Ci sono belve, ci sono uomini coraggiosi, ci sono vili assassini, ci sono ancora morti e distruzioni
La foto è quella di un ragazzino di 15 anni, Nayef Qarmout, che dopo poco è stato ucciso dagli israeliani che bombardavano per l’ennesima volta Gaza forse per la rabbia di non poter attaccare l’Iran o forse come preparazione all’aggressione all’Iran dopo avere “neutralizzato” Gaza. In ogni caso questa nuova aggressione contro l’enorme campo di concentramento chiamato Gaza avviene chiaramente con il permesso di Obama. La storia di Nayef la troverete in fondo. Prima però riporto qualche commento da Facebook che non ha bisogno di aggettivi perché sono lampanti, e qualche commento sempre da Facebook del professore Ariel Toaff, figlio dell’ex rabbino capo di Roma e romano andato a vivere in Israele, dove è docente universitario di Storia medioevale. Ariel Toaff è l’autore del libro “Pasque di sangue” violentemente attaccato dal parlamento israeliano benché fosse edito in Italia. Tanto violentemente, che Toaff dovette scusarsi ed epurare dal suo libro i passi sgraditi al governo israeliano! A Toaff hanno anche tentato di incendiargli la casa, oltre che creato molti fastidi in campo universitario.
Buona lettura.
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Io spero che Israele reagisca finalmente alla continua aggressione di missili qassam dalla striscia di Gaza dando inizio alla operazione “Piombo Fuso 2″.
Io spero che questa volta ne ammazziamo di più dei 1300 della operazione “Piombo Fuso 1″.
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4201983,00.html
Quelle puttane degli scrittori israeliani di sinistra (Grossman, Yeoshua, Oz) sempre pronti a prodigarsi in ruffianate buoniste e pacifiste molto politicamente corrette per compiacere il loro pubblico di lettori europei radical chic hanno veramente rotto il cazzo!
L’attacco ai laboratori nucleari iraniani è doveroso e necessario!
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=43738
L’uso e l’abuso della Shoah. Netanyahu a New York e alla televisione di Israele: “Ahmadinejad minaccia il popolo ebraico e lo Stato di Israele di una nuova Shoah. Israele, insieme agli USA o da sola, deve impedire che si perpetri un nuovo Olocausto”. Perche’ terrorizzare con lo spauracchio della Shoah? Menachem Begin l’aveva gia’ fatto in occasione dell’intervento israeliano in Libano. Nahum Goldman, presidente del Congresso Mondiale Ebraico, l’aveva allora duramente censurato per questo. Vogliamo lasciare una buona volta in pace la Shoah? La Shah non e’ una carta di credito o tanto meno l’orco delle favole!
La radio dei coloni celebra l’eroismo del deputato dell’estrema destra israeliana che, protetto dalla polizia, si e’ recato a Nazareth per caldeggiare la proposta di transfert nei confronti degli arabi israeliani. Qualche settimana fa a Ben Ari e’ stato negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti per la sua adesione al movimento terrorista del rabbino Kahane, messo fuori legge negli USA.
Ben-Ari in Lone Protest in Nazareth
Jerusalem Post: I religiosi nazionalisti dell’estrema destra israeliana, nonostante il divieto della polizia, entrano a Nazareth per manifestare contro i deputati arabi alla Kenesset, chiedendo la loro espulsione da Israele. Nessun provvedimento e’ stato preso nei confronti dei fascisti israeliani e delle loro provocazioni.
Far-right MK defies police and enters Nazareth
I missili di Grossman e quelli di Volli (che se ne compiace da lontano).
David Grossman su Repubblica: Sarebbe un grave errore da parte di Israele attaccare l’Iran.
Il commento saccente di Informazione Corretta: Grossman dovrebbe andare a leggersi i libri di storia.
Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 12/03/2012, a pag. 1-27, l’articolo di David Grossman dal titolo ” Israele, non colpire Teheran ” preceduto dal nostro commento, a pag. 29, l’intervista di Fareed Zakaria a Henry Kissinger dal titolo “Kissinger: Per negoziare bisogna dare legittimità al regime degli…
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Israele li chiama effetti collaterali, ma il suo nome è Nayef Qarmout, 15 anni, ucciso mentre giocava
di Massimo RagneddaCommentaUna trentina di persone uccise in pochi giorni: è il tristissimo, e ancora parziale, bilancio dell’ennesimo attacco israeliano dentro la Striscia di Gaza. Venerdì 9 marzo gli aerei da guerra di Tel Aviv hanno iniziato a bombardare la Striscia di Gaza, massacrando militanti dei gruppi di resistenza palestinesi, ma anche donne e bambini. Gli israeliani li chiamano, con un eufemismo che fa meno male e che risulta essere più telegenico e digeribile per i fini palati occidentali, omicidi mirati, mentre le donne e i bambini uccisi, effetti collaterali.
Chiamateli come volete, ma sotto le bombe israeliane, per l’ennesima volta, sono rimasti i corpi senza vita di 26 persone (bilancio provvisorio). Ed è di una di queste tante vittime collaterali che voglio parlare, poiché ha un nome e un cognome, aveva un volto e un sorriso, aveva voglia di giocare e vivere, aveva sogni e speranze rubate dalle bombe sganciate in uno dei 37 attacchi aerei che Israele ha compiuto in 3 giorni.
Si chiamava Nayef Qarmout di appena 15 anni, colpevole di vivere nella Striscia di Gaza che, secondo le parole del Cardinale Martino, “assomiglia sempre più ad un campo di concentramento” dove gli israeliani portano avanti quello che l’ex ambasciatore francese ed esperto di Medio Oriente, Eric Rouleau, definisce un “genocidio al rallentatore”, dietro il silenzio assordante della comunità internazionale. A Gaza si muore ogni giorno sotto le bombe; si muore per le condizioni disumane imposte da Israele; si muore per l’embargo asfissiante che dal 2007 limita l’ingresso di beni di prima necessità. Il professore di origine ebraiche, William. I. Robinson, docente di sociologia della prestigiosa University of California, Santa Barbara, ha definito Gaza come il ghetto di Varsavia. Un’immagine forte e provocatoria ma che non si discosta di molto dalla verità.
