LETTERA APERTA AL COLLEGA DEL CORRIERE DELLA SERA FABRIZIO PERONACI – Il pessimo giornalismo ha trasformato in una trentennale farsa a puntate quella che doveva essere la tragedia privata della scomparsa di Emanuela Orlandi

DATA LA PROSECUZIONE E L’AGGRAVARSI DELLE SCORRETTEZZE DA ME DOCUMENTATE IN QUESTA LETTERA APERTA E DATO IL SILENZIO DEL DESTINATARIO, RITENGO OPPORTUNO RITARDARE DI QUALCHE GIORNO IL NUOVO ARGOMENTO DEL BLOG. GRAZIE PER LA COMPRENSIONE.

Egregio collega Fabrizio Peronaci,

l’altro ieri 21 aprile 2012 sulla pagina Facebook del gruppo denominato petizione.emanuela@libero.it – Gruppo ufficiale fondato da Pietro Orlandi è comparso il seguente tuo appello:

“UN’INVESTIGAZIONE PER EMANUELA
cari amici, chiedo un aiuto a quanti di voi abbiano tempo e un certo fiuto per l’investigazione.
In breve la questione è la seguente: sarebbe molto, molto importante riuscire a trovare riscontri sulla presenza a Roma nel giugno del 1983 (cercando su Internet o da altri fonti) del principe erede del Liechtenstein Hans-Adam.
Come io e Pietro raccontiamo nella nuova edizione di “Mia sorella Emanuela” (a pag 289), Alì Agca ha espressamente accusato Hans-Adam (ancora oggi regnante) di aver partecipato a una sorta di vertice in Vaticano avvenuto l’11 giugno 1983 (tra i presenti ci sarebbe stato anche il cardinal Casaroli), nel quale fu deciso il sequestro e il trasferimento di Emanuela nel piccolo paese del centro Europa. Se questo racconto fosse confermato da un documento che attesti la presenza a Roma in quei giorni di Hans-Adam, capite bene che avremmo trovato un riscontro fondamentale alle dichiarazioni del presunto pazzo Agca.
Io da settimane sto navigando su Seby Interlandinet, ma non ho avuto la fortuna di trovare il link giusto… Qualcuno ci prova? ciao a tutti, f.”.

Non intendo giudicarne il contenuto, ma rilevo che tale appello segue l’ennesima asserita “rivelazione” lanciata la sera prima, venerdì 20 aprile, da te e dall’avvocato Ferdinando Imposimato nel corso del programma Metropolis di RomaUnoTv dando ampio credito alle affermazioni del cittadino turco Alì Mehmet Agca, noto anche per essersi definito “unico Gesù Cristo in terra”. Affermazioni non a caso riportate – come tu stesso specifichi nell’appello – nella nuova edizione del libro tuo e del cittadino vaticano Pietro Orlandi. Questo è il link del video che su Youtube immortala il lancio delle nuove “rivelazioni”, come al solito disinvoltamente opposte alle “rivelazioni” precedenti:  http://www.youtube.com/watch?v=m4RVS0oJjQI
Premetto che non si capisce perché si insista a ingannare il pubblico continuando a presentare Imposimato come esperto che si è occupato del caso Orlandi quando era giudice istruttore a Roma, mentre invece come magistrato non se ne è mai potuto occupare perché già uscito dalla magistratura. Premetto anche che da almeno 12 anni lo stesso Imposimato ha più volte pubblicamente affermato che “rientrato Agca in Turchia, Emanuela Orlandi sarò sicuramente liberata”. S’è visto…. Premetto infine che è strano, anche dal punto di vista deontologico, che lo stesso Imposimato dopo essere stato il legale di Agca, quando questi era detenuto nel carcere di Ancona, sia infine diventato il legale della signora Maria Pezzano, madre di quella Emanuela Orlandi che lo stesso Imposimato sostiene da anni e anni essere stata rapita in favore proprio del suo ex cliente Agca. Tu non lo trovi almeno un po’ strano o che quanto meno sia un piccolo caso di conflitto di interessi? O vogliamo sostenere che il conflitto di interesse esiste solo se riguarda Silvio Berlusconi?
Ciò premesso, noto che la “rivelazione” del 20 sera in tv e il suo rilancio su Facebook il giorno dopo seguono lo stesso schema di un’altra “rivelazione”, quella del 17 giugno dell’anno scorso sempre su RomaUnoTv, e rilanciata il giorno dopo da te sul Corriere della Sera. Mi riferisco alla “rivelazione” lanciata in diretta telefonica dall’asserito “ex agente segreto del Sismi” con nome in codice “Lupo”, in realtà il pataccaro Luigi Gastrini, nel corso della puntata di Metropolis visibile sul seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=qNgtvibZGts .

Ho deciso di inviarti questa e-mail perché proprio riguardo Gastrini ci sono stati nei miei confronti tuoi comportamenti piuttosto gravi, oltre che non proprio commendevoli dal punto di vista professionale. Vediamo quali.

+ 1) – Appare strano che il signor Gastrini pur vivendo in uno sperduto paesino del Bergamasco sapesse che la sera di quel 17 giugno RomaUnoTv avrebbe avuto come ospiti te e Pietro Orlandi, invitati a parlare del vostro libro “Mia sorella Emanuela”. Strano o no, sta di fatto che Gastrini ha telefonato in diretta mentre tu e Orlandi eravate in studio.

+ 2) – Nel corso della telefonata l'”ex 007 Lupo” ha detto che Ercole Orlandi, padre di Pietro e di Emanuela, all’epoca della scomparsa della figlia trafficava con l’Antonveneta. Purtroppo però l’Antonveneta è nata molti anni DOPO il 1983. Per l’esattezza, è nata il 24 giugno 1996: vale a dire, ben 16 anni DOPO quanto asserito dall’asserito “ex 007 Lupo”! Come puoi apprendere tramite il link http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Antonveneta è nata “dalla fusione paritetica (avvenuta in data 24 giugno 1996) di due banche cooperative aventi sede in Padova, Banca Antoniana e Banca Popolare Veneta, dalla successiva aggregazione di una serie di banche locali e dall’incorporazione di Banca Nazionale dell’Agricoltura (BNA) nel 2000″.

Non trovi che un bravo giornalista, per giunta del Corsera, avrebbe dovuto se non accorgersi subito di questo non trascurabile particolare almeno accertarlo in seguito? Si tratta comunque di un particolare che rendeva immediatamente chiaro, e provato, che la persona al telefono non stava facendo una “rivelazione”, come si è sostenuto con clamore, ma stava invece raccontando balle.
A voler essere pignoli, per capire che si trattava di balle poteva bastare la sua affermazione “Emanuela è viva, chiusa in un manicomio a Londra”: a Londra infatti, e nell’intera Inghilterra, NON esistono manicomi, peraltro chiusi da molti anni anche in Italia. Accorgersi di questa frottola del “Lupo” non è da tutti, forse non lo si può pretendere neppure da un giornalista del Corsera, dati i tempi in cui viviamo. Il giorno dopo però se n’erano già accorti gli sconosciuti colleghi di un giornaletto online, che lo hanno infatti subito scritto, come si può leggere con il seguente link: http://www.giornalettismo.com/archives/130176/emanuela-orlandi-e-a-londra/ . E tralasciamo che lo abbia appurato e scritto al volo anch’io. Però a un buon giornalista la fesseria sull’Antonveneta non poteva passare inosservata a lungo: per accorgersene sarebbe bastato anche a te un veloce controllo tramite Google. Non trovi?

+ 3) – Domenica 19 giugno hai pubblicato a pagina 3 del Corsera la seguente intervista “bomba” all’asserito “ex 007″: http://archiviostorico.corriere.it/2011/giugno/19/Troppi_soldi_troppi_poteri_ballo_co_10_110619002.shtml . Se l’intervista è apparsa in edicola il 19 significa che l’hai scritta il giorno prima, sabato 18: vale a dire, meno di 24 ore dopo la “rivelazione” del bergamasco Gastrini. Evidentemente l’”ex agente segreto” doveva essersi premurato di lasciare il suo numero di telefonino al centralino di RomaUnoTv. Non me ne intendo di agenti segreti, neppure ex, ma c’è chi trova strano che abbia lasciato un suo recapito telefonico. Ciò che però lascia molto sorpresi e ancor più perplessi è che, anziché dargli quanto meritava dopo una doverosa verifica sull’Antonveneta, hai continuato a dargli credito avvalorando tutte le frottole che tuo tramite raccontava ai lettori del Corriere della Sera. Compreso il fatto che possedesse una fazenda in Brasile e che faceva la spola con quel Paese. Qualunque collega gli avrebbe chiesto il nome della località della fazenda e almeno un numero di telefono per poter fare qualche domanda di accertamento, e magari avrebbe chiesto come si fa a vivere in Brasile e mandare avanti una fazenda senza conoscere neppure una parola di brasiliano. Si sarebbe evitata così la nuova farsa del continuare a parlare in più sedi di “nuove rivelazioni sul caso Orlandi”. E si sarebbe evitato il conseguente ingannare ancora una volta l’opinione pubblica.

+ 4) – Si sarebbe anche evitato un tentativo di truffa nei miei confronti, con annesse minacce di morte, da parte di un avvocato milanese – buon conoscente di Gastrini e di sua figlia – il cui nome ho depositato da un notaio assieme alla documentazione della deprecabile vicenda. Non so se la truffa sia stata tentata solo con me o anche con altri. A dire dell’avvocato in questione, anche con altri. Come che sia, la truffa tentata con me consisteva nello spillare un bel po’ di quattrini a qualche giornale in cambio “della liberazione della Orlandi a Londra” e dell’”esplosivo dossier pieno di altri segreti” asseritamente in mano all’”ex 007”. Nei giorni successivi, dato che non sono propriamente uno sprovveduto né un novellino, le pretese sono man mano calate, fino ad accontentarsi di “appena” 100.000 euro per un “libro verità” sul caso Orlandi.

+ 5) – Il tentativo di truffa si sarebbe potuto evitare, invece c’è stato. C’è stato grazie al tuo avvalorare le gravi frottole di Gastrini senza fare neppure uno straccio di verifica. E’ strano che tu non abbia mai fatto neppure mezza verifica ed è stranissimo che quando ti ho inviato notizia molto dettagliata del tentativo di truffa nei miei confronti tu abbia accuratamente evitato di parlarne. Eppure sarebbe stata un’ottima occasione per evitare altre illusioni alla famiglia Orlandi e altre truffe all’opinione pubblica. Oltre che una buona occasione per avvertirla con vari mesi di anticipo su quanto infine formalizzato solo nel marzo di quest’anno dalla Procura della Repubblica di Bolzano, vale a dire che Gastrini è quanto meno un cacciaballe ( http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2012/03/06/news/caso-orlandi-la-procura-accusa-l-agente-lupo-1.4356708 ).
Hai preferito ignorare quanto ti ho scritto lo scorso 5 agosto per avvertirti: “La faccenda Lupo mi ha shockato, tanto è evidentemente fasulla. Oltretutto, ci ha tentato alla grande anche con me. Una storia pazzesca”. Forse è comprensibile che tale mia frase tu l’abbia ignorata, ma non è invece comprensibile che tu abbia ignorato anche la dettagliata descrizione di quella “storia pazzesca” che il 6 settembre ti ho inviato con il seguente link: http://www.pinonicotri.it/2011/08/il-lupo-007-deve-avermi-scambiato-per-cappuccetto-rosso-mi-e-stata-fatta-a-suo-nome-una-bella-proposta-truffa-trovami-4-milioni-di-euro-che-facciamo-liberare-emanuela-orlandi-cifra-poi-scesa-c/ . Il tuo disinteresse è ancor più strano alla luce del fatto che il mio racconto confermava e aggravava i sospetti della Procura della Repubblica di Bolzano, dei quali tu stesso avevi dato conto il 4 settembre con il seguente articolo:

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_settembre_4/orlandi-indagato-agente-lupo-1901438127200.shtml .

