Attacco aereo di Israele all’Iran? Tecnicamente impossibile: può servire solo a voler costringere gli Usa a intervenire militarmente
Le guerre peggiori scoppiano d’estate. Forse perché il gran caldo fa impazzire non solo le menti deboli. La prima guerra mondiale iniziò il 28 luglio, la seconda il 1° settembre, l’invasione israeliana del Libano che portò alla mattanza di Sabra e Chatila scattò il 6 giugno. Sta dunque per esplodere anche la guerra di Israele contro l’Iran? Quasi tutti lo danno per certo. Netanyahu, Barak, Lieberman e il loro rabbino di riferimento Josef Ovadia, che prega per “la distruzione dell’Iran”, forse hanno tutte le rotelle a posto, ma sono spinti da uno zelo politico “religioso” (!) tipico dei fanatici pericolosi sotto ogni cielo. E in effetti il governo israeliano sta costruendo caparbiamente la legittimità morale della sua guerra contro Teheran senza tenere in conto – almeno in apparenza – neppure i sondaggi che dimostrano come la gran parte degli israeliani sia contro questa nuova guerra: 42% di no contro il 32 di sì, il resto è incerto. Se poi si dovesse tener presente il parere dei palestinesi che di fatto vivono insaccati in enclave interne a Israele, pari a 2,1 milioni di persone, e quello degli arabi con cittadinanza israeliana, il 20% della popolazione israeliana, pari a quasi un altro milione e mezzo di persone, ecco che quel 42% schizzerebbe molto più in alto. Ma in Israele i non ebrei non hanno molta voce. E la stampa è impegnata a suonare la grancassa a favore del governo in modo da coprire o diluire le voci critiche. Eccone un buon campionario, scelto non da me, ma da chi è per Israele senza se e senza ma, sempre e comunque, e come se non bastasse spinge anche per la guerra all’Iran: http://www.israele.net/articolo,3513.htm .
Senza contare l’atteggiamento di parte di alcune comunità all’estero, come quella che in Italia si riconosce nella linea isterica di Informazione Corretta, il cui motto è in pratica l’allucinante e allucinato “Armiamoci e partite”, con la strana pretesa di insegnare agli israeliani cosa devono fare e di spingerli alla guerra restandosene però loro comodamente al calduccio e al sicuro in Italia e altrove lontano da Israele.
Dato che abbiamo nominato il rabbino Ovadia, che nonostante le apparenze e i vestiario bizzarro NON è una innocua figura folkloristica, ma il capo carismatico di un partito di governo e di destra “religiosa” ultra ortodossa, cioè di ultra destra, qual è il partito Shas, vale la pena fare una domanda. Questa: perché quando Ovadia parla di “distruggere l’Iran”, cioè un Paese di 70 milioni di persone, facciamo un sorriso e non lanciamo allarmi, mentre quando, barando sulla traduzione, le stesse cazzate le dice Ahmadinejad nei confronti di Israele, che di abitanti ne ha un decimo dell’Iran, suoniamo le sirene d’allarme e ci strappiamo vesti e capelli invocando la guerra all’Iran?
Se l’invasione dell’Iraq è stata possibile grazie alla frottola avvalorata dagli Usa che Saddam produceva armi atomiche, il colpo all’Iran si basa su più frottole e allarmi assurdi. Si afferma infatti che Teheran sia arrivata ad arricchire l’uranio 238, militarmente inutilizzabile, fino al 20% di uranio 235, l’isotopo utile per produrre una bomba atomica perché molto più instabile e quindi idoneo a innescare la fulminea reazione a catena che scatena l’esplosione. Ma le atomiche si fanno con l’uranio arricchito almeno al 90-95% di uranio 235, mentre con quello al 20% si possono fare solo attrezzature mediche o per altre applicazioni industriali, ma certo non ordigni esplosivi. Arrivare al 90-95% di arricchimento è per gli iraniani semplicemente impossibile. Ma andiamo per ordine
Sono 20 anni che l’establishment israeliano predica l’inevitabilità dello scontro militare con l’Iran. Già nel 1992 il neo primo ministro Yitzak Rabin nella sua prima visita negli Usa si spese non poco per convincere la Casa Bianca che l’Iran è un pericolo troppo grande per gli interessi e la sicurezza di Israele. Però Rabin, che come è noto è finito ucciso da un fanatico israeliano, si oppose alla guerra contro Teheran, come vi si oppose in seguito lo stesso Ariel Sharon, nonostante le pressioni e le pretese dei capi militari. Tra i quali spiccava il generale Ephraim Sneh, uno dei comandanti del raid ad Entebbe del 1976 nel quale perse la vita, unico tra gli israeliani, Yonatan Netanyahu, fratello dell’attuale primo ministro. E’ dal 1993 che Sneh avverte: “Carthago delenda est”, dove per Carthago non si intende più Cartagine, bensì Teheran: “l’Iran è pericolo strategico per lo Sato di Israele”, usa dire Sneh agitando il suo corposo dossier per dimostrarlo.
E’ proprio Sneh a non lasciare oggi adito a dubbi di sorta: “Non parliamo di risposta a un attacco iraniano: a Israele spetta infatti la prima mossa”. Per giunta, il generale aggiunge: “La rappresaglia iraniana sarebbe dolorosa, ma sostenibile”. Il governo prevede infatti una guerra lampo di soli 30 giorni e un massimo di appena 600 vittime civili israeliane. Chi non è d’accordo perché ritiene non concreta la minaccia di un attacco iraniano e catastrofiche le conseguenze di un attacco israeliano, viene sostituito. E chi ritiene illusoria come sempre l’idea della guerra lampo, detta anche Blitzkrieg con il termine coniato dai tedeschi della seconda guerra mondiale, non viene ascoltato. Un anno e mezzo fa venne destituito l’allora capo del Mossad, generale Meir Dagan. All’ex capo di stato maggiore delle forze armate Gabi Askhenazi, l’uomo che diresse la sanguinosa invasione di Gaza nota come “Piombo fuso” e che oggi non ritiene realistico un attacco dell’Iran contro Israele, non viene dato credito.
Ma come stanno le cose sul piano strettamente militare? Vediamo.
L’aviazione israeliana non ha portaerei, motivo per cui i suoi velivoli devono decollare da aeroporti israeliani. Non possiede bombardieri a lungo raggio come i B-1 e B-2 degli Usa, e neppure una gran flotta di aerei cisterna per rifornimenti in volo. Israele sarebbe quindi costretta a sorvolare spazi aerei altrui. La via diretta per Natanz, sede di una centrale nucleare ritenuta “sospetta”, a torto visto che un’autostrada trafficata anche da turisti, due anni fa me compreso, vi passa a più o meno 200 metri di distanza, conta quasi 1.800 chilometri sorvolando Iraq e Giordania. Responsabili militari del cielo iracheno sono gli Usa, che non darebbero certo il permesso di sorvolo visto che non sono d’accordo con Netanyahu.
Non resta che passare sopra l’Arabia Saudita, con un percorso di 2.400 chilometri, o sorvolare la Turchia, su una rotta di 2.200 chilometri. Sia l’Arabia Saudita che la Turchia sono però alleati degli Usa e possiedono una notevole forza aerea, fornita dagli Usa. In più la Turchia fa parte della Nato e ospita una grande base aereonautica a mezzadria con gli Usa che verrebbe a trovarsi proprio sulla rotta dei velivoli israeliani.
Tutto ciò comporta due conseguenze. La prima – anche ammesso che nessuno degli Stati sorvolati abusivamente reagisca – è che sarebbe impossibile l’effetto sorpresa. La seconda è che sarebbero impossibili ulteriori ondate di attacchi israeliani. Infatti, anche se colti di sorpresa al primo sorvolo, in seguito tutti gli Stati in questione, Giordania, Iraq, Arabia Saudita e Turchia sarebbero invece in grado di reagire. E la loro reazione comporterebbe per Israele conseguenze pesanti, con problemi irrisolvibili. La violazione dei cieli iracheni metterebbe inoltre gli Usa in una posizione con Bagdad più brutta di quella attuale e un’eventuale seconda ondata di bombardamenti provocherebbe quasi di sicuro la crisi definitiva tra l’Iraq e gli Usa.
Come seconda ondata di bombardamenti, a Israele non resterebbero che i missili lanciati dai suoi sottomarini. Ma i missili costano molto più delle bombe e Israele nei sottomarini e navi militari di superficie non ne possiede in grande quantità.
Facciamo ora un po’ di conti: con quali velivoli avverrebbe l’attacco ordinato da Netanyahu? Israele possiede 25 cacciabombardieri F 151, dotati di 2.500 chilometri di autonomia di volo, e 100 cacciabombardieri F 161, la cui autonomia di volo secondo indiscrezioni israeliane può essere di 2.100 chilometri, ma negli Usa se ne accreditano solo 1.500-1.600. In conclusione, 125 cacciabombardieri in totale potrebbero colpire molti siti iraniani, ma non tutti e non con attacchi multipli. Dopo avere colpito, per tornare in patria avrebbero comunque bisogno di essere riforniti in volo. Ma non ci sono aerei cisterna sufficienti. E comunque al momento della delicata manovra di rifornimento in volo su un Paese sovrano, il cui spazio aereo è stato violato per una aggressione non condivisa, sia i cacciabombardieri che gli aerei cisterna diverrebbero bersagli fin troppo facili.