In quel ghetto, Nayef giocava con i suoi compagni di classe, all’uscita della scuola, mentre le bombe israeliane cadevano come pioggia dal cielo, uccidendo indiscriminatamente chiunque si trovasse nei paraggi. E lui, con i suoi compagni di scuola, si trovava proprio lì scalzo a dare due calci ad uno straccio arrotolato, mentre una selva di bombe costosissime e letali, gli rubavano per sempre il sorriso e la vita.
Storie di ordinario massacro in Palestina che da oltre sessanta anni aspetta di vedersi riconosciuta come uno Stato indipendente e che vive ogni giorno sotto il ricatto di uno stato occupante. Se vogliamo capire la violenza in Medio Oriente, non si dovrebbe mai dimenticare che la Palestina non è uno stato libero, ma è occupata militarmente dagli israeliani che, nonostante le varie risoluzioni dell’ONU, agiscono indisturbati violando i più elementari diritti umani.
Pensate per un attimo a cosa sarebbe successo se un missile artigianale dei gruppi di resistenza palestinese (in questi giorni, per ritorsione, ne sono stati sparati centinaia) avessero ucciso un ragazzo di 15 anni israeliano: i media occidentali ne avrebbero parlato per giorni. Si sarebbe trattato di una vittima innocente, frutto del terrorismo e della violenza, e messaggi di cordoglio sarebbero giunti da tutto il mondo. Ma è morto un ragazzino palestinese e la vita di Nayef non vale l’inchiostro di un articolo di giornale (tranne l’articolo di Michele Giorgio su il Manifesto). È stato massacrato, assieme ad altre 25 persone, il quindicenne Nayef Qarmout e la sua vita non vale una riga di giornale o un messaggio di cordoglio nel mondo occidentale.
È evidente che questo massacro alimenterà l’odio e le vendette, in quella spirale di violenza e ritorsioni che allontana la pace. È evidente che questo ennesimo massacro butterà benzina sul fuoco e sarà terreno fertile per il terrorismo e i fondamentalismi. È impensabile credere che si arriverà alla pace se Israele continua la sua occupazione militare e continua a bombardare indiscriminatamente. Israele ha il diritto non solo ad uno Stato, ma a vivere in pace e sicurezza, ma non ha il diritto di massacrare civili innocenti come l’adolescente Nayef Qarmout. Israele, come ogni stato, non ha solo diritti, ma ha anche doveri e non solo verso la Palestina ma verso tutta la comunità internazionale. È ora di dire basta e di fermare il genocidio al rallentatore di Gaza. Restiamo umani avrebbe detto Vittorio Arrigoni: la comunità internazionali blocchi questa violenza.
x Sylvi
Le bollette elettriche e del gas naturale.
Quelle del Gas per riscaldamento sono diminuite, io pago una rata mensile di $240 per i 12 mesi, o $2880 l’anno, a settembre c’e’ un aggiustamento, se mi devono mi rimborsano o viceversa.
L’elettricita’ varia secondo i mesi, facendo un media direi che e’ circa $ 2600 per 12 mesi.
Vivo sola, cucino poco, lavo i pochi piatti a mano, lavo ed asciugo poco, pero’ ho un deep freezer ed un frigorifero nel garage, un frigorifero in cucina.
In estate l’aria condizionata centrale e la pompa per l’irrigazione sotterranea consumano molto.
Ho 4 zone percio’ 4 termostati, cosi’ posso regolare la temperatura invernale ed estiva secondo la necessita’.
Le flat TV consumano di piu’, il PC e’ sempre acceso….
Ma se guardo le bollette, oltre la meta’ se ne va in tasse.
Anch’io conosco persone che pagano pochissimo, come fanno non lo so.
Avevo una vicina che dopo aver mandato i figli a scuola, spegneva tutto, ed andava a casa di un vicino, di solito la mia, stava li’ per lunch ed anche i figli venivano dopo scuola……
Il marito era un pezzo grosso della GE.
Qui c’e’ una vera battaglia, abbiamo le risorse ma non si possono usare, il Presidente racconta balle, ci dice che la produzione e’ aumentata sotto di lui, non e’ vero, non su proprieta’ federale dove e’ diminuita.
La produzione e’ aumentata su proprieta’ privata, nel N.Dakota, Oregon, Colorado, etc….
Pensa che vendiamo carbone, gas, e petrolio alla Cina e compriamo dai paesi arabi.
Cose da matti.
Ciao, Anita
Per Samuele
Sì caro. Va bene così. Biebie U.
di elettricita’ ho sempre pagato parecchio di meno che in Italia, puo’ darsi che le centrali nucleari facciano la differenza. Gli italiani importano elettricita’ dai francesi, no?
Invece il consumo di gas e’ costoso per via del riscaldamento, ed io sono molto freddoloso e cagionevole…
Direi che cio’ che pago e’ ben al disotto di Anita e Sylvi, ma io non ho una villa…
Peter
A Gaza è peggio che in Sira, ma nessuno fiata.
