1) – Cipro: un test per far pagare ai risparmiatori i debiti delle banche in default. 2) – Francesco cala l’asso della povertà evangelica
Cipro: un test per far pagare ai risparmiatori i debiti delle banche in default
Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**
La vicenda di Cipro è la prova provata dell’incompetenza di Bruxelles e della Troika (Fmi, Commissione europea e Bce) a trattare le crisi finanziarie e bancarie in Europa. Gli euroburocrati hanno potuto mostrare la loro arroganza sostenuti da quei “duri” europei che vogliono il rigore soltanto per poter salvare le banche in default. Il sistema bancario di Cipro, a metà strada tra il legale e l’offshore, è pieno di soldi. Spesso di provenienza non limpida. Secondo il Fondo Monetario Internazionale avrebbe attività per 152 miliardi di euro pari a circa 8 volte il Pil del Paese. I depositi bancari, favoriti da tasse basse e da ancor più bassi controlli, ammonterebbero a 68 miliardi, dei quali il 40% sarebbe in mani russe.
La Cyprus Bank e la Cyprus Popular Bank, le due maggiori banche cipriote, sono in gravi difficoltà per le perdite in miliardi di euro subite sui bond greci. Ovviamente si può anche ipotizzare che il rischio di insolvenza sia dovuto all’accumulo di debiti causati da speculazioni andate male. Il governo cipriota deve far fronte alla crisi di bilancio come tutti i Paesi europei dell’area mediterranea. Servirebbero circa 17 miliardi di euro. Chi paga? Il Meccanismo di Stabilità Europea, cioè il fondo di salvataggio creato ad hoc per simili situazioni? Oppure il governo cipriota che non ha soldi e che non può chiedere prestiti in quanto violerebbero il patto da stabilità europeo?
L’alternativa sarebbe l’insolvenza delle banche. Ma l’Europa non vuole. Si metterebbe in evidenza la “spazzatura” esistente nell’interno dell’intero sistema bancario che, come noto, è strettamente interconnesso. Nemmeno Cipro la vuole in quanto l’isola perderebbe la sua funzione di sistema “quasi off shore” che attrae capitali in cerca di “paradisi fiscali sottocasa”. La proposta di tassare i detentori dei conti correnti però ci sembra la più provocatoria e la meno efficace. Provocatoria verso i capitali russi. Infatti segnerebbe negativamente i rapporti tra Europa e Russia proprio nel momento in cui, invece, è più urgente avere una proficua collaborazione nel campo infrastrutturale, industriale e commerciale. Inefficace ed ingiusta nei confronti dei risparmiatori ciprioti che dovrebbero pagare il bail out delle banche che sono in crisi per comportamenti speculativi mai sanzionati dalle competenti autorità nazionali ed europee.
Le banche in crisi non sono delle “scatole chiuse” da salvare così come sono. E’ dal fallimento della Lehman Brothers che, per simili situazioni, alcuni, e noi tra questi, sostengono che serve un “curatore fallimentare” che sappia distinguere nelle banche in default le parti sane da salvare da quelle marce da mettere fuori gioco. Un simile approccio di conseguenza impone la separazione delle banche commerciali da quelle di investimento per far sì che i risparmi dei cittadini e delle famiglie non siano usati per giochi speculativi ma soltanto per investimenti oculati.
Il caso di Cipro quindi può essere l’opportunità per definire nuove regole. La politica del ricatto dei “rigoristi” da una parte e delle banche che si sentono tutte “too big too fail” dall’altra non può che portare al caos economico e sociale. Non vorremmo che l’approccio di Bruxelles nei confronti di Cipro diventi un test per l’intera Europa. Nel qual caso i cittadini e i risparmiatori verrebbero considerati “garanti di ultima istanza” e chiamati perciò a pagare i debiti fatti dalle banche! E’ sintomatico il comportamento della Commerzbank, la seconda banca tedesca per importanza. Come è noto, ha avanzato la proposta di tassare il patrimonio finanziario degli italiani del 15% in modo da far rientrare il debito pubblico del nostro Paese subito sotto il 100% del Pil.
E’ la stessa banca che nel 2008 fu salvata con i soldi pubblici tanto da diventare quasi una banca statale. Infatti il governo di Berlino detiene il 25% delle sue azioni. E’ quella stessa banca che, al momento dell’esplosione della crisi dei debiti pubblici, possedeva una grossa fetta dei 541 miliardi di euro in bond dell’Irlanda, del Portogallo, della Grecia e della Spagna in pancia al sistema bancario tedesco. Si comincia a mettere i piedi nel piatto degli altri quando probabilmente non si vogliono trovare soluzioni unitarie e si vuole perciò distogliere l’attenzione dai propri guai.
E’ davvero impossibile avere regole comuni per il sistema bancario e finanziario globale? Si cominci dall’Europa per poi coinvolgere gli altri attori internazionali. L’accumulo di comportamenti sconclusionati e di casi singoli non può che determinare crisi sempre più gravi.
*Sottosegretario all’Economia del governo Prodi **Economista
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C’è un papa che si riallaccia a Wojtyla, conservatore e con aspirazioni teocratiche, ma nascoste sotto un saio sdrucito, nel futuro che ci attende
di Walter Peruzzi
Dopo che si è molto discusso sullo stile di vita e sul passato del nuovo papa, credo sia utile cercare di riflettere anche su quel che potrà riservarci in futuro questa elezione. Che a sua volta aiuta meglio a capire molti dei motivi che hanno indotto Ratzinger a dimettersi «per il bene della Chiesa».
Perché Ratzinger ha dovuto dimettersi
Il pontificato di Wojtyla aveva compiuto un miracolo: porre fine alle aperture dell’età giovannea, liquidare l’eredità del concilio e indirizzare la Chiesa sulla strada della restaurazione senza perdere, anzi consolidando e rafforzando, il dialogo con le altre religioni e il feeling instaurato da Giovanni XXIII coi fedeli. Ed è proprio questo, invece, il capitale dilapidato da Ratzinger. Papa ombra già al tempo di Wojtyla e abile, come pontefice, nel dettare la linea, Benedetto XVI è stato incapace non solo di governare e tanto meno di “ripulire” la Curia, in cui sono esplosi scandali e conflitti a catena, ma di far procedere il dialogo interreligioso, che si è barcamenato fra gaffe e rettifiche, e di “conquistare” i fedeli, che si sono piuttosto allontanati, non solo quelli di un’Europa sempre più secolarizzata ma anche quelli del terzo mondo. L’emorragia di adepti, in fuga verso altre chiese cristiane, si è aggravata particolarmente in America latina, dove si concentra il 40 per cento di tutti i cattolici e dove la crisi di consensi era cominciata già sotto Wojtyla che, come scrive nel suo blog Gennaro Carotenuto, «combatté e vinse la battaglia con la teologia della liberazione per perdere poi quella con le chiese protestanti». In America latina, per di più, si è assistito all’avanzata di governi socialisti e progressisti che minacciano, oltre a ricchezze e privilegi, gli stessi «valori non negoziabili» cari a Ratzinger e Wojtyla. Proprio qualche mese fa ad esempio, in Argentina, è passata una legge sulle unioni civili che equipara quelle fra persone dello stesso sesso al matrimonio «fra un uomo e una donna».
