Il primo anno di vita del governo dei tecnici, cioè della famosa “società civile”.
E dunque venerdì prossimo, 16 novembre, il governo Monti compie un anno. L’entusiasmo con il quale venne accolto alla nascita si è spento. Al punto che nessuno vuole resti in carica dopo le prossime elezioni, che si terranno forse il 7 aprile dell’anno prossimo. A Mario Monti ogni tanto scappa detto “Se necessario sono disposto a restare”, ma nessuno raccoglie: un modo silenzioso per dire che necessario proprio no, non lo è più. Anche il presidente della Repubblica, quel Giorgio Napolitano che lo ha voluto insediare forzando un po’ la mano all’ortodossia istituzionale, non si spende più molto per lui. Ormai il premier docente di economia pare un meccanico che riparata l’auto in panne viene ringraziato dai padroni del veicolo in modo che sia ben chiaro che deve mollare il volante, e senza neppure dargli il tempo di rodare le riparazioni.
Monti ha detto – a Bruno Vespa – di “aver sottoposto il Paese a dosi di riforme mai viste in passato”. Sì, ma sono servite a risolvere i problemi per i quali era stato chiamato e di fatto imposto? Ha saputo riparare l’auto in modo che non vada rapidamente in panne di nuovo? Ai posteri – e agli elettori – l’ardua sentenza. Per ora, dopo un anno di vita, il governo dei tecnici somiglia molto a un insieme di volenterosi dilettanti più o meno allo sbaraglio. L’uscita dal guado, dalla crisi economica e finanziaria, dalla voragine del debito pubblico, dalla troppa disoccupazione non solo giovanile e dal pericolo di bancarotta nazionale, viene sempre data al condizionale: speranza certa, ma non ancora realizzata, traguardo possibile, quasi certo ma non certo, a portata di mano ma non ancora acchiappato con le mani. Verbi al condizionale o al futuro, con le stesse parole dei primi giorni di governo Monti. Intanto come al solito sono bastonati abbastanza cinicamente i meno fortunati e molto poco colpiti i privilegiati e gli arricchiti.Qual è la grande differenza con i governi non tecnici? A me per ora tutto ciò ricorda le promesse del governo D’Alema quando diede per scontata “l’emersione del lavoro nero” grazia alle sue riforme del lavoro che hanno ottenuto invece l’effetto contrario. E per certi versi mi ricorda anche la Fiat, che al momento della crisi rimanda a casa i “terroni” e scarica un sacco di altra gente. Spero, ovviamente, di sbagliare. Intanto però ci sono alcune altre considerazioni da fare.
Dal momento che il governo Monti è un governo di tecnici, tutti estranei ai partiti e con nessuno politico di professione, si può legittimamente dire che è una forma di governo della famosa società civile. Non si capisce quindi il perdurare della convinzione che a salvare l’Italia sarà la sostituzione dei politici di professione con campioni della società civile, fissazione esplosa alla fine del 1985 con la nascita del movimento detto appunto Società Civile. Ormai siamo al punto che Beppe Grillo (stra)parla addirittura di abolizione dei partiti per passare alla “democrazia diretta”. E anche lui – campione della società civile e certo non politico di professione- si contraddice non poco: prima annuncia di voler procedere a quello che di fatto è un golpe, poi accusa di golpismo il governo che ipotizza un premio di maggioranza al partito o alla coalizione che alle elezioni dovesse superare il 42,5% dei voti. Ma lasciamo stare Grillo.
Il problema è che si continua a far finta che il governo dei tecnici capeggiato da Mario Monti sia stato insediato per risolvere una serie di problemi piovuti dal cielo o colpa del famoso spread o della congiuntura internazionale, colpa magari della globalizzazione o delle bolle speculative made in Usa. Invece sono problemi nati in buona parte per responsabilità proprio della nostra tanto decantata società civile. Se i giovani non trovano lavoro e se il lavoro quando si trova è quasi sempre precario o in nero, la responsabilità di chi è se non dei nostri imprenditori, che pur essendo membri emeriti della società civile hanno fatto e fanno tuttora un po’ troppo i furbi? Se non emettere scontrini e fatture fiscali è uno sport nazionale, di chi è la responsabilità se non di quella larga fetta di società civile composta da professionisti, artigiani, negozianti ed esercenti vari? Se evadere il fisco o non pagare gli comunque il dovuto è diventato una vera e propria piaga nazionale, di chi è le responsabilità se non della società civile recalcitrante da sempre verso i doveri fiscali? Se la sanità pubblica è diventata quello che è diventata, cioè una bomba ad orologeria piazzata sotto il sedere del bilancio dello Stato, di chi è la responsabilità se non della massa di operatori della sanità, medici, primari, fornitori, ecc., che fanno la cresta o truffano su troppe cose? Se la fuga dei capitali all’estero è ripresa in dosi massicce e preoccupanti, di chi è la responsabilità se non dei membri della società civile che hanno quattrini da “mettere in salvo” all’estero? Se Comunione e Liberazione è diventata quella macchina di potere che è diventata, alimentata in buona parte dalle spese della Sanità Lombarda, di chi è la responsabilità se non di parte della società civile di marca cattolica? Se l’industria italiana, a partire dalla Fiat, è meno competitiva di quella estera, di chi è la responsabilità se non degli industriali che troppo si sono adagiati sul protezionismo e sui contributi statali a fondo perduto? Se le banche sono quasi tutte sull’orlo del baratro, bisognose di fondi e ricapitalizzazioni, di chi è la responsabilità se non dei banchieri e annessi manager e dirigenti più ingordi che capaci? Se si scoprono spesso, ormai ciclicamente, “cricche”, “logge”, “tangentopoli”, “quartierini” e “furbetti” vari, di chi è la responsabilità se non dei membri e degli spezzoni di società civile che ne fanno parte e che sono ingordi amanti degli assalti alla diligenza? Di chi è la responsabilità dei 500 km quadrati l’anno di cementificazione abusiva dello Stivale, ormai cementificato fino a provocare alluvioni, frane e morti a ogni pioggia violenta, se non della parte di società civile dedita all’arte “del fare” a tutti i costi?
Il discorso purtroppo non cambia neppure per le burocrazie, compresa quella giudiziaria, e i sindacati. Eccetto alcune aree di eccellenza, le prime sono composte in massima parte da personale che prevalentemente tira a campare e non ama certo sudare se non in palestra, motivo per cui ci vogliono mesi o anche anni per una qualunque pratica, sia che si tratti di un processo o delle motivazioni di una sentenza sia che si tratti di una pratica per ottenere il riconoscimento della pensione all’Inps o una TAC presso una ASL. I secondi, cioè i sindacati, fanno troppa fatica a capire che i tempi sono cambiati, non esistono più né l’Unione Sovietica né il Partito Comunista Italiano e quindi bisogna sforzarsi di capire come contribuire ai cambiamenti nel mondo del lavoro. Certo, senza lasciarsi schiacciare, ma neppure restando fermi a mo’ di soldati giapponesi mentre la Storia, bene o male che sia, invece va avanti. E’ vero, abbiamo fatto la Resistenza e ci siamo liberati del fascismo, ma la tendenza al corporativismo pare scritta nel nostro DNA nazionale. Forse perché dal fascismo non ci siamo liberati da soli, ma con l’intervento militare decisivo degli angloamericani?
Il discorso potrebbe continuare a lungo, passando per gli sprechi di troppe istituzioni, dalle forze armate alle carceri, dagli ospedali ai lavori pubblici di troppi tipi, passando per le varie mafie e criminalità organizzate, e passando per il padronato che col suo cinismo “risparmioso” ha regalato all’Italia il record europeo di vittime sui luoghi di lavoro. Sono infatti tutti bei pezzi di società civile che ormai permeano di sé molto di ciò che fino a ieri era o si credeva fosse sano ed efficiente anche al Nord. Stiamo infatti parlando di una società, quella italiana, che non solo è impagnata fin dal raggiungimento dell’unità d’Italia in una continua gara tra Tangentopoli e Mani Pulite, ma che in tempi recenti ha visto il malaffare e la corruzione dilagare in ogni campo: calcio scommesse, toto nero, Vallettopoli, estrazioni del lotto truccate, quiz televisivi truccati, vertici della Guardia di Finanza impegnati in contrabbando di petroli e altro ancora, scandali bancari da Sindona a Calvi fino, per ora, ai Furbetti del Quartierino, Tangentopoli, truffe da parte di troppi medici per falsi rimborsi, Parentopoli nelle Università, e via enumerando.
Ma alla fin fine basta una considerazione: cosa è stato e cosa è rimasto l’intero berlusconismo? E’ stato ed è rimasto un tipico movimento della società civile, che in spregio “alla politica politicante” e in laude “del fare” ha seguito in massa un suonatore non di piffero, ma di televisioni. Ingrossando vieppiù – fino in parlamento e addirittura nel governo – la sua corte di nani e ballerine, oltre che di nipotine e olgettine.
Conclusioni? Queste:
+ la società civile italiana è in larga parte non all’altezza delle sue pretese e delle sue illusioni. La società civile è cioè in realtà meno civile del dovuto. Per rimediare, bisogna puntare moooolto di più sulla scuola, perché ciò significa puntare sulla formazione dei cittadini del futuro;
+ di questa società civile il ceto politico ne è stato di fatto lo specchio fedele, anzi fedelissimo;
+ bisogna tornare a fare politica, intesa come interesse generale e come somma di interessi particolari capaci comunque di trainare e favorire anche l’interesse generale;
+ per far ciò bisogna però capire e spiegare come è fatto il sistema produttivo italiano. Quali sono le sue classi e componenti sociali. Quali tra queste infine si possono alleare per esprimere una politica nel senso appena detto. Quali partiti politici ne sono l’espressione organizzata e come devono cambiare, organizzarsi e strutturarsi per poterne essere appunto l’espressione.
+ Smetterla di scopiazzare o tentare di imitare man mano Kennedy, Blair, Obama, il “modello catalano”, i vari “yes, we can” e le “primarie” solo perché sono made in Usa.