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Gideon Levy: la nostra forza e la nostra sicurezza? Nel numero dei Palestinesi uccisi
SINTESI
Il criterio per definire il successo delle nostra azioni per la sicurezza: il numero di Palestinesi uccisi . Di questo si vantano i capi militari.Il loro lavoro è garantire la protezione ai residenti del “perimetro di Gaza ” e questo come sappiamo non sta avvenendo. Così Yuval Diskin dello Shin Bet ha riassunto “i successi” della sua organizzazione: 810 Palestinesi uccisi in due anni . Nell’ ultima settimana, il comandante di Gaza, il colonnello Ron Ashrov ha definito i combattimenti nella vicinanza di Zeitun positivamente Perchè? Poiché le sue truppe hanno ucciso 19 Palestinesi in un solo giorno . Come è deprimendo tutto questo eticamente e strategicamente L’uccisione quotidiana di Gaza ha migliorato la situazione di sicurezza? No. Ha ridotto il numero di Qassams? No li ha prolificati .Un’analisi evidenzia che quando Israele si è astenuta dall’uccidere ,in occasione della visita del Presidente americano, il numero dei Qassams è diminuito. Quando George Bush se ne è andato , abbiamo ripreso uccidere e, di conseguenza, Sderot ha affrontato i giorni più difficili. La domanda è questa: Per che cosa stiamo uccidendo e perchè ? Qualcuno deve rispondere a questo. Se 600 uomini armati sono stati uccisi (secondo Shin ) o soltanto 455 (secondo il calcolo del Haaretz), questo non giustifica la portata dell’uccisione o non serve a dimostrare l’ efficacia dell’azione militare.Tutte le uccisioni hanno condotto a un’escalation della violenza palestinese: ad ogni morte corrispondono lanci di Qassam L’IDF si vanta “dei successi” solo per soddisfare l’opinione pubblica.
Il Ministro Ehud Barak dovrebbe capire questo meglio di chiunque altro . Certamente avrà letto un libro o due di storia per sapere che è impossibile estinguere una lotta decisa e prolungata per la libertà, come quello dei Palestinesi. È inoltre lui stesso ha detto , in un’intervista televisiva, “se fossi un Palestinese, mi unirei ad un’organizzazione terrorista .”E ora è lui a portare la morte a Gaza. Le uccisione perpretate non conducono a nulla : non indebolirà la lotta dei palestinesi per la loro libertà, non garantirà sicurezza ad Israele Abbiamo ucciso 800 palestinesi e che cosa abbiamo risolto?
Le ha già risposto Nicotri. Aggiungo solo che, come le ha fatto rilevare Uroburo, io in questo forum posto solo notizie autentiche. Per giunta di solito firmate da israeliani o da ebrei che pensano ancora con la loro testa e non con i cingoli dei carri armati.
Usi il suo nome ed eviti di usare il mio.
Shalom
x Peter
Non so cosa consideri una villa, la mia casa e’ un rambling ranch.
Nove stanze, piu’ i servizi.
Tutto e’ elettrico, dai garage openers, i purificatori d’aria, allarme, co2 detectors, smoke detectors, luci di sicurezza, ventilatori nel solaio, instant hot water faucet, garbage disposal, etc….
Sembrano cose piccole, ma tutte insieme contano.
Ultimamente ci hanno aggiunta una percentuale per i meno abbienti, cosa che secondo me dovrebbe essere volontaria.
Come fanno a stabilire chi e’ piu’ o meno abbiente?
Specialmente con l’enorme abuso esistente e con i sussidi in vigore?
Poi in ogni busta ci includono una bustina gialla per la Salvation Army per il “Good neighbor fund”.
Il Gas naturale non e’ male, non vorrei riscaldare la casa col petrolio, convertii al gas circa 40 anni fa e ne sono felicissima.
Potrei risparmiare un po’ di piu’?…Certamente….
Diversi dei miei vicini hanno tutto l’esterno illuminato fino a mattina, io mi accontento delle low voltage lights on a timer.
Quelle solari durano al massimo due anni, ne avevo comprate una quindicina e solo una si sveglia ogni tanto, peccato, sono belle, di colore pewter chiaro….
Ciao, Anita
“Obama racconta balle”…
Che una volta abbia scritto delle balle che raccontava bushetto jr.
Una volta!
Quack, quack!
C.G.
x C.G.
Bastavano le bugie scritte da alcuni di voi….giornali compresi.
Anita
x Anita
Tutto e’ elettrico, dai garage openers, i purificatori d’aria, allarme, co2 detectors, smoke detectors, luci di sicurezza, ventilatori nel solaio, instant hot water faucet, garbage disposal, etc….
Sembrano cose piccole, ma tutte insieme contano.(106)
Ah queste spese non volontarie non ci vorrebbero ,bisognerebbe che fossero volontarie come per i non abbienti.
Come si fa a stabilire che contano?
Chi lo dice?
Forse per voi la tecnologia ha un’anima, cosa che per gli umani,in particolare “i non abbienti”, è ancora lontana da ottenere,e si nota.
Una lampadina al giorno leva il prete dall’intorno….amen!
L.
x Linosse
I garage openers sono una necessita’ specialmente per me, le porte sono pesanti e considera il clima.
co2 detectors, smoke detectors, luci di sicurezza, ventilatori nel solaio, sono d’obbligo.
Allarme, non potrei addormentarmi se la casa non fosse sicura.
D’altro canto risparmio sulle assicurazioni, sia sulla casa che sulle auto. Mi danno uno sconto del 15%.
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Le posso anche dire che molti che vivono di sussidio se ne fregano di risparmiare elettricita’ e riscaldamento, tanto e’ pagato.
Lasciano le finestre aperte col calore a tutto vapore, non per sentito ma per esperienza, avevamo una casa a tre’ piani affittata, gli inquilini erano “section 8″, cioe’ ricevevamo l’affitto dallo Stato direttamente.
Ogni appartamento aveva i suoi contatori, i servizi pagati a noi dallo Stato…somme da matti.
Anita
Cara Anita,
il welfare richiede senso civico e controlli. Altrimenti ci sono abusi oppure c’è gente che vive in miseria, cosa che ha anch’essa gravi conseguenze sul funzionamento generale della società.
