La magistratura si è arresa alle pretese di un programma tv basate per ben sette anni su una telefonata anonima rivelatasi ovviamente falsa. E alle pretese di un cittadino vaticano, Pietro Orlandi, che ha collezionato ormai almeno 17 vistose contraddizioni
[AGGIUNTA DEL 29 MAGGIO –
Per chi volesse capirne qualcosa ed essere informato sul caso di Emanuela Orlandi che tante polemiche, accuse e balle colossali sta seminando soprattutto negli ultimi tempi. E’ il video su Youtube di una mia intervista a Tele Roma 56 (ricordiamo che Federica Sciarelli di “Chi l’ha visto?” ha insabbiato la lunga intervista che mi fece fare nel 2005):
http://www.youtube.com/watch?v=rzv1fdvd6JE&feature=plcp ]
In nessun Paese civile sarebbe stato permesso che un programma televisivo, in questo caso “Chi l’ha visto?”, potesse montare una campagna scandalistica durata ben sette anni basandosi su una telefonata anonima, del settembre 2005, supportata man mano da “supertestimoni”, prove e ricostruzioni fasulle. E in nessun Paese civile la magistratura si sarebbe arresa a una tale campagna fino a violare un intero cimitero antico posto, come costume non solo a Roma, nei sotterranei di una chiesa. “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare”, ha detto per telefono nel 2005 l’anonimo di “Chi l’ha visto?”. La magistratura è andata “a vedere chi è sepolto nella cripta”, De Pedis ovviamente, ma “la soluzione del caso” non c’è. Quella telefonata oltre che anonima era anche bugiarda. Come del resto anche le ultime “clamorose rivelazioni”. In un Paese civile la conduttrice del programma televisivo “Chi l’ha visto?” sarebbe stata licenziata in tronco da un bel pezzo, in Italia ersta invece al suo posto anche dopo la clamorosa e inconfutabile dimostrazione di avere campato per 7 anni su una panzana. Anonima e panzana.
I colpi di scena e le piste si susseguono a ritmo crescente, ma il tentativo di addossare la scomparsa di Emanuela Orlandi alla cosiddetta banda della Magliana, e in particolare al suo asserito capo Enrico De Pedis è ormai crollato. Fragorosamente crollato, ove per fragore si intende non solo quello dei mass media improvvisamente scatenati come una muta di cani da caccia sulla preda, ma anche quello dei martelli pneumatici che hanno praticamente demolito i sotterranei della basilica romana di S. Apollinare alla assurda ricerca dei resti della Orlandi come fossero la famosa “pietra verde”. Martelli pneumatici il cui ossessivo baccano pareva l’esplosione della rabbia non dei magistrati, che sapevano bene non avrebbero trovato nulla, ma dei telespettatori da curva sud che confondono l’uomo De Pedis con la figura del Dandy, il cinico protagonista di Romanzo criminale in versione libro, film e serie televisiva.
Il tentativo di cambiare improvvisamente canovaccio e far passare per stupratore e assassino don Piero Vergari, l’ex rettore della basilica di S. Apollinare nei cui sotterranei De Pedis dorme il sonno eterno, è un boccone per palati grossi e amanti del macabro. Ma soprattutto destinato a chi è facilmente infiammabile in un’epoca in cui la Chiesa è sommersa dagli scandali per i troppi pedofili nel suo clero. A parlare di sesso, droga e rock’n roll, per ambasciatori pasturati con fanciulle vaticane, ci si è messo pure “l’esorcista ufficiale del Vaticano”, don Amorth. No comment. E’ meglio….
Per continuare a tenere in piedi quello che è diventato l’Emanuela Orlandi Show, lucroso per molti, i soliti colleghi, a partire dalla Sciarelli e dal destinatario della lettera aperta che ho tenuto in bacheca per tre settimane di fila, ovviamente senza ricevere nessuna risposta se non minacce di querela, hanno dovuto ricorrere a due farse:
- la farsa dei “due scheletri di donna trovati in S. Apollinare”, mentre sono stati trovati invece in un altro palazzo, a oltre un chilometro di distanza.
- La farsa della notizia, più falsa di Giuda, che “a S. Apollinare è stato trovato un teschio”, secondo altri una mandibola e comunque “ossa umane di 30-40 anni fa”. Quindi ovviamente della povera Emanuela….
