I trucchi e le manovre degli “esportatori di democrazia” Netanyahu e Al Thani per avere ai piedi l’intero Medio Oriente. Intanto però comincia ad attecchire anche tra israeliani e filo israeliani l’idea di Israele Stato anche dei palestinesi

La 66esima sessione dell’Onu ha visto Netanyahu fare una figura ridicola, da piazzista imbonitore. Dopo 20 anni che si suona l’allarme sulle “bombe atomiche iraniane”, instillando spesso il sospetto che ne abbiano già o le stiano producendo, il piazzista imbonitore Netanyahu, che oltretutto veste come un impiegato del catasto al dì di festa e indossa cravatte di banale mancanza di gusto, il suo allarme lo ha lanciato dicendo che “l’Iran ha terminato la prima fase, entro l’estate 2013 concluderà la seconda e da quel momento in poche settimane consentirà di arrivare all’uranio ad alto potenziale necessario a realizzare un ordigno”. E’ la ripetizione caricaturale della menzogna che Bush figlio ordinò al generale Colin Powell, suo Segretario di Stato,  di raccontare all’Onu per ingannare il mondo intero brandendo una bustina che disse piena dei terribili batteri antrace e cianciando di armi di distruzione di massa accumulate dall’Iraq. Powell però il suo show lo mise in piedi su ordine del suo superiore piazzato alla Casa Bianca, Netanyahu invece lo ha messo in scena di propria volontà, convinto forse che a ordinarglielo sia il suo superiore piazzato nell’alto dei cieli…
Come si vede, nonostante l’ormai ventennale starnazzare “Al lupo! Al lupo!” siamo sempre solo nell’anticamera dell’anticamera del pericolo…. Il piazzista imbonitore di Tel Aviv ha in pratica rimandato all’anno prossimo il molto strombazzato attacco all’Iran, puntando – o sperando – che a scendere in campo affianco all’esercito di Tel Aviv siano soprattutto l’esercito Usa con il contorno della Nato. Come una caricatura del Grande Dittatore di Charlie Chaplin, Netanyahu&C sognano un mondo al loro guinzaglio. Megalomania sorprendente. Oltre che molto pericolosa.
Stessa speranza, o pretesa, pare ce l’abbia l’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa Al Thani, monarca assoluto del suo piccolo regno ma straricco di petrolio. Dopo avere avuto il ruolo principale nell'”esportazione della democrazia” in Libia, l’emiro ha tentato il bis in Siria fomentando da mesi, assieme agli Usa, l’Inghilterra e Israele, la rivolta in Siria. Rivolta che vede impegnati non tanto cittadini siriani quanto contingenti di militari e istruttori militari, soprattutto del Qatar, fatti affluire dall’estero, riforniti di armi Usa e affiancati da mercenari strapagati. Dopo mesi di massacri da ambo le parti e di notizie fasulle per spingere l’Occidente a indignarsi e intervenire quindi in armi, l’emiro ha dichiarato a un giornale del Kuwait che “è ora di prendere atto dell’impossibilità di rovesciare il regime siriano”. Motivo per cui Al Thani ritira le sue truppe  e i suoi mercenari dalla Siria e punta sull’intervento degli eserciti dei Paesi del Golfo in blocco più l’Arabia Saudita, sperando inoltre che si muova anche la Nato. E per “spingere” meglio usa la sua formidabile emittente televisiva Al Jazeera per veicolare versioni di comodo e verità pilotate.
Non si capisce bene come possa “esportare la democrazia” un monarca assoluto come Al Thani, padrone del 95% dell’intera ricchezza del suo Paese, Paese dove vige la famigerata legge islamica nota come Shariah, tratta gli immigrati quasi come schiavi privi di diritti e distribuisce i 245 miliardi di prodotto interno lordo tra i 224 membri della famiglia reale. Al resto del Paese, ovvero al 99,999992% della popolazione che ammonta a 1.432.867 abitanti, va il risicato 4,8% del PIL, cioè a dire 12 miliardi di euro. Ma il 90% di quel 4,8% va agli 8.000 “funzionari governativi con delega reale”, di fatto moderni vassalli. Al Thani spende inoltre il 25% delPIL in armamenti, con l’Italia terzo fornitore. Come si vede, l’emiro – che in Italia ha messo le mani su parte dell’Eni e ha firmato accordi a vasto raggio con l’Ansa, che è la principale agenzia di stampa italiana, è davvero un “esportatore di democrazia”, anzi è uno straordinario “esportatore di democrazia”….
L’ossessione della destra israeliana per l’immaginifica Bomba iraniana non riesce dunque a nascondere il fatto che da 20 anni si raccontano balle, una sorta di bis ipnotico e di lunga durata delle balle “atomiche” e di “distruzione di massa” usate da Tony Blair e Bush figlio per ingannare il mondo e invadere l’Iraq. E sorvoliamo sull’indecente e razzista seconda parte del delirio netanyahuano: l’ipotetica Bomba iraniana  “non minaccia solo Israele ma anche l’Europa, gli Stati Uniti e il mondo intero perché è come se fosse nella mani dei terroristi di Al Qaeda”. Meglio avrebbe fatto Netanyahu a dire qualcosa sull’arsenale nucleare iraniano e a spiegare perché mai è così ricco di ordigni nucleari – si stima circa 300 – da rendere evidente che il loro ruolo non può essere solo quello della deterrenza, per la quale bastano infatti anche solo un paio di atomiche. Meglio avrebbe fatto il primo ministro israeliano a spiegare perché mai i maligni, anche israeliani, fanno trapelare la notizia, si spera falsa, che esista “l’opzione Sansone”, a fronte della quale diventano noccioline e impallidiscono anche gli asseriti piani aggressivi atomici  iraniani.
L’unica cosa certa, a parte le chiacchiere, è lo sforzo israeliano, degnamente supportato dagli Usa, di impedire a tutti i costi la nascita dello Stato palestinese. Del quale ormai si parla sempre più inutilmente da oltre 60 anni, al punto che ormai i governi israeliani si possono permettere l’offensiva magnanimità di offrire ai palestinesi l’elemosina di una riserva indiana, un miserabile bantustan per giunta disarmato e condizionato in mille modi da Israele. Che intanto prosegue a strangolare Gaza e ad asfissiare i palestinesi ridotti nelle enclave di quella che fu la Palestina e che è ridotta a brandelli di terra controllata in modo ossessivo dai militari israeliani e sempre più impoverita da continui furti di terra e fonti d’acqua per far sempre più spazio alla diffusione delle peste coloniale.
a proprio questo pervicace muro contro i diritti dei palestinesi comincia a far circolare con insistenza la convinzione che l’idea dei due Stati, uno ebraico e l’altro palestinese, sia ormai totalmente irrealistica e che la soluzione può essere invece solo ed esclusivamente quella auspicata dal sionismo di Judah Leon Magnes, eminente rabbino sia negli Usa che in Palestina dell’ebraismo riformato,  morto nel ’48: vale a dire, uno Stato unico per ebrei, musulmani, cristiani, atei, ecc., tutti con pari doveri e diritti a prescindere dall’appartenenza religiosa ed etnica.
Le due voci oggi più sorprendenti di questo rilancio delle idee di Magnes sono probabilmente quelle di Carlo Strenger e dell’avvocato statunitense di origine israeliana  Josef Avesar. Il primo è psicanalista e filosofo, direttore del programma post laurea di psicologia all’Università di Tel Aviv nonché esperto e commentatore di questioni mediorientali per alcune testate internazionali. Il secondo è un avvocato di successo negli Usa, fondatore e presidente della Confederazione Israelo-Palestinese (  http://www.aboutipc.org/AboutUs.htm ), per ora solo aupiscata e sulla carta. Strenger ha scritto di recente un articolo per il quotidiano israeliano Haaretz che ha suscitato grande sorpresa e vasta eco, per sostenere appunto che la soluzione dei due Stati è ormai impossibile e che si deve andare verso lo Stato unico con l’annessione della Cisgiordania e la parità di diritti e doveri dei palestinesi. Dell’articolo esiste una sintesi in lingua italiana, con indicato il link dell’originale. La sintesi, a cura del blog Frammenti vocali in Medio Oriente, è la seguente e si trova in http://frammentivocalimo.blogspot.it/2012/09/israele-abbiamo-perso-e-tempo-di.html:

“Israele: abbiamo perso. E’ tempo di pensare a uno Stato unico.
di Carlo Strenger

