E per le bombe atomiche, 24 mila euro a testa a Enrico Fermi e agli altri “ragazzi di via Panisperna”.
Brevetto numero 324458 per produrre sostanze radioattive sottoponendole in particolare a flussi di neutroni rallentati con urti multipli, brevetto registrato il 26 ottobre 1935 a Roma presso lo Studio Laboccetta, ed esteso poi ad altri Paesi: la storia dei reattori atomici, della bomba A, cioè atomica, nonché quindi delle bombe H all’idrogeno e delle bombe N a neutroni, comincia da qual brevetto, la cui storia è davvero avventurosa oltre che lunga. Registrato a nome di Enrico Fermi, Edoardo Amaldi, Bruno Pontecorvo, Franco Rasetti ed Emilio Segrè, i più attivi tra i “ragazzi di via Panisperna”, come vennero chiamati una volta famosi perché in quella via, nell’attuale numero civico 89, c’era l’Istituto di Fisica dell’Università, dove Fermi all’età di soli 27 anni s’era guadagnato la cattedra di fisica teorica. Dell’istituto oggi in quella strada e non solo in quel numero civico s’è persa anche la memoria. Poiché la loro scoperta brevettata aveva permesso agli Stati Uniti di costruire le prime bombe atomiche e di usarle vittoriosamente contro i giapponesi nella seconda guerra mondiale, i “ragazzi” intentarono causa al governo degli Stati Uniti per vedersi riconoscere dei diritti, e di conseguenza dei quattrini.
La casa durò anni, in piena guerra fredda con l’ormai scomparsa Unione Sovietica, si concluse nel 1953 e fruttò agli ex di via Panisperna la bella cifra di 400.000 dollari dell’epoca: pari a un bel pacco di milioni di euro di oggi, diciamo tra i 15 e i 20.
E’ una storia che vale la pena conoscere, visto anche che ormai si parla di bombe atomiche spesso a sproposito, come fossero noccioline o grossi petardi….
Depositato il brevetto, l’accordo prevedeva che gli eventuali guadagni verranno anche suddivisi con il chimico del gruppo, Oscar D’Agostino, e con il professor Giulio Cesare Trabacchi, che ha prestato il grammo di radio utilizzato dai “ragazzi” per i loro esperimenti coronati da successo. Per quanto possa apparire incredibile, il momento clou fu quando nell’acqua della fontanella con i pesci rossi del cortile dell’istituto di via Panisperna quei giovanissimi geni immersero il grammo di radio, che emette neutroni, e un piccolo cilindro d’argento: ebbero infatti la conferma che l’idrogeno, costituente dell’acqua assieme all’ossigeno, rallenta significativamente i neutroni, particolare questo alla base della reazione a catena controllata delle centrali atomiche che producono corrente elettrica e utile nella reazione a catena fulminea che fa esplodere gli ordigni nucleari A, H ed N. “Ma mi spaventate i pesci…”, protestò l’ignaro custode dell’istituto.
Una volta esteso il brevetto anche all’estero, un italiano emigrato negli Usa ed ex allievo di Fermi, Gabriello Giannini, in cambio di una quota degli eventuali proventi si offrì di cercare industrie interessate allo sfruttamento del brevetto, cioè all’utilizzo della possibilità di rallentare i neutroni, e una società olandese, la Philips, anticipò le spese. Giannini si diede molto da fare, ma non combinò nulla. L’unico utilizzo fu quello del primo piccolo reattore atomico che riuscì a ottenere una reazione a catena controllata grazie soprattutto al lavoro di Fermi, emigrato negli Usa con la moglie ebrea a causa delle leggi razziali imposte dal fascismo. Il reattore faceva parte del gigantesco “progetto Manhattan” approvato dal governo Usa per produrre le prime bombe atomiche. Motivo per cui alla base di tale produzione c’era il brevetto numero 324458, registrato il 26 ottobre 1935 a Roma presso lo Studio Laboccetta.
Un bel giorno, a guerra finita, il parlamento americano approva la legge che riconosce il diritto al risarcimento per i cittadini titolari di invenzioni espropriate dal governo per utilizzarle liberamente in guerra. Oltretutto, tra i fisici al lavoro per la bomba atomica Usa c’era anche Segrè, a Los Alamos, nel cui deserto verrà fatto esplodere in via sperimentale il primo ordigno A. E c’è Pontecorvo che ha contribuito dal Canada e dall’Inghilterra. Approvata la legge, Giannini chiede allo Stato americano 10 milioni di dollari come “giusto compenso”.
Inutile il tentativo del governo Usa di sollevare il conflitto d’interessi nei confronti di Fermi perché membro anche del Comitato Consultivo della Commissione Atomica Statunitense. E’ infatti semplicemente ridicolo affermare che può avere spinto per la realizzazione dell’atomica per il proprio lucro personale.
Alla fine il governo pagherà come “giusto compenso” per l’esproprio i 400.000 dollari. Da dividere con una persona in meno: Pontecorvo infatti nel ’50 è scomparso, emigrato clandestinamente in Unione Sovietica per evitare ci fosse uno Stato col monopolio delle bombe atomiche, che avrebbe potuto così ricattare non solo Mosca, ma il mondo intero. Era scomparso già nel ‘38, forse suicida o forse in un convento, anche Ettore Majorana, il più geniale tra tutti i ragazzi di via Panisperna, ma assolutamente non interessato a guadagni né a onori di sorta dato il suo carattere molto chiuso e un po’ asociale, tant’è che non volle figurare tra i titolari dello storico brevetto.
Risultato: “Detratte le spese, comprese quelle degli avvocati, ognuno di noi ricevette 24.000 dollari”, ha precisato a suo tempo Segrè. Cifra equivalente a qualche centinaio di migliaia di euro oggi.
Il Giappone invece pagò con l’uccisione di una massa di esseri umani compresa tra le 152 mila e le 200 mila vittime nelle città rase al suolo di Hiroshima e Nagasaki, più un numero imprecisato ma enorme di feriti, mutilati, handicappati e morti successivamente a causa degli effetti delle radiazioni nucleari delle due bombe atomiche sganciate dagli Usa. Per quanto possa parere strano, questo prezzo pagato dai giapponesi non è mai stato un problema né per Fermi né per gli altri ex ragazzi di via Panisperna.
Lei non si chiama roda islanda….ne’ possiede
l’intero stato…scusi sa…
peter
x Peter
Caro Peter,
non agire come un bambino…Rhode Island e’ il mio Stato e tu sai benissimo che Rodolfo e’ ospite a tempo indefinito a casa mia.
Non esiste un Roda Islanda se non nella tua licenza poetica.
Anita
Beh e allora di che si lamenta?!?
Mah. Sara’ la logica femminile. Quando vi
vuole ci vuole…
Peter
Ci vuole solo una cosa … che ce la devi finire di introfularti nei fatti personali degli altri…nascondendo vigliaccamente in pietose poesie del cavolo quello che tu in prosa non riusciresti mai scrivere…perche’ sai che non sarebbe ne’ lecito ne’ educato.
Rodolfo
mai a scrivere(tanto per essere chiari)
Caro Gino,
il CC cucina bene quindi possiamo fidarci.
E poi passiamo a visitare una carinissima cuoca che fa un risotto al vino semplicemente sublime.
Io ho cucinato varie volte la sua Supa di mort e sempre con ottimi risultati. Solo che io la faccio al forno perchè non mi piace il bruciaticcio invece lui la preferisce sul fuoco proprio perchè se attacca gli piace di più.
Ti scrivo con le indicazioni stradali.
Un caro saluto U.
A proposito di copiare o non copiare…io le notizie le leggo e se le trovo interessanti come quella di ieri riguardo il libro autobiografico di Rushdie.. …li posto…con commenti e pensieri miei …la maggior parte delle volte ha a che fare con i nostri discorsi….qualche volta sono anche novita’ che i giornali Italiani nemmeno si sognerebbero di pubblicare.
E’ noto che in Europa per esempio vengono copiati molti articoli del New York Times…io per esempio ho adattato una poesia metasemantica al peto di nostra conoscenza adattandola perfettamente a lui….in fin dei conti e’ sempre un continuo copiare di idee e di fatti….o di nozioni gia imparate a scuola.
La cosa diventa interessante pero’ …se la si commenta con il proprio modo di vedere e sentire le cose…secondo la propria personalita’…
se non lo si fa’ …allora si puo’ dire che e’ solo e semplicemente un copia e incolla e che chi lo posta ..lo fa suo..cioe’ e’ dello stesso parere.