Perché Bergoglio
Se questo insieme di difficoltà e di fallimenti sono alla base delle dimissioni di Benedetto XVI, si può capire come anche un conclave fra i più retrivi abbia potuto identificare un successore adeguato nel gesuita, e arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Bergoglio.
Legatissimo a Wojtyla, da cui fu fatto cardinale, Bergoglio condivise con lui la lunga lotta contro la teologia della liberazione e, come provinciale dei gesuiti, impose il suo conservatorismo teologico anche alla compagnia, che in America latina era tradizionalmente molto aperta: Bergoglio, secondo il gesuita uruguayano Pérez Aguirre, trasformò la «Compagnia da progressista in conservatrice e retrograda». Tale conservatorismo, e l’ostilità verso le idee rivoluzionarie, può spiegare anche il suo comportamento negli anni della dittatura, che alcuni considerano colluso, altri quanto meno opaco. Lo stesso Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, secondo cui Bergoglio non è stato «complice della dittatura», ha aggiunto nel suo blog che «gli mancò il coraggio di accompagnare la nostra lotta nei momenti più difficili».
In ogni caso l’arcivescovo di Buenos Aires è in forte continuità con Ratzinger e Wojtyla specie in materia di «valori non negoziabili». Esemplare in questo senso la battaglia da lui condotta contro la legge sulle unioni civili prima ricordata. Bergoglio non si è limitato a dichiarare non accettabili per i cattolici i matrimoni gay, ma ha promosso una mobilitazione di piazza contro l’approvazione della legge e ha invitato i monasteri carmelitani della capitale a pregare «il Signore affinché mandi il suo Spirito sui senatori che saranno impegnati a votare. Che non lo facciano mossi dall’errore o da situazioni contingenti, ma secondo ciò che la legge naturale e la legge di Dio indicano loro». Al pari di Woytjla, che nel 1994 aveva condannato la mozione del parlamento europeo a favore delle unioni di fatto perché «non conformi al piano di Dio», Bergoglio ha definito la legge sulle unioni civili «un tentativo distruttivo del disegno di Dio».
Siamo quindi in presenza non solo di un papa che rifiuta ogni apertura sul piano dottrinale a istanze provenienti dagli stessi credenti, ma che manifesta la consueta vocazione teocratica pretendendo di imporre la dottrina cattolica a tutti i cittadini, con la gherminella (cui ricorse ampiamente Benedetto XVI) di dichiararla conforme alla «legge naturale».
Fra oscurantismo e pauperismo
E tuttavia Bergoglio non porta le scarpette firmate ma ostenta la croce di ferro, rifiuta l’anello d’oro, gira in autobus, lava i piedi agli ultimi, si occupa di loro, si paga il conto in albergo come un grillino qualsiasi, «sparisce ogni volta che può per infilarsi in orfanotrofi, carceri, ospedali a compiere il suo apostolato» (Carotenuto); e invoca una «Chiesa povera e per i poveri», sull’esempio di Cristo e del poverello di Assisi, del quale adotta il nome.
Bergoglio, in una parola, unisce al conservatorismo dottrinale che rassicura i cardinali più retrivi la sobrietà di vita, la semplicità di costumi e l’attenzione verso i derelitti, che servono a ristabilire il feeling perduto fra pastore e gregge, specie quello più numeroso e più insidiato dai «lupi famelici» delle chiese protestanti (come li definì Giovanni Paolo II). Per questo, secondo alcuni, Francesco potrebbe addirittura essere stato eletto in vista di contrastare i governi socialisti del continente, così come Wojtyla servì contro il «socialismo reale» – anche se i mutati contesti rendono questa ipotesi poco probabile. In ogni caso la combinazione di conservatorismo teologico e pauperismo, e un richiamo alla povertà evangelica scisso dalla tensione rivoluzionaria che animava la teologia della liberazione, rendono il nuovo papa funzionale a un progetto di riconquista ed estensione dei consensi soprattutto nel terzo mondo. Certo, la cosa potrebbe comportare dei costi che la curia non intende pagare. Ma al riguardo sono certo già pronti o in via di approntamento freni adeguati per impedire che si passi dalle parole e dalle promesse ai fatti.
Quel che ci attende, in conclusione, più che un rilancio del mitico Vaticano II, sembra un pontificato che si riallaccia sostanzialmente a Wojtyla, con una restaurazione che procede, ma sotto la copertura della “povertà”. Una copertura insidiosa, stando anche alla gioia e alle speranze manifestate in Italia non solo dai cattolici “buoni” ma anche da una certa cultura laica e perfino laicista – che apprezza la favola del poliziotto buono (Gesù) contro il poliziotto cattivo (la Chiesa) e che non ha le idee molto chiare su quel che fu realmente Francesco: l’antidoto della povertà come scelta volontaria e privata contro il veleno di un ordinamento sociale egalitario, predicato dagli albigesi. Non per caso fu lo stesso Innocenzo III a benedire il primo e a sterminare i secondi.
Purtroppo c’è anche chi, tra la gente, i ragazzi della Palestina, odia gli ebrei perchè gli è stata sterminata la propria famiglia pur con “metodi” diversi.
Sarebbe opportuno tenerlo presente.
A meno che un ragazzo palestinese non abbia gli stessi diritti di essere ragazzo come un suo coetaneo israeliano.
Ovvero i famosi due pesi e due misure, per capirci.
C.G.
Caro Alberto C.,
non so quanto lei conosca della storia della Palestina, direi però meno di quanto conosca la storia medievale o della Chiesa.
La costruzione di uno stato ebraico puro, cioè senza arabi, era stato previsto da Herzl e dai sionisti fin dall’inizio, quindi molto prima dell’avvento del nazismo.
Una radicale pulizia etnica, con o senza genocidio (ma questo era un problema secondario e trascurabile), era l’obiettivo teorico dei sionisti prima maniera e pratico dei gruppi ebraici che si sono stanziati in Palestina fin dall’inizio del secolo.