Migron [una colonia ebraica in terra palestinese, ndr] è stato evacuato, ma questo non salva la soluzione dei due stati. E’ stato evacuato perché costruito su un terreno privato, non perché fa parte del futuro Stato di Palestina. Decine di altri insediamenti restano in piedi, ora ci sono più di 300.000 coloni ad est della Linea Verde, escludendo Gerusalemme est. Per decenni la sinistra di Israele si è impegnata per la soluzione dei due Stati, ma è il momento di guardare la realtà. Abbiamo perso. L’anno scorso Sari Nousseibeh, nel suo libro, ha invitato i compagni palestinesi a rendersi conto che gli ebrei sono troppo traumatizzati dalla loro storia per rinunciare alla sovranità della West Bank e che uno Stato palestinese non vale ulteriore caos e sangue .Non ero pronto a sentire questo, allora, ma è semplicemente inutile continuare a chiudere gli occhi. Mi arrendo . La soluzione di due Stati non accadrà.
La maggior parte dei membri della coalizione di Netanyahu sono esplicitamente per la soluzione dello stato unico, Bibi stesso solo a parole si è dimostrato favorevole a uno stato palestinese. Le sue azioni hanno mostrato il contrario ,ma anche i leader dell’opposizione israeliana si sono resi conti che la soluzione di due Stati fa perdere loro voti .
Inoltre, la situazione è abbastanza simile da parte palestinese. Élite palestinesi preferiscono l’Occidente , la posizione politica di Abbas è debole, non è chiaro se ci sarà un altro leader palestinese ompegnato nella soluzione dei due stati.
Quindi, nonostante i cuori stanchi, abbiamo bisogno di cercare alternative. Alleati naturali della sinistra sono coloro che credono nei valori fondamentali della democrazia liberale come Moshe Arens e Reuven Rivlin. Entrambi ritengono che Israele dovrebbe annettere la Cisgiordania e dare ai palestinesi pieni diritti politici e quindi respingere uno stato di apartheid. Questa ipotesi incontra serie difficoltà: come   potrebbe   funzionare uno stato unico dopo quasi un secolo di tragiche e mortali lotte ? L’ethos nazionale sarà bloccato per il predominio etnico per decenni. L’arma centrale in questa lotta sarà, come il demografo Arnon Sofer ha dichiarato, il ventre femminile: ebrei e palestinesi si combatteranno tra di loro per avere il maggior numero di  bambini  al fine di ottenere la supremazia
Ma forse il futuro Stato non sarà molto diverso dalla realtà in cui viviamo già. Israele è coinvolta in una guerra culturale per definire il suo futuro. Da decenni. ebrei nazional-religiosi e ultra-ortodossi hanno puntato a far nascere  bambini per superare gli ebrei laici. Molti di loro aspettano il momento in cui la democrazia di Israele si trasformerà in una vera e propria teocrazia.Lo Stato di israele non è unitario,ma costituito da un certo numero di tribù che non hanno valori comuni. Israele vive già con l’anomalia di quattro diversi sistemi di istruzione: uno secolare ebraico, uno nazional-religioso, uno ultra-ortodosso e uno sistema arabo.
Il nuovo stato dovrà funzionare come una confederazione e dare autonomia ai suoi Stati costituenti o cantoni. Dovremo guardare in profondità i modelli esistenti come la Svizzera,il Canada e il Belgio. Dovremo guardare da vicino come l’UE punta a un governo centrale più forte per unire culture  diverse. Scrivo questo senza piacere e gioia. Penso che il nuovo stato emergerà attraverso doglie dolorose e un lungo conflitto. Ma questo è ciò che la maggior parte degli israeliani hanno deciso con le loro azioni e attraverso il loro voto. Questo è ciò che i palestinesi hanno determinato con una serie di errori storici. Dobbiamo trarre il meglio da una brutta situazione“.

Interessante anche l’intervento di cui al link http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3849%3Aperche-e-il-momento-di-discutere-della-soluzione-dello-stato-unico&catid=23%3Ainterventi&Itemid=43&fb_source=message , che non riporto per non allungare troppo il testo di questa puntata del blog, ma che vi consiglio di leggere cliccando sul link.
Il problema è che anche da parte palestinese si insiste pur se ormai irrealisticamente per avere un proprio Stato nazionale e che a insistere di più sono gli estremisti, la burocrazia che campa soprattutto con i sussidi dell’Europa e tutti quegli operatori che del turismo per così dire rivendicativo e solidale e dell’assistenzalismo internazionale sono riusciti a farne il proprio business. Poiché uno Stato palestinese che non sia solo un bantustan o un protettorato israeliano è ormai fuori dalla Storia, insistere su tale richiesta, ormai una pretesa, serve solo a tenere in vita il terrorismo e il suo uso strumentale da parte di vari Stati mediorientali.

L’avvocato Avesar, presidente del progetto di Confereazione Israelo-Palestinese, ha addirittura diffuso tramite Youtube il suo progetto di Stato unico, illustrandolo con una divertente animazione da cartoni animati e mettendolo in rete nelle tre lingue principali per un tale argomento, inglese, arabo ed ebraico:

A quanto pare, quindi, il solito fare la voce grossa all’Onu contro l’ipotesi di Stato palestinese o il continuo tirarla per le lunghe con una Road Map affidata al sempre più inconcludente Quartetto, forse non riuscirà a nascondere l’inizio di mutamento di registro in parte degli intellettuali e dell’opinione pubblica di Israele e degli ebrei della diaspora.
382 commenti
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  1. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Caro Pino,

    il Mare Rosso prende il suo nome da una specie di alghe o fiori rossastri ‘ciano batteri’, dando alle sue acque normalmente blu-verde un aspetto rossastro.

    Nel Nord Atlantico stagionalmente abbiamo la RED TIDE, ed in quei periodi chiudono la pesca sia dei crostacei che dei pesci.
    La causa e’ di ‘algal blooms’ e di conseguenza mancanza di ossigeno.

    In quanto al forum di Goldkorn, mi ci sono affacciata un paio di volte ed ho rettificato notizie sballate, solo con due righe come e’ di mia abitudine….sono stata coperta di improperi….d’altro non le posso dire.

    Rodolfo ne prende e ne da….non sono un esperta della questione Palestina vs Israele, io prendo le notizie come presentate nella mia Nazione…..molto di sovente contrarie a quelle che leggo su questo forum.
    Ecco perche’ non mi pronuncio.

    Sulla questione religiosa…giudico che le battute erano e sono dirette di proposito per istigare una risposta.

    In riguardo ai links, URLS, fonti….
    Tempo fa ero quasi l’unica a postarli con la conseguenza di essere ridicolizzata.

    Ricambio il caro saluto,
    Anita

    sua dalla specie di fiori rossastri cianobatteri spesso in Mar Rosso, dando le sue acque blu-verde normalmente un aspetto rossastro. Non sono sicuro se questo è esattamente come il Mar Rosso ha preso il nome, ma sono abbastanza sicuro che la sua taormina, di questo e le depositino minerali alti.

  2. Anita
    Anita says:

    PS:

    l’ultimo pezzo e’ la traduzione dall’Inglese in riguardo al nome del Mar Rosso.

    Anita

  3. La Striscia Rossa
    La Striscia Rossa says:

    La politica del rigore estremo ha prodotto un mondo di miseria, caos e confusione.
    E quando si impongono politiche disastrose gli elettori si rivoltano, elezione dopo elezione

    Amartya Sen, Premio Nobel per l’Economia

  4. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Beh, se non è razzismo, pulizia etnica e fascismo questo! A denunciare questo schifo è la giornalista israeliana Amira Hass.

    http://znetitaly.altervista.org/art/7900
    di Amira Hass – 1 ottobre 2012

    Una petizione presso l’Alta Corte di Giustizia rappresenta il desiderio nascosto di vedere il film proiettato al contrario. La speranza che la palla di neve non rotoli giù dalla collina. E che invece vada verso l’alto diventando sempre più piccola.
    Qualcosa che ci dica che quanto vediamo sia solo un incidente discriminatorio isolato e non razzismo istituzionalizzato.
    Negligenza e non volontà di espulsione.

    Solo che poi realizziamo con forza che non ci troviamo in un film: le persone in uniforme convincono sempre i giudici che gli strumenti utilizzati siano ragionevoli e la politica giusta.

    Una petizione presso l’Alta Corte è una sorta di invocazione.
    Una volta la gente pregava il dio sole e lui non li tradiva mai.
    Adesso la fede viene riposta nell’abilità degli individui di pensare e fare domande.

    Cinque donne palestinesi si sono appellate presso l’Alta Corte per avere il permesso di lasciare la Striscia di Gaza e studiare all’Università di Birzeit (N.d.T. vicino Ramallah nella Cisgiordania).
    Dal 1991 mezzi di ogni natura (burocratici, tecnici, chiaramente temporanei) hanno ridotto il numero di persone che potevano lasciare Gaza.
    Due giorni prima dello Yom Kippur, i giudici Miriam Naor e Zvi Zylbertal hanno deliberato che la corte non deve intervenire nelle decisioni prese dallo stato per impedire agli studenti di studiare in Cisgiordania.
    Il loro collega, Elyakim Rubinstein, non ha sollevato obiezioni rispetto a questo politica di separazione – la disconnessione politica, sociale ed economica di Gaza dalla Cisgiordania.
    Ma, con una considerazione a margine, ha proposto di creare un comitato per le eccezioni che discuta i singoli casi.

    Le centinaia di precedenti petizioni dovrebbero rammentare ai giudici che la politica di separazione è cominciata prima che Hamas andasse al potere a Gaza, prima che i razzi Qassam cominciassero a cadere su Israele e prima degli attentati sucidi.
    Dovrebbero ricordarsi che rinchiudere un milione e mezzo di persone in un campo di prigionia non ha impedito ad Hamas di salire al potere, non ha evitato il lancio dei razzi e non ha prevenuto gli attentati.
    I giudici non si chiedono se, forse, non ci sia qualcosa d’irrazionale in questa politica.
    Possiamo solamente concludere che accettino cosa implichi tale politica.
    Lasciamo che Gaza sprofondi in mare e tagli il nodo gordiano che unisce i suoi residenti con il resto del paese.

    I palestinesi della Cisgiordania continuano ad appellarsi all’Alta Corte.
    Lo fanno contro gli ordini di demolizione delle loro case, dei loro villaggi, delle loro tende.
    Nel migliore dei casi i giudici rilasciano un’ingiunzione temporanea di congelamento della situazione.
    Non si demolisce ma non si costruisce.
    Non cercano di rendere difficili le cose allo stato. Ma non è forse la politica ad impedire ai palestinesi di fare ciò che gli ebrei sono incoraggiati a fare?

