L’estremismo infantile
Nei momenti di crisi, ovvero nei momenti in cui le istituzioni non riescono a risolvere i conflitti sociali, facilmente emergono movimenti cosiddetti “puristi” o “dualisti”, che p. es. nel Medioevo si chiamavano “catari” o “pauliciani” o “bogomili”…, i quali consideravano la “materia in sé” irriformabile, creata da un dio malvagio, rappresentato appunto dal potere costituito.
Questi movimenti infatti non riuscivano assolutamente ad accettare che le istituzioni facessero il contrario di ciò che dicevano: per loro questa incoerenza era un segno di perversione, che il potere non riusciva a superare in alcun modo. Ecco perché opponevano al dio malvagio del sistema il loro dio buono e settario.
Erano movimenti che si consideravano “duri e puri” e si contrapponevano in maniera radicale, senza compromessi di sorta, al sistema dominante. Gli storici li definiscono “dualisti” proprio perché non volevano patteggiare. Il loro era un dualismo ideologico (due principi nettamente opposti) o metafisico (spirito e materia divergenti in maniera irriducibile) o etico (bene e male tenuti rigorosamente separati) o politico, in quanto la setta, opponendosi in maniera precostituita al potere dominante, garantiva una sorta di perfezione ipostatizzata ai propri aderenti.
Oggi come allora si tratta – direbbe Lenin – di una forma di infantile estremismo, che si manifesta nella convinzione di poter modificare il sistema senza cercare un vasto consenso, ma semplicemente dimostrando la propria rigida coerenza, il proprio rigore morale, il proprio ascetismo (che quella volta era molto religioso, alimentare e sessuale).
In altre parole, oggi come allora, ci s’illude che gli “altri” capiscano che, prima o poi, dovranno adeguarsi a questa improvvisa novità, anche perché se preferissero coalizzarsi tra loro per abbattere il movimento, non farebbero altro che dimostrare d’essere in torto, in quanto giustificherebbero il movimento nella sua idea di “purezza”. Ne farebbero un “martire”.
Di regola questi movimenti sottovalutano la capacità di resistenza o di reazione del sistema, del nemico istituzionale e, di conseguenza, tendono a sopravvalutare la loro importanza, il loro impatto sulla società civile. Essi cioè sono convinti che le contraddizioni siano talmente grandi da poter beneficiare, nei momenti più difficili, di un grande consenso popolare, senza dover spendere grandi energie per ottenerlo e conservarlo.
Purtroppo però la persecuzione contro di loro fu nel Medioevo durissima (il solo papa Innocenzo III fece sterminare gli Albigesi nella Francia meridionale e obbligò i Valdesi a ritirarsi su impervie montagne). Solo dopo aver eliminato tutti i movimenti pauperistici ereticali la chiesa romana troverà di fronte a sé un nemico irriducibile: i protestanti tedeschi. Questi non avevano certo la “purezza” degli ideali di 500 anni prima, ma in compenso avevano capito l’importanza di un consenso di massa.
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