Le notizie che ti avevo inviato avresti potuto, e credo dovuto, utilizzarle per far sapere ai lettori già ai primi di settembre che quella che per la Procura di Bolzano era ancora solo un’ipotesi accusatoria aveva dei riscontri tali da renderla qualcosa più di un’ipotesi. Invece Gastrini veniva miracolato una seconda volta: la prima volta non t’eri accorto della clamorosa balla sull’Antonveneta, la seconda volta non hai reso noto quanto da me raccontato, evitando così di inchiodare il pataccaro. Cosa che ha permesso ai lettori di pensare per altri 6 mesi che i sospetti della Procura di Bolzano potessero essere infondati.

+ 6) – Nell’articolo che ti ho inviato non solo non facevo il nome dell’avvocato, ma mi limitavo a parlare di “un professionista che conosco da 30 anni” evitando di dire che fosse un avvocato. Eppure il giorno dopo l’avvocato in questione mi ha telefonato inferocito per rimproverarmi pesantemente di avere rivelato “l’offerta” di Gastrini. Nel corso della telefonata mi ha spiegato che ad avvertirlo del mio articolo eri stato tu. Tant’è che il 7 settembre non ho indugiato a inviarti una mail con scritto quanto segue:
“Caro Peronaci, credo sarebbe stato più completo contattare anche me anziché” l’avvocato in questione, del quale qui taccio il nome scritto nella mail, “che peraltro io non ho mai nominato e col quale evidentemente dovevi essere già in contatto per la faccenda del truffatore Gastrini. Inoltre non capisco il tuo non rispondere mai alle mie mail, che oltretutto contengono notizie. Non fare l’errore di confondere la mia cortesia e disponibilità con la debolezza o peggio ancora con la dabbenaggine”.

+ 7) – Evidentemente però devi avere fatto davvero una tale confusione. Il 15 settembre ho pubblicato infatti su un giornale online il seguente articolo: http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/rapimento-emanuela-orlandi-la-farsa-del-960384/ , dove non parlavo più solo di un “professionista”, ma meno genericamente di un avvocato. E in tarda mattinata, attorno alle 12, ho ricevuto puntuale come un treno svizzero una telefonata di quell’avvocato: il quale, dopo avere urlato che lo avevi di nuovo avvertito tu, ha minacciato non solo di spaccarmi la faccia, ma anche di uccidermi. Aggiungendo in tono minaccioso: “Sai bene che sono in grado di farlo!”. Esagerazioni, immagino. Ma poco gradevoli e per nulla rassicuranti. Comunque illecite.
Come vedi, le cose sono andate un po’ troppo oltre.

Per un pezzo sono stato indeciso se contestarti o meno il tuo comportamento. Ho infine deciso di farlo a causa dell’accavallarsi di notizie da te scritte sul Corsera e riportate sulla citata pagina Facebook per annunciare “svolte” e “novità importanti” che però non solo non arrivano mai, ma – esattamente come le “rivelazioni” del “Lupo” – si rivelano tutte puntualmente di segno diametralmente opposto a quello annunciato. L’altro ieri la nuova pagliacciata, pardòn la “nuova pista”: centrata sul solito Agca e riguardante questa volta il Liechtenstein…. Checché ne pensi Pietro Orlandi o chi per lui, credo si debba porre un limite al degrado della trasformazione in farsa pubblica e show a puntate di quella che è semmai una tragedia privata.
A farmi decidere di scrivere e inviare questa e-mail ha contribuito anche l’esibizione dell’accanimento contro la sepoltura di Enrico De Pedis nella basilica di S. Apollinare. De Pedis sarà stato anche un grande criminale, ma come possiamo dirlo con certezza, senza violare la legge, visto che è morto completamente incensurato, sempre assolto in tutti i processi? Assolto, non graziato dalle leggi “ad personam” o dalle scadenze dei termini come altri personaggi. E se crediamo ai “supertestimoni” che si sono fatti avanti solo quando hanno capito che potevano fare qualunque “rivelazione”, cioè raccontare qualunque balla come ha fatto per esempio tra gli altri Maurizio Giorgetti, come facciamo poi a non credere ai vari Mitrokhin, Sgaramella, “conte Igor”, ecc., quando accusano non un De Pedis, ma un Romano Prodi, un Massimo D’Alema e altri ancora?
Perché continuare a ciarlare di santi, papi e cardinali sepolti in S. Apollinare pur di sparare contro il cadavere di De Pedis? Basta una verifica in loco per appurare che in S. Apollinare NON c’è sepolto neppure l’ombra di mezzo cardinale. Perché continuare a barare parlando di “sepoltura misteriosa” se il magistrato romano Andrea De Gasperis ha già chiarito tutto nel 1997, vale a dire ben 15 anni fa? Solo un africano mancato come il parlamentare Walter Veltroni può gridare vittoria perché ha scoperto che S. Apollinare non gode dell’extraterritorialità, bensì del “privilegio dell’extraterritorialità”, che è evidentemente la stessa cosa. Questa assurda veltronata dimostra semmai a quale punto di sfarinanento è arrivato anche il suo partito e a cosa i partiti stanno riducendo il parlamento.

Nella mia vita non solo professionale sono stato testimone e protagonista di due lunghe campagne giornalistico giudiziarie basate sul nulla più assoluto, o meglio sulla prevaricazione e sull’uso strumentale e artefatto di “testimoni” e “prove”: la lunga campagna per la “pista anarchica” della strage di piazza Fontana e delle altre bombe del 12 dicembre 1969 e la lunga campagna iniziata con il “blitz” del 7 aprile 1979.
La prima pista è crollata grazie anche e soprattutto al mio apporto, che da studente fuori corso in Fisica mi ha permesso di entrare nel giornalismo dalla porta principale. La seconda mi ha visto drammaticamente coinvolto, ma giornalista a schiena dritta anche in quella situazione, ed è infine crollata nel ridicolo da sola. Tant’è che hanno dovuto riciclarla dalla tragedia Moro a tutt’altro molto più indeterminato.
Ecco perché provo un particolare disgusto per il giornalismo che si basa sempre e solo sul lancio delle accuse, senza mai sottoporle a controlli e verifiche, e che si nutre continuamente di “scoop” uno più inconcludente dell’altro. Per giunta senza mai ammettere neppure una volta i propri errori e avere la dignità di chiedere scusa alle persone calpestate.

Data la gravità dei fatti, invio la presente per conoscenza al collega Ferruccio De Bortoli, direttore responsabile del Corriere della Sera, e al collega Massimo Alberizzi, membro del Comitato di Redazione.
Un saluto.
pino nicotri

896 commenti
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  1. rodolfo
    rodolfo says:

    gc”L’incenso che brucia nelle funzioni religiose dentro quel marchingegno sbattuto dal prete a destra e a sinistra è sempre servito a dopare i fedeli”
    .
    Oh…intendiamoci il mio 696 che al contraio sarebbe sempre 696 e´scaturito dalla frase di cg o gc… invertendo l´ordine dei fattori il risultato non cambia… sempre cucuzza e´….che con quella frase non fa´ altro che offendere la chiesa e milioni di fedeli e credenti.
    Rodolfo

  2. rodolfo
    rodolfo says:

    xgc o cg che scrive:-
    “Va da se che “l’estinto” queste cose non può saperle e quindi, fiat volontas sua, lo lascio aprire bocca”
    .
    .
    “lo lascio aprir bocca” ….
    Come su tu fossi mai stato in grado di tapparmela…
    o ci fossi mai riuscito. Ti sopravvaluti troppo …caro amico …..
    come si capisce anche dalla frase “Le sarebbe piaciuto il Cerutti, èh?
    Lazzaroncella….”
    anche li ti sopravvaluti stupidamente….scendi dalla pedana che e´meglio…..
    R

  3. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    “La psicopatia è un forte disturbo mentale difficile da curare”.

    Parole sante.
    C.G.

  4. rodolfo
    rodolfo says:

    Bravo …sei contento? Hai soddisfatto il tuo io con la frase del 704?
    Vai dunque a dormire tranquillo stasera e sogni d´oro.
    R

  5. Anita
    Anita says:

    x L’incenso

    Questa mattina il mio pc fa le bizze….I had to reboot twice.

    L’incenso mi ricorda dei miei anni in collegio, ne facevano uno spreco.
    La cappella era lunga e stretta, ed incominciavano a tossire…eravamo avvolte in una nebbia d’incenso.

    Non apprezzo molto l’incenso, qui c’e’ la mania delle candele aromatiche, mi piace il loro profumo nei negozi…ma non tanto in casa…e non sono raccomandate per varie ragioni.

    Qualche mese fa’ ho trovato in internet due foto molto vecchie, una della cappella del mio collegio, ed una di un dormitorio.
    Datano prima dei miei tempi, ma con poco cambiamento.
    Quei letti di ferro, tutto perfetto….ma terribilmente istituzionale e freddo.

    Buon pomeriggio a tutti,
    Anita

  6. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Caro Pino,

    questo forum e’ molto informativo.
    Nella sua ultima frase….ho imparata un’altra parola….

    Bye,
    Anita

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Cara Anita, nonché komare,
    dicevo proprio questo: usato per dopare i fedeli.
    Specialmente quelli un pò labili di carattere e supertiziosi.
    E se me lo diceva un uomo di chiesa (quella povera e emarginata) non potevo fare a meno di credergli.

    Buona giornata.
    Davvero.

