Materialismo democratico o autoritario?
Che anche il materialismo storico-dialettico sia affetto – al pari di ogni forma di idealismo – da intellettualismo di tipo illuministico, lo dimostra il fatto ch’esso ha la percezione della materia come di un’entità che va conosciuta esclusivamente con l’attività scientifica (quella da laboratorio). In tale maniera una qualunque consapevolezza diversa da quella scientifica, viene svalutata, considerata ai limiti della superstizione. Come se il concetto di “scienza” non potesse riferirsi anche a quelle popolazioni che si trasmettevano conoscenze ancestrali unicamente per via orale!
I classici del marxismo sono in questo molto espliciti: la conoscenza scientifica della natura (che per gli scienziati naturali è istintiva, mentre per i materialisti dialettici è consapevole) autorizza l’uomo a “dominarla”. Lenin lo dice chiaramente nel suo Materialismo ed empiriocriticismo: “dal momento che conosciamo questa legge [si riferisce alla natura], la quale agisce (come ha ripetuto Marx migliaia di volte) indipendentemente dalla nostra volontà e dalla nostra coscienza, noi siamo i dominatori della natura. Il dominio della natura, che si manifesta nella pratica del genere umano, è il risultato del riflesso, obiettivamente esatto, dei fenomeni e dei processi della natura nella mente dell’uomo, e dimostra che questo riflesso (nei limiti di ciò che ci indica la pratica) è una verità obiettiva, assoluta, eterna” (ed. Lotta comunista, Milano 2004, p. 207).
Il passaggio, per Lenin, appare molto logico, invece andrebbe dimostrato. Una conoscenza scientifica comporta davvero la necessità di un “dominio” della natura? Anche quando di questa natura conosciamo, seppur scientificamente, solo una parte? in ogni caso, anche se di essa conoscessimo tutto quanto, qui e ora, ciò dovremmo forse considerarlo sufficiente per esercitare su di essa un controllo assoluto delle sue risorse? Come se la natura fosse un semplice oggetto da manipolare? Che diritto avremmo di farlo, visto e considerato che qui si ha a che fare con un oggetto del tutto indipendente dal genere umano, da cui proviene la nostra stessa esistenza e persino la nostra coscienza?
Se la natura fosse stata creata dall’uomo, allora la questione del “dominio” sarebbe scontata; al massimo avrebbe potuto porsi nel caso in cui il passar dei secoli avesse determinato una dimenticanza o un offuscamento della conoscenza scientifica. Ma con le idee del materialismo dialettico noi dovremmo pensare a una natura che, pur potendo farne a meno, avrebbe creato un essere umano al quale dare piena facoltà di dominarla.
Che senso ha questo spirito di arrendevolezza da parte della materia? indubbiamente oggi abbiamo capito che i termini epocali dello scontro ideologico non sono più tra idealismo e materialismo, in quanto gli scienziati, con i loro strumenti tecnologici non vedono dio da nessuna parte, ma una concezione della natura così perentoria ci porta a credere che in futuro lo scontro verterà tra un materialismo autoritario e uno democratico, e lo spartiacque sarà proprio nella concezione che si avrà del rapporto tra uomo e natura.
Anzitutto infatti dovremmo chiederci: se l’uomo usasse questa facoltà di dominio in maniera contraria alle esigenze riproduttive della stessa natura, come farebbe questa a sopravvivere? Non ha infatti alcun senso pensare che, siccome la natura è infinita nello spazio e nel tempo, il suo sfruttamento può essere considerato illimitato. Tra natura e uomo dovrebbe esistere soltanto un rapporto paritetico e non anche un rapporto di dominanza e di subordinazione.
Non avrebbe alcun senso accettare l’idea che la natura abbia dato all’uomo una facoltà così invasiva neanche nel caso in cui ammettessimo una coesistenza eterna di entrambi gli elementi. A ben guardare infatti noi siamo sì un composto di materia, ma, poiché siamo caratterizzati da ciò che in natura si trova solo in noi, cioè la coscienza, allora forse è possibile pensare a una materia eternamente pensante, che ha trasmesso solo a noi questa sua facoltà, proprio perché esiste una contemporaneità nello spazio e nel tempo, o comunque una certa, profonda, familiarità.
Noi siamo materia pensante esattamente come la materia in generale. E, proprio come l’universo, che è infinito nello spazio e nel tempo, anche la nostra essenza o coscienza in qualche maniera lo è. Possiamo addirittura pensare – senza rischiare di cadere in alcun misticismo – che l’essenza umana in realtà non sia mai nata, proprio perché dell’universo noi siamo la sua coscienza, o comunque un prodotto necessario nell’ambito dell’evoluzione della natura, un prodotto che da virtuale è diventato reale.