+ Imitare semmai il “modello renano”, capitalismo di stampo tedesco nel quale lo Stato aiuta sì le imprese, ma piazzando nei loro consigli d’amministrazione uomini magari dei sindacati che controllano come vengono spesi i quattrini dati in aiuto. In aiuto, non in regalo. Idea semplice e ovvia, che però non è venuta in mente neppure a Monti e a nessuno dei suoi decantati ministri tecnici. Oltre che, as usual, ai nostri leader “de sinistra” e neppure ai “cristiano sociali”. La sinistra è partita come Partito Comunista, poi è diventata Cosa, Quercia, Ulivo, PDS e ora si accontenta di essere PD, che sembra la targa automobilistica di Padova, ma è invece l’ennesima scopiazzatura “ammericana”: è infatti lo stesso nome del Partito Democratico Usa, quello dei tanto applauditi Kennedy, dimenticando veltronianamente che si tratta dell’uomo responsabile della grande tragedia del Vietnam, e degli Obama. Insomma, neppure Partito Democratico di Sinistra, ma solo Partito Democratico. Come se invece gli altri partiti non fossero democratici…
+ Tutto il resto è solo chiacchiera e ulteriore perdita a di tempo. Sempre più nociva e alla lunga anche pericolosa. Pericolosa per l’interesse generale, certo non per una serie di interessi “particulari” sempre più numerosi e avidi.
xFratel Marco che scrive:-“Una domanda che nasce qui, vicini al campo di battaglia è: chi ha iniziato? Una domanda che non ha più senso ”
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Davvero? Non ha senso?Ne e’ proprio convinto?
Io la inviterei a riflettere….so’ che in questo caso le conviene…perche’ se avesse Israele attaccato senza motivo….la sonata sarebbe stata diversa…
Il mese scorso durante un convegno organizzato a Trento con un gruppo di ragazzi della sinistra locale, Roberto della Rocca, un israeliano di origine italiane che fa politica in Israele con il Meretz, spiegò che il controllo delle risorse idriche della Cisgiordania è vitale per Israele. La nascita di uno stato palestinese in Cisgiordania, con un controllo palestinese delle risorse idriche, è un opzione impraticabile per Israele.
Gli insediamenti che continuano incessanti, ed il rapporto Levy che ribalta completamente il diritto internazionale sostenendo la legalità e la legittimità dell’ occupazione colonica , sono segnali chiari ed inequivocabili della volontà israeliana di spingere i palestinesi verso la Giordania, come ha ben scritto anche Pino Nicotri.
….e fa finta di non sapere che a cominciare per primi sono stati i neo israeliani nel ’47-’48 con il Piano D studiato in anticipo per la pulizia etnica contro i palestinesi, 800 mila dei quali sono stati cacciati con la violenza e con stragi varie dalle loro terre. I responsabili del terrorismo sionista e annessa pulizia etnica sono poi diventati i capi di Stato e di governo di Israele per lungo tempo.
E poi il tromboncino si metta d’accordo con se stesso: quando gli fa comodo rimprovera Nicotri, Uroburo, Cerruti Gino, Controcottente e altri ancora perché fanno rilevare chi ha cominciato per primo, quando invece gli fa comodo il contrario è lui il primo che accusa gli altri di avere cominciato per primo. Ovviamente barando, con accuse alla cazzo di cane.
Shalom
rodolfo { 16.11.12 alle 22:35 } Ma insomma caro Uroburo…. mi sembra di averlo sempre detto…non c’ e’ bisogno di lei per ricordarmelo….e’ vero sono un ignorante.
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Caro Rodolfo,
la prego veramente di scusarmi per quella frase che, così com’è, è molto ed inutilmente scortese.
Devo tuttavia precisare che quel che realmente intendevo non era tanto criticare la sua cultura (avrà fatto anche lei, come tutti, quel che poteva), quanto piuttosto la sua tendenza a semplificare problemi molto complessi e che non sono affatto chiusi ma rimangono aperti.
Mi scuso ancora U.
http://www.facebook.com/pages/Physicians-for-Human-Rights-Israel-רופאים-לזכויות-אדם-ישראל/164306561501
La situazione dei rapporti tra Israele e Hamas è quella di una sfera ermeticamente chiusa in cui domina la logica della guerra e dell’odio. Entrambi sentono di aver ragione ma visto da fuori tutto ciò appare una follia.
David Grossman
x La Striscia Rossa
Ovviamente quella di Grossman è una finta equidistanza, per giunta a-storica. Dimentica un piccolo particolare: Hamas è nata come inevitabile reazione ai continui soprusi di Israele, per giunta finanziata da Israele stessa per indebolire Arafat. Causa del suo mal pianga se stesso.
Fa parte della nostra ipocrisia congenita, degna di quella dei vari Grossman, la pubblicazione sui nostri giornali di foto di civili israeliani che vanno a rifugiarsi nei bunker sotterranei, ovviamente con frotte di bambini per incantare ancor più i lettori. Peccato però che ci si dimentichi sempre di dire che a Gaza i rifugi invece non ci sono, si pubblica qualche foto di macerie ma raramente quella dei maciullati dalle bombe israeliane. Parafrasando Grossman, visto da fuori – ma anche da dentro – il nostro comportamento e quello della nostra stampa appare per quello che è: una porcheria.
MESSAGGIO DI UN VOLONTARIO ISM DA GAZA
Inviato il: 17 Novembre 2012 | 43 33 0
Gaza, ora
Sto scrivendo questo vicino al porto di Gaza, da dove posso vedere il fumo che sale intorno a me per le bombe che cadono sulla Striscia di Gaza dagli aerei israeliani . Le parole mi vengono a mancare. Nonostante i limiti alla vita da parte di Israele per cinque anni di assedio su Gaza, una specie di normalità viene tentata a Gaza. Come potrebbe essere altrimenti, quando la maggioranza della popolazione sono i bambini, i genitori e fratelli che non hanno qualche altra opzione?
Eppure questa popolazione civile, la maggior parte ora stipata nei densi, stretti edifici dei campi profughi e nei centri urbani di Gaza, si trova ad affrontare l’ira di alcuni dei più potenti della guerra aerea dell’umanità. Mentre scrivo, i bombardamenti costanti consumano i i sensi e scuotono la totalità dell’ambiente circostante. Per gli oltre 300 feriti o uccisi finora da F16 israeliani, droni e navi, la perdita per loro e le loro famiglie non potrà mai placarsi.
Riesco a malapena a scrivere una frase e più notizie, “sei feriti da un bombardamento a Sheikh Radwan, bambini tra di loro, tra cui un bambino di 4 anni che stava giocando per la strada», «anziano appena ucciso nel quartiere Zaytoun, con 4 lesioni. ” Amici hanno ricevuto messaggi di testo dalle forze di occupazione israeliane che dicono in arabo,” Stai lontano da Hamas, la seconda fase è in arrivo. ”
Abdullah Samouni, 12 anni, cui insegno italiano nel campo di Zeitoun, mi ha chiamato poco fa. “Abbiamo davvero paura”, ha detto. Ci siamo trasferiti fuggendo da Zeitoun e siamo andati a casa di nostra nonna. Abbi cura di te, ci sono così tante bombe.” Abdullah ha perso il padre e il fratello di quattro anni, ucciso dai soldati israeliani che entrarono nella loro casa nellì offensiva terrestre degli attacchi israeliani Piombo fuso su Gaza all’inizio del 2009. In tre giorni, è stato ferito e ha perso 29 membri della sua famiglia allargata. Sua madre Zeinat si è spostata con i suoi undici figli rimasti in una città più a nord, ma le bombe stanno piovendo in tutta la Striscia di Gaza.
“Ci siamo trasferiti tutti fuori, ma i bombardamenti sono così brutti, qui tutti i bambini stanno urlando. Ogni volta che si verifica un attentato vengono a prendermi. I bambini ricordano quello che è successo prima, pensano solo al peggio. “, ha detto Zeinat che come tanti altri ha dovuto mettere da parte le sue paure e la tragedia per mostrare la forza per i suoi figli.
Il vedere che i media occidentali continuano a distorcere il quadro di ciò che sta accadendo qui, proprio come hanno fatto durante i massacri avvenuti durante gli attacchi di Israele Cast Lead, e qualsiasi altra offensiva descritta come “rappresaglia”, ha reso la mia chiamata con Abdullah ancora più arrabbiata. Quest’anno dal 1° gennaio fino al 6 novembre 71 palestinesi sono stati uccisi e 291 feriti a Gaza, mentre gli israeliani non sono stati uccisi e 19 sono rimasti feriti, secondo le Nazioni Unite. Quanti media occidentali offrono tempo proporzionato alle vittime palestinesi come alle vittime israeliane?
Proprio come le forze israeliane hanno avviato il pretesto per gli attacchi di Piombo fuso, questa volta il primo attacco dell’esercito israeliano ha avuto luogo giovedi, 8 novembre, con un’incursione israeliana a Gaza, nel villaggio di Abassan. Hanno aperto il fuoco indiscriminatamente e livellato aree di terra palestinese. La sparatoria dei veicoli militari israeliani ha ferito gravemente il tredicenne Ahmed Younis Khader Abu Daqqa mentre stava giocando a calcio con gli amici, che è morto il giorno dopo per le ferite riportate.
Il 10 novembre, combattenti della resistenza palestinese hanno attaccato una jeep dell’esercito israeliano che pattugliava il confine con Gaza, ferendo 4 soldati dell’ occupazione . Le forze israeliane hanno poi mirato aree civili, uccidendo altri due ragazzi che giocavano a calcio, poi hanno bombardato i parenti raccolti in lutto per la loro morte, uccidendo altri due. Cinque civili sono stati uccisi e due combattenti della resistenza, tra cui tre bambini. Cinquantadue gli altri, tra cui sei donne e dodici bambini, sono rimasti feriti. Per Gaza che è sotto tale attacco, quali, chi potrebbe dubitare che le forze di resistenza si opponessero? Una volta che le forze israeliane hanno effettuato altri bombardamenti, uno dei quali era l’ extragiudiziale uccisione del comandante militare di Hamas Ahmed Jabari, il cerchio era completo. [2]
Da allora, nel corso degli ultimi tre giorni, 29 palestinesi sono stati uccisi e tre israeliani. La maggior parte delle vittime palestinesi sono civili, di cui sei bambini. Più di 270 sono stati feriti, di cui 134 sono bambini e donne. La stragrande maggioranza sono civili. Il numero è in rapido aumento.
Anche questo confronto è staccato dal contesto che Gaza è sotto occupazione militare israeliana, illegale secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite, e cinque anni di blocco considerato una punizione collettiva da tutte le maggiori organizzazioni per i diritti umani, violando l’articolo 33 della Convenzione di Ginevra. Il diritto di resistere all’occupazione militare forzata da una forza straniera è anche sancito dal diritto internazionale, un diritto che dovrebbe essere auto-evidente.
Tutto questo spiega il giubilo da palestinesi di Gaza, quando si sparse la voce che uno dei razzi che di solito colpiscono terreno aperto, questa volta aveva abbattuto un jet da combattimento F16 israeliano, i cui simili avevano effettuato oltre 600 raid aerei in tutta la Striscia di Gaza questi ultimi tre giorni.
In effetti, nelle nostre visite agli ospedali non ci volle molto per convincerci che questi attacchi aerei israeliani e i bombardamenti da elicotteri d’assalto hanno colpito molte aree civili.