Gli stermini razziali nazisti non c’entrano una beata fava, sono solo una giustificazione a posteriori ed un mezzo di ricatto nei confronti dell’Europa.
La storia dello stato d’Israele è un susseguirsi di premeditate menzogne, fin dall’inizio. U.
Ragazzi, è molto meglio Catarì! Abbreviazione napoletana di Caterina.
Alby Gesy
Questo Papa vi farà proprio un bel presepe….
S. Francesco da Inpiedi
Se la terza economia della zona euro non riuscirà a rilanciare la crescita e a generare nuova occupazione, non solo gli italiani perderanno le speranze, ma anche i loro vicini perderanno la pazienza.
The Economist
Patto Grillo Berlusconi : FERMARE IL CAMBIAMENTO.
Grillo non è il primo che vuole la chiusura de l’Unità. L’hanno preceduto altri, tra i quali, guarda caso, anche Silvio Berlusconi.
Su un punto invece riconosciamo a Grillo un primato: nemmeno Berlusconi avrebbe avuto il coraggio di proporre un prolungamento del governo Monti.
“La costruzione di uno stato ebraico puro, cioè senza arabi, era stato previsto da Herzl e dai sionisti fin dall’inizio, quindi molto prima dell’avvento del nazismo”.
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Caro Uroburo….ho poco tempo purtroppo…
‘Fin dall’ inizio”…..quale inizio?
Quali furono le necessita’ che genero’ quell’ idea?
Un saluto
Rodolfo
Bufera sul grillino che ha usato l’auto blu non ha macchina ma chiede i rimborsi benzina, il vice presidente dell’Assemblea regionale siciliana che ieri è andato in missione a Niscemi con una vettura dotata di autista e lampeggiante. Dichiara di non possederne una sua privata, ma tra gennaio e febbraio ha incassato 1100 euro di rimborsi benzina: su siti e blog impazza la polemica.
Caro Uroburo
E’ mai esistito uno Stato sovrano Ebraico?
Quanto mai e’ esistito un popolo Palestinese ed uno Stato Palestinese….e chi sono…da dove vengono questi cosidetti Palestinesi?
Se gli Ebrei non fossero tornati nella terra delle loro origini…cosa pensa sarebbe successo di quei 4.000.000
di cosidetti Palestinesi…e come crede che si configurebbe la regione oggi?….pensa sia stato possibile la nascita uno Stato Palestinese?
Quale sarebbe stato il ruolo del Libano…della Siria….della Giordania e dell’ Egitto dato che i Palestinesi sono un miscuglio di questi quattro popoli?
Un saluto
Rodolfo
Ed a proposito di uno Stato Eebraico puro…come mai in Israele il 23,6% sono principalmente Arabi con cittadinanza Israeliana?
R
Mandò cazzo sono sti ebrei puri o dove erano !
Farneticazione sioniste sulle quali ahimè si è dato corso e ricorso !
Pizza catarì, con pomodoro puro della VALTELLINA !
Se gli Ebrei non fossero tornati nella terra delle loro origini…cosa pensa sarebbe successo di quei 4.000.000
Boh e chi lo sa!
cc
Caro San francesco da in piedi,
torna a visitarci ancora ..ti attendiamo, usa però sempre lo stesso Nick , (porco codardo schifoso di un cane appestato) e ti faremo seduto !
cc
xcc
ma ‘ ndo’ cazzo stanno sti Italiani puri….pure er mare e’ inquinato…checce’ de puro ndo’ sto’ monno….dimmi te…
l’ Ebbreo sse puro e’… l e’ nel suo di’ sera e mattina
da dumila anni…”l’ anno prossimo ce famo na’ scappata a
Gerrusalemme”… l’ Ebbreo nun ha dimennicato…
ettu’ che te sei magnato ieri a mezzogiorno….vedi tu….
Rodolfo
controcorrente { 28.03.13 alle 17:44 } Se gli Ebrei non fossero tornati nella terra delle loro origini…cosa pensa sarebbe successo di quei 4.000.000
Boh e chi lo sa!
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INDOVINELLO
Te lo dico io ….te lo dico….semplicemente non esisterebbero piu’……e ora “andovina pecche”?
Me so magnato nu pezzo di santo francesco in piedi pensando di magnà risotto !
Nu me ne scordo.
Vai tranquillo,qui nessuno scorda
cc
pensa che schifo!Sciacqui alla bocca !
Roba da rimanere contaminati !
Pecchè, pèecchè ,pecchè..quanti pecchè ..
Risparmiaci la solita cagata !
Che fai beato Angelico, ti fai le domande e ti dai le risposte, come in manicomio !
pecchè ?
cc
x Rodolfo.
Già il termine “miscuglio”dimostra la tua monocordicità (sob!) esasperata tinta di razzismo da bettola.
Io ti dico invece che se c’è un popolo che in fatto di diversità di etnie li supera tutti quello è proprio il popolo israeliano.
Mi sbaglio?
C.G.
Sempre x san francesco in piedi
Ti avrei dato del porco, se non fosse perché il Porco è un nobile animale che nella storia,con le sue carni ha nutrito un sacco di umanità !
cc
xcc
pecche’ nun e’ piu’ lecito domandare…
se non sai rispondere statte zitto e fatte nu sciacquo…
xcg
ma io qui non ho sostenuto mai la purezza della razza Ebraica….
….Ebreo significa appartenente alla “stirpe”… di David il primo Re ….non razza che un concetto astratto coniato dai razzisti folli persecutori che noi tutti conosciamo ….
anche se… qualche anno fa un’analisi genomica o genetica…non so’ …svolta presso il Nyu Langone Medical Center di New York….. affermava che i diversi gruppi di Ebrei…. nonostante la diaspora e l ’ incrocio con popoli differenti…. avessero mantenuto non solo le loro tradizioni culturali e religiose…. ma anche numerose sequenze di Dna
….ma questo per me e’ relativo.
Sursum corda
Rodolfo
xcc
Cheffa’ sbandi? Diventi sibillino> Peccato….cerca di essere piu’ esplicito…. ….senno’ nun se ne fa’ niente…
Rodolfo
ps a proposito di porco o maiale che dir si voglia …ieri ho riportato qui una poesia siciliana….”u porcu e lu sceccu”
nun tte’ piaciuta?