Insomma, per risparmiare carburante gli israeliani dovrebbero sorvolare la Giordania e l’Iraq, vale a dire due Stati in rapporti stretti con gli Usa, il che autorizzerebbe il mondo intero a credere che in realtà Natanyahu agisca su mandato o disco verde di Obama. Cosa che renderebbe impossibile per gli Usa di proseguire l’attuale politica nel medio Oriente, vanificando soprattutto quanto fatto in Iraq.
Oppure non resta che utilizzare come aerei cisterna metà degli F 161, cosa possibile se al posto delle bombe li si carica di serbatoi di carburanti. Ma questo significa che l’attacco verrebbe sferrato non con 100, ma solo con 50 degli F 161 in dotazione a Israele. Se poi dovessero rifornire in volo anche gli F 151, ecco che gli F 161 utilizzabili per l’attacco scendono ad appena 25 velivoli. Sommati agli F 151, viene fuori la cifra di 50 aerei utilizzabili. Come dire che l’attacco dal cielo è fallito in partenza, perché non può assolutamente colpire tutto ciò che secondo gli israeliani c’è da colpire.
Conclusione? Le conclusioni sono due:
+ o si usano solo 50 aerei, con rifornimenti in volo più o meno da tiro al piccione, o se ne usano al massimo tutti e 125, ma per una unica ondata. Impossibile che colpiscano tutti gli obiettivi indicati dai servizi segreti. Impossibile, in particolare, che possano colpire eventuali obiettivi scoperti nel corso e a causa delle operazioni di sorvolo e bombardamento.
+ In ogni caso, i programmi nucleari iraniani, ammesso che puntino davvero alla bomba atomica, verrebbero ritardati per non più di un paio d’anni, ma certo non cancellati.
Neppure Israele si può permettere il lusso di bombardare l’Iran ogni due anni…. Né di praticare in eterno la politica del bombardare a suo piacimento i Paesi che non le obbediscono o, come fa in Iran, di assassinarne gli scienziati atomici e sabotarne con virus informatici gli impianti.. E qui vale la pena di notare che bombardare un Paese o accopparne suoi cittadini costituisce atti di guerra, che da soli legittimerebbero la reazione militare degli interessati. Che però sono evidentemente più saggi e sani di mente di quanto si vuole far credere, visto che si guardano bene dal restituire pan per focaccia. Cosa succederebbe se fosse l’Iran o l’Egitto o la Siria o l’Arabia Saudita a bombardare gli impianti di produzione di armi nucleari di Dimona, in Israele, o a uccidere suoi scienziati nucleari? Forse che Israele ha più diritti degli altri Stati? Certo che no. Certe cose le può fare solo perché è militarmente più potente, ma il diritto non c’entra assolutamente nulla se non il solito diritto del più forte. Che però alla lunga diventa un boomerang e produce disastri, come dimostrano i libri di Storia.
Aggiungo che fa un brutto effetto sentire personalità israeliane vantarsi di “armi segrete la cui esistenza abbiamo tenuto nascosta anche ai nostri alleati americani”, armi segrete che a loro dire garantirebbero la vittoria istareliana. Verso la fine della seconda guerra mondiale c’era un tale di nome Adolfo e un altro tale di nome Benito che promettevano la vittoria parlandosi addosso proprio di armi segrete….
Insomma, il colpo risolutivo come quello che distrusse gli impianti nucleari iracheni a Osirak e l’altro che distrusse la centrale nucleare (per uso civile!) in costruzione in Siria NON è replicabile con l’Iran. Che ha imparato dalla Corea del Nord a costruire a grande profondità tutto ciò che non può correre il rischio di essere bombardato. Dato che ci siamo, varrebbe la pena osservare che non è proprio il massimo della civiltà costringere Paesi sovrani a ridursi come le talpe…. Ma tant’è, abbiamo fatto anche di peggio.
Passiamo ora alla questione dell’allarme lanciato con la scusa dell’uranio arricchito al 20%. Che non serva per fare bombe lo abbiamo già detto. Vediamo ora perché gli iraniani non potranno arrivare a produrre quello arricchito al 90-95% se non in tempi biblici. Per arricchire l’uranio, estraendo il rarissimo 235 dalla gran massa di 238, è necessario trasformare il minerale in gas esafluoruro d’uranio e farlo passare attraverso almeno 40.000 ultracentrifughe. Le quali schizzano via man mano un po’ alla volta dal gas il 238, più pesante del 235, e trattengono quest’ultimo per passarlo ognuna all’ultracentrifuga successiva. In modo che, non prima di 40 mila passaggi successivi, si arrivi ad ottenere piccoli quantitativi arricchiti al 90-95% di uranio 235.
L’Iran però di ultracentrifughe ne possiede al massimo tra le 5 e le 7 mila. Non ha le tecnologie necessarie per costruirle e non troverà mai nessuno che gliene venda altre 35 mila. Ecco perché l’allarme lanciato per fare accettare all’opinione pubblica l’aggressione all’Iran è un allarme fasullo, basato su una grande frottola. Con buona pace dei giornali secondo i quali con il minerale arricchito ad appena il 20% l’Iran passerebbe subito a produrre “varie superbombe atomiche”. Come se la Fisica nucleare fosse un’opinione….
Certo, le atomiche si possono produrre anche con il plutonio, ma anche in questo caso ci vuole una tecnologia molto particolare. Tanto particolare che nessuno, onde evitare il ridicolo, solleva questo tipo di allarme contro l’Iran.
Veniamo infine all’ipotesi estrema, e cioè che gli iraniani riescano a lanciare una o due atomiche su Israele. Ipotesi da fantascienza per due buoni motivi. Il primo è che il Segretario di Stato Usa, signora Hilary Clinton, ha già chiarito pubblicamente che il governo di Teheran non farebbe in tempo neppure a mettere il primo missile in posizione di lancio che “verrebbe ridotto all’epoca delle caverne”. Ridotto alla preistoria da una grandinata di missili a testate atomiche lanciati dalle navi Usa di stanza nel Golfo Persico e dintorni.
Il secondo motivo è che anche ammesso, ma non concesso, che gli iraniani facessero in tempo a lanciare ordigni nucleari su Israele, è sicuro che verrebbero comunque cancellati dalla faccia del pianeta dalla rappresaglia Usa e soprattutto israeliana: i missili con testate nucleari di Israele sono infatti già da tempo puntati su una serie di obiettivi iraniani.
Non ha quindi nessun senso parlare di atomiche iraniane lanciate su Israele, si tratta solo di propaganda su un tema che vede l’opinione pubblica tanto ipersensibile quanto del tutto ignorante, alla quale quindi si può dare da bere di tutto per suscitarne le reazioni nella direzione voluta. In Israele e nell’intero Occidente ha fatto presa quanto dichiarato da un intellettuale pur moderato come Benny Morris, studioso che ha smontato quasi tutte le versioni ufficiali, tutte edificanti, sulla nascita dello Stato israeliano mostrandone una ben diversa realtà storica. “Gli iraniani sono spinti da una logica superiore. E lanceranno i loro razzi. Tutto sarà finito in pochi minuti per Israele”.
Parole suggestive, che colpiscono nel profondo, ma che non hanno nessuna base reale. Evidentemente fondate sul razzismo, visto che bollano gli oltre 70 milioni di iraniani come incivili desiderosi di genocidio altrui e proprio! Perché il grave allarme di Morris non ha nessuna base reale? Due motivi li abbiamo spiegati prima, ma ce ne sono almeno altri due.
Il primo degli altri due motivi è che in Israele c’è Gerusalemme, con la sua Spianata delle Moschee, e ci sono non pochi altri luoghi sacri anche per l’islam, come per esempio la mosche di Abramo a Hebron. Nessuno Stato islamico potrebbe mai arrivare a distruggerli, tanto meno uno Stato retto da una teocrazia come quella iraniana, che non a caso ha dato all’Iran il nome di Repubblica Islamica. Né più e né meno come il Vaticano non lancerebbe mai atomiche su Gerusalemme o Betlemme o Nazareth e Israele non le lancerebbe mai su quella che era Ur, oggi in Iraq, perché da quella città secondo la tradizione provenivano Abramo e la sua gente.
Il secondo degli altri due motivi è che dentro i confini dello Stato israeliano tra palestinesi, 2,1 milioni di esseri umani, e arabi israeliani, un altro milione e mezzo, vivono 3,6 milioni di islamici. Nessuno Stato islamico oserebbe massacrarli se non in una guerra direttamente contro di loro. E insistere sulla volontà di martirio di TUTTI gli islamici è solo pura demagogia, razzismo della peggior specie. Né più e né meno come dire che tutti i cattolici aspirano al martirio per imitare Cristo o che gli ebrei della Germania nazista accettavano con entusiasmo le camere a gas.
