l’iter della beatificazione di Wojtyla non ha avuto peli sulla lingua:

“Il pontificato di Giovanni Paolo II è costellato di decisioni sue, o di organi ufficiali della curia romana, in particolare della Congregazione per la dottrina della fede, che hanno in vario modo punito la libertà di ricerca teologica […] Quale che sia stato l’intimo convincimento della persona Wojtyla, è un fatto che le scelte del Papa hanno mostrato alla Chiesa un comportamento che indicava come nemici quanti e quante avessero opinioni teologiche diverse dalle sue”.

Per essere dichiarato beato è necessario avere accertato – sia pure con metodi di parte esenti da verifiche terze – che il candidato alla beatitudine  abbia compiuto almeno un miracolo. Per essere dichiarati poi anche santo bisogna avere compiuto almeno un altro miracolo. Di solito si tratta di guarigioni “inspiegabili”, perciò ritenute appunto miracolose. Qui le osservazioni da fare sono due. La prima: anche se io guarissi da un male incurabile dopo avere pregato o visto in sogno il Tal dei Tali – o meglio quello che io penso sia il Tal dei Tali, ma che in realtà è solo un sogno o un frutto della mia immaginazione – come si fa a dire che a concedermi il miracolo è stato lui e non un altro santo, oppure il Padreterno o Cristo o la Madonna? Forse che questi ultimi tre hanno l’obbligo di avvertirmi che sono stati loro? Seconda osservazione: è mai possibile che una volta fatto il miracolo, magari anche più d’uno, per superare l’esame ed essere promosso beato o santo, il nuovo festeggiato agli onori degli altari sparisca e di miracoli non ne faccia più? Il solo Wojtyla di santi e beati ne ha proclamati quasi 2.000 ( http://www.vita.it/mondo/religioni/beato-giovanni-paolo-ii.html ), nei 27 anni del suo pontificato ha polverizzato qualunque record dei suoi predecessori: ha infatti elevato agli onori dell’aureola più di quanti ne abbiano elevati tutti i papi degli ultimi cinque secoli! Ognuno promosso da Giovanni Paolo II all’aureola grazie a un miracolo per diventare beato e almeno un altro per diventare santo. Domanda: come mai di questi quasi 2.000 nuovi beati e santi wojtyliani non risultano nuovi miracoli dopo la promozione? Sembra quasi che si comportino tutti come quegli studenti svogliati che una volta superati a fatica gli esami per un diploma non sanno poi che farsene del “pezzo di carta”, motivo per cui lo appendono al chiodo. Stitichezza nei miracoli.

Nota non solo di colore. A prendere l’iniziativa per la proclamazione di un nuovo beato o santo sono di solito i suoi compaesani, amici, ammiratori e compatrioti. E’ vero che l’iter, piuttosto lungo, per arrivare alla proclamazione non è però gratuito? E’ vero che le spese le devono pagare coloro che hanno proposto il nuovo candidato? Ed è vero che in totale la spesa media ammonta a non meno di un milione di euro di oggi?  Se così fosse, Wojtyla avrebbe fatto incassare al Vaticano poco meno di due miliardi di euro. Cifra di tutto rispetto.

Nei quattro secoli tra il 1588 e il 1988 sono stati creati 672 nuovi santi. Nessuno sa con precisione a quanto ammontino esattamente le migliaia di santi della Chiesa, l’unica cosa certa è che sono migliaia. Come mai non fanno più miracoli o se li fanno lo fanno col contagocce? Strano: il numero dei santi aumenta, ma non quello dei loro miracoli. Questa avarizia, decisamente poco santa, è davvero inspiegabile. E suscita non poca amarezza.

Ma veniamo a Wojtyla. Le cose poco commendevoli e per nulla degne di un santo o anche solo di un beato che gli si possono rimproverare sono varie.  Qualcuno ha accennato alle sue responsabilità per il silenzio del Vaticano di fronte ai magistrati italiani impegnati a indagare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983, cioè sotto il suo pontificato. Il problema però non è solo l’ostinato silenzio vaticano dal sapore spiacevolmente omertoso. La responsabilità principale sono i ben otto appelli pubblici lanciati da Wojtyla a partire dal 3 luglio ’83 – meno di due settimane dopo la scomparsa – per avvalorare la pista del rapimento quando non c’era assolutamente nulla per sostenerla. Tant’è che il magistrato, Margherita Gerunda, era convinto si trattasse del purtroppo solito caso di violenza sessuale finito tragicamente. Le indagini venivano infatti condotte dalla squadra della questura di Roma che si occupa di omicidi. Se Emanuela fosse stata davvero rapita e fosse stata quindi ancora viva, con quegli appelli Wojtyla rischiava di spingere i rapitori a disfarsene. O liberandola o sopprimendola. E’ un fatto che non è stata liberata.

In ogni caso, quegli appelli hanno spinto le indagini sul binario morto del “rapimento”: vestito da rapimento politico prima, cioè per barattare la liberazione di Emanuela con quella di Alì Agca, il turco che nell’’81 aveva sparato a papa Wojtyla in piazza S. Pietro senza però riuscire a ucciderlo; e vestito da rapimento malavitoso dopo, come strumento della malavita forse non solo romana per farsi restituire i soldi prestati a Wojtyla per finanziare l’anticomunismo non solo nella natia Polonia, a favore del sindacato clandestino Solidarnosc. Come è ben noto, in ormai 31 anni di indagini condotte sulle piste del rapimento non s’è cavato un ragno dal buco.

Più di un giornale ha ricordato le disavventure giudiziarie del Banco Ambrosiano, fallito perché l’allora suo amministratore delegato Roberto Calvi, finito “suicidato” a Londra, aveva prestato una montagna di miliardi di lire al papa, tramite la banca vaticana IOR, per finanziare le attività anticomunista non solo in Polonia. Su questa faccenda è meglio essere più precisi.

La Corte d’Assise d’Appello di Roma nella sentenza del maggio 2010 sull’omicidio di Roberto Calvi ha scritto:

“Cosa Nostra impiegava il Banco Ambrosiano e lo IOR come tramite per massicce operazioni di riciclaggio. ll fatto nuovo emerso è che avvenivano quanto meno anche ad opera di Vito Ciancimino oltre che di Giuseppe Calò”. Chi sono Vito Ciancimino e Pippo Calò? Il primo è stato il sindaco mafioso di Palermo, protagonista della famosa trattativa Stato-mafia. Il secondo è passato alla storia come il cassiere della mafia utilizzato per il riciclaggio.

Dopo la Corte d’Assise d’Appello, il sostituto procuratore Luca Tescaroli: nel 2012 ha dichiarato che lo IOR

“ha avuto precise responsabilità in alcuni eventi e fra questi anche l’omicidio del banchiere Roberto Calvi”.