Ecco n’ antra domanda…sono proprio incorreggibile
x il vecchio ministrante
Giovedi’ Santo …. lavanda dei piedi:
la lavanda dei piedi ricorda il momento in cui Gesu’ compi’ un atto di estrema umilta’ … lavando i piedi ai suoi discepoli….. in questo modo Egli volle ribadire l’insegnamento per cui un uomo ha tanto piu’ diritto d’entrare nel Regno del Cieli quanto piu’ e’ umile verso il prossimo…..
http://cronachelaiche.globalist.it/Detail_News_Display?ID=56713&typeb=0
Pedofilia: «Niente denunce siamo ebrei»
La pensata del rabbino di NY: Risolvere i casi di pedofilia all’interno della comunità ebraica per non esporsi ai rischi del carcere, anche perché spesso i bambini mentono.
Il rabbino decano dell’antica Università Yeshiva di New York ha messo in guardia i suoi colleghi dal denunciare alla polizia presunti casi di abusi sessuali su bambini. Queste denunce potrebbero portare non solo all’arresto di ebrei ma anche alla loro detenzione in cella assieme a degli ‘shvartze,’ vale a dire degli afro-americani, che li potrebbero uccidere. Il rabbino Hershel Schachter, membro anziano del Rabbi Isaac Elchanan Theological Seminary, ha detto anche che i bambini possono mentire e così rovinare la reputazione e la vita di un uomo innocente: «Potrebbe essere che alla fine tutta la faccenda sia una bolla di sapone», ha spiegato Schachter. Il quale ha quindi suggerito di creare dei comitati ebraici che vaglino in via preventiva eventuali casi di abusi e decidano in base alle prove se informare o meno le autorità. La Yeshiva University è stata al centro di uno scandalo dopo una serie di rapporti che hanno portato a galla una lunga serie di abusi compiuti da due professori dell’istituto per soli ragazzi a Manhattan. Evidentemente le modalità di gestione, finalizzate all’insabbiamento dei casi di pedofilia e alla negazione delle vittime, attuate dai gerarchi della Chiesa cattolica in tutto il mondo hanno fatto scuola anche presso le altre religioni monoteiste.
Otniel’s masked settlers attacking Palestinian shepherds and activists
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=6BjTiHb7x2g
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Qtqy28k6U4Y#!
Moni Ovadia risponde al presidente della Comunità Ebraica Romana Riccardo Pacifici by (aht©)
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=57569&typeb=0&Minori-palestinesi-nelle-carceri-israeliane
Minori palestinesi nelle carceri israeliane
Anche l’Unicef ha denunciato maltrattamenti “molto diffusi, sistematici e istituzionalizzati” cui sono sottoposti i ragazzi palestinesi in prigione in Israele.
di Angelo Stefanini* Roma, 28 marzo 2013, Nena News – Un rapporto dell’Unicef denuncia i maltrattamenti “molto diffusi, sistematici e istituzionalizzati” cui sono sottoposti i minori palestinesi rinchiusi delle carceri israeliane. A differenza dei loro omologhi israeliani, i bambini palestinesi non hanno il diritto di essere accompagnati dai genitori durante un interrogatorio e sono raramente informati dei loro diritti. ”Il test di una democrazia sta nel trattamento riservato ai detenuti, alle persone in carcere, e in modo particolare ai minori”, dichiarava nel gennaio 2012 Mark Regev, Portavoce del Primo Ministro israeliano, Benyamin Netanyahu. Un recentissimo rapporto dell’Unicef, basato su oltre 400 casi documentati di detenzioni e maltrattamenti di giovani detenuti, mette in dubbio il livello di democrazia esistente in Israele. Il Rapporto dell’Unicef conclude che “i minori palestinesi che entrano in contatto con il sistema di detenzione militare israeliano sono sottoposti a maltrattamenti molto diffusi, sistematici e istituzionalizzati. Quanto descritto si basa sulle ripetute denunce avvenute nel corso degli ultimi dieci anni, sulla loro entità, fondatezza e persistenza.” Tale conclusione è sostenuta anche dall’esame dei casi documentati attraverso un sistema di monitoraggio e reporting di gravi violazioni dei diritti dei bambini, così come dalle interviste condotte con avvocati israeliani e palestinesi e con bambini palestinesi. Negli ultimi dieci anni, circa 7.000 minori palestinesi di età compresa tra dodici a diciassette anni sono stati arrestati, interrogati, perseguiti e/o imprigionati all’interno del sistema di giustizia militare israeliana; una media di 700 bambini l’anno, due al giorno. L’analisi dei casi monitorati da Unicef ha identificato esempi di pratiche che equivalgono a trattamenti crudeli, inumani o degradanti secondo la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e la Convenzione contro la Tortura. Il Rapporto Unicef conclude raccomandando una serie di misure concrete per migliorare la protezione dei bambini all’interno del sistema giudiziario israeliano, in linea con le norme internazionali vigenti. Il documento, dopo una breve introduzione al contesto giuridico e alla struttura del sistema detentivo israeliano, racconta con scarno ma raggelante realismo la spaventosa esperienza di un adolescente palestinese qualunque, in genere accusato di aver lanciato sassi contro un veicolo militare israeliano. L’arresto Una massiccia pattuglia di militari armati fino ai denti irrompe violentemente in casa nel cuore della notte svegliando tutti di soprassalto. Dopo una furiosa ricerca, spesso accompagnata da devastazione di mobili e oggetti vari, il giovane sospetto è legato ai polsi e, gli occhi bendati, viene strappato terrorizzato alla sua famiglia. È molto giovane, spesso sui 14-16 anni di età. A volte qualcuno è arrestato nelle vie attorno a casa, nei pressi delle strade riservate ai coloni israeliani o ai posti di blocco dell’esercito all’interno della Cisgiordania. Per alcuni dei bambini la scena è devastante, tra urla e minacce verbali, e membri della famiglia costretti a rimanere fuori casa in camicia da notte mentre il giovane è portato via con violenza da casa con vaghe spiegazioni come: “viene con noi, lo riportiamo più tardi”, o semplicemente che il giovane è “ricercato”. Raramente gli astanti sono informati di dove l’arrestato verrà condotto, il motivo e fino a quando. Senza potere salutare i genitori né rivestirsi in modo adeguato, il bambino è caricato su una jeep, bendato, costretto a sedersi sul pavimento del veicolo e spesso colpito con pugni e calci mentre viene legato. Il viaggio verso il luogo dell’interrogatorio può durare da un’ora a un’intera giornata e solitamente comprende delle soste in insediamenti colonici o basi militari dove il giovane prigioniero può aspettare ore e ore, a volte anche un giorno intero, senza cibo né acqua e senza accesso al bagno. Durante queste fermate intermedie molti bambini sono condotti davanti a personale medico che, rimosse le bende dagli occhi, magari rivolge qualche domanda sul loro stato di salute. Tuttavia, anche nel caso in cui sui loro corpi siano evidenti segni di abusi, è molto raro che ricevano adeguata attenzione medica. Di nuovo con occhi bendati, i bambini sono quindi condotti al luogo definitivo dell’interrogatorio. L’interrogatorio I luoghi più comuni per gli interrogatori dei bambini in Cisgiordania sono le stazioni di polizia negli insediamenti colonici di Gush Etzion e Ari’el, la prigione di Ofer e il Centro di Huwwara. Nessun bambino è accompagnato da un avvocato o un familiare durante l’interrogatorio, nonostante l’articolo 37 (d) della Convenzione