Scrivere per esempio …come fa’ il peto….dicendo che sono ignorante non mi sembra molto intelligente….ma lui si ritiene tale…
perche’ io modestamente ho sempre scritto che sono un ignorante….
un ignorante che mai si sognerebbe di nascondere.. quello che non potrei dire mai in un normale post…in una fantomatica e sballata poesia….intrufolarsi cosi nei fatti personali di altri blogghisti lo trovo da vigliacco…
Ma come dicevo….a proposito di copiare…
Il settimanale satirico Americano “Onion” ha inventato di sana pianta un censimento per cui gli Americani preferirebbero di gran lunga Ahmadinejad come Presidente a posto di Obama…citando anche un fantomatico abitante della West Virginia…. che avrebbe detto di preferire giocare con Ahmadinejad una partita a baseball… perche’ lui prende “la sicurezza nazionale sul serio e non si fa prescrivere dai manifestanti gay come guidare il paese … proprio cosi come Obama sta facendo. ”
Questo messaggio e’ piaciuto cosi tanto agli Iraniani che non si sono preoccupati di verificarne l’esattezza.
La notizia ripresa dall’ agenzia Fars in UK…e’ rimbalzata in televisioni e media Iraniani.
L’ editore di “Orion” Will Tracy si e’ divertito molto e si e’ congratulato con i giornalisti Iraniani per la loro “sagacia e intelligenza”.
Rodolfo
x Uroburo e Gino,
io mi sono già annunciata con un mezzo prosciutto; è solo che non so che fine abbia fatto…se se l’è tenuto il prete o se …cc l’ha rispedito al mittente…come avrebbe fatto Peter…
al quale però non spedirei nemmeno le croste di frico!!!
Mi piacerebbe venire, …
di C.G. credo che abbia la faccia come il cuore che si ritrova…ma Uroburo?
ghignante e sarcastico…mi piacerebbe per restituirgli, de visu, alcune sue carinerie!!!
Per mio marito però non sono tempi da prenotare in anticipo assenze dall’azienda…anche se avremmo entrambi un gran bisogno di uno stacco!
Mio figlio si occupa di un settore, del resto sa ancora troppo poco.
Gradirei comunque se mi fosse inviata una foto dei compagni di merende!
Ps x Uroburo.
Ha assaggiato La Gialla, bollicine ottenute dalla ribolla ?
Sylvi
X Sylvi
mandi signora, mandi. Semmai poi io manderei
il tutto alla Croce Rossa. O ai poverelli
di Roda Islanda della mia poetica fantasia
Peter
x Peter
Dear Peter,
are you OK?
You are not making any sense, when did I ever complain?
I repeat, my life is mine and mine alone, whatever decisions I make are mine, no one has the right to interfere with my life and Rodolfo’s life.
Kindly keep your thoughts for yourself and mind your own business.
Anita
x Peter
mandi, mandi!
Con l’ombrello del nonno…al suo posto!
Sylvi
Leggo che in Germania dalla Merkel in giu’ …tutti i politici sono daccordo di vietare alle ragazze di portare minigonne e che urge un nuovo modo nel vestire…..per evitare allo stupratore di non sentirsi ulteriormente provocato….. naturalmente gli stupratori potrebbero essere combattuti in modo diverso….ma essi (cosi il parere del governo Tedesco) sono imprevedibili e brutali ed e’ meglio lasciarli in pace….per cui meglio accusare le portatrici di minigonne con il loro modo di vestire di provocare e di gettare benzina sul fuoco…
annamo male…qualche giorno fa’ ho scritto come anche in Germania sia stato proibito il film che ha provocato la plebaglia Musulmana in tutto il mondo…dopo quella gia’ preventivata di Bengasi dove sono stati assassinati quattro persone la cui colpa era solo quella di essere Americani… anche loro dunque imprevedibili e bruti…i fanatici Musulmani …per cui e’ meglio lasciarli in pace e proibire il film nei cinematofrafi… e mi domando a questo punto dove andremo a finire.
Dopo aver sentito e imparato non dai giornali e non leggendo Kant…
ma dai miei genitori che la liberta’ di un individuo finisce la’ dove inizia quella dell’altro…non sarebbe meglio insegnare con fermezza che una cosa e’ una ragazza in minigonna e un’ altra lo stupro?
Non sarebbe meglio insegnare con fermezza dove sono i limiti della liberta’ e cioe’ la dove si comincia a uccidere?
Rodolfo
Peter nel suo 114 scrive:-
114peter { 28.09.12 alle 20:28 }
il trolletto camaleonte
se mimetizza il trolletto furbacchione
–
–
-Ad Uroburo con il suo 114 pero’ risponde:-
142peter { 29.09.12 alle 12:12 }
X Uroburo
In fondo neanch’io condivido Shalom.
Il trolletto e’ decisamente troppo ignorante
ossessivo ed egocentrico per fare
il provocatore.
–
Che si mettesse almeno daccordo con se stesso…ma dimostra ancora una volta di non essere ne’ affidabile ne’ credibile.
Rodolfo
X il rude
ho detto che lei e’ ignorante e rozzo cosa del resto o vvia.
Non ho mai detto che non sappia fare il furbo
peter
X anita
enjoy your life. My interference is a figment
of ur imagination. Or a persecutory delusion.
Depending…
Regards
Peter
Immaginazioni e delusioni che sono solo tue.
Credo davvero…caro Peter …che sei un uomo molto infelice e insoddisfatto….la tua vita deve essere davvero di merda…se ti prendi la briga di criticare la vita di chi e’ felice e ancora se la vuole godere.
Rodolfo
QED. non capisce un caxo ma strollaca sempre
peter
Per queste canaglie sì che ci vorrebbe la pena di morte.
http://www.megachip.info/finestre/zero-11-settembre/8980-il-neocon-qqualcuno-usi-un-trucco-per-costringerci-alla-guerraq.html
Il neocon: “Qualcuno usi un trucco per costringerci alla guerra!”
Scritto da Pino Cabras
Si sta diffondendo nei siti e nei social network di mezzo mondo la sbalorditiva performance di uno dei tanti cloni slavati della galassia neocon, Patrick Lyell Clawson, che il 26 settembre 2012 ha pronunciato un accorato appello per l’inganno e la guerra all’Iran. Il falco (una specie di morphing fra il Ricky Cunningham di Happy Days e Niccolò Machiavelli dopo una lobotomia), strilla affinché qualcuno prepari una provocazione, un atto bellico sotto falsa bandiera con cui gli USA si trovino “costretti” a entrare in guerra con l’Iran. Potrete ascoltarlo con le vostre orecchie, e leggere la tempestiva traduzione nel video realizzato da Luogocomune.net, che qui riportiamo. Ma Clawson, chi era costui? Nato nel 1951, proprio in tempi da happy days, è un economista statunitense e studioso di questioni mediorientali. Attualmente è il Direttore della Ricerca presso il WINEP (Washington Institute for Near East Policy) uno dei vari pensatoi egemonizzati dai neocon.
Il WINEP è segnato da legami fortissimi con le classi dirigenti politiche, industriali-militari, mediatiche e dell’intelligence di USA e Israele. Di solito, Clawson scatena la sua prosa guerrafondaia in veste di caporedattore di «Middle East Quarterly», una rivista talmente bellicista che gli articoli sembrano battuti direttamente col mitra.
Nel cursus honorum di chi apparecchia la vostra prossima guerra mondiale non poteva mancare un periodo di lavoro presso il Fondo Monetario Internazionale (dal 1981 al 1985), per poi ricoprire un incarico di “senior economist” alla Banca Mondiale. Pur vivendo da sempre tra Shock Economy e bombardieri, il rosso Patrick ha mantenuto un candore quasi infantile, che potrete godervi in relax, dopo esservi agghiacciati e aver fatto scongiuri e manovre di sicurezza secondo le vostre rispettive abitudini. Buona lettura e buon ascolto. Si fa per dire.
———————–
http://www.youtube.com/watch?v=PfoaLbbAix0
Intervento di Patrick L. Clawson
Francamente, penso che sia molto difficile dare inizio ad una crisi. E faccio molta fatica a vedere come il presidente degli Stati Uniti possa davvero portarci in guerra contro l’Iran.
Questo mi porta a concludere che se non si troverà un compromesso, il modo tradizionale con cui l’America entra in guerra sarebbe nel miglior interesse degli Stati Uniti. […]
Qualcuno può pensare che Roosevelt volesse entrare nella II guerra mondiale, come ha suggerito David, ma forse ricorderete che ha dovuto aspettare Pearl Harbor.
Qualcuno può pensare che Wilson volesse entrare nella I guerra mondiale, ma forse ricorderete che ha dovuto aspettare l’episodio del Lusitania.
Qualcuno può pensare che Johnson volesse mandare le truppe in Vietnam, ma forse ricorderete che ha dovuto aspettare l’episodio del Golfo del Tonchino.