Ma per il papa che nel 1993 aveva sfidato la mafia lanciando ai mafiosi l’invettiva “Convertitevi!” Tescaroli ha in serbo un’accusa decisamente scomoda, riportata nel libro  “Wojtyla segreto” dei giornalisti Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti:

“Se Calvi avesse messo in atto il manifestato proposito di riferire quanto a sua conoscenza, avrebbe svelato il canale di alimentazione del Banco ambrosiano, rappresentato dalle risorse finanziarie provenienti da Cosa nostra, e la destinazione dei flussi di quel denaro, ivi compresa quella del finanziamento del sindacato Solidarnosc (di cui ha parlato Salvatore Lanzalaco), e ai regimi totalitari sudamericani (ai quali fece espresso riferimento Calvi in alcune lettere dallo stesso sottoscritte). Finanziamento attuato nell’interesse di una più ampia strategia del Vaticano, volta a penetrare nei paesi comunisti dell’Est europeo e a congelare l’avanzata comunista nell’America Latina. Cosa nostra e, certamente, Calò non potevano accettare che emergesse e venisse rivelata agli inquirenti quella tipologia di attività illecita, volta a far convogliare flussi di denaro mafiosi in quelle direzioni, e l’attività di riciclaggio che attraverso il Banco ambrosiano veniva espletata”.

I soldi a Solidarnosc arrivano a palate fin dal 1980, anno della sua nascita, con il beneplacito della loggia massonica segreta P2, come ha chiarito il boss della P2 Licio Gelli:

“Nel settembre 1980 Calvi mi confidò di essere preoccupato perché doveva pagare una somma di 80 milioni di dollari al movimento sindacale polacco Solidarnosc, e aveva solo una settimana di tempo per versare il denaro”.

Come è ben noto, il fiume di quattrini dati da Calvi per supportare la politica interventista di Wojtyla non è stato più restituito, tanto che il banco Ambrosiano fallì e Calvi finì “suicidato”. E poiché l’alter ego vaticano del banchiere italiano era monsignor Marcinkus, dominus e angelo nero dello IOR, la magistratura italiana ne chiese l’arresto. Invano. Wojtyla non solo promosse Marcinkus anche governatore del Vaticano, ma con la scusa dei Patti Lateranensi gli permise infine di lasciare Roma nel 1997 e tornarsene  negli Stati Uniti per trascorrevi una serena vecchiaia.

Partito Marcinkus, allo IOR la musica però non è cambiata. Per scrivere il libro “Vaticano Spa” il giornalista Gianluigi Nuzzi ha utilizzato l’archivio fornitogli dal sacerdote Renato Dardozzi, consigliere della Segreteria di Stato: migliaia di documenti segreti con i passaggi più imbarazzanti degli affari e intrallazzi dello IOR. Da tale banca è passata anche una robusta fetta della maxitangente Enimont (150 miliardi di lire, pari oggi ad almeno 150-200 milioni di euro), pagata dall’imprenditore  Raul Gardini a politici e partiti dell’epoca.

In questi giorni è stata ricordata anche l’eccessiva indulgenza di Wojtyla verso Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, istituzione molto apprezzata dal pontefice. Tanto che nel 1978 ha cestinato  un esposto sui vizi di Maciel inviatogli da un dirigente dei Legionari di Cristo. Lo scandalo scoppierà comunque, quando nel 1997 molti ex Legionari accuseranno il fondatore del loro ordine di abusi sessuali. La benevolenza del pontefice verso Degollado  non verrà però mai meno, Maciel infatti verrà sanzionato, blandamente, solo sotto il pontificato di Ratzinger.

Pochi sanno che nel 1989 i vescovi americani hanno spedito dal papa esperti di diritto canonico per chiedere di poter ridurre allo stato laicale i preti pedofili senza dover passare per l’apposito processo vaticano, ma la risposta di Giovanni Paolo II li lasciò gli inviati americani senza fiato: “No!”. E quasi nessuno sa che è stato Wojtyla a ordinare all’allora responsabile della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Ratzinger, di firmare e inviare nel 2001 ai vescovi di tutto il mondo il documento che imponeva di nascondere alle autorità civili qualunque caso di pedofilia del clero e anche di adescamento di adulti nel corso della confessione.  Per quell’infelice ordine Ratzinger è stato in seguito accusato di ostruzione della giustizia da un magistrato del Texas. E si è salvato dal processo e dalla condanna solo perché, essendo nel frattempo diventato Papa e quindi capo dello Stato vaticano, l’allora presidente degli Stati Uniti, George Bush figlio, decise di concedergli  l’immunità prevista per tutti i capi di Stato non in conflitto con gli Usa.

Stando così le cose, non sorprende che persino il Segretario di Stato del pontificato di Wojtyla, monsignor Angelo Sodano,  nel giugno 2008 parlando della causa di beatificazione del pontefice si sia detto perplesso almeno riguardo “l’opportunità di dare la precedenza a tale causa, scavalcando quelle già in corso”.

Pare quasi che la fretta a dichiarare Papa Wojtyla prima beato e poi anche santo sia dovuta alla volontà di metterlo al riparo una volta per tutte da eventuali gravi accuse. E’ infatti evidente che lo studio approfondito del suo operato da parte di storici, giornalisti e altri investigatori potrebbe riservare delle sorprese. Anche sgradevoli.

I Papi finiranno con l’imitare  gli imperatori romani che deificavano i loro predecessori?

290 commenti
« Commenti più vecchiCommenti più recenti »
  1. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Un uomo debole…pieno di paure…paura della solitudine..paura della vecchiaia…paura dei dolori e paura della morte.
    Un uomo cosi non si puo’ che biasimare…
    tutt’ al piu’ …avrebbe bisogno di un buon psichiatra..
    Dall’ altra parte abbiamo un figlio…che avendo cosi tanto ricevuto dal padre…e’ evidente che si disinteressa di lui…ha bisogno ed e’ necessario dunque di sentirsi rinfacciare il passato dal padre per potersi riavvicinare .. …dunque un poco di buono…insomma uno si merita l’ altro….
    Rodolfo

  2. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Mi viene un po’ in mente la canzone di Modugno…” Il vecchietto dove lo metto”….o quel film con il nostro Albertone….che per via di una moglie stronza….con il trucco riesce a portare quella dolcissima madre…che lui evidentemente ama…in una casa di riposo.
    Rodolfo

  3. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Ed andandosene….grida alla suora:- Trattatela bene!
    Eh si…quanta ipocrisia….e ci abbiamo persino riso su’…
    R

  4. sylvi
    sylvi says:

    Sentimi bene Rodolfo,

    intanto il tuo tono te lo tieni per te, e così le tue batoste, che delle mie non sai assolutamente niente!!!
    E non accetto nemmeno quel tono paternalistico che usi, che è di chi crede di pontificare per illuminare la povera plebe da catechizzare!
    Non provo astio per nessuno, tanto meno perdo tempo a provarne per te.
    Ho provato a trovare giustificazioni per il tuo modo inurbano di trinciare giudizi a dx e a manca, a proposito e a sproposito, ma ora sono costretta a pensare che chi ti bastona ad ogni piè sospinto…beh forse ha le sue buone ragioni!

    Infine impara a leggere e a rispettare la punteggiatura, poi parla!

    Sylvi

  5. Popeye
    Popeye says:

    Sulla fisica sei un ignorante e ti posso perdonare. Ciampi magnetici ci sono sempre ma non sono abbastanza forte per avere un effetto disastroso sui floppy.
    Sulla politica e sull’economia sei un ignorante e idiota allo stesso tempo.

    A causa di uno storico tasso d’inflazione elevata in quasi tutti i paesi sudamericani, si registrano alti tassi di interesse che comportano conseguentemente bassi livelli di investimento. I tassi d’interesse sono spesso a due cifre. L’eccezione è il Cile che vanta una discreta stabilità economica con tassi di interesse ad un’unica cifra. ”
    ———–
    Grazie ai Chicago boys.