    C.G

  8. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    sicuramente l’incenso ha una lunga storia che non conosco alle origini.
    So che nel Medioevo era direttamente collegato alle funzioni funerarie.
    Non occorre essere eccessivamente perspicaci per capire che l’incenso serviva a “coprire” la decomposizione dei cadaveri.
    I cristiani, soprattutto d’estate, avevano grossi problemi.
    Gli ebrei non avevano cimiteri ovunque ed erano costretti a lunghe “trasferte” che venivano abbondantemente “incensate”.
    Queste usanze , nonostante i vivi non fossero “profumati di viole e rose”, durarono e furono indispensabili quasi fino ai giorni nostri.
    La “cultura del freddo” , cioè i frigoriferi, rese l’uso dell’incenso non più una necessità, ma soltanto una tradizione.
    Il turibolo, (“marchingegno” come lo chiama C.G.) perse il suo significato originario e prese il senso di “lecchinaggio” detto volgarmente;

    – usare il turibolo- incensare-…quali nome e verbo più moderni???

    saluti
    Sylvi

  9. rodolfo
    rodolfo says:

    Cara Anita,
    non bisogna esagerare da farne una nebbia naturalmente…la consequenza sarebbe…tosse e mancanza di respiro….
    un bicchire di vino rosso a tavola non fa male…anzi,
    ma se ne bevi due litri ti ubriachi con tutte gli effetti collaterali..
    ed in tutte le cose e´cosi…
    una nebbia di incenso io non l´ho mai vista nelle chiese…..
    ed in ogni caso di quelle candele di cui tu parli….so´che effettivamente sono nocivi per la salute….per me dunquesono tabu`.
    Ti spedisco un link…io guardando mi sono sciolto dall´emozione.
    Ciao Rodolfo

    http://www.repubblica.it/persone/2012/05/12/foto/nelle_mani_delle_donne_sei_generazioni_a_confronto-34990722/1/?ref=HRESS-3

  10. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Cara Anita,

    nella vita non si mette mai di imparare….
    Un abbraccio affettuoso.
    pino

  11. Anita
    Anita says:

    x Rodolfo

    Caro Rodolfo,

    io parlavo della cappella del mio collegio, dove ero interna.
    Non era una chiesa grande, anche nella foto appare come un corridoio piu’ lungo che largo.

    Tutte le ragazze erano innamorate dei due chierichetti, uno alto con i capelli ricci, uno piccolo ed olivastro, sembravano l’articoli “il”.
    Andavano dietro ad un prete molto rotondo sempre con cerotti in faccia.

    Cose che non si possono dimenticare.

    Ho incontrato il chierichetto ‘alto’ a Boston, era una convention e mio marito mi aveva lasciata sola al bar dell’hotel, il signore accanto a me portava la targa col nome, Berni, fui io a chiedergli se era Lombardo.
    Si’, era del lodigiano, parlando venni a scoprire che era il chierichetto del collegio femminile, ancora riconoscible……

    Dopo di che venne a farci visita nel RI, e noi andammo piu’ di una volta nel suo parco di divertimenti, Canobie Lake Park a
    Salem, New Hampshire.

    Il mondo e’ piccolo…..

    Ciao,
    Anita

  12. sylvi
    sylvi says:

    Se una donna intelligente come te …Sylvi .. Uroburo o Nicotri…. affermarsse di esserne immune….direi che mentireste. Rodolfo

    caro Rodolfo,

    ti racconto le mie “superstizioni, che si riferiscono tutte alle usanze di mia nonna.
    1- Quando faccio la polenta spargo in croce un pizzico di farina , …così capisco anche quando l’acqua bolle.
    2- ogni anno, quando si mangiavano le” primizie” si doveva fare il segno di croce e dire : nel nome de Diu!
    3- non resto mai senza un rametto di ulivo pasquale in casa.
    4- a S. Giovanni( solstizio d’estate) si metteva fuori nella notte l’albume d’uovo per vederlo trasformarsi in barchetta!
    A seconda di come veniva si poteva indovinare gli eventi!!!
    ( questo ha una lunga storia che si rifà a molte tradizioni pagane!).

    Naturalmente restano ancora di grande attrazione i fuochi dell’Epifania ( panc e vin, foghere ecc. ecc.)
    Dove il vento porta il fuoco e le faville, là ci sarà la lettura delle fortune o disgrazie dell’anno!
    Ci sono le leggende delle “varvuole” a Grado, i Krampus a Tarvisio! Ma non fanno miracoli!

    Sicuramente è distante mille miglia da me, ma da noi qui, credere che il sangue di S. Gennaro si liquefà per far felici i napoletani.
    Di queste “storielle” sono immune!

    Sylvi

  13. Anita
    Anita says:

    x Rodolfo

    Spero di non arrivare a quell’eta’.
    Quella della matriarca nella foto.

    Sulla lapide di mia mamma c’e’ un breve poema scritto da una poetessa albanese, Lule, dice:
    “Te ne sei andata ancora non sfiorita……” non ricordo il resto, ho la foto…

    Ed e’ vero, mia mamma mori’ a 82 anni, non di malattia, ma per in infezione amebica diagnosticata troppo tardi.
    Era ancora bella, si preoccupava perche’ durante la lunga degenza in ospedale si vedevano i capelli bianchi, e mi voleva far credere che gli era successo in ospedale….la mamma si tingeva i capelli sin da quando ero bambina.

    Ciao,
    Anita

    PS:
    Andammo a Caltanissetta prima del suo decesso.
    Dovetti tirare mio marito con la forza…non si potevano vedere.

  14. rodolfo
    rodolfo says:

    Cara Anita,
    Mi dispiace ma non sono daccordo su questa tua frase:-
    “Spero di non arrivare a quell’eta’.
    Quella della matriarca nella foto”.
    Hai scritto cosi solo perche´hai visto la fotografia di quella signora…in un letto ..che per quanto decrepita e´molto dolce ed e´sicuramente la felicita dei suoi cari..
    Dov´e´ il danno ad arrivare fino a 111 anni o anche a fino 120 anni se ci si arriva in buona salute …anche mentale? In certi paesi Africani la vita media e´di 30 anni….in Europa mi sembra 70 anni.
    Con il progresso della medicina l´uomo sara´ destinato ad arrivare ad una vita media di 90 anni e piu´.
    Sono daccordo che continuare una vita in un letto ed essere imboccato…non e´piu´vita….sarei il primo a dire ora basta….
    ma finche´ in quella vita c´e´ la salute e si e´in grado di agire e operare in seno alla famiglia e nella societa´ allora e´una vita che val la pena di essere vissuta.
    In questo senso ti auguro con tutto il mio cuore di vivere fino a 120 anni e piu´.
    Ciao bellina…
    Rodolfo

  15. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Pino e caro Peter,
    certo che le erbe le usavano anche nei conventi. Ma i conventi erano pochi mentre ogni villaggetto aveva una donna che sapeva usare le erbe e che poneva in pericolo la supremazia morale e conoscitiva del parroco. Insomma erano pericolose perchè ascoltate.

    A me pare che l ‘antica medicina, di origine classica e tramandataci dagli arabi e dai bizantini, non avesse più molto da dire dal XIV secolo in poi. Era rimasta come stanca ripetizione di formule prive di contenuto fino verso la metà del Cinquecento con Vesalio, che invece inizia una vera rivoluzione conoscitiva..
    La terapeutica medica è rimasta fondamentalmente quella antica fino alla fine dell’Ottocento e soprattutto fino alla scoperta degli antibiotici. Insomma i veri progressi hanno poco più di un secolo.
    Posto che una medicina così radicale ed invasiva come la nostra si possa realmente definire progresso perchè per certi versi l’antica medicina con le sue diete e le sue regole di vita era forse più globale (oggi si dice olistica).
    Per circa trecento anni ci sono stati progressi nelle conoscenze mediche ma scarsissimi nelle possibilità terapeutiche (Jenner a parte).
    Un saluto U.

  16. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Uroburo e Peter

    Sì, ma la scienza medica è stata introdotta in Italia dagli arabi, mi pare con la scuola di Salerno, che avevano recuperato i testi classici anche di quella disciplina fatti sparire, assieme a molto altro, in Occidente dalla Chiesa e distrutti, assieme a molto altro, con la distruzione della biblioteca di Alessandria da parte dei beoti cristiani che fecero a pezzi anche Ipazia.
    Il sapere anticoncezionale delle donne, eliminato con la lunga eliminazione delle “streghe”, non era certo cosa da poco, perché aveva funzionato per millenni.
    Il fatto che con Vesalio inizino cose più interessanti nulla toglie alle pesanti responsabilità della Chiesa e al suo ruolo persecutorio e oscurantista. Nell’Università di Padova, che doveva la sua maggiore libertà alla Serenissima, mai troppo succube dell’Inquisizione, dove proprio Vesalio iniziò la carriera con una pubblica dissezione di un cadavere, ben presto gli studi sui cadaveri vennero trasferiti in stanze sotterranee affacciate a un canale: in caso di arrivo degli sgherri clericali gli studiosi venivano avvertiti e potevano così far sparire il cadavere gettandolo nel canale.
    Un abbracciome.
    pino
    P. S. Come bidello sei piuttosto informato.

  17. peter
    peter says:

    x Uroburo

    no, non e’ esatto. La chirurgia era discretamente progredita gia’ nel Settecento-Ottocento, specie la chirurgia settica, e Lister fondo’ l’antisepsi gia’ nel primo Ottocento.
    Molto prima dell’era antibiotica, si ebbero opere pubbliche di bonifica, fognature, acqua pulita da bere, gli unici veri presidi che prevengono le malattie infettive a trasmissione oro-fecale, tipo colera, tifo, dissenterie varie. E’ vero che la loro diffusione (delle opere pubbliche) fu molto lenta.
    Checche’ ne dica las medicina ufficiale, Hahnemann miglioro’ molto le cose. Fino ad allora, erano salassi, impiastri, veleni vari. Il medico tedesco e la sua scuola ebbero molto successo presso tutte le aristocrazie europee, le quali avevano beni e titoli da trasmettere alla prole, e non la volevano vedere sterminata dai medici ufficiali del tempo.
    Pensi che durante un ‘epidemia di colera a Londra intorno al 1820, la mortalita’ minima ovvero la massima efficacia terapeutica si ebbe nell’unico ospedale omeopatico di allora. Non era solo una faccenda di sopravvivere alla medicina ufficiale, era che i rimedi usati funzionavano…lo ammise il lord incaricato di indagare ed incriminare i medici omeopatici perche’ ‘contrari alla verita’…

    Peter

  18. peter
    peter says:

    l’odore dell’incenso mi ha sempre fatto schifo. Lo associo appunto ai cimiteri

    Peter

  19. rodolfo
    rodolfo says:

    Come si fa´a non rimanere affascinati dalla sapienza di Uroburo…Peter e Nicotri….enciclopedie ambulanti….volevo gia´prima di Nicotri scrivere di quanto io sia rimasto sorpreso e incantato dalla conoscenza di un semplice bidello..ma ho desistito…perche´sensibile come sono… ho pensato che forse Uroburo non avrebbe gradito….poi e´spuntato Nicotri che ha avuto la mia stessa idea….ma lui non ha problemi…tra bernarde e bidelli.
    Rodolfo

  20. rodolfo
    rodolfo says:

    xPeter
    a me …l´odore dell´incenso mi da´ una sensazione di pace e di serenita´…lo gradisco molto…mia mamma abbrustoliva ma solo un po´… le bucce dell´arancia….e´ anche un profumo interessante…bucce di arance tagliate molto fine le metto mischiate nel caffe´ quando mi faccio un espresso…squisitamente prelibato…
    Rodolfo
    .

  21. Anita
    Anita says:

    x Peter e Rodolfo

    L’odore dell’incenso non mi fa certo schifo, una parola pesante.
    Mi disturba quando e’ troppo intenso.
    Ma in una chiesa il leggero aroma fa parte dell’atmosfera.

    Anche mia mamma bruciava la buccia di arancio, io la metto su un foglio d’alluminio sulla piastra di vetro della stufa, (glass top) al calore piu’ basso, da un bel aroma alla casa.
    Uso i mandarini piu’ di sovente.