Al principale ospedale Al-Shifa, di Gaza City, ogni dieci minuti più persone arrivano in ambulanza, un uomo anziano, un giovane, un bambino, due bambini. Una volta lasciati i feriti, la barella è coperta con un asciugamano nuovo e vola indietro con i paramedici coraggiosi della Mezzaluna Rossa Palestinese per tornare nelle zone pericolose, per trovare le ultime vittime di attacchi.
Non c’erano molti letti liberi nel reparto di terapia intensiva, dove alcuni avevano lesioni cerebrali di granata che li avevano colpiti. Mentre eravamo lì, correndo fu portata una bambina piccola, di dieci mesi, , Haneen Tafesh. Aveva pochissimo colore e fu posta sul letto d’ospedale. Aveva subito una emorragia cerebrale e una frattura al cranio. Più tardi quella sera abbiamo appreso che non era sopravvissuta.
Parlando con il direttore generale di Al-Shifa, il dottor Mithad Abbas ha chiesto, “Sappiamo che Israele ha più precisione e armi avanzate. Allora, perché ci sono tutti questi bambini in arrivo? “Ha affermato che se le vittime aumentassero ci sarebbe una grave mancanza di medicinali di base e forniture, come gli antibiotici, fluidi IV, anestesia, guanti, cateteri, fixates esterni, eparina, punti di sutura, detersivi e pezzi di ricambio di attrezzature mediche. Cosa c’è di più, anche i blackout elettrici sarebbero un duro colpo senza finanziamenti sufficienti per il carburante adatto per i generatori.
Ancora una volta, mentre scrivo, cinque vicine esplosioni enormi scuotono il nostro edificio e i nostri sensi. I bombardamenti si sono progressivamente intensificati, soprattutto una volta che scende la sera. I campi profughi di Jabaliya, Shejaiya, Rafah e Meghazi ho saputo che erano stati sotto un bombardamento continuo. Una delle esplosioni è scesa nel corso di un’intervista con una stazione radio canadese che ha aiutato il pubblico a capire di più di me.
Una ragazza di 13 anni, è stato colpita a Duaa Hejazi, in zona Sabra, mentre tornava a casa con la famiglia. Uno shrapnel è stato incorporato in tutto il corpo superiore. “Io dico, siamo bambini. Non c’è niente che è colpa nostra per dover affrontare questo “, lei ci ha detto. “Ci stanno occupando e dirò, come Abu Omar disse:” Se sei una montagna, il vento non ti agiterà “. Non abbiamo paura, noi resteremo forti. ”
E così la notte va avanti. Il prossimo futuro di Gaza è incerto. I destini di tutti qui sono incerti. Quelle persone che ora si stanno preparando per andare a letto, avranno la loro vita sconvolta dalla perdita di una persona cara questi prossimi giorni. So che alcuni della più calda gente qui cui mi sento fortemente attaccato ,se ne prenderebbero immediatamente cura se li incontrassero. La follia di questa violenza mi fa chiedere ciò che abbiamo fatto a noi stessi, come possiamo permettere che l’umanità si manifesti in questo modo.
All’esterno si può fare la differenza. Te lo chiedo perché l’esercito israeliano non entra in empatia con le persone che ricercano verso il basso attraverso le finestre della cabina di guida. Né saranno i loro politici. Ma si può entrare in empatia e si può agire, per le vie normali, ma moltiplicato per dieci. Piccoli e grandi sforzi per creare una massiccia mobilitazione internazionale sono l’unico modo per ridurre l’entità dell’orrore della perdita di fronte ai palestinesi di Gaza.
Il governo israeliano ha approvato il richiamo di 75.000 riservisti rispetto ai 10.000 riservisti richiamati per i massacri durante l’offensiva di aria e di terra di Israele in Piombo fuso. Non c’è molto tempo.
Adie Mormech
QUI POSSIAMO CAPIRE IL NOME CHE ISRAELE HA DATO A QUESTA OPERAZIONE: “PILLAR OF DEFENSE”
Dichiarazione Di Jewish Voice for Peace (JVP) sull’operazione “pilastro della difesa” di Israele
Inserito da Alissa Wise il Mer, 2012/11/14 – 12:32
PER IL RILASCIO IMMEDIATO
Al momento in cui Israele lancia l’operazione “Pilastro della Difesa” a Gaza, Jewish Voice for Peace (JVP), chiede l’immediata cessazione dei bombardamenti e dei bombardamenti navali a Gaza e la fine dell’assedio di Gaza . JVP esorta Israele a non sfruttare il suo potere asimmetrico per esacerbare l’instabilità nella regione. Chiediamo al Presidente Obama di prendere posizione contro questi attacchi e di usare il potere degli Stati Uniti per insistere sul fatto che Israele deve perseguire tutte le misure diplomatiche possibili per il bene della vita, la sicurezza e la protezione su tutti i lati. JVP chiede anche la fine del lancio di razzi da Gaza nelle comunità civili in Israele, che a nostro avviso non è mai giustificabile, e che serve solo a far deragliare gli sforzi per una giusta soluzione del conflitto.
Questa operazione prende il nome in riferimento ad un brano biblico in cui una colonna di nube protegge gli Israeliti mentre vagavano nel deserto dopo aver lasciato la schiavitù in Egitto.
“E l’Eterno andava davanti a loro di giorno in una colonna di nube, per guidarli per la strada, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro luce; così potranno andare avanti di giorno e di notte. Esodo 13:21
E ‘sconveniente invocare la protezione offerta agli Israeliti quando vagavano nel deserto, mentre Israele è la potenza militare dominante nella regione. JVP rifiuta la possibilità che una tale operazione militare e l’escalation della violenza saranno di alcuna protezione per gli israeliani o i palestinesi. Mentre Israele continua a controllare Gaza per via aerea, terra e mare, Israele ha la responsabilità per il benessere e la sicurezza dei civili palestinesi di Gaza che saranno traumatizzati, feriti e uccisi in questa escalation di violenza.
JVP invita nostri capitoli, membri, e sostenitori di unirsi a noi nel raddoppiare i nostri sforzi per sostenere per porre fine agli aiuti militari incondizionati degli Stati Uniti in Israele e di intensificare i nostri inviti per il disinvestimento di tutte le aziende che traggono profitto da questa escalation di violenza e di continuo assedio israeliano di Gaza.
Puoi seguire in diretta aggiornamenti da Gaza
http://jewishvoiceforpeace.org/blog/jvp-statement-on-israels-operation-pillar-of-defense
di: Il Popolo Che Non Esiste
Dall’Huffington Post
Rabbi Alissa Wise
GET UPDATES FROM RABBI ALISSA WISE
Rabbi Alissa Wise has been an activist for justice in Israel/Palestine for over a decade in New York City with Jews Against the Occupation, on the West Bank with the International Women’s Peace Service, and as the founding co-chair of the JVP Rabbinical Council. Rabbi Wise is the Director of Campaigns at Jewish Voice for Peace and serves as the National Coordinator for the We Divest Campaign. Rabbi Wise graduated from the Reconstructionist Rabbinical College in Philadelphia in 2009.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=AcoCGc895nE#!
Caro Uroburo,
dimenticavo…in settimana mi occuperò della tua teglia !
Nel frattempo vorrei una risposta sulle mie considerazioni di “carattere” per ora generali! al tuo intervento n14,così come mi avevi sollecitato.
un caro saluto
cc
Caro CC,
hai ragione ma la mia domanda nel messaggio n.14 in realtà si riferiva solo alla mia ultima affermazione “ il Baffetto rappresenta il simbolo dell’involuzione a cui è giunto il vecchio PCI. Per ragioni che sarebbe lungo e difficile esaminare, ma io penso che uno dei problemi sia stata una certa mancanza di democrazia interna.
Ma mi piacerebbe sentire il parere di CC.” Chiedevo un tuo parere solo riferito a questo punto: “una certa mancanza di democrazia interna”.
Sono d’accordo con le tue considerazioni: una certa realtà si può giudicare solo in relazione al suo specifico contesto perché con il senno di poi siamo tutti bravissimi.
Siamo anche d’accordo che gli altri partiti – con qualche rarissima eccezione come il Partito d’Azione, ma era piccolissimo –stavano decisamente peggio. Con l’eccezione però del PSI di Nenni nel quale, a quanto mi si diceva, c’era l’abitudine a dibattiti complessivamente liberi e molto vivaci.
A me pare che la possibilità di fare analisi nel PCI fosse riservata quasi solo ai quadri, ed anche lì con molta prudenza per non diventare degli eretici. Gli intellettuali erano tollerati nel PCI solo a condizione che fossero “organici”, cioè allineati. Dopo il ’56 se ne sono andati quasi tutti e non mi risulta che Togliatti abbia fatto molto per trattenerli. Insomma un chiaro dibattito su cosa volesse dire accettare di vivere in Occidente non c’è mai veramente stato. Il PCI era socialdemocratico nei fatti ma non lo era delle enunciazioni formali, cosa che mi sembra un grave errore.
Attualmente è in crisi tutta la sinistra mondiale. Leggiti il libro che ho letto (ne ho comperato un altro dello stesso autore). E leggiti Krugman: parlano proprio di questo. E sono americani!
La distruzione dell’industria da parte della nostra onnivora classe digggerente non ha riguardato solo l’industria di stato ma anche quella privata: Cirio, Montedison, Olivetti ecc. Per certi versi vale anche per la Fiat: gli enti pubblici italiani non comperano auto Fiat a differenza di quel che fanno tutti gli altri paesi d’Europa che usano le loro auto nazionali.
Tuttavia non durerà sempre così: le cose stanno già cambiando a fronte della gravissima crisi che queste canaglie hanno provocato nel mondo intero. In trent’anni hanno distrutto perfino il loro sistema!
Un saluto U.
La Fiat
Non so la distribuzione delle auto Fiat negli US, nei tre’ mesi di permanenza negli US, Rodolfo ha notato di non aver vista una singola FIAT.
Anni fa furono introdotte negli US, ma i dealerships sparirono in poco tempo per mancanza di servizio.
By JEFF BENNETT And GILLES CASTONGUAY
Fiat SpA F.MI -1.06% may produce more vehicles in Italy for export to the U.S., helping the auto maker ease its excess domestic production while aiding Fiat dealers struggling with too few models and the brand’s rocky return to the U.S. auto market.
Chief Executive Sergio Marchionne said he may use a factory south of Rome to build an undisclosed car for export to the U.S. Existing Fiat plants are to build Maserati sports cars and a Jeep sport-utility vehicle for U.S. export.
Fiat has five Italian auto plants, and “a lot of these plants are going to be producing for the U.S.,” he said.
Continua…..
http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304299704577502571274565512.html
Anita
Perchè non parlo di Israele e Palestina?
Per esorcizzare, forse un po’ vigliaccamente, una terribile escalation!
Perchè non parlo del passato, una volta tanto?