  6. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    LA LETTERA AL FIGLIO POSTATA DA C. G.

    Non sono d’accordo. Quella lettera, di micidiale bellezza, non fa altro che mostrare l’altro lato della medaglia: il degrado dell’essere umano avviato alla morte è simmetrico al rigoglioso crescere dell’essere umano infante. Nasciamo “tra sangue e merda”. E moriamo tra merda e sangue. Quella lettera non fa altro che ricordarcelo: e i figli dovrebbero in definitiva restituire solo una parte di ciò che hanno avuto dai genitori. Dico “solo una parte” perché come figli abbiamo ricevuto, oltre all’amore e al mantenimento (in media, più o meno 150 mila euro dalla nascita al compimento del 18esimo anno), anche la vita. Ai nostri genitori, madre compresa, possiamo dare molto (in media, moooolto meno di quei più o meno 150 mila euro), ma certo non la vita. E in definitiva i genitori muoiono per far spazio sul pianeta ai figli. Che restano quindi sempre e comunque grandi debitori.
    L’unico neo di quella lettera è che non si parla della madre. Che per il figlio ha dato e sofferto e amato non meno del padre.
    pino
    P. S. Mia moglie da qualche mese, dandosi il cambio con la sorella, sta appunto restituendo alla madre parte di ciò che ha ricevuto…. Non se ne lamenta né si sottrae, anche se lo strazio è cosa che consuma.

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Poppy,
    modera i termini, i tuoi mi sembrano fuori luogo.
    Anche un piccolo campo magnetico può danneggiare il vecchio floppy. Ma cosa ti hanno insegnato a “squola”??
    mammamia.. se penso che eri tu uno di quelli che usava cacciavite, martello e zappa per assemblarli era più che logico che quando sparavate i vostri missili deficienti durante il tragitto erano obbligati al “ndò cojo-cojo” purtroppo visto e rivisto durante le vostre infami mattanze.
    Ripeto: tutto chiaro, lo temevo e ne ho avuto conferma.

    P.S. anche la tua volgarità è figlia di quella mediocre mentalità a stalle e a striscie.

    C.G.

  8. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Pino.
    Mi trovi d’accordo.
    In fondo quel vecchio padre chiede soltanto un pò di tolleranza da parte del figlio. Sa di essere giunto al capolinea e si rende conto che non ce la fa più a seguire i ritmi di suo figlio. Vorrebbe andarsene, vorrebbe però essere pronto e in pace con tutti. Non lo è ancora,
    gli manca il “lasciapassare” del ragazzo, è questo che chiede con struggente malinconia.

    N.B.: un saluto cordiale e un segno di solidarietà per tua moglie, so benissimo cosa significa consumarsi per lo strazio.

    C.G.

  9. Linosse
    Linosse says:

    Poppy polly 207
    “Il Cile potrebbe vantare qualche successo economico. Ma quello fu per il lavoro di Salvador Allende – che ha salvato la sua nazione, in maniera miracolosa, un decennio dopo la sua morte.

    Nel 1973, l’anno in cui il Generale Pinochet si impadronì brutalmente del governo, il tasso di disoccupazione del Cile era del 4,3 %. Nel 1983, dopo dieci anni di modernizzazione da libero mercato, la disoccupazione raggiunse il 22%. Gli stipendi reali si ridussero del 40% sotto il governo militare.

    Nel 1970, il 20% della popolazione del Cile viveva in povertà. Nel 1990, l’anno in cui il presidente Pinochet ha lasciato la sua carica, il numero degli indigenti è raddoppiato del 40%. Praticamente un miracolo.

    Pinochet non distrusse l’economia del Cile da solo. Ci vollero nove anni di duro lavoro da parte delle menti più brillanti delle università mondiali, una covata di apprendisti di Milton Friedman, i Chicago Boys. Sotto l’incantesimo delle loro teorie, il Generale ha abolito lo stipendio minimo, ha messo al bando il sindacato dei lavoratori che negoziava i diritti, ha privatizzato il sistema pensionistico, ha abolito tutte le tasse sulla ricchezza e sui profitti economici, ha ridotto drasticamente il pubblico impiego, ha privatizzato 212 industrie statali e 66 banche e ha avviato un surplus fiscale.

    Liberato dalla mano morta della burocrazia, delle tasse e delle regole sindacali, lo stato ha compiuto un gigantesco balzo in avanti verso la bancarotta e la depressione. Dopo nove anni di economia in stile Chicago, l’industria del Cile si è arenata ed è morta. Nel 1982 e 1983, il prodotto interno lordo è sceso del 19%. L’esperimento del libero mercato è kaputt, le provette sono andate in frantumi. Sangue e vetri sparsi sul pavimento del laboratorio. Tuttavia, con una notevole faccia tosta, gli scienziati pazzi di Chicago hanno dichiarato il successo. Negli USA, il Dipartimento di Stato del presidente Ronald Reagan ha pubblicato un rapporto, concludendo che il Cile è un caso da manuale di sana amministrazione economica. Lo stesso Milton Friedman ha coniato il termine “il miracolo del Cile”. L’economista Art Laffer, molto vicino a Friedman si è congratulato che il Cile di Pinochet fosse una vetrina di ciò che la teoria economica può fare.

    E certamente lo è stato. Per l’esattezza, il Cile è stato una vetrina della deregulation impazzita.

    I Chicago Boys hanno convinto la giunta che eliminando le restrizioni dalle banche nazionali le avrebbero rese libere di attrarre il capitale straniero per finanziare l’espansione industriale.

    Pinochet ha svenduto le banche statali – con uno sconto del 40% sul valore reale – che caddero velocemente nelle mani di due imperi conglomerati controllati dagli speculatori Javier Vial e Manuel Cruzat. Dalle banche catturate, Vial e Cruzat hanno convogliato i contanti per acquistare all’ingrosso le industrie produttive – quindi hanno acquistato quei beni con i prestiti degli investitori stranieri che agognavano di ottenere il loro pezzo di stato svenduto.

    Le riserve bancarie si riempirono delle garanzie vuote di aziende collegate. Pinochet lascia che si produca quella cuccagna per gli speculatori. Era convinto che il Governo non dovesse ostacolare la logica del mercato.

    Dal 1982, il gioco della catena di Sant’Antonio finanziaria aumentò. I Grupos di Vial e Cruzat furono inadempienti. L’industria si spense, le pensioni private furono senza valore, la valuta crollò. I disordini e scioperi di una popolazione troppo affamata e disperata da temere i proiettili costrinse Pinochet a invertire la rotta. Mandò via a calci i suoi amati sperimentatori di Chicago. Il Generale, riluttante, ha ripristinato il salario minimo e la contrattazione sindacale collettiva. Pinochet, che in precedenza aveva decimato i membri del governo, ha dato il via ad un programma per creare 500.000 posti di lavoro. In altri termini, il Cile fu tirato fuori dalla depressione con i vecchi e pedanti metodi di Keynes; tutto Franklin Roosevelt, niente Reagan/Thatcher. La strategia del New Deal ha salvato il Cile dal panico del 1983, ma la ripresa della nazione nel lungo periodo e la crescita successiva è il risultato di – non fatevi sentire dai bambini – una massiccia dose di socialismo.”
    L.