Non siamo entrati in guerra con la Spagna finché non c’è stata l’esplosione sul Maine.
E vorrei anche suggerire che Lincoln non sentì di poter chiamare l’esercito federale fino a quando Fort Sumter non fosse attaccato, e per questo motivo ordinò al comandante del forte di fare esattamente ciò che quelli del Sud Carolina dicevano che avrebbe provocato un attacco.
Quindi se di fatto gli iraniani non sono disposti al compromesso, sarebbe meglio che qualcun altro iniziasse la guerra.
Si possono sempre combinare altri metodi di pressione con le sanzioni. Ho citato ad esempio quell’esplosione del 17 agosto.
Potremmo anche aumentare la pressione.
Dopotutto, signori, i sottomarini iraniani vanno periodicamente sott’acqua, ma qualcuno un giorno potrebbe anche non riemergere, chissà come mai?
Potremmo fare diverse cose se vogliamo aumentare la pressione.
Non è una cosa che sto proponendo, suggerisco soltanto che qui non siamo in una situazione di sì o no, sappiamo che o le sanzioni avranno successo oppure andrà fatto qualcos’altro.
Stiamo giocando una partita coperta con gli iraniani, e potremmo anche diventare più cattivi nel farlo.
Traduzione a cura di Luococomune.
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4093.
Un esercito con troppi assassini per divertimento, sempre impuniti:
http://ilblogdioliva.blogspot.co.il/2012/09/un-pescatore-palestinese-ucciso.html
VENERDÌ 28 SETTEMBRE 2012
PESCATORI
Un pescatore palestinese ucciso dall’esercito israeliano e suo fratello ferito con proiettili “dum dum” o “ad espansione”
Pubblicato da Rosa Schiano a 23:30
Un pescatore palestinese è stato ucciso questa mattina e suo fratello è stato ferito dall’esercito di occupazione israeliano mentre pescavano nelle acque a nord di Gaza.
I due sono fratelli sono Fahmy Abu Ryash, 23 anni, e Yousif Abu Ryash, 19 anni.
Fahmy Abu Ryad è stato colpito alla gamba sinistra, suo fratello Yousif è stato colpito alla mano sinistra.
L’esercito israeliano ha utilizzato proiettili “ad espansione”, detti anche “dum dum”, vietati dalle legge internazionale.
Successivamente all’attacco sono stati trasportati al Kamal Odwan hospital.
Qui ho incontrato un pescatore che era con loro, Mahmoud Taha Sultan, 24 anni, di cui ho raccolto la testimonianza.
Verso le 10.15 del mattino, i ragazzi stavano pescando sulle coste a nord di Gaza, nell’area di Beit Lahia.
Non si trovavano su un’imbarcazione, ma pescavano a pochi metri dalla spiaggia, in piedi, lanciando con le proprie braccia le piccole reti.
Sulle spiagge della Striscia di Gaza è possibile vedere tanti pescatori utilizzare questo tradizionale metodo di pesca. I pescatori si immergono in acqua e, con le proprie braccia, lanciano le reti, per poi ritirarle qualche minuto dopo.
I due fratelli, insieme agli altri pescatori, in tutto una quindicina, si trovavano ad una distanza di 300 metri dal confine nord con Israele. Soldati israeliani hanno improvvisamente fatto irruzione via terra ed hanno iniziato a sparare verso i pescatori.
“Non è la prima volta che sparano – racconta Mahmoud – ma in genere sparano dalle torri”.
I soldati israeliani si sono diretti accanto ai corpi dei due fratelli, ed hanno chiamato gli altri pescatori, che nel frattempo si erano allontanati per fuggire agli spari, per dir loro di recuperare i corpi. Così i pescatori hanno chiamato l’ambulanza che ha trasportato i due ragazzi al Kamal Odwan hospital.
Quando sono arrivata in ospedale, Saleh, il padre dei due fratelli, era in lacrime.
Stava pregando in moschea quando ha saputo dell’attacco. Oggi infatti è venerdì, giorno di festa per i musulmani.
“Questa è ingiustizia. Siamo nella nostra terra, non possiamo pescare, non possiamo vivere nella nostra terra”, mi ha detto, con una voce interrotta dal pianto.
Secondo Saleh, i paesi europei dovrebbero intervenire per risolvere la questione palestinese. “Questa è ingiustizia, noi siamo solo civili”, ha ripetuto.
Infine, con occhi sgranati, mi ha detto “Immagina cosa un padre deve sentire trovando i suoi figli feriti”.
Il figlio giovane, Yousef, sta bene. Ha ricevuto medicazione alla mano ed è stato rilasciato.
Non è andata così per Fahmy. Fahmy era sposato, ed aveva un bambino di un anno.
Ho incontrato Fahmy disteso sul letto, prima che entrasse in sala operatoria. Si lamentava per il dolore, sanguinava.
I dottori hanno pulito la ferita e successivamente Fahmy è stato trasportato in sala operatoria.
Il proiettile è entrato dalla gamba sinistra ed ha distrutto l’area pelvica.
“Sarà fortunato se potrà camminare di nuovo”, aveva detto un dottore.
Ho deciso di rimanere in ospedale fino al termine dell’operazione, per assicurarmi che tutto sarebbe andato bene. L’operazione sarebbe durata 2-3 ore, avevano detto i dottori.
Alle ore 14:50 un dottore ci ha comunicato che l’operazione non era ancora iniziata perché Famhy riportava una pressione del sangue molto bassa.
Alle ore 16:12 un dottore ci ha comunicato che in sala operatoria Fahmy aveva subito un arresto cardiaco, ma che si era ripreso. Purtroppo però ha subito una forte emorragia.
Alle ore 16:25 ci hanno comunicato che l’operazione era finita e che Fahmy era stato trasportato all’unità di terapia intensiva (ICU).
Successivamente un dottore mi ha detto che Fahmy ha sofferto di forte emorragia, e che si trovava in condizioni critiche: “Il proiettile ad espansione ha distrutto l’area pelvica. Ha perso un’enorme quantità di sangue”. Ha detto che Famhy aveva subito un lungo arresto cardiaco, e che il cervello sarebbe stato danneggiato. Gli ho chiesto quali erano le sue previsioni, quali sarebbero state le conseguenze, ma la sua risposta mi ha agghiacciata. “Se sopravviverà andrà bene”, mi ha detto.
Il report rilasciato dall’ospedale (foto in basso) riporta anche sono stati trovati frammenti del proiettile all’interno del corpo.
Mi sono offerta, con un attivista palestinese che era con me, di donare il sangue per Fahmy domani mattina.
Ma non è stato possibile, Fahmy è morto questa sera.
All’uscita dalla sala in cui ho parlato con i dottori, ho incontrato nuovamente i familiari di Fahmy, al momento ancora ignari delle reali condizioni del ragazzo. I dottori non avevano ancora comunicato loro la gravità della situazione.
Nei corridoi dell’ospedale alcune donne della famiglia camminavano sorrette dalle braccia dei familiari.
Il padre di Fahmy era finalmente più tranquillo, mi ha salutato sorridendo e mi ha ringraziato per la solidarietà. Ci eravamo dati appuntamento a domani. Palesemente fiducioso, sperava che tutto andasse per il meglio, “alhamdulilah”.
Gli occhi di Saleh sono grandi e buoni, occhi che esprimono storia di resistenza e di amore.
Questa sera una telefonata ha spento ogni speranza.
Fahmy non ce l’ha fatta.
Domani con forza dovrò affrontare gli occhi di Saleh, il suo dolore e quello di tutta la famiglia.
Morire per lavorare, morire per pescare.
Che cosa ha fatto Fahmy per morire a 23 anni?
Come spiegare a suo figlio di un anno il perché suo padre è stato ucciso?
Nel silenzio internazionale Israele continua ad utilizzare i proiettili “dum dum” o “ad espansione”, seppur vietati dalle convenzioni internazionali.
Perché Israele deve rimanere impunito per l’utilizzo di questi proiettili e per questi crimini contro l’umanità?
Chi rimane silente è complice di questi crimini.
Chiediamo giustizia. Chiedete giustizia insieme a noi.
29 settembre 2012
La tenda del lutto.
Le donne della famiglia siedono intorno alla madre di Fahmi, che stringe tra le sue braccia la giovane moglie del figlio. Facendomi sentire parte della famiglia, mi invitano a sedermi accanto alle due donne. La giovane moglie non riesce a pronunciare nemmeno una parola, ma i suoi occhi lacrimanti parlano per lei. Le tengo stretta la mano. La madre di Fahmi mi chiama dolcemente “habibi, habibi”, le dico che ci sono tante persone in Italia che sono vicine alla loro famiglia e le esprimono solidarietà. Rimango in silenzio in quella stanza a condividere il loro dolore.