sui diritti dell’infanzia preveda che: “Ogni bambino privato della sua libertà abbia diritto a rapido accesso ad assistenza legale o ogni altra assistenza adeguata.” Nonostante quanto affermato dallo stesso art. 37, i bambini prigionieri raramente sono informati dei loro diritti, in particolare del diritto di non auto accusarsi. Non esiste alcuna supervisione indipendente del processo dell’interrogatorio che spesso assomma intimidazioni a minacce e violenze fisiche, con il chiaro intento di costringere il bambino a confessare. I piccoli detenuti durante l’interrogatorio sono legati, in alcuni casi alla sedia su cui siedono. Questa posizione viene fatta mantenere a forza, a volte per lunghi periodi di tempo, con conseguente dolore a mani, schiena e gambe. Alcuni bambini sono minacciati di morte, di violenza fisica, isolamento e abusi sessuali su di loro o sui membri della loro famiglia. Alla fine dell’interrogatorio, la maggior parte dei prigionieri ammette tutto ciò di cui erano stati accusati (di solito di “lancio di sassi”) e firma la confessione su di un modulo in ebraico, nella maggioranza dei casi senza la minima idea di quanto sia in esso contenuto. Alcuni bambini sono stati rinchiusi in celle d’isolamento per un periodo da due giorni a un mese prima dell’udienza e dopo la condanna. In queste celle, secondo il rapporto dell’UNICEF, sono trattati in modo “crudele” e “disumano”. L’impatto negativo della pratica dell’isolamento sul benessere psicologico di un bambino ha convinto la Commissione sui Diritti dell’Infanzia a imporre il più severo divieto a tale trattamento. L’udienza e la sentenza Dopo l’interrogatorio il piccolo imputato è in genere condotto davanti a un tribunale militare per l’udienza. Entra in aula con manette ai polsi, catene alle gambe e indosso l’uniforme carceraria. Tutto questo è in contrasto con le norme minime per il trattamento dei detenuti, che prevedono di non utilizzare catene e ceppi, mentre altre forme di contenzione devono essere usate solo in determinate, limitate circostanze. Il giovane incontra per la prima volta il proprio avvocato nel tribunale militare per i minorenni e la sua custodia cautelare può essere estesa, contrariamente a quanto prescritto dalle norme internazionali, fino a un periodo di 188 giorni. Pure in violazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia non esiste in pratica alcuna possibilità di rilascio su cauzione. Non tutti gli avvocati hanno un facile accesso alla necessaria documentazione militare e alla legislazione criminale di Israele poiché’ non sempre disponibili in lingua araba, come invece sarebbe richiesto dal diritto internazionale. Per questo motivo gli avvocati difensori palestinesi si trovano in netto svantaggio rispetto al procuratore israeliano con il rischio di compromettere le possibilità di un bambino accusato di ricevere un processo equo. Infine, arriva la punizione, di solito molto severa. Due delle carceri dove la maggior parte dei bambini palestinesi sconta la pena si trovano, in violazione della Convenzione di Ginevra, all’interno di Israele, il paese occupante. In termini pratici, questo fatto rende assai difficili, e in alcuni casi impossibili, le visite dei familiari a causa dei regolamenti che vietano ai palestinesi della Cisgiordania di viaggiare all’interno di Israele e del tempo necessario per rilasciare un permesso. Secondo l’articolo 37 (c) della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, un bambino “ha il diritto di mantenere i contatti con la sua famiglia per mezzo di corrispondenza e di visite, tranne che in circostanze eccezionali”. La carcerazione dei piccoli prigionieri ha su di loro ovvi effetti deleteri nel lungo termine. Tagliando fuori un bambino dalla sua famiglia, a volte per mesi, la detenzione provoca un profondo stress emotivo, oltre a violare il diritto del giovane alla istruzione. I piccoli palestinesi accusati di reati seguono un iter giudiziario molto diverso dai loro coetanei israeliani, compresi quelli residenti in insediamenti ebraici in Cisgiordania. Mentre i primi sono processati in tribunali militari ai sensi della legislazione militare israeliana, i bambini israeliani fruiscono del diritto penale e civile israeliano che naturalmente offre loro ben maggiori garanzie. Conclusione Non è la prima volta che organismi internazionali denunciano il maltrattamento di bambini palestinesi detenuti dall’esercito israeliano. Preoccupazioni in merito erano state sollevate nel luglio 2012 dalla Commissione speciale delle Nazioni Unite sulle pratiche israeliane nei Territori occupati. “Secondo le testimonianze raccolte, Israele pratica l’isolamento nel 12% dei bambini palestinesi detenuti”, aveva affermato in un comunicato stampa il presidente della Commissione, l’ambasciatore Palitha Kohona dello Sri Lanka. La Commissione speciale aveva anche messo in guardia su un modello di detenzione e maltrattamenti dei bambini di più vasta portata. “Testimoni hanno riferito alla Commissione che il maltrattamento dei bambini palestinesi inizia dal momento dell’arresto. Un gran numero sono sistematicamente imprigionati. Le abitazioni dei bambini sono circondate da soldati israeliani a tarda notte, “bombe sonore” sono fatte esplodere nelle abitazioni, le porte sono abbattute, vengono sparati colpi di armi da fuoco, nessun mandato viene mostrato ai residenti. I bambini sono legati, bendati e costretti all’interno dei veicoli militari.” In pratica quanto descritto dal rapporto dell’Unicef. Un rapporto di Defence for Children International (DCI) dell’aprile 2012 dal titolo “Legati, bendati e imprigionati” rilevava come, su 311 testimonianze giurate raccolte tra il 2008 e il 2012, il 75% dei detenuti palestinesi dai dodici ai diciassette anni di età subivano maltrattamenti durante l’arresto, gli interrogatori e la detenzione in attesa di giudizio. Le prove presentate da DCI dimostravano che i bambini arrivano ai centri di interrogatorio israeliani bendati, legati e privati del sonno. A differenza dei loro omologhi israeliani, i bambini palestinesi non hanno il diritto di essere accompagnati dai genitori durante un interrogatorio e sono raramente informati dei loro diritti, in particolare del loro diritto alla propria non-incriminazione. Le tecniche di interrogatorio sono spesso mentalmente e fisicamente coercitive, incorporando un mix di intimidazioni, minacce e violenza fisica, con lo chiaro scopo di ottenere una confessione. Come raccomanda un editoriale del Lancet, “Le autorità militari israeliane devono immediatamente adottare e far rispettare le raccomandazioni [dell’Unicef]. I bambini palestinesi prigionieri devono essere trattati in conformità con il diritto e gli standard internazionali, con divieto assoluto di tortura e di tutte le forme di altri maltrattamenti, senza eccezioni.” Commenta amaramente il giornalista israeliano Gydeon Levy rivolgendosi ai suoi connazionali: “Tutto questo avviene in un paese dove i bambini sono considerati una fonte di gioia, in cui la preoccupazione per il loro benessere è la massima priorità. Tutto questo accade nel vostro paese, a meno di un’ora dalle stanze da letto dei vostri figli.” Nena News *Centro Salute Internazionale, Università di Bologna
Caro rodolfo,
ma scusa tu conosci forse, S. francesco in piedi !Catari o Alby gesi.