  10. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x popeye.
    I tuoi amati Chicago-Boys un gruppo di economisti cileni, al soldo della CIA e oppositori di Allende, formatisi all’Università di Chicago e poi divenuti consulenti del criminale Augusto Pinochet.

    “Sono stati gli architetti del modello capitalista e competitivo imposto a punta di baionetta dalla dittatura e poi, per tanti anni, additato come “faro di salvezza” per tutta l’America Latina dalle grandi istituzioni finanziarie internazionali e da una pletora di economisti cresciuti nel dogma del mercato”.

    Quel mercato che ha distrutto l’economia mondiale partendo, guarda caso, proprio dagli US.
    Ovviamente.

    C.G.

  11. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xNicotri 208
    Non sono nemmeno io daccordo…in special modo quando …anche solo minimamente si fa accenno al denaro….
    che allora diventa piu’ sporco di quello che e’.
    “il degrado dell’essere umano”? quando oggi si va’ in certe cliniche Svizzere a cercare la morte…appunto prima che che la vita degradi fino ad essere insopportabile…
    …eppoi regalare la vita…gia’…regalare a chi? La maggior parte delle persone mettono al mondo un figlio per regalare PRIMA di tutto qualcosa a se stessi….dunque e’ un atto del tutto egoistico…
    …e poi morendo gli regaliamo anche lo spazio… e poi tocca a loro e la ruota gira…
    …senza contare di tutti quelli che in questo mondo non sono proprio tanto contenti di essere nati….
    Rodolfo

  12. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xSylvi
    Eddaje con sta’ punteggiatura….scrollati di dosso il tuo essere maestrina…non divagare..
    o rispondi sul tema …o fai pipa…

  13. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x L.
    Vacci piano, altrimenti il Poppy va su di giri se gli si mettono in discussione i suoi dogmi reaganiani. Sembra un prete della setta di Lefebvre, pretende di capire il mondo con una tavola inchiodata davanti al setto nasale.
    Da notare che è anche un fan di Bush jr. il che la dice lunga su quanta gente è stata costretta a vendersi il cervello dopati dal quel tipo di capitolismo.

    “Capitolismo”, hai letto bene.

    C.G.

  14. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Poi ci son quelle che il regalo non lo vogliono fare ne’ a se stessi ne’ al nascituro….ed anche quello e’ un atto egoistico…
    facciamo solo i conti di quanti aborti in Italia….
    in un paese che tra l’ altro ha un tasso di nascite tra i piu’ bassi al mondo.
    R

  15. Peter
    Peter says:

    x Pino 208

    Non sono affatto d’accordo.
    Intanto la vita non viene creata da nessuno, ed i figli vengono fatti casualmente. Mutatis mutandis, i geni esistono da ‘sempre’.
    Vi sono genitori che danno via o abbandonano i figli, devono i figli essergli grati ‘per la vita ricevuta’?!
    Vi sono quelli che fanno figli per lasciargli i loro averi, quelli che vogliono essere ‘proletari’, quelli che pensano alla vecchiaia, quelli nel terzo mondo che vogliono figli per lavorare la terra, e tante tante donne che vogliono soddisfare il loro innato ‘istinto materno’. Bisogna fare gli applausi alla specie umana per tutto cio’?!
    Almeno il 40% degli umani al mondo hanno avuto un allevamento insufficiente o inadeguato sotto tutti i profili. Devono essere grati per la vita ricevuta?!
    A lei piace stavolta essere compiacente e retorico per il suo ruolo genitoriale, a me no.
    Non tutti siamo genitori, ma figli lo siamo stati tutti.

    Peter

  16. Rodolfo
    Rodolfo says:

    In ogni caso…ognuno certo la puo’ pensare come gli aggrada…
    io per niente al mondo chiederei amore o sentimento…quello deve esistere e sussistere di per se…
    Caso mai gli chiederei una parte di quei sporchi 150.000 euro di cui parlava Nicotri…hahahahahahahha
    =
    L’ operazione e’ andata bene…si trattava della rottura di un tendine..
    R

  17. Peter
    Peter says:

    x Rodolfo

    Non un tendine della mano destra, a quanto vedo…oh forse lei e’ mancino?
    Auguri di pronta guarigione, comunque

    Peter

  18. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Caro Peter
    vedo che in quacosa abbiamo avuto supergiu’ le stesse idee…
    …in effetti non si puo’ essere in disaccordo sempre e su tutto….
    capisco l’ antifona del 220…sono mancino…
    e qualche giorno fa’ mi trovavo in un autobus affollato fino all’ inverosimile…davanti a me una donna…che improvvisamente si gira esclamando:- “Ma insomma…si vergogni”
    ed io:-“Ma guardi gentile signora che non ho fatto niente”
    e lei:-” E se non fa niente …mi faccia il piacere di spostarsi”
    per dire ….come e cambiato il mondo…hahahahahahah
    Rodolfo

  19. Peter
    Peter says:

    x Rodolfo

    No mi riferivo al fatto che continua a scrivere…o digitare che dir si voglia.

    Peter

  20. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Pino.
    Se lo fanno i ragazzini palestinesi questi, per Mano Morta, sarebbero mini-terroristi…
    Scommettiamo che (sempre Mano Morta) snocciolerà il Rosario vetero-sionista del:

    – ma sono ragazzi..

    – hanno fatto una ragazzata..

    – guardate che facce d’angelo…

    – anche la polizia israeliana non li prende sul serio..
    tanto che li lasciano autofotografarsi come se fossera al pub

    sorridenti e soddisfatti..
    non c’è paragone..

    – mica quelle facce torve
    dei ragazzi palestinesi, figli di terroristi
    che imparano sui libri di scuola
    l’odio verso gli israeliani.

    – Ci vogliono buttare tutti a mare

    Eccetera.

    C.G.

  21. Faust
    Faust says:

    … molto interessante Linosse, mi ricorda le verità sbattute in faccia ai politici italiani che raccontan palle… lui le fà nel blog e mi piace… grazie Linosse e grazie anche al CG, sempre presente la Sentinella di Arruotalibera… Peccato l’appestamento del fetente che rottama il benfatto. Spero, visto il malestar dichiarato civilmente, il fetente continua… Spero che NON perdiamo la Sylvi, insolentita dal fetente, prepotente e fetente… Spero che il Ns. Blogmaster non permetta il degrado x asfissia del blog. Buona continuazione… esco! asssfisssiantee
    F.