Per una volta parlo del futuro…tanto il passato sta sempre là di vedetta!
Torno da una bella festa a Trieste, dove è avvenuta la consegna di un diploma internazionale di menagement a dodici ragazzi di origini friulane e giuliane, ma che rappresentano altrettante Nazioni sparse su quattro Continenti. Era assente quest’anno l’Europa.
ORIGINI si chiama il progetto ed è finanziato, oltre che dalla Regione, da un pool piuttosto numeroso di aziende presenti in regione e che selezionano ogni anno un gruppo di post-laureati collegati ai vari Fogolars Furlans e a Friuli nel mondo.
Un modo come un altro per far promozione e tessere reti di collegamento economico mondiale.
ORIGINI mantiene stretti collegamenti in rete con tutti i diplomati nel corso degli anni, molti dei quali hanno fondato aziende nei loro Paesi di nascita, o hanno messo a profitto questa esperienza nel loro lavoro .
Quasi tutti i ragazzi non avevano mai visitato il Friuli, erano rimasti ai ricordi di famelica emigrazione dei loro nonni e bisnonni.
Hanno vissuto e studiato per sei mesi a Trieste e sparpagliati nelle varie aziende del territorio regionale.
Raggiungevano la loro azienda di riferimento con tutti i mezzi e anche con grandi sacrifici.
Non sono senz’altro ragazzi choosy!!!
Molti hanno confessato di aver avuto molte perplessità ad accettare, nonostante la feroce selezione iniziale.
Ascoltandoli oggi, nel giorno del commiato, in un italiano a volte molto stentato, raccontare della loro esperienza e del ricordo non solo fattivo e professionale ma anche affettivo e umano che porteranno per sempre con sè ….
insomma ho consumato una confezione di fazzoletti, ed ero in numerosa compagnia!!!
Il “rinfresco” ricco e abbondante era fornito dalle aziende coinvolte e con prodotti rigorosamente nostrani.
Tutto è finito in canti triestini e villotte friulane…molto vivaci, anche perchè il Collio e i Colli orientali erano molto ben rappresentati!!!
I ragazzi neodiplomati filmavano febbrilmente il gruppo di vecchietti allegrotti che cantavano…un documento in più da portare a casa!!!
Sylvi
Per i compratori perplessi, una Guida per auto prodotte in Nord America
For Baffled Buyers, a Guide to Cars Made in North America
http://www.nytimes.com/2009/06/21/automobiles/21intro.html?pagewanted=print&_r=0
Ho trovato quesro articolo interessante ed un po’ comico…
E’ in inglese, troppo lungo da tradurre, sorry.
Anita
Alain Gresh fa il punto sulla situazione a Gaza prima dell’escalation militare cominciata nell’ottobre scorso e intensificatasi negli ultimi giorni. Il direttore aggiunto di Le Monde Diplomatique denuncia la politica degli omicidi mirati e condanna la complicità dei media nei confronti della propaganda israeliana.
di Alain Gresh * – traduzione a cura di Jacopo Granci
Per capire l’escalation a Gaza è necessario introdurre qualche dato su questo territorio (360 km2, più di un milione e mezzo di abitanti – una caratteristica che lo rende uno dei luoghi del pianeta con maggiore densità di popolazione), occupato da Israele dal 1967.
Nonostante il ritiro dell’esercito dalla striscia (2005), infatti, i suoi accessi con il mondo esterno sono sempre controllati dallo Stato ebraico e la circolazione all’interno è limitata. Il blocco attuato qualche anno fa dura fino ad oggi: per le Nazioni Unite Gaza rimane un territorio occupato.
I dati che seguono sono stati diffusi dall’ufficio dell’ONU per il coordinamento delle questioni umanitarie nei territori palestinesi (OCHAOPT) in un documento del giugno 2012 intitolato Five Years of Blockade: The Humanitarian Situation in the Gaza Strip (in allegato):
– è nel giugno 2007 che il governo israeliano ha deciso di intensificare il blocco di questo territorio, già severamente “sotto controllo”;
– il 34% della popolazione (e la metà dei giovani) è disoccupata;
– l’80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari;
– il PIL pro capite era, nel 2011, il 17% al di sotto di quello del 2005 (considerando l’inflazione);
– nel 2011 solo un camion al giorno usciva da Gaza con prodotti volti all’esportazione, ossia meno del 3% delle cifre di affari registrate nel 2005;
– il 35% delle terre coltivabili e l’85% delle acque riservate alla pesca sono parzialmente o totalmente inaccessibili agli abitanti di Gaza a causa delle restrizioni israeliane;
– l’85% delle scuole sono costrette a fornire un doppio servizio – uno la mattina e un altro nel pomeriggio – a causa del sovrappopolamento.
Ogni guerra, si sa, viene accompagnata da un’intensa propaganda e il governo israeliano è ormai maestro in quest’arte.
Già al momento dell’offensiva di dicembre 2008 -gennaio 2009 avevamo assistito, in questo senso, alla deflagrazione mediatica. Perfino alcuni intellettuali francesi, tra cui l’imbarazzante Bernard-Henri Lévy, avevano contribuito a tale disinformazione.
L’uomo assassinato qualche giorno fa da Israele, Ahmed Jabari, era il capo dell’ala militare di Hamas.
La grande maggioranza dei media lo descrivono come un “terrorista” responsabile di tutti gli attacchi compiuti contro Israele. La realtà, tuttavia, è ben lontana da questo ritratto – senza contare l’utilizzo del termine “terrorismo”, per lo meno ambiguo.
Come spesso accade, è proprio un giornalista israeliano – Aluf Benn – a ricordare che:
“Ahmed Jabari era un appaltatore, incaricato da Israele di mantenere l’ordine e la sicurezza nella Striscia di Gaza. Questa definizione sembrerà senza dubbio assurda a tutti coloro che, nelle ultime ore, hanno visto Jabari descritto come ‘l’archetipo del terrorismo’, ‘il capo del personale del terrore’ o ancora ‘il nostro Bin Laden’.
Tuttavia, questa è la realtà degli ultimi cinque anni e mezzo. Israele aveva imposto ad Hamas di osservare una tregua nel sud e di farla rispettare alle numerose organizzazioni armate insediate nella striscia. L’uomo a cui era stato affidato questo compito era appunto Ahmed Jabari”.
Basta osservare i grafici pubblicati dallo stesso ministero degli Affari Esteri israeliano sul lancio dei razzi palestinesi per rendersi conto che, in generale, la tregua è stata rispettata.
L’accordo è stato rotto dai raid dell’esercito israeliano il 7 e l’8 ottobre 2012, poi il 13 e il 14, provocando un’escalation che da allora continua senza interruzioni.
E, alla vigilia dell’omicidio di Jebari, un’altra tregua era stata conclusa grazie alla mediazione dell’Egitto, come conferma la testimonianza dell’attivista pacifista Gershon Baskin ripresa da Haaretz.
Storicamente, ogni escalation degli attacchi a Gaza fa seguito ad omicidi mirati di militanti palestinesi. Queste esecuzioni extragiudiziali sono una pratica consolidata per il governo israeliano (a cui gli USA hanno dato il loro consenso ormai da tempo).
Avete detto “terrorismo”? Leggete l’articolo di Sharon Weill “De Gaza à Madrid, l’assassinat ciblé de Salah Shehadeh”.
Lo scenario era identico nel 2008. Mentre la tregua era rispettata sul versante palestinese dal giugno 2008, sono stati gli omicidi in novembre di sette attivisti nella Striscia che hanno dato il la all’intensificazione degli attacchi e poi all’operazione “Piombo fuso”.
Sulle violazioni dei cessate il fuoco compiute da Israele negli ultimi anni è interessante leggere l’articolo di Adam Horowitz, “Two new resources : Timeline of Israeli escalation in Gaza and Israel’s history of breaking ceasefires”.
Del resto, è difficile parlare di un vero scontro tra due parti: i razzi palestinesi non sono armi paragonabili agli F-16 e ai droni israeliani. Il bilancio in termini di vite umane, stilato dopo la tregua del gennaio 2009 seguita all’operazione “Piombo fuso”, lo conferma.
L’organizzazione israeliana per la difesa dei diritti umani B’Tselem ha pubblicato un elenco dei palestinesi e degli israeliani uccisi a Gaza tra il 19 gennaio 2009 e il 30 settembre 2012.
271 palestinesi (di cui 30 bambini) e 4 israeliani.
Le cifre parlano da sole.
* La versione orginale dell’articolo, pubblicato su Les blog du Diplo de Le Monde, è qui.
Il giornale Haaretz riporta cosa ha dichiarato il ministro dell’Interno di Israele: ” l’obiettivo dell’operazione è spedire indietro Gaza al Medioevo”.
7:55 P.M. Interior Minister Eli Yishai on Israel’s operation in Gaza: “The goal of the operation is to send Gaza back to the Middle Ages. Only then will Israel be calm for forty years.”
Ogni commento è superfluo.
Cara Silvy,
fai bene a non parlare di Israele e Palestina, è una cosa del tutto inutile.
O Israele raggiungerà il suo obiettivo della costituzione di una Grande Israele, araben-frei, oppure prima o poi restituiranno loro panper focaccia.
Nel primo caso sposteranno semplicemente il problema di un po’ (tanti) di chilometri. Alla seconda eventualità manca molto,molto tempo.
Nel frattempo neanche Dio potrà fermare le decisioni dello stato d’Israele, qualunque esse siano ed a qualunque livello si collochino.
Quindi parlarne è del tutto inutile. La corda si sta tendendo ma manca ancora molto perchè si rompa, almeno fino a che ci sarà chi mette sullo stesso piano una possibilità futuribile e del tutto improbabile (come la cacciata degli israeliani) con una realtà quotidiana attuale e concreta (le continue violazioni al diritto alla vita perpetrate a danno dei palestinesi).
Certi processi storici sono lunghi, a volte lunghissimi, ma difficilmente evitabili. Si veda ad esempio la situazione sudafricana. Se gli israeliani riusciranno ad essere i più forti di tutti da qui alla fine dei secoli vinceranno, altrimenti prima o poi pagheranno i frutti della loro soperchieria.
Un saluto U.
caro Uro,
ritengo, per quel che ne so, la situazione sudafricana del tutto diversa di quella israelo-palestinese.
-Laggiù c’è una effettiva disponibilità, da parte dei bianchi, a una reale integrazione, anche perchè, oltre ad essere nativi da più generazioni, hanno effettivamente il potere economico in mano e restano strettamente collegati al resto del mondo economico mondiale e condizionano la politica prevalentemente in mano ai neri.
Inoltre, se il mercato mondiale mantiene le sue regole, e non credo sia possibile cambiarle radicalmente, …è inutile che ci giriamo in tondo temendo di essere razzisti…il nero semplicemente risponde ad altre regole che ancora non hanno dimostrato efficacia.