    Anita

    ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

    Peter, che puzza c’e’ nei cimiteri?
    Io ci vado di sovente, solo nei mausolei chiusi c’e’ odore di fiori appassiti e secchi, ma non all’aperto.

    Non sono luoghi allegri, ma ci vedo diversa gente che passeggia con i loro cani o senza.
    Non mi piacerebbe abitare accanto ad un cimitero e non perche’ la mia famiglia e’ la’, e’ un posto mesto.

  22. Anita
    Anita says:

    Lugano addio: il paradiso fiscale più forte d’Europa è finito sotto assedio – Il Fatto Quotidiano

    “Sentito che cosa ha detto quella? Qui è finita per tutti. È solo questione di tempo, qualche anno, e poi ci costringono a chiudere bottega. La Svizzera intera può chiudere bottega”. Il cielo cupo sopra Lugano in una domenica di pioggia ispira pensieri tristi, ma il banchiere che si fuma l’ennesima sigaretta seduto a un tavolo con vista lago non ha l’aria, e neppure il curriculum, dell’uomo sentimentale. Se la prende con una donna, la maledice senza neppure nominarla.

    La signora in questione si chiama Eveline Widmer-Schlumpf e siede al governo di Berna come presidente e responsabile delle Finanze. È lei, ormai, il nemico numero uno dei banchieri. La ministra svende agli stranieri il futuro della Confederazione, questa l’accusa. Peggio: si è arresa senza combattere di fronte alle pressioni di americani, tedeschi, inglesi, perfino degli italiani, tutti impegnati a dare la caccia al denaro nero degli evasori fiscali nascosto nelle banche elvetiche. Finanza contro politica, mai visto nulla di simile da queste parti, in un Paese che ha sempre visto il governo allinearsi scrupolosamente alle direttive dei signori del denaro. Per la prima volta l’esecutivo di Berna ha osato mettere in discussione il tabù nazionale, l’inviolabile segreto bancario su cui il Paese degli orologi a cucù e del cioccolato ha costruito la sua enorme ricchezza. “La Svizzera lava più bianco”, accusava più di vent’anni fa il sociologo ginevrino Jean Ziegler in un libro che faceva a pezzi la casta del potere elvetico, complice di un colossale sistema di riciclaggio.

    Continua……

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/12/lugano-addio-paradiso-fiscale-forte-deuropa-sotto-assedio/227305/

    Anita

  23. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    se è solo per quello la chirurgia era molto progredita fin dal tempo degli egiziani. Ed è rimasta la parte più progredita della medicina fino a poco tempo fa. Ma ha incominciato ad essere considerata parte della medicina solo da pochissimo tempo, Wikipedia dice dall’Ottocento.
    Le ragioni sarebbero interessanti da valutare: in generale i chirurghi erano degli empiristi ed i medici del passato dei teorici che ripetevano i dettami o le versioni degli antichi maestri.
    La prevenzione igienica non fa parte della medicina in senso stretto, per altro le città romane e bizantine avevano un livello igienico eccezionalmente alto: l’abbiamo superato solo nel secolo scorso. U.
    PS per Pino
    Sono un bidello, è vero, ma ho fatto delle buone scuole ed ho una discreta cultura. A furia di ascoltare quanto vien detto dietro alle porte delle aule si imparano un sacco di cose. E si fanno un sacco di osservazioni interessanti sulla vita.
    Bellissimo lavoro quello del bidello, se non si hanno troppe pretese e si impara a godere di quel che passa la vita.
    Un caro saluto U.

  24. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter e Uroburo

    Vedo che i bidelli sono due…
    In quanto a igiene, è sbalorditiva quella degli ittiti già 5-6-7.000 anni fa! Se Dio esistesse, avrebbe benedetto gli ittiti, dalla religione pia e non aggressiva, amanti del diritto anche dei deboli e della parità tra uomini e donne.
    Roma con i suoi vari acquedotti aveva una quantità d’acqua pro capite per i suoi abitanti (arrivati a 1-2 milioni) rimasta insuperata nel corso dell’intera Storia, compresa quella attuale, di qualunque altra città. E’ davvero emozionante vedere i colli romani stagliarsi dietro la stazione Termini, andare a piedi a Porta Maggiore e vedere ancora oggi sopra la Porta e lungo le mura che se ne dipartono i resti evidenti di due canali di altrettanti acquedotti sovrapposti. Porta Maggiore era il punto più alto di Roma, perciò i suoi primi acquedotti venivano fatti arrivare tutti lì e da lì poi diramati nelle zone della città. L’acqua della fontana di Trevi viene invece da tutt’altra parte, si chiama acqua Vergine perché i soldati che cercavano una fonte adatta per un’acquedotto ebbero l’indicazione giusta da una ragazza. Che si suppone quindi fosse vergine. Ed evitiamo per cortesia i commenti.
    Spiace che il primo acquedotto venne costruito con il ricavato del sacco di Taranto, dopo avere vinto la guerra con quella città. Ma se è per questo l’intera storia di Roma – e del genere umano – non è altro che un susseguirsi di guerre per andare a derubare gli altri popoli. A proposito di Roma, basti pensare che il Colosseo, le terme di Tito, lo stadio di Domiziano, oggi piazza Navona, e altro ancora sono stati costruiti con il ricavato del sacco di Gerusalemme e del Tempio, oltre che con il lavoro degli 80 mila schiavi giudei che vennero rastrellati dopo la sconfitta della rivolta nel 70. Per non dire di Traiano, che con l’oro portato via ai daci oltre a risanare il bilancio dello Stato costruì una serie di grandi opere.
    ‘Notte.
    pino

  25. peter
    peter says:

    x Uroburo

    la distinzione tra medicina e chirurgia risale gia’ ad Ippocrate, ma venne superata gradualmente secoli fa. I chirurghi lavoravano con le mani…amputavano arti, svuotavano ascessi, estraevano calcoli….
    sulle navi in viaggio, come pure sui campi di battaglia col triage, dovevano sempre esserci dei chirurghi, di varia e casuale formazione…
    ma gia’ alcuni secoli fa nelle scuole mediche vi erano dei professori di chirurgia.
    Le opere di sanita’ pubblica non erano ordinate da medici, ma si trattava di igiene e medicina preventiva nelle cose se non ancora nelle teste.
    Molto prima dell’era antibiotica, vaccini , sieri e sostanze varie (comprese le omeopatiche) aiutarono molto per le malattie infettive, compresa la meningite, meningokokkenserum…
    Nel mio post di ieri indicavo appunto che lo sviluppo della medicina
    moderna prese piede a partire dal Settecento, e cosi’ le altre scienze come fisica e chimica. Gli unici grandi geni del sapere scientifico del Seicento furono Newton e Galilei…
    L’Italia resto’ al margine, ma dubito che la Controriforma e la caccia alle streghe ne furono i veri motivi

    un saluto

    Peter

  26. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Pino,
    risanare il bilancio con il bottino delle guerre di conquista è sempre stato il segreto di tutti gli stati che hanno avuto una politica imperiale. Con l’imperialismo poi il sistema è diventato strutturale.
    La politica useggetta ha bisogno di espandere in continuazione il proprio terreno di conquista per chè non riuscirebbero a mantenere il loro livello economico altrimenti. Lo ha detto chiaramente Rumsfield a proposito della guerra irakena.
    Un saluto e buona notte U.

  27. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Per me i predecessori degli antibiotici mi hanno salvata la vita e la vista.

    Erano gli anni in cui la penicillina era ancora in fase di essere approvata.
    Il mio pediatra era all’avanguardia ed uso’ la futura penicillina, era l’ultimo tentativo, avevo la setticemia a causa del Foro auricolare, allora si moriva.
    Il Dr. Comelli sperava che sopravivessi la notte.

    Da piu’ piccola, in visita ai miei nonni materni vidi un gatto su un solaio aperto, (era un topone), cosi’ iniziai la mia salita su una lunga scaletta di legno, caddi in un secchio di calce viva, il rinomato Dr. De Vecchis mi salvo’ la vista, tutto con cure e medicinali non ancora in circolazione o approvati.

    E guarda Dick Cheney, quasi due anni con una pompa per la circolazione, finalmente il trapianto del cuore, dopo tre’ settimane ha fatto un discorso di 75 minuti, in piedi senza aiuto.
    Non appariva neanche ammalato, certo che i medicinali danno quel gonfiore, e dovra’ prendere Anti-rejection drugs giornalmente, cosi’ come sarebbe stato il caso per mio figlio se fosse vissuto.

    Buonanotte,
    Anita

  28. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,

    Non esiste legame piu’ forte di quello tra madre e figli.

    -” HAPPY MOTHER’S DAY !! “-

    Much love,
    Anita

  29. Le mille maschere...
    Le mille maschere... says:

    Lo scorso lunedì 7 maggio Sembrava di essere tornati al plumbeo clima degli anni Settanta a Genova. Con una modalità tipica dei gruppi della lotta armata di quel decennio, il manager di Ansaldo nucleare – riconducibile alla galassia del sistema Finmeccanica, discusso colosso dell’impresa pubblica gestita secondo i consueti canoni “privatistici” e sotto i riflettori per le recenti inchieste giudiziarie – Roberto Adinolfi veniva gambizzato da due giovani a bordo di una moto.
    Doverosamente e correttamente non si poteva non privilegiare l’ipotesi “terroristica” a cui, evidentemente, il gesto rimanda con una certa platealità. Fin qui tutto bene… O, meglio, occorrono fare delle precisazioni che, in genere, gli inquirenti, gli esperti e tutti coloro che affrontano l’argomento si guardano bene dall’effettuare, rimanendo spesso nel vago e impedendo al cittadino comune di capire con le sue forze

    A coloro che fanno a gara a prospettare scenari eversivi o di guerriglia, mi piacerebbe chiedere: ma cosa intendete per “terrorismo” ? Quali ne sono le manifestazioni pregnanti ? Con quale cognizione di causa possiamo usare tale termine, che spesso è anche stato utilizzato per screditare l’avversario politico ? Certo, possiamo ipotizzare l’azione eclatante e dimostrativa di nuovi gruppi brigatisti e lottarmatisti, oppure alla galassia anarcoinsurrezionalista o, ancora, ad estremisti ambientalisti o “antinucleari” come l’attività del manager potrebbe forse suggerire… O ancora, a gruppetti o gruppuscoli che dietro slogan estremisti di vario tipo affermano la propria irriducibile diversità e il proprio nichilismo colpendo bersagli “simbolici”. Tuttavia non può essere taciuto che il “terrorismo” cela il suo volto dietro mille maschere e che può essere opportunamente sfruttato nei soprattutto nei momenti di crisi come risorsa per una “destabilizzazione a fini stabilizzanti”. Non siamo più tanto ingenui da non comprendere che i gruppi “estremisti” si possono anche creare, condizionare o infiltrare, oppure che ci si può affidare ai professionisti, agli agenti da “covert operations”, ai mercenari, ecc… Oppure che i soggetti animati da reali, sinceri e radicali sentimenti di opposizione armata al sistema possono essere accompagnati nella loro opera e agevolati per fini che sono loro estranei. Anche senza l’ausilio dei provocatori stipendiati o mercenari, si può semplicemente lasciar fare…