  22. Rodolfo
    Rodolfo says:

    208/P. S. Mia moglie da qualche mese, dandosi il cambio con la sorella, sta appunto restituendo alla madre parte di ciò che ha ricevuto…. Non se ne lamenta né si sottrae, anche se lo strazio è cosa che consuma.
    =
    Un atto d’ amore …certo non richiesto…ma naturale..
    Io ho voluto molto bene a mio padre…siamo stati sempre insieme..
    …avevamo appena pranzato…e lui come sempre andava a fare la sua pennichella….poco dopo sentii dalla sua stanza provenire dei rumori strani…entrai ed era lui che si dava dei pugni alla gamba…mi guardo’ e disse solo:”Credo che e’ finita “……..
    se ci penso…vorrei andarmene come lui…senza tante sofferenze
    chiamai l’ ambulanza…se fossimo stati in Germania forse sarebbe andata diversamente …ma eravamo in Sicilia…
    per una settimana sono stato vicino a lui….non l’ ho mai lasciato..
    Lo ringrazio ancora oggi…di quel tempo passato insieme…e’ come se mi avesse voluto fare un’ ultimo regalo…quel dolore che ha avuto il tempo di mutare in rassegnazione.
    Qualche tempo fa’ ho registrato una poesia a modo mio…
    una poesia di Enrico Brignano
    ed e’ stata l’ unica che io ho dovuto parecchie volte interrompere perche’ un nodo alla gola mi impediva di andare avanti.
    https://www.youtube.com/watch?v=FRI8EhjqKmE
    Rodolfo

  23. Faust
    Faust says:

    … caro Gino, i ManoMorta, le donne che sanno li riconoscono dall’odore, come i cani poliziotti con la droga … i bastardini che fiutano le fetenzie e i fetenti… al suddetto, abituato ad esser scoperto ammanomorta sul chiappa, è rimasto sorpreso che la donna abbia gridato prima… la faccia della feccia non mente… I sani riconoscono i malati.
    F.

  24. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x F.
    Lasciamolo ai suoi legittimi ricordi affettivi.
    Le uniche cose decenti che scrive e degne di rispetto.

    C.G.

  25. Peter
    Peter says:

    Non voglio dire troppo per ragioni di privacy, ma ho un pessimo ricordo di mio padre morente, ed un ottimo ricordo di mio fratello morente.
    Il primo totalmente incapace di accettare la fine, almeno in mia presenza, nonostante la tarda eta’. Il secondo stoico, forte, fermo, quasi eroico.

    Peter

  26. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Faust.
    Guarda compagno, il Cerutti Gino la sentinella la faceva soltanto quando c’era da rubare Lambrette. A fare il palo dietro gli alberi di Largo dei Gelsomini, zona Giambellino.

    C.G.

  27. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Peter.
    Del mio papà l’unico ricordo scarsamente focalizzato come se fosse ieri, è quello di averlo visto l’ultima volta steso su una lastra di marmo e con un Rosario tra le mani e mio fratello maggiore in divisa da paracadutista che piangeva. Avevo soltanto 7 anni.
    Su periodi precedenti alla sua dipartita, il buio totale.
    Ho pensato tanto negli anni passati, anche con l’aiuto di mia madre a concentrarmi su qualche episodio, farlo magari risalire nella mia memoria di bambino. Niente, nada.

    C.G.

  28. Anita
    Anita says:

    Pensando ai papa’…

    Ho veramente conosciuto mio papa’ da grande, venne in visita negli US due volte, avevo due figli ancora piccoli, ma non bebe’.
    Era lui che cercava di avvicinarsi a me, io ero un po’ distante…anche perche’ venne con la Signora Cesarina dal sangue blu.

    Andai in Italia quando ricevetti la notizia che era morente, realizzai che era un uomo molto debole, anche in quella disperata situazione dimostro’ la sua debolezza.
    Non in riguardo alla sua malattia, per quello era stoico e consapevole.

    Malgrado tutto lo ringrazio per aver riconosciuto i suoi torti verso di me, unica figlia, mi chiese scusa…scuse che poi mise anche in una lettera…incolpando mia mamma, ma riconoscendo la sua mancanza d’interesse da parte sua.

    Per me e’ stato sufficiente, ho un buon ricordo di quel uomo esile, di carattere debole e freddo che era mio papa’.

    Anita

  29. Popeye
    Popeye says:

    X Linosse
    Mio caro, devo dire la verità, quando ti ho letto mi sono fatto una bella bella risata. Adesso dobbiamo fare una richiesta di emergenza alla Santa Chiesa Cattolica per la santificazione di Salvador Allende dopo di tutti questi miracoli fatti da questo signore che se la faceva con le prostitute al soldo della KGB.
    Stammi bene mio caro. Dicono che le risate fanno bene alla salute.
    Ti ringrazio ( spero che non sei allergico al tu comunista come l’altro signore usagetta).
    P.

  30. Faust
    Faust says:

    grillo… pollicheridono… (?) metti riferimenti acchi è rivolto quel che dici… sai con l’asffissia che ccè nel blog, grazie ad un fetente prepotente e fetente… non posso fermarmi molto… entro posto escappo… ciaoooo
    F.

  31. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Linosse.
    Da uno che santificava (e santifica ancora oggi) un assassino come Pinochet e dannava Allende dato che aveva nazionalizzato le miniere di rame per non farselo più fregare a prezzo stracciato e deciso dagli stessi usaescippa, cosa puoi aspettarti se non banali e mediocri coccodè da pollaio d’oltreoceano?

    C.G.

  32. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    A pollarolo-ridens vorrei ricordare anche un certo Rios Monnt in Guatemala e quel periodo di repressione indiscriminata che costò la vita e il genocidio dell’etnia Maya Ixil, roba da 200’000 “effetti collaterali, come li chiamano questi fascisti della domenica.
    Già anni addietro un gruppo di criminali e oppositori, guidati dall’ex condannato a morte evaso Castillo Armas e sostenuti dagli Stati Uniti, rovesciano il governo democratico di Arbenz Guzmàn, appena cominciato.
    Perchè? una storia parallela a quella del Presidente Allende, dato che Guzmàn aveva espropriato alcuni possedimenti appartenenti all’élite pseudo feudale guatemaltelca, ridistribuendo le terre e provocando le reazioni dei rais della terra. Con il colpo di Stato alcune terre sono state riprese, e alcune sono ANCORA OGGI di proprietà di aziende US.!!!!

    L’ingerenza degli yankee all’inizio fu massiccia, proprio come in Cile, soltanto solo Bill Clinton ebbe il coraggio di ammettere pubblicamente la porcata (una delle tante fatte da loro in America latina) condannando le azioni dei suoi predecessori di Washington.
    Dopo i numerosi tentativi di processare i responsabili delle stragi, per cui ricordiamo Rigoberta Menchù Tum, guatemalteca premio Nobel per la Pace 1992, dopo tanti anni si era finalmente riusciti a portare Montt in tribunale. Molto probabilmente data la corruzione dilagante in quel Paese verrà assolto.
    I corrotti e gli assassini non si beccano tra di loro.

    C.G.

  33. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Ho dimenticato di aggiungere che in prima istanza quel fetente foraggiato dagli US fu condannato a 80 (ottanta) anni di carcere, 50 per genocidio e 30 per crimini contro l’umanità.

    C.G.

