Come e perché NON hanno voluto salvare Aldo Moro
Domenica 16 marzo ricorre l’anniversario del rapimento dell’onorevole democristiano Aldo Moro, ex ministro ed ex capo del governo, e del massacro della sua scorta, avvenuti per opera delle Brigate Rosse nel 1978. Moro come è noto è stato ucciso dopo 55 giorni di prigionia, il 9 luglio, in un angusto “carcere del popolo” ricavato dietro una parete di un appartamento in via Camillo Montalcini n. 8 a Roma. Desidero raccontare quanto ho appreso casualmente nell’agosto 1993 riguardo la mancata possibilità che lo Stato italiano liberasse Moro. E come è stata sprecata la possibilità di fare piena luce sui perché e per ordine di chi il manipolo di “baschi neri” del ministero dell’Interno venne bloccato pochi minuti prima di assaltare la prigione brigatista. Prima però è bene inquadrare la vicenda nel suo contesto storico non sufficientemente noto. Vado quindi per ordine.
Un primo tentativo di assassinare moralmente Moro è del 1976 e porta già la firma di Kissinger. Negli Usa la commissione Frank Church del senato USA comincia quell’anno le sue indagini sulle attività delle multinazionali tese a organizzare in tutto il mondo scandali contro le frazioni pro-sviluppo dei propri Paesi e scopre, tra l’altro, che la potente industria aeronautica militare Lockheed usava corrompere con ricche bustarelle i politici di più parti del globo per convincerli ad acquistare i propri aerei. A prendere le mazzette in Italia era un misterioso personaggio soprannominato in codice Antelope Cobbler. Per farne naufragare la politica di apertura ai comunisti e ai palestinesi, è un assistente del Dipartimento di Stato, cioè di Kissinger, tale Loewenstein, filosionista e antiarabo come il suo famoso principale, a proporre di dare in pasto alla stampa Moro indicandolo come l’Antelope Cobbler. La proposta è resa operativa da Luca Dainelli, ambasciatore italiano negli Usa e membro dell’International Institute for Strategic Studies.
Il complotto contro Moro però non riuscì. Pur messo sotto accusa, la corte Costituzionale ne archiviò la posizione il 3 marzo 1978. Vale a dire, 13 giorni prima dell’agguato di Via Fani. Ad agguato avvenuto, la Segreteria di Stato Usa invia in Italia il suo funzionario Steve Pieczenik a dirigere «l’unità di crisi» che, avallata dal primo ministro dell’epoca Giulio Andreotti e comprendente l’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga, decideva la linea da tenere nei confronti delle Brigate Rosse e delle condizioni da loro poste per liberare l’ostaggio. Uno dei compiti, anch’esso riuscito in pieno, ammesso dall’americano era far credere ai giornali e all’opinione pubblica che le molte lettere scritte da Moro durante la prigionia, ricche di accuse ai politici, non erano spontanee, bensì frutto di un «lavaggio del cervello», e che quindi non se ne doveva tenere conto. Tutti i giornali fecero infatti a gara a delegittimare il contenuto delle molte lettere di Moro recapitate dai brigatisti a familiari e collaboratori del rapito nonché ad alcune redazioni.
La strategia impostata dall’esperto «amerikano» ricalcava fedelmente quanto previsto dal Field Manual redatto nel 1970 dalla Cia per definire il comportamento Usa verso i propri alleati in caso di loro gravi crisi. Si tratta di una strategia che definisce il terrorismo «fattore interno stabilizzante», secondo il principio «destabilizzare al fine di stabilizzare». E che non si fa scrupolo di prevedere la strumentalizzazione di eventuali gruppi eversivi dei Paesi alleati se essa può risultare positiva per gli interessi americani. Leggiamo ora cosa ha detto Pieczenik in una intervista all’«Italy Daily» del 16 marzo 2001 riguardo il suo compito durante il sequestro Moro: “Stabilizzare l’Italia, in modo che la Democrazia Cristiana non cedesse… e assicurare che il sequestro non avrebbe condotto alla presa del governo da parte dei comunisti… Il mantenimento delle posizioni della DC: quello era il cuore della mia missione. Nonostante tutte le crisi di governo, l’Italia era stato un Paese molto stabile, saldamente in mano alla DC. Ma in quei giorni il Partito comunista di Berlinguer era molto vicino a ottenere la maggioranza, e questo non volevamo che accadesse… Io ritengo di avere portato a compimento tale incarico. Una spiacevole conseguenza di ciò fu che Moro dovette morire… Nelle sue lettere Moro mostrò segni di cedimento. A quel punto venne presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significava che sarebbe stato giustiziato… Il fatto è che lui, Moro, non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia”.
Più chiari e cinici di così!
Intervistato per il quotidiano «l’Unità» del 9 maggio 2007 dal giornalista Marco Dolcetta, ecco cosa ha detto «l’amerikano » inviato dalla Segreteria di Stato ripetendolo inoltre nel suo libro dal titolo quanto mai esplicito “Noi abbiamo ucciso Aldo Moro”, edito in Francia da Patrick Robin:
” Il primo punto della mia strategia consisteva nel guadagnare del tempo, mantenere in vita Moro e al tempo stesso il mio compito era di impedire l’ascesa dei comunisti di Berlinguer al potere, ridurre la capacità degli infiltrati nei Servizi e immobilizzare la famiglia Moro nelle trattative. Cossiga non gestiva interamente la strategia che volevo sviluppare.[…] Fra gli altri, i simpatizzanti di estrema sinistra comprendevano anche i figli di Bettino Craxi e una delle figlie di Moro […].
Lessi le molte lettere di Moro e i comunicati dei terroristi. Vidi che Moro era angosciato e stava facendo rivelazioni che potevano essere lesive per l’Alleanza Atlantica. Decisi allora che doveva prevalere la Ragione di Stato anche a scapito della sua vita. Mi resi conto così che bisognava cambiare le carte in tavola e tendere una trappola alle Br. Finsi di trattare.
Decidemmo quindi, d’accordo con Cossiga, che era il momento di mettere in pratica una operazione psicologica e facemmo uscire così il falso comunicato della morte di Aldo Moro con la possibilità di ritrovamento del suo corpo nel lago della Duchessa. Fu per loro un colpo mortale perché non capirono più nulla e furono spinti così all’autodistruzione. Uccidendo Moro persero la battaglia. Se lo avessero liberato avrebbero vinto. Cossiga ha approvato la quasi totalità delle mie scelte e delle mie proposte e faceva il tramite con Andreotti
[…]. Sono stato io a decidere che il prezzo da pagare era la vita di Moro. […] Cossiga era sempre informato sulla mia strategia e non poteva fare altro che accettare. Le Br invece potevano fermarsi in un attimo ma non hanno saputo farlo o voluto”.