Poi ci si meraviglia se si arriva a inventare che “l’Iraq produce bombe atomiche”, balla che è costata una invasione e qualche decina se non centinaia di migliaia di morti.
Ciò detto, nel clamore montante di questa vicenda non convince neppure il comportameto di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Le sue contraddizioni nel comportamento e nelle dichiarazioni cominciano a provocare disagio anche tra i suoi fan. Trascurarle o limitarsi ad attribuirle al lutto non elaborato nonostante siano passati ben 29 anni è ormai un po’ troppo semplicistico e riduttivo. Così come non ha senso continuare a rilanciare qualunque sua affermazione – a volte l’una l’opposto dell’altra – senza mai vagliarla criticamente.
Mettendo in fila tutti i dubbi e le contraddizioni di Pietro Orlandi, si ottiene una lista di ben 17 punti interrogativi: cose che Orlandi non ha mai detto, cose che non ha mai spiegato, cose che ha detto e fatto contraddicendosi a 360 gradi.
1) – Pietro Orlandi attribuisce improvvisamente molta importanza alla lettera anonima pubblicata domenica 20 maggio da alcuni giornali, come per esempio La Stampa. La missiva figura da un anno nel libro di Pietro Orlandi “Mia sorella”, edito nel maggio dell’anno scorso, ed è stata ricevuta da sua madre, Maria Pezzano, nel febbraio 2008 e da lei consegnata ai magistrati. La lettera dice che Emanuela è morta, la sera stessa della scomparsa la sera del 22 giugno ’83, mentre era in compagnia di don Piero Vergari nella solita basilica di S. Apollinare e che è stata sepolta la sera stessa nel cimitero di Prima Porta. Ma perché allora da mesi e anzi da anni lo stesso Pietro parla ovunque, in tv e sui giornali, di pista internazionale e lo ha fatto anche in tempi recenti?
2) – Perché insiste a dire “mia sorella è stata rapita in quanto cittadina vaticana”, visto anche che la cittadinanza con quanto scritto nella lettera anonima non c’entra nulla?
3) – Perché, nonostante una tale missiva, il legale rappresentante proprio di Maria Pezzano, avvocato Ferdinando Imposimato, insiste a dichiarare, e lo ha fatto anche molto di recente, che Emanuela invece è viva è sta in Turchia o in altro Paese orientale? A chi bisogna credere?
4) – Il 10 maggio dell’anno scorso Pietro Orlandi ha fatto a una serie di giornali, da Vanity Fair a Italia Sera e al Secolo XIX, una dichiarazione ben precisa: “Io so chi ha rapito mia sorella”. E allora, se lo sa, perché non ne fa mai il nome?
5) – Pietro Orlandi dà tanta importanza alla lettera anonima pubblicata il 20 maggio 2012 dai giornali e da lui pubblicata nel maggio dell’anno scorso, secondo la quale Emanuela sarebbe sepolta nel cimitero di Prima Porta. Ma allora perché mai ha insistito come un matto per ispezionare la tomba di De Pedis, che si trova in S. Apollinare e non a Prima Porta?
6) – A pagina 206 e 207 del mio libro del 2002, “Mistero vaticano. La scomparsa di Emanuela Orlandi” , riporto una lettera anonima spedita nell’ottobre 1993 dal Vaticano da un mittente che la intitolava “TESTIMONIANZA RACCOLTA IN CONFESSIONE”. Nella lettera si legge che Emanuela la sera in cui scomparve andò a Civitavecchia in auto con un prelato amante della bella vita e che il mattino dopo, rientrata a Roma, decise di non tornare più a casa. L’allora appena nominato avvocato della signora Pezzano, Ferdinando Imposimato, cercò di farmi togliere quella lettera dalle bozze anche minacciandomi di querela. Poiché io invece la pubblicai assieme al resto venni duramente rimproverato dalla Pezzano perché “con quella lettera ha offeso la memoria di mia figlia”. Come è possibile allora che abbia consegnato lei stessa ai magistrati, nel 2008, la lettera anonima oggi alla ribalta? E come mai Pietro anziché nasconderla l’ha pubblicata? Si tratta infatti di una lettera che Emanuela la offende davvero. A fronte di questa contraddizione, qualcuno potrebbe dedurne che nella lettera da me pubblicata ci possa essere qualche particolare che non si voleva far trapelare. Da notare che io l’ho pubblicata come un esempio delle molte maldicenze che gli Orlandi hanno dovuto sopportare.