Al momento di andare, incrocio il padre di Fahmi, con cui avevo parlato ieri in ospedale, dagli occhi grandi e buoni. “Ana asfa” (mi dispiace), gli dico, e lui, ringraziando Dio, “alhamdulilah” , accennandomi un sorriso. Poi, avrebbe voluto dirmi qualcosa, ma le sue labbra hanno iniziato a tremare e gli occhi a lacrimare, ed alcune donne della famiglia l’hanno portato all’interno dell’abitazione.
Sono andata via sentendo le gambe tremare, e allontanatami dall’abitazione, non ho potuto fare a meno di cacciare in lacrime il dolore accumulato da ieri e forse da troppo tempo. Andrò nei prossimi giorni a visitare nuovamente la famiglia di Fahmi, ed il piccolo figlio di un anno che crescerà senza padre, morto perché pescatore.
La giornalista israeliana Amira Hass denuncia la politica israeliana di rubare anche l’acqua ai palestinesi.
http://znetitaly.altervista.org/art/7818
Due acquedotti per due popoli: la politica dell’acqua
28 SETTEMBRE 2012 0
di Amira Hass – 24 settembre 2012
L’Amministrazione Civile dell’IDF sta impedendo all’Autorità Palestinese di costruire un acquedotto che possa alleviare il problema di carenza d’acqua che coinvolge 600.000 palestinesi nella Cisgiordania.
La ragione addotta per questa scelta è che una sezione di meno di due chilometri di questa opera tangerebbe la Route 60 creando disagio agli ebrei che percorrono quella strada.
La quantità annuale di acqua che viene portata alla zona è di circa 20 milioni di metri cubi – 90 litri pro capite al giorno.
Una significativa quantità d’acqua viene persa nel percorso per varie motivazioni.
Questo distretto necessita di altri 13 milioni di metri cubi all’anno per utilizzo domestico, escludendo l’uso per l’agricoltura.
Da maggio ad ottobre l’acqua, per i palestinesi, viene pesantemente razionata.
Alcune zone hanno acqua per poche ore la settimana, altre due volte al mese o anche meno.
Attività banali come la pulizia della casa e il lavaggio dei vestiti dipendono dalla disponibilità di acqua.
Ogni giorno 400 camion-serbatoi la trasportano dal deposito centrale verso ospedali, aziende, scuole ed altre strutture pubbliche nella regione.
Circa metà dell’acqua di Hebron arriva da sorgenti e serbatoi. L’altra metà la compra l’Autorità Palestinese dalla Compagnia dell’Acqua Israeliana (Mekorot).
Circa 10.000 metri cubi al giorno, più di un terzo della quantità comprata, vengono veicolati verso il deposito centrale attraverso un acquedotto di 11 km che parte da Dir Sha’ar (Etzion).
Circa metà di quest’acqua viene persa nel tragitto, secondo quanto mostrano le fatture mensili della Mekorot.
I palestinesi pagano la quantità d’acqua effettivamente giunta al deposito meno quella necessaria a sostentare l’insediamento di Carmei Zur (circa 100 metri cubi d’acqua al giorno).
L’Autorità Palestinese aveva progettato di sostituire quest’acquedotto dal 2008, con l’aiuto dell’USAID.
Nella descrizione del nuovo progetto la compagnia di costruzione statunitense MWH descrive la struttura attuale: costruita da Israele nel 1972, perde circa il 45%/50% del flusso che trasporta a causa del suo deterioramento, di connessioni illegali e di una costruzione iniziale approssimativa.
Molta dell’acqua veicolata viene rubata soprattutto per le coltivazioni.
La qualità dell’acqua, secondo la MWH, non è sicura dal punto di vista della potabilità.
L’autorità Palestinese, insieme con la MWH, ha progettato un nuovo percorso accanto alla strada per prevenire approvvigionamenti illegali. Un nuovo più grande acquedotto ridurrebbe le perdite e assicurerebbe la qualità dell’acqua.
Mekerot ha accettato di aumentare la quantità di acqua per Hebron di 5000 metri cubi al giorno.
Nell’agosto del 2010 il progetto è stato approvato dal Comitato Congiunto (israelo-palestinese) sull’Acqua .
Questo come previsto dagli accordi di Oslo.
L’Amministrazione Civile avrebbe dovuto approvare il percorso il quale si trova a passare dall’area C.
Si è deciso di costruire nove chilometri della struttura lungo un percorso già esistente lasciando 1.9 chilometri lungo la Route 60.
Un ingegnere palestinese ha dichiarato che “si è reso necessario per evitare di distruggere due case e danneggiare irrimediabilmente i vigneti”.
Ma l’Amministrazione Civile ha negato il permesso segnalando che “la costruzione creerebbe disagio ai guidatori ebrei” (sempre secondo lo stesso ingegnere).
“Quando fanno manutenzione su altre strade nella Cisgiordania non creano disagio al traffico?”
Come tutte le cittadine del distretto di Hebron, Jabar, situata nella zona H2 (sotto giurisdizione israeliana) riceve acqua una volta ogni diverse settimane. Alcune delle porte e delle finestre sulla strada sono state sigillate e i vicoli sono stati bloccati.
Solamente veicoli israeliani diretti e provenienti dalle case degli ebrei nella Hebron Vecchia e dalla tomba dei patriarchi sono autorizzati a passare.
I serbatoi d’acqua non sono permessi nelle case palestinesi e dunque i residenti usano delle “buche”.
Il 26 agosto dei bulldozer, accompagnati dai soldati israeliani, hanno cominciato a scavare in mezzo alle case della zona.
Dopo molte proteste l’amministrazione civile ha comunicato ai residenti che l’acquedotto che precedentemente approvvigionava i coloni (la cui acqua non è razionata) sarebbe stata sostituito da uno sopraelevato.
Il palestinesi temono che la costruzione possa danneggiare alcuni antichi edifici, risalenti al periodo dei mamelucchi.
In alcune zone il nuovo acquedotto è stato agganciato a case palestinesi.
Il Coordinatore delle Attività di Governo nei Territori (COGAT–> N.d.T. Organismo militare israeliano di controllo) ha dichiarato che “la decisione di sostituire l’acquedotto sotterraneo con uno sopraelevato è in discussione presso l’Alta Corte di Giustizia.
Sostituire la struttura, utilizzata dai coloni di Hebron, protegge dalle ruberie d’acqua messe in atto dai palestinesi. E’ previsto che sia sopraelevato ma nelle zone in cui sono presenti edifici antichi verrà interrato.”
Per quanto riguarda l’acquedotto vicino alla Route 60 “l’Amministrazione Civile ha approvato gran parte del suo percorso ma una sezione danneggerebbe il traffico”.
“Non può essere costruito in zone adiacenti alla strada poiché si trovano già alcune case. Piani alternativi non sono stati proposti.”
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
http://www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/two-pipes-for-two-peoples-the-politics-of-water-by-amira-hass
Originale: http://www.haaretz.com/news/features/two-pipes-for-two-peoples-the-politics-of-water-in-the-west-bank.premium-1.466250
traduzione di Fabio Sallustro
La feccia coloniale sempre più violenta
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=36025&typeb=0&Firing-Zone-918-aumenta-la-violenza-dei-coloni
di Erica Greca
Gerusalemme 29 Settembra 2012. Nena News – A poco più di un mese dalla scadenza dell’ordine che impedisce la deportazione degli abitanti di otto dei dodici villaggi della Firing Zone 918 – l’area delle colline a sud di Hebron -, la tensione resta alta nell’area.
«Dall’inizio di quest’anno i più di mille palestinesi delle comunità della zona sono stati quasi quotidianamente vittima di intimidazioni e assalti da parte dei coloni dei vicini out post di Havat Maon, Avigail e Mitzpe Yair- spiega Guy Butavia di Tayush, un movimento israelo- palestinese particolarmente attivo nell’area- Si passa dai danneggiamenti di olivi e proprietà, all’allontanamento dei pastori dalla terra in cui avrebbero diritto a pascolare, fino ad arrivare all’aggressione fisica con bastoni e fionde». L’ultimo grave episodio registrato nell’area risale al 27 agosto, quando un sessantasettenne di Bir al Idd è stato attaccato da quattro coloni mascherati e armati di bastoni e rasoi.
Alle impunite violenze dei coloni, vanno ad aggiungersi gli abusi e le restrizioni imposte dalle forze di occupazione. La frequente presenza di checkpoint mobili rende difficoltosi i collegamenti tra i villaggi stessi e verso la città di Yatta, vitale centro economico per tutte le popolazioni della regione, che ne dipendono durante la stagione estiva per l’approvvigionamento di acqua.