  34. Linosse
    Linosse says:

    X C.G.
    Il pollo ridens non fa di ogni erba un fascio ma di tutto quello che è successo e succede nel mondo una bella risata forte del paraocchi,non fisico ma mentale, infilato sulla testa in modo permanente per l’azione di un lavaggio del cervello che per la energica azione ha spazzato via quasi tutti i neuroni lasciando solo quelli sensibili ai numeri.Anche a me viene da ridere quando penso che sia Poppy che Anita si lagnano delle tasse che ormai sia i “democratici” deteizzati che i repubblicani gli appioppano per spolparli vivi e sostenere così la inossidabile macchina di guerra che ormai ,per loro e solo per loro,è l’unica fonte di ricchezza e di puntello al dollaro.La esportazione forzosa di democrazia è l’unica cosa che resta, non al popolo che addirittura non partecipa più ai giochi politici perchè delusa e demotivata ma alla oligarchia U$A,per tenere in piedi un libbbbbbberismo che ha grincoglionito (e rovinato e continua a rovinare) il mondo tanto che ormai quando si parla di ammeregani yuessei tutti ,ma proprio tutti in qualsiasi angolo della terra ,ti mostrano,nei loro confronti , in modo evidente un fortissimo rigetto e una nausea( per non dire uno schifo) irrefrenabile.Del resto basta vedere cosa hanno seminato in tutto il mondo per fare le opportune considerazioni sugli” effetti collaterali” e diretti dell’operato yuessei.
    Sempre se ti sono rimasti due neuroni nel cervello per poter ragionare.
    Altro che difese patriottiche(per la patria di chi?) di parte !
    L.

  35. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x L.

    …della categoria degli “utili idioti” di quel sistema perverso senza che se ne rendono conto, convinti come sono di essere i padroni del mondo assicurandogli al pianeta la pacee la prosperità tra le genti.

    Fanatici e arroganti e sopratutto dementi.

    C.G.