Basta vedere da voi: la vostra sanità è la più cara del mondo e non cura un certo numero di cittadini. Il che significa che è disfunzionale.
I controlli sono comunque indispensabili e gli abusi vanno sanzionati. L’abolizione del welfare per chi non ce la fa, come vorrebbero gli ultraliberisti della scuola di Chicago (i Chicago Boys), genera a sua volta una continua instabilità. Se non spendete in welfare spenderete in polizia e galere, che sono spese che a voi piacciono molto di più. Infatti non esiste paese in Occidente con un numero di galeotti (mi pare si dica: down by law) così alto come il vostro.
Un saluto U.
Un saluto U.
Cara Silvy,
io sono spesso fuori casa.
Di metano nei due mesi cruciali pago sui mille euro al bimestre: uno sproposito.
Il telefono cellulare mi costa sui seicento euro l’anno mentre il fisso mi costa sui 5o euro a bolletta bimestrale.
x Anita
hai certamente una villa per i miei standards…oddio, non sono un poveraccio, ma le dimensioni di case e parchi circostanti in US sono note…chi potrebbe ‘sneer at you’ sono i possidenti di manors in GB, chateaus in France, ville ‘come si deve’ in Italia, diciamo da Sylvi in su…lei poi del parco-giardino ne ha bisogno per via delle scimmmie allevate per il phD in Sud-Africa (…) della figghia…ogni famigghia ha le sue croci, bedda matre…
ciao, Peter
x Uroburo
qui non si usa metano, mi pare, ma nei mesi invernali scucio un cento sterline mensili, il che non e’ poi tanto male…sssshhhhh….
Il fatto e’ che i mesi invernali per me continuano fino a giugno…con una certa varianza.
600 euro all’anno di cellulare? mmmhhh. Ho un contratto per 35 sterline mensili, 5000 minuti mensili di chiamate, internet illimitato. Il fatto e’ che lo eccedo sempre, per cui mi fregano…chissa’ come calcolano i minuti…
Invece di telefono a casa pago quanto lei…ma mi sbaglio o quel suo post e’ sparito???
Peter
no non e’ sparito, sorry
peter
x Uroburo
Caro Uroburo,
vedo che ritorna alle stesse storie di anni fa’.
Non ho nessuna intenzione di ricominciare da capo, mi manca anche lo spirito combattivo, sono stanca di ripetere le stesse cose per poi essere assalita per contraddire quello che ormai e’ fisso nel pensiero della maggioranza di questo blog.
Cordiali saluti,
Anita
x Peter
Io ho un solo server, telefoni fissi, internet illimitato, super high speed, TVs digitale con High Definition, HBO, Encore….
Telephone ID sullo screen delle TV, una bonanza per filtrare le chiamate. Assicurazione per i fili esterni ed interni.
Assistenza tecnica via telefono. Considera che HBO, Encore, Starz, etc… sono canali a pagamento, che offrono una varieta’ di selezioni. $191,00 mensili.
Il cellulare e’ separato, ho un vecchio contratto, $26,00 al mese.
Non sono tanto per il telefono, uso il cellulare solo per emergenza, non prendo neanche vantaggio dei 500 minuti del sabato e domenica.
Ciao, Anita
x Peter
due dei miei posts sono spariti….
Non ho piu’ tempo.
x Uroburo
vediamo se questo passa….
Lei scrive:
“Se non spendete in welfare spenderete in polizia e galere, che sono spese che a voi piacciono molto di più.
————————————–
Questo mi dice che lei non sa niente degli US, il welfare copre o aiuta il 50% delle persone.
50 anni fa’ era quasi inesistente, la demografia e’ cambiata, cosi’ come le esigenze.
Anita
x Anita
H trovato un suo messaggio bloccato dall’antispam e l’ho sbloccato. Era però uno, non due. Non capisco l’affermazione che sono spariti due suoi messaggi: eran comparsi e poi sono scomparsi? Io non li trovo da nessuna parte.
Un abbraccione.
pino
x Pino
Grazie Pino,
il commento piu’ lungo e’ quello che lei ha trovato.
Altri due erano solo per informare che i post sparivano.
Due brevi li ho visti ed un secondo dopo non c’erano piu’.
Il post di Peter -113- non c’era fino alle 14:53.
Qualche disguido temporaneo….??
Ricambio l’abbraccio,
Anita
Formato 13,5 x 21 cm
Isbn 978-88-89674-01-7
Domani andrà peggio
Lettere da Palestina e Israele, 2001-2005
Un libro di Amira Hass. Fusi orari 2005, 240 pagine, 15,00 euro. Traduzione di Nazzareno Mataldi, Marina Astrologo, Claudia Rosenzweig
Dopo avere vissuto nella Striscia di Gaza, nel 1997 Amira Hass si è trasferita a Ramallah, dove ha assistito allo scoppio della seconda intifada. Le sue lucide corrispondenze per Internazionale, raccolte integralmente in questo volume, descrivono la militarizzazione della rivolta palestinese e l’inasprimento dell’occupazione israeliana. E non risparmiano nessuno: i reticenti portavoce dell’esercito, gli estremisti delle due parti, i dirigenti dell’Autorità Palestinese corrotti e inetti, i giovani kamikaze. Il volume è integrato da alcune cartine e da tre interventi analitici che offrono un’originale chiave di lettura del conflitto in Medio Oriente.