Insomma, mettere nel sacco Le Br ed eliminare Moro: due piccioni con una fava.
Riguardo le responsabilità quanto meno morali di Cossiga nella volontà politica di fare uccidere Moro, mi sono casualmente imbattuto in due testimoni di eccezione: un gesuita confessore della chiesa del Gesù in piazza del Gesù e l’ex confessore di Cossiga ai tempi del sequestro Moro. Cominciamo dal gesuita.
«Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro».
«Sì?»
«Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me lo ha detto lui: “Noi abbiamo avuto l’ordine di fermarci e tornare indietro”. Erano arrivati a pochi… A venti metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare».
«Via Montalcini?»
«Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me lo ha detto un mio alunno che stava lì, insomma, ecco, faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso».
Questa è una parte del mio dialogo al cardiopalma con un gesuita confessore della Chiesa del Gesù in uno dei primi giorni dell’agosto 1993. Stavo scrivendo il libro Tangenti in confessionale, spacciandomi nei confessionali delle chiese più rappresentative d’Italia – dal duomo di Torino alla basilica di S. Pietro in Vaticano fino a S. Gennaro a Napoli – per un politico che accettava le mazzette dagli industriali e a volte, al contrario, per un industriale che le pagava ai politici. Dalle risposte dei preti confessori volevo capire e documentare il comportamento e l’influenza della Chiesa nei confronti di un fenomeno come quello della corruzione e delle tangenti, troppo diffuso per esserle ignoto. E infatti…
Mi «confessavo» con un mini registratore avvolto in un giornale tenuto in mano perché stesse il più vicino possibile alla bocca dei religiosi. La tarda mattinata di un giorno tra il 2 e il 4 agosto sono andato nella chiesa del Gesù, in piazza del Gesù. Una scelta dovuta al fatto che in quella piazza c’era la sede della direzione nazionale della Democrazia Cristiana e al fatto che in quella chiesa Andreotti andava a messa quasi ogni mattina, dove presumevo si confessasse anche. Inoltre proprio a pochi metri di distanza, nella adiacente via Caetani, era stato lasciato a suo tempo il cadavere di Moro trasportato da via Montalcini con una Renault rossa. Più simbolismi di così!
Entrato in chiesa, mi sono diretto verso il primo confessionale a destra, dove c’era un religioso in attesa di penitenti. Non avrei immaginato neppure da lontano che il discorso sarebbe piombato nel caso Moro, e in modo così tranchant: io parlavo di tangenti e il confessore per dirmi che era un andazzo molto noto e tollerato mi stava dicendo che era noto tanto quanto a suo tempo il luogo della prigione di Moro! Il cuore m’è schizzato in gola e ho cominciato a sudare non solo per il caldo. La storia che mi ha raccontato quel gesuita è la seguente: «Un mio ex alunno si era arruolato nella polizia ed era entrato nel corpo delle “teste di cuoio”. Un giorno è venuto a chiedermi l’autorizzazione morale per infiltrasi nelle Brigate Rosse, voleva cioè sapere da me se l’infiltrarsi era morale o immorale. Gli dissi che era morale. Passato del tempo, quel mio ex alunno è tornato da me schifato. Mi ha raccontato che mentre stavano andando a liberare Moro ed erano arrivati a una ventina di metri dalla sua prigione, all’improvviso ricevettero l’ordine di tornare indietro. Il mio ex alunno rimase talmente schifato che si è dimesso dalla polizia. Ora lavora nella falegnameria del padre». Chiaro quindi che si trattava della prigione di via Montalcini, altrimenti non si spiegherebbero lo schifo e lo scappar via dalla polizia.
Ero sconvolto. Ma uno o due giorni dopo sarei rimasto ancora più sconvolto. Sono andato infatti a confessarmi anche nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, nella omonima piazza, scelta perché in quella piazza aveva il suo storico ufficio privato l’ancor più storico Andreotti. Mi si è presentato un parroco con i capelli a spazzola e l’accento pugliese. Anziché nel confessionale, mi ha sorpreso facendomi accomodare in sagrestia, seduti uno di fronte all’altro su banali sedie e separati da nulla. Ero teso perché temevo si capisse che il giornale che stringevo nervosamente in mano nascondeva quello che nascondeva. Ma a un certo punto ho rischiato di cadere dalla sedia: quel parroco – anche lui per consolarmi dicendo che il fenomeno delle mazzette era noto e tollerato quanto certi «misteri» del caso Moro – mi stava dicendo che era stato il confessore di Cossiga all’epoca del sequestro Moro!
«Quando, durante l’affare Moro, Cossiga era ministro degli Interni e lo confessavo io, in quel frangente dicevo: “Professore, io la posso solo assolvere dei suoi peccati. Ma la situazione sua se la deve andare a sbrigare da qualche altro”. Allora c’era Ferretto, c’era Dossetti [compagni d’Università di Moro che dopo avere fatto politica hanno infine scelto la vita in convento, ndr]. Dicevo: “Vada a sentire loro. Perché, anche, loro sono quelli che, avendo fatto carriera con lei, con Moro e col partito, a un certo punto hanno fatto un’altra scelta, possono aiutarla adesso”. A questo tipo di sollecitazione lui diceva: “Lascio perdere tutto”».
Il suo ex confessore mi stava dicendo che Cossiga aveva un enorme peso sulla coscienza per le scelte fatte. Lo straordinario racconto del parroco di S. Lorenzo in Lucina confermava in pieno non solo quanto più volte più o meno chiaramente trapelato e in parte ambiguamente ammesso dallo stesso Cossiga, ma anche quanto raccontato dall’«amerikano» Pieczenik, all’epoca assai poco noto in Italia e a me del tutto ignoto.
Le due confessioni hanno avuto un seguito ciascuna. Il primo è che ho scritto a Cossiga chiedendo lumi sulle pesanti parole del suo ex confessore e ne ho ricevuto la seguente risposta: «Caro Nicotri, si tratta di una faccenda troppo importante per lasciarla trattare a un prete». Il secondo è che dopo la pubblicazione del mio libro, il pubblico ministero Franco Jonta mi ha convocato per interrogarmi e chiedermi chi fosse esattamente quel confessore. Nonostante il tono perentorio del magistrato, con velata minaccia di guai giudiziari, ho opposto il segreto professionale, specificando però che ero disponibile a rispondere, ma solo dopo che l’Ordine dei giornalisti mi avesse sciolto, su mia richiesta, dall’obbligo del segreto. Tornato a Milano, ho chiesto per iscritto di esserne sollevato data l’importanza dell’argomento e della mia testimonianza. Ottenuto il permesso, sono stato riconvocato a Roma da Jonta, e questa volta gli ho portato una copia del nastro con il dialogo nel confessionale. Man mano che ascoltava il nastro il magistrato si incupiva sempre di più. E ogni tanto continuava a ripetermi: «Ma non le sembra strano?» Ho cominciato a sentirmi a disagio, e a un certo punto ho temuto che magari venissi accusato di avere falsificato il nastro. All’ennesimo «Ma non le sembra strano?» mi sono stufato e ho ribattuto: «A me sembra strano, anzi stranissimo, però la sua è una domanda che dovrebbe rivolgere non a me, ma al confessore».