    Due settimane addietro i giudici Esther Hayut, Uzi Vogelman e Isaac Amit hanno discusso un opposto tipo di appello, inoltrato dall’insediamento di Kfar Adumim, il quale chiedeva la demolizione della scuola Jahalin Bedouin nell’area di Khan al-Ahmar (zona nella quale sono stati costruiti i due insediamenti Ma’aleh Adumim e Kfar Adumim).
    I giudici non si sono chiesti se avessero l’autorità per deliberare e non hanno respinto immediatamente la richiesta.
    Non hanno messo in dubbio il diritto dei residenti di avere bellissime case circondate dal verde, con abbondanza di acqua e la possibilità di espandersi senza limiti.
    La possibilità di chiedere, per la seconda o la terza volta, lo sradicamento di gente che viveva là molto prima di loro.
    Una simile richiesta, che i giudici non si sono sentiti di respingere, è stata portata avanti qualche tempo prima dai residenti ebrei di Susya contro i residenti palestinesi di Susya.

    Si potrebbe semplicemente concludere che l’Alta Corte adotti la sostanza della criterio che ritiene che gli ebrei abbiano maggiori diritti di tutti gli altri e che i palestinesi possano andare a vivere nelle zone A.
    Se è così perché qualcuno dovrebbe compiere il solito pellegrinaggio presso la Corte?
    Perché c’è ancora la convinzione che coloro che siedono in posizioni di prestigio ed conoscenza sappiano e vedano abbastanza bene da preoccuparsi del futuro di questo luogo affinché l’ideologia della superiorità ebraica non lo distrugga.

    E questa è la vera sorpresa… il fatto che non siano preoccupati.
    I giudici non sembrano neanche essere preoccupati di vedere i propri nomi associati con nomi di altri giudici che li hanno preceduti e che, come loro, hanno accettato la ragionevolezza degli strumenti e la giustizia della schiavitù, della segregazione raziale e del culto del partito e del capo.
    Giudici che alla fine sono stati spediti in Siberia.

    Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

    http://www.znetitaly.org

    Originale: Haaretz

    Fonte: http://www.zcommunications.org/the-right-not-to-worry-by-amira-hass

    traduzione di Fabio Sallustro

  5. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Caro Pino,

    ho notato che lei usa informazioni propagate da ZNet….non esattamente una fonte neutrale:

    Z Communications is a left wing activist-oriented media group founded in 1986 by Michael Albert and Lydia Sargent.

    It is, in broad terms, ideologically libertarian socialist, anticapitalist, and heavily influenced by partecipatory economics, although much of its content is focused on critical commentary of foreign affairs. Its publications include Z Magazine, ZNet, Z Media, and Z Video.

    http://en.wikipedia.org/wiki/Z_Communications

    Buonanotte,
    Anita

  6. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Le fonti neutrali non esistono, esistono però quelle attendibili perché riferiscono fatti e analisi utili, non propaganda.
    Riguardo il Mar Rosso, so bene perché si chiama così, ma i malati di mente della bibbia ne attribuiscono il nome al sangue degli egiziani affogati in massa dal “buon Dio infinitamente buono” (e meno male!!!) e ancora oggi ne festeggiano la ricorrenza inventandosi liberazioni da una schiavitù in Egitto semplicemente mai esistita. Un mito che alimenta OGGI e che, per giunta unito all’altro mito della schivitù a Babilonia, alimenterá anche domani odio verso egiziani, arabe e quindi islamici in genere con contorno di guerre, massacri vari e altri furti di terra.
    Un saluto.
    pino

  7. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Dimnticavo: per esempio, lei ritiene attendibile Wikipedia, altri no.
    pino

  8. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x anita.
    se per lei è “idiotico” postare documenti razzisti, pieni di intollerante fanatismo religioso che si leggono sul Talmud, altrettanto idiota è fare sarcasmo con annesse risate “idiotiche” attraverso pupazzetti idioti sulle credenze altrui.
    Questione di coerenza.
    Lei sa a cosa mi riferisco e mi fermo qui.

    C.G.

  9. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x rodolfo.
    Ho già risposto ai tuoi piagnistei.
    Con fatica, come sempre una perdita di tempo.
    Colpa mia, ti do spago invece di ignorare le tue patacche.

    Buona giornata e godetevi la vita che a quell’età ogni minuto è prezioso.

    C.G.

  10. Uroburo
    Uroburo says:

    Lo diceva anche Hobsbawn, recentissimamente scomparso: le fonti neutrali non esistono perchè la realtà è fatta di interpretazioni. Lo si sa da almeno un secolo: Nitzsche ed Heidegger l’hanno dimostrato in via definitiva.
    Questo vale addirittura per la ricerca scientifica ed, in parte ed in certo modo, perfino per la scienza visto che le leggi scientifiche hanno valore solo in un determinato contesto.
    In realtà lo sa anche Anita anche se pure lei fatica a vedere le conseguenze delle sue stesse affermazioni. Quando scrive che ”
    Z Communications is a left wing activist-oriented media group … It is, in broad terms, ideologically libertarian socialist, anticapitalist, and heavily influenced by partecipatory economics” ammettte implicitamente che ci sono idee differenti da queste. Stabilire q

  11. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Erekat: “Israele non può continuare a compiere crimini senza essere criticata”.

    http://www.presstv.ir/detail/2012/10/02/264556/israel-cant-continue-crimes-forever/

    Israelis can’t continue crimes without being criticized: Erekat

    Palestinian Authority chief negotiator Saeb Erekat talks with the media after the Arab Peace Initiative Committee meeting in Doha on June 2, 2012.
    Tue Oct 2, 2012 10:24AM GMT

    A senior Palestinian official says Israeli authorities think they can continue their crimes against the people of Palestine without being criticized or questioned.

    Israeli Foreign Minister, “Lieberman and people like him believe that Israel can continue its crimes without being watched or criticized, but once Palestine becomes a UN member, the opposite will happen,” Chief Palestinian Authority (PA) negotiator, Saeb Erekat said on Sunday.

    Erekat also criticized Lieberman for saying that Acting Palestinian Authority Chief Mahmoud Abbas would pay a high price for his insistence on recognition of Palestine as a non-member state by the United Nations.

    The Palestinian chief negotiator reiterated that the vote on the bid of upgrading the status of Palestine to a non-member state in the UN Security Council will be “very soon.”

    The Palestinian delegation in New York have been contacting and consulting with Arab and foreign states over the issue “to gain the largest support for recognizing a Palestinian state with east Jerusalem as its capital,” he went on to say.

    The UN recognition of Palestine as a non-member observer state is the initial step toward full UN membership, which requires approval by the UN Security Council.

    The United States and the Israeli regime are opposed to Palestine becoming a full UN member state.

    Palestinians will be given the non-member status in case of a majority vote in the 193-member UN General Assembly.

    On September 23, 2011, Abbas also submitted an “application of the state of Palestine for admission to membership in the United Nations” to UN Secretary General Ban Ki-moon. However, the bid for full member status was unsuccessful as Washington said it would veto the move.

    The United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) has already recognized Palestine as its member.

    AO/MA

  12. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Come Netanyahu calpesta (anche) i beduini in spregio perfino dei suoi consiglieri.

    http://www.palestinarossa.it/?q=it%2Fcontent%2Faic%2Fnegev-colonia-ebraica-al-posto-di-un-villaggio-palestinese

    Negev, colonia ebraica al posto di un villaggio palestinese

    Nonostante siano stati mandati qui dallo Stato negli anni ’50, i residenti di Umm al-Hiran stanno subendo la distruzione delle loro case e l’evacuazione. L’obiettivo è cacciarli e avere terra a disposizione per Hiran, una colonia per religiosi ebrei.

    Il mese scorso, ho visitato insieme ad un gruppo di blogger di +972 il villaggio di Umm al-Hiran, nel Nord Est del Negev, pochi chilometri a Sud della Linea Verde. I residenti stavano nervosamente aspettando una decisione sul destino del loro villaggio, vicino alla distruzione da parte delle autorità statali.
    Umm Al-Hiran è uno dei circa 40 villaggi beduini non riconosciuti, alcuni di essi precedenti alla creazione dello Stato stesso. I villaggi non godono dei servizi pubblici di base, come acqua corrente ed elettricità, non sono parte dei piani statali di costruzione, per cui ogni casa costruita è a rischio di demolizione.
    Come spesso accade, Umm al-Hiram si trova vicino ad una delle dieci nuove colonie israeliane che il governo sta costruendo nell’area. Nel 2010, una commissione statale ha suggerito di riconoscere il villaggio di Umm al-Hiran, ma l’ufficio del premier Netanyahu ha stracciato tale decisione. La nuova colonia, Hran, offrirà abitazioni alle famiglie ultraortodosse.
    Il villaggio beduino ha una storia particolare, da quando i suoi residenti sono stati spediti qui dallo Stato di Israele. Dopo la guerra del 1948, i membri della tribù di Abu Al-Qian sono stati espulsi dalle loro terre ad Ovest del Negev (dove oggi si trova il Kibbutz Shoval). Dopo essersi stabiliti in un sito temporaneo, alla metà degli ’50 sono stati spostati dal governatore militare – responsabile per la popolazione palestinese dopo la guerra – nell’area di Yatir, dove vivono ancora oggi.
    La scorsa settimana, i 500 residenti di Umm Al-Giran hanno ricevuto la notizia: il Consiglio Nazionale per la Pianificazione ha votato all’unanimità contro le obiezioni al piano presentate da due Ong, Adalh e Bimkon. Il Consiglio ha spiegato che i residenti del villaggio hanno tre opzioni: muoversi nella vicina cittadina di Horah, acquistare terre nella colonia di Hiran (un costo molto al di sopra delle loro possibilità) o aspettare decisioni successive (che non impediscono comunque l’immediata distruzione del villaggio).
    L’opzione preferenziale per lo Stato (secondo i commenti rilasciati alla stampa) è di spingere la popolazione beduina a stanziarsi nella cittadina di Horah, che non si addice allo stile di vita agricolo dei residenti di Umm al-Hiran e dove mancano opportunità di lavoro e infrastrutture. Nella nostra visita a Horah, abbiamo visto immondizia e carcasse di animali abbandonate nelle strade di una cittadina sovrappopolata.
    “Non verremo espulsi di nuovo – ci ha detto Salim Abu al-Qian di Umm al-Hiran – Accettiamo solo di essere spostati nelle nostre terre originarie, vicino Shoval. Non chiediamo di spostare gli ebrei che ci vivono ora, siamo pronti a dividere la terra”. Abu al-Qian l’ha definito il massimo dell’ingiustizia, spostare la sua gente a Horah significa privarla del futuro e di mezzi di sostentamento.
    La costruzione della colonia ebraica di Hiran è stata promossa dal movimento “Or”, una Ong che promuove la giudaizzazione del Sud e del Nord di Israele. Or lavora in collaborazione con l’ufficio del primo ministro, con il Jewish National Fund e la Jewish Agency. Il Jewish National Fund è anche coinvolto in azioni volte ad evacuare i palestinesi dalle proprie case a Gerusalemme Est.