All’inizio del mese di agosto, due elicotteri e sei veicoli militari hanno rocambolescamente invaso il khirbet di Jinba, a 5 km dalla Green Line, riversando nel villaggio una settantina di soldati che hanno violentemente perquisito le abitazioni, contravvenendo all’ingiunzione della Corte suprema israeliana la quale attualmente impedisce ogni attività di training militare nell’area.
La lista delle violazioni è lunga e pesa come un macigno sulla difficile quotidianità dei circa 1500 abitanti dell’area, già complicata dalle condizioni di vita imposte dalle politiche israeliane adottate in area C. Senz’acqua, elettricità o possibilità di costruire alcuna struttura, i palestinesi delle colline a sud di Hebron continuano con sempre crescente difficoltà a condurre lo stile di vita tradizionale, pascolando greggi e coltivando quel poco che la natura del terreno gli consente. Dalle loro grotte, guardano gli insediamenti crescere e proliferare, mentre su di loro incombe il rischio di una seconda evacuazione, dopo il trasferimento forzato del novembre 1999. In quell’occasione, gli abitanti furono autorizzati a tornare ai loro villaggi dalla Corte Suprema Israeliana, che tuttavia non si espresse sullo status finale dell’area. La questione è stata risollevata lo scorso luglio, quando, esponendo la posizione dello Stato alla Corte, il Ministro della Difesa Ehud Barak ha reclamato l’area come zona di training militare, alla quale i palestinesi potranno accedere in determinati periodi dell’anno previo ottenimento di un permesso. Gli abitanti dei khirbet avranno tempo fino al 1° novembre per rivolgersi nuovamente alla Corte.
L’espansione degli insediamenti, le attività dei coloni, frequentemente condotte con la colpevole connivenza dei soldati, gli abusi dei militari stessi e le frequenti demolizioni impediscono lo sviluppo di queste comunità, rendendone la vita impossibile. «La speranza degli sforzi congiunti di coloni e autorità di occupazione è che la popolazione se ne vada spontaneamente- conclude Butavia-. In questo modo, è chiaro che l’impatto di un nuovo eventuale trasferimento forzato sarebbe minore».Nena News
x Peter
Vedi Peter i nostri piaceri sono semplici…Rodolfo fa il pane in casa, questa sera faro’ il minestrone alla milanese, ogni giorno una piccola sorpresa…cose da poveri diavoli…che hanno imparato a volersi bene.
Anita
Good for you. And I care because…?
Peter
Il suo 169 e’ una storia triste senza dubbio.
Ci sono pero’ secondo me nel racconto alcune incongruenze che non capisco….a parte i proiettili dum dum…
1) E’ possibile che i soldati Israeliani abbiano sparato senza un motivo plausibile?
2)Che abbiano passato la frontiera?
3)E’ scritto che non si trovavano su una imbarcazione….che pescavano a pochi metri dalla spiaggia…che i pescatori erano almeno 15 …. che si trovavano a ben 300 metri dal confine…..e che spesso sono li a pescare “a pochi metri dalla spiaggia”…parecchi pescatori dunque sono li ogni giorno a pescare…
che soldati Israeliani hanno fatto irruzione via terra…dunque oltrepassato la linea di confine …..e fatti 300 metri sparano proprio a quei due e poi chiamano gli altri pescatori per aiutare i feriti o per chiamare qualcuno e portarli all’ ospedale.
Caro Nicotri….ma non le sembra una storia molto strana…a parte il racconto strappalacrime?
Mi scusi ….ma lei cosa fa’….non verifica l’ esattezza?
Fa’ come gli Iraniani del mio post Nr. 157?
Non so’ il racconto mi e’ sembrato inverosimile….persino impossibile…per cui mi sono informato.
I due sono stati feriti dalla marina Israeliana a piu’ di tre miglia della costa e poi aiutati a raggiungere riva.
I pescatori sanno che non possono superare le tre miglia….se questo poi e’ giusto o no e’ un’ altro discorso….ma l’ articolo postato da lei non descrive i fatti come sono veramente accaduti…ma il falso…
intanto …come ho visto la rete e’ piena di questo racconto a cui anche un bambino non crederebbe.
Un salutoRodolfo
x Peter
Ovviamente ti interessa perche’ continui a batterci sopra.
Best if you don’t care, we’ll be happier….!!!
Ciao,
Anita
x Silvy.
La mia faccia è quella di chissà chi altro anche se da ragazzo (e anche un pò più in là) ero un piacione che fischiava alle donne, credulone e romantico, con due baffi da uomo.
Urca! Sto copiando Franz De Gregori..
Avrei piacere conoscerti di persona e, in un eventuale incontro di boxe tra te e Uroburo, farei volentieri l’arbitro tassativamente neutrale!
E Pino, magari, il giudice di ring.
Fammi sapere, mi procuro due paia di guantoni e due paia di mutandoni..
C.G.
Cara Silvy,
ma guardi che Ognissanti è festa! Suvvia, un piccolo stacco.
Comunque volevo un suo consiglio:
una settimana fa ho fatto una torta di mele da 29 centimetri, cotta a 180° per 75 minuti. Mi è venuta cruda.
Avevo pensato che 180 gradi potessero essere troppi perchè avrebbero potuto fare una crosta molto cotta ma senza cuocere l’interno.
Oggi ho fatto un’altra torta di mele da 20 centimetri, l’ho fatta cuocere a 155° per due ore e mezzo. Secondo me ed i miei commensali era perfetta.
Lei come si regola?
Un cordiale saluto U.
caro Uroburo,
faccio raramente la torta di mele, quella di nonna Papera per capirsi.
Faccio spesso invece lo strudel…dei bei salsicciotti ben ripieni di mele, uvetta, noci e pinoli, e con la sfoglia sottile.
Quelli vanno per 45′ a 180°/190°.
Se sono particolarmente farciti…li lascio in forno spento.
La torta, invece, non mi pare che la sua soluzione sia canonica…
Io l’avrei messo a 180° abbondanti per meno di un’ora e a metà cottura avrei coperto la teglia con un foglio di alluminio per evitare che bruci.
Comunque faccia sempre la prova ” dello stecco”…lo infili in mezzo e se esce asciutto la torta è pronta.
Mi pare che sia i 155° che le due ore e mezza siano una cosa strana…oltrettutto sicuramente la torta dovrebbe essere venuta piuttosto asciutta…roba da rovesciare sopra un bicchierozzo di grappa per ammorbidirla. Scherzo!
Beh, se non altro parlando SOLO di cucina , potremmo evitare un
match!
buonanotte
Sylvi
Daccordo con Sylvi….per una di 20 o anche di 29 cm di diametro….
sono sufficienti 1 ora a 180 gradi.
R
Ps …se Uroburo scrive :-“Oggi ho fatto un’altra torta di mele da 20 centimetri, l’ho fatta cuocere a 155° per due ore e mezzo”
vuole sicuramente scherzare…..
Ma pensandoci meglio …..dato che la prima gli e’ uscita cruda e la seconda dopo 2 0re e mezza gli e’ uscita quasi buona…
che la temperatura del forno sia sballata.
Consiglierei a Uroburo dunque di controllare.
R
Ha parlato Gualtiero Marchesi, il più grande cuoco italiano di tutti i tempi…
tzè.
C.G.
xcg
ho imparato a cucinare per necessita’ …circa 15 anni di “ragazzo padre ” hanno lasciato il segno…poi e’ diventato un hobby e mi diverto molto….ma quanti errori….ma io dagli errori imparo…
tu mi sembra di no.