Silenzio di gelo.
Finito il nastro Jonta guardandomi in modo che mi è parso ostile mi ha chiesto: «E chi sarebbe questo confessore?»
«Credo lei volesse dire “chi è” e non “chi sarebbe”. Comunque la risposta è semplice: quello che riceve nel primo confessionale a destra entrando in chiesa», ho risposto specificandone anche il cognome: «C’è affissa una targhetta in ottone con scritto come si chiama il confessore e gli orari durante i quali è presente».
«E che lo interrogo a fare? È chiaro che mi opporrà il segreto del confessionale».
«Be’, ma scusi, dottor Jonta, per arrivare a questa conclusione non c’era bisogno di farmi sciogliere dall’obbligo del segreto e farmi tornare a Roma. Ma se non intende interrogarlo,
qual è il motivo per cui ne vuole sapere il nome? Qualcuno vuole forse chiedere anche a lui di tacere?»
«Ma come si permette!»
«Guardi che quel confessore non può assolutamente accampare il segreto perché ha detto chiaro e tondo, come lei ha sentito ascoltando il nastro, che il suo ex alunno in realtà non è andato a confessarsi, a parlare cioè dei propri peccati, ma solo a chiedergli un consiglio. Lei perciò può e anzi deve interrogarlo. E se non risponde lo può anche arrestare o comunque mandare sotto processo. Proprio come ha minacciato di fare con me. O devo pensare che secondo lei io ho meno diritti del gesuita?»
«Nicotri, guardi che qui cosa fare lo decido io. Lei non può certo starmi a dire cosa devo o non devo fare».
«Con la sua coscienza se le vede lei. Comunque guardi che questa è l’unica occasione di chiarire finalmente la bruttissima faccenda della mancata liberazione di Moro. E in ogni caso, confessore o non confessore, è sicuro che non ce ne sono tante di ex teste di cuoio figli di falegnami infiltrate nelle Brigate Rosse e scappate dalla polizia dopo la faccenda Moro per andare a fare il falegname dal papà. Se questo ex poliziotto lo cercate, lo trovate di sicuro. Se lo volete trovare, naturalmente».
«Ah, ma allora lei non vuole capire! Qui comando io, e lei non deve assolutamente dirmi cosa cavolo devo fare!»
Conclusione? La prima è che sono uscito dal palazzo di Giustizia vergognandomi. Vergognandomi della mia disponibilità con il magistrato. E vergognandomi d’essermi fatto sciogliere dall’obbligo del segreto. Mi sentivo molto a disagio, in imbarazzo con me stesso. La seconda conclusione: è chiaro come il sole che NON si è voluto chiarire il «mistero» della prigione di Moro. Esattamente come a suo tempo non si voleva che la si trovasse. I «consigli» di Pieczenik parlano chiaro. I pesi sulla coscienza e le ammissioni di Cossiga anche. Il cadavere di Moro pure.
x TUTTI
Propongo l’ormai tradizionale incontro “mangereccio” di primavera. Dove? Beh, suggerirei Borghetto, appena fuori Valeggio sul Mincio, nel Veronese. C’è un ristorante con posti anche all’aperto lungo il Mincio o un suo rametto. Oppure Padova, alla trattoria in periferia Al Basso Isonzo, che pure ha posti all’aperto.
Decidete, pliz, data, e località, quale essa sia anche al di fuori di queste mie due indicazioni. Fatevi venire in mente idee e proposte. Bisogna sapere quanti siamo anche per prenotare.
Un saluto.
pino
x Caino #193
“Fermo restando che ognuno possa dire nei limiti della decenza ,quel che gli pare,non trovo per nulla una perdita eccessiva quella del sig Rodolfo,nessuno lo ha cacciato.”
Ma va’…di la verita’, “non e’ stato bannato”, sarebbe la frase giusta, avete fatto di tutto per levarvelo dai piedi…arrivando a dire che la sua presenza non era gradita, che era la causa dell’insopportabile andamento del forum…etc…
I provocatori non sono mai stati ripresi…saltavano fuori solo per aizzare Rodolfo…adesso sono in silenzio…il loro spasso non e’ presente.
Mamma Eva ti ha insegnato male…
Ciao,
Anita
Come aprire una scatola senza l’apriscatole, come fa la KGB, parole del narratore russo.
How to Open a Can without Can Opener – Zombie Survival Tips #20 – YouTube
http://www.youtube.com/watch?v=oH2NahLjx-Y
Questa e’ nuova anche per me, sapevo altri modi incluso lo “Swiss army knife”.
Aprire bottiglie poi…spesso basta un pollice, i miei figli erano esperti….
Il nostro falegname avrebbe aperto una cassa di birra in record time….
Anita
x Anita.
Che Rodolfo sia stato lui stesso un provocatore – decisamente patetico , aggiungo io – non gli è mai passato per la sua di lei testa?
Nò èh?
P.S. questo è un blog di lingua italiana, la prego quindi se vuole rivolgersi al sottoscritto di usare l’italiano del quale lei, signora, ha una buona padronanza.
Mastico poco l’inglese e NON APRO PER PRINCIPIO i suoi vùvùvù. Quante volte devo ripeterglielo?
Leggevo ultimamente che la NSA yuessei infettava PC su scala industriale spacciandosi per Facebook e consiglio a tutti, per esperienza diretta capitatami anni fa, di non aprire MAI link provenienti dagli US, checchè ne dica la komare con suoi antivirus, antimalware, anti di quà e anti di là della beata fava.
C.G.
Egr sig Anita,
in teoria Lei potrebbe avere anche qualche ragione ,soprattutto rileggendo il passato,resta comunque il fatto che il Sig Rodolfo abbia sempre risposto per le “rime”.
Anzi, talvolta anticipando.
E comunque è stato sempre in grado di esprimere compiutamente il proprio pensiero.
Poi c’è provocazione e provocazione,bisogna saper distinguere.
Beh, adesso c’è un bel “pezzo” di Pino Nicotri su cui riflettere.
Non ci sono ragioni per non credergli,sui fatti da lui riferiti,resta da scoprire se sia reale quanto a lui riferito.(di sicuro realistico)
Diciamo che sono molto verosimili,e che comunque visto l’atteggiamento del Dott Jonta , non sono stati mai verificati per scelta inquirente e chissà mai cos’altro !