7) – Pietro Orlandi dice che lui sua sorella la cerca ovunque convinto che sia viva. Ma allora perché l’ha cercata in una tomba per giunta vecchia di 22 anni quale è quella di De Pedis? E se è convinto o anche solo spera che sia viva, perché ha pubblicato e oggi ritiene importantissima una lettera che la dà per morta fin dalla sera del 22 giugno 1983?
– Pietro Orlandi continua a spiegare che lui le tracce della sorella le cerca ovunque. Ma allora perché non le va a cercare anche in Salita Monte del Gallo visto che sa benissimo cosa ho scritto nel mio libro del 2008 intitolato “Emanuela Orlandi, la verità”? Nel libro ho scritto che una mia fonte vaticana mi ha spiegato di avere saputo da due agenti del Sisde che Emanuela è morta la sera stessa della scomparsa. Morta per la precisione in una casa di Salita Monte del Gallo, strada vicina al Vaticano sul lato che va verso il Gianicolo. Perché Pietro Orlandi non la cerca anche lì? Perché fa finta di non conoscere questa notizia su Salita Monte del Gallo, lui che è sempre pronto a rilanciare le notizie più improbabili?
Crede a Alì Agca, a Sabrina Minardi, alle telefonate anonime a “Chi l’ha visto?”, a chi per strada gli dice “la persona che fece salire in macchina Emanuela la conosci bene” e alle lettere anonime a sfondo clerico sessuale, crede cioè a un insieme di “rivelazioni” peraltro assolutamente inconciliabili tra loro, però preferisce far finta che non esista quanto scritto da un giornalista di lungo corso come il sottoscritto, con 35 anni a L’Espresso e una dozzina di libri nella sua carriera, certamente credibile almeno quanto quei personaggi e quegli anonimi. Pietro Orlandi è libero ovviamente di credere a quel che gli pare, ma l’ostracismo posto nei miei confronti, del tipo “O io o lui”, in varie sedi televisive e giornalistiche non pare certo un contributo all’accertamento dei fatti e della verità sulla fine di sua sorella. Semmai, appare un tentativo di evitare che certe notizie arrivino all’opinione pubblica.
In particolare, che l’anonimo della telefonata a “Chi l’ha visto?” mentisse è ormai provato in modo assoluto dai controlli nella tomba di De Pedis. Il telefonista infatti ha detto: “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare”. La magistratura è andata “a vedere chi è sepolto nella cripta”, De Pedis ovviamente, ma la soluzione del caso non c’è.
9) – Nell’ottobre dell’anno scorso ho consegnato ai magistrati inquirenti le registrazioni delle mie conversazioni telefoniche del 2004 con l’avvocato Gennaro Egidio, fin dal 1983 legale rappresentante sia degli Orlandi che dei Gregori, famiglia della quale faceva parte la giovanissima Mirella, scomparsa tre settimane prima di Emanuela. Di tali registrazioni ho anche pubblicato le trascrizioni. Dalle telefonate si apprende che è lo stesso avvocato degli Orlandi a negare che Emanuela sia stata rapita: “Si stratta di una scomparsa, ma non di un rapimento”, e spiega brevemente il perché della sua affermazione.
Come mai Pietro Orlandi, che dà retta a qualunque “rivelazione” e segnalazione anonima, continua a far finta di non sapere cosa ha detto e spiegato il suo stesso avvocato di famiglia dopo ben 21 anni che si occupava del caso?
10) – Pietro Orlandi si guarda bene anche solo dal nominare Salita Monte del Gallo e preferisce ignorare quanto ammesso dallo stesso avvocato di famiglia, però corre a cercare Emanuela a Londra sulla base di una telefonata in diretta tv platealmente falsa ricevuta lo scorso 17 giugno (2011) mentre con il giornalista Fabrizio Peronaci presentava il loro libro “Mia sorella”.