Amira Hass è una giornalista israeliana. Vive a Ramallah, in Cisgiordania, scrive per il quotidiano Ha’aretz e tiene una rubrica per il settimanale italiano Internazionale. È autrice di Drinking the sea at Gaza. Tra i molti riconoscimenti ricevuti, il World Press Freedom Award 1999, la Colomba d’Oro per la pace 2001, il Premio Unesco/Guillermo Cano per la libertà di stampa nel mondo 2003 e il premio dell’Anna Lindh Memorial Fund 2004.
http://www.peacelink.it/mediawatch/a/35560.html
Siria. Guerra mediatica, prima puntata
Come si usano i neonati di Homs
L’accusa di tagliare la spina alle incubatrici ha più di un precedente
di Marinella Correggia
La tempesta mediatica imperversa sulla Siria. I cosiddetti Comitati di coordinamento locale (Lcc), appartenenti all’opposizione, hanno detto alla tivù del Qatar Al Jazeera che almeno 18 neonati sarebbero morti nelle incubatrici dell’ospedale pediatrico al Walid perché i colpi di artiglieria pesante dell’esercito siriano contro il centro di Homs avrebbero causato un black-out elettrico, togliendo l’alimentazione agli apparecchi. Il governo nega e sostiene che gli ospedali funzionano correttamente; anzi insieme a molte altre denunce circa atti di violenza e sabotaggio compiuti da gruppi armati, riferisce che l’ospedale al Naimi in provincia è stato preso di mira da gruppi armati che l’hanno saccheggiato.
Ma la notizia dei neonati di Homs ha avuto grande risonanza soprattutto in Italia. E’ lecito sollevare più di un dubbio. E non solo perché nemmeno i regimi più brutali avrebbero interesse a colpire neonati e ospedali.
La fonte (gli Lcc) è di parte e non dà alcuna prova. Oltretutto, tutti gli ospedali hanno generatori; se c’è un black-out elettrico funzionano quelli. Succedeva perfino nell’Iraq e nella Libia sotto le bombe, dove l’elettricità andava a singhiozzo.
Poi l’accusa di tagliare la spina alle incubatrici ha più di un precedente e non solo in Siria. Sempre smentito. La scorsa estate i social network (twitter a partire dal 30 luglio) diffondono l’atroce notizia: tutti i bambini prematuri sono morti nelle incubatrici ad Hama perché gli shabiba (milizie di stato) hanno tagliato l’elettricità durante l’assalto alla città. Si parla di qaranta in un solo ospedale; senza precisare quanti sarebbero negli altri. Il 7 agosto la Cnn riferisce: l’Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra (sempre quello) denuncia l’assassinio di otto bambini prematuri, “martiri” nell’ospedale al Hurani, sempre a causa dei black-out. Ovviamente nessuna notizia circa il lavoro dei generatori….Una foto corredava la denuncia: un gruppo di neonati, arrossati, tutti insieme in un unico lettuccio. Dopo qualche tempo viene fuori che la foto era stata pubblicata mesi prima sul giornale egiziano al Badil al Jadid e si riferiva a un problema meno grave, ed egiziano: un ospedale sovraffollato di Alessandria. I bambini erano rossi e vivi, anche se in spazi ristretti.
Del resto, chi non ricorda l’altro falso, datato 1990? Gli invasori iracheni avevano rubato le incubatrici negli ospedali pediatrici, causando la morte di diversi bambini prematuri. Venne poi fuori che il tutto era stato orchestrato dall’ambasciata kuwaitiana negli Usa, che agiva sotto le mentite spoglie del Comitato “Citizens for a Free Kuwait” e con l’assistenza da parte dell’agenzia di public relations Hill & Knowlton – per la modica cifra di 1 milione di dollari.
Del resto anche l’ultima denuncia dell’Unicef riguardo alla Siria (400 molti fra i minori – in inglese children) è molto vaga quanto alle fonti; si riferisce a “media presenti a Homs” e a “rapporti” (all’Unicef internazionale abbiamo chiesto più dettagli, finora invano).
cara Anita,
vedo che le spese sono cr. uguali, ma se io avessi l’aria condizionata come te penso che di elettricità mi andrebbe il doppio e forse più.
Al tempo, abbiamo speso veramente tanto per fare una casa termicamente isolata e ne sentiamo i benefici.
Mio figlio, con casa metà della mia, ha bollette quasi come le mie.
Ma lui spera che gli resti in eredità!!!
Anche noi abbiamo quattro settori, più un ventilconvettore in lavanderia , per l’inverno, quando non si può stendere fuori.
e sono comodità che si pagano.
Non ho e non ho mai voluto l’asciugatrice, lascia la biancheria troppo stropicciata.
Io risparmierei di più, non soffro molto il freddo, ma mio marito è un gran freddoloso, è lui che alza sempre i termostati.
Comunque è vero che noi spendiamo di più perchè non abbiamo nucleare.
In Francia le bollette sono un terzo delle mie, su case simili.
Da settembre non piove; siamo costretti ad irrigare il giardino, incredibile a marzo, perchè i giardinieri hanno gettato l’antimuschio e il concime. Se non si bagna se lo porta via il vento.
Ma il prato davanti a casa è un tappeto di viole, crocus e pratoline…uno spettacolo!
un abbraccio
Sylvi
amira hass: http://salamelik.blogspot.it/search?q=Amira+hass
Amira Hass : ma come fate a non vedere……
Lasciamo da parte quegli israeliani la cui ideologia sostiene che l’espulsione della popolazione palestinese dalle sue terre è giusta perché “Dio ci ha prescelto”. Lasciamo da parte i giudici che danno copertura ad ogni politica militare volta ad uccidere e a distruggere. Lasciamo da parte i comandanti militari che deliberatamente imprigionano un intera nazione in recinti circondati da mura, fortificati da torrette, pistole, filo spinato proiettori di luce accecanti. Lasciamo da parte i ministri. Tutti questi non vengono presi in considerazione come collaboratori. Coloro sono gli architetti, i pianificatori, i disegnatori, gli esecutori.