Ma se anche questa ipotesi fosse vera, le leggi della materia non le abbiamo inventate noi; anzi esse ci costituiscono in maniera organica, strutturale, e quando non le rispettiamo, le conseguenze non ricadono solo sulla natura, ma anche su di noi. Questo per dire che sul nostro pianeta noi dovremmo limitarci a sperimentare con la natura un rapporto equilibrato e non di sfruttamento. Il fatto di essere la “coscienza della natura” non ci autorizza a fare alcunché di “innaturale”.
Caro Galavotti, condivido il topic, direi in tutto.
Dobbiamo ringraziare le scienze in generale, questo e´ certo, ma ,oggi,
molti scienziati sono non solo materialisti(e siamo d´accordo) ma riduzionisti(e non sono d´accordo).
In filosofia della mente, le conclusioni piu´ radicali credo si siano avute con Dennett(Coscienza.che cos´e´?).
Il problema sembrerebbe ,per alcuni scienziati(la maggior parte?), che un materialismo non riduzionista non sia piu´ materialismo, col rischio
del misticismo(che,appunto,poi, non avrebbe piu´ nulla da vedere con la scienza).
Meno male che certi neuroscienziati(Damasio, Le Doux) hanno messo in risalto l´importanza della coscienza e delle emozioni.
La materia piu´ complessa e´ il cervello , ma l´uomo non e´ solo il suo cervello:e´ la sua storia,la sua identita´, il suo rapporto con gli altri, il suo rapporto con la natura.
Siamo,quindi, non solo biologia ma anche storia e ambiente.
Dominare la natura,allora, non puo´ che significare, violentare anche l´uomo.
Ma volendo,per assurdo, negare una violenza sull´uomo, e´ immorale il dominio dell´uomo sulla natura.
Il problema e´ che la morale non ha niente da spartire con la scienza che procede per logica ,ricerca ed esperimenti.
Ma e´ giusta questa prospettiva o non sarebbe meglio un riesame del senso dell´etica e del suo rapporto anche con le scienze?
E mi pare che Savater stia dando un contributo notevole in tal senso.
un caro saluto,
alessandro.
Ne sai più di te di me: in campo scientifico so solo di non sapere. Dennett, Damasio, Le Doux, Savater… non ho mai letto niente di loro, benché legga molto di altro.
Vado solo a intuito e, pur condividendo tanto del diamat, mi rendo conto che vada superato proprio riconoscendo alla natura un primato che da troppo tempo le stiamo negando.
Ma se nel far questo ricadiamo nel misticismo, allora ci meritiamo davvero di finire nel girone della Caina.
ciaooo
Caro Enrico,
in tutta sincerità ti dirò che sono rimasto “sconvolto” dalla tua affermazione :
“..A ben guardare infatti noi siamo sì un composto di materia, ma, poiché siamo caratterizzati da ciò che in natura si trova solo in noi, cioè la coscienza, allora forse è possibile pensare a una materia eternamente pensante, che ha trasmesso solo a noi questa sua facoltà, proprio perché esiste una contemporaneità nello spazio e nel tempo, o comunque una certa, profonda, familiarità.”
Sinceramente mi parsa una frase ben costruita ,apparentemente inattaccabile ..ma poi riflettendo mi sono chiesto se non era un “ossimoro ” tipo “Ghiaccio bollente ” o, se accettiamo l’ipotesi di Dio, o quella del grande architetto o del progetto ,ci si chiede alla fine chi abbia progettato il progettatore.
Poichè , se pensiamo esistere “qualcosa ” che esiste solo in noi ed in particolare pensiamo “poi” alla coscienza e che la natura come essere “pensante” abbia concesso solo a noi, fuori da un discorso Evolutivo dialettico (Work in progress),allora nonostante le “contemporaneità di spazio e tempo familiari “, la Natura è Dio, ma non sposta il problema a questo punto di chi ha progettato la Natura!
Dopodichè vorrei solo ricordare che ho trovato strano che di fronte allo scempio della Natura,perpretato dal Capitalismo,(meglio sarebbe anche dire , lo spreco immane delle risorse, volte a fini di profitto, anzichè allo sviluppo di quel corpo sociale che è l’umanità ), tu ti preoccupi dello scritto di Lenin ;,materialismo ed Empirio -criticismo, quasi a voler paventare “profeticamente” un pericolo incombente di portata ben maggiore dell’attuale e cioè di un destino ineludibile di un materialismo autoritario !