La sintesi però è chiara e l’eventuale atteggiamento ammerekano,sarebbe stato nella logica di come gli americani si sono sempre comportati nel mondo.
Oh Noh ?
Ovviamente sempre per il nostro bene !
Caino
ps -Io credo che ormai solo la storia potrà darci qualche verità,quando ormai le cose saranno decantate,completamente.
Restano però le conclusioni politicamente accettabili,a meno di considerare la strategia delle BR, fatta da imbecilli totali,il che può anche essere vero..,ma allora diventa ancora più chiara l’intera strategia della tensione e le sue conseguenze.
Eppure nessuno mi leva dalla testa che se le BR avessero liberato Moro avrebbero non solo vinto ma stravinto.
Fatto il processo a Moro, dopo averlo condannato a morte, e dopo che Paolo VI ne chiese la liberazione, con quella famosa lettera che iniziava con ” vi prego uomini delle Brigate rosse…” quindi de facto riconosciuti, loro, le BR, avessero detto: “in omaggio a Paolo VI che ci ha riconosciuto, lo liberiamo”.
Ma non doveva andare così. La moglie di Moro disse a chiare lettere che gli assassini morali di suo marito furono Cossiga, Zaccagnini e Andreotti.
C.G.
Caro Pino,
le cose che riporti erano note da tempo e che ci fosse lo zampino useggetta era noto ed ovvio. Personalmente sono sempre stato convinto che anche i servizi israeliani fossero bene informati, cosa che è una semplice intuizione personale: ti pare che non fossero curiosi di sapere come andavano le cose con un politico da sempre vicino agli arabi?
Ti ricordi le foto del Korniga in visita alla tomba di Moro? Lui sapeva di averla fatta ben sporca, al di là di ogni scusante. E pensare che faceva l’amico della sinistra, lui uno dei più fieri rappresentanti del partito atlantico, uno dei capi del sistema Gladio.
Il nostro è sempre stato il paese delle commedie e degli inganni, quel che irrita è che noi lo facciamo senza in realtà guadagnarci, come invece fanno useggetta ed inglesi.
Un saluto U.
Per il Gino
Zaccagnini per non essersi opposto alle mene degli altri due, direi.
PS. Ma l’incontro non si sarebbe dovuto organizzarlo da te? Parla o vate, alto e forte! U.
Caro Caino,
come ho già detto non sono l’avvocato difensore di nessuno: che ci guadagnerei?
Dico però che a Rodolfo non si perdonavano neppure le virgole con un malanimo ed un’aggressività uniche.
Bene, adesso Rodolfo non c’è più. Le pare che sia cambiato qualcosa?
A me pare di no. Un saluto U.
Per Peter
Caro Peter,
i suoi eccessi sono, per quanto mi riguarda, verbali: lei esagera nelle polemiche e soprattutto le sue polemiche sono palesemente legate alle sue personali paturnie e molto poco ai fatti reali.
Un saluto U.
PS. Se mai ce ne fosse bisogno, preciso che sarei contrario a mettere chiunque nelle condizioni di andarsene. Che si chiami Rodolfo oppure Anita, Popeye o Silvy o chiunque altro.
Rimango del parere che i blog dovrebbero essere aperti a tutti fino al limite delle leggi. Ma dovrebbero essere severissimi con chi le leggi non rispetta (dalla diffamazione all’ingiuria al sostenere tesi che sono reati. Vedi il caso del “signor” Carlo, che Dio lo faccia marcire all’inferno.
Un saluto U.
x Uroburo
una cosa e’ cambiata, cioe’ che nn si parla di Israele ed ebrei ad nauseam. C’ e’ spazio per altri argomenti.
Mi faccia un esempio di mia paturnia personale, visto che sono disposto, masochisticamente, a risentire i suoi ritornelli.
Peter
x CG e Pino
ora sono tutti e tre ‘alla verita’, come usava dire la mia vecchia zia semianalfabeta.
Io non credo che lo sbruffone della CIA avesse realmente il potere di imporre i suoi ‘consigli’ al governo italiano, penso invece che i due sciacalli che sappiamo lo assecondarono perche’ volevano farlo.
Sembra che il messaggio papale ‘uomini delle brigate rosse’ venne preso da Moro come una condanna a morte, o meglio come un segno che il ‘palazzo’ lo avesse ormai abbandonato al suo destino.
Direi che le infami BR avessero perso in ogni caso, ma ci avrebbero fatto una ‘figura’ infinitamente migliore sotto ogni profilo liberando Moro.
Senza contare i danni morali e di immagine che avrebbero provocato all’establishment italico e atlantico.
un saluto
Peter
x Uroburo 10
io saro’ uno un po’ polemico, ma lei dimostra un’empieta’ a me francamente sconosciuta…
Peter
Il “signor” Carlo era un maiale razzista con robuste tendenze delinquenziali. Razzista nel senso proprio del termine e non nelle sue (di lei Peter) paturniose fantasie.
Pur nel mio notorio ateismo mi auguro che il buon che Dio, per chi ci crede, lo faccia marcire all’Inferno.
Io non sono empio, premesso che la denominazione mi lascia del tutto indifferente, penso però che sia giusto che ciascuno si abbia il suo. Ad un maiale del genere l’eterna marcescenza in un pozzo nero pieno di negri affetti da colite spastica. U.
Ammettiamo per un istante che…
Ammettiamo per un istante che i “Preti” di cui al post di Pino,mentissero, o in toto o in parte..a che pro ?
Creare evidentemente un ulteriore depistaggio presumo,in fondo le bugie non si dicono a Gratis.
Pare ai vostri occhi ipotesi credibile ? Anche i depistaggi hanno ragioni mirate,nel qual caso a me la cosa sembra poco credibile.
Un’altra ipotesi di carattere puramente politico è che anche all’interno del PCI qualcuno sapesse e tutt’ora sappia,ma che “per amor ” di Patria “, sapesse altresì che non vi erano alternative di sorta.( ameno che anche li fossero tutti imbecilli patentati )
Dopotutto bisogna sempre ricordare che il compromesso storico nacque dopo il “golpe in Cile “,il che fa pensare e questo lo dirà la storia, che il popolo italiano non è mai stato libero veramente di scegliere ,il che ci riporta(vero peter?) all’intima natura della vera valenza della democrazia ,in rapporto al gioco di potenze reale, quindi un pò assurdo parlare di etica e morali delle democrazie in senso assoluto..le pare ?
Caino
x C.G.
E’ ora che la smetta di difamare il mio computer, ogni volta che scrivo ad una ditta mi viene il resoconto del mio PC, oltre la marca etc…ed e’ SEMPRE giudicato pulito, free of viruses, updated…etc…
Cosa che non posso dire di alcune websites, dove mi viene l’avviso che potrebbero danneggiare il mio PC, a volte ci entro per via indiretta perche’ mi fido dei miei servizi di sicurezza.