Insomma…non sono cinesi!
E’ una situazione difficilissima, anche perchè c’è un continuo travaso, nelle immense baraccopoli,di immigrati da Paesi africani vicini.
Ma la differenza sostanziale con la Palestina sta nel fatto che i neri sudafricani non sono affatto un monolite rispetto ai bianchi; sono ancora profondamente clan e tribù divisi da storia e cultura.
E se anche, nel lunghissimo periodo, i bianchi dovessero diventare minoranza in pericolo… questi ultimi sono abituati ormai a considerarsi “cittadini in movimento” anche perchè hanno sempre provveduto a mantenere le cittadinanze di origine dei loro avi europei.
I pronipoti dei miei parenti hanno tutti la doppia o tripla cittadinanza.
Mi raccontavano i miei cugini, e non lo sapevo, che alla nascita di un bambino, la prima cosa che i genitori facevano era dichiararne la nascita al consolato italiano….oppure a quello inglese,…o olandese….
Gli ebrei in Palestina hanno, credo, solo la cittadinanza di Israele….o restano lì o ci sarà un nuovo esodo bibblico! Forse anche per questo sono più determinati a vendere cara la pelle!
Possibile?
Infine io non credo che tutti gli ebrei israeliani siano sionisti che non vogliono la pace e vogliono la scomparsa dei palestinesi.
Invece mi chiedo sempre: a chi giova questo focolaio sempre ravvivato in Medio Oriente???
A grossa domanda…grossissima risposta!!!
saluti
Sylvi
veramente oggi se ne parla sempre di piu’. Ed in maniera sempre meno di parte, a giudicare dai media
Peter
x Sylvi
del Sudafrica lei conserva una visione piuttosto edulcorata, tanto per cambiare…
I sudafricani bianchi non possono automaticamente ‘far ritorno’ ai paesi di origine, a meno che non siano nati in quei paesi o i genitori gli abbiano procurato un passaporto. Infatti ne conosco diversi senza altri passaporti o cittadinanze, sono immigrati in UK e possono fare domanda di cittadinanza solo dopo anni di residenza, come del resto ho fatto io stesso che sono europeo.
Tuttavia e’ vero che vari paesi europei come UK, Portogallo e Paesi Bassi, hanno un occhio particolare per i sudafricani bianchi che fanno domanda di immigrazione (ed anche bianchi di altri paesi africani come Zimbabwe, Ghana, etc). Differenziando, o se preferisce discriminando, verso i sudafricani di altre etnie…
un saluto
Peter
x Peter, Sylvi, Uro, ecc.
Per certi versi penso anch’io che non si possa far nulla per evitare che Israele alla lunga vada a schiantarsi contro il muro della realtà. Però l’informazione non di parte è utile almeno a evitare che tutti bevano la propaganda di una parte o dell’altra. Il boicottaggio ai vari livelli può essere un mezzo un po’ efficace, dato che tutti diventano sensibili e magari cambiano se colpiti nel portafoglio. Qualcosa sta cambiando, almeno nel campo dell’informazione. Ancora ai tempi del mio blog a L’Espresso le posizioni come la mia erano rare, piuttosto isolate, e perciò venivano ferocemente tacciate di antisemitismo, attaccate e calunniate, e venivo calunniato anch’io, con mio padre e mia moglie, dalla feccia del tandem variamente travestito del quale ci siamo infine liberati. Oggi sono una marea i siti, i blog, gli articoli di giornali, di ebrei, italiani, esteri e anche israeliani, che esprimono posizioni anche più critiche delle mie, per giunta documentando tutto in modo inappuntabile. Certo di fronte ai carri armati la battaglia delle idee serve a poco: ma alla lunga i carri armati esauriscono i proiettili e comunque senza benzina non funzionano….
Amici ebrei italiani mi hanno avvertito che i sionisti duri e puri anche in Italia, come all’estero, fotografano le web pagine per schedarle e schedano gli interventi come i miei perché se dovesse passare il progetto di legge di Fiamma Nirenstein e un’altra ventina di parlamentari italiani che equipara l’antisionismo all’antisemitismo allora ci massacrerebbero. E vabbé, prima o poi tutti dobbiamo morire….E meglio farlo come Giordano Bruno o – scusate il paragone chiaramente paradossale – come Gesù Cristo anziché come Mussolini o Hitler. Intanto moriamo dal ridere perché – come ha magistralmente scritto anche la giornalista israeliana Amira Hass dopo anni che nel mio piccolo lo vado ripetendo – sono semiti anche gli arabi e i palestinesi, motivo per cui sono antisemiti anche i fautori di quel progetto di legge di stampo eminentemente fascista.
Purtroppo la feccia abbonda. Spalare la merda è arduo quando arriva a ondate e diventa un mare. Specie se per spalarla via si dispone solo di un cucchiaino. Ma tanti cucchiaini messi assieme e dati un testa a mascalzoni e malfattori possono sortire lo stesso effetto della goccia cinese.
E’ semplicemente atroce dover assistere, dopo le pulizie etniche e i genocidi che abbiamo consumato nelle Americhe, Australia, Africa, Europa, ecc., a una nuova pulizia etnica! Questa volta contro i palestinesi e sempre per mano di occidentali ed europei quali sono di fatto gli israeliani. Pensavano che gli Orrori li avessimo ormai cacciati dalla stroria. Ma se è possibile un Orrore come quello contro i palestinesi allora sono possibili anche altri Orrori. Compresa una guerra che potrebbe travolgerci. Non piove e non grandina infatti sempre e solo ed esclusivamente in testa agli altri.
Buona domenica.
pino
x Peter
Io non ho visioni edulcorate.
E’ lei che da parecchio non ripassa l’italiano, perciò capisce male quel che scrivo.
Le leggi sudafricane, evidentemente quelle vecchie dei bianchi, non hanno mai obbligato gli immigrati europei a rinunciare alla loro cittadinanza,…aggiungevano quella africana. Stop.
Il cugino di mio padre, seconda generazione, aveva la doppia cittadinanza.
I suoi figli , coniugati con africaner di origine inglese o canadese, hanno mantenuto la cittadinanza italiana e dichiarato a loro volta ( fondamentale!) al consolato italiano la nascita dei loro figli che ,a loro volta , divennero italiani…e inglesi o che altro, dal momento che il coniuge aveva fatto lo stesso!
E siamo a tre cittadinanze…in sonno…non usate …ma pronte ad essere esibite alla bisogna.
Parlando coi ragazzi , ieri, mi hanno confermato che ciò succede in Australia e in Brasile o Argentina.
L’ho scritto: soltanto quelli che venivano denunciati alla nascita…se quelli che conosce lei non lo hanno fatto, devono fare la trafila che descrive lei.
Le è ora chiaro???
Sylvi
x Sylvi
gentile (e ringhiosa…) sapientona signora, i sudafricani muniti di doppia o tripla cittadinanza sono una minoranza, direi esigua, e non sono considerati come ‘veri’ sudafricani dai bianchi e neri che sono nati e cresciuti li’, da generazioni, ed hanno sempre avuto un solo passaporto. Molti di quelli con doppia cittadinanza se ne sono andati dagli anni ’90 in poi, se non praticamente tutti.
Per inciso, fino a pochissimi anni fa tutti i sudafricani in genere non avevano neanche bisogno di visto per visitare alcuni paesi europei, ma ora ci sono restrizioni.
Fino a 20 anni fa, era facilissimo per i sudafricani bianchi fare domanda per un altro passaporto, bastava dichiarare una o due remote ascendenze europee. Ma poi anche quelle leggi cambiarono…
I pochi che ho conosciuto con doppio passaporto erano immigrati in Sudafrica o figli di immigrati di prima generazione.
Per non divagare troppo, trovo assurdo che chiunque sia ebreo nel mondo abbia diritto ad un passaporto israeliano ipso facto.
Come del resto e’ assurdo (anche se di meno, molto di meno) che argentini o peruviani di remote ascendenze italiche possano ottenere un passaporto italiano su domanda
Peter
Mi sbagliero’ ma mi pare che lo spettabile
sig. Rodolfo tenga ora un profilo basso…
Sara’ un caso?
Peter
I cervelli dei giovani sono molto malleabili, argilla nelle mani dei professori….e…. maestri elementari.
La “mente critica” dovrebbe essere formata al di fuori del percorso scolastico, via letture personali, esperienze familiari, amicizie, insomma una formazione culturale non ufficiale.
Anita 39
cara Anita,
solo ora ho avuto tempo si scorrere il blog dei giorni scorsi.
Ho avuto ospiti …cugini dal doppio passaporto!!!
Ciò che hai scritto nel tuo post non mi trova del tutto d’accordo e ti spiego perchè!
Le menti dei giovani non sono malleabili, argilla, solo nelle mani di maestri e prof. ma sono, io direi, spugne che assorbono tutta la realtà esterna che percepiscono…e vi si comprende proprio tutto, dalla mamma alla tv; dalla famiglia , alla scuola, alla totalità dell’ambiente esterno.
Io, inoltre, non credo che sia facile scindere l’ISTRUZIONE dalla EDUCAZIONE o viceversa…senza poi andare a parare su quel che mi racconta mia figlia a proposito dello sviluppo delle catene neuroniche del cervello …cose misteriosissime e complicatissime, e soprattutto individualissime.
La mente critica si forma sapendo già, a priori, come SCEGLIERE le letture personali, ( cosa mica facile); le esperienze familiari formative sono un terno al lotto, di questi tempi…e le amicizie poi…
Queste ultime dipendono da una pluralità di eventi che sono, indubbiamente il prodotto di reazioni psichiche e nervose in un certo ambiente.
Tutto questo non c’entra affatto con quello che tu chiami “una formazione culturale non ufficiale”.
Altrimenti dovrebbe aver avuto ragione Rousseau e le sue teorie educative sullo sviluppo naturale, senza coercizioni sociali, ( però c’è il precettore che provvede a tutto!) e che hanno lasciato il tempo che trovano, o quasi.
Sono stati fatti numerosi studi sui gemelli, cresciuti dagli stessi genitori, nello stesso ambiente e con le stesse amicizie…con risultati opposti.
Io credo invece che alla base di una sana formazione dell’individuo bambino ci sia il sommo rispetto dei suoi RITMI di sviluppo cerebrale e intellettivo …ritmi che sono diversi in ogni individuo anche a parità di …chiamiamola “offerta sociale”…e che ciò dovrebbe avvenire armonicamentre con affettività familiare ed empatia delle offerte formative ufficiali.
Forse l’ho fatta un po’ lunga…ma è un argomento che mi ha coinvolta durante l’intera vita.
Un abbraccio
Sylvi
Cara Silvy,
rispondo al tuo n. 127 anche perché mi ha dato l’occasione di andare a vedere il n.39 di Anita che mi ero perso.