R
I soldati israeliani ammazzano per divertimento, sempre impuniti, la civilissima Europa se ne strafotte.
http://miryammarino.blogspot.it/2012/09/gaza-israele-assassina-ancora-innocenti.html
SABATO 29 SETTEMBRE 2012
GAZA ISRAELE ASSASSINA ANCORA INNOCENTI E IL MONDO TACE
Cronaca di una giornata atroce. Un pescatore palestinese è stato ucciso questa mattina e suo fratello è stato ferito dall’esercito di occupazione israeliano mentre pescavano nelle acque a nord di Gaza. I due sono fratelli sono Fahmy Abu Ryash, 23 anni, e Yousif Abu Ryash, 19 anni. Fahmy Abu Ryad è stato colpito alla gamba sinistra, suo fratello Yousif è stato colpito alla mano sinistra. L’esercito israeliano ha utilizzato proiettili “ad espansione”, detti anche “dum dum”, vietati dalle legge internazionale. Successivamente all’attacco sono stati trasportati al Kamal Odwan hospital. Qui ho incontrato un pescatore che era con loro, Mahmoud Taha Sultan, 24 anni, di cui ho raccolto la testimonianza. Verso le 10.15 del mattino, i ragazzi stavano pescando sulle coste a nord di Gaza, nell’area di Beit Lahia. Non si trovavano su un’imbarcazione, ma pescavano a pochi metri dalla spiaggia, in piedi, lanciando con le proprie braccia le piccole reti. Sulle spiagge della Striscia di Gaza è possibile vedere tanti pescatori utilizzare questo tradizionale metodo di pesca. I pescatori si immergono in acqua e, con le proprie braccia, lanciano le reti, per poi ritirarle qualche minuto dopo. I due fratelli, insieme agli altri pescatori, in tutto una quindicina, si trovavano ad una distanza di 300 metri dal confine nord con Israele. Soldati israeliani hanno improvvisamente fatto irruzione via terra ed hanno iniziato a sparare verso i pescatori. “Non è la prima volta che sparano – racconta Mahmoud – ma in genere sparano dalle torri”. I soldati israeliani si sono diretti accanto ai corpi dei due fratelli, ed hanno chiamato gli altri pescatori, che nel frattempo si erano allontanati per fuggire agli spari, per dir loro di recuperare i corpi. Così i pescatori hanno chiamato l’ambulanza che ha trasportato i due ragazzi al Kamal Odwan hospital. Quando sono arrivata in ospedale, Saleh, il padre dei due fratelli, era in lacrime. Stava pregando in moschea quando ha saputo dell’attacco. Oggi infatti è venerdì, giorno di festa per i musulmani. “Questa è ingiustizia. Siamo nella nostra terra, non possiamo pescare, non possiamo vivere nella nostra terra”, mi ha detto, con una voce interrotta dal pianto. Secondo Saleh, i paesi europei dovrebbero intervenire per risolvere la questione palestinese. “Questa è ingiustizia, noi siamo solo civili”, ha ripetuto. Infine, con occhi sgranati, mi ha detto “Immagina cosa un padre deve sentire trovando i suoi figli feriti”. Il figlio giovane, Yousef, sta bene. Ha ricevuto medicazione alla mano ed è stato rilasciato. Non è andata così per Fahmy. Fahmy era sposato, ed aveva un bambino di un anno. Ho incontrato Fahmy disteso sul letto, prima che entrasse in sala operatoria. I dottori hanno pulito la ferita e successivamente Fahmy è stato trasportato in sala operatoria. Il proiettile è entrato dalla gamba sinistra ed ha distrutto l’area pelvica. “Sarà fortunato se potrà camminare di nuovo”, aveva detto un dottore. Ho deciso di rimanere in ospedale fino al termine dell’operazione, per assicurarmi che tutto sarebbe andato bene. L’operazione sarebbe durata 2-3 ore, avevano detto i dottori. Alle ore 14:50 un dottore ci ha comunicato che l’operazione non era ancora iniziata perché Famhy riportava una pressione del sangue molto bassa. Alle ore 16:12 un dottore ci ha comunicato che in sala operatoria Fahmy aveva subito un arresto cardiaco, ma che si era ripreso. Purtroppo però ha subito una forte emorragia. Alle ore 16:25 ci hanno comunicato che l’operazione era finita e che Fahmy era stato trasportato all’unità di terapia intensiva (ICU). Successivamente un dottore mi ha detto che Fahmy ha sofferto di forte emorragia, e che si trovava in condizioni critiche: “Il proiettile ad espansione ha distrutto l’area pelvica. Ha perso un’enorme quantità di sangue”. Ha detto che Famhy aveva subito un lungo arresto cardiaco, e che il cervello sarebbe stato danneggiato. Gli ho chiesto quali erano le sue previsioni, quali sarebbero state le conseguenze, ma la sua risposta mi ha agghiacciata. “Se sopravviverà andrà bene”, mi ha detto. Mi sono offerta, con un attivista palestinese che era con me, di donare il sangue per Fahmy domani mattina. Ma non è stato possibile, Fahmy è morto questa sera. All’uscita dalla sala in cui ho parlato con i dottori, ho incontrato nuovamente i familiari di Fahmy, al momento ancora ignari delle reali condizioni del ragazzo. I dottori non avevano ancora comunicato loro la gravità della situazione. Nei corridoi dell’ospedale alcune donne della famiglia camminavano sorrette dalle braccia dei familiari. Il padre di Fahmy era finalmente più tranquillo, mi ha salutato sorridendo e mi ha ringraziato per la solidarietà. Ci eravamo dati appuntamento a domani. Palesemente fiducioso, sperava che tutto andasse per il meglio, “alhamdulilah”. Gli occhi di Saleh sono grandi e buoni, occhi che esprimono storia di resistenza e di amore. Questa sera una telefonata ha spento ogni speranza. Fahmy non ce l’ha fatta. Domani con forza dovrò affrontare gli occhi di Saleh, il suo dolore e quello di tutta la famiglia. Morire per lavorare, morire per pescare. Che cosa ha fatto Fahmy per morire a 23 anni? Come spiegare a suo figlio di un anno il perché suo padre è stato ucciso? Nel silenzio internazionale Israele continua ad utilizzare i proiettili “dum dum” o “ad espansione”, seppur vietati dalle convenzioni internazionali. Perché Israele deve rimanere impunito per l’utilizzo di questi proiettili e per questi crimini contro l’umanità? Chi rimane silente è complice di questi crimini. Chiediamo giustizia. Chiedete giustizia insieme a noi. (foto disponibili sul mio blog http://ilblogdioliva.blogspot.co.il/2012/09/un-pescatore-palestinese-ucciso.html ) Rosa Gaza 28 settembre 2012
Pubblicato da Miryam Marino
Rodolfo { 29.09.12 alle 20:56 }
Il suo 169 e’ una storia triste senza dubbio.
Ci sono pero’ secondo me nel racconto alcune incongruenze che non capisco….a parte i proiettili dum dum…
1) E’ possibile che i soldati Israeliani abbiano sparato senza un motivo plausibile?
2)Che abbiano passato la frontiera?
3)E’ scritto che non si trovavano su una imbarcazione….che pescavano a pochi metri dalla spiaggia…che i pescatori erano almeno 15 …. che si trovavano a ben 300 metri dal confine…..e che spesso sono li a pescare “a pochi metri dalla spiaggia”…parecchi pescatori dunque sono li ogni giorno a pescare…
che soldati Israeliani hanno fatto irruzione via terra…dunque oltrepassato la linea di confine …..e fatti 300 metri sparano proprio a quei due e poi chiamano gli altri pescatori per aiutare i feriti o per chiamare qualcuno e portarli all’ ospedale.
Caro Nicotri….ma non le sembra una storia molto strana…a parte il racconto strappalacrime?
Mi scusi ….ma lei cosa fa’….non verifica l’ esattezza?
Fa’ come gli Iraniani del mio post Nr. 157?
Non so’ il racconto mi e’ sembrato inverosimile….persino impossibile…per cui mi sono informato.
I due sono stati feriti dalla marina Israeliana a piu’ di tre miglia della costa e poi aiutati a raggiungere riva.
I pescatori sanno che non possono superare le tre miglia….se questo poi e’ giusto o no e’ un’ altro discorso….ma l’ articolo postato da lei non descrive i fatti come sono veramente accaduti…ma il falso…
intanto …come ho visto la rete e’ piena di questo racconto a cui anche un bambino non crederebbe.
Un salutoRodolfo
ed anche il 183 ….
Cara Silvy caro Rodolfo,
non si tratta di un errore: facendo cuocere la torta a 155-160° per due ore è venuta perfetta.
Tenete presente che la torta di mele, che io faccio aggiungendo un poco di latte (meno di un bicchiere) per rendere la pasta più morbida, è molto umida. Io poi faccio quel tipo di torta in cui si mescolano le mele NELLA pasta e non a fette sottili sopra.
Ho anche scoperto un modo nuovo (nuovo per me) di impastare che mi evita la formazione dei frati:
ad esempio ieri ho preso 150 grammi di farina e di zucchero e li ho mescolati insieme, ci ho messo anche la buccia di un limone grattugiata, un pizzico di cannella e mezzo cucchiaino di sale. Dopo aver mescolato bene ho aggiunto un uovo e 75 grammi di burro fuso ed ho mescolato ancora. Siccome era troppo compatta ho aggiunto poco più di mezzo bicchiere di latte. Poi ho aggiunto 400 gr. di mele tagliate a pezzetti grandi come la punta di un dito ed ho trasferito tutto nella tortiera da 20 centimetri.
Come potete vedere io non uso lievito: non sono capace e non mi interessa che lieviti: la torta di mele è già morbida di suo.
Un saluto U.
PS. Io di solito faccio solo torte che non necessitano di lievito: questa torta di mele, la torta sbrisolona, la torta di zucca, la torta di cocco, la bisciola valtellinese, il panettone genovese.
Sono solo un dilettante che si industria.