    Noam Sheizaf
    +972mag.com

  13. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Un altro popolo spazzato via dalla NOSTRA modernità, tanto cara anche a Netanyahu per spazzar via i palestinesi e bastonare arabi, iran e islamici vari.

    http://www.repubblica.it/ambiente/2012/10/01/news/amazzonia_in_pericolo_di_estinzione_la_trib_indios_pi_minacciata_del_mondo-43272172/?ref=HRERO-1

    Awa Guajà, Amazzonia, Brasile

    “La tribù più minacciata del mondo”
    In pericolo il popolo indigeno, nella parte brasiliana della foresta, scalzato dai propri territori dall’avanzare dell’occidentalizzazione e da spregiudicati taglialegna e allevatori che ostacolano la caccia e la raccolta di cui vivono. Il loro disperato appello al ministro della Giustizia: “Sfrattate questi invasori”
    di LINDA VARLESE

    Awa Guajà, la tribù più minacciata del mondo
    SURVIVAL INTERNATIONAL 1, l’associazione che aiuta i popoli indigeni a proteggere le loro vite, l’ha dichiarata la tribù più minacciata del mondo. Gli indios Awa-Guajà vivono nella foresta dell’Amazzonia brasiliana, ma la loro esistenza è in pericolo, osteggiata dall’avanzare della modernità in quei luoghi ancora incontaminati in cui vivono. Sembra una storia di altri tempi. E come tale pare abbia già una fine scritta. Ma sono in tanti, da anni, a battersi affinché la vita degli Awa possa continuare senza che sia snaturata o occidentalizzata.

    Popolo nomade di cacciatori e raccoglitori. Il nostro modo di vivere gli è estraneo. Piccola Stella Awa, quando vide una città per la prima volta, pensò che le persone vivessero in cima agli edifici, come le scimmie che dormono sulle cime degli alberi. Non riusciva a capire come mai qualcuno vivesse in strada, senza nessuno che si preoccupasse di offrirgli cibo e riparo. Un’esistenza altra. Non peggiore. Gli Awa niente sanno di metropoli e traffico cittadino. Sono cacciatori e raccoglitori nomadi, sempre in movimento. Ma non vagano senza scopo; il loro nomadismo è un preciso stile di vita, che alimenta un legame fondamentale con le loro terre. Non possono concepire di spostarsi, di lasciare il luogo dei loro antenati. “Stanno arrivando degli stranieri, ed è come se la nostra foresta venisse divorata”, commenta Takia Awá. E gli stranieri per questo popolo siamo noi. Le comunità Awa-Guajà sono circa 300, 50 delle quali ancora non hanno avuto contatti con la civiltà moderna. Vivono nudi e hanno culti incredibili come quello del “Viaggio al Cielo” (oho iwa-beh) in cui uomini adornati con penne d’uccelli si chiudono in una “astronave”, una piccola costruzione, e battendo rumorosamente i piedi “decollano” verso entità spirituali e antenati morti. Modi diversi di concepire il cerchio della vita.

    L’invasione della ferrovia. Ma la loro vita somiglia da sempre a una lunga battaglia per la sopravvivenza: negli anni ’80 fu costruita una ferrovia lunga 900 km. Attraversava parte delle terre degli Awa, che le autorità decisero di contattare e sedentarizzare. Presto si scatenò l’inferno sotto forma di malaria e influenza: quattro anni dopo, delle 91 persone di una delle comunità contattate, ne erano rimaste vive solo 25. Oggi, la ferrovia porta nella terra della tribù stranieri avidi di terra, di lavoro e di animali selvatici, facile preda dei cacciatori di frodo. L’anno prima era morto a 62 anni in un incidente stradale padre Carlo Ubbiali, nato a Brignano (Bergamo), che dal 1975 ha lottato duramente per ottenere una riserva per le tribù del nord-est del Maranhao, difendendole prima dai soprusi della dittatura militare e poi dalla ferrovia dell’impresa mineraria brasiliana del ferro Vale. Ora la Vale ha ottenuto di duplicare la lunga linea ferrata che conduce dal porto di Sao Luis do Maranhao alle miniere di Carajas, il giacimento di ferro più ricco al mondo, che attraversa le terre Awa. L’ampliamento aumenterà il rumore e il numero dei treni, spaventando e mettendo in fuga la selvaggina di cui la tribù si alimenta.

    I taglialegna e gli allevatori: una nuova minaccia. A minacciare il villaggio anche i taglialegna che fanno affari d’oro nella foresta nonostante il territorio sia protetto legalmente: gli Awa infatti hanno ricevuto dal governo di Brasilia nel 2002 una area di riserva demarcata tutta per loro, nella terra indigena dell’Alto Turiacu e del Caru. Questo però non basta a fermare l’avanzata degli spregiudicati taglialegna e degli allevatori che bruciano le loro aree. Della volte degli alberi si levano pennacchi di fumo nero che oscurano il sole. La foresta scoppietta e arde senza fiamma: sembra arrivare la fine del mondo.

    Accerchiati e cacciati indietro dai disboscatori illegali e dagli allevatori, minacciati di morte, in un habitat sempre più ristretto e a rischio distruzione dove non possono più andare a caccia, gli indios Awa-Guajà sono ridotti alla fame. Così hanno indirizzato un messaggio disperato al ministro della giustizia brasiliano: “I bambini piangono e hanno fame”, dice uno degli Awa, Piarimaa, che significa “Piccolo Pesce” nella lingua locale. “Dove potremmo andare a cacciare? Qui ci sono i taglialegna. Non possiamo girare per la foresta da soli: potrebbero ucciderci. Ci sono camion, motoseghe e auto fuoristrada ovunque. Non possiamo più andare a caccia. Restiamo tutti a casa. Siamo tristi perché non possiamo più stare nella nostra foresta”. “Io non vado nelle loro città a rubare”, conclude Piarimaa, “ma perché i taglialegna stanno distruggendo la nostra terra? Speriamo che il governo brasiliano mandi d’urgenza delle persone a sfrattare questi invasori”. Una richiesta d’aiuto che per ora è rimasta inascoltata: “La caccia ha un ruolo centrale in ogni comunità Awa”, ha commentato Stephen Corry, direttore generale di Survival International. “E’ quello che fanno, è il loro modo di sopravvivere. Il Brasile sa di dover mettere gli Awa in cima alle proprie priorità prima che sia troppo tardi. E’ il momento di azioni concrete. Ma è sconfortante constatare che, al momento, le uniche azioni concrete visibili sono quelle degli invasori illegali”, ha aggiunto Corry.

  14. Uroburo
    Uroburo says:

    SCUSATE, E’ PARTITO DA SOLO
    Lo diceva anche Hobsbawn, recentissimamente scomparso: le fonti neutrali non esistono perchè la realtà è fatta di interpretazioni. Lo si sa da almeno un secolo: Nitzsche ed Heidegger l’hanno dimostrato in via definitiva.
    Questo vale addirittura per la ricerca scientifica ed, in parte ed in certo modo, perfino per la scienza visto che le leggi scientifiche hanno valore solo in un determinato contesto.
    In realtà lo sa anche Anita anche se pure lei fatica a vedere le conseguenze delle sue stesse affermazioni. Quando scrive che ”
    Z Communications is a left wing activist-oriented media group … It is, in broad terms, ideologically libertarian socialist, anticapitalist, and heavily influenced by partecipatory economics” ammettte implicitamente che ci sono idee differenti da queste. Stabilire quali siano giuste e quali sbagliate è impresa ardua visto che i punti di vista dipendono primariamente dai propri personali interessi …
    Il che non vuol dire che tutte i punti di vista siano tutti ugualmente validi: chi racconta falsità rimane un bugiardo. L’affermazione di Pino (“Le fonti neutrali non esistono, esistono però quelle attendibili perché riferiscono fatti e analisi utili, non propaganda”) mi sembra che illustri bene la questione. Si può essere decentemente di destra, non in Italia purtroppo, ma le menzogne abituali dell’estrema destra, in Useggetta quella dei Tea Party, sono improponibili.

    Due parole ancora sul modo di relazionare nel blog.
    Che Rodolfo a volte esageri ed usi espressioni infelici è vero. Ma non è l’unico, altri hanno scritto molto peggio di lui. Ma pochissimi, tranne Popeye, sono stati così aspramente criticati. Basterebbe dirgli che ha detto una cosa inesatta invece di menare il torrone per settimane come si fa abitualmente con lui. Trovo le polemiche verso Rodolfo eccessive rispetto a quel che lui dice.
    Insomma, vi trovo ingiusti.
    Un saluto U.