Facciamo ora l’ipotesi che non ci auguriamo neppure da lontano, e cioè che gli iraniani impazziscano e riescano a fare arrivare a destinazione un paio di atomiche. Davvero “Tutto sarà finito in pochi minuti per Israele”, come sostiene non solo Morris? Anche qui, bisogna evitare di dire cose suggestive, patetiche, comprensibilmente dolorose, ma assurde. Come è noto, gli Usa hanno lanciato due atomiche sulle città giapponesi Hiroshima e Nagasaki. Ma né per il Giappone né per le due città c’è stato il “tutto finito in pochi minuti”, eccetto la vita di oltre 150 mila persone, che è comunque un danno mostruoso, inaccettabile. Sia Hiroshima che Nagasaki sono ancora lì dove si trovavano, non sono state cancellate dalla faccia della Terra: pur distrutte, sono risorte. Ancor meno sarebbe quindi cancellabile l’intera Israele.
Per arrivare al “Tutto sarà finito in pochi minuti” ci vorrebbero bombe atomiche o bombe H da almeno 50 megatoni. I sovietici ne fecero esplodere per esperimento una addirittura da 100 megatoni. Ordigni mostruosi, ne basterebbe uno fatto esplodere a una certa altezza sull’Italia per renderne inabitabile a causa delle radiazione almeno un terzo per secoli e secoli. Ordigni quindi di nessuna utilità militare, utili solo come deterrenza estrema. Ma per produrre un ordigno nucleare da 50 o 100 megatoni ci vuole tanto di quell’uranio 235 o tanto di quel plutonio che l’Iran non se lo può neppure sognare. Con una bomba H l’uranio 235 o il plutonio servirebbero in quantità molto minore, perché le H usano le atomiche solo come detonatore per portare di colpo a una temperatura di vari milioni di gradi una massa di elio liquido provocandone così la fusione nucleare che scatena l’inferno. Ma anche le H sono per l’Iran pura fantasia, si tratta di ordigni che non possiede neppure la Cina.
Conclusione? Le conclusioni sono due. La prima è che l’attacco all’Iran NON ci sarà. A meno che Netanyahu punti a coinvolgere gli Usa costringendoli ad accorrere in soccorso di Israele per difenderla dall’inevitabile rappresaglia iraniana. E magari a sabotare la rielezione di Obama per punta all’elezione del candidato repubblicano che s’è già dichiarato pronto ad assaltare l’Iran con Israele. Ma un tale gioco obtorto collo potrebbe non piacere affatto al popolo americano, fallire e travolgere quindi Netanyahu. E’ vero che gli ebrei negli Usa sono oltre 6 milioni e mezzo, Bernardo Valli su Repubblica ha scritto che sono mezzo milione di più di quelli che vivono in Israele, ed è anche vero che sono molto potenti e influenti, ma a parte il fatto che NON è vero che sono tutti pro Israele senza se e senza ma, resta il fatto che il totale degli statunitensi è oggi di 302 milioni, vale a dire molti ma molti di più dei 6-7 milioni di ebrei. E potrebbero anche non dico incazzarsi, ma svegliarsi accorgendosi finalmente che, come sostengono in molto da tempo, la politica Usa pro Israele sempre e comunque NON fa gli interessi statunitensi. L’eventuale decisione di Netanyahu di attaccare l’Iran per trascinare nel conflitto gli Usa equivarrebbe di fatto a un esproprio del potere decisionale della Casa Bianca, vale a dire a una dichiarazione di guerra di Israele contro gli Usa, né più e né meno. Sono certo che in Israele se ne rendano conto anche nel governo, dove infatti ci sono sei ministro pro attacco all’Iran e sei contrari. Contrari anche il presidente della Repubblica Simon Peres e quasi tutti i capi militari specie quelli dei servizi segreti. E le manovre di Netanyahu per piazzare suoi fedeli nei posti più nevralgici cominiano a somiglia secondo alcuni a un golpe. Ciò non vuol dire che Peres e gli latri contrari all’attacco all’Iran siano diventati di colpo tutti pacifisti, ma semplicemente che preferiscono attaccare l’Iran d’amore e d’accordo e assieme con gli Usa, cosa che non è fattibile prima del marzo 2013, ammesso che alla Casa Bianca a marzo impazziscano di colpo.
La seconda conclusione deriva dall’impossibilità di tenere a cuccia tutti i Paesi arabi o islamici del Medio Oriente e bombardarli ogni volta che pensano alle atomiche. Ed è ancor più impensabile pretendere che mentre Israele ha un poderoso arsenale atomico gli altri Stati debbano invece rinunciarci altrimenti vengono bombardati. In definitiva è legittimo che gli altri Stati limitrofi non gradiscano affatto un tale arsenale e se ne sentano minacciati, come – lo vedremo meglio tra poche righe – fa notare lo scienziato nucleare ed ex tenente colonnello israeliano Uzi Even. Certo, Israele è uno Stato civile, che mai userebbe le atomiche almeno non per primo. Ma ciò che è vero oggi non è affatto detto sia vero anche domani. La Germania del secolo scorso era forse lo Stato più civile e con la cultura più formidabile dell’intera Europa in vari campi. Eppure è poi arrivata al nazismo e ai suoi orrori.
La Storia dimostra che il futuro è imprevedibile e che in futuro può impazzire qualunque Stato, anche Israele. La conclusione è quindi che l’unica soluzione è il disarmo atomico di TUTTO il Vicino e Medio Oriente, compresa Israele. Da fonti vicine a Netanyahu mi è stato detto due o tre anni fa che Obama ha posto con franchezza questo problema al governo israeliano, proponendo nel frattempo una soluzione simile a quella pakistana: “Per ora vi tenete le atomiche, però le mettete sotto custodia anche nostra”. Se questa richiesta è stata davvero fatta non si può escludere sia uno dei motivi del gelo di Netanyahu&C verso Obama.
La realtà è più prosaica. Oltre alla ferrea volontà occidentale di non perdere il potere di controllo del petrolio mediorientale, che alimenta il mondo, c’è l’altrettanto ferrea volontà di non permettere ai Paesi islamici non filo occidentali di sviluppare grandi capacità industriali. L’Iran ha bisogno delle centrali nucleari non per costruire atomiche di soppiatto, ma per produrre energia elettrica utilizzando meno petrolio in modo da poterne vendere di più e avere così più quattrini per finanziare il suo impetuoso sviluppo industriale e infrastrutturale (strade, ferrovie, metropolitane, porti, ecc.). Israele ha distrutto la centrale nucleare in costruzione in Siria non già per il solito campato per aria pericolo di essere bombardata con le atomiche, ma per impedire alla Siria di poter disporre di energia elettrica in quantità sufficiente per svilupparsi di più e meglio, dato che la Siria non ha petrolio e quindi deve anch’essa spendere somme enormi per acquistarlo all’estero. La destra israeliana non sopporta l’idea di Paesi arabi o islamici industrialmente potenti.
Visto che parliamo di atomiche e Iran, è bene ricordare che l’allora scià di Persia Reza Pahlavi ebbe dagli Usa il permesso di comprare il formidabile laboratorio di fisica nucleare del M.I.T., vale a dire del Massachusett Institute of Technology. Il motivo dell’acquisto lo spiegò con orgoglio lo stesso scià: “Intendiamo arrivare quanto prima alla produzione di bombe atomiche iraniane”. Intenzione che al governo Usa andava bene perché all’epoca l’Iran dello scià era un prezioso alleato confinante con l’Unione Sovietica e faceva comodo poterle eventualmente lanciare contro ordigni nucleari da così vicino. Lo shopping al M.I.T. per fortuna non andò in porto per la decisa ribellione di studenti e docenti universitari, tra i quali primeggiava Noam Chomsky, uno dei massimi intellettuali esistenti al mondo ed ebreo in forte polemica con Israele. Se invece l’affare fosse andato in porto, cacciato lo scià il regime teocratico iraniano le bombe atomiche se le sarebbe già trovate bell’e pronte in casa, senza il bisogno delle prolungate acrobazie di cui viene accusato ormai da almeno 20 anni. E senza la moria di scienziati nucleari che è opinione diffusa siano stati man mano eliminati dai servizi segreti israeliani.
Il precedente iraniano dimostra che se anche in Israele ci fosse un cambio di regime, cosa che nessuno può onestamente escludere, il suo arsenale atomico non è detto resti in buone mani.
Duole dover rilevare che in Italia intellettuali come Vittorio Messori, cattolico a 24 carati, ha a suo tempo scritto che è inevitabile per Israele usare le atomiche, e usarle per primo, per difendersi dai nemici arabi. Una dichiarazione grave, che purtroppo nessuno ha censurato né contestato e neppure criticato.
Una via d’uscita da questo scenario infernale che si addensa anche sulle nostre teste l’ha suggerita lo scienziato nucleare israeliano Uzi Even: “Chiudere gli impianti nucleari di Dimona, che oltretutto sono tra i più vecchi del mondo, e che prima o poi dobbiamo demolire. Il mondo arabo, e certo anche l’Iran, è convinto che Israele ha un grande arsenale atomico”. Da notare che Even ha lavorato proprio a Dimona con il grado di tenente colonnello. E che ha anche aggiunto, con evidente cognizione di causa: “L’Iran nuclearizzato è qualcosa con cui possiamo convivere”. Una dimostrazione in più che Netanyahu e i suoi supporter mentono sapendo di mentire o hanno una visione distorta del mondo.