Messa in formo preriscaldato come vi ho detto è venuta perfetta.
PS. Certo, potrebbe darsi che il mio forno non sia ben regolato.
Però mi sembra un po’ strano che mi cucini bene tutto il resto e non i dolci …
Un saluto U.
caro Uroburo,
anche senza lievito, o soprattutto perchè non c’è lievito, in proporzione agli ingredienti che elenca, mi pare scarso il burro e un solo uovo…considerando che le mele emettono umidità…in queste condizioni si giustifica la sua cottura kilometrica.
Ma non so…la sua non è una torta di mele classica, nè una sbrisolona mantovana…niente di male…la cucina è creatività per tentativi. Se ha soddisfatto gli ospiti…ha raggiunto lo scopo!
Per l’esperienza che ho, le mele nelle torte sono abbastanza difficili da inserire…o si abbrustoliscono come nella crostata o restano mollicce come nella torta…per questo amo lo strudel…o forse perchè ne ho una lunga esperienza.
Anche se il mio strudel non assomiglia assolutamente a quelle “cose” che si comprano in pasticceria da noi…in Italia.
Quello vero, quello prima cosparso di pane grattugiato e tostato in burro, poi cosparso di ingredienti, innevato di cannella e infine arrotolato…è lo stesso procedimento della gubana e degli strucoli triestini.
Un tempo non mi perdevo lo strudel austriaco…quello caldo con zucchero a velo e colante burro fuso da tutti i pori.
Adesso ingrasso solo a vederlo!
Penso che la Merchel si sia sentita affibbiare i gentili commenti di quel “signore” di Arcore …forse a causa di strudel e krafen!!!
Sempre meglio, però, che il pastone schifoso che ha in testa il “signore”!
buonagiornata!
Sylvi
Ps x Uroburo
Se ha il forno che, appena spento le segnala il calore residuo…dovrebbe regolarsi…altrimenti non le resta che acquistare un termometro da forno!
S.
Le solite truffe manipolatorie delle notizie per spingere allo “scontro di civiltà”, cioè per spingere alla guerra capovolgendo l verità dei fatti.
http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/8918-come-uno-sciita-siriano-ucciso-dai-ribelli-diventa-un-martire-cristiano-tunisino.html
Come uno sciita siriano ucciso dai ribelli diventa un martire cristiano tunisino
Scritto da Miguel Martinez
Giovedì 20 Settembre 2012 08:34
Guerra e verità
di Miguel Martinez – Kelebek Blog.
Da Loonwatch, un interessante esempio di manipolazioni mediatiche.
A maggio, un certo TimeToFightBack1 – il cui account è stato poi terminato da Youtube – posta in rete un video, intitolato ‘Free Syrian Army’ Behead a Civilian. E cioè, “l’Esercito Siriano Libero [la guerriglia antigovernativa] decapita un civile”. Il contesto non è chiaro, ma “il dialetto, il terreno e l’abbigliamento indicano tutti la Siria“. Soprattutto, gli assasini chiamano la vittima rāfiḍī, un termine usato negli ambienti sunniti estremisti per indicare gli sciiti, e per estensione anche gli aleviti (alawiti).
Non possiamo dire molto altro, ma l’odio antisciita è certamente forte nella guerriglia siriana, e noi messicani non abbiamo il monopolio dei video, come dire, dimostrativi.
A giugno, il video viene ripreso in parte dal presentatore Tawfiq Okasha sul canale egiziano Masr al-Youm, in un contesto di intensa polemica con i Fratelli Musulmani: senza dare alcuna spiegazione, dichiara che si tratta della decapitazione di “un cristiano convertito in Tunisia“, dove aveva appunto trionfato un partito vicino ai Fratelli Musulmani.
Evidentemente, ci sono pochi sciiti e molti cristiani in Egitto, e la situazione siriana è troppo ingarbugliata da lasciarsi facilmente manipolare, quindi la polemica è meglio servito creando un contesto del tutto nuovo per il video.
Un paio di settimane fa, Okasha ha anche fondato un partito espressamente basato sulla lotta contro i Fratelli Musulmani.
Il passaggio in TV viene colto da Raymond Ibrahim, uno statunitense di origine copta che lavora come ricercatore presso il David Horowitz Freedom Center ed è un “associate fellow” del Middle East Forum di Daniel Pipes: David Horowitz è un signore che sta seduto al centro stesso di una gigantesca ragnatela di strutture e think tank islamofobi, che in otto anni ha incassato 8,5 milioni di dollari da una serie di fondazioni di destra.
Raymond Ibrahim fa il rilancio sul sito del Gatestone Institute di New York, fondato da Nina Rosenwald, ereditiera dell’impero commerciale Sears Roebuck e figlia del fondatore dell’United Jewish Appeal, la primaria organizzazione di raccolta di fondi a sostegno di Israele.
Nina Rosenwald è anche membro del direttivo di AIPAC, la lobby israeliana negli Stati Uniti, ed è presidente di MEMRI, l’agenzia specializzata nella diffusione di notizie parziali sul Medio Oriente.
Il servizio di Masr al-Youm ricompare così su Youtube, con il titolo “Graphic Video: Muslims Slaughter Christian Convert in ‘Moderate’ Tunisia“.
In Italia, il video è stato ripreso dal quotidiano Libero.
Sulla pagina del sito di Libero che ospita il video, leggiamo un tipico commento:
Postato da Florian | 22:54 05/07/2012
Stupido occidente corrotto e vigliacco!
Lo avete guardato fino in fondo questo filmato? Avete avuto il coraggio di guardarlo? Questi filmati dovrebbero essere proposti giornalmente. Io odio l’Islam io odio gli islamici, sono miei nemici. Il motivo risiede nella loro bestiale ottusità. Quanti nostri fratelli cristiani sono costretti a subire queste torture. Io non chinerò mai la testa di fronte a questi rifiuti dell’umanità, non porgerò mai l’altra guancia e se dovesse rendersi necessario li caccerò e li stanerò come si fa con i ratti, nessuna pietà…la stessa che non hanno avuto per questo povero ragazzo sgozzato come una capra. Siano maledetti tutti coloro che consentono giornalmente a questi sgozzatori di circolare per le nostre strade, se esiste l’inferno hanno un posto assicurato. Vorrei un giorno poter vendicare quel ragazzo, non userei una lama, ma a mani nude strapperei le braccia a quel boia e gliele farei ingoiare, maledetto lui e maledetto il dio per il quale sta uccidendo.
Fonte: http://kelebeklerblog.com/2012/09/20/come-uno-sciita-siriano-ucciso-dai-ribelli-diventa-un-martire-cristiano-tunisino.
Cara Silvy,
la mia ricetta mi dà, per una tortiera da 24 centimetri, le seguenti dosi:
mele (da pulire) 700 gr, farina 200 gr, zucchero 200 gr , burro 100 gr, latte 200 ml, uova 2, cannella in polvere 1 cucchiaino raso, lievito chimico in polvere 1 bustina, limoni la scorza grattugiata di 1, sale un pizzico, vanillina 1 bustina.
Io ho messo un solo uovo per la tortiera da 20 con 460 grammi di mele, da pulire, pari a 380 pulite ed ho messo gli altri ingredienti in proporzione.
Come ho detto per anni il gentiluomo di Arcore, come lo chiama lei, era oggetto di risate in tutte le cancellerie d’Europa. Lo sapevano tutti, tranne, ovviamente, i giornalisti ittagliani.
Ognuno nella vita si mangia la minestra che si cucina, soprattutto in un sistema capitalistico, e Dio non ha MAI pietà per gli imbecilli.
Quindi noi ci troveremo rapidamente con un parlamento privo di maggioranza o con maggioranza debolissima nella solita palude di sempre. Grazie all’audace Renzi ed alla comatosa confusione del poppppolo. Bisogna sempre fare una gran confusione per far finta di cambiare senza mai cambiare nulla. A Napoli la chiamano ammuina (fare la).
Un saluto U.
Stimolato dalla Silvy, invio la parte terminale dell’Articolo di Scalfari su Repubblica di oggi.
Lui è un liberale di sinistra io sono un socialdemocratico ma sottoscrivo quel che dice fino all’ultima goccia del mio sangue. U.
———————————————-
Da Repubbicaonline del 30 settembre 2012.
Articolo di Eugenuio Scalfari, parte finale.
Renzi. Per quanto riguarda il suo programma politico, per il poco che risulta dalle sue carte e dalle sue prolusioni, si tratta di un’agenda generica che enuncia temi senza svolgerli. I temi sono quelli che campeggiano da mesi sui giornali, le soluzioni però Renzi non le indica. Quindi il suo programma è carta straccia.