Ma ce ne sono altri. Storici e matematici, editori famosi, star dei media, psicologi e dottori di famiglia, avvocati, che non vogliono sostenere Gush Emunin e Kadima, insegnanti ed educatori, amanti delle escursioni e delle canzoni di gruppo, maghi dell’high tech. Dove siete? E che ne è di voi, studiosi del Nazismo, dell’Olocausto e dei Gulag sovietici? Potreste davvero essere favorevoli a leggi sistematicamente discriminanti? Leggi che dichiarano che gli Arabi della Galilea non saranno neanche compensati dai danni della guerra con la stessa cifra che compete ai loro vicini ebrei (Aryeh Dayan, Haaretz, 21 Agosto).continua
http://salamelik.blogspot.it/search?q=Amira+hass
salamelik.blogspot.it
Peter 113
purtroppo mi tocca tirarla fuori dal sarcofago dove l’avevo relegata,ma non posso accettare imprecisioni geografico-animalesche!
Citta del Capo sta a Sud, sulla punta dell’Africa…ha presente???
Pinguini e foche in abbondanza.
Ecco nella mia vasca in giardino …di tanto in tanto mio marito indossa il tight e le pinne, io la pelliccetta di coniglio rasato.
E facciamo su e giù dalla vasca … quando torna mia figlia, per farla contenta!!!
E’ invidioso???
Sylvi
x Peter
No, la mia casa e’ modesta, abbastanza spaziosa, ben tenuta e comoda, ma non una villa o mansion.
Vicino a me ci sono case nuove che costano milioni, costruzioni piu’ sgargianti, giardini disegnati da architetti di nome, piscine interne, sale cinematografiche, etc…
La mia e’ solo una casa di 50 anni, con le mie comodita’, non manca niente, e’ ben ammobiliata…..troppo piena di roba accumulata duranti gli anni, che secondo me da carattere e warmth ad una abitazione.
Il giardino era bello, ormai i cespugli sono vecchi, il prato avrebbe bisogno di molto, ma e’ troppo grande e io sono troppo piccola…
La cosa che mi disturba e’ il tennis court, non so cosa fare, ripari e resurfacing sono molto impegnativi, e non finisce li’.
Io non lo volevo appunto per quello, pensavo al giorno in cui avrei abbandonato il mio sport preferito….cosa fare col tennis court.
Mio marito non pensava mai al domani…
Anita
http://www.alternativenews.org/italiano/index.php/topics/societa-israeliana/3480-non-saro-parte-di-questi-crimini-parla-una-refusenik
“Non sarò parte di questi crimini”: parla una refusenik
SATURDAY, 17 MARCH 2012 08:32 JILLIAN KESTLER-D’AMOURS (THE ELECTRONIC INTIFADA)
Qualche giorno fa, la 18enne israeliana Noam Gur ha pubblicamente annunciato la sua intenzione di rifiutare l’obbligo al servizio militare.
Nella lettera aperta, Gur comincia dicendo: “Rifiuto di entrare nell’esercito israeliano perché non intendo far parte di un esercito che, fin dalla sua creazione, è stato impegnato nel dominio di un’altra nazione, nel saccheggio e il terrorismo contro una popolazione civile sotto il suo controllo”. (“I refuse to join an army that has, since it was established, been engaged in dominating another nation: An interview with Israeli refuser Noam Gur,” Mondoweiss, 12 March 2012).
La corrispondente di Electronic Intifada, Jillian Kestler-D’Amours, ha parlato con Gur sulle ragioni che l’hanno portata alla decisione di rifiutare il servizio militare, su quali reazioni abbia finora ricevuto e su quello che vuole che altri giovani israeliani sappiano in merito alla realtà dell’esercito israeliano.
JKD: Perché hai deciso di rifiutare il tuo servizio militare?
NG: Israele, dal giorno della sua creazione, sta commettendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità, dalla Nabka (il trasferimento forzato di 750mila palestinesi tra il 1947 e il 1948) ad oggi. Lo vediamo nell’ultimo massacro a Gaza, lo vediamo nella vita quotidiana dei palestinesi sotto occupazione nella Striscia e in Cisgiordania, lo vediamo nella vita dei palestinesi in Israele, il modo in cui vengono trattati. Non credo di appartenere a questo posto. Non credo di poter personalmente prendere parte a tali crimini e penso che abbiamo il dovere di criticare l’istituzione militare e i crimini che compie e uscire allo scoperto per dire che non serviremo in un esercito che occupa un altro popolo.
JKD: Questo porta ad un’altra domanda: perché hai deciso di rendere pubblico il tuo rifiuto, invece di – come in genere fanno altri israeliani che non svolgono il servizio militare – usare una scusa?
NG: Dieci anni fa ci fu un imponente movimento di refusenik e negli ultimi due o tre anni è quasi scomparso. Sono la sola refusenik quest’anno, per me è un modo per far sapere alla gente che ancora esistiamo, prima di tutto. In secondo luogo, non voglio restare in silenzio. Sento che fin dalle scuole superiori, siamo sempre rimasti in silenzio. Lasciamo sempre che le nostre critiche escano fuori in piccoli circoli. Il mondo non lo sa, i palestinesi non lo sanno. Non so se cambierà qualcosa, ma io posso solo provare. Mi sento meglio con me stessa, sapere che ho provato a compiere anche solo il più piccolo cambiamento.
JKD: La tua famiglia ha avuto un’influenza nella tua decisione di rifiutare il servizio militare?
NG: I miei genitori non sono politicizzati. Entrambi hanno servito nell’esercito. Mio padre ha preso parte alla prima guerra in Libano ed è stato ferito. Mia madre, la stessa cosa. La mia sorella maggiore era nella polizia di frontiera. Il mio destino era terminare gli studi e entrare nell’esercito. Era il mio percorso naturale. Da quando ho 15 anni, ho iniziato ad interessarmi alla Nakba del 1948. Ho cominciato a leggere e a comprendere il quadro completo. Non so esattamente perché, ma è successo. Più tardi, ho letto le testimonianze e le storie di palestinesi della Cisgiordania e di ex soldati, ho conosciuto amici palestinesi e partecipato a manifestazioni di protesta in Cisgiordania, vedendo cosa sta avvenendo con i miei occhi. A 16 anni, ho deciso di non servire nell’esercito.