  15. Uroburo
    Uroburo says:

    sylvi { 30.09.12 alle 13:15 } Equaglianza einaudiana delle condizioni di partenza…
    Diseguaglianza come stimolo all’efficienza…. la prima è sx- la seconda è dx?
    una classe di normo dotati in nome dell’uguagliaza è una perfetta castronata…
    La dx si inventa la nuova costituzione…perchè la sx non contesta ad alta voce questa interpretazione fasulla???
    ——————————————————
    Cara Silvy,
    credo che lei faccia un po’ fatica a capire dei concetti di base che sono opposti al suo modo di vedere.
    Quello dell’uguaglianza è un concetto di base della visione di sinistra da sempre, molto prima quindi della rivoluzione francese. Si può condividerlo oppure no ma le disuguaglianze, da un certo livello in poi, mettono in pericolo l’essenza e la stabilità degli stessi regimi democratici, come si sa ed è stato esplicitamente detto da Platone ed Aristotele fino a Locke, l’inventore del liberismo, ed oltre.
    Certo l’uguaglianza totale è un punto di arrivo e magari anche un’utopia; ma l’eguaglianza di diritti e di opportunità queste non sono utopie. La prima è l’inattuata base delle democrazie moderne, la seconda viene abolita proprio dalle ineguaglianze, tanto più quanto sono grandi.
    Se e quando vi sarà un sistema socialista planetario, voluto dal popolo e non dalle banche, allora forse vi potrà essere uguaglianza completa. Per ora non ci siamo affatto ma comune a tutti i veri governi di sinistra è quello di favorire le uguaglianze e di non favorire le disuguaglianze e di limitarne la distruttività, dannosa per lo stesso viver sociale.
    Il che vuol dire che è giusto non privilegiare, e neppure difendere, l’operaio (e l’impiegato?) lavativo. E tuttavia bisogna anche che il mondo economico DEBBA assumere il dipendente medio, il cittadino medio, con i suoi limiti, fisici, psichici ed intellettuali.
    Se in Italia c’è un, poniamo, cinque per cento di persone variamente handicappate mi sembra giusto che il mondo imprenditoriale se ne assuma una parte proporzionale, perché l’imprenditoria non vive sulla luna e perché l’economicismo è una visione asfittica e perdente con dei costi complessivi molto alti. Sono i cosiddetti costi esterni (o esternalità) che il mondo produttivo e la finanza semplicemente ignorano perché se non sono facili da calcolare sono tuttavia presenti e pesanti. Vedi, ad esempio, il caso ILVA

    L’inserimento degli handicappati nelle classi normali è stato il solito idealismo utopico delle sinistre. Devono essere inseriti nella scuola SOLO gli allievi scolarizzabili; l’inserimento nella scuola, che dovrebbe comprendere anche le scuole private, non significa necessariamente l’inserimento a tempo pieno nelle classi.

    La sinistra ittagliana è in piena crisi dalla morte di Berlinguà. Per la verità è una crisi mondiale da cui molti, ad esempio Renzi, pensano di uscire diventando simili al nemico. Un errore gravissimo perché in questi termini il nemico è molto più bravo di noi. Non bisogna avere paura delle sconfitte, bisogna riflettere sugli errori commessi, imparare e prepararsi a ripartire per poter ancora vincere. Bisogna saper lavorare sui tempi lunghi. Dubito molto che il Baffetto possa essere la persona più adatta a farlo ma gli altri rischiano di essere perfin peggio, preparandosi a perdere delle elezioni già vinte.
    Un saluto U.

  16. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Pino.
    Quella della loro lotta per la sopravvivenza è una storia antica, come tante altre comunità amazzoni fatte sparire da tempo.
    Ma sì, diciamolo, gli Awa Guajà sono anche loro pericolosi comunisti restii al proooooogresso e alla civiiiiiiltà.

    C.G.

  17. peter
    peter says:

    x Uroburo

    invece io penso che lei sia deliberatamente indulgente, cioe’ un po’ sornione. Forse non una cattiva qualita’, in un blog, ma non puo’ assolutamente sostenere che gli altri siano ingiusti verso di lui (con la sola possibile eccezione di Shalom, che anch’io trovo draconiano)

    Peter

  18. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    in generale io trovo che questo blog, come molti altri, è troppo aggressivo rispetto ai contenuti. Posso capire che si polemizzi per affermazioni fuori dal senso comune o fuori dalle leggi (ed anche qui a volte si scopre che lo scrivente voleva dire altro), ma noi polemizziamo in modo feroce ed irrispettoso per semplici pareri personali, legittimi fino a prova contraria.
    Ma nello specifico trovo che le bacchettate a Rodolfo siano decisamente spropositate rispetto a quello che egli effettivamente ha detto. Si polemizza con lui in modo troppo aspro e talvolta senza reali ragioni. Evidentemente non si riesce a mettere a fuoco il fatto che un blog vive di diversità, altrimenti ci si annoia, e che bisogna imparare a discutere tra diversi in modo accettabile.
    Rodolfo è un sionista, come la stragrande maggioranza degli ebrei, ma quanto meno riconosciamogli una partecipazione alle sofferenze dei palestinesi assai poco comune tra i suoi correligionari.
    Si è intolleranti verso Rodolfo molto peggio che verso chiunque altro qui dentro. Si reagisce a qual che dice, talvolta mal interpretando, molto peggio di quanto non si faccia con chiunque altro.
    L’ingiustizia mi sembra questa: non c’è confronto nè proporzionalità tra quello che Rodolfo dice e le rispostacce che si becca.
    Tutto questo ovviamente non cambia il fatto che io non condivida quasi nulla di quel che Rodolfo dice e che a volte faccia venire il santo zelo anche a me …..
    Un saluto U.

  19. esodato
    esodato says:

    Caro Uroburo… parli senza conoscere i fatti…
    Tu non hai mai letto (lo hai scritto tu) il blog di Golkorn o altri blog nei quali lo scrotolfo ha sputato e infamato blogghisti di arruotalibera e non ti dico cosa non gli hanno tirato addosso al Nicotri… SE NON CONOSCI E NON SAI… almeno taci… e non puoi dire che delle infamie dei fondamentalisti isdraeliani scritte dalla banda della quale fa parte il lazzaro e altri tra i quali uno che e’ stato tuo amico…
    Devo dire che e’ anche la prima volta che difendi uno che insulta tutti… (tu fai finta di gniente… ma gli altri blogghisti NO)
    … due pesi e due misure… caro Uroburo in questo caso hai vinto il nobel… come dice Peter del INDULGENTE… eppoi e’ anche la prima volta che IMPONI (consigli) agli altri di come devono trattare un blogghista che non sei tu… che strano questa tua presa di difesa di un calunniatore… ( ti prevengo… Faust insulta chi lo insulta o calunnia, ma non diffama e calunnia nessuno… al contrario del tuo protetto… pesi e misure alla cazzo di cane…
    Adios
    Ps: scusate l’intromissione.. esco subito. ma quanno ce vo ce vo…

  20. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Ciao Faustino!
    Non ‘ntè ‘nkazzà che fa male alla salute!
    Se per questo, leggi quello che il mediocre scrive su di me (cito):
    ——————————————————————————-
    (…) lo sai che quel pupazzetto sei tu …inconcludente e stupido…filoarabo e filopalestinese…antisemita ,antisionista e antiamericano per di piu’ razzista di professione.
    Mi son passato del tempo…anche con te …a leggere le tue… e le cazzate degli altri su arruotalibera…ma vi mando volentieri affanculo….teste di cemento che non sei e che non siete altro…come dice Popeye…intolleranti e calunniatori….
    non sei, e non siete altro che la vergogna dell’ umanita’.”
    ——————————————————————————-
    Màh, che dire? Penso sia matto da legare con qualche punta di schizofrenia repressa.

    Un abbraccio
    C.G.

  21. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    Negli ultimi tempi hanno postato commenti alcuni nomi nuovi, da Daniele a Occidentale e me ne vanto, fornendo indirizzi di posta elettronica fasulli e nascondendosi anche dietro IP resi volutamente anonimi. Specifico a scanso di equivoci che cancellerò qualunque commento inviato da chi fornisce account falsi e usa IP anonimizzanti.
    Un saluto a tutti.
    pino nicotri

  22. peter
    peter says:

    x CG 70

    embe’?
    Quelli sono ‘pareri personali, legittimi fino a prova contraria’…

    Peter

  23. Occidentale e me ne vanto
    Occidentale e me ne vanto says:

    In riferimento all’ultimo post inviato dal signor Nicotri delle 15: 40 , voglio specificare alcune cose . Quando sono entrato in questo blog alcuni giorni fa , facendo il login,ho lasciato (erroneamente) . Negli ultimi post , viceversa , ho inviato con la mia Email originale.
    Questo per la precisione e per sgomberare il campo da equivoci .

    Saluti da Vallone ciro ( il nick , rimane , orgogliosamente sempre quello )

  24. Occidentale e me ne vanto
    Occidentale e me ne vanto says:

    Correct ( mi è saltato un pezzo)
    “….facendo il login , ho lasciato (erroneamente ) quello di un mio parente ..”

  25. sylvi
    sylvi says:

    caro Faust,

    mi piacerebbe vederti nel Canavese a Ognissanti…magari cercando di organizzare un giro di ‘assistenza alla tua mamma. Provaci…

    Per il resto …io ricordo i primi tempi in cui scrivevo sul blog…ad essere precisi…ricordo vividamente il tuo primo post dedicato a me.
    A parte il tuo stile di scrittura che mi lasciò strabiliata e a bocca aperta….nota che ho pensato…come mi piacerebbe saper scrivere come lui!!!
    Ma in mezzo a quel labirinto diabolico di lettere e sillabe tu ci avevi infilato tutti i diavoli dell’Inferno…e che fosse “dei poveri diavoli” era una scusa per poter dire quello che ti pareva al mio indirizzo.
    Di primo acchito sono rimasta basita…poi ho raccolto diciamo …il forcone che mi avevi lanciato, e te l’ho rilanciato cercando di centrarti!
    Perchè Rodolfo non potrebbe cercare di fare la stessa cosa?
    Oltretutto Rodolfo ha dato a questo blog diciamo…molti motivi di distrazione!!! Eh,eh,eh!
    Ariviodisi biel

    Sylvi

  26. sylvi
    sylvi says:

    x Peter che sottolinea con matita rossoblu gli insulti degli altri….