Duole dover informare che il libretto “L’Iran e la Bomba”, edito dal giornale Il Sole 24 Ore e scritto da Giorgio Frankel, accredita a Israele un arsenale atomico assolutamente spropositato per la sola deterrenza e sospetta la produzione anche di bombe H e perfino di bombe N. Quest’ultime sono bombe atomiche a esplosione debole che generano però una tempesta di neutroni capace di ammazzare ogni essere vivente, ma di lasciare in piedi tutti i manufatti, palazzi, industrie, ponti, dighe, ecc. Sia le H che le N sono creature di Edward Teller, un ebreo statunitense. Che come tale potrebbe in linea teorica avere fatto arrivare a suo tempo a Tel Aviv informazioni utili a realizzare anche quegli ordigni. Così come i coniugi Rosenberg, ebrei anche loro ma comunisti, furono condannati alla camera a gas per avere fatto arrivare all’Unione Sovietica le informazioni per produrre bombe atomiche “semplici”, quelle cioè a fissione sperimentate “in corpore vili” sul Giappone. Frankel è un ebreo torinese di origine rumena, niente affatto sospettabile di essere una testa calda islamica o filo islamico. E Il Sole 24 Ore non è certo un organo votato alla sharia.
Teller era di origine ungherese, fuggì negli Usa per evitare le persecuzioni naziste, nel 1991 venne insignito del Premio Nobel per la Pace e il 23 luglio 2003 il presidente George W. Bush lo insignì della Medaglia Presidenziale della Libertà. Era infatti allora opinione comune che l’esistenza di ordigni così infernali come le H e le N avrebbero messo le guerre al bando della Storia del genere umano. Speriamo sia vero….
x Uroburo #86
Caro Uroburo,
cosa c’entra la ricchezza e poverta’ o democrazia col voto?
Certo che per votare occorre essere registrati…senno’ come farebbero a sapere dove votare, e senza essere registrati ogni individuo potrebbe votare quante volte gli pare e piace.
I senza tetto possono votare….Al momento della registrazione al voto, le persone senza fissa dimora possono designare un rifugio, parco, o angolo di strada come loro residenza.
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La sua domanda era se il giorno in cui si vota e’ giorno di vacanza, io le ho risposto NO.
Gli impiegati comunali e statali non essenziali possono prendersi una vacanza, le scuole variano….
Lei come al solito o capisce male o vuole per forza scrivere qualche cosa per denigrare una nazione che le sta sotto il naso o sul gozzo.
Quote:
“Di conseguenza possiamo dire che la democrazia useggetta impedisce, de facto, di votare a chi appartiene alle fasce più povere della popolazione.
Insomma, quella useggetta è una democrazia per i ricchi o comunque NON è una democrazia per i poveri. Come si sa da sempre.”
Lei ha scritto che NON vota (se non erro) si informi nel caso che un giorno decidesse di esercitare il suo diritto e privilegio di votare in Italia e veda se puo’ votare dove le pare e piace senza registrarsi o senza avere una residenza.
Cordialita’,
Anita
per Nicotri(-ma anche per tutti-)
Caro Nicotri,
a proposito di critica delle verita´ ufficiali bosogna ricordare quello che
secondo me e´,attualmente, il piu´ grave problema in Italia.Si sta verificando,sempre in maniera piu´ evidente e pericolosa, una convergenza tra poteri istituzionali e non.Mi riferisco al caso Napolitano,ovviamente.La convergenza riguarda,in realta´, tutti i poteri:
dal Governo al Presidente della Repubblica, dalla Magistratura al Parlamento;destra o sinistra;Il Corriere o Repubblica.
Questa convergenza di poteri e´ profondemente antidemocratica.
Come lei avra´ intuito mi sto riferendo alla richiesta di Napolitano
alla procura di Palermo di eliminare le intercettazioni tra lui e l´ex ministro degli interni Mancino.Mancino,si sa, e´ uno di coloro i quali
secondo alcuni pentiti di mafia era al corrente della trattativa Stato Mafia iniziata dopo Capaci e prima della stage di via d´Amelio.Mancino, si sa, ha dato una versione diversa anche rispetto
a quanto affermato da Martelli.Per questi e altri motivi tutto quanto rilevato su Mancino e´ di estrema impostanza per certi fini giudiziari
di indagine.Che nelle intercezzazioni oltre a Mancino ci sia Napolitano cio´ non dovrebbe comportare la distruzioni delle intercettezioni, anzitutto perche´ questo e´ illegale.
Borsellino e´ stato ammazzato perche´ al corrente della trattativa Stato-Mafia e certamente e´ inimmaginabile il dolore provato dal magistrato nel sapere che carabinieri dei Ros(mandati, e´ ovvio, dalla parte alta della politica) avevano iniziato trattative con gli assassini dell´amico Falcone.Aveva i giorni contati.E poiche´ una morte gia´ basta per uccidere qualcuno mi sembra agghiacciante
una doppia morte,e questo per dire che e´ nostro dovere non solo essere dalla parte di Borsellino a livello morale ma ,anche e soprattutto, specie in questo caso, a livello giudiziario.
Le richieste di Napolitano non fanno assolutamente parte dei suoi poteri super partes.Le richieste di Napolitano sono illegittime.
Le richieste di Napolitano e il silenzio quasi generale sull´assurdita´ di quelle richieste non hanno certamente la funzione di legittimare Napolitano come Presidente integro ma quella di delegittimare l´attivita´ processuale della procura di Palermo in merito alla trattativa Stato-Mafia.
A parte Di Pietro,politicamente, tutti sono dalla parte di Napolitano
e lo stesso per i giornali(escluso Il Fatto quotidiano).Anche il CSM, cosa da non crederci, ha fortemente criticato la procura di Palermo.
E la menzogna e´ pero´ di fronte a tutti, compresa l´illegalita´ delle dichiarazioni di Napolitano nonche´ delle reazioni degli altri pezzi dello Stato.Non e´ difficile immaginare il contenuto delle intercettazioni ma questo non ci basta.A livello giudiziario quelle intercettazioni contano, contano eccome;quelle intercettazioni devono essere rese pubbliche.Mi aspetterei anche le immediate dimissioni di Napolitano.E invece pare che tutto questo non sia un problema.Senza risolvere a livello giudiziario il problema delle trattative Stato-Mafia e delle stragi degli anni novanta non sara´ mai possibile un´Italia democratica e libera da certi vincoli mostruosi.Senza capire che oltre a Dell´Utri e Berlusconi c´e´ tutta una realta´ politica che ha fatto(e fa) copertura alla mafia e alla criminalita´ organizzata e che comprende, probabilmente, non solo
i De Donno e i Mori, i Mancino e i Conso, i Dell´Utri e i Berlusconi
ma pure altri politici( e non solo) che hanno partecipato direttamente con i fatti o indirettamente con l´omerta´ a formare un´Italia politicamente ingovernabile, irrapresentabile antidemocratica e collusa.
Ma il nostro dovere non e´ quello di dare una vita alle vite fatte saltaria in aria?
Di denunciare i servizi segreti in quanto aspetto criminale dello Stato?
Credo infine che senza questi doveri e queste denunce ogni nostra posizione politica non potra´ che essere retorica e falsa e fare di noi
complici di una classe politica che, al di la´ delle ormai inesistenti classificazioni tra destra, sinistra e centro,ha fondato la sua esistenza
sulla collusione con la mafia e la criminalita´ organizzata.
un caro saluto,alessandro.
una precisazione:
se ne deduce che una delle forze del popolo e´ il diritto-DOVERE di votare.E di votare secondo una legge elettorale buona.
Come mai non si indice un referendum per cambiare l´attuale legge elettorale?
Dovrebbero salire al potere quei politici votati direttamente dal popolo.
I politici che si vogliono candidare dovrebbero,pero´, prima presentare
un curriculum vitae:niente giudizi pendenti,niente inquisiti,niente amicizie strane.
Gente nuova, aria pulita!
Gente nuova?
Guardiamo anche al di là dell’Atlantico.
Leggo:
Elusione fiscale, aperta indagine
sulla Bain Capital fondata da Romney.
Nel mirino la società di private equity di cui il candidato repubblicano fu socio fondatore. La notizia-bomba potenzialmente può danneggiare in modo grave il possibile futuro inquilino della Casa Bianca. L’ha rivelato il sito del New York Times. L’indagine giudiziaria parte dal procuratore capo di New York, Eric Schneiderman: le più grandi società americane di private equity, inclusa la società di cui Romney fu il capo e dalla quale riceve tuttora generosi pagamenti, sono sospettate di avere “abusato” della normativa fiscale per ridurre di molte centinaia di milioni di dollari i propri pagamenti di imposte”
…sempre per quella storiella di Country, Law and Order tanto cara alle komari di turno.
C.G.
x Alessandro
Nel mio pezzo per Blitz con il seguente link http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/angela-merkel-il-sud-europa-capire-il-nein-1328985/
tratto anche la strana storia di Napolitano.
Un saluto.
pino nicotri
x Pino.
Non sapevo che il berluska finanziava i “miglioristi del PCI..
Davvero?
C.G.