A te vorrei solo dire che gli studi sui gemelli differenziano i gemelli monozigoti (o gemelli veri) dai gemelli eterozigoti che sono in realtà solo due fratelli nati contemporaneamente. I gemelli veri di solito non sono tanto diversi l’uno dall’altro; gli altri presentano le stesse differenza dei fratelli normali che possono essere molto rilevanti.
Per il resto rispondo direttamente ad Anita.
Un saluto U.
http://www.osservatorioiraq.it/speciale-gaza-quando-israele-attacca-non-%C3%A8-mai-per-caso
Speciale Gaza/ Quando Israele attacca non è mai per caso
Una situazione “imprevedibile” quella cui stiamo assistendo in queste ore. Nel quarto giorno di operazioni militari su Gaza la certezza sembra una sola: quando Israele attacca, non è mai per caso. Conversazione con Luisa Morgantini da Ramallah.
di Cecilia Dalla Negra
“Imprevedibile”. La domanda era banale, la risposta attesa.
Quando chiediamo a Luisa Morgantini qual è la situazione in questo momento in Palestina, sembra chiaro che a dominare sia l’incertezza.
Portavoce dell’Associazione per la Pace, già vice presidente del Parlamento Europeo, Morgantini è un nome storico dell’attivismo: in questi giorni si trova a Ramallah, nella Cisgiordania occupata, e segue con apprensione gli sviluppi dell’operazione “Colonna di fumo”.
“L’unica certezza – dice – è che a pagare, come sempre, è la popolazione civile”.
Nelle ultime ore l’escalation di violenza non si è arrestata: il numero delle vittime è salito a 39, l’esercito israeliano ha dato l’ordine di intensificare le operazioni aeree, mentre resta alto il timore che si stia preparando un’incursione di terra, con 75 mila riservisti richiamati.
“I palestinesi di Gaza sono ancora una volta vittime di un attacco indiscriminato, e il silenzio della comunità internazionale e dell’Europa è vergognoso”, sostiene.“Nelle zone di Kan Younis e Rafah, al sud, così come a nord, dove si stanno concentrando i bombardamenti, la gente è pronta a scappare ancora una volta. A tornare nelle tende, ancora una volta. Il valico di Rafah da ieri è aperto, ma per moltissimi palestinesi di Gaza l’unica possibilità è dislocarsi all’interno della Striscia, sperando di sfuggire alle operazioni militari. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale dovrebbero chiedere l’immediato ripristino della legalità e la cessazione di questa occupazione, che è all’origine di tutte le tensioni”.
Una cosa è certa, a suo parere: quando Israele decide di attaccare, il momento non è mai casuale.
“Bisogna considerare due fattori: la richiesta di riconoscimento alle Nazioni Unite da parte del presidente Abbas, e l’avvicinarsi delle elezioni interne israeliane.
Le offensive da parte di Israele a ridosso delle elezioni sono una costante storica: cinque su sette delle ultime tornate elettorali in Israele hanno visto campagne condotte a suon di guerre. È quello che sta facendo anche Netanyahu”.
C’è poi la richiesta della Palestina di essere riconosciuta come stato osservatore alle Nazioni Unite: l’appuntamento con il voto, previsto per il 29 novembre, era stato accompagnato da un crescendo di mobilitazioni in tutta la Cisgiordania: “Una settimana di iniziative, completamente oscurate dai media, nonostante la presenza di migliaia di persone che sono scese in strada per occupare le strade dell’apartheid”.
E in questo quadro, diventa evidente che l’operazione “Colonna di fumo” è anche un modo per rafforzare la già massiccia campagna di Israele e Stati Uniti contro l’iniziativa alle Nazioni Unite; una via per oscurare la leadership di Abbas, che riporta Hamas a guadagnare spazio nel cuore della gente.
Ma c’è un altro fattore che non deve essere sottovalutato: le operazioni israeliane, secondo Morgantini, si stanno concentrando su due fronti.
Perché mentre la Striscia di Gaza è sottoposta ai bombardamenti, “in Cisgiordania c’è un aumento vertiginoso delle attività di colonizzazione. Non è certo una novità, ma quello che sta accadendo in questi giorni è davvero impressionante: ci sono zone dove nel giro di poche ore vengono abbattuti alberi, spianati terreni e installati gli avamposti per la creazione di nuovi insediamenti. A proteggere i coloni c’è l’esercito, segno evidente dell’avallo da parte del governo israeliano.
Da una parte si bombarda, dall’altra crescono a ritmo incessante le colonie: e come al solito la popolazione palestinese paga. A Gaza ci sono 1 milione e mezzo di persone attualmente ostaggio di una politica cinica di occupazione e colonizzazione”.
Non c’è niente di casuale, quando Israele decide di attaccare. Che sia con operazioni militari incondizionate, o con gli assassini mirati di personaggi scomodi.
Come Ahmed al Jabali, ucciso lo scorso 14 novembre in un attacco mirato. Comandante dell’ala militare di Hamas, ma anche l’uomo scelto come interlocutore con l’Egitto per mediare un accordo di tregua, stando a quanto riportato in un recente articolo di Haaretz.
“La sua uccisione non rappresenta una novità: quello di eliminare gli interlocutori necessari ai negoziati è un classico comportamento di Israele sin dalla seconda Intifada”, sostiene Morgantini.
“Uccidere Jabali indica la chiara volontà da parte di Tel Aviv di non portare avanti nessun negoziato. A questo punto, per capire come evolverà la situazione, non resta che attendere gli esiti della visita del ministro degli Esteri della Tunisia, e soprattutto la riunione della Lega Araba”.
Una riunione che è stata richiesta sia da Abbas (Fatah) che Haniyeh (Hamas), ma che mostra con evidenza “che le spaccature e le divisioni all’interno dei paesi arabi pesano su questa situazione. E’ una guerra che si sta giocando sulla pelle dei gazawi”.
Intanto, mentre si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà in tutto il mondo – contraltare popolare all’immobilismo dei paesi arabi e dei governi internazionali – si rincorrono le notizie di disordini anche in Cisgiordania.
“La gente qui è stanca e disperata – ammette Morgantini.
“Si sente impotente, abbandonata. Non crede più a nessuno, non si sente rappresentata da questa leadership, vuole solo vivere e non essere massacrata un’altra volta. Lo spettro della seconda Intifada pesa ancora molto sul morale delle persone, la distruzione che ha causato è un elemento sempre presente. Ci sono manifestazioni in questi giorni, ma la partecipazione non è alta”.
E allora si resta in attesa. Si segue quanto accade, si cercano fonti attendibili, si tenta di bucare il muro della disinformazione, una realtà sempre attuale quando si parla di Palestina.
A Gaza, il lavoro della stampa in queste ore lo fanno gli attivisti e gli operatori delle Ong che hanno scelto di restare. “Sono otto gli italiani attualmente a Gaza”, ricorda Morgantini. “Ho parlato con alcuni di loro questa mattina: non sono bloccati lì, semplicemente non vogliono andarsene.
Vogliono restare finché sarà possibile e continuare a informare su quello che sta succedendo”.
Per provare a sfidare questa ‘normalità’ palestinese, di cui il mondo dovrebbe avere vergogna.
17 novembre 2012
Il tromboncino di Israele sa trasformarsi in barboncino di Israele. Speriamo non si sia suicidato dalla vergogna per i suoi “connazionali”. E che invece apra gli occhi visto che secondo CG pare sia in definitiva una persona onesta.
Shalom
Mi sembra che qui siamo tutti delle persone oneste.
Ammettiamo che c’è chi è strabico come la strabica ma il dato di fondo penso rimanga questo: gente per bene.
Questo conta.
C.G.
Cara Anita,
leggo solo ora, su stimolazione della Silvy, il suo n. 39 che mi dà l’ennesima riprova di quanto lei abbia una visione meccanica e quindi complessivamente poco realistica delle cose. Mi fa anche capire perché per lei sia tanto facile distribuire (secondo me un po’ a caso) torti e ragioni. Come quella che i cambiamenti mondiali post-anni Sessanta siano da attribuire a qualche migliaio di docenti useggetta.
Se le menti dei giovani fossero veramente argilla nelle mani dei professori il mondo sarebbe decisamente migliore perché io non conosco insegnanti che insegnino ai loro allievi premeditatamente il malaffare e la violenza. [E, ad essere proprio sinceri, neppure insegnanti che li insegnino per sbaglio.]
Un amico, una trasmissione televisiva, un gruppo di compagni trasmettono visioni del mondo moooolto meno labili e più durature perché quel che insegnano insegnanti e genitori vale fino ad un certo punto.
La sua insistenza sulla straordinaria importanza dell’insegnamento poi ha come obiettivo ultimo (che è poi anche quello dell’estrema destra repubblicana) quello di impedire che i docenti illustrino una visione del mondo. I docenti dovrebbero trasmettere solo sapere tecnico, un’altra illusione (neppure la tecnica è neutrale, come ha sempre detto il vecchio Carletto).
Ma il vostro vero obiettivo è quello di abolire la libertà di insegnamento e di trasmettere un sapere presunto neutrale, il vostro. Che è una delle visioni del mondo più prevenuta, meno neutrale, più ideologizzata, meno realistica e meno rispettosa che io abbia mai incontrato. La realtà è che siete un po’ fuori dal mondo e mica poco paranoici (come Mc Carthy, uno dei vostri più fieri farabutti, che era prima di tutto una canaglia impropriamente entrata in politica).
Io sono del parere che i docenti dovrebbero avere le loro idee ed illustrarle (anche se in modo rispettoso delle idee altrui e del fatto che scopo della scuola non è la propaganda politica) proprio perché è importante che i giovani imparino a relazionarsi con diverse idee, perché i giovani han da vivere nel mondo reale che presenta una enorme varietà di punti di vista.
Anche se non mi va tanto di sporcarmi le mani in certi argomenti non posso passare sotto silenzio i primi due capoversi del suo messaggio. Non avevo mai notato che la maggioranza dei think tank avessero un cognome ebraico, per la banale ragione che non so quali siano i cognomi ebraici in inglese o in tedesco (a parte quelli classici). Al massimo per me sarebbe una constatazione di fatto valida solo per un certo periodo: lei ovviamente non lo sa ma moltissimi dirigenti del partito bolscevico e del partito tedesco erano ebrei, a dire come cambiano le cose nella vita.
Tuttavia la sua frase è veramente infamante perché basata sul nulla: io non riconosco le razze come elementi di giudizio sugli esseri umani se non per il colore della loro pelle.