Molti articoli sono lunghi e il traduttore/i, spesso le traduzioni sono molto sballate per via della forma e delle numerose parole con molteplici significati.
Aggiungo che diverse volte sono proprio links e e-mails provenienti dall’Italia che mi vengono cancellati, rimossi da Microsoft e da Outlook.
Malgrado il mio “pop up blocker”, molte reclame Italiane cercano di infiltrarsi e me le trovo dopo che chiudo una pagina, o appaiono silenziosamente mentre sto leggendo un articolo.
Quindi, basta con avvisi ad altri viaggiatori…se lei non trova modo di prendersela con me, ci va di mezzo il mio computer.
Del resto si puo’ copiare i links e aprirseli sul il suo browser….
Anita
x Caino
del PCI so ben poco, ma non credo che neanche loro siano mai stati campioni di trasparenza. Mi pare di ricordare che Amendola fosse contrario a negoziare con le BR, comunque, e non intendesse dare alcun credito ai comunicati di Moro prigioniero. Comunque, anche lui se ne e’ andato poco dopo Moro.
Se lei intende dire che Moro mori’ assassinato solo per il volere di US, il mio parere e’ negativo. Nel senso che se la DC voluto salvarlo, avrebbe potuto. Ma non volle. Sono del tutto d’accordo con le accuse di Eleonora Moro, un’alternativa c’era. Lei crede che Andreotti e Cossiga avrebbero altrimenti fatto la fine di Allende? io dico proprio di no.
Io non sono fatalista, dico anche che non e’ nell’ordine naturale e necessario delle cose che la Russia sia oggi cio’ che e’.
Peter
x Uroburo
Il Signor Carlo era un suino in un forum di suini….
Il suo razzismo era limitaato ai ricchissimi Arabi che sfoggiavano yachts di milioni di dollari e decorati con bagni, rubinetti, manigle, decorazioni varie d’oro massiccio e lamentava il trattamento dei loro subordinati.
Infatti aveva servito un breve periodo a San Vittore per difamazione.
Lavorava per la ENI.
Ammetto che le sue espressioni erano un po’ fuori dall’ordinario, il clima del forum non era migliore.
Le maledizioni che lei esprime verso il Signor Carlo…oltre ad essere cattive…sono anche razziste.
Sono sicura che Popeye si ricordi del Signor Carlo.
Anita
Egr sig Peter,
vorrei ben capire quale sia il suo “ordine naturale”..sa non per essere ironico,ma al sottoscritto l’unica cosa naturale appaiono i fatti , i desiderata moralisti ed etici fanno parte del mondo degli spiriti, connaturati con le esigenze personali del “vorrei” che così fosse, in grado pure di negare l’evidenza.
Sapesse quanti desiderata ho io !
Uno degli errori più macroscopici che si possano fare in politica è proprio quello di confondere l’evidenza dei fatti ,con la presunzione , oppure peggio con l’interesse a prefigurarsi una situazione personale e di lì estenderla al resto dell’umanità.
Che a ben pensarci è esattamente quanto si fa per giustificare l’esistente stato di cose.
Ma questo si chiama mistificazione di massa o imbonimento !
Nel merito farei risalire la conoscenza non certo al solo Amendola , socialdemocratico da sempre , ma a gran parte del gruppo dirigente PCI, compreso Enrico Berlinguer.
Non per fargliene certo una colpa, ma per una presa di coscienza della triste realtà quella vera e di cui si parla qui in questo Blog.
Caino
Egr sig Anita ,
è un vero peccato non aver conosciuto il sig Carlo, magari ci poteva scappare un bel prosciutto !
Che Popeye se ne ricordi ,sarei quasi sicuro che Lei sia nel vero !
Caino
Cara Anita,
non concordo per nulla con lei . Il “signor” Carlo era un razzista nei confronti di tutti i colorati, di qualunque classe o ceto fossero. In galera ha avuto quel che si meritava, sia per il suo razzismo sia per le sue vuote vanterie da presuntuoso minus habens.
Dopo di che lei è libera di scegliersi gli amici ed i frequentatori che più le aggradano: il mondo è grande …
Il mio augurio non è affatto razzista ma applica la dantesca legge del contrappasso: al “signor” Carlo avrebbe fatto molto bene.
Io posso essere cattivo, quando lo ritengo necessario. Il “signor” Carlo era un cretino. U.
Caro Caino,
sono anch’io del parere che la dirigenza del PCI sapesse a grandi linee cosa era successo.
Hanno fatto una scelta istituzionale, secondo le più proprie caratteristiche di un partito che ha sempre anteposto gli interessi nazionali ai suoi interessi di partito. Ora come allora.
Io sostengo da tempo che il PCI-PDS-PD sia l’unico vero partito d’ordine di questo infelice paese, l’unico con una visione generale, l’unico preoccupato del bene comune (ovviamente nell’ambito della sua cultura e della sua storia, spesso tragica). Purtroppo il berlusconismo ha guastato anche quello. U.
PS. Il PCI ha sacrificato per l’onore dello stato il suo unico alleato all’interno della DC. E lo sapevano benissimo. Che è contemporaneamente una caxxata ed un comportamento da galantuomini.
Non so mai se ammirarli o pensare che sono stati dei veri coxxxoni. O magari sono stati degli stimabili coxxxoni.
Comunque tutto questo dimostra solo che noi in realtà non sappiamo nulla U.
x Uroburo e x TUTTI
A pagina 240-241 del mio libro Cronaca criminale, dal quale ho riportato i brani di questa puntata, si legge quantos segue:
“Galloni per parte sua a proposito dello stesso viaggio ha dichiarato:
«Nel 1974, il presidente Ford e Kissinger (allora ministro
degli esteri e capo della Cia) convocarono a Washington il nostro
presidente della Repubblica, che era Giovanni Leone e il
ministro degli Esteri, Moro. Gli americani erano preoccupati
per le frasi di Aldo Moro, quando, dopo il referendum sul divorzio,
iniziò a parlare dell’attenzione che si doveva rivolgere al
Partito comunista. Ad un certo momento della riunione Kissinger
chiamò Moro e gli disse chiaramente che se continuava
su quella linea ne avrebbe avuto delle conseguenze gravissime
sul piano personale». Come se non bastasse, Galloni ha rivelato
che il presidente della DC gli aveva confidato, poche settimane
prima del sequestro, la notizia secondo la quale le Brigate
Rosse erano infiltrate dai servizi segreti americani e israeliani,
che detestavano Moro per le sue aperture verso i palestinesi.