L’ebraismo sempre più coloniale:
http://www.internazionale.it/opinioni/amira-hass/2012/09/03/i-teppisti-di-beit-el/
di Amira Hass
I teppisti di Beit El
3 settembre 2012 09.01
La donna in camicia da notte non riusciva a stare in piedi da quanto le tremavano le gambe. È per la paura, mi ha spiegato uno dei figli. Il 22 agosto, prima dell’alba, la famiglia Subuh è stata svegliata da un antifurto e da un odore intenso di gomma bruciata. La macchina di Nur el Din, uno dei numerosi fratelli, era stata incendiata. I pompieri palestinesi ci hanno messo mezz’ora ad arrivare. Per raggiungere le aree controllate da Israele, contrassegnate dalla lettera C, hanno bisogno del permesso dell’esercito israeliano. E Dura al Qara’a, dove sono scoppiati gli incendi, si trova proprio nell’area C.
Negli ultimi anni l’insediamento di Beit El è cresciuto a tal punto che oggi confina con Dura al Qara’a, un villaggio a nordest di Ramallah. Gli ebrei dell’insediamento hanno cominciato ad attaccare il villaggio quasi ogni giorno. L’incendio fa parte di questa escalation di violenze. Nella casa dei Subuh vivono più di venti persone e il pensiero di cosa sarebbe successo se le fiamme avessero raggiunto la cisterna di gasolio fa tremare le gambe.
Questi attacchi sono ormai la norma. Lo scorso giugno ho contato più di cinquanta aggressioni. I coloni più anziani e meno violenti sostengono che i teppisti non fanno parte del loro gruppo. La famiglia Subuh mi ha mostrato che la recinzione della colonia è dotata di telecamere. Quindi non sarebbe difficile individuare i teppisti. Ma i coloni non hanno nessuna intenzione di farlo, mi spiega uno dei fratelli.
Traduzione di Andrea Sparacino
Internazionale, numero 964, 31 agosto 2012
xC. G.
Finanziava la loro rivista, quanto meno. In Campania è stato candidato ed eletto in parlamento un uomo del giro B per evitargli la galera per finanziamento illeito dei partiti. Nella sua agenda anche il nome di N. Ora non ne ricordo il nome, ma sono fatti che ho già raccontato qui, mi pare in un commento, mi pare più di un anno fa.
Saluti piovoso meneghini.
pino
per Nicotri:
Ho letto, ma il problema e´ ancora piu´ grave.
Anzitutto una precisazione:oggi la giustizia e´ in crisi e ogni critica socio-politica puo´ avere un senso se parte dalla situazione giudiziaria.
E Ingroia questo lo sa benissimo.Certo e´ che se le procure che stanno indagando sulla trattativa Stato-Mafia e sulle stragi degli anni novanta
sono nell´impossibilita´ di lavorare come si deve perche´ anche il Capo dello Stato ,persona super partes, comincia a scassare i coglioni, ecco allora non quadra piu´ nulla.Anche i magistrati sono costretti a uscire allo scoperto.Attenzione pero´ a non prendercela con quei magistrati
che stanno facendo il loro dovere e credo anche che sia giusto ,qualora si verifichino strani e pericolosi giochi di potere, prendere parola fuori dalle aule per dire come le cose stanno.Sbagliato e´ semmai che queste uscite siano considerate solo uscite di immagine ,perche´cosi´ pensando si finisce per mettere tutti tra i cattivi .
Bisognera´ pure salvare qualcuno, credere in qualcuno o vogliamo credere che la sola purezza del cuore sia sufficente a sconfiggere il male?E di fronte al silenzio generale non e´ forse giusto che i magistrati escano allo scoperto per parlare ,per far sapere.
Le cose che lei ha scritto su Napolitano sono vere ma il punto e´che il Capo dello Stato vuole delegittimare la Procura di Palermo;perche?
con quale fine?e´ nei suoi poteri costituzionali?
La vogliamo la verita´ su Falcone e Borsellino o no?
L´Italia e´ un paese ingovernabile per tanti motivi ,il primo dei quali resta pero´ il fatto che per giungere a delle verita´ giudiziarie
chi di competenza deve lottare con tutto un muro di delegittimazione che proviene ,ora, anche dal Capo dello Stato.Con questo scontro siamo quindi in un momento delicatissimo.Come mai
quando ci furono le intercettazioni tra Napolitano e Bertolaso il primo non ha sollevato tutto questo calderone e ora si?
E perche´ a parte Di Pietro nessuno ha chiesto le DIMISSIONI di Napolitano?
Il nostro allora non e´ un Stato di diritto, no
non lo e´ se ANCHE il Capo dello Stato si fa collaboratore dietro motivazioni sbagliate di politici che ,in molte occasioni, hanno dichiarato il falso .
Lasciamo fare alle procure il loro lavoro allora perche´ e´ inconcepibile che le uniche verita´ giudiziarie che sappiamo sono ancora dovute alle rivelazioni di certi pentiti .
Lei vorrebbe le dimissioni di Napolitano?
Se si non sarebbe giusto creare un appello ?
Insomma, l´Italia non puo´ essere salvata dalla Germania;puo´ essere salvata solo dagli onesti:dai politici onesti,dai giornalisti onesti,dai magistrati e giudici onesti, ecc.ecc.Chiedendo le dimissioni di Napolitano vuol dire rendersi perfettamentew conto che
Il problema primo dell´Italia e´ un problema fondamentalmente giudiziario;senza risolvere quel problema non credo proprio che si possibile realmente mettersi nella prospettiva di voler risolvere tuuti gli altri problemi italiani.
un caro saluto,alessandro.
x C.G.
Alcuni manager delle societa’ indagate pero’, riporta il quotidiano newyorkese, sottolineano i legami di Scheiderman, democratico al primo mandato, con l’amministrazione Obama.
Anita
per Anita:
vedremo cosa diranno i giudici ma sono due cose diverse;ovvero una cosa sono i semplici legami politici altra cosa e´ l´abuso della normativa fiscale.
Una domanda cattivella?
Lei ha riportato il suo 110 per darci un´informazione in piu´ per capire meglio le cose o perche´essendo repubblicana crede di piu´ a quei bravi manager anzicche´ al procuratore?
un saluto ,alessandro.
per Anita e Gino Cerutti:
la domanda poteva essere formulata anche in un altro modo, diciamo per par condicio;
come e quando il procuratore di New York N.S. ha scoperto l´ipotetica evasione?
X Alessandro
ma chi gliela fa fare a dannarsi l’ anima
con le beghe italiche?
Inglesi e tedeschi hanno il loro modo rispettivo
di rendersi odiosi, specie con gli ‘stranieri’.
Infatti mi pare lei sia nato in Germania
e parli tedesco come un nativo.
E’ decisamente un mondo di merda
un saluto
Peter
per peter:
“ma chi gliela fa fare a dannarsi l´anima con le beghe italiche?”:
semplicemente perche´ e´ giusto da ogni punto di vista.
No, il mondo e´ bello
sono solo alcuni a renderlo di merda.
un saluto,alessandro.
x Alessandro
A me pare di aver capito che Napolitano non è entrato in conflitto con il Potere giudiziario, cioè la Magistratura “pretendendo di non essere intercettato”, ma tenendo presente l’art. 90 della Costituzione, ha Chiesto alla Consulta se possono o devono essere usate, anche a fini leciti, oppure immediatamente distrutte, intercettazioni che riguardano il Capo dello Stato…non lui Napolitano…ma il Presidente della Repubblica Italiana.
Chi è in mala fede, tipo Di Pietro, fa il minestrone fra la Funzione e il Funzionario pro tempore.
A me non importa di Napolitano, a me importa il Dettato Costituzionale.
Chiariscano quello…poi si “occupino” di Napolitano persona, comunista migliorista ecc. ecc. ecc.!
Sylvi
x Alessandro.
Par condicio?
Direi invece il metodo Craxi: “tutti ladri, quindi nessun ladro”.
Elementare..
Da notare che la sciùra prova a spaccare il pelo in quattro quando si tratta di Obama ma tace diligentemente sui neokojons sventolabandierine a stelle e a striscie.
Il sottopanza del Romney, un bugiardo seriale, ha addirittura bufalato di aver fatto la maratona di NY in 3 ore e 40 minuti, subito smentito dal suo fratello con il quale correva correva assieme.
L’uno un evasore fiscale, l’altro un bugiardo patentato.
Neokojons, appunto.
God bless America!
C.G.
Per Silvy:
cara silvy,
lei e´ un po´ troppo ingenua e, quindi, non si rende nemmeno conto
dell´altissima posta in gioco.
Ad ogni modo se si va a leggere l´articolo 90 della Costituzione non basta affatto alle “ragioni” del signor Napolitano perche´ li´ mica si dice che Il Presidente della Repubblica non puo´ essere oggetto di intercettazioni;inoltre, tenga presente che noi non sappiamo se i contenuti delle intercettazioni riguardano o meno le funzioni di Napolitano.
Le ricordo che Napolitano e´ stato gia´ oggetto di intercettazioni nel caso Bertolaso;quella volta pero´ Napolitano non sollevo´ alcun conflitto.Come mai?
Il problema,Silvy, e´ che in questo caso le intercettazioni riguardano cose che si son dette Napolitano e l´ex ministro degli Interni Mancino, che, glielo ricordo , e´ indagato nelle trattative Stato-mafia.Capisce allora qual e´ la situazione ?
Peraltro mi pare che la Corte Costituzionale si sia gia´ espressa in favore della Procura di Palermo.Le motivazioni costituzionali di Napolitano non esistono.