JKD: Quale reazione c’è stata dopo il tuo annuncio pubblico?
NG: I miei genitori non mi hanno sostenuto. Credo che mia madre e mio padre sappiano che non hanno possibilità di fermarmi perché è la mia decisione e ho 18 anni. Non sono più in contatto con la maggior parte dei miei compagni di scuola, molti di loro sono nell’esercito. Ho ricevuto tante positive risposte negli ultimi giorni, ma anche commenti poco amichevoli.
JKD: Come ti hanno fatto sentire simili commenti?
NG: Mi hanno fatto capire che devo andare avanti con quello che sto facendo. Molti commenti mi hanno fatto sentire…anche se erano crudeli, mi hanno fatto capire che sto facendo la cosa giusta perché sto seguendo i miei ideali. È quello che penso sia giusto e non mi importa di quello che la gente dice.
JKD: Cosa accadrà quando formalmente rifiuterai il servizio militare?
NG: Il 16 aprile devo presentarmi al centro di reclutamento di Ramat Gan. Andrò lì e dichiarerò che rifiuto. Starò lì qualche ora e poi sarò giudicata e condannata alla prigione, da una settimana ad un mese. passerò il mio tempo in un carcere femminile e poi sarò rilasciata. Quando sarò fuori, andrò di nuovo a Ramat Gan e di nuovo sarò condannata, da una settimana ad un mese. Continuerà così fino a quando l’esercito deciderà di smettere.
JKD: Cosa deve cambiare dentro la società israeliana perché sempre più giovani decidano di rifiutare il servizio militare?
NG: Non sono sicura ch questo possa accadere. Credo che siamo ad un punto di non ritorno. Se davvero vogliamo cambiare qualcosa nella società israeliana, la pressione deve essere davvero forte, da fuori. È per questo che sostengo la campagna Boicottaggio Disinvestimento & Sanzioni. È davvero difficile cambiare qualcosa dall’interno. Quasi impossibile.
JKD: Cosa vorresti dire agli altri diciottenni israeliani che stanno per cominciare il servizio militare?
NG: Credo sia importante che ognuno guardi a cosa sta facendo. Penso che molti diciottenni, per mia esperienza personale, non sappiano cosa stanno per fare. Non sanno quello che accade a Gaza e in Cisgiordania. Il solo modo in cui vedranno i palestinesi per la prima volta sarà da soldati. Sarebbe intelligente per cominciare, prima di entrare nell’esercito, capire qual è la realtà. Cercare di realizzare, parlare con la gente. Non è così spaventoso. Cercare di leggere quello che la gente dice. Penso sia veramente importante capire quello che sta avvenendo.
Jillian Kestler-D’Amours è una reporter e regista di documentari a Gerusalemme. Potete trovare il suo lavoro su http://jkdamours.com
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Electronic Intifada: http://electronicintifada.net/content/i-cant-take-part-these-crimes-israeli-refusenik-interviewed/11057
Tradotto in italiano da Emma Mancini (Alternative Information Center)
A QUANTO PARE IL MASSACRO NEL VILLAGGIO AFGANO NON E’ STATO OPERA DI UN FOLLE, CI SONO STATI INFATTI ANCHE STUPRI
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http://www.swissinfo.ch/ita/rubriche/notizie_d_agenzia/mondo_brevi/Afghanistan:_massacro_soldato_Usa,_due_donne_violentate.html?cid=32311934
Afghanistan: massacro soldato Usa, due donne violentate
Due donne vittime del massacro di 17 civili avvenuto domenica in un villaggio della provincia afghana di Kandahar, sarebbero state stuprate da soldati americani prima di essere uccise. È quanto emerge dai risultati di una indagine svolta da una commissione afghana di alto livello. Nonostante la versione ufficiale attribuisca la sparatoria ad un solo sergente Robert, testimonianze diverse raccolte nel distretto di Panjwaik scrive l’agenzia Pajhwok, assicurano che nell’operazione sono intervenuti vari soldati americani. Il risultato dell’inchiesta, svolta da una delegazione di deputati e da funzionari governativi è stato illustrato oggi in una sessione generale del Parlamento. Dopo aver confermato il rogo di vari cadaveri, il deputato Hamidzai Lali ha riferito che secondo testimonianze prima di usare le armi alcuni militari americani hanno catturato due donne, le hanno violentate e poi uccise a colpi d’arma da fuoco. Un altro membro della delegazione, Shakiba Hashami, ha sostenuto che fra 15 e 20 soldati statunitensi hanno partecipato alle uccisioni e che sul cielo del villaggio di Zangabad hanno a lungo volteggiato elicotteri militari. La stessa Hashami ha detto, citando testimonianze di residenti, che prima della tragedia di domenica c’era stato un attentato contro le truppe straniere che avevano giurato di volersi vendicare. Ieri lo stesso presidente Hamid Karzai ha fatto sua la tesi della possibilità che il sergente americano arrestato non abbia agito da solo ed ha incaricato il capo dell’esercito afghano, generale Sher Mohammed Karimi, di rappresentare alla controparte Usa la forte preoccupazione di Kabul per questa ipotesi.
sylvi { 17.03.12 alle 18:18 } … Da settembre non piove; siamo costretti ad irrigare il giardino, incredibile a marzo, perchè i giardinieri hanno gettato l’antimuschio e il concime. Se non si bagna se lo porta via il vento.