Queste le parole di Galloni davanti alle telecamere del programma
della Tv di Stato Rainews24: «Non posso dimenticare
un discorso con Moro poche settimane prima del suo rapimento:
si discuteva delle BR, delle difficoltà di trovare i covi. E
Moro mi disse: “La mia preoccupazione è questa: che io so per
certa la notizia che i servizi segreti sia americani che israeliani
hanno infiltrati nelle BR ma noi non siamo stati avvertiti di questo,
sennò i covi li avremmo trovati”»”.
x Uroburo e x TUTTI
A proposito di appoggio israeliano alle Brigate Rosse. Negli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, cliccando sul link http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno49.htm a un certo piunto si legge quanto segue:
“PRESIDENTE. Però sia Peci che Bonavita hanno riferito – e l’ordinanza sentenza di Imposimato lo riporta – che fin dall’origine le Brigate rosse furono immediatamente contattate dai servizi segreti israeliani e che addirittura in due occasioni le protessero da infiltrazioni, cioè le informarono. Tante è vero che Imposimato conclude la sua sentenza-ordinanza dicendo che con amarezza e con rabbia si deve constatare che mentre i servizi segreti italiani pensavano a tutt’altro quelli stranieri dell’una e dell’altra parte avevano individuato immediatamente le Brigate rosse tanto da entrare in contatto con esse”.
si era deciso così dal ’44: da una parte, se si sgarrava un poco, invadevano la cecoslovacchia; da questa tenevano il guinzaglio largo ma lo tenevano.
Cossiga ammette che “noi” nel 78 eravamo del tutto impreparati rispetto al terrorismo, e che gli americani addirittura si stupirono di questo. se i nostri servizi erano impegnati in tutt’altro gli altri facevano il loro mestiere secondo i loro interessi.
da un punto di vista storico è normale, un moro già non amato, che guarda a sinistra e al mo, uscito da quell’esperienza sarebbe stato destabilizzante in un momento critico (dal 78 all’80 succede di tutto). ucciso provoca una reazione. sull’acume del terrorismo rosso non saprei: uccidere moro senza essere capaci di iniziare con ciò una rivoluzione armata… ammazzare l’operaio comunista guido rossa… mah.. del resto una persona con il senso della realtà non entra nelle br o nello spontaneismo armato. capisco lc, ma le br erano folli per definizione, come gli altri cruppuscoli armati di dx e sin.
ora non è che le cose siano cambiate, solo che l’italia da 30 anni è divenuta meno importante, basi militari a parte, non c’è più il problema del comunismo in uno stato della nato, la politica del medio oriente passa altrove ecc. il guinzaglio riguarda di più l’economia, insomma la storia va avanti, cambia..
PS
e poi, un servizio segreto che non infiltra che servizio è?
americani e israeliani lavoravano, ed erano pronti in una regione per loro essenziale.
anzi, sono pronti..
qualche anno fa, è accaduto un fatto improvviso diciamo.. rilevante, che non toccava israele; una persona mi ha riferito che era con un diplomatico isreaeliano (NON l’ambasciatore in italia): in un istante entrambi sono stati letteralmente caricati su furgoni e portati in un luogo prestabilito fuori roma. poi la persona è stata gentilmente riaccomapgnata in città.
mica scherzano, al di là di giudizi politici, morali ecc., si considerano in prima linea.
è la diplomazia italiana che è imbarazzante anche in casi davvero di poco conto.
Caro Signor Carlo,
Non so dove sei ma sono sicuro che non sei in un inferno per una semplice ragione: l’inferno non esiste. Non esiste perché e’ contrario alla definizione di un Dio dataci dalla stessa organizzazione che si e’ inventato: l’inferno. Dio ama tutte le sue creature e non penserebbe mai di condannare una delle sue a una eternità di sofferenza’ ma avrebbe provveduto un meccanismo di riportare le sue creature nella sua casa.
Il Signor Carlo ha comunicato con me via email prima della sua scomparsa. Nelle sue comunicazione, durante un periodo difficoltoso per me, si e’ dimostrato una persona onesta e premurosa. Lo so che in questo blog si sfocava contro questi e contro quelli. Ricordo pure che molti del blog facevano del meglio per incitarlo.
Va bene se Uroburo vuole condannarlo a una eternità di sofferenza dantesca ma poi mi domando perché con lui condannare centinaia di neri solo per farlo soffrire di più.
Alla fine caro Signor Carlo spero che ti trovi in uno stato meglio del tuo stato terrestro dove puoi calmamente riflettere sulla tua vita terrestre e bilanciare quello che hai fatto bene e quello che hai fatto male. Cosi facendo, pianificare un’altra vita dove puoi rimediare i peccati del passato.
Un caro saluto anche a te.
P.
x CC
Lei non sa ben distinguere tra democrazia e dittatura, per cui quando parla di preconcetti personali, prefigurazioni e sogni, forse farebbe meglio a guardare prima in casa sua.
Moro venne abbandonato sia dalla sua DC, che dal PCI. A dimostrazione del fatto che l’idealismo in politica non paga, questo glielo posso concedere.
Per il resto, io non sono ne’ saro’ mai un politico, per cui il suo discorso nebuloso ed ermetico mi tange poco.
Un saluto
Peter
x Popeye
Ero sicura di avere conservato le lettere di Carlo, ho cercato in diversi folders ma non le ho trovate…
Ricordo vivamente il suo dolore durante i tuoi periodi difficili, spesso scriveva ad entrambi.
L’ultima che ricevetti era dall’ufficio in ospedale, mi diceva che se la vedeva brutta ed intimava che non credeva di farcela, poi niente.
Il tutto ininzio’ con un appendicite trascurata quando era ancora sui rigs petroliferi nel mare degli Emirati.
Mi diceva che era cosa da niente…lo esortai a rimpatriare, ma era troppo tardi.
Era una macchietta…una simpatica persona.
x Popeye
…..stavo scrivendo e la pagina e’ partita da sola….
Almeno ci siamo noi a ricordare il Signor Carlo, aveva solo una sorella.
Take care,
Anita
Caro Peter,
non sarei d’accordo con il suo n.29, o almeno non del tutto.
Condivido totalmente il fatto che in politica l’idealismo non paghi, meno le sue considerazioni su Moro.
Moro è stato abbandonato dalla DC per interesse e per non mettersi in urto con l’Useggetta. Certo se avessero voluto salvarlo l’avrebbero fatto ma appunto non volevano, perchè l’Useggetta aveva deciso di farlo fuori in quanto troppo pericoloso per il suo diverso atteggiamento nei confronti di un partito socialdemocratico come il PCI e perchè anche a loro la cosa andava bene. Infatti dopo si arrivò al Pentapartito del CAF.