Quella sera il falso “ex agente segreto del Sismi, nome in codice Lupo”, alias Luigi Gastrini, ha telefonato a Tele Roma Uno per annunciare in diretta a Pietro Orlandi che “Emanuela è viva e sta a Londra”. Con la stessa telefonata in diretta il sedicente 007 ha anche avvertito Pietro Orlandi che scavando avrebbe avuto la sgradita sorpresa di scoprire che suo padre aveva maneggi illeciti di danaro “con l’Istituto Antonveneto”. Peccato che la banca Antonveneta sia nata ben 19 anni dopo il 1983 al quale faceva riferimento “l’ex 007″.
Per scoprirlo, e scoprire quindi che il “Lupo” mentiva, bastava un banale controllo su Google. Per farlo, a me e ad altri colleghi sono bastati meno di 30 secondi. Eppure non se ne sono accorti e non hanno fatto controlli né un impiegato esperto di banca come Pietro Orlandi, impegnato nella banca vaticana IOR per oltre un quarto di secolo, né un giornalista del Corriere della Sera come Peronaci. Il primo infatti è partito con tanto di battage pubblicitario e troupe televisiva per Londra. Il secondo ha avvalorato sulla pagina 3 del Corriere della Sera di domenica 19 giugno 2011quanto aveva detto Gastrini.
Resta un piccolo mistero: come mai Gastrini, che vive in un paesino della provincia di Bergamo, quel 17 giugno sia stato al corrente di quel che avevano in programma una tv romana e abbia sentito l’esigenza di telefonare in diretta. Sta di fatto che dopo qualche mese Gastrini è stato incriminato per millantato credito. Non prima però che un avvocato milanese tentasse a suo nome con me e anche con altri colleghi, di farci sborsare oltre un milione di euro “per andare a Londra a ritirare Emanuela Orlandi e portarla in Italia”. Tentativo di truffa del quale il 5 agosto ho inutilmente avvertito lo stesso Peronaci inviandogli un mio articolo.
11) – Con un ritardo di 29 anni e una volta crollata la pista “tomba De Pedis”, Pietro Orlandi si è improvvisamente ricordato che suor Dolores, la direttrice del conservatorio frequentato da Emanuela nel palazzo di S. Apollinare, diffidava a tal punto dei costumi sessuali di don Vergari da ordinare alle studentesse di non frequentarne la chiesa. Si tratta di una affermazione che non trova nessun riscontro in quanto da me accertato nel 2001 e 2002 man mano che mi documentavo per il mio primo libro sulla scomparsa di Emanuela e neppure in seguito quando ho condotto altre ricerche per il secondo, edito nel 2008. Nel 1983 inoltre il conservatorio occupava solo un piano o una parte di un piano del palazzo di S. Apollinare, la basilica era ancora quasi sempre chiusa perché don Vergari stentava a rilanciarla e comunque non aveva ancora nulla a che vedere con il conservatorio. Stando così le cose, non c’era nessun motivo per cui chi frequentava questo frequentasse anche quella.
12) – Suor Dolores a suo tempo è stata intervistata e interrogata in lungo e in largo. Eppure mai ha espresso a nessun dubbi di sorta su don Piero Vergari;
13) – Non li ha espressi neppure agli stessi Orlandi quando la sera stessa della scomparsa le hanno telefonato per avere notizie.
14) – Non li ha espressi agli stessi Orlandi quando si sono recati in gruppo, stando alle loro stesse dichiarazioni, a ispezionare nottetempo il conservatorio.
15) – Come è possibile che nel corso del sopralluogo da loro stessi condotto gli Orlandi non si siano accorti che a pochi metri di distanza, nella canonica della basilica, fosse successo quello che ora Pietro Orlandi sostiene sia successo e ci fossero le manovre di un’auto – ovviamente di De Pedis – per portar via il cadavere di Emanuela?
16) – Pietro Orlandi ha dichiarato che “suor Dolores non voleva si sapesse che era amica di Oscar Luigi Scalfaro”. Falso. Ci sono foto di suor Dolores che ha voluto farsi ritrarre con Scalfaro, il parlamentare democristiano che aveva il suo studio privato nel piano sopra quello del conservatorio musicale diretto dalla suora e che divenne ministro dell’Interno poche settimane dopo la scomparsa della Orlandi e in seguito anche presidente della Repubblica.