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Cara Silvy,
io ho del muschio in una parte del giardino che riceve pochissimo sole. Non sapevo che ci fosse un antimuschio. Me ne dica qualcosa per favore.
Un saluto U.
x Pino
Sono andata direttamente sul giornale Afgano, non mi fido tanto di altri giornali e websites.
La notizia postata da lei sembra vera o almeno deriva dal giornale Afgano.
Peccato che sia successa quella tragedia, l’Afghanistan e’ in via di ricostruzione, come noi negli US sapevamo gia’….
Su questo link ci sono gallerie di foto della ricostruzione o costruzione nelle varie province:
Reconstruction | Pajhwok Afghan News
http://www.pajhwok.com/en/reconstruction
Anita
x Sylvi
Noi usiamo la calce in granula per giardino.
Si usa ad un intervallo di un mese prima dell’applicazione dei fertilizzanti.
Meglio se usata in autunno dopo l’ultima pulizia.
Per noi e’ ancora un po’ presto usare i fertilizzanti, fa ancora relativamente freddo, credo che vengano martedi’ venturo per fare la pulizia primaverile, il calcio l’abbiamo gia’ applicato oltre un mese fa, abbiamo approfittato della previsione di pioggia, l’irrigazione sotterranea e’ ancora chiusa.
Temo che avremo una stagione con molti insetti dato l’inverno mite.
Le puzzole scavavano un mese fa’.
Ciao, Anita
x Anita
Mi ha impressionato il fatto che l’indagine è stata condotta da parlamentari, altrimenti non l’avrei postata.
I militari sono sempre militari…. specie quando sono di fatto in guerre prive di motivazioni reali, che sono assai più frustranti delle altre. Tra qualche giorno uscirà un libro che ho fatto scrivere io a due autori, uno dei quali è un generale con molta esperienza, sulle “guerre umanitarie”. C’è di che mettersi le mani nei capelli. Anche se si è calvi….
Un abbraccio.
pino
P. S. Saluti da viale Piave…. Ah, mio Dio!
x Sylvi
Cara Sylvi,
non avevo visto il tuo post -124-, mi basavo su quello che hai scritto a Uroburo.
L’aria condizionata usa parecchia elettricita’ benche’ abbia fatto installare un nuovo sistema circa 4 anni fa’.
Ma meno dei condizionatori portatili.
Qui e’ molto umido, l’aria condizionata e’ stata la mia salvezza, l’umidita’ rovina tutto in casa, i pavimenti erano bagnati, le tende e tappeti umidi, perfino la mobilia ne soffriva.
Mah…..io asciugo con l’asciugatrice, ma tutto riesce molto soffice, basta che non si lasci riposare troppo ed usare la temperatura media.
Non metto nell’asciugatrice cose di maglia.
Infatti invece di stirare metto vestiario nell’asciugatrice solo per touch up = ritocco, a calore minimo per pochi minuti.
Odio stirare…
Ciao, Anita
caro Uroburo,
contro il muschio i giardinieri usano un solfato ferroso in grani.
Poi bisogna bagnare o sperare che piova perchè il solfato si sciolga.
Nelle parti più umide a nord si può ripetere la distribuzione; lo faccio da me con piccole quantità in secchielli che si trovano in commercio.
Però si affretti, perchè saremmo già in ritardo per evitare che il muschio distrugga tutta l’erba che dovrebbe rispuntare.
Sylvi
x Sylvi e Uroburo
Ho capito a cosa serve il solfato ferroso, ho letto articoli.
Non e’ da confondere con l’uso del calcio come usiamo noi, nel nord est….
Il calcio si sparge su tutto il terreno, addolcisce il PH, cosi’ previene il muschio e quello che c’e’ eventualmente sparisce perche’ ama il suolo acido ed il calcio lo addolcisce.
Non fa danno all’erba, basta innaffiare.
Gli articoli che ho letto descrivono prati grandi come un francobollo.
Come da noi per alleggerire e dissolvere la crosta dell’erba morta consigliano la birra, funziona, ma ci vorrebbe una cisterna di birra.
Anita
Gavriel Segre
Restiamo umani.
Dov’era l’umanità di Vittorio Arrigoni nell’appoggiare un movimento terroristico strutturalmente antisemita come Hamas votato alla distruzione di Israele?
Dov’era l’umanità di Vittorio Arrigoni verso Gilad Shalit?
Quel lurido traditore di merda di Moni Ovadia pagherà carissima questa scandalosa comparsata!
chapter IX | Restiamo Umani | Stay Human – The Reading Movie
http://www.restiamoumani.com/chapter9
http://www.restiamoumani.com
Non lasceró il mio paese! I won’t leave my country! read by Moni Ovadia (Plovdiv, 1946) Attore teatrale,
x Shalom
Ho ascoltato il video, traduzione perfetta dei sotto titoli in Inglese.
Non capisco il suo post.
Cosa ha detto/letto Moni Ovadia per meritarsi: Moni Ovadia pagherà carissima questa scandalosa comparsata!….??
Premetto che non conosco le persone e nemmeno i nomi.
Anita
Signora, ma io ho solo riportato quanto scritto su Facebook da Gavriel Segre, un sionista oltranzista della comunita’ ebraica di Torino. Ho visto che Nicotri in questa puntata del blog ne ha riportato altre dichiarazioni francamente vergognose. Diametralmente opposte a quelle per esempio di Ariel Toaff, della comunita’ romana, che si e’ trasferito in Israele, e del quale Nicotri ha pure riportato alcuni post scriti su Facebbok.
Shalom
x Shalom
Io ho solo chiesto….premettendo di non conscere le persone o i nomi.
Comunque, grazie.
Anita
x Peter e x Tutti
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Anita
x Sylvi
scusi sa, pensavo che sua figlia facesse ricerche sulla