Il PCI secondo me non ha abbandonato Moro ma per il suo senso dello stato era difficile aprire una trattativa con un nemico anti-istituzionale. Oltre a tutto il primo nemico di tutti questi movimenti anti-istituzionali è sempre stato il maggior partito della sinistra italiana (vale anche per il Grullo). In curiosa alleanza con l’estrema destra della P2 ed altri.
Eppure sapevano benissimo che senza Moro la DC avrebbe virato a destra, come poi accadde, trovando un accordo con Craxi.
Ma ancora una volta noi sappiamo solo alcune cose, piccole e rare. Dobbiamo ringraziare i giornalisti de La Strage di stato (ne ho ancora la copia originale) che ci hanno aiutato a capire una parte di verità.
In altri paesi, vedi Olof Palme, non si è saputo proprio nulla. U.
Curioso..
Curiosi gli interventi di Alberto C..
Si direbbero nati da un traduttore automatico, quindi da persona “altra”..”che passa per caso sul Blog..
Curioso anche il fatto che il sig Popeye, parimenti si sia espresso in un quasi perfetto italiano,nel suo ultimo intervento in onore del sig Carlo,quasi che abbia frequentato un corso rapido di scrittura.
Si direbbe anche in questo caso “persona altra”, rispetto al suo classico stile.
Sono solo sottigliezze perbacco !Non fateci caso.
Caino
ps Ulteriore riflessione
gli scritti di Alberto C. sono scritti bene,ma mancano totalmente di punteggiatura corretta,come scritti di corsa,cosa del tutto insolita,il secondo messaggio però rileva chiaramente tra le “righe” la fonte delle valutazioni,come un avvertimento nascosto tra le righe !
Sono solo congetture ,non fateci caso.
Caino
Egr sig Peter,
nel merito del suo post 29 , mi premurerò di girarlo al sig Controcorrente.
In merito alla sua ultima frase ,sono perfettamente consapevole che questo sia il suo “stato”,per cui è normale che trovi le argomentazioni nebulose ed ermetiche.
Per cui si può tingere quanto le pare, che non v’è nulla di scandaloso .
Caino
x CC
Ahem, dicevo tangere, non tingere…
Un saluto
Peter
x Uroburo
Secondo me il PCI aveva tanta fifa che, se avesse fatto pressioni per trattare con le br, i media destrorsi lo avrebbero in qualche modo presentato come in qualche modo affiliato ad esse, o meglio viceversa.
Per cui, meglio fare i duri e puri. Moro piu’, Moro meno…
Peter
Per Peter
Ma anche questo è vero a dimostrazione di quanto la politica in Italia sia manipolata, recitata, nascosta, celata. Qui da noi gli interessi sono sempre nascosti, a mio modo di vedere perchè sono, variamente, indecenti e quindi indifendibili. U.
Per Pino
C’è il rischio, leggendo i tuoi ultimi interventi, che si possa prendere i nostri servizi per delle organizzazioni di incapaci. Errore gravissimo! Lo stesso di chi crede che da noi le cose vanno male perchè non siamo capaci. Altro errore macroscopico!
Se lo scopo di una classe digggerente è quello di farsi i propri affari facendo anche quelli generali della collettività – come fanno inglesi, tedeschi, olandesi, scandinavi – allora la nostra è una classe diggerente disastrosa, un po’ come quella russa, spagnola antica, spesso francese, useggetta attuale, ma non prima.
Ma se lo scopo di una classe digggerente è quello di farsi gli affari propri a qualunque costo ed in barba al mondo, allora la nostra è una delle migliori e più occhiute classi digggerenti d’Europa e del mondo, a differenza di quelle spagnola, russa e francese che si sono buscate delle rivoluzioni tra capo e collo. La classe diggerente useggetta è stata la migliore in assoluto fino all’avvento delle destra reaganiana (in duecento anni hanno sbagliato solo le due guerre in Estremo Oriente), dopo di che è diventata molto simile alla nostra.
Qual’è dunque la regola di base di coteste classi digggerenti? Comandare con i fucili è difficile per un popolo anarchico come il nostro o illusoriamente ma convintamente libbbero come quello useggetta. Bisogna quindi mentire ed uno dei modi più classici era quello di inventarsi un nemico.
Noi ci siamo inventati come nemici gli Asburgo a cui del territorio ittagliano dopo la III Guerra di Indipendenza importava un bel nulla; l’Useggetta ha sempre avuto un nemico mortale, perfino quando il nemico era debolissimo e del tutto privo di velleità espansionistiche (come l’Unione Sovietica di prima o la Cina di ora).
Per noi il nemico è stato l’odiato tedesco prima, il complotto demo-pluto-giudaico-capitalista poi, i cavalli cosacchi in piazza San Pietro, i presunti bombaroli anarchici successivamente ed infine tout court i kommmmmunisti (anche quando non c’erano più). L’importante era che si tenesse ben nascosto quali e quanti affari, sporchi, si facevano insieme l’aristocrazia e la Chiesa, con la borghesia al seguito che è sempre stata sostanzialmente parassitaria come le prime due. Quindi lo scopo dei servizi d’informazione e direi perfino dello stesso esercito, non è mai stata la sorveglianza o la difesa del nemico esterno ma quella contro il nemico interno, che erano tutti coloro che desideravano una modernizzazione del sistema. La nostra classe digggerente ha sempre preferito impoverirsi ma tenere tutto il potere anziché arricchirsi spartendone una minima parte.
I servizi non controllavano le BR (nel senso che non impedivano loro di operare) ma controllavano che si impedisse loro di fare il loro utilissimo lavoro.
Ma quando la classe digggerente ittagliana ne ha avuto la necessità, come nella I GM, allora hanno messo in stato d’assedio l’intero paese ed alla fine la nostra produzione bellica era superiore a quella austriaca! Quando le BR hanno passato il segno andando a toccare l’Useggetta, allora sono state spazzate via in pochi giorni, a dimostrazione del fatto che erano sempre state tenute sotto stretto controllo. Come tutte le organizzazioni eversive o sovversive che hanno agito nel paese, nessuna delle quali ha mai potuto mettere in pericolo il sistema generale. Naturalmente tralascio di precisare che il fascismo, la Gladio, le organizzazioni armate di estrema destra ecc. ecc. non erano né eversive né sovversive ma piuttosto il braccio armato della classe digggerente.
Un saluto U.
Egr sig Uroburo,
sono quasi d’accordo con Lei.
Le classi dirigenti italiane sono sempre state sostanzialmente parassitarie.
Anche quelle che avrebbero dovuto rappresentare l’innovazione,tipo la borghesia capitalistica detentrice dei mezzi di produzione.
Lo sviluppo industriale del paese è stato fatto pompando risorse dallo Stato cioè da noi,idem dicasi per i servizi e le reti infrastrutturali che abbisognano di ingenti capitali d’avvio e di risorse con ritorni a lungo termine.