17) – Pietro Orlandi per avvalorare la demenziale pista dello stupro omicida di don Vergari ai danni di Emanuela e l’utilizzo della basilica per orge è arrivato a dichiarare che “la basilica di S. Apollinare era frequentata da pezzi della banda della Magliana”. Affermazione ardita, visto che la basilica era frequentata almeno ogni domenica da Scalfaro, che vi andava a messa. Impossibile che nessuno abbia avvertito un politico di peso come lui di non frequentarla se fosse stata davvero un covo di “pezzi della banda della Magliana”
(Sull’aria di Vive le donne …)
Viva l’Ittaglia, viva la bell’Ittaglia ….
Silvio Berlusconi, G20 di Cannes, 4 novembre 2011
“Ma quale crisi? I ristoranti sono pieni, si fa fatica a trovare un posto sull’aereo”
Silvio Berlusconi, Roma, 1 giugno 2012
“La crisi è gravissima e la spirale si può solo aggravare. La gente è sfiduciata, c’è ansia, paura del futuro”
Se uno mette troppo sale nella minestra poi se la mangia salata; e non dovrebbe continuare a lamentarsi … Per noi non è mai stato così: noi facciamo certe scelte e poi diamo la colpa agli altri per i risultati di quelle stesse scelte.
Io non conosco nessuno che affermi di aver votato per il Banana e comincio a far fatica a conoscere leghisti. Sono tutti scomparsi, cosa per altro meritevole, ma senza fare alcuna autocritica.
Non ho mai sentito un ittagliano dire: Ho/abbiamo sbagliato.
Su queste basi dove si pensa di poter andare? U.
…Non avrebbe avuto un metro di più e se fosse avanzato gli inglesi l’avrebbero rispedito indietro a pedate. Trieste compresa che infatti venne rapidamente sgombrata, e senza resistenza, dagli iugoslavi dopo una settimana. Uroburo
caro Uroburo qui ci sono tre affermazioni, TRE, che contraddicono platealmente la Storia, i documenti, gli studi di storici SERI senza frittate negli occhi!
Trieste sgombrata in una settimana???…
E’ lei fuori dalla realtà… e della storia.
vada a dirglielo ai vecchi triestini!!!
Un ” cossa te disi, mona” non glielo leverebbe nessuno!!!
Lei stravolge persino le battute….
Io non ho nè avuto, nè ho, nè, ormai alla nostra età!, avrò ( se non quelle della normale decadenza) TRAVERSIE MATRIMONIALI particolari…solo quelle normali…
le avrei avute forse se mi fosse capitato in sorte ……uno che legge la storia come fosse una fiaba!
la me stia ben!
Sylvi
caro Uroburo,
il cc desaparecido ha scritto, in un post che non sto a cercare, che noi del Nordest avremmo avuto sviluppo,” reti” e quant’altro, ” con il culo degli altri” cioè dello Stato italiano.
E ovviamente soprattutto dell’Ovest.
Ho contestato la sua affermazione….così come trovo “curiosa” la sua affermazione…
….Tito avrebbe potuto arrivare all’Isonzo (abbastanza giustamente sul piano della lingua degli abitanti e del fatto che avevamo perduto una guerra iniziata da noi senza alcuna ragione accettabile).Uroburo
Già l’Italia che paga TUTTI i conti del fascismo con “il culo dei friulani, dei triestini e dei goriziani!!!
Quello dei milanesi e dei piemontesi o dei pugliesi …al riparo!!!!
Vede perchè l’Italia è ridotta com’è?
Troppa gente ragiona con “il proprio culo” a spese di quello degli altri.
Mi scusi la volgarità, ma se avessi sostituito “sedere” non sarei stata altrettanto efficace.
Vorrei andare a fare un giro in bicicletta, ma da qui le ciclabili portano tutte a sud…verso l’Isonzo, altrove c’è il mare e la laguna.
Spira vento di scirocco e sarei contro vento, una faticaccia!
Se smette il vento, piove!
Andrò a fare un giro a piedi sulla diga; bello il mare di scirocco ….visto dalla terra e non sopra!
Che cosa ha visto di bello a Parigi?
saluti
Sylvi
Cara Silvy,
non è colpa mia ma le nazioni rispondono in solido ed in blocco per le scelte delle loro classi diggggerenti. Era così anche ai tempi di Giulio Cesare, ma dalla II GM in poi è stata prassi comune, come insegnano le ultime guerre useggetta.