Voglio sapere, non in quanto curioso, ma in quanto cittadino italiano
che cosa Mancino e Napolitano si sono detti ;voglio sapere perche´ Napolitano ha sollevato un caso che ,in se´, non esiste.
Sono richieste legittime e costituzionali col fine di capire parte importante e non ancora chiusa della storia italiana fatta di bombe,
di trattative,di omerta´.
Lei, cara Silvy, da che parte sta?
un saluto cristiano,alessandro.
(Attacco aereo …)
Anita { 03.09.12 alle 1:24 }
cosa c’entra la ricchezza e poverta’ o democrazia col voto?
Certo che per votare occorre essere registrati …
Lei come al solito o capisce male o vuole per forza scrivere qualche cosa per denigrare
Lei ha scritto che NON vota (se non erro) si informi nel caso che un giorno decidesse di esercitare il suo diritto e privilegio di votare in Italia e veda se puo’ votare dove le pare e piace senza registrarsi o senza avere una residenza.
—————————————
Cara Anita,
non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!
In nessun paese civile al mondo ci si deve registrare appositamente per poter esercitare il diritto di voto perché la registrazione viene automaticamente tenuta dagli uffici di residenza dei comuni che automaticamente inviano i certificati elettorali A TUTTI i cittadini che ne hanno il diritto. E che controllano eventuali abusi.
Il fatto di doversi registrare appositamente per poter votare, soprattutto in certi stati e per certa gente (ad esempio per un povero negro negro stati del Sud dell’Useggetta) è un evidente ostacolo. Lei non lo vede! …
Un altro evidente ostacolo per chi è povero è quello di dover rinunciare a mezza giornata di lavoro e di salario per poter votare: i poveri non sarebbero in grado di farlo.
Spiacente ma non sono affatto io a denigrare gli Useggetta, si denigrano benissimo da soli.
Io non voto da alcuni anni per scelta politica: mi era sembrato del tutto inutile.
Tuttavia io non mi sono mai registrato per votare in vita mia perchè ho sempre ricevuto il certificato elettorale a casa mia, inviato per posta o portato dagli impiegati comunali.
A parte il caso dei brogli elettorali, votare due volte sarebbe impossibile perché il certificato viene timbrato nei seggi elettorali al momento del voto.
Nel suo paese si fa di tutto per rendere difficile ai poveri l’esercizio del diritto di voto, cosa che mette in forse la struttura democratica del paese, sempre prescindendo dai notori brogli elettorali, come quello contro Al Gore.
Come per la guerra in Iraq e per la crisi dei subprime e dei derivati, l’Useggetta rimane un paese di imbroglioni.
Un saluto U.
Per Pino
Di versamenti da parte del Banana non sapevo, ma ci credo.
Ma i miglioristi, di cui Napolitano era il capo, erano culo e camicia con i crassisti ….
Ciò detto mi pare però che il comportamento di Napolitano sia stato impeccabile. U.
caro Alessandro,
può essere che io sia ingenua, soprattutto non oso interpretare la Costituzione.
A suo tempo, quando dovevo giurare sulla Costituzione, me la sono studiata secondo le mie possibilità, ma già allora avevo capito che i cosiddetti costituzionalisti potevano attaccarsi alle virgole e ai punti, oltre che alle preposizioni semplici ed articolate, per aver ragione e tirare l’acqua alla propria ideologia…
Io non oso nemmeno contestare alcunchè, leggo fra le righe , cerco di capire il pensiero dei nostri Costituenti, un pensiero che era tutt’altro che univoco. Anche loro erano esseri umani!
La Consulta, nel caso specifico di oggi, non ha ancora detto la sua; io non personalizzo, aspetto…anche perchè questa bistrattata Costituzione, un po’ “scritta ” e un po’ “aggiustata” è l’unica COSA che ancora mi unisce all’Italia.
Poi…anch’io vorrei sapere che cosa aveva da “pietire” arrogantemente, al solito, Mancino, un politico di cui dire che non ho stima è diciamo molto riduttivo!
Ma questo è un discorso che riguarda la politica…che, secondo me, deve fermarsi davanti a una interpretazione corretta della nostra Carta.
Se questo significa che io non debbo sapere il contenuto delle intercettazioni…così va bene, perchè questa interpretazione restrittiva dovrebbe, in futuro, sostenere anche la democrazia dei miei figli e nipoti.
Questo …quando Mancino e Napolitano, e anch’io sic sic, guarderemo il mondo “dal poç” come si dice dalle mie parti… che sarebbe la radice robusta e profonda del radicchio!!!
Credo sia chiaro, caro Alessandro, da che parte sto.
In questo caso un saluto costituzionale…sai…dai Cesare…ecc.
Sylvi
Caro Alessandro,
non vedo proprio perché io dovrei sapere cosa si sono detti Napolitano e Mancino, una volta accertato che non siamo in presenza di reati, come ha esplicitamente dichiarato il capo della procura di Palermo.
Se non siamo in presenza di reati, la procura ha il diritto di continuare a detenere registrazioni che riguardano il capo dello stato?
La risposta non è affatto scontata. U.
x Uroburo
non sono sicuro di capire il suo punto di vista sulle elezioni.
Cio’ che dice di US puo’ essere vero. Per esempio, sono d’accordo che non mi garberebbe dover andare in municipio appositamente per registrarmi, e magari fare pure una lunga coda. Devo pero’ registrarmi per posta ogni anno, il che da’ al comune l’occasione di sapere chi vive in casa mia anno per anno. Ovviamente i residenti abusivi (non a casa mia…) non si dichiarano.
Da queste parti che non ha dimora fissa non ha di fatto diritto a molte cose. Forse vi sono leggi speciali per gli zingari e chi vive su di una barca, ma bisogna indicare una residenza fissa, per esempio roulotte in via tal dei tali per un certo periodo.
Chi vive davvero per strada non puo’ indicare un posto pubblico come dimora!
Le elezioni politiche si tengono di solito il weekend. Tuttavia non vedo perche’ nei giorni feriali non si possa votare, dato che i seggi chiudono molto tardi, almeno alle 8 di sera
un saluto
Peter
…chi non ha dimora fissa…
Peter
x Uroburo
Caro Uroburo,
dato che lei parte sempre con preconcetti e’ inutile parlarne.
Ci sono cosi’ tante agevolazioni che lei non ne ha la minima idea.
Quella di al Gore e’ una frottola, Al Gore ha perso per i voti elettorali.
La ragione per cui Al Gore ha perso le elezioni del 2000 era che non ha ottenuto piu’ di 269 voti elettorali e George W. Bush li aveva ottenuti.
Sempre cordiali saluti,
Anita
x Alessandro
Bain Capital Under Investigation For Tax Avoidance-Romney Denies Any Benefit – Forbes
http://www.forbes.com/sites/rickungar/2012/09/01/bain-capital-under-investigation-for-tax-avoidance-romney-denies-any-benefit/
Cari saluti,
Anita
Io non oso entrare nella diatriba ,,,,anche perche’ come sapete sono ignrante la politica non mi ha mai interessato piu’ di tanto….essendo in perenne ricerca della felicita’ … e godendomi la vita…rodermi il fegato con il teatro politico italiano e’ un po’ come suicidarsi mentalmente.
Per cui una sola considerazione.
Scriveva bene Alessandro…
…” Insomma, l´Italia non puo´ essere salvata dalla Germania;puo´ essere salvata solo dagli onesti:dai politici onesti,dai giornalisti onesti,dai magistrati e giudici onesti, ecc.ecc.”
–
Vedo che in America tutti i politici raccontano della propria vita…e mettono tutto sul piatto, cominciando e raccontando della vita genitori…fino a stessi e alla propria famiglia. Se hanno fatto fortuna spiegano anche perche’ e per come. L’ elettore e’ l’ ultimo giudice e l’ eletto sa’….che un solo piccolo errore una sola dimenticanza….una sola informazione non esatta gli costa la carriera.
In Germania i politici sono costretti a dimettersi per un nonnulla e di esempi ne’ potrei portare parecchi….ma il caso piu’ ecclatante e’ quello di Jenninger che uso’ una sola parola “Faszinosum” … riferendosi “al fascino che il nazismo ebbe sui Tedeschi …..parola che fu interpretata male….e fu costretto a dimettersi…il tempo gli diede ragione ma intanto la frittata era fatta.
Un caso Berlusconi in Germania sarebbe impensabile ….ma anche la presenza di parlamentari e senatori dalla fedina poco pulita .
Per cui vale quello che ha scritto Sandro….
ma campa cavallo che l’ erba cresce.
Un saluto
Rodolfo
Le polemiche su Napolitano
Vorrei ricordare che negli Usa il presidente Nixon fu costretto a consegnare i nastri con le registrazioni dei suoi colloqui con i tizi del Watergate. Ricordo anche che il presidente Clinton rischiò l’impeachment per una storiella di sesso originata da una macchia di sperma conservato in freezer da una ragazza e che dovette mostrare il suo pene a una commissione medica che doveva controllare se aveva o non la forma assai ricurva descritta da una donna che lo accusava di molestie sessuali.
Da notare che il presidente Usa ha potere e responsabilità ben più grandi di quello italiano.