Ovvero guarda caso ,quando tramite ristrutturazioni dovute allo sviluppo tecnologico, si profilano”lauti guadagni”,si sono gettate a predicare il liberismo al fine di spolpare l’osso.
Le teorie neo-liberiste cadevano ad Hoc .
Rischi quasi zero prima, rischi quasi zero ora.
Non che in altri paesi le cose siano andate molto diverse ,almeno dal punto di vista generale, ma almeno vi è stata innovazione autentica e non “rapina” spacciata per innovazione.
De facto quella che già era “produzione sociale” a tutti gli effetti,è ritornata ad essere patrimonio privato,finché c’è spolpare,poi si vende o si de- localizza,il lavoro italiano tanto decantato,la grande proletaria rimane inchiappettata ed è quello che capita oggi, a cui noi Tutti, ora siamo chiamati a rimediare.
Certo che, stante le premesse le classi dirigenti,hanno improntato del loro modo di agire pure le classi medie ed i salariati in genere, deresponsabilizzando a piene mani.
Così oggi siamo chiamati a pagare i prezzi più alti,non so se saremo in grado di reagire, poiché nel frattempo le cose nel mondo sono nuovamente cambiate,si giocano partite diverse sullo scacchiere economico mondiale ed i nostri tentano di ri-piazzarsi,rischiando il meno possibile sempre a spese del contribuente di massa.
Solo che, questa analisi, al posto di provocare un rivolgimento di massa,non provoca nulla , ma solo un si salvi chi può nel tentativo disperato di fare i furbi ancora una volta, contro la dura realtà dei fatti.
Di questo, anche le Classi minori sono compartecipi,per cui i prodotti finali sono stati il Craxismo- Berlusconismo prima il Leghismo ed il Grullismo dopo.
Ma tanto è come parlare ai sordi !
Caino
Ps Infatti, come dice lei, prima il nemico era L’austriaco,poi le demoplutocrazie,adesso ?
ma L’euro perbacco e come no , un nemico lì a portata di mano a cui addossare tutte le colpe !
Caino
x Anita
Ahhhhhhh, come respiro….
Shalom
x Caino
Caro Caino,
ti devi rendere conto che e’ molto piu’ facile scrivere o anche parlare su argomenti casuali, usando un vocabolario semplice.
Ti do il mio esempio, io scrivo molto meglio quando non mi devo scervellare per trovare termini adatti, idem per il mio Italiano parlato.
In quando alle virgole, in inglese si usano poche virgole, io devo sempre rilegggere ed aggiungere virgole, forse e spesso nel punto sbagliato.
La mia lingua principale e’ l’Inglese, il mio Italiano e’ relativamente corretto, ma e’ semplice, mi viene anche difficile formulare sentimenti, mi mancano le parole.
Comunque, come dici tu…non fateci caso, ognuno scrive come puo’…anche a volte copiando e traducendo.
Ciao, Anita
Caro Caino,
a mio modo di vedere il crasso-bananismo ha toccato solo tangenzialmente le classi inferiori (tranne la casalinga di Voghera, che votava DC prima ed a continuato anche dopo votando per il lurido Banana). Ma il Bassi soprattutto ed ora il Grullo sì, quelli hanno veramente pescato nell’area delle classi inferiori.
Ci sarebbe da farne alcune considerazioni generali:
1. la mitica classe operaia in Ittaglia ha avuto un’ideologia fino a quando il buon vecchio PCI l’ha riempita di speranzoso messianesimo, poi ha scelto la via più semplice quella del Bassi, proiettando sul terrone le sue incapacità e quelle delle classi diggerenti nordiche. Direi che lo schiavo si è identificato nei propri padroni.
2. il grandissimo lavoro culturale del PCI sulle masse operaie, una delle cosa più importanti della storia d’Ittaglia, sembrerebbe essersi completamente perduto. Le masse rimangono fideiste, ignoranti, beote, sempliciste, incapaci perfino di capire il proprio interesse strategico. Il popppppolo ittagliano rimane composto da masanielli senza arte nè parte e senza capacità di capire cosa stia accadendo.
3. il Grullo rappresenta le classi medie e quelli della partita IVA, che sono spesso dei sottoproletari rabbiosi e distruttivi. Operai non gliene vanno molti perchè ormai sono andati tutti nella Lega. Vero che la Lega ha dimezzato il proprio elettorato proprio mentre il Grullo avanzava…
Insomma, per ironia della sorte le vecchie radici del PCI e della miglior DC (quella della Bindi, che rimane una donna veramente con le palle, lucida e dignitosissima) rimangono l’unico partito d’ordine ittagliano. Naturalmente lo vota solo una minoranza. E giustamente perchè hanno rinnegato la loro ragion d’essere che era quella di una lotta frontale contro il sistema bananiero senza cedere di un pollice fino alla vittoria.
Un saluto U.
x Uroburo
Masaniello era de’ Napule, com’e’ che ne estende, generosamente, il suo carattere ed il suo pressappochismo a tutta l’ Italia?!
Poveretti, in fondo i rivoltosi di Masaniello volevano solo ‘fa come li francise’ all’epoca.
Poi mi consenta un inciso, quando parlo io di proiezioni dice che sono solo le mie paturnie personali, ma quando le attribuisce lei, anche giustamente, ai leghisti…
Peter
x Uroburo
Rigardo i “servizi”, non posso che essere d’accordo.
Un abbraccio.
pino
x U.
Maggio o giugno mi sarà difficile ospitarvi.
La mia dolce metà (dolce un corno! mi mette sempre sotto stress con le sue manie di piccione viaggiatore..) ha deciso di prendersi insieme al sottoscritto una sabbatica in giro per l’estremo Oriente proprio in quel periodo. Un mese e mezzo o forse due.
Sta progettando, fa tutto lei e non mi è permesso metterci bocca.
Sorprese a gogò, dice lei.
màh.
Se ne riparlerà a settembre.
C.G.
Minchiammia!!! Due mesi!
Beh chi sarebbe interessato a settembre a Solothurn dal Gino?
Se Rodolfo volesse venire da Francoforte io ne sarei molto lieto. U.
Caro Peter, a volte lei mi stupisce.
Il voto operaio al Bassi non è una mia paturnia.
Le proiezioni padane sui terroni (a prescindere dai loro demeriti) sono ormai accettate da tutti e soprattutto son lì da vedere.
Mi pare di aver solo detto cose note. Scusi ma non riesco a seguirla.
Un saluto U.
Rodolfo non ce lo voglio se prima non fa ammenda (e chiede scusa) su quando andava diffamandoci su un’altro blog starnazzando che questo è frequentato da antisemiti.
Nessun pardon su questo, ci mancherebbe altro.
C.G.