    Vada un po’ a ripassare quel che ha scritto lei…
    si spazzoli le sue corna prima di dare del cornuto ad altri!
    Oppure osservi la sua trave prima di prendere la lente per scovare la pagliuzza altrui!

    Sylvi

  27. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    giusto per dare a Cesare quel che è di Cesare e al Parroco quel che è del Parroco:

    il mio prosciutto , tramite Corriere GLS…
    è partito da Udine il 25.9.012 alle ore 12.34
    è arrivato dal Parroco il 26.9.012 alle ore 12.34.

    Mio marito , con mano dx a dita unite verticalmente, muovendola avanti e indietro a coltello…ha pensato male del tuon Parroco…
    ma quelli sono affari tuoi…ognuno bada ai suoi Parroci!

    Sylvi

  28. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    Le corna di uno/a che si sposa sono comprese fra le scritte minuscolissime del contratto matrimoniale.
    Peggio per lui/lei se non ha letto.

    Ma le corna di un celibe sono in bella mostra tanto che un alce a primavera!!!

    Sylvi

  29. peter
    peter says:

    x Sylvi

    avete pure le alci in Friuli??? vedo che vi e’ grande abbondanza di cornuti. Chi per natura, chi per contratto…

    Peter

  30. peter
    peter says:

    ‘magari cercando d’organizzare un giro d’assistenza alla tua mamma’

    O Dio santo, ma e’ seria? o bisogna sempre dar credito alle ‘pie’ intenzioni, secondo i sacri dettami di Caritas, CL e Orsoline?

    Peter

  31. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Faust,
    a me non interessa quel che viene scritto altrove visto che io non leggo altri blog.
    Non è vero che non ho mai difeso nessun altro: ho difeso Anita e perfino Silvy.
    Non impongo proprio nulla ma devo francamente dirti che un blog di insulti non mi interessa.
    Rimango del parere che anche in un blog dovrebbero valere le regole generali della civile convivenza. Forse a te piaceva ma io trovavo il blog di Bocca una vera e propria fogna.
    Un saluto, nella speranza di vederti nel Canavese.

  32. peter
    peter says:

    x uroburo

    scusi, ma e’ proprio di questo che si parla! la liceita’ di trasformare un blog in una fogna. Anziche’ no.
    Seguo dei blogs in inglese. Parole tipo arse, ass, fuck, shit, cunt, bugger, e tante altre, vengono automaticamente censurate e cambiate in scritte illeggibili. I bloggers recepiscono il messaggio, e questa potrebbe essere un’idea per Pino. I bloggers possono riportare il linguaggio abusivo ai responsabili del blog, che intervengono cosi’ anche ad hoc. Se lo fanno, ci sara’ una ragione.

    Trovo insopportabile che i tipini alla rodolfo usino abitualmente parole come stronzo, peto, merda, feccia, e tante altre, verso bloggers che lo contraddicono.
    Noti che mi chiamava pero’ untuosamente ‘caro Peter’ in risposta alle mie poesie. Tanto ando’ la gatta al lardo…

    Peter

  33. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    http://frammentivocalimo.blogspot.it/2012/08/lislamofobia-non-lislam-costituira-la.html

    L’islamofobia non l’Islam costituirà la fine di Israele
    di Bradley Burston

    SAN FRANCISCO – Tutti sanno come funziona. Tutti sanno quello che sembra. Tutti sanno quanto sia facile farla franca.
    Tutti sanno che, in fondo, l’odio si nutre di tolleranza concessa
    Nessuno lo sa meglio di bigotti professionali. Persone ,come Pamela Geller, che si spacciano per i sostenitori di una giusta causa anche se il loro odio e il pregiudizio macchiano e minano qualsiasi cosa degna di quella causa.

    Per anni, nelle vesti di sostenitrice di Israele, Geller si è impegnata a promuovere l’odio verso l’Islam. Nelle ultime settimane, in una campagna coincidente con il Ramadan, Freedom Defense Initiative ha inserito caustiche, sedicenti “pro-Israele” scritte sulle fiancate degli autobus del trasporto pubblico a San Francisco.:
    “In ogni guerra tra l’uomo civilizzato e il selvaggio, sostenere l’uomo civilizzato,” gli annunci erano scritte in bianco su fondo nero. Sotto di esso, in blu era affiancata la Stelle di David, “Supporta Israele” e sotto, in rosso, “Sconfiggi Jihad”.

    L’anno scorso, quando il gruppo Geller ha cercato di mettere gli annunci sui mezzi pubblici di New York, la città del Metropolitan Transit Authority li ha respinti perchè violavano il divieto di sminuire individui o gruppi. Ma nel mese di luglio un giudice federale di Manhattan ha stabilito che al gruppo Geller erano state negate le garanzie del Primo Emendamento sulla libertà di parola. Quello stesso giorno gli annunci sono giunti a San Francisco.
    Geller ha riferito all’ ABC News che lo scopo degli annunci era quello di contrastare quelli “fallaci e pericolosi” che sollecitavano tagli agli aiuti USA ad Israele. “Se fosse per me li affiggerei in ogni città degli Stati Uniti d’America. Spero, , come sta per accadere, di ottenere i finanziamenti ”
    A suo merito, Muni, agenzia dei trasporti di San Francisco ha condannato fermamente tali messaggi dichiarando che la sua politica “vieta la discriminazione basata sull’origine nazionale, la religione, e le altre caratteristiche. ” In Usa ci sono segnali preoccupanti sempre più preoccupanti nel confondere l’odio dei musulmani con il supporto ad uno stato ebraico. Il Giornale della Comunità ebraica ha scritto che “qualsiasi persona assennata, ebrei o no, deve opporsi a questi annunci.” L’Anti-Defamation League li ha definiti “altamente offensivi e diffamatori,” L’American Jewish Committee ha pubblicato una denuncia analoga.
    Alla radice vi è è ciò che nega Geller: Israele può esistere solo come una democrazia se agisce per promuovere e estendere i diritti dei suoi cittadini arabi, non abrogare e respingerli. Può esistere solo come una democrazia se funziona attivamente per porre fine alla stato di non persona dei palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est. Una vera democrazia non può trattare il fanatismo con la comprensione. Si deve combattere, o il suo senso della democrazia non ha alcun significato.
    Alla radice del pensiero della Geller vi è il pro-Kahane marchio di “sostegno a Israele,” basato sull’odio-arabo che ,se lasciato fomentare, farà a pezzi Israele e la comunità ebraica dal di dentro, accecando le persone e facendo credere loro che non vi siano soluzioni e opzioni diverse dalla violenza fisica e verbale.
    I Geller e Kahanists attaccano Israele alla radice. Un Israele dilaniato da dentro non ha bisogno di un nemico esterno per distruggerla. Il nemico è proprio qui.

  34. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Si comincia finalmente a capire che la soluzione dei due Stati è solo una forma di razzismo.

    http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3851%3Asmascherare-il-razzismo-dietro-la-soluzione-a-due-stati&catid=23%3Ainterventi&Itemid=43

    Smascherare il razzismo dietro la soluzione dei due stati

    È stato detto e scritto molto riguardo gli accordi di Oslo e Ginevra. I firmatari sostengono che all’inizio questi documenti molto discussi hanno aperto nuove possibilità di “cooperazione” per quelle posizioni che per lungo tempo sono parse inconciliabili.

    di Haidar Eid*

    Per esempio i firmatari dell’accordo di Givenra, Yasser Abed Rabbo e Yossi Beilin, credono che “l’unica soluzione del conflitto israelo-palestinese sia la fondazione di due stati”. E, in quello che suona come un avvertimento, il secondo [il negoziatore sionista NdT] aggiunge che la finestra per la soluzione dei due stati non resterà aperta per un tempo indefinito e che Israele sarà costretta ad affrontare la “minaccia demografica” imposta su di essa dai palestinesi nella Palestina storica.

    Al contrario questo articolo sostiene che, date le condizioni attuali, la soluzione dei due stati nega la possibilità di una coesistenza reale fondata sull’uguaglianza. Ciò perchè sia il documento di Ginevra che gli accordi di Oslo accettano l’opinione sionista e, per la prima volta nella storia del conflitto, cercano di legittimare Israele come uno stato ebraico nella Palestina storica.

    Dunque in entrambi questi documenti Israele verrebbe confermato come “lo stato di tutti gli ebrei” e non come “lo stato di tutti i suoi cittadini”. La logica di separazione implicita in questi documenti implica alcune contraddizioni fondamentali e dà per scontate delle questioni molto serie.

    Gli accordi hanno legittimato l’apartheid. Entrambi i documenti includono un linguaggio che ricorda, eufemisticamente, una serie di leggi conosciute come Group Areas Act, che costrinsero milioni di sudafricani non bianchi al trasferimento forzato in ghetti stabiliti su base razziale. È stato creato per suddividere i gruppi razziali in zone residenziali differenti.

    Come durante il Sudafrica dell’apartheid, dove le aree più sviluppate e l’84% della terra disponibile erano riservate ai bianchi, che costituivano solo il 15% della popolazione totale, in Palestina anche il 22% della terra storica sul quale si suppone che si dovrebbe dichiarare uno “stato indipendente” viene considerata “in discussione” dagli accordi di Oslo.