Io c’è l’ho con lui, mica con te !
Sul porco poi non ho capito il nesso con la tua poesia !
Io dei maiali ,come degli asini, ho sempre avuto un grande rispetto !
Ho dei dubbi sugli uccelli, ultimamente !
cc
Caro rodolfo,
a proposito di DNA,che tu citi con tanta dovizia.
A me risulta che Noi umani ne condividiamo un sacco con gli Scimpanzé.
Poi non so se esiste qualche esemplare umano che ne condivida un po di più !
A volte ne ho il sospetto, ma lasciamo lavorare la genetica, che in un futuro prossimo, saprà darci ulteriori informazioni in merito !
Vedremo.
cc
~o~~~~~~O~~~~~~o~~~~~~O~~~~~~o~~~~~~O~~~~~~o~
Roots The Club Restaurant located in Gaza, Palestine Owned by Cactus for Development and Investment.
http://www.rootsclub.ps/movie.php
Large screen….please.
Anita
A parte che a 14- 16 anni non si possono piu’ chiamare bambini….ma in molti casi sono gia’ degli uomini….esattamente come da noi in Italia ….
ritengo i racconti 73 -74 e 75…. una assoluta vergogna a cui non credero’ mai…
e’ solo un tentativo di discreditare l’ apparato di polizia e l’ apparato giudiziario in Israele….quello stesso che mette in galera i propri presidenti.
E’ in ogni caso un modo disonesto di calpestare … calunniare…e denigrare ….le notizie relative provengono tutti da siti in parte o del tutto antisionisti o antisemiti…perche’ se i resoconti pubblicati fossero veri…
sarebbero gia’ da tempo stati pubblicati nei giornali Israeliani o avrebbero trovato tra quei poliziotti sicuramente qualcuno che si sarebbe ribellato come in altri casi spesso e’ avvenuto…..ed in ogni caso i resoconti si basano tutti sulle testimonianze degli stessi ragazzi….che io non chiamerei mai bambini…ma qualcuno lo fa’ con molto piacere perche’ fa naturalmente piu’ colpo…fa’ piu’ scandalo….ed e’ quello il proposito… mi rendo tra l’ altro conto che internet oramai e’ diventata una gran brutta bestia…e’ riuscita persino a regalarci un Grillo … insieme ai suoi accoliti che non capiscono un cacchio di politica ….ed e’ una gran pena sentirli parlare …(altro che Di Pietro)con il loro atteggiamento rendono il paese ingovernabile.
E’ stato un grande errore sottovalutare il fenomeno grillo…ed ora e’ troppo tardi.
Quale la soluzione per risalire la china e per rendere il paese attraverso questa esperienza di nuovo governabile..
Se analizzo la situazione che si e’ venuta a creare…naturalmente nella mia veste di incompetente e ignorante…ma cosi solo riflettendo un po’…
perche’ Grillo sta facendo di tutto per impedire una
coalizione M5S- PD ?…. Per rinforzare il proprio partito e farlo diventare il primo assoluto…per far in modo da consentire ai propri parlamentari e senatori di accumulare l’ esperienza che a loro in questo momento manca.
E’ chiaro dunque che Grillo spera in un governo PD-PdL..
perche’ sia nel caso in cui nella legislatura tutto vada bene …sia nel caso che vada male ne potra’ raccogliere i frutti e alle prossime elezioni sostenere che e’ stato lui e il suo movimento il fautore del cambiamento…nel caso le cose vadano bene…e sostenere la loro incapacita’ nel caso le cose vadano male….in ogni caso il M5S alle prossime elezioni farebbe il pieno.
Una coalizione con PD nel caso le cose andassero male….e con ogni probabilita’ andrebbero male …sarebbe un svantaggio per loro …al contrario un vantaggio per il PdL e per gli altri partiti.
Cosa fare secondo me per liberarsi dei grillini?
E’ un grande rischio…ma direi che sarebbe il caso di dare a loro stessi la responsabilita’ di formare un nuovo governo…
l’ Italia in quel caso non potrebbe che trarne vantaggio….
nel caso le cose andassero bene tanto meglio…nel caso le cose andassero male il M5S sparirebbe dal quadro politico.
Rodolfo
Caro cc
mi ero un po’ confuso…in fondo sono un ingenuo…ma qualche post prima mi avevi apostrofato “Francesco III”… poi rileggendo ho capito…per questo il mio 72…
perche’ vedi caro amico…tu cosi offendi milioni di Italiani…milioni di credenti….
e’ una fortuna per te trovarti in un paese come l’ Italia…un paese libero nella critica…satira ecc…
credo che se tu ti fossi comportato cosi nei confronti di un capo religioso Islamico….come meno saresti stato condannato a morte. Rallegriamoci.
Un saluto Francescano
Rodolfo
79
Cara Anita,
favoloso…”mille e una notte”…che splendore….quante luci…
a proposito…chissa’ da dove gli viene l’ energia elettrica.
Ciao
Rodolfo
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Sono un Ebreo? Test genetico per ascendenza ebraica (DNA)
http://www.igenea.com/it/ebrei
In quanto a Rodolfo non occorre che faccia alcun test….
La mia amica e vicina ha fatto fare il DNA per suo figlio ed e’ risultata la percentuale ebraica ed anche la provenienza.