Come sempre, esageriamo pateticamente e trasformiamo infatti in lotte del bene contro il male. Ridere o piangere?
pino nicotri
Caro Pino,
a me sembra che il paragone con Nixon non c’entri per nulla.
In quel caso i colloqui registrati svelavano moltissimi reati gravi, per i quali Nixon dovette dimettersi.
In questo il capo della procura di Palermo afferma ufficialmente che i colloqui di Napolitano sono ininfluenti sul piano legale perchè non sono stati commessi reati.
Allora ha un senso che queste registrazioni vengano conservate? Personalmente avrei dei dubbi.
Perchè mai qualcuno, anche un magistrato, dovrebbe poter conservare dei colloqui nei quali non è stata commesso alcun reato? I magistrati si occupano di reati, non d’altro.
Tra parentesi, basta avere una minima conoscenza di chi sia Napolitano per aver ben chiaro che nelle telefonate non può aver detto assolutamente nulla di poco corretto. E’ e rimane uno dei politici più fini dell’intero arco politico italiano da ben più di mezzo secolo.
Quanto a Clinton, il suo problema è il sospetto che avesse mentito ai giudici. Se si fosse rifiutato di rispondere (visto che andare a letto con una stagaire maggiorenne non è un reato) nessuno avrebbe potuto dirgli nulla.
Un saluto U.
Cara Anita,
abbiamo, ovviamente, idee diverse.
A me non interessano le agevolazioni, interessano i diritti. Uguali per tutti e non solo per i dipendenti pubblici. U.
Caro Peter,
penso che perfino in un paese di barbari come l’Useggetta il fenomeno dei senza casa sia marginale.
Quello dei poveri invece non lo è. E molti poveri, come dimostra chiaramente la sentenza sull’Ohio, non votavano per ragioni economiche.
Il resto mi interessa poco. Dopo di che Anta è libera di dire quel che vuole parlando d’altro. U.
Per Rodolfo
Un caso Berlusconi sarebbe inconcepibile in qualunque paese minimamente civile.
L’Ittaglia non lo è. U.
Per Anita
Al Gore ha perso in Florida, ed in Florida ci sono stati dei brogli elettorali. U.
Per Uroburo:
riferisco pure a lei che quando ci furono le intercettazioni tra Napolitano e Bertolaso nessuno,tantomeno, il Capo dello Stato, sollevo´
ancun conflitto.Perche´ all´epoca Napolitano non disse nulla e ora si?
Riesce lei a darmi a questa domanda una risposta credibile?
Sostenere che un´intercettazione sia penalmente irrilevante non vuol dire che sia rilevante da altri punti di vista, altrimenti non si spiegherebbe l´insistenza della procura della Repubblica di Palermo che sta cercando di fare indagini sulla trattativa Stato-mafia, a meno che si considera,berluschianamente, che tutti i giudici e magistrati sono comunisti.
Mancino e´indagato e le intercettazioni con Napolitano si sono avute casualmente.Dove e´ scritto che il Presidente della Repubblica non puo´ essere intercettato indirettamente?
Non so se lei ha letto le intercettazioni tra Mancino e D´Ambrosio
ma ,al di la´ del caso penale, Napolitano non avrebbe dovuto immediatamente chiedere le dimissioni di D´Ambrosio soprattutto quando ha sostenuto un´idea a favore di Mancino contro i giudici di Palermo e sostenendo che anche Napolitano la pensa cosi´?
E perche´ Napolitano non ha chiesto le dimissioni di D´Ambrosio?
E se D´Ambrosio ha sostenuto il vero e´ (non penalmente) politicamente legittimo un consenso anche solo a parole con Mancino contro i giudici di Palermo?
Magari lei trova queste domande retoriche e ci vede dietro delle sciocchezze.Io ci vedo qualcosa di estremamente grave.
Non mi piace fare delle previsioni, ma questa volta si;
usciranno le intercettazioni e Napolitano,in base ai contenuti delle intercettazioni, sara´ costretto a dimettersi.
(e non vorrei vedermi come possibile candidato alla presidenza il signor B.).
Dietro cose apparentemente banali , a livello politico, si possono benissimo avere “menti raffinatissime”.Peraltro gia´ ci si muove, in vista delle prossime elezioni.
un saluto,alessandro.
x Alessandro
per quello che ne ho letto, direi che e’ un attacco al presidente Napolitano in una fase molto delicata della disgraziata dinamica politica italiana.
Infatti si pensa che nelle intercettazioni Napolitano avesse detto a Mancino della sua intenzione di licenziare un certo nano miserabile (meglio tardi che mai…). I sostenitori del quale nano ora vorrebbero le dimissioni del presidente, ed alcuni delirano che un certo nano dovrebbe essere ristabilito come boss, diciamo cosi’ per PC. E’ una sordida manovra contro una figura garantista chiave dell’ordinamento italiano attuale.
Se i magistrati dichiarano che non si tratta di reati, allora si tratta di politica e pubblicita’. Per cui a dimettersi dovrebbero essere loro. Infatti solo i giornalisti hanno il diritto a divulgare notizie che potrebbero avere un qualsivoglia interesse pubblico, non i magistrati che devono operare nei limiti delle loro funzioni contrattuali
un saluto
Peter
per peter:
1-purtroppo e´ anche un attacco al presidente Napolitano ma solo in quanto quest´ulmino ha sollevato un conflitto inesistente;l´attacco al presidente non proviene quindi dalla procura di Palermo;
2-non credo che nelle intercettazioni Napolitano abbia detto a Mancino quello che dice lei;
3-i sostenitori del nano non vogliono le dimissioni del presidente;
4-di qualunque cosa si tratti la procura di Palermo non ha chiesto di divulgare le notizie (che e´ compito dei giornalisti e non solo comunque di loro) ma di evitare la richiesta di Napolitano di distruggere quelle intercettazioni.
Ma lei cosa pensa che la procura di Palermo abbia interesse a fare politica e pubblicita´?Facciamola lavorare , ciascuno alla fine si prendera´ le proprie responsabilita´perche´ il processo sulla trattativa Stato-mafia e´ ancora aperto e non credo sia giusto distruggere nulla tantomeno se si tratta anche dell´ex ministro degli interni Mancino il quale e´ indagato per falsa testimonianzae e che ha infatti il problema di come chiarire la divergenza rispetto alle dichiarazioni di Martelli( ex ministro di grazia e giustizia).
Ed e´ probabile che si stesse parlando proprio di quel problema.
Vedremo:senza che si faccia politica(va bene), senza che si faccia pubblicita´(va bene) ma anche senza distruggere niente.
un saluto,alessandro.
P.S.
Che si tratti di una sordida manovra non c´e´ dubbio ,il problema e´ capire da chi proviene e contro di chi.
Una cosa pero´ e´ chiara, almeno per me:che la Procura della Repubblica di Palermo non ha niente a che vedere con questa “sordida” manovra e che non ha nessuna responsabilita´ nel fatto che un caso giudizio ancora in corso rischia di trasformarsi in un caso solo politico
con il solito rischio di bloccare le indagini giudiziarie.E tutto questo a chi puo´ giovare?
alessandro.
x Uroburo
Caro Uroburo,
forse e una volta per sempre capira’ come si svolgono le elezioni presidenziali negli Stati Uniti:
Collegio Elettorale degli Stati Uniti d’America – Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Collegio_Elettorale_degli_Stati_Uniti_d'America
Saluti,
Anita
seconda prova
Collegio Elettorale degli Stati Uniti d’America – Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Collegio_Elettorale_degli_Stati_Uniti_d'America
Scusate la “lenzuolata” non e’ mia abitudine, il link non si apre perche’ non e’ completo.
Il Collegio Elettorale degli Stati Uniti d’America (in inglese: United States Electoral College) è il corpo costituzionale che elegge il presidente e il vice presidente degli Stati Uniti d’America.
L’elezione del Presidente degli Stati Uniti e del Vice Presidente avviene, infatti, mediante una procedura di secondo grado come disciplinato dall’articolo 2 – sezione 1 della Costituzione statunitense e modificato nel 1804 con la ratifica del 12º emendamento e nel 1961 con la ratifica del 23º emendamento.
Secondo la procedura attuale, ogni quattro anni, gli elettori di ciascun Stato della federazione eleggono un certo numero di grandi elettori: numero che deve essere pari al numero complessivo di membri del Congresso degli Stati Uniti che quello stesso Stato elegge. Poiché ad ogni Stato è concesso un numero di membri della Camera dei Rappresentanti diverso e in proporzione alla propria popolazione – ma comunque almeno uno – e un numero fisso di due senatori il numero di grandi elettori varia da stato a stato, ma mai meno di tre. Tre sono anche i grandi elettori che hanno diritto di eleggere gli abitanti del distretto federale di Washington che, paradossalmente, fino all’approvazione del 23° emendamento, non appartenendo ad alcuno Stato erano esclusi da ogni procedura elettorale.
L’elezione dei delegati avviene il primo martedì successivo al primo lunedì di novembre nel cosiddetto Election Day. Ogni Stato è libero di determinare i criteri del sistema elettorale, purché diretto, con cui eleggere i propri grandi elettori. Quarantotto stati hanno optato per un sistema detto winner-takes-all per cui la lista di candidati che ottiene il maggior numero di preferenze viene eletta in blocco; solo Il Nebraska e il Maine hanno un sistema diverso.