    Il “terrorismo” indossa mille maschere, ma, essenzialmente, qual è il suo volto ?
    Il ferimento di Adinolfi viene a coincidere con importanti appuntamenti elettorali in Italia e in Europa…
    Nonostante le ovvie differenze di contesto, le tornate di elezioni politiche – presidenziali, politiche o amministrative – della prima settimana di maggio hanno lanciato un inequivocabile e ineludibile messaggio: chi si ostina a percorrere la sciagurata strada delle politiche neoliberiste, restrittive e all’insegna del cosiddetto rigore ed austerità – evidentemente a segno e senso unico – viene inevitabilmente punito dall’elettorato che sancisce e certifica l’impopolarità e il fallimento – sia da un punto di vista economico che per quel che concerne gli effetti sociali – di un’egemonia di consensi a lungo coltivata e intrapresa. Ne pagano lo scotto soprattutto i governi di centrodestra che finora hanno gestito la lunga ondata della crisi con la perizia di un contabile e, dove hanno partecipato alle politiche di governo, anche i partiti di centrosinistra. Quando non si astengono, gli elettori dei vari paesi premiano, come è successo con l’affermazione del candidato presidenzialista e socialista Hollande, i partiti di matrice socialdemocratica, auspicandone il rinnovamento, oppure, esprimendo una legittima quanto radicale protesta anche con connotati antisistemici, indirizzano i propri voti o verso i tradizionali movimenti delle estreme sinistre ed estreme destre – come è accaduto comprensibilmente soprattutto in Grecia – o verso i partiti “verdi” e ambientalisti oppure affidandosi ai gruppi della “nuova politica” di recente formazione, di matrice ideologica ancora incerta e spesso originati dalla “rete”. Si pensi ai casi emblematici del Partito dei Pirati in Germania e del Movimento Cinque Stelle sponsorizzato da Grillo in Italia.

    In ogni caso il tradizionale assetto istituzionale e partitico fondato sulla dialettica sempre più artificiosa fra neoconservatori, neoliberali e neolaburisti accomunati spesso dall’adesione alle ricette neoliberista predicate dalla “dottrina” thatcheriana e reaganiana del TINA, approdo delle “filosofie” di stampo angloamericano, utilitariste, pragmatiste ed edoniste. I risultati sono ben noti: la cancelliera Merkel vede arretrare i consensi propri e del governo di compromesso che ha costituito nelle elezioni dello Schleswig Holstein, l’alleato ed amico Sarkozy prende atto del proprio fallimento politico dopo la sconfitta e annuncia il ritiro, nelle amministrative inglesi il deciso arretramento dei conservatori e dei liberali della coalizione capitanata da Cameron ridona un insperato slancio ai laburisti del dopoBlair, mentre la Grecia si avvia ad un probabile periodo di ingovernabilità – anche se a dire il vero non si comprende se si tratta di una reale involuzione o della logica conclusione dell’attuale corso politico. Per qual che riguarda l’Italia converrà soffermarsi più a lungo per analizzare una situazione che presenta delle indubbie peculiarità pur nella sostanziale omogeneità dell’odierna situazione europea.

    Che lezione dovrebbero trarre i governanti, i partiti e le coalizioni che li sostengono dalle sconfitte elettorali che, come minimo, interrompono il periodo di predominio del neoconservatorismo liberista ? Se il responso dei cittadini assume qualche significato, allora dovrebbero voltare pagina e approntare politiche di marca keynesiana o, di maggiore e diretto interventismo statale in campo economico e sociale per reggere il peso delle conseguenze della crisi. Altrimenti meglio farebbero a rinunciare al “posto di comando” e fare posto ad altri, reali innovatori del quadro politico.

    Ma sono veramente credibili questi sviluppi ? Le crisi che si sono prodotte in questi ultimi anni – a partire dal 2007, anche se fin dagli inizi dello scorso decennio era ben chiaro come il sistema di mercato e della finanza dalle mani libere stesse facendo molta acqua, assomigliano parecchio a quelle che si registrarono nel Terzo Mondo e, in particolar modo, in America Latina nel corso degli anni Settanta. Il debito pubblico galoppante, l’inflazione incontrollata, la crescita zero, l’aumento della disoccupazione e della miseria, lo smantellamento dello stato sociale, ecc… Governi corrotti e compiacenti, retti da oligarchie di privilegiati, assecondavano gli appetiti degli squali del business, i quali potevano godere dell’appoggio delle grandi istituzioni della finanza internazionale come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale i quali dettavano le politiche di severi e insostenibili tagli alla spesa pubblica e agli investimenti. Un meccanismo di usura ad alto livello che si sta ripetendo in forme molto più sofisticate sul continente europeo.

    Il problema non si riduce al carattere tecnocratico e “mercantilista” assunto dalla UE, dalla BCE e dall’Euro che, al limite, ne costituiscono una porzione o, comunque, non sono altro che strumenti per portare avanti la consueta linea della globalizzazione, della finanziarizzazione e della privatizzazione del pianeta.
    Forse la situazione è ben più semplice di come la si dipinge: il debito che grava sulle teste degli stati e delle famiglie è semplicemente lo strumento adottato dagli operatori finanziari di Wall Street e della City londinese – tanto per citare a caso… – e dai “clienti” delle multinazionali e delle corporations che rappresentano, per “comprarsi” a prezzi letteralmente stracciati interi paesi con le loro risorse e i loro cittadini come forza lavoro ricattabile e senza diritti. Fantasie complottiste, ossessioni da dietrologo o pura propaganda disfattista ? Elucubrazioni dal sapore molto poco scientifico ? Sarà. Ma intanto la principale attrice politica del continente, la cancelliera Merkel, in prima fila preme per le politiche di austerità e rigore affinché, sarebbe il caso di ammetterlo, vengano pagati gli interessi dei debiti sovrani detenuti dalle banche tedesche.
    Nel frattempo gli indirizzi economici restrittivi – predisposti dalla totalità dei paesi europei – accentuano la depressione, paralizzano la crescita, smantellano ciò che rimane del welfare… In agguato vigilano i soliti squali del business, unici reali beneficiari delle spinte alla privatizzazione, alla deregulation e alla finanziarizzazione. Fino a quando si potranno sopportare e sostenere la riduzione della spesa pubblica e il contemporaneo aumento della pressione fiscale ?

    E’ assai improbabile che l’attuale classe politica italiana ed europea abbia la forza e la voglia di intraprendere un reale rinnovamento, entrando in collisione con gli indirizzi voluti dalla grande finanza internazionale, dalle multinazionali, dalle corporations, dalle holding, ecc…, in una parola dalla Superclasse. Sono troppo compromessi con le lobbies che li sostengono e con i grandi mass media che condizionano le loro scelte… Fino a quando il sistema del Mercato d’impianto occidentale ed occidentalista – fondato sull’”individualismo” e sul “privato” – ha illuso di poter reggere, non è mancato il consenso dei ceti medi, ma ora questi ultimi sono stati travolti dagli effetti delle crisi del 2008 e del 2011. La politiche neoliberiste, che peraltro si stanno ogni giorno di più rivelando fallimentari, non riscuotono più il favore del comune cittadino e, anzi, abbattono i costi e i prezzi dell’attuale congiuntura sulle sue fragili spalle. Così queste elezioni hanno determinato la sostanziale sconfitta di quelle illusioni, di quel corso politico, di coloro che ne hanno abbracciato i precetti e hanno rivelato la collisione fra le aspirazioni della cittadinanza europea e coloro che si fanno portatori degli “interessi forti”. Se non si opta per una svolta decisa, radicale e concreta, si dovrà proseguire sulla strada già battuta e, allora, anche l’ennesima maschera “democratica” calerà rovinosamente.
    Per imporre le loro decisioni contro la volontà delle maggioranze, i governi saranno costretti ad abbracciare un deciso autoritarismo e a reprimere e sopprimere coloro che si oppongono alla globalizzazione neoliberista e ai suoi dolorosi effetti. A meno che non si riesca a concepire qualche espediente per salvaguardare le apparenze democratiche o postdemocratiche

    Non è un gran mistero: il “nostro” Presidente del Consiglio Mario Monti, bocconiano, trilateralista ed ex manager di Goldman Sachs come Draghi, guida di un curioso e sperimentale governo “tecnopolitico”, appoggiato con vario e non troppo convinto entusiasmo dall’ABC, ovvero dal PDL di Berlusconi/Alfano (espressione dell’impero berlusconiano mediatico e spettacolare Mediaset), dal PD di Bersani e degli ex cattocomunisti convertiti al neoliberismo (in quota De benedetti e gruppo Repubblica/Espresso) e il Terzo Polo della triade Casini/Fini/Rutelli (a cui fanno riferimento FIAT e lo zoccolo duro di Confindustria, Marchionne e Montezemolo), condivide in buona parte l’entusiasmo della cancelliera e si tiene certo aggiornato sulle aspirazioni, sulle volontà e sugli interessi riconducibili a Wall Street e alla City londinese. Apparentemente non è direttamente interessato alle elezioni amministrative che si sono appena concluse, eppure sa benissimo che il responso delle urne ha sonoramente bocciato anche la sua “proposta politica”.

    Non ci vuole un analista politico un esperto di statistica per capire che il primo turno delle amministrative italiane ha proclamato, comunque, due vincitori: l’astensionismo dilagante e il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Possiamo inoltre prendere atto del tramonto definitivo della Seconda Repubblica e della sua (vera ? Finta ?) dialettica centrodestra/centrosinistra prima e PDL/PD poi… Dal punto di vista sistemico siamo entrati in una fase di transizione verso nuovi equilibri le cui dinamiche – come vedremo – ricordano parecchio da vicino il periodo di Tangentopoli e del passaggio fra la Prima e la Seconda Repubblica.

    La Seconda Repubblica è morta, perché ormai orba del suo principale ed essenziale protagonista, il Cavalier Silvio Berlusconi, fautore e fondatore di un partito aziendale e massmediatico che, comunque, ha fatto scuola.
    Ormai, infatti, è come se fosse perfettamente estraneo alla politica del paese, unicamente intento a trovare una sistemazione alle proprie pendenze giudiziarie e a tutelare Mediaset, il gioiello di famiglia che può essere esposto all’assalto di altri “squali”. Solo per questi motivi sta tenendo un atteggiamento “collaborativi” e sta trattando con il governo “tecnopolitico” del prof. Monti. Nel frattempo ha nominato Alfano come curatore fallimentare del suo partito che, con il prossimo ritiro del suo proprietario, si sta avviando ad una quasi certa dissoluzione.

    A dimostrazione che lo schieramento di “centrodestra” o “destra centro” della Seconda Repubblica è ormai solo un ricordo, anche l’altro grande protagonista della sciagurata stagione passata, Umberto Bossi sembra destinato a seguire le orme dell’alleato.