Alcune malattie genetiche sono tipiche degli ebrei ashkenaziti, come il Tay-Sachs e il Niemann-Pick.
Buonanotte,
Anita
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Costituzione della Repubblica italiana Articolo 21
Caro rodolfo,
io non ho offeso proprio nessuno !
Ti sfido a dimostralo !
La tua è una insinuazione gratuita, che potrebbe mettere “fuori pista” degli incauti lettori.
A meno che, già , Tu ti confonda , con il santo patrono ,come nei più bei manuali di psichiatria.
O nella migliore delle ipotesi tu non abbia già cominciato a soffrire di sdoppiamento della personalità.
Semmai dovrebbero essere i francescani ad offendersi visto il tenore di certe tue dichiarazioni nel passato e nel presente.
Io non ho mai offeso nessun credente in chicchessia religione!
Tu svii, travisi, con punte di accidia che se non erro è uno dei sette peccati capitali !
Di vivere un Italia non me pento, perché sono italiano, semmai sono rammaricato per il livello a cui si è giunti.
Ti ricordo poi che gli Italiani (non certo tutti) si sono conquistati questi diritti con il sangue, nella lotta al nazifascismo, che adesso molti vogliano buttare tutto alle ortiche,mi fa tristezza, infinita tristezza.
Inoltre vorrei capire come tu ti permetti poi di pontificare contro gli italiani..visto che vivi in Germania, lavori in Germania,ect,ect
e come dice Anita, oltretutto non hai bisogno di fare nessun test, penso, per accertare la tua discendenza ebraica.
Ti ricordo inoltre ,che l’insistere sulle discendenze razziali , o quanto meno “appellarsi “ad essi a fini giustificativi era metodo dei nazifascisti.
Trovo inoltre la piega di certe discussioni..assai scivolosa,mio caro, rischi di dar ragione a certe sospetti che sono nati nel Blog a proposito di certe tue dichiarazioni ed insinuazioni del passato ed ora del presente.
Diciamo,per amor di patria e di carità, che ultimamente hai accusato una sbandatina..e che sei pronto a rimediare !
cc
Sulla religioni islamica mi pare che ci sia poco da dire,solo che per molti di Noi che scrivono sul Blog, essa viene considerata al pari di altre religioni.. né più , né meno..,diciamo che noi non siamo affetti da nessuna forma di integralismo religioso…
Ps- Quando parlo di religione islamica, mi riferisco in particolare ai regimi teocratici islamici, sulla cui pericolosità non discuto nè mai ho discusso !
Noi in Italia, nel passato abbiamo conosciuto forme assai vicine ad un regime teocratico e sappiamo com’è andata a finire !
Ps del Ps
Santa inquisizione e,indice dei libri pericolosi, scomuniche ed intromissione pesante nell’ordinamento civile !
Questi poi mica tanto tempo fa…basta vedere come padre Agostino Gemelli si comportò con la cultura liberale..mica quella comunista !
Discriminazioni e persecuzioni per chi non si allineava !
cc
x Controcorrente
Laudato si’ fratello mio lo porco, anche.
Ma non capisco, figliuolo, perchè tanto livore contro di me. C’è rimasta male anche Santa Chiara, poverina, che non ci vede chiaro.
S. Francesco
Caro rodolfo,
come vedi dal n88 , io non c’è l’ho affatto con te,ma con Santo francesco del Blog, dove veramente l’autore, offende la memoria del Santo e a quanto vedo pure di Santa Chiara.
Ovverosia, l’utilizzo improprio di Nomi di santi,per un credente sincero ed un fedele convinto,potrebbe essere paragonata a Blasemia o più laicamente parlando ad appropriazione indebita di memorie codificate nella storia a fini personali ,per non ben chiariti scopi..che per un Blog potrebbero essere del tutto innocui,al fine di polemizzare…ma decisamente inopportuni..!!
A questo punto chi tradisce al memoria del santo.
Non certo Io.
cc
PS -A riprova del fatto ,caro rodolfo,
che tu sovente comprendi poco o fai finta ,il che è più grave perché commetteresti peccato !
cc
x Controcorrente
Figliuolo, ma veramente S. sta per Simone. E per Sandra riguardo la mia vicina di casa e amica S. Chiara. E’ chiara? Cioè, voglio dire, è chiaro?
S. Francesco.
Devo dedurre che la “corrente degli Atei devoti” ,così importante nel passato..,non si è mai estinta..anzi dovrebbero essere consultati al Colle..
cc
Diciamo,per amor di patria e di carità, che ultimamente hai accusato una sbandatina..e che sei pronto a rimediare !
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Caro cc
mai avuto problemi ad ammettere sbagli…e’ una delle mie prerogative…
Scorrendo meglio il blog mi sono accorto di aver saltato un paio di post (53-54)e di aver di consequenza frainteso il tuo 69 …. tutto li…per questo anche il mio 72
puo’ capitare e come vedi si puo’ sempre rimediare….=
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Ma…se non faccio l’ errore di fraintenderti di nuovo…penso che questa volta l’ hai fatta davvero fuori dal vaso….
quando scrivi:-
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“Inoltre vorrei capire come tu ti permetti poi di pontificare contro gli italiani..visto che vivi in Germania, lavori in Germania,ect,ect
e come dice Anita, oltretutto non hai bisogno di fare nessun test, penso, per accertare la tua discendenza ebraica”.
–
Io caso mai HO lavorato in Germania…ma anche in Italia come sai…ed anche in Svizzera…penso siamo coetanei e dunque ora …anche se misera… mi godo la pensione.
Dunque aver lavorato in Germania esclude secondo te il diritto di un Italiano a criticare l’ Italia…ho capito bene?
Oltretutto mi par di capire che accanto al fatto di aver lavorato non in Italia ma all’ estero..e di essere oltre piu’ anche Ebreo diminuisca ulteriolmente questo mio diritto.
Il fatto che mio padre e mia madre erano cittadini Italiani ed io stesso lo sono e’ nullo …la mia facolta’ di criticare gli Italiani mi e’ tolta solo perche’ ho lavorato all’ estero e sono di religione Ebraica…dunque Ebreo….come se essere Ebreo escludi il diritto di essere cittadino di un paese qualsiasi. Diciamo cosi come se l’ essere di religione
Islamica escluda il diritto del Palestinese che vive in Israele di essere Israeliano….di votare …di usufruirne i diritti di esimerlo dai doveri…e da impedirgli di criticare il governo Israeliano o gli Israeliani. Questo modo di vedere … mi ricorda qualcosa.
Ho capito bene oppure ti ho frainteso di nuovo?…
Un saluto….questa volta mica tanto Francescano
Rodolfo
x Rodolfo
You got mail !