Ma si sa che perfino le persone per bene a volte possono comportarsi in modo assai poco corretto. Uroburo
http://www.tsdtv.it/2012/11/18/gaza-abuna-george-non-lascio-i-miei-fedeli/
Gaza, Abuna George: “Non lascio i miei fedeli”
Postato da Beatrice – 18/11/2012 – Blog, Notizie, Terra Santa
Abuna George prima di superare il check-point di Erez
Questa mattina “Abuna” George (padre George) è rientrato a Gaza. Nell’inferno da cui tutti vogliono uscire, lui è entrato con il sorriso sulle labbra: felice di poter stare accanto ai suoi parrocchiani. Atterrato nella notte all’aeroporto di Tel Aviv, padre George ha da poco attraversato il check-point di Erez, al confine nord della Striscia di Gaza, per raggiungere la sua parrocchia, nel centro della città vecchia di Gaza City. Era in Argentina per stare vicino al padre, gravemente malato. Appena la situazione nelle Striscia è precipitata, si è messo in viaggio per riabbracciare i suoi parrocchiani: “Non posso lasciare sola, un giorno di più, la mia gente!” E appena ha ottenuto il permesso, felice, è entrato a Gaza. Una testimonianza forte di pastore generoso, che nel momento di maggiore difficoltà sceglie di rimanere – anzi, di tornare – a fianco dei propri fedeli: le 200 anime della parrocchia della Santa Famiglia, l’unica comunità latina in tutta la Striscia di Gaza. A dare testimonianza del “ritorno a casa” di Abuna George è don Mario Cornioli, sacerdote originario di Sansepolcro e dal 2009 a servizio del Patriarcato Latino di Gerusalemme: è grazie ai suoi aggiornamenti via social network se in questi giorni è possibile mantenere i contatti con la comunità cristiana di Terra Santa e, in particolare, di Gaza.
“Notte infernale dentro la Striscia”, scrive Abuna Mario sul suo profilo facebook, “e gran traffico di carrarmati appena fuori. Tre F16 sopra di noi hanno appena sganciato 4 missili.”
Siamo al quinto giorno di conflitto tra il governo israeliano e i palestinesi della Striscia, iniziato mercoledì 14 novembre: il bilancio sfiora ormai le 50 vittime e i 400 feriti. Solo questa mattina, sono già tre i bambini rimasti vittime dei bombardamenti.
x Shalom
Oddio….non mi dica che le manca la presenza di Rodolfo, lei stuzzica di proposito….
Le assicuro che sta bene, ci parliamo diverse volte al giorno, forse e’ in sabbatica dal forum, ogni tanto tutti si stancano o hanno impegni.
Saluti,
Anita
Non mi manca affatto. Però è inevitabile notare il suo starsene alla larga da questa nuova tragedia. Un silenzio fragoroso, direbbe qualcuno. Ottimo periodo per un sabbatico dal blog….
Saluti.
Shalom
Certo cara Sylvi… i gemelli possono sviluppare diverse caratteristiche …come per esempio l’ allegria…dove l’ altro tende alla malinconia …ad uno ciarliero e l’ altro taciturno…la loro cultura pero’ viene sviluppata attraverso la famiglia…la scuola e le letture. OK…
Ma ora cerchiamo di vedere com’ e’ oggi strutturata la famiglia…
o meglio come dovrebbe essere strutturata…un padre che va’ a lavorare …una madre che sta a casa e si cura dei figli…inculcando loro l’ educazione …le buone maniere …le differenze tra quello che e’ buono e quello che e’ cattivo.. un lavoro che non termina quando il bambino comincia ad andare a scuola…per questo dunque la famiglia ideale cena tutti i giorni insieme…Sabato e Domenica pranzo e cena…in quell’ oretta sia i genitori che i bambini o ragazzi esprimono tutte le loro idee e perplessita’ …questo lo possono fare naturalmente anche i genitori…da questo si sviluppa un ragionamento e la ricerca delle soluzioni migliori….anche per quanto riguarda la lettura di libri ecc…..anche questocerto… si puo’ considerare manipolazione…. se e’ a buon fine….diretta agli ideali umani pero’ non lo e’ piu’.
Com’ e’ invece oggi strutturata la famiglia ? (certo con le dovute eccezioni…ma tu sai che quelle sono trascurabili)
La famiglia e’ strutturata cosi….che tutti e due i genitori vanno a lavorare ….e quando sono a casa la sera sono troppo stanchi per parlare….manca il tempo ed anche la volonta’….mentre nei giorni festivi i bambini ed i ragazzi vengono lasciati nelle loro stanze con le loro televisioni e computer vari. Dov’ e’ la discussione? Dove sono le passeggiate allo Zoo o al giardino botanico? La visita di qualche museo tutti insieme? Nisba.
Nell’ insieme dunque Anita ha ragione….i bambini e i ragazzi fino alle scuole superiori…possono essere benissimo manipolati dai professori…(se bravi e sanno entusiasmare per una idea) ed il loro cervello …cosi come scriveva Anita… e’ come argilla che loro(i professori) possono formare come vogliono … liberi..non essendoci stata alcuna manipolazione precedente.
Questa non e’ detto pero’ che e’ indirizzata al male m…ma un caso
di manipolazione che porta al male…lo vediamo nelle scuole Palestinesi…che si trovano pero’ in simbiosi con la famiglia ..
che insegna loro l’ odio per l’ Ebreo.
Altri casi per esempio in questo blog di persone che sono state manipolate per una idea sono emblematici….il male e’ che non riescono minimamente a capire….a comprendere (o non vogliono per principio) il pensiero dell’ altro….nemmeno lo seguono…e nemmeno cercano con un ragionamento di contraddire…semplicemente ignorano. Ed allora non e’ piu’ piacevole.
Ho scritto posts come secondo me si potrebbe risolvere la situazione in Medioriente …che e’ nelle mani degli stessi Palestinesi… Russia….Europa e USA….non certo nelle mani di Israele che non fa altro che difendersi. Ho scritto (post 92) quali sono secondo me le cause per cui Abbas ha di punto in bianco fatto retromarcia in quella che doveva essere la ricerca di un loro riconoscimento quale Stato presso l’ ONU.
Non si ricevono risposte….o almeno risposte adeguate che siano in stretta attinenza con quello che scrivo …..ma si leggono altre cose ..per esempio:-” (108) 8 novembre, con un’incursione israeliana a Gaza, nel villaggio di Abassan. Hanno aperto il fuoco indiscriminatamente e livellato aree di terra palestinese. La sparatoria dei veicoli militari israeliani ha ferito gravemente il tredicenne Ahmed Younis Khader Abu Daqqa mentre stava giocando a calcio con gli amici, che è morto il giorno dopo per le ferite riportate”.
Oppure:-“una jeep dell’esercito israeliano che pattugliava il confine con Gaza, ferendo 4 soldati dell’ occupazione . Le forze israeliane hanno poi mirato aree civili, uccidendo altri due ragazzi che giocavano a calcio, poi hanno bombardato i parenti raccolti in lutto per la loro morte, uccidendo altri due”.
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Queste sono solo porcherie…che qualsiasi mente ragionevole …qualsiasi fesso, scopre per nient’ altro che porcherie…
si vede che…cara Sylvi… quello che ha scritto quelle idiozie ha uvuto un buon professono che ha saputo formare il suo cervello….insomma un bel lavaggio…tanto che non si accorge di scrivere cose impossibili e improbabili.
Un saluto Rodolfo
sembra che anche ‘Sky News’ riporti ‘porcherie ‘ inspirate dall ‘odio per l’ebreo…evidentemente anche i reporters di Sky News hanno avuto da piccoli professori comunisti mentre i loro genitori faticavano alacremente per fare i dollari…
Sky News riporta che finora almeno una cinquantina a Gaza fatti fuori. Poco fa una famiglia e’ stata fatta fuori in una casa, 11 persone, tra cui un vecchio 80enne e 4 bambini, durante i raids aerei.
Riporta che l’offensiva israeliana si allarga.
Israele nega di avere preso di mira i reporters stranieri a Gaza (di Sky News…), 6 i giornalisti feriti nell’attacco…
Peter
ovviamente, sono tutte porcherie impossibili o improbabili…
Goebbels non saprebbe dire di meglio
Peter
Israele bombarda i luoghi da cui provengono gli attacchi…da dove vengono sparati i razzi e da dove si sa’ che ci sono …o nascondono terroristi.Punto. Secondo me e’ nel suo diritto.
I Palestinesi sono malati di una brutta malattia ….di una storia che viene insegnata loro…di una vittoria impossibile e della cacciata dell’ Ebreo da quelle terre….questa e’ la vera tragedia del Palestinese.
Ciechi non vedono la realta’….. accettare Israele…ecco quello che dovrebbero fare….un Israele da cui potrebbero imparare tanto…. soprattutto come costruire qualcosa con successo…invece dimenticano le vecchie sconfitte e li rimettono in scena.
Che gli attacchi….i razzi e i terroristi si trovino tra i civili nei loro tetti …nelle vicinanze degli ospedali ….questo non interessa nessuno.
Per essere contenti Israele dovrebbe solo subire…
ma c’ e’ anche una morale differente…Israele cerca in tutti i modi di evitare morti tra i civili…avvisandoli anche con volantini prima di un bombardamento…i Palestinesi si fanno scudo dei loro bambini …a cui poi piace metterli in mostra al mondo…
a pochi pero’ verrebbe l’ idea di scrivere che…..Israele invia materiale umanitario….che Israele ha inviato a Gaza 80 camion contenenti materiale sanitario e aiuti alimentari.
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Lo ha riferito il coordinatore delle Attività governative nei Territori, il generale Eitan Dangot. Nel frattempo, 35 diplomatici e 26 civili stanno lasciando la Striscia per ricevere cure mediche in Israele. Il valico di Kerem Shalom, attraverso il quale transiteranno i camion contenenti gli aiuti e i civili evacuati, era stato chiuso la scorsa settimana a seguito dell’escalation di violenza.
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Ecco …ora gli mandano medicinali e alimenti…e li curano nei loro ospedali….ancora una volta una dimostrazione di grande umanita’.
Rodolfo
x Uroburo e x Sylvi
Cari Sylvi ed Uroburo,
al giorno d’oggi i figli sono educati dalle scuole, iniziando dal “nido”, all’asilo, preschool, elementari ed in su…
Ma ritornando alla manipolazione di cervelli:
La corruzione delle University in California e indottrinamento degli studenti creano l’antitesi delle modalita’ prevalenti di pensiero che dovrebbero prevalere in un insegnamento / istituto di studio e ricerca.
Col diffuso calo di lettura, scrittura, ect… i ragionamenti critici sono facilitati da docenti dei collegi che insegnano “che cosa pensare, non come pensare.”
Se si pensa che una maggioranza di professori in cattedra sono attivisti…non e’ difficile ad arrivare a conclusioni.
La trasformazione del curriculum e’ lontano da insegnare fatti autenticati.
La diffusione di programmi politici, ha dei costi reali sulle competenze cognitive e l’occupabilita’ futura dello studente indottrinato.