Il criterio che ha fissato la data dell’Election Day, così elaborato nella sua definizione: il primo martedì successivo al primo lunedì di novembre, è spiegabile con ragioni storiche. Era cura dei padri fondatori della federazione garantire la massima partecipazione politica degli elettori della nuova Unione, elettori che erano per la maggior parte proprietari terrieri – essendo l’accesso al voto anche legato al censo – che non potevano dedicarsi che in tardo autunno alla vita politica essendo la primavera e l’estate occupata nei lavori agricoli; d’altra parte l’inverno inoltrato avrebbe reso complicati i trasporti in una nazione con ampie distanze e rari centri urbani. La Costituzione degli Stati Uniti rimanda ad una legge federale la determinazione di una data precisa e questa è stata fissata nel 1845 nei primi giorni di novembre cioè in un periodo in cui si presumono compiute le attività di raccolto e in genere legate alla agricoltura, ma in cui le condizioni meteorologiche sono ancora accettabili. La scelta di non votare di domenica è invece dovuto alla volontà di non interferire con le pratiche religiose del riposo festivo, molto sentite in ambiente puritano. Di domenica era inoltre da escludere che gli elettori si mettessero in viaggio per raggiungere i centri urbani sede di seggio, al viaggio a cavallo era quindi dedicato il giorno di lunedì e il martedì successivo avrebbero potuto compiere la loro scelta. Benché ora tali ragioni non siano più valide non si è mai considerato necessario modificare la data dell’Election Day.
I grandi elettori così designati si riuniscono quindi ciascuno nella capitale dei rispettivi Stati – non quindi in un unico grande collegio – il lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre e procedono alla elezione del Presidente e del Vice Presidente, o meglio esprimono i propri voti per uno dei ticket candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Conclusa tale procedura della riunione viene redatto un puntuale verbale che viene inviato a Washington.
Il 6 gennaio il Congresso degli Stati Uniti a camere congiunte procede alla apertura della buste e al conteggio dei voti che ciascuno grande elettore ha espresso. I candidati che raggiungono la maggioranza dei voti elettorali sono eletti alla carica di Presidente e Vice Presidente.
Il fatto che il candidato vincente sia già noto al termine dell’Election Day è dovuto al fatto che le liste di candidati a grande elettore nei singoli stati della federazione sono esplicitamente collegate ai candidati alla presidenza e vice presidenza. Ogni elettore cioè voterà per una lista che è espressione di un candidato e del suo partito, e la vittoria di quella lista garantirà che i grandi elettori siano espressione del partito e ne voteranno i candidati alla presidenza e vice presidenza. In alcune occasioni si è verificata l’eventualità che un eletto in una lista di grandi elettori si sia poi rifiutato di votarne il candidato o addirittura ne abbia preferito l’avversario. Tale ipotesi di elettore infedele è punita in 24 stati della federazione.
Da Wikipedia.
Anita
http://www.haaretz.com/opinion/palestinian-zionism.premium-1.462557?fb_action_ids=10150901339522824&fb_action_types=og.recommends&fb_source=other_multiline&action_object_map=%7B%2210150901339522824%22%3A149589091847607%7D&action_type_map=%7B%2210150901339522824%22%3A%22og.recommends%22%7D&action_ref_map=
http://www.palestinarossa.it/?q=it%2Fcontent%2Faic%2Fcolonie-e-violenze-“price-tag”-benzina-sul-fuoco
Colonie e violenze “Price Tag”: benzina sul fuoco
Mentre Israele smantella l’outpost di Migron, l’Alternative Information Center (un gruppo di pacifesti israeliani e palestinesi) e l’Ufficio per i Diritti Umani dell’UNESCO all’Università Al Najah pubblicano un nuovo rapporto sulle violenze dei coloni.
“Colonie e violenze ‘Price Tag’: benzina sul fuoco” tratta degli eventi legati alla colonizzazione, comprese le violenze “Price Tag”, come logica conseguenza del progetto colonizzatore israeliano e importante bandiera della politica israeliana nei Territori Occupati Palestinesi.
Dagli anni Novanta, quando Israele si è ufficialmente impegnato a fermare la costruzione di nuove colonie, è stato tacitamente permessa e spesso direttamente sostenuta la creazione di oltre 100 insediamenti e dal 2008 la violenza “Price Tag” è emersa come reazione dei coloni alle potenziali demolizioni da parte del governo israeliano.
Dal giugno 2008 si sono registrati oltre sessanta attacchi da parte dei coloni contro 110 comunità palestinesi, 25 dei quali hanno avuto come target siti religiosi, con 9 casi di incendi a moschee.
Insediamenti illegali e violenze sono considerati violazioni del diritto internazionale e della legge israeliana da parte delle stesse autorità israeliane e dei coloni. Inoltre, funzionari pubblici israeliani e istituzioni di governo sono coinvolti nella pianificazione e la costruzione degli insediamenti, verso i quali vengono incanalati milioni di dollari di fondi pubblici. Dal marzo 2011 la politica israeliana è stata quella di “legalizzare” gli insediamenti illegali.
Inoltre il rapporto mostra come la demolizione degli insediamenti è solo una mera parvenza. Tra il 1997 e il 2007, l’Amministrazione Civile israeliana ha eseguito solo il 3% degli ordini di demolizioni pendenti contro le costruzioni illegali israeliane nei Territori Palestinesi; generalmente vengono colpiti solo insediamenti “fantoccio”, ricostruiti pochi giorni dopo.
Il rapporto infine spiega come gli attacchi dei coloni possano provocare contro-attacchi da parte palestinese, che potrebbero destabilizzare il governo israeliano. Di conseguenza il governo teme simili violenze da parte dei coloni e evita così la demolizione degli insediamenti.
Leggi il rapporto: http://www.alternativenews.org/english/images/stories/PDF/UNESCO-AIC-Outposts-and-Price-Tag-Violence.pdf
Josef Avesar
We now completed a two minute video illustration in English, Arabic and Hebrew explaining the concept of an Israeli Palestinian Confederation.
For English go to: http://www.youtube.com/watch?v=POjypzcii_8
For Arabic go to: http://www.youtube.com/watch?v=uYNZH-m2ngg
For Hebrew go to: http://www.youtube.com/watch?v=IptrF2AqZys&feature=player_embedded
Carta Anita,
mi scusi ma so benissimo com’è il sistema elettorale useggetta. U.
Caro Uroburo,
mi sembra dunque un sistema molto valido….basta leggere le ultime righe del post di Anita:-“In alcune occasioni si è verificata l’eventualità che un eletto in una lista di grandi elettori si sia poi rifiutato di votarne il candidato o addirittura ne abbia preferito l’avversario. Tale ipotesi di elettore infedele è punita in 24 stati della federazione”….
appunto perche’ non esprime piu’ la volonta’ originaria dell’ elettore.
Magari l’ Italia avesse un sistema del genere.
Rodolfo
Caro Uroburo
Quanto ai poveri che non possono votare io ci credo poco…ed in ogni caso si dovrebbero analizzarne i motivi…..perche’ dei motivi ce n’ e’ saranno stati …certamente non discriminanti.
Poi la sentenza dell’ Ohio mette tutto a posto mi sembra…dunque meglio tardi che mai….per cui il problema non che ha sollevato lei non esiste piu’.
Un saluto
Rodolfo
Caro Rodolfo,
a volte chiedere a lei una riflessione sarebbe come chiedere al mio gatto di parlare in dialetto milanese. U.
PS. Il sistema elettorale useggetta funziona benissimo. E’ uno dei migliori al mondo.
Se il suo obiettivo è quello di difendere i ricchi. U.
Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, ha annunciato su Twitter che il Tribunale di Milano ha rigettato l’appello dell’ex premier contro la famosa copertina del settimanale britannico che, poco prima delle elezioni del 2001, titolava “Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy” (perché Silvio Berlusconi è inadeguato a guidare l’Italia).
Fu proprio di Bill Emmott, professionista indipendente ed ex direttore della testata, l’idea di titolare la copertina dell’Economist su Berlusconi nel 2001.
Il premier aveva citato il settimanale per diffamazione a mezzo stampa e aveva già perso in primo grado. “.
Ma vede …caro Uroburo….io so quello che intende …
io stesso sono povero…molto povero…
ciononostante sono per una societa’ capitalista…perche mi da’ delle possibilita’ che altrimenti mi sarebbero precluse.
In America ad ognuno e’ data la possibilita’ di diventare ricco….nessuno escluso.
Se i poveri ci sono in America son quelli che non hanno voglia di fare..
nessuno di loro pero’ e’ morto di fame…anzi ingrassano…perche’ oltre alla voglia di non far niente si nutriscono anche male.
Ritengo una societa’ di tutti ricchi piu’ possibile di una societa’ dove ognuno ha qualcosa….cioe’ niente.
So’ pero’ che una societa’ di tutti ricchi e’ un’utopia….come una societa’ di tutti uguali che non potra’ mai esistere…per questo preferisco la prima.
Come dire ad ognuno il suo…secondo la sua intelligenza e le sue capacita’.
Rodolfo
Caro Rodolfo,
quelle che lei riferisce sono delle leggende metropolitane: la mobilità sociale in Useggetta è inferiore a quella media europea ormai da decenni.