    Se Atene piange, Sparta non ha molte ragioni per ridere.
    La situazione non promette molto di buono per il PD: se anche oggi vincessero ipotetiche elezioni politiche non sarebbero in grado di governare, mentre con il trascorrere del tempo e l’approfondirsi degli effetti della crisi e delle politiche di “rigore” di un governo che, comunque, gode del sostegno “piddino”, vedrebbe erodersi ulteriormente la suq quota di consensi… Bersani che ha ben compreso la delicatezza della congiuntura, chiede a Monti di dedicare maggiori sforzi alla crescita e cambiare parzialmente rotta. Che ciò accada è argomento assai opinabile, ma, intanto, il PD ha confermato la propria pochezza politica e intellettuale e la mancanza di vero coraggio. E’ sufficiente confrontare l’attuale leadership politica del PD – temporeggiatrice ed attendista – con il piglio di Hollande per rendersi conto della scarsa volontà e della carenza di qualsiasi proposta progettuale della prima.

    Oltre che alle “uscite” spesso estemporanee e inconsistenti di Montezemolo, vero e proprio uomo immagine della FIAT e della Ferrari, la funzione “stabilizzante” in senso “moderato” viene raccolta da coloro che cercano di allestire un Grande Centro, un ampio schieramento politico che attragga personalità provenienti da esperienze apparentemente molto diverse. Così Confindustria, Vaticano, poteri internazionali, ecc. hanno caldeggiato e sostenuto il cosiddetto Terzo Polo fra PDL e PD, incardinato sull’asse Casini/Fini/Rutelli.
    L’intento è quello di costituire un centro di gravità che si imponga sulle altre forze politiche, governando e amministrando il paese magari con l’ausilio di “tecnopolitici” come il prof. Monti, uomo ben gradito alla finanza internazionale. Un progetto del genere prevede comunque la dissoluzione del tradizionale “bipolarismo” o “bipartitismo” assorbendo la porzione maggioritaria del PD composta da dalemiani, veltroniani e dalla quasi totalità della Margherita da un lato e un PDL che ormai orfano di Berlusconi ha ben poca ragione di esistere. Per chi da troppo tempo ha soggiogato la politica – e quindi questi politici – allineandola ai dettami neoliberisti e neoconservatori del Mercato, il progetto non fa una grinza.

    Dopo la stagione del CAF (Craxi, Andreotti e Forlani, tutti uomini graditi all’establishment piduista e a Gelli) e del Pentapartito, dopo quella di Berlusconi e del berlusconismo, passando per il tentativo di instaurare il bipartitismo nel paese, l’eredità toccherebbe al Prof. Monti e a un nutrito e folto schieramento “moderato” che solo alla lontana si può apparentare alla vecchia DC.
    In fondo la poco felice formula dell’ABC (Alfano, Bersani e Casini), che raccoglie i tre maggiori “poli” della Seconda Repubblica, altro non rappresenta se non il suddetto esperimento con il fine di far passare quelle “riforme” tanto vagheggiate e gradite all’establishment interno ed internazionale all’insegna della deregulation, della privatizzazione e della finanziarizzazione dell’economia.

    Le politiche fiscali ed economiche del prof. Monti – intraprese anche e soprattutto per soddisfare i creditori e detentori dei titoli del debito pubblico italiano – finiscono per strangolare e colpire mortalmente anche i ceti medi che, in teoria, avrebbero dovuto assicurare il loro appoggio al governo “tecnopolitico”, affiancando gli esponenti della Superclasse e dell’establishment. Definito dai sacerdoti della finanza e del neoliberismo come “la nuova Thatcher” – che, è bene ricordarlo, in certi ambienti viene considerato un gran complimento -, il professore non riscuote più tanta simpatia presso i suoi amici e colleghi stranieri. Piovono critiche dall’americano “Wall Street Journal”, giornale finanziario di proprietà del tycoon australiano Murdoch e dal “Financial Times”, foglio della City londinese. Eppure la politica del rigore di Monti, oltre che essere figlia dell’egemonia tedesca sul continente, è stata anche auspicata proprio da quegli ambienti finanziari angloamericani. Che cosa sta succedendo ? Gli appetiti rendono gli “squali” impazienti ?

    Torniamo ora all’attentato compiuto ai danni del manager dell’Ansaldo Nucleare che, secondo una tardiva rivendicazione da poco giunta alla redazione del “Corriere della Sera”, sarebbe da ascrivere al FAI, sigla anarcoinsurrezionalista. Secondo l’Ansa il gruppo della galassia Finmeccanica – ma anche presumibilmente affiliato alla multinazionale americana Westinghouse finanziata a sua volta da un’altra multinazionale americana dell’energia, Fist Reserve, sarebbe impegnata nelle ricerche sullo smaltimento di rifiuti tossici, delicatissimo settore strategico. Queste rivelazioni aprirebbero il campo ad un ampio ventaglio di ipotesi che vanno dall’intimidazione commissionata da qualche concorrente straniero ai vasti interessi della criminalità organizzata nel settore. Spesso la storia insegna che per i delitti di una certa portata interagiscono complesse cointeressenze di carattere di volta in volta economico, finanziario, politico, terroristico o puramente criminale.

    Nel nostro caso, sembra che non si possano escludere dinamiche “terroristiche” anche se bisogna stabilire se si tratti di “terrorismo autentico”, eversivo e di “rottura” o di “terrorismo simulato” ovvero quello che, in gergo viene chiamato “false flag”, l’attentato sotto falsa bandiera da attribuire ad altri soggetti o per legittimare politiche securitarie, repressive e “stabilizzanti”.

    Dato il comprensibile riserbo – ma quanto riserbo ? – da parte degli inquirenti procederemo ipoteticamente e probabilisticamente sulla scorta degli elementi disponibili.

    Qualche “stranezza” e anomalia, rispetto al “normale” “terrorismo eversivo”, si può tranquillamente registrare. Innanzitutto la rivendicazione giunge a distanza di ben quattro giorni dall’attentato, mentre normalmente un gruppo eversivo e armato dovrebbe preoccuparsi immediatamente di giustificare politicamente il proprio gesto di fronte al “pubblico”.

    Apparentemente siamo molto lontani dalle metodologie e modalità brigatiste, eppure pare che gli attentatori o, meglio, coloro che hanno gestito soprattutto “mediaticamente” l’attentato si siano preoccupati di disseminare un buon numero di indizi simbolici. Se, ad esempio, le perizie balistiche confermassero che l’arma usata dagli attentatori fosse una vecchia Tokarev di fabbricazione russa, la circostanza non potrebbe essere giustificata con argomentazioni di carattere puramente tecnico e militare. La Tokarev costituirebbe la firma da ricondurre a qualche vecchio gruppo della lotta armata che utilizzava armi di provenienza sovietica. Non sarebbe l’unico elemento simbolico… La stessa gambizzazione è stata una tecnica adottata dal brigatismo nell’ultimo scorcio degli anni Settanta. Fra le vittime più illustri ricordiamo la più celebre penna del giornalismo italiano, Indro Montanelli. Anche la scelta del bersaglio potrebbe assumere una valenza esclusivamente simbolica: un manager al servizio di un grande gruppo che potrebbe essere inviso sia agli anticapitalisti ed “alternativi” sia agli ambientalisti. Poteva essere scelto lui come altri, per colpire un simbolo del neocapitalismo e, magari, si è optato per un bersaglio più facile ed esposto. Tutto questo non rimanda alle azioni dimostrative della “propaganda armata” o del “fatto” che prendeva di mira manager, direttori generali, capireparto dei grandi gruppi industriali ? Infine la stessa scelta della città in cui compiere l’attentato è carica di simboli e di significati: Genova è stata testimone degli episodi più significativi della storia brigatista. Nel capoluogo ligure è stata avviata la linea di attacco frontale allo stato con il rapimento del giudice Sossi agli inizi del 1974. Due anni dopo veniva assassinato il giudice Coco assieme alla sua scorta. E’ la prima vera azione omicida delle BR.
    Proprio a Genova si costituisce la colonna più feroce dell’organizzazione, fedele all’ambiguo capo brigatista Moretti. Nel 1979 la colonna genovese colpisce e uccide il sindacalista del CGIL dell’Italsider Guido Rossa alienandosi così le simpatie ancora presenti nelle fabbriche. Nel 1981, in seguito alle rivelazioni del “pentito” Peci, i carabinieri annientano la colonna genovese e il suo capo, Riccardo Dura, fedelissimo di Moretti. L’operazione è stata oggetto di discussioni, critiche e interrogativi. Fra l’altro si è avanzata l’ipotesi – non si sa quanto fondata – che nel covo appartamento di via Fracchia fossero custodite lettere e altri documenti dell’onorevole Moro.

    Anche se pare che al momento nessuno voglia riesumare esplicitamente la “stella a cinque punte”, parrebbe che chi ha gestito l’azione abbia pensato bene di lanciare alcuni messaggi che rimandano inevitabilmente alle “vecchie” BR… Non c’è stata nessuna rivendicazione in proposito eppure è come se una manina l’abbia suggerita fin dagli inizi. Telegiornali e stampa hanno rievocato le note e sanguinose stagioni e, d’altronde, chi fra noi con alle spalle abbastanza memoria può negare di aver immediatamente pensato alla più nota sigla del terrorismo italiano ?

    E’ come se il regista o i registi dell’attentato ad Adinolfi avessero voluto suggerire che erano proprio loro gli autori del gesto: i “vecchi” brigatisti o i loro eredi. In tal senso ciò potrebbe rendere superflua qualsiasi rivendicazione se l’intento è proprio quello di suggerire una tale ipotesi. Fra l’altro, nel novero dei documenti di “condivisione” dell’azione degli attentatori, ne appare una firmata GAP, ossia la sigla riconducibile al gruppo dell’editore Feltrinelli tradizionalmente considerato il vero padre della lotta armata e, quindi, delle BR, oltre che alla brigata partigiana.

    Se questo ragionamento venisse in qualche modo confermato, si può star quasi certi che anche la data dell’azione non è casuale: coloro che hanno armato la mano dei giovani esecutori – e poco importa in tal caso se si tratta di neobrigatisti, anarcoinsurrezionalisti, “alternativi” o estremisti ecologici – hanno seguito con attenzione le consultazioni elettorali, analizzandone e soppesandone i risultati.

    Dopo aver valutato gli esiti apparentemente sorprendenti delle elezioni, hanno atteso le reazioni e, probabilmente, hanno deciso di rivendicare l’attentato a firma anarcoinsurezionalista. Ammettendo ipoteticamente che quel comunicato sia il frutto di tali calcoli, perché dopo aver sparso indizi relativi ad una rinascita brigatista, si è poi optato per la rivendicazione “anarchica”. L’effetto spiazzante potrebbe essere notevole ed efficace. Il pericolo di una nuova recrudescenza terroristica verrebbe alimentato dalla sua indeterminatezza: i terroristi potrebbero essere eredi del “vecchio” brigatismo come suoi emuli, anarchici o anarcoinsurrezionalisti, soggetti provenienti dai centri sociali più agguerriti, ecc- Ciò permette di “sparare” tranquillamente nel mucchio dell’orbita contestatrice e protestataria: Indignati, No Tav, sigle anarchiche, ecc.