    Nel caso sudafricano il rimanente 16% di terre venne occupato dall’80% della popolazione. Ma, contrariamente a ciò che succede per il caso palestinese, non gli è mai stata data legittimità dalla dirigenza della popolazione indigena.

    Come si può chiedere il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che sostengono il diritto al ritorno per i 4 milioni e mezzo di profughi palestinesi alle loro terre in Israele e allo stesso tempo mantenere la natura esclusivamente ebraica dello stato? Ad onor del vero questa contraddizione appare anche nella letteratura del Movimento di Resistenza Palestinese. Sia Hamas che l’OLP non sono capaci di rispondere a questa domanda. Inoltre come può questa soluzione risolvere il problema del razzismo e dell’oppressione culturale dei cittadini palestinesi di Israele, già marginalizzati?

    Oltretutto la nascita di uno stato indipendente è ancora una possibile soluzione al problema palestinese?

    Nessun comportamento israeliano supporta uno stato completo

    Il ragionamento di Beilin e di Abed Rabbo, che è anche quello della leadership dell’Autorità Palestinese, è che solo i negoziati possono risolvere il problema. Per dieci anni i negoziati non hanno mosso di una virgola le posizioni israeliane; i negoziati di Camp David hanno portato all’impasse che era già stata prevista sia dalla sinistra palestinese che dalla sinistra antisionista israeliana. Le linee rosse di Ehud Barak del ’99 ora sono ben note, e la piattaforma politica di Netanyahu porta a niente più che a un cantone per i nativi palestinesi.

    Naturalmente la difesa che Avigdor Lieberman fa della pulizia etnica della Palestina gli ha permesso di guadagnare un numero maggiore di seggi alla Knesset. Aggiungiamo a ciò il fatto che nessuna clausola degli accordi di Oslo menziona mai la nascita di uno stato palestinese, dunque lasciando regolare la questione ai rapporti di forza nella regione. L’ago della bilancia pende in favore di Israele, che rifiuta la creazione di uno stato palestinese sovrano, nonostante il suo riconoscimento da parte dell’OLP.

    Nessun partito israeliano, nè quello laburista nè il Likud, è pronto ad accettare uno stato palestinese come espressione del diritto del suo popolo all’autodeterminazione come descritto dal diritto internazionale.

    Il partito Laburista è pronto a negoziare con i palestinesi per dargli una forma avanzata di autogoverno che sarà chiamata stato, ed attraverso il quale i palestinesi potranno avere alcune forme selezionate di “indipendenza”, come ad esempio una bandiera, un inno nazionale ed una forza di polizia. Niente di più. Questa è stata la “generosa” offerta di Barak a Camp David.

    Dall’altra parte il Likud non è pronto a dare nemmeno queste parvenze di autogoverno. Per loro ai palestinesi dovrebbe essere concesso di regolare i propri affari sotto uno stretto e vincolante controllo israeliano.

    Ribaltare la colpa

    Ed infine, con una svolta bizarra ed ironica, i palestinesi sono stati incolpati per aver ucciso la soluzione dei due stati. Benny Morris, uno storico israeliano di destra, ha rinunciato a trovare una soluzione “al conflitto…principalmente a causa del costante rifiuto da parte palestinese di una soluzione incentrata su due stati per due popoli.”

    Non è tanto dissimile dal dire che i neri del Sudafrica sono da incolpare per aver ucciso il sistema dei Bantustan. E che dovrebbero essere puniti. “Alla fine entrambe le parti del movimento palestinese, i fondamentalisti guidati da Hamas ed il blocco laico guidato da Fatah, sono interessate al dominio musulmano su tutta la Palestina, senza uno stato ebraico e senza una spartizione”. E, sempre secondo Morris, la leadership palestinese “non ha nè il desiderio nè l’intenzione di raggiungere una soluzione fondata su due stati per due popoli”.

    La soluzione dei due stati è morta perchè “la leadership ed il popolo palestinese non saranno soddisfatti del 20% del territorio. Uno stato composto da Gaza, la West Bank e Gerusalemme Est non li soddisferà” dice Morris.

    E quando gli viene chiesto del diritto al ritorno Morris afferma che “di base richiede la distruzione dello stato ebraico…la retorica e gli obiettivi dei palestinesi non sono cambiati, e nemmeno le loro azioni, ad esempio il terrore…”. Vanno incolpati i palestinesi perchè “[la] demonizzazione non è uguale da ambo le parti. In generale nel sistema educativo israeliano non c’è la demonizzazione degli arabi, [mentre] lì gli ebrei sono assolutamente demonizzati. Le autorità palestinesi sono profondamente impegnate ad impiantare la demonizzazione. Il popolo palestinese pensa che ci può portare all’estinzione. Noi non pensiamo ciò dei palestinesi”.

    Per Morris il problema è che “[a parte] la vendetta i palestinesi sono assolutamente convinti di essere nel giusto, il che deriva in parte dalla fede religiosa. Ciò che Dio comanda, e che i suoi interpreti sulla Terra dicono che Dio comandi, è la verità definitiva. Mentre gli ebrei sono molto più scettici riguardo questo tipo di interpretazione, i palestinesi percepiscono di essere nel giusto e che Dio non vuole che la Terra Santa venga divisa con un altro popolo…”. Edward Said e Frantz Fanon si staranno rivoltando nelle tombe.

    Ma i fatti raccontano un’altra storia: la colonizzazione in West Bank continua, così come la confisca della terra e l’apertura di strade per servire gli insediamenti. In particolare il numero dei coloni è aumentato a 600,000, dai 193,000 che c’erano ai tempi della firma degli accordi di Oslo. Nessun governo israeliano ha mai voluto impegnarsi ad evacuare completamente le colonie della West Bank.

    Tuttavia questa è una precondizione di base per la creazione di uno “stato indipendente”, il che è impossibile alla luce degli impegni che Israele ha assunto nei confronti dei coloni. Per garantire la sicurezza degli insediamenti ed assicurare il loro sviluppo futuro è destinata a controllare la maggior parte della West Bank e della Striscia di Gaza. Inoltre in futuro è sicuro che invocherà il suo bisogno di sicurezza per giustificare l’inasprimento del controllo sulla Valle del Giordano, in modo da rendere di nuovo impossibile il progetto di uno stato indipendente.

    Gerusalemme ha sofferto, ed ancora soffre, della continua attività di colonizzazione, la costruzione e l’espansione di quartieri ebraici, la confisca delle carte d’identità gerosolomitane, la pulizia etnica e la politica dei “fatti compiuti” che non lascia spazio per un futuro controllo palestinese della città.

    Inoltre i profughi che vivono fuori dalla West Bank e dalla Striscia di Gaza stanno affrontando difficoltà sempre maggiori, soprattutto in posti come Libano e Siria, e stanno attendendo il giorno del ritorno in Palestina e le compensazioni per le confische delle loro proprietà. Questo è un diritto garantito dalla risoluzione 194 delle Nazioni Unite.

    Nel frattempo alla comunità palestinese in Israele è impedito di coesistere su un piano di uguaglianza con gli ebrei israeliani. La politica contro i suoi cittadini palestinesi è uguale all’Apartheid, come definita dalla Convenzione internazionale per la soppressione e la sanzione del crimine di Apartheid e ratificata dalla risoluzione 3068 (XXVIII) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 30 novembre 1973. Non c’è bisogno di dire che l’ANP non rappresenta nessuno di questi due grandi segmenti del popolo palestinese.

    Uno stato

    Dunque difendere una soluzione a due stati è un insulto alla memoria di coloro che hanno combattuto per la giustizia e l’eguaglianza non solo in Palestina, ma anche in Sud America ed in Sudafrica.

    Di conseguenza per i summenzionati motivi giungiamo all’inevitabile conclusione che uno stato sovrano ed indipendente è irraggiungibile. Invece la domanda è se c’è una soluzione alternativa.

    Un’alternativa che può essere trovata con sempre maggior frequenza nelle opere e nei discorsi di alcuni intellettuali ed attivisti è l’idea di uno stato laico e democratico nella Palestina Mandataria in cui tutti i cittadini siano trattati ugualmente a prescindere dalla religione, il sesso e la razza.

    Uno stato laico e democratico deve essere abitato dai suoi cittadini e governato sulla base dell’eguaglianza e della parità tra gli individui come cittadini e tra i gruppi con le loro identità culturali. In questa organizzazione la condizione fondamentale è che ai vari gruppi sia permesso di coesistere e di svilupparsi su basi uguali.

    Ciò è riassunto alla fine del discorso di 4 ore che Nelson Mandela ha rivolto al tribunale durante il processo di Rivonia: “Ho amato l’ideale di una società democratica e libera nella quale tutti vivono insieme in armonia e con uguali opportunità. È un ideale per cui spero di vivere e di raggiungere. Ma se sarà necessario, è un ideale per cui sono pronto a morire”.

    Questa proposta è una soluzione a lungo termine che richiederà un periodo di gestazione molto più lungo, a causa del crollo politico del progetto di uno “stato indipendente” come conseguenza degli accordi di Oslo, dell’assedio alla Striscia di Gaza e all’occupazione della West Bank. La nascita di quattro Bantustan in Sudafrica venne considerata dalla comunità internazionale come una soluzione razzista che non poteva e non doveva essere presa in considerazione.

    Per porre fine a quella soluzione disumana il regime dell’Apartheid subì un boicottaggio accademico, culturale, diplomatico ed economico fino a che non soccombette e cadde a pezzi. Non rimane nulla del vecchio Sudafrica della pulizia etnica o dei poverissimi Bantustan che aveva creato: nè i tappeti rossi, nè gli inni nazionali o gli apparati di sicurezza.