Temo assai che Ci si “estingua” ben prima che si ponga un problema “del genere”..ovvero prima che si affermi un materialismo democratico in antitesi ad un materialismo autoritario !(o si ponga il problema)
In altre parole, tra una futura alluvione e la vasca da bagno che perde e mi allaga l’alloggio, temo di dovermi preoccupare prima della seconda ,al fine di evitare di annegare in casa !
Voglio soltanto ricordare che poi matrialismo ed Empirio criticismo è uno scritto particolare, diciamo perfino un pò fuori “contesto” volto a confutare la piega “idealista” che lo sviluppo scientifico del momento andava assumendo contro il materialismo -dialettico e dico dialettico e ribadisco , poichè è sempre scorretto a mio avviso, citare il marxismo poichè esso è sempre materialismo dialettico !
La lotta politica del momento è altra cosa !
cc
caro Alessandro,
..”ma riduzionisti(e non sono d´accordo)”.
Sul riduzionismo si è può essere più o meno d’accordo,ma vorrei ricordarti che in linea di massima non è un’ideologia, ma soltanto un metodo che “pare” sic , insito nelevoluzione , ovvero tra due soluzioni la natura parrebbe (sic1) scegliere quella più semplice ed economica !
Per cui, visto che gli scienziati non sono teologi,e non devono spiegare il Mistero della Trinità, mi pare che sia loro diritto essere un tantino riduzionisti nel metodo di lavoro, ovvero mi parrebbe strano il contrario, e se poi , i risultati non sono pari alle attese degli “idealisti ” non è colpa di nessuno ..
Io ho due gatti uno è grigio e l’altro nero…alla notte quando rincaso tardi ,si presentano entrambi…per distinguerli sovente non mi resta che accendere la luce..e non capire dal Miao chi sia l’uno piuttosto che l’altro..!
Sarà riduzionismo, ma ti assicuro che funziona, al 100% !
cc
Ps- e se non ci fosse la luce..vabbè si rischia di sbagliare gatto, e nel passato accadde sovente , se non sbaglio !
ciao Controcorrente, due cose:
beh,io stavo parlano ,ma forse ho fatto un po´ di confusione,
di quella scienza particolare che e´ la neuroscienza.
Il riduzionismo vorrebbe,in questo caso, la riduzione delle qualita´ umane alle semplici connessioni sinaptiche, per cui anche la coscienza
avrebbe, nel cervello, il suo piccolo angolo..ecc.ecc.
Cio´ non toglie che esistano scienziati (e neuroscienziati) che pur essendo materialisti non sono riduzionisti.
Peraltro ci stanno scienziati che sono, addirittura, dualisti,eccecc.
Anch´io avevo due gatti:e la notte ,quando rincasavo tardi e mi si presentavano entrambi, riuscivo a riconoscerli accarezzandoli:c´e´
quasi sempre una differenza e non c´e´ sempre bisogno d´accendere
la luce per rendersene conto:questione di tatto e di sensibilita´.
un caro saluto:
ho letto frettolosamente la tua risposta a Galavotti:interessante:ti rispondero´,
ciao.
Anch’io sono rimasto sconvolto quando l’ho scritta, perché se è vera, non solo non c’è nessun dio (e questo è da un pezzo che lo sappiamo), ma l’unico dio nell’universo è l’uomo, quindi noi, come essenza, non siamo mai nati, nel senso che esistiamo da sempre, anche se in una forma materiale che al momento ci sfugge. D’altra parte nessuno di noi si ricorda com’era nel ventre della madre, eppure dobbiamo dire, pur senza poterlo dimostrare a noi stessi, ch’era indubitabile la nostra esistenza.
Quindi questo vuol dire che il contenitore è adeguato per il suo contenuto e viceversa. Se è infinito nel tempo l’uno e illimitato nello spazio, lo è anche l’altro.
Facciamo quindi a meno di “ipotesi di dio”: la materia s’è autocreata e con essa noi stessi. La profondità della nostra coscienza è direttamente proporzionale a quella dell’universo.
Se Lenin avesse capito questo non avrebbe detto che all’aumentare della coscienza (della verità obiettiva) aumenta la necessità o il diritto di “dominare” la natura. Siamo figli e partner della natura, certamente non padroni. Però mi rendo conto che agli inizi del secolo il socialismo era ancora molto indietro sulla questione ambientale. Lo dimostra il fatto che del capitalismo non ha mai messo in discussione la rivoluzione industriale sul piano tecnologico.
ciaoooo