Una sola cosa è chiara: Renzi sa parlare e richiama molto abilmente l’attenzione sotto l’oculata gestione di Gori, ex dirigente di Fininvest. Renzi piace perché è giovane. È un requisito sufficiente? Politicamente è molto più di centrodestra che di centrosinistra. Se vincerà le primarie il Pd si sfascerà ma non perché se ne andrà D’Alema o Veltroni o Franceschini, ma perché se ne andranno tutti quelli che fin qui hanno votato Pd come partito riformista di centrosinistra.
Non a caso Berlusconi loda Renzi pubblicamente; non a caso i suoi sponsor sono orientati più a destra che a sinistra e non a caso lo stesso Renzi dice che queste due parole non hanno più senso. Hanno un senso, eccome. Nell’equilibrio tra i due fondamentali principi di libertà e di eguaglianza la sinistra sceglie l’eguaglianza nella libertà e la destra sceglie la libertà senza l’eguaglianza. Questa è la differenza e non è cosa da poco.
Io sono liberale di sinistra per mia formazione culturale. Ho votato per molti anni per il partito di Ugo La Malfa. Poi ho votato il Pci di Berlinguer, il Pds, i Ds e il Pd. Se i democratici andranno alle elezioni con Renzi candidato, io non voterò perché ci sarà stata una trasformazione antropologica nel Pd, analoga a quella che avvenne nel Partito socialista quando Craxi ne assunse la leadership, senza dire che Craxi aveva una visione politica mentre Renzi non pare che ne abbia alcuna salvo la rottamazione. Francamente è meno di niente.
Un solo breve commento all’articolo di Scalfari.
Scalfari dice che non è affatto vero che non c’è più nessuna differenza tra destra e sinistra. Sono totalmente d’accordo con lui ed aggiungo che questo tema è SEMPRE stato tipico della destra.
E’ sempre stata la destra – in determinati momenti storici, e solitamente dopo una sonora sconfitta e quando erano in minoranza – a dire che tanto destra e sinistra sono uguali e che si tratta di divisioni ormai superate.
Destra e sinistra sono due visioni antitetiche della politica e non possono essere superate, non lo saranno mai. Naturalmente il concetto di destra e di sinistra non è più quello di quando è nata negli Stati Generali di Francia nel maggio 1789 o quella dei tempi di Lenin.
I concetti evolvono ma la distinzione dei fondo tra conservatori e progressisti rimane ben salda. Ovviamente non tutti la pensano in modo opposto su tutto, ci possono essere alcuni temi comuni. Ma la differenza di fondo – che sarebbe il concetto di uguaglianza e le politiche a che ad esso tendono – rimane.
Mica per niente il fu-Marcotempesta e la Silvy dicono che l’uguaglianza non esite: epperforza, sono di destra!
La sinistra vuole ridurre le diseguaglianze, che sono esiziali per la stessa forma della democrazia, come insegna bene la pseudo-democrazia useggetta.
Un saluto U.
x Rodolfo”
“I pescatori sanno che non possono superare le tre miglia….se questo poi e’ giusto o no e’ un’ altro discorso…”.
Nò, bellezza NON è un altro discorso ma IL discorso!
Il discorso di un torto a monte, un peccato originale che sputtana la candida “veste democratica” di Israele, e cioè la storia di villaggi distrutti, case bruciate, esprori di terre, chiusura delle fonti di acqua, esecuzioni sommarie, stupri e deportazione di migliaia di profughi palestinesi, i cui discendenti oggi si stima siano 2,5 milioni.
Il discorso di una politica terroristica di continue minacce ed espansioni territoriali da parte del più forte a scapito del più debole.
Quindi, le tue fregnacce valle a raccontare a chi, come te, ha dato il cervello all’ammasso.
C.G.
caro Uroburo,
il “suo” Scalfari nell’art. di fondo da lei citato scrive anche:
-E’ implicito che l’elemento di fondo di quel bene comune è costituito dagli impegni che lo Stato- attenzione, lo Stato non solo il governo- ha preso nei confronti dell’Unione europea. Quegli impegni consentono una limitata ma importante discrezionalità; possono accentuare il tema dell’equità e dell’eguaglianza einaudiana delle condizioni di partenza tra i cittadini, oppure affidarsi alla diseguaglianza come stimolo dell’efficienza.
Spetta al popolo sovrano scegliere tra queste due diverse opzioni nei limiti, come già detto, della loro compatibilità con gli impegni verso l’Europa.
A me pare che questo sia il succo:
Equaglianza einaudiana delle condizioni di partenza…
Diseguaglianza come stimolo all’efficienza….
la prima è sx- la seconda è dx?
Mettiamo due lavoratori con pari opportunità e uguaglianza di diritti…uno lavora le sue ore stabilite e produce: l’altro “si gratta” e tira a campare…l’imprenditore se paga di più il primo e al secondo cerca di applicare l’art.18…è di dx o di sx?
Quando poi lei mi paragona aMT…e non gradisco!…dice una solenne castronata anche perchè Marco predicava contemporaneamente la diseguaglianza ma con il sussidio e la pensione a lavoratori e fanulloni, tutti nello stesso sacco!!!
Faccio un altro esempio:
un bambino spastico non è come un bambino normale; inserire selvaggiamente il primo in una classe di normo dotati in nome dell’uguagliaza è una perfetta castronata…non si dà al primo i supporti di cui ha bisogno, si mortifica il secondo costringendolo ad andare avanti a scuola con il freno a mano tirato!
Questa è giustizia? Questa è uguaglianza?
Riprendendo il capoverso di Scalfari: non è che chiarisca bene che cosa sia la dx e che cosa la sx, applicate nei casi concreti.
Forse che stabilita che cos’è l’uguaglianza… quella rimane statica per tutta la vita?
Nel primo esempio sopra, la diseguaglianza l’ha stabilita il lavoratore stesso che non lavora!
Nel secondo caso si impedisce lo sviluppo armonico naturale di bambini, anche di quello svantaggiato, in nome di concetti astratti!
In conclusione… spetterebbe ad intellettuali e studiosi, ma anche a politici decenti rivedere i concetti di dx e di sx ( ma anche Scalfari ne fa enunciazioni abbastanza fumose), questi ultimi poi dovrebbero predisporre secondo questi concetti un Programma e la relativa Squadra.
Ma lo faranno, ohh se lo faranno, e ci infinocchieranno con mille imbrogli come hanno sempre fatto…a dx e a sx.
Ultima riflessione.
La dx , con il pappagallo Alfano, e la Lega continuano a strillare che Monti deve presentarsi, secondo le leggi???, alle elezioni per fare il Premier politico.
L’art. 92 della Costituzione recita: Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i ministri.
La dx si inventa la nuova costituzione…perchè la sx non contesta ad alta voce questa interpretazxione fasulla???
saluti
Sylvi
caro Uroburo,
abbiamo preso in considerazione la fuga in Piemonte dal mercoledì al sabato.
Abbiamo prenotato a Pavone Canavese, dato che si può dare disdetta fino al 29 ottobre.
Ne approfitteremmo per visitare il Castello di Fenis e dintorni.
Ci faremo consigliare da CC, se riusciremo ad avere un contatto!!!
Gli dica di preoccuparsi solo della polenta e di non bersi tutto il nocino…per il resto noi siamo assolutamente autosufficienti.
Anzi, gli dica che, come l’altra volta, lo aspetteremo davanti alla Chiesa, se non ci dà un indirizzo!
arrivederci, allora!
Sylvi
Sarebbe interessante sapere la definizione di democrazia del nostro “non-mullah” Uroburo. Lo stesso che si dichiara un grande studioso della storia e sa tutto di quello che ha fatto Israel al punto di chiamare il loro governo nazista e allo stesso tempo non sa niente dell’Islam, i mullah, ecc.
Cara Sylvi ,
una bella rimpatriata…tanto che mi piacerebbe molto insieme ad Anita essere tra voi.
Cerchero’….anche se con poche speranze di convincerla…
in caso positivo ti pregherei poi ragguagli circa l’ Hotel a Pavone Canavese.
Un saluto
Rodolfo
x Daniele
Egregio, o la smette di mascherasi con IP di comodo, in modo da restare anonimo, o d’ora in poi le cancellerò tutti i commenti. Non so come si dica in Sardegna, ma a Napoli si dice “Accà nisciun’è fesso”.
Veda di regolarsi.
il mullah nicotri
caro Rodolfo,
sarebbe veramente una cosa straordinaria,… il blog che va in trasferta nel Canavese!
Cerca su internet Castello di Pavone Canavese…c’è scritto che è adatto…per fughe romantiche!!! eh, eh,eh!!!
Chissà, ce lo confermerà CC!,
L’Hotel è a 19 km dal paese di CC.
Insisti, insisti!
ciao
Sylvi