  36. Shalom: le 90 bombe atomiche Usa in Italia
    Shalom: le 90 bombe atomiche Usa in Italia says:

    90 bombe atomiche che l’Italia nasconde per conto degli americani

    I missili che possono arrivare in Siria ed Iran: 40 a Ghedi Torre, attorno alla Brescia delle Leghe; 50 ad Aviano, l’aeroporto di Pordenone da dove sono partiti i Tornados che hanno bombardato Belgrado. A Vicenza è stato appena consegnato dall’azienda Pizzarotti l’ospedale bunker per militari americani e famiglie: rifugio in caso di guerra batteriologica ritenuta “possibile”
    Ecco dove sono le 90 bombe atomiche che l’Italia nasconde per conto degli americani.
    In Italia ci sono 90 bombe nucleari americane. La loro presenza ha un’importanza militare limitata per gli Stati Uniti, ma risponde anche ad esigenze politiche del governo italiano, che vuole avere voce in capitolo nella Nato. Lo ha rivelato all’Unità Hans Kristensen, uno specialista del Natural Resources Defense Council (NRDC), autore di un rapporto sulle armi atomiche in Europa che sarà pubblicato tra qualche giorno.
    Secondo il rapporto nelle basi americane in Europa ci sono ben 481 bombe nucleari, dislocate in Germania, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Olanda e Turchia. In Italia ve ne sono 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi Torre, in provincia di Brescia. Sono tutte del tipo indicato dal Pentagono come B 61, che non si presta ad essere montato su missili ma può essere sganciato da cacciabombardieri.
    «Le ragioni di un arsenale nucleare così grande in Italia – ha spiegato Kristensen – sono nebulose e la stessa Nato non ha una strategia chiara. Le atomiche continuano a svolgere il tradizionale ruolo dissuasivo nei confronti della Russia, e in parte servono per eventuali obiettivi in Medio Oriente, come l’Iran. Un’altra ragione è di tipo politico istituzionale. Per l’Italia è importante continuare a fare parte degli organi di pianificazione nucleare della Nato, per non essere isolata in Europa. Altri paesi come la Germania hanno lo stesso atteggiamento».
    Le anticipazioni sul rapporto di 102 pagine del NRDC coincidono con la riunione della Nato a Nizza, dove il ministro della Difesa americano sta cercando di ottenere dai colleghi europei maggiori aiuti in Iraq. Per alcuni paesi la pubblicazione delle cifre è imbarazzante.
    Secondo il New York Times il comandante della Nato, generale James Jones, ha confidato ai collaboratori di essere favorevole all’eliminazione completa delle bombe nucleari in Europa, ma di aver trovato resistenza da parte di alcuni governi europei. Gli Stati Uniti sono in grado di colpire con missili lanciati dal loro territorio tutti gli obiettivi nel raggio di azione dei bombardieri in Europa. I paesi europei, e in particolare l’Italia, tuttavia insistono per avere un ombrello nucleare.
    Il regolamento del Pentagono vieta espressamente di divulgare notizie sugli arsenali nucleari all’estero. Tuttavia un alto ufficiale ha ufficiosamente sostenuto che alla fine della guerra fredda molte bombe sono state ritirate dall’Europa e oggi ne rimangono circa 200. Krinsensten ha ribadito le indicazioni del rapporto.
    «Al Pentagono – ha dichiarato – non tutti conoscono il quadro completo della situazione. Il numero sarebbe inferiore alle nostre indicazioni soltanto se il presidente Bush avesse ordinato il ritiro di gran parte delle armi nucleari dopo l’attacco dell’11 settembre , ma non ci risulta che questo sia avvenuto».
    Tra Italia e Stati Uniti esiste un accordo segreto per la difesa nucleare, rinnovato dopo il 2001. William Arkin, un esperto dell’associazione degli scienziati nucleari, ne ha rivelato recentemente il nome in codice: Stone Ax (Ascia di Pietra). Nel settembre 1991, dopo il crollo del muro di Berlino, il presidente George Bush padre aveva annunciato il ritiro di tutte le testate nucleari montate su missili o su mezzi navali. In Europa erano rimaste 1400 bombe atomiche in dotazione all’aviazione. In dieci anni il numero si è ridotto di circa due terzi.
    Le bombe nucleari in Italia sono di tre modelli: B 61 -3, B 61 – 4 e B61 – 10. Il primo ha una potenza massima di 107 kiloton, dieci volte superiore all’atomica di Hiroshima, è può essere regolato fino a un minimo di 0,3 kiloton. Il secondo modello ha una potenza massima di 45 kiloton e il terzo di 80 kiloton. Il governo di George Bush ha ribadito molte volte di non escludere l’opzione nucleare per rispondere ad attacchi con armi biologiche o chimiche. È stata abbandonata la strategia della distruzione reciproca assicurata, che prevedeva armi nucleari sempre più potenti con uno scopo esclusivamente dissuasivo. Ora gli Stati Uniti vogliono produrre bombe atomiche tattiche di potenza limitata, e non escludono di servirsene contro i paesi che considerati terroristi. Almeno due di questi paesi, Siria e Iran, si trovano nel raggio dei bombardieri in Italia.
    (ndr – La soluzione concordata prevede l’istallazione in Italia di due postazioni dotate di bombe atomiche, con un meccanismo detto “della doppia chiave”. In pratica le bombe USA in Italia e Germania hanno l’innesco che deve essere attivato con due chiavi: una l’ha il capo della guarnigione italiana della base (Aviano e Ghedi), l’altra il capo della guarnigione americana.
    Le bombe sono caricate su Tornado italiani o tedeschi, i cui piloti sono addestrati negli Stati Uniti, ed anche l’accesso ai bunker in cui questi sono posteggiati è regolato con la doppia chiave. Il Capitolo 5 del regolamento Nato prevede che, in caso di attacco ad uno Stato membro, tutte le basi debbano immediatamente rispondere. È possibile che, in caso di attacco nucleare, ci sia un obbligo automatico americano a “sbloccare” le bombe agganciate sotto i nostri aerei. L’accordo resta segreto, i dettagli non sono conosciuti)
    LE SIGLE
    Usaf: aviazione
    Navy: marina
    Army: esercito
    Nsa: National security agency [Agenzia di sicurezza nazionale]
    Setaf: Southern european task force [Task force sudeuropea]
    ELENCO PER REGIONI:
    Trentino Alto Adige
    1. Cima Gallina (Bz). Stazione telecomunicazioni e radar dell’Usaf.
    2. Monte Paganella (Tn). Stazione telecomunicazioni Usaf.
    Friuli Venezia Giulia. Aviano (Pn). La più grande base avanzata, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’Usaf in Italia (almeno tremila militari e civili americani). Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’Usaf (un gruppo di cacciabombardieri ) utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia. Inoltre la Sedicesima Forza Aerea ed il Trentunesimo Gruppo da caccia dell’aviazione Usa, nonché uno squadrone di F-18 dei Marines. Si presume che la base ospiti, in bunker sotterranei la cui costruzione è stata autorizzata dal Congresso, bombe nucleari. Nella base aerea di Aviano (Pordenone) sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing, dotata di due squadriglie di F-16 (nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuo’ in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento: un vero e proprio record) e la 16th Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15, e ha il compito, sotto lo U. S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica. Essa opera, con un personale di 11.500 militari e civili, da due basi principali: Aviano, dove si trova il suo quartier generale, e la base turca di Incirlik. Sara’ appunto quest’ultima la principale base per l’offensiva aerea contro l’Iraq del nord, ma l’impiego degli aerei della 16th Air Force sara’ pianificato e diretto dal quartier generale di Aviano.
    4. Roveredo (Pn). Deposito armi Usa.
    5. Rivolto (Ud). Base USAF.
    6. Maniago (Ud). Poligono di tiro dell’Usaf.
    7. San Bernardo (Ud). Deposito munizioni dell’Us Army.
    8. Trieste. Base navale Usa.
    Veneto
    9. Camp Ederle (Vi). Quartier generale della Nato e comando della Setaf della Us Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri normalmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. Importante stazione di telecomunicazioni. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle dovrebbero essere circa duemila.
    10. Vicenza: Comando Setaf. Quinta Forza aerea tattica (Usaf). Probabile deposito di testate nucleari.
    11. Tormeno (San Giovanni a Monte, Vi). Depositi di armi e munizioni.
    12. Longare (Vi). Importante deposito d’armamenti.
    13. Oderzo (Tv). Deposito di armi e munizioni
    14. Codognè (Tv). Deposito di armi e munizioni
    15. Istrana (Tv). Base Usaf.
    16. Ciano [Tv]. Centro telecomunicazioni e radar Usa.
    17. Verona. Air Operations Center (Usaf ). e base Nato delle Forze di Terra del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni (Usaf).
    18. Affi (Vr) Centro telecomunicazioni Usa.
    19. Lunghezzano (Vr). Centro radar Usa.
    20. Erbezzo (Vr). Antenna radar Nsa.
    21. Conselve (Pd ). Base radar Usa.
    22. Monte Venda (Pd). Antenna telecomunicazioni e radar Usa.
    23. Venezia. Base navale Usa.
    24. Sant’Anna di Alfaedo (Pd): Base radar Usa.
    25. Lame di Concordia (Ve). Base di telecomunicazioni e radar Usa.
    26. San Gottardo, Boscomantivo (Ve): Centro telecomunicazioni Usa.
    27. Ceggia (Ve). Centro radar Usa.
    Lombardia
    28. Ghedi (Bs). Base dell’Usaf, stazione di comunicazione e deposito di bombe nucleari.
    29. Montichiari (Bs). Base aerea (Usaf ).
    30. Remondò (Pv) Base Us Army.
    108. Sorico (Co). Antenna Nsa.
    Piemonte
    31. Cameri (No). Base aerea Usa con copertura Nato.
    32. Candelo-Masazza (Vc). Addestramento Usaf e Us Army, copertura Nato.
    Liguria
    33. La Spezia. Centro antisommergibili di Saclant.
    34. Finale Ligure (Sv). Stazione di telecomunicazioni della Us Army.
    35. San Bartolomeo (Sp): Centro ricerche per la guerra sottomarina. Composta da tre strutture. Innanzitutto il Saclant, una filiale della Nato che non è indicata in nessuna mappa dell’Alleanza atlantica. Il Saclant svolgerebbe non meglio precisate ricerche marine: in un dossier preparato dalla federazione di Rifondazione Comunista si parla di “occupazione di aree dello specchio d’acqua per esigenze militari dello stato italiano e non (ricovero della VI flotta Usa)“. Poi c’è Maricocesco, un ente che fornisce pezzi di ricambio alle navi. E infine Mariperman, la Commissione permanente per gli esperimenti sui materiali da guerra, composta da cinquecento persone e undici istituti (dall’artiglieria, munizioni e missili, alle armi subacquee).
    Emilia Romagna
    36. Monte San Damiano (Pc). Base dell’Usaf con copertura Nato.
    37. Monte Cimone (Mo). Stazione telecomunicazioni Usa con copertura Nato.
    38. Parma. Deposito dell’Usaf con copertura Nato.
    39. Bologna. Stazione di telecomunicazioni del Dipartimento di Stato.
    40. Rimini. Gruppo logistico Usa per l’attivazione di bombe nucleari.
    41. Rimini-Miramare. Centro telecomunicazioni Usa.
    Marche
    42. Potenza Picena [Mc]. Centro radar Usa con copertura Nato.
    Toscana
    43. Camp Darby (Pi). Il Setaf ha il più grande deposito logistico del Mediterraneo (tra Pisa e Livorno), con circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron. Qui, in 125 bunker sotterranei, e’ stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, attraverso il Canale dei Navicelli, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. Ottavo Gruppo di supporto Usa e Base dell’US Army per l’appoggio alle forze statunitensi al Sud del Po, nel Mediterraneo, nel Golfo, nell’Africa del Nord e la Turchia.
    44. Coltano (Pi). Importante base Usa-Nsa per le telecomunicazioni: da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. Deposito munizioni Us Army; Base Nsa.
    45. Pisa (aeroporto militare). Base saltuaria dell’Usaf.
    46. Talamone (Gr). Base saltuaria dell’Us Navy.
    47. Poggio Ballone (Gr). Tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli: Centro radar Usa con copertura Nato.
    48. Livorno. Base navale Usa.
    49. Monte Giogo (Ms). Centro di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.
    Sardegna
    50. La Maddalena – Santo Stefano (Ss). Base atomica Usa, base di sommergibili, squadra navale di supporto alla portaerei americana “Simon Lake”.
    51. Monte Limbara (tra Oschiri e Tempio, SS). Base missilistica Usa.
    52. Sinis di Cabras (Or). Centro elaborazioni dati (Nsa).
    53. Isola di Tavolara (Ss). Stazione radiotelegrafica di supporto ai sommergibili della Us Navy.
    54. Torre Grande di Oristano. Base radar Nsa.
    55. Monte Arci (Or). Stazione di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.
    56. Capo Frasca (Or). Eliporto ed impianto radar Usa.
    57. Santulussurgiu (Or). Stazione telecomunicazioni Usaf con copertura Nato.
    58. Perdasdefogu (Nu). Base missilistica sperimentale.
    59. Capo Teulada (Ca) Da Capo Teulada a Capo Frasca (Or ), all’incirca 100 chilometri di costa, 7.200 ettari di terreno e più di 70 mila ettari di zone “off limits”: poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali della Sesta flotta americana e della Nato.
    60. Cagliari. Base navale Usa.
    61. Decimomannu (Ca). Aeroporto Usa con copertura Nato.
    62. Aeroporto di Elmas (Ca). Base aerea Usaf.
    63. Salto di Quirra (Ca). poligoni missilistici.
    64. Capo San Lorenzo (Ca). Zona di addestramento per la Sesta flotta Usa.
    65. Monte Urpino (Ca). Depositi munizioni Usa e Nato.
    Lazio
    66. Roma. Comando per il Mediterraneo centrale della Nato e il coordinamento logistico interforze Usa. Stazione Nato
    67. Roma Ciampino (aeroporto militare). Base saltuaria Usaf.
    68. Rocca di Papa (Rm). Stazione telecomunicazioni Usa con copertura Nato, in probabile collegamento con le installazioni sotterranee di Monte Cavo
    69. Monte Romano (Vt). Poligono saltuario di tiro dell’Us Army.
    70. Gaeta (Lt). Base permanente della Sesta flotta e della Squadra navale di scorta alla portaerei “La Salle”.
    71. Casale delle Palme (Lt). Scuola telecomunicazioni Nato sotto controllo Usa.
    Campania
    72. Napoli. Comando del Security Force dei Marines. Base di sommergibili Usa. Comando delle Forze Aeree Usa per il Mediterraneo. Porto normalmente impiegato dalle unità civili e militari Usa. Si calcola che da Napoli e Livorno transitino annualmente circa cinquemila contenitori di materiale militare.
    73. Aeroporto Napoli Capodichino. Base aerea Usaf.
    74. Monte Camaldoli (Na). Stazione di telecomunicazioni Usa.
    75. Ischia (Na). Antenna di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.
    76. Nisida (Na). Base Us Army.
    77. Bagnoli (Na). Sede del più grande centro di coordinamento dell’Us Navy di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.
    78. Agnano (nelle vicinanze del famoso ippodromo). Base dell’Us Army.
    80. Licola (Na). Antenna di telecomunicazioni Usa.
    81. Lago Patria (Ce). Stazione telecomunicazioni Usa.
    82. Giugliano (vicinanze del lago Patria, Na). Comando Statcom.
    83. Grazzanise (Ce). Base saltuaria Usaf.
    84. Mondragone (Ce): Centro di Comando Usa e Nato sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi Usa e Nato in caso di guerra
    85. Montevergine (Av): Stazione di comunicazioni Usa.
    Basilicata
    79. Cirigliano (Mt). Comando delle Forze Navali Usa in Europa.
    86. Pietraficcata (Mt). Centro telecomunicazioni Usa e Nato.
    Puglia
    87. Gioia del Colle (Ba). Base aerea Usa di supporto tecnico.
    88. Brindisi. Base navale Usa.
    89. Punta della Contessa (Br). Poligono di tiro Usa e Nato.
    90. San Vito dei Normanni (Br). Vi sarebbero di stanza un migliaio di militari americani del 499° Expeditionary Squadron;.Base dei Servizi Segreti. Electronics Security Group [Nsa ].
    91. Monte Iacotenente (Fg). Base del complesso radar Nadge.
    92. Otranto. Stazione radar Usa.
    93. Taranto. Base navale Usa. Deposito Usa e Nato.
    94. Martinafranca (Ta). Base radar Usa.
    Calabria
    95. Crotone. Stazione di telecomunicazioni e radar Usa e Nato.
    96. Monte Mancuso (Cz). Stazione di telecomunicazioni Usa.
    97. Sellia Marina (Cz): Centro telecomunicazioni Usa con copertura Nato.
    Sicilia
    98. Sigonella (Ct). Principale base terrestre dell’Us Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della Sesta flotta (circa 3.400 tra militari e civili americani ). Oltre ad unità della Us Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’Usaf: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni l’una.
    99. Motta S. Anastasia (Ct). Stazione di telecomunicazioni Usa.
    100. Caltagirone (Ct). Stazione di telecomunicazioni Usa.
    101. Vizzini (Ct). Diversi depositi Usa. Nota: un sottufficiale dell’aereonautica militare ci ha scritto, precisando che non vi sono installazioni USA in questa base militare italiana.
    102. Palermo Punta Raisi (aeroporto). Base saltuaria dell’Usaf.
    103. Isola delle Femmine (Pa). Deposito munizioni Usa e Nato.
    104. Comiso (Rg). La base risulterebbe smantellata.
    105. Marina di Marza (Rg). Stazione di telecomunicazioni Usa.
    106. Augusta (Sr). Base della Sesta flotta e deposito munizioni.
    107. Monte Lauro (Sr). Stazione di telecomunicazioni Usa.
    109. Centuripe (En). Stazione di telecomunicazioni Usa.
    110. Niscemi (Cl). Base del NavComTelSta (comunicazione Us Navy ).
    111. Trapani. Base Usaf con copertura Nato.
    112. Isola di Pantelleria (Tp): Centro telecomunicazioni Us Navy, base aerea e radar Nato.
    113. Isola di Lampedusa (Ag): Base della Guardia costiera Usa. Centro d’ascolto e di comunicazioni Ns