A.
caro rodolfo,
l’ammissione di non aver compreso (o frainteso) ti rende merito.
Ma devi comprendere che sulla base del tuo fraintendimento,com’è giusto che sia (e quindi prendendo per buone le tue parole) ho modulato la mia risposta .
Ovvero per usare un “solo peso ed una sola misura” così come TU ,mi accusavi di anti-italianità , di offendere fedeli, ect,ect..mi sono permesso ,tanto per usare lo stesso peso e la stessa misura tua, di porti dei seri dubbi sulla tue stesse capacità di ergerti a censore degli italiani..usando lo stesso peso e la stessa misura…
Per il resto, tu puoi criticare chi cacchio vuoi, semmai trovo strano che ci ficchi sempre di mezzo il tuo essere “ebreo”,come una maledizione.
Oppure è un voluto…,nella mia critica non accennavo affatto all’essere o meno ebrei….non comprendo questo auto fumus-persecutionis..a meno che non sia strategicamente voluto,come dire la lingua batte sempre dove il dente duole, anche magari se si parla di orticultura , si finisce sempre per parlare dell’orto di Mosè !
cc
Gia’….solo che io del fatto di essere Ebreo non ne accenno mai….non so’ se ci hai fatto caso….ma scorrendo i post del blog lo potrai notare..l’ imput viene sempre dagli altri….
e devo necessariamente reagire….
tu hai saputo magnificamente girare una frittata riuscita male ed alla fine possiamo dire che e’ stato tutto un qui pro quo per cui….scurdammoce o’ passato…come dicono i Napoletani…
Rodolfo
caro rodolfo,
strano il giro della frittata è la cosa che mi riesce peggio nella mia cucina.
Se posso la faccio girare ad altri !
In tutti i casi facciamo come a Napoli !
cc
Degli uomini, uno stile..una tragedia ..!!
Grillini al Colle…
“I grillini: “Ci diano incarico e faremo un nome.
Pippo Baudo !
cc
Primo voto telematico
In subordine Paperino,Ministri Qui, Quo Qha
http://www.haaretz.com/news/features/this-day-in-jewish-history/this-day-in-jewish-history-an-alternative-jewish-homeland-is-founded-almost.premium-1.512183
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=c8LhbknLHno#!
This day in Jewish history / An alternative Jewish homeland is founded, almost
Birobidzhan was intended as a national home for Jews in the Russian Far East. The foundation was laid but the project never really got off the ground.
By David B. Green
Birobidzhan, in the Jewish Autonomous Oblast of Russia, on the Chinese border. The region was intended to serve as an alternative homeland for the Jews.
On March 28, 1928, the presidium of the General Executive Committee of the Soviet Union approved the establishment of a Jewish national region in the country’s Far East. Informally referred to as Birobidzhan, after the name of the district’s capital city, the region, which borders Manchuria, was meant as a homeland for the Jews of the USSR, with Yiddish serving with Russian as one of two official languages.
At the time, the government of Joseph Stalin encouraged the development of national identities for the different ethnic groups that made up the country’s population. Although religious practice was strongly discouraged by the communist regime, the Jews were perceived as a cultural group united principally by a common language and Birobidzhan was to be a national home.
A land of their own would also afford the Jews with an opportunity to become “productive,” considering their tendency to persist in their traditional livelihoods as merchants and craftsmen, and their difficulty integrating into the communist economy. In the period following the Russian Civil War, a Jewish agricultural movement had already led to the creation of 79 distinct Jewish farming colonies in the country. In allocating Birobidzhan to the Jews, the intention was that it would become the largest of these colonies.
A Jewish homeland in the Russian Far East would also serve as an alternative to Zionism for the more than 2.5 million Jews of the Soviet Union, and its strategic location would help to secure the border region against the expanding Japanese empire. In fact, an effort was made to raise moral and financial support internationally for the project from Jewish socialists and Yiddishists.
And indeed, as Nazism began its rise in Germany, the Jewish national project in Birobidzhan attracted increasing interest and support globally, although the Zionist organizations understandably did not join in the support.
By 1934, the homeland was upgraded to the status of a “Jewish Autonomous Region,” and Jewish culture was thriving in its capital, which is situated some 6,000 kilometers from Moscow. There was a Sholom Aleichem Theater, a Yiddish newspaper and schools whose language of instruction was Yiddish.
Although Birobidzhan never possessed the romantic or historical allure of Palestine for Soviet Jews, who were more likely to want to move to Moscow or Leningrad than to a rural area near the Chinese border, nonetheless during the 1930s, and again in the period following the Holocaust, there were thousands who migrated to the region. Migration began as early as April 1928; in the decade that followed, 43,000 Soviet Jews moved to Birobidzhan – although only 19,000 of them actually remained. Additionally, another 1,200 Jews immigrated there from outside the country including from the United States, South America and even Palestine.
It was the changing political winds at the national level that doomed Birobidzhan. The political purges of 1936-39 were accompanied by an official disappearance of support for the project, and the destruction of the political leadership of the region and many of its cultural institutions.
Following World War II, despite an initial wave of renewed immigration to the region, the now more blatantly anti-Semitic policies of the Stalin regime devastated the already weakened Jewish national project in Birobidzhan. Now, the state began to actively suppress the Jewish cultural institutions there that 15 years earlier it had helped to nurture. The use of Yiddish was now prohibited in public institutions, the Jewish theater shut down, and many Jewish writers imprisoned.
Officially, the region is still called the Jewish Autonomous Oblast (“oblast” is a political subdivision in Russian), but Jews constitute only about 1 percent of its population today; most of those who remained left for Israel by the 1990s. And yet, there has been a renewed interest in Jewish culture in recent decades. The Birobidzhan National Jewish University teaches Hebrew and other Jewish subjects, Bar-Ilan University has been offering a summer Yiddish program in the capital city since 2007, and there are again grade schools offering instruction in Yiddish.
Tikun Olam-תיקון עולם
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=fjkjzpWhLY0#!
Promoting Israeli democracy, exposing secrets of the national security state.
Israel Social TV Video on Secret Israeli Military Intelligence Unit Engaged in Foreign Assassinations
by RICHARD SILVERSTEIN
I’ve just recorded a new video for Israel Social TV about the secret IDF intelligence unit engaged in counter-espionage including foreign assassinations. This type of story is very important for Israelis in particular to learn about and I’m grateful Social TV airs the videos with Hebrew captions making it accessible to Hebrew speakers. I hope you’ll help promote and disseminate the video via your own networks of friends and social media.