    Lo direbbe pure Pasolini: non ho indizi e non ho prove… Ma se queste impressioni e intuizioni sono esatte, bisogna preparare l’ombrello. L’attentato genovese potrebbe costituire solo la prova generale, l’azione compiuta per tastare il terreno politico e le reazioni dell’opinione pubblica.
    Da allora BR è diventato sinonimo di “terrorismo” in Italia.
    Dal 1980 il salario reale degli operai e delle altre categorie di lavoratori dipendenti è calato costantemente e inesorabilmente. I diritti sociali e sul luogo di lavoro sono stati compressi e ristretti mentre l’azione sindacale ha perso di incisività e peso, limitandosi spesso a sottoscrivere e ad avallare accordi quantomeno discutibili. Le BR hanno assassinato prima di tutto quei movimenti che pretendevano velleitariamente di porre alla testa di un processo “rivoluzionario”.

    E’ veramente “strategia della tensione” ? La riedizione aggiornata delle tattiche di “destabilizzazione” per la “stabilizzazione” giustificata da un clima di caos e di violenza alimentate anche artificiosamente per promuovere politiche di ordine e sicurezza note come “tolleranza zero” e per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da altri più gravi problemi politici, sociali ed economici. Personalmente mi colpisce che, in circa dieci anni in cui sono stati messi a segno attentati e gesti da microterrorismo sotto la sigla FAI, – sia pure come mera sigla rivendicativa e non come vera e propria organizzazione – le investigazioni non hanno conseguito un solo risultato decente e non hanno portato al benché minimo arresto di un solo responsabile. Eppure è difficile credere che negli ambienti anarcoinsurrezionalisti, “alternativi” o anche neo e post brigatisti non sia presente un solo informatore o confidente, per non parlare degli infiltrati.

    Non bisogna tuttavia pensare che la “strategia della tensione” sia una peculiarità italiana. In tempi più recenti abbiamo assistito probabilmente a qualcosa di molto simile. Nel 2001 il sistema economico già ampiamente “finanziarizzato” cominciava a mostrare delle crepe e si registrava un calo consistente degli indici di Borsa. Sulla scena internazionale si stava affacciando uno strano e multiforme soggetto politico e sociale – battezzato di volta in volta popolo di Seattle, Movimento dei Movimenti, No o New Global – che contesta il sistema di Mercato e il dilagante neoliberismo in occasione dei vertici internazionali. Un soggetto difficilmente incasellabile in qualche categoria politologica o sociologica e formato da coloro che si riconoscono nell’adozione di pratiche vandaliche e violente, si impadronisce della scena mediatica, devastando e colpendo i simboli del neocapitalismo e dell’edonismo delle multinazionali e scontrandosi sempre più spesso con la polizia. E’il cosiddetto Black Block che accoglie tutti coloro che si riconoscono nelle pratiche della guerriglia urbana al di là delle distinzioni ideologiche e politiche. Dentro si possono trovare giovani anarchici, neofascisti, “alternativi”, estremisti ecologici come infiltrati, provocatori, soggetti delinquenziali, semplici teppisti e altri “cani sciolti. E’ soprattutto con le terribili giornate del G8 di Genova ( 20 – 21 luglio 2001) che si raggiunge l’acme.
    La presenza dei Black blockers e di altri soggetti “violenti” lasciati liberi di distruggere esercizi commerciali, bruciare auto, saccheggiare supermercati e spaccare vetrine finisce per fornire la giustificazione per una delle più brutali e sistematiche azioni repressive mai viste in un paese occidentale negli ultimi decenni. Oggettivamente le azioni dei Blockers screditano prima di tutto lo stesso Movimento che, infatti, di lì a poco si esaurirà. Sembrano prove generali.

    Con l’11 settembre 2001 l’Occidente e gli Stati Uniti d’America individuano il nuovo terribile “nemico” che minaccia il mondo “civilizzato” americano, europeo e israeliano: il terrorismo islamista. Il resto è cronaca recente, con la “guerra permanente” dichiarata dal Presidente Bush jr e dal nugolo di collaboratori, tutti legati a doppio filo alle lobbies delle industrie belliche ed energetiche e portata sul territorio afgano e su quello irakeno. Sui fatti dell’11 settembre deve essere ancora fatta luce, ma l’ipotesi di “autoattentato” non appare poi così peregrina

    D’altronde quella americana è una buona scuola: si pensi – per ciò che concerne gli anni Sessanta e Settanta – all’operazione COINTELPRO (FBI), all’operazione CHAOS (CIA) iniziata sul territorio statunitense e condotta anche in Inghilterra, nella Germania federale, in Francia, in Spagna e, naturalmente, in Italia e al Field Manual 30-31 supplemento B destinato alle forze speciali dell’esercito per penetrare l’estremismo di sinistra e manipolarlo.
    In merito testimonianze e documenti comproverebbero l’interesse americano a progettare, gestire e realizzare operazioni terroristiche e di provocazione anche nei confronti degli alleati. Secondo il sedicente contractor di CIA e MOSSAD Brenneke sarebbe stata operativa una connessione fra intelligence americana, Cosa Nostra italoamericana e siciliana e la loggia P2 per trafficare armi e droga e finanziare il terrorismo senza alcuna discriminazione ideologica.

    A mio giudizio, se vogliamo comprendere la reale portata del concetto di “strategia della tensione” non possiamo non introdurre la nozione di “guerra totale”. A partire dalla Seconda Guerra Mondiale e con la “Guerra Fredda” non esiste più un definito terreno di conflitto. Il vero campo di battaglia è immateriale e la posta in gioco è la conquista delle coscienze che nel contesto dell’egemonia del sistema di Mercato viene a coincidere con la loro assimilazione ed omologazione.
    Ogni persona diventa soldato e risorsa, non solo i militari ma anche e soprattutto intellettuali, ideologici, sociologi, politologi, economisti, imprenditori, finanzieri, businessmen, faccendieri, artisti, letterati, scrittori, opinionisti, giornalisti, showmen, uomini di spettacolo, ecc. Fino ai soggetti criminali: mafiosi, terroristi, trafficanti e delinquenti comuni.

    La nozione di “guerra totale” coincide quindi in gran parte con quella di “guerra psicologica” che riguarda i meccanismi di influenza e di condizionamento psichico e psicologico e di persuasione occulta attraverso la propaganda ma non solo.
    Un altro settore essenziale per mettere appunto operazioni di condizionamento dell’opinione pubblica è, naturalmente, quello della comunicazione, dell’informazione, dei mass media (televisione, stampa, radio, internet), dell’industria culturale e di quella dello spettacolo in tutte le sue propaggini (televisione, musica di consumo, cinema, spettacoli sportivi, ecc).

    Non è difficile costatare come l’informazione – soprattutto quella televisiva – accentui paure, nevrosi, ansie, paralizzando i poveri spettatori e instillando loro un senso di insopprimibile impotenza. Oltre alle frivolaggini del gossip– concepite apposta per nutrire l’apatia politica del pubblico – l’informazione concede ampio spazio ai “mostri”, ai nemici della società, coloro che minacciano la quotidianità. Si tratti di volta in volta di mafiosi, delinquenti comuni, trasgressori stranieri, balordi di quartiere e periferia, stupratori, skin più o meno nazi, alternativi fricchettoni, squatters punk, punkabbestia, hooligans, ultrà da stadio, vandali, teppisti , pedofili, giovani e ragazzi intemperanti, baby rapinatori, piccoli bulli di scuola.

    In questo discorso il “terrorismo” – simulato o meno – e la violenza (im)politica c’entrano assai. Il “terrorista”, l’eversore, il guerrigliero urbano sono i trasgressori all’ennesima potenza, i sovvertitori dell’ordine sociale per antonomasia perché dietro le loro azioni si celerebbe un progetto di sovvertimento e distruzione della società e del suo tessuto. Allora le gambizzazioni, gli ordigni esplosivi, gli attentati, gli scontri con gli “sbirri” si trasformano in manna nelle mani dei professionisti e degli strateghi della “guerra psicologica” e dei mass media che, nella rappresentazione della cronaca nera, dei fatti delinquenziali e degli episodi di violenza, ci sguazzano.

    Obiettivo delle azioni affidate a queste sezioni specializzate: convincere l’opinione pubblica che, nonostante la crisi e i suoi effetti, i fallimenti delle politiche governative, le truffe e le ruberie legalizzate e avallate, la società e la sicurezza familiari e personali sono minacciate da nemici ben peggiori. Insomma ricadiamo nelle classiche operazioni di “destabilizzazione controllata per la stabilizzazione”: nonostante l’impopolarità, i governi possono presentarsi come gli unici soggetti in grado di riportare la pace sociale grazie a politiche votate alla “zero tolerance” e al “law and order”.

    Al contempo nessuna opposizione oserà ostacolare le linee politiche e programmatiche dei governanti. Nella versione internazionale, queste concezioni si traducono in interventi di “polizia internazionale” contro paesi sgraditi all’establishment come l’Afganistan talebano, l’Iraq di Saddam Hussein, la Libia di Gheddafi e, magari prossimamente, la Siria di Assad e l’Iran degli ayatollah. E naturalmente c’è sempre un fine nobile che viene sbandierato all’opinione pubblica per giustificare bombardamenti e distruzioni: la promozione della democrazia, i diritti delle donne. Gratta gratta, invece, emergono sempre i soliti interessi “forti”, geostrategici, economici, bellici ed energetici.

    La “guerra totale” e la “guerra psicologica” hanno alle spalle una lunga esperienza e una gamma sempre più vasta di tattiche e di espedienti… Sanno ben ottimizzare e utilizzare le risorse disponibili, anche quelle che apparentemente non sono gestibili…

    Quel che conta è l’effetto che è innanzitutto psicologico e mediatico, finalizzato alla conquista del consenso dell’opinione pubblica.
    Lascio a voi trarre le conseguenze del caso, consigliandovi i brevi saggi del buon freelance Fracassi sul Black Block (“G8 Gate” e, appunto, “Black Block”, entrambi editi da “A voce alta”). Leggete con attenzione soprattutto l’intervista all’ex generale della NATO Fabio Mini, già comandante del contingente di pace in Bosnia…
    HS
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10285

  30. GRECIA FUORI DALL'EURO ? ADESSO SI PUO'
    GRECIA FUORI DALL'EURO ? ADESSO SI PUO' says:

    salvatoretamburro.blogspot.it

    La telenovelas “Grecia fuori, Grecia dentro” in onda da molti mesi ormai, sembra stia volgendo al termine soltanto adesso, nonostante il Paese ellenico risulti tecnicamente fallito da oltre 2 anni.
    Anche i mass-media adesso si aprono a pubblicare proposte (inesorabili) di fuoriuscita della Grecia dall’Eurozona, riportando le parole di due esponenti di spicco della cricca dei servi dell’elite finanziaria:

    1) Schaeuble, ministro tedesco delle Finanze, afferma:
    “L’Eurozona può andare avanti anche senza la Grecia.”

    2) José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea:
    “Se un membro del club non rispetta le regole, è meglio che se ne vada dal club”.

    E ancora l’altro ieri nell’aula dell’Europarlamento Daniel Cohen-Bendit, il leader dei Verdi, ha gridato: “Quante volte vogliamo far votare i greci, una, due, tre, quattro volte, prima di vederli venire in ginocchio a pregarci di aiutarli”.