Sarà giusto, sarà sbagliato ma questa è la prassi internazionale e non l’ho certo fatta io.
Gli iugoslavi hanno sgombrato Trieste il 9 maggio, una settimana dopo esserci entrati, sostituiti dai neozelandesi. L’occupazione è stata dura e feroce, ma meno della nostra in casa loro.
A Parigi non ho avuto il tempo di vedere quasi nulla, purtroppo. Mi rifarò la prossima volta.
Ho mangiato in un ristorante libanese, mediocre. Preferisco la cucina magrebina. La prossima volta farò un conftronto tra le tajine marocchine, algerine e tunisine.
Un saluto U.
Gli iugoslavi hanno sgombrato Trieste il 9 maggio, una settimana dopo esserci entrati, sostituiti dai neozelandesi. Uroburo
Caro uroburo,
che lei faccia un errore così marchiano di un mese…LEI…
gli slavi lasciarono Trieste il 9 GIUGNO.
Secondo lei, in una settimana i titini ” avrebbero ripulito ” Trieste, riempito le foibe…tutto in una settimana??
Furono criminali, ma non così veloci!!!
Parlo a memoria, perchè qui non ho libri, e non mi fido certo di Wiki, ma so quel che dico!
buon pranzo
Sylvi
xUroburo
“A Parigi non ho avuto il tempo di vedere quasi nulla, purtroppo. Mi rifarò la prossima volta”.
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Che strano ..´l´ho scritto gia´in questo blog…non so´quando tempo fa´……ma anch´io sono stato a Parigi…senza aver visto nulla, esattamente nel 1992….Dio come passa il tempo…sembra ieri.
Sara´solo l´atmosfera…insieme a qualcos´altro…..ad ogni modo…complimenti.
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Ricordo ancora oggi….era il 1954…avevo 10 anni….ma come se fosse adesso..ricordo di noi scolari e studenti Siciliani di uno sperduto paese di montagna …manifestare per le vie del corso e gridare nella piazza principale per Trieste…Trieste Italiana …con le bandiere che sventolavano…lo sentivamo davvero e quel sentimento era forte….almeno cosi lo e´ stato per me ….una emozione sincera…bei tempi…eravamo in pieno boom economico.
Dopo solo sei anni….nel 1960 partii per il nord….con la famosa valigia di cartone.
Rodolfo
Gia scelba era seceliano…
Peter
xP
Anche Ugo la Malfa lo e´stato…e allora?
R
In ogni caso…se anche ci fosse stato un altro politico al suo posto ….chesso´ uno delle tue parti….o un Piemontese….sarebbero successe le stesse cose….che naturalmente sono state condivise da tutti gli altri.
Se tu parlassi come Sylvi….in modo critico …non mi dispiacerebbe…ma tu ti comporti molto piu´peggio delle accuse infondate che tu rivolgi a Sylvi…e nemmeno te ne accorgi.
Rodolfo
Cara Silvy,
mi scuso tanto: ho letto 9 maggio invece di 9 giugno.
Ai fini di quel che volevo dimostrare – che gli iugoslavi si sono ritirati quando gli inglesi han detto loro di andarsene e l’hanno fatto senza opposizione, del resto impossibile – la differenza di un mese cambia assai poco.
Naturalmente avrebbe cambiato molto per i triestini.
Alla fine della guerra ci sono stati dei trattati di pace, firmati dal governo italiano. Il che vuol dire che li hanno riconosciuto grosso modo giusti. Poi se secondo lei avrebbero dovuto darci un premio per aver provocato numerose guerre senza alcuna provocazione, beh allora …. va bene tutto.
Tuttavia sono sempre del parere che se un popolo mette molto sale nella sua minestra poi gli toccherà di mangiarla salata. Ed è notorio che i popoli rispondono per l’operato delle loro classi diggggerenti. Soprattutto quando, come nel caso del fascismo, non si è trattato di un colpo di stato ma di una cooptazione.
Il fatto grave è che alla fine della guerra corona, agrari, industriali ed alta burocrazia di stato (coloro che il fascismo l’hanno voluto) non hanno reso conto di un bel nulla.
Come sempre in cotesto maraviglioso paese. U.
x TUTTI
E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
BUONA LETTURA.
pino nicotri