    FONTE LINK – locchiodihorus.altervista.org

  37. Anita
    Anita says:

    Commenti sull’articolo postato da Linosse:

    Franco Bifani 13 dicembre 2010 alle 16:39

    Bisogna però, cinicamente e rassegnatamente riconoscere che, o che si stia da una parte o da quell’altra, con amici potenti, devi sempre cedere una parte del tuo orticello. Se nel ’45 da noi fsserio arivati i soavi soldatini dell’Armata Rossa, fino alla fine degli anni ’80, primi anni ’90, anche noi avremmo avuto, come tutti i Paesi dell’Est europeo, il sacro suolo patrio disseminato di basi aeree, marine, navali e di fanteria di marca URSS. Cambiano le divise, ma la sostanza è poi sempre la stessa. Le armi nucleari non servono ad altro che a dare il colpo di grazia al nostro pianeea; se anche un solo Paese distruggesse l’altro a colpi di atomiche, che utile ne ricaverebbe, se non cumuli di macerie radioattivee per secoli e millenni? Se poi scoppiasse una guerra mondiale nucleare, non ci sarebbero né vinctori né vinti, ma solo miliardi di cadaveri. La profezia della fine del mondo nel 2012 è sempre più credibile, Maya o non Maya; avverrà per colpa di Stati come Iran, Israele, Corea del Nord, seguiranno poi i varii alleati, a catena.
    ——————————————————————————
    andrea Buttignol 14 dicembre 2010 alle 14:43

    Ad Aviano non ci sono tutti quegli aerei, ci sono oramai da 3/4 anni sicuri solo alcuni F-16 e la maggior parte dei militari se ne stà andando. A Rivolto mi giunge nuova questa notizia di un deposito USAF, fino a prova contraria c’è solo la sede della PAN (frecce tricolori)
    Non nego che durante le guerre nei balcani comunque ad Aviano ci fossero stati centinaia di aerei tra F-16, F-15, F-18, F117, PROWLER, A-10, AWACS, C130 ed altri aerei di passaggio come il GALAXY ed altri caccia.
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    Buongiorno,
    Anita

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