Inoltre, lo sforzo di promuovere le loro vedute politiche compromettono la qualita’ dell’insegnamento.
Ho fatto cenno alle Universita’ Californiane essendo le piu’ attiviste con l’inizio delle proteste studentesche e i movimenti nati negli anni 60 in su’.
Ma lo stesso vale per le piu’ conosciute Universita’ Statunitensi.
Piu’ di liberta’ di parola cosi’ non potrebbe esistere.
Queste sono le mie constatazioni, se pur limitate… ma convalidate, tant’e’ che chi puo’ manda i figli a scuole private, e homeschooling e’ preferibile e considerato una parte integrale del mainstream sistema educativo.
Ogni Stato ha in suoi requisiti in materia.
Ora Uroburo mi dira’ che non capisco “una beata fava”….io lo chiamo “free speech” o diritto alle mie opinioni..
Cordiali saluti,
Anita
BAMBINI UCCISI A GAZA. RICEVO E PUBBLICO, ANCHE SE EVITO DI PUBBLICARE LE FOTO PERCHE’ L’ORRORE PREFERISCO, PURTROPPO, TENERLO PER ME.
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AlIego foto che ho scattato oggi in obitorio allo Shifa hospital.
I corpi dei quattro bambini uccisi oggi.
Ibrahim Al Dalu, 11 mesi
Jamal Al Dalu, 6 anni
Yousif Al Dalu, 5 anni
Sara Al Dalu, 3 anni
Anche la loro madre è morta: Samah Al Dalu, 22 anni, ed il loro padre, Mohammed Al Dalu, 28 anni.
Morta anche la zia Ranin Al Dalu, 22 anni, e dipersa la seconda zia, Yara Al Dalu.
Morta anche la nonna, Suhila Al Dalu, 50 anni.
Morti anche due vicini di casa: Abdallah Mzanar, 20 anni, e Amina Mznar, 80 anni.
Un’intera famiglia sterminata. il bombardamento è avvenuto sull’intero edificio di tre piani, completamente distrutto.
a più tardi report, se Dio vuole
stanno continuando a bombardare in questo momento
20 minuti fa un’altra casa colpita in Jabalia, un bambino di 4 anni è morto e suo padre ferito.
Rosa
Gaza 18 novembre 2012
rodolfo { 16.11.12 alle 22:35 } il termine popolo Palestinese e’ stato inventato negli anni Sessanta da parte dell ‘ OLP e introdotto nel linguaggio internazionale … prima un “popolo Palestinese ” non esisteva…
rodolfo { 18.11.12 alle 18:37 }
nei giorni festivi i bambini ed i ragazzi vengono lasciati nelle loro stanze con le loro televisioni e computer vari. Nell’ insieme dunque Anita ha ragione….i bambini e i ragazzi fino alle scuole superiori…possono essere benissimo manipolati dai professori ..non essendoci stata alcuna manipolazione precedente.
ma un casodi manipolazione che porta al male…lo vediamo nelle scuole Palestinesi…
la situazione in Medioriente …che e’ nelle mani degli stessi Palestinesi….non certo nelle mani di Israele che non fa altro che difendersi.
Palestinesi sono malati di una brutta malattia ….di una storia che viene insegnata loro…di una vittoria impossibile e della cacciata dell’ Ebreo da quelle terre….questa e’ la vera tragedia del Palestinese.
accettare Israele…ecco quello che dovrebbero fare….un Israele da cui potrebbero imparare tanto…. soprattutto come costruire qualcosa con successo…
Ecco …ora gli mandano medicinali e alimenti…e li curano nei loro ospedali….ancora una volta una dimostrazione di grande umanita’.
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Caro Rodolfo,
che un membro del sedicente popolo ebraico possa negare l’esistenza del popolo palestinese è una contraddizione in termini:voi che popolo eravate fino al 1948?
Comunque, ammettiamo pure che non esista un popolo palestinese. Esistono tuttavia dei palestinesi, che non sono cittadini di nessun paese arabo, che hanno i diritti elementari di ogni esser umano. Proprio quelli che voi avete sempre negato con il vostro razzismo genocida.
Passiamo al secondo esilarante messaggio.
I bambini ed i ragazzi moderni passano il loro tempo davanti alla TV ed al PC. Direi che il loro cervello verrà prima di tutto lavato da TV e PC (ad esempio FB). QUINDI (straordinaria deduzione logica) Anita ha ragione. Fantastico, perdio!
Perché i palestinesi odiano gli israeliani? Perché glielo insegnano a scuola. Non perché vivono come bestie … [Tra parentesi: nei filmati che si vedono in questi giorni NON ci sono abitanti di Gaza belli grassi. Rodolfo ha dei difetti visivi oppure si beve la propaganda del MEMRI invece di andare a fare un giuro a Gaza a vedere con i suoi occhi.
La vera tragedia del popolo palestinese è quella di avere a che fare con dei fanatici integralisti che vogliono farli scomparire dalla Palestina nel silenzio del mondo intero.
Quanto al riconoscimento, Israele deve solo aprire trattative su un piede di parità con Hamas, riconoscendo l’esistenza dei diritti dei palestinesi, prima di tutto alal vita in casa loro.
Ma com’è che gli israeliani curano i palestinesi negli ospedali israeliani e poi ci sono tanti palestinesi che vengono lasciati morire ad un posto di blocco che impedisce loro di raggiungere i LORO ospedali? Che razza di balle sta raccontando? Malo sa che anche i nazi scrivevano di come i loro soldati fossero pieni di severa ma giusta umanità verso le popolazioni dei paesi da loro occupati?
Un’ultima domanda: ma lei alle frottole che scrive crede veramente? Un saluto U.
Cara Anita,
nessuna delle persone che conosco e che hanno studiato in Useggetta conferma le sue dichiarazioni.
Tutti dicono che nelle università useggetta non si parla mai di politica.
Spiacente. U.
Un po’ di “porcherie impossibili o improbabili”, ma purtroppo vere. E nella carne dei più disgraziati. Fossi negli israeliani mi ricorderei che la tanto decantata bibbia dice “occhio per occhio, dente per dente”.
http://ilmondodiannibale.globalist.it/Detail_News_Display?ID=41398&typeb=0&Noi-palestinesi-nuovamente-sconfitti
http://www.osservatorioiraq.it/speciale-gaza-cronaca-della-fine-di-unillusione
http://miryammarino.blogspot.it/2012/11/testimonianza-da-gaza.html
http://www.bocchescucite.org/?p=33829
http://www.bocchescucite.org/?p=33799
http://www.bocchescucite.org/?p=33841
Avanti di questo passo suggerisco a Netanyahu di appendere al valico con Gaza un bel cartellone con scritto a lettere cubitali “ISRAEL MACHT IHR FREI”.
x Pino.
Io invece le pubblicherei e le sbatterei in faccia a chi starnazza che l’unica ragione sul perchè le vittime israeliane sono molto minori va ricercata nel fatto che loro (gli israeliani) corrono nei rifugi mentre per quanto riguarda i palestinesi fanno giocare a calcetto i bambini in mezzo alla strada.
Davvero.
Mi domando solo se si tratta di sconsideratezza oppure di becera ignoranza.
C.G.
x Rodolfo.
80 camion di sussistenza? Prima li bombardano massicciamente e poi gli danno la pecetta per la bua?
Allora, come mai bloccano con la forza in acque territoriali NON israeliane navi di sostegno alla popolazione palestinese provenienti dall’Europa?
Dopo aver stabilito che NON trasportano missili, carri armati, miniportaerei e bombe H, perchè non le lasciano arrivare a destinazione?
P.S. cerca di omettere di raccontar (ti) le solite menate, prego.
C.G.
C.G.
xcg146
io non ho sostenuto quello che hai scritto tu….anche se di vero c’ e’ molto…l’ Israeliano ai suoi figli ci tiene…per essi muore.
Il Palestinese terrorista invece se ne fa’ scudo.
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Ma …veniamo alla frase…
(108) 8 novembre, con un’incursione israeliana a Gaza, nel villaggio di Abassan. Hanno aperto il fuoco indiscriminatamente e livellato aree di terra palestinese. La sparatoria dei veicoli militari israeliani ha ferito gravemente il tredicenne Ahmed Younis Khader Abu Daqqa mentre stava giocando a calcio con gli amici, che è morto il giorno dopo per le ferite riportate”.
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Dunque si spara di qua e di la’ e i bambini giocano a calcio come se niente fosse….puo’ essere questo credibile…
oppure questo…
“Le forze israeliane hanno poi mirato aree civili, uccidendo altri due ragazzi che giocavano a calcio, poi hanno bombardato i parenti raccolti in lutto per la loro morte, uccidendo altri due”.
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Ce l’ hanno dunque proprio con i ragazzi che giocano spensierati a calcio….mentre i proiettili ti fanno fischiare le orecchie… insomma sti ragazzi Palestinesi mentre il paese viene bombardato piace giocare a calcio…poi mecojoni…durante il funerali bombardano i parenti uccidendone altri due….ammazza ao’…jettati e pure scalognati…mah..
ma insomma vogliamo far ridere i polli.
Riguardo il tuo 147…la notizia degli aiuti Israeliani l’ ho letta su “Repubblica” mica su “Ha olam”….
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ed ora a maggior ragione non si permettera’ l’ approdo di navi a Gaza…
mi piacerebbe sapere da dove sono entrati quei missili che hanno colpito Tel Aviv di marca Iraniana. Le navi non possono essere controllate in mare aperto….devono raggiungere un porto Israeliano e li controllate scrupolosamente.
Un saluto
Rodolfo
x Uroburo
Caro Uroburo,
non si dimentichi che vivo negli US da tutta la mia vita adulta, non conto i primi anni perche’ non ero ne’ in cielo, ne’ in terra.
Le faccio presente William Ayers Distinguished Professor of Education and Senior University Scholar at the University of Illinois at Chicago.
Bernardine Dohrn is Clinical Associate Professor of Law and Director and founder of the Children and Family Justice Center at Northwestern University.
Sia Ayers e Dohrn sono stati i leader nella SDS e la Nuova Sinistra, e fondatori erano di Weatherman e della Weather Underground e di recente di “Occupy Wall Street”.
Molti nomi menzionati su questo forum sono o sono stati Professori attivisti nelle nostre Universita’, veda ZNET.
Anche di recente diversi dell’accademia (impiegati statali o governativi) si sono resi ben noti per il loro favoritismo politico e trasmesso ai loro studenti….
Mah…come al solito, io non so “una beata fava” e mi ritiro in buon ordine.
Con un cordiale quaglieggio,
Anita
x C.G.
Non e’ corretto riportare da un forum all’altro.
Le spie non sono ben tollerate.
Mi saluti Poppy….
Anita