    Poniamoci 2 domande:

    1) Perchè non prima?

    2) Qual è il vero timore della Troika?

    Non prima perchè le principali banche europee (Germania in testa) dovevano prima specularci alla grande con l’aumento dei rendimenti sui Titoli di Stato, per poi scrollarsi di dossoquesti titoli che a breve diverranno spazzatura, lasciandoli possibilmente tutti sulle spalle degli istituti ellenici, portando perdite per oltre 30 miliardi di euro, conseguenti anche al taglio del valore dei titoli ellenici in portafoglio.

    E poi diciamoci la verità, il problema per i burocrati europeisti non è mai stato perdere un Paese come la Grecia dalla cerchia degli Stati membri, perchè la Grecia costituisce un modesto 2-3% sul PIL europeo, poca roba quindi.

    Il vero problema sarebbero l’effetto domino, ossia se altri Paesi (es.: Spagna, Italia, Portogallo, Ungheria) seguissero lo stesso esempio della Grecia, uscendo dall’euro e sgretolando di fatto quel fallimentare progetto che prende il nome di Unione Europea.

    Insomma, tutto sembra pronto per gli addii ellenici.

    Non è un caso che la Cina abbia smesso di comprare debito pubblico europeo!

    L’obiettivo dell’elite finanziaria è quindi evitare l’effetto domino.

    In che modo?

    Semplice: dimostrando che la Grecia, macchiandosi della grave colpa dell’uscita dall’euro, si troverà in condizioni socio-economiche disastrose, con un ritorno alla dracma ipersvalutata.

    Potrebbero riuscirci in tutto ciò architettando un progetto politico in cui cambiano i nomi ma non la sostanza delle cose.

    Quindi la domanda da chiedersi sarebbe: la dracma a cui si farebbe ritorno continuerà ad essere emessa sempre da una struttura privata, oligarchica e vile come fa adesso la BCE con l’euro, oppure si parlerà di una moneta emessa da una banca centrale nazionalizzata, con lo Stato greco che recupererebbe il potere di emettere moneta?
    E’ qui che si giocano le sorti europee.

    Un ritorno alla dracma (come lo sarebbe un ritorno alla lira italiana in casa nostra) non cambierebbere di certo la situazione se a stamparla fossero sempre gli stessi individui che hanno affossato il popolo greco, conducendolo alla bancarotta.

    L’unica ricetta economica possibile prevede, per la Grecia come per tutti gli altri Paesi (Italia compresa), un ripristino della sovranità monetaria, banca centrale nazionalizzata sotto lo stretto controllo statale, moneta nazionale con cambio fluttuante. Il resto sono chiacchiere da bar.

  31. GRECIA FUORI DALL'EURO
    GRECIA FUORI DALL'EURO says:

    http://www.cobraf.com/
    Le due notizie del giorno: i bookmaker inglesi da oggi NON accettano più scommesse sull’uscita dall’euro della Grecia
    Ovvero i bookmaker valutano le probabilità di uscita dall’euro della Grecia al 100%
    E’ iniziato il conto alla rovescia per l’espulsione dall’euro della Grecia. Chissà se accettano scommesse ora perlomeno sulla data

  32. peter
    peter says:

    Vox e’ tornata di fiamma, ora siamo tutti bell’e lenzuolati…
    Magari quei lenzuoli potrebbero contenere anche ricette per diversivi estemporanei, che so io, ricetta della moussaka quando parla del debito greco, ricetta delle ostriche alla Rockfeller quando parla di Wall Street…
    Ahem, il punto e’ che la grecia NON doveva entrare nell’eurozone…
    E per inciso, l’Ungheria NON e’ in zona euro, al contrario di quanto riporta il lenz…., l’articolo. Ci mancherebbe solo quella…
    Mi chael Portillo, simpatico euroscettico, e’ andato in Grecia chiedendo a tutti, dai ministri ai portuali disoccupati del Pireo, se preferiscono ora euro o dracma. Tutti rispondevano euro…
    Nessuno si mettera’ a piangere se la Grecia esce dall’euro, anzi…

    Peter

  33. peter
    peter says:

    x Anita

    la penicillina e’ un antibiotico, mi pare il primo in assoluto.
    Battericidi preantibiotici erano i sulfonamidici, molto usati fino all’avvento della penicillina.

    Peter

  34. peter
    peter says:

    Portillo e’ sempre stato contro l’euro, e forse anche contro EU.
    E’ convinto che non vi sia compatibilita’ economica tra il ricco Nord ed il debole Sud dell’Europa. Tuttavia tutti in Grecia gli hanno risposto picche, chissa’ poi perche’…
    Non condivido un granche’ le sue vedute, ma mi sta simpatico. Non capisco perche’ sia sempre stato un tory, ed anche pupillo della Thatcher a suo tempo. Decisamente troppo intelligente e troppo umano per quello…mah, la vita e’ piena di misteri

    Peter

  35. rodolfo
    rodolfo says:

    Auguri alle mamme che leggono questo blog e a tutte le mamme del mondo….io in questo blog conosco solo due mamme…a loro due vanno da parte mia gli auguri piu´forti….piu´sentiti e con tutto il mio cuore…
    a Sylvi… e ad Anita con particolare emozione … anche se non ha piu´i suoi bimbi con se….e´stata una madre….e´una madre e lo sara´sempre .
    Vi saluto tutti e auguro a tutti voi una buona domenica.
    Rodolfo

  36. rodolfo
    rodolfo says:

    Peter scrive:-“Nessuno si mettera’ a piangere se la Grecia esce dall’euro, anzi…”

    Caro Peter,
    la Germania piangerebbe lacrime amare…perderebbe ben 70.000.000.000 di Euro (70 Miliardi) il ministro delle finanze tedesco
    Wolfgang Schäuble ieri ha dichiarato di voler ancora aiutare la Grecia…
    per non dover piangere…di rabbia.
    Saluti
    Rodolfo

  37. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita ,

    ho avuto ieri la visita dei figli a pranzo, e oggi la telefonata mattutina.
    Ti ho pensata con commmozione e anche con un po’ di vergogna per essere così più fortunata di te!
    Ma se il ricordo può essere poco per te, come dice Rodolfo, sei stata e sei mamma…questo è uno status incancellabile!
    Ti auguro una serena giornata.
    Un abbraccio

    Sylvi

    Oggi ho sintonizzato le tre tv che ho in casa sulla sfilata degli Alpini a Bolzano.
    E’ l’unica giornata che restano accese, in tutto l’anno!
    Qualcuno nel blog direbbe che sfilano i fascisti guerrafondai d’Italia!!!
    Guerrafondai presenti nei terremoti, nelle alluvioni, nelle tempeste di neve…nella Protezione Civile che senza di loro non esisterebbe!
    Ma sai come sono…in questo blog…!!!
    Sta sfilando il Piemonte…mi è parso di veder CC…eh, eh, eh!!!
    ciao
    Sylvi

  38. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter

    GRAZIE.
    Giusto accumunare Rodolfo…lui se lo merita!
    Ma forse…se lo meriterebbe anche C.G.
    Quattro …son sempre quattro!

    Sylvi

  39. rodolfo
    rodolfo says:

    Non confondiamo chi ha tanti figli come me….con il mammo.
    In Sicilia ci sono padri di 10 figli….che non sono riusciti nemmeno ad essere padri.
    Il mammo e´chi resta solo con uno o piu´qambini e gli tocca non solo lavorare….ma cucinare stirare… far funzionare una lavatrice…stendere ….aiutare nei compiti di scuola …accompagnare i figli a scuola e andarli a riprendere….rifare i letti…togliere le tendine e metterne altre…passare l´aspirapolvere e perche´non ho piu´voglia scrivo ecc. ecc. ecc. ecc.
    Un saluto ed ancora auguri…

  40. CDerutti Gino
    CDerutti Gino says:

    Israele, 2000 detenuti palestinesi in sciopero della fame

    “I prigionieri rifiutano il cibo per protestare contro le condizioni detentive delle carceri israeliane, l’isolamento e il divieto di ricevere visite delle famiglie. Dieci sono stati ricoverati in ospedale. Gli altri, sono sottoposti a punizioni e pressioni per far cessare gli scioperi.”

    (Fonte: voglioscendere.it, Riccardo Noury))

  41. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Silvy.
    Sì, feci il mammo, non avevo alternative.
    Una fase che mi accumuna all’Anita anche se in senso inverso.

    P.S.: i maritini ( niente a che fare con i marittimi) li vedevo stamattina correre dal fioraio trasudati e con la lingua di fuori per comprare, all’ultimo momento, un mazzo di fiori.
    Ho sempre pensato che onorare una madre e il suo lavoro con dei fiori o portarla a pranzo fuori porta, lo si debba fare in un giorno qualsiasi, non importa come e con che cosa, ma non attraverso le feste comandate dal commercio e dall’ipocrisia.

    Ma forse sono uno degli ultimi giapponesi a paensarla così.
    Ciao.
    C.G.

  42. rodolfo
    rodolfo says:

    Allora non festeggiamo piu´niente…
    festeggiamo sempre
    o festeggiamo solo quando si puo´.
    Gia´adesso molti si dimendicano e se ne fottono altamente sia della madre . .della moglie e persino dei figli…anche in questo giorno particolare destinato a loro.. e solo a loro…per RICORDARCI per non farci DIMENDICARE … ma .figuriamoci se poi quel giorno lo si cancellasse dal calendario.
    Il fatto che sia anche un fatto commerciale e´relativo…il fatto commerciale lo fanno le industrie….il giorno particolare resta…
    il fatto dunque e´commerciale per la gente alla gc o cg…..
    per chi invece lo sente dentro il cuore diventa un giorno fuori dal comune …singolare ….da festeggiare e da onorare….
    poi e´chiaro che se uno vuole far un pensierino alla mamma o alla moglie lo puo´fare anche in qualsiasi giorno dell´anno…e se puo´anche ogni giorno…..nessuno lo vieta….anzi sarebbe di auspicio.
    Rodolfo

  43. Linosse
    Linosse says:

    Uhe !Ditemi se questa è credibile o no.
    Da blitzquotiiano oggi
    Derivati: $ 648 mila miliardi, minaccia mondiale più di una atomica

    Il titolo di apertura del Sole 24 Ore è da horror: “Boom per i derivati, valgono 14 volte le borse”. Bastano le poche righe di sommario sotto per rovinarci la domenica: i derivati superavano, a fine 2011, “il Pil del globo di 9 volte” e, secondo la Banca dei regolamenti internazionali, ammontavano a 648 mila miliardi di dollari: “Questi numeri lanciano un messaggio, servono regole stringenti. Eppure negli ultimi anni ci sono state solo mezze riforme”.
    648 miliardi,ma a quanti Partenoni e Colossei corrispondono?
    L

  44. Anita
    Anita says:

    Riporto dal -731-

    Anita { 13.05.12 alle 0:21 } x Sylvi

    Cara Sylvi,

    Non esiste legame piu’ forte di quello tra madre e figli.

    -” HAPPY MOTHER’S DAY !! “-

    Much love,
    Anita

    Si era perso prima di quella lenzuolata…….

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