    Questa è la fine delle soluzioni razziste: gettate in un angolo del cestino della storia – un museo per le nuove generazioni.

    Haidar Eid è un opinionista politico indipendente ed un professore del dipartimento di letteratura inglese all’Università al-Aqsa di Gaza.

    (tradotto a cura di castelliperlapalestina)

  35. La Striscia Rossa
    La Striscia Rossa says:

    Il sostegno più grande dell’Europa è l’istinto di sopravvivenza, perché senza Europa nessun singolo Stato sopravvive. Gli Stati Uniti d’Europa sono l’approdo inevitabile

    Romano Prodi

  36. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    vede…il suo 82 è una fregnaccia…ovviamente il post…certamente non lei!
    Sicuramente un celibe come lei non ha avuto problemi di assistenza…c’è sempre una sorella o una cognata o… una zitella che provvede.
    Perciò lei non può capire che cosa può significare una turnazione di assistenza.
    E allora non parli a vanvera, tirando in ballo associazioni che c’entrano come i cavoli a merenda!

    Come mi piacerebbe bastonarla con uno zampetto di prosciutto ben stagionato!
    Forse non sa che la differenza fra il prosciutto di S.Daniele e quello di Parma è che il primo mantiene lo zampetto, il secondo , più pacifico, no!

    buonanotte
    Sylvi

  37. esodato
    esodato says:

    Non impongo proprio nulla ma devo francamente dirti che un blog di insulti non mi interessa.

    … cioe’ che ti va bene che ad insultare sia solo il lazzaro… buon x te… ma non puoi “consigliare” ad altri di subire in silenzio… … amme, Vox, AZ, ed altri che hanno abbandonato questo blog, non si lasciano mielare e sopraffarre da prepotenti fondamentalisti dell’ignoranza fanatica… bloggher amici cosicche’ stai con il lazzaro e buon proseguimento…
    Avrei voluto vedere te, messo sotto attacco dai calunniatori e diffamatori… sull’Espresso… la tua reazione, se vittima di calunnie e diffamazione… non credo che riscriveresti quel che hai messo in bilancia sopra…
    … vala’ mio caro… fatti un bel sonno…
    e aggiusta la bilancia… la tua, in questo caso e’ starata…
    Buonanotte e scusate l’intromissione che finisce qui… Adios!
    F.

  38. Uroburo
    Uroburo says:

    A FAUST ed a TUTTI
    La lettera di Faust, l’improponibile lettera di Faust, mi offre lo spunto per definire ancora una volta obiettivi e modalità di partecipazione ad un blog.
    Questo blog è frequentato abitualmente da una decina di persone, che sono poche. Quindi rischia di diventare molto ripetitivo e di conseguenza di scomparire. Mi sembra evidente che sarebbe interesse del blog stesso mantenere i propri partecipanti evitando ingiustificati atteggiamenti espulsivi.
    Inoltre un blog si regge sulla diversità di pareri perché se tutti la pensano allo stesso modo e dicono le stesse cose si rientra nel caso esposto al capoverso precedente. Anche per questo bisogna saper gestire le differenze in modo adeguato, lasciando a tutti la libertà di esporre le proprie idee, quali che siano, ma contrastando derive che mettano in forse le banali regole della civile convivenza. Chiunque le metta in atto.
    A me pare che nelle polemiche con Rodolfo (che di suo, come ho detto varie volte, si esprime spesso in modo molto infelice) sia spesso lui ad essere attaccato ed in modi molto pesanti piuttosto che il contrario.
    A me sembra che sarebbe meglio darci un taglio ed imparare ad accettare le opinioni diverse dalle nostre.
    Quanto alla lettera di Faust, le sue polemiche sono regolarmente incompatibili con le regole delle civile convivenza; basta pensare alla sequela di insulti del tutto immotivati scagliati contro Marco Tempesta, accusato di ogni nequizia.
    Caro Faust sei tu che non sai gestire adeguatamente le tue relazioni sociali, non io. “Esodato” sei tu, non io.
    Un saluto a tutti U.

  39. Shalom: sono draconiano verso il trombone d'Israele?
    Shalom: sono draconiano verso il trombone d'Israele? says:

    Se lo sono è perché so bene perché succedono certe cose, non casuali. Sono organizzate all’interno di quella che si chiama “guerra psicologica” e che si alimenta capillarmente con hasbara da mentecatti e da quinta colonna. Il tutto organizzato da un ben preciso ufficio militare israeliano.
    Shalom

  40. Shalom x Uronuro
    Shalom x Uronuro says:

    Se i forumisti sparissero, a morire sarebbe il forum del blog, ma non il blog. Che forse avrebbe solo da guadagnarci. Chi va su Internet per leggersi gli argomenti postati da Nicotri si fa poi delle risate a vedere che nessun commento li riprende. A ben vedere, il trombone è l’unico che li riprende sia pure evitando di contestare i singoli punti, ma sputandoci sopra in blocco. Sputare non è esattamente la libertà di opinione di cui parla Uroburo.
    Shalom

  41. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Bèh, affermare che il mediocre sia una pedina di un “preciso ufficio militare israeliano” oppure una “quinta colonna” chissàdeché, mi sembra esagerato se non addirittura fuori dal mondo. Non credo proprio che questi “uffici” affidino la loro propaganda a gente, (lo dico senza nessuna intenzione di denigrare), come Rodolfo, notoriamente dannoso attraverso le sue personali patacche alle pur qualche volta legittime aspirazioni del popolo di Israele.

    Se, al limite, ci fosse anche un minimo di verità, affidarsi a queste persone significherebbe davvero che sono arrivati alla frutta…

    C.G.

  42. Shalom x Cerruti Gino
    Shalom x Cerruti Gino says:

    Non ho detto che il trombone è al soldo o fa capo a quell’ufficio o ad altri, ma che vi fa capo l’intera strategia di guerra psicologica. Nella quale, volenti e nolenti, inquadrati o non inquadrati, rientrano i tromboni passati anche di qua e molte associazioni e organizzazioni che in apparenza sono solo di amicizia o comunque di semplice sostegno.
    Shalom

  43. sylvi
    sylvi says:

    —Chi va su Internet per leggersi gli argomenti postati da Nicotri si fa poi delle risate a vedere che nessun commento li riprende. Shalom

    x Shalom
    Pare anche, e qualcuno lo scrisse, che il blog di Nicotri sia letto anche per diciamo la “varietà” di argomenti.
    Io ad esempio, se ci fosse “l’obbligo” di scrivere solo sull’argomento trattato smetterei di interenire.
    Poco male, dirà lei, …ma io vedo che anche sull’Espresso alcuni forum languono …ma altri che escono dal seminato del blogmaster acquistano vivacità.

    Vede…sono costretta a dare completamente ragione a Uroburo 91 e ciò mi preoccupa non poco! Ma mi pare che abbia parlato per affetto verso il blog e il blogmaster.

    Comunque Nicotri farà come crede…il blog è suo!

    Sylvi

  44. sylvi
    sylvi says:

    caro Faust,

    che AZ abbia abbandonato il blog per colpa di Rodolfo, …o anche mia o di altri…mi sembrerebbe far torto ad AZ!
    Vox è stato abbondantemente insultato anche da Peter…e inoltre i suoi interventi, come quelli di Shalom, erano soprattutto rivolti a postare link o articoli di altri.
    Va benissimo, è informazione …ma non è un blog!
    Tu lo hai abbandonato perchè ci scrive Rodolfo?
    Non fare il bambino!
    A dirla schietta, poi, ritengo che MT abbia abbandonato il blog perchè non ci trovava più un suo interesse…che può essere di varie specie…!
    Io ho scritto più volte che mi affacciavo al blog di Bocca e scappavo inorridita.
    Mi chiedo ancora come Bocca abbia potuto dare il suo nome ad un simile letamaio!

    Ps: che tu possa essere stanco, affaticato e sfiduciato è comprensibile; che tu possa reagire anche scrivendo ai vecchi amici come Uro senza attaccarlo…sarebbe auspicabile.

    ciao
    Sylvi

  45. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    il triste fatto è che il buon vecchio Faust fa fatica a non essere litigioso …
    A proposito e, più spesso, a sproposito. U.

  46. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Shalom,
    in questo forum c’è gente più polemica di Rodolfo.
    Il fatto che qualcuno usi la polemica come abituale sistema relazionale fa pensare che la polemica non sia legata al contesto ma a qualche altro tipo di faccenda personale.
    Ma anche ammesso che Rodolfo si comporti da maleducato non è indispensabile seguirlo su quella strada. Comportarsi civilmente dovrebbe essere un valore interiore, non solo un comportamento legato al contesto.
    Ed infine, delle due l’una:
    1. o si accetta Rodolfo con le sue idee e si impara a discutere con lui civilmente
    2. oppure si mette in atto nei suoi confronti una procedura di espulsione che dovrà essere adeguatamente motivata.
    In questo secondo caso io sarei contrario e la messa in atto di procedimenti di espulsione mi farebbe mettere in dubbio la partecipazione al blog. Sono del parere che un blog che si vuole democratico dovrebbe dare spazio a tutti ed accettare tutti, correggendo chi non sa comportarsi adeguatamente.
    Come ho già detto, a me farebbe piacere il ritorno di Popeye.
    Un saluto U.

  47. peter
    peter says:

    x Sylvi

    cara caritatevole assistente a turni, io non ho mai insultato Vox.
    La mia polemica con quella era dovuta al vezzo di Vox di postare notizie sensazionali, ma incontrollate o del tutto false, presentate come oro colato. Cio’ che non toglie che dicesse anche cose interessanti, da cui si poteva prendere spunto.
    Il suo ritorno mi farebbe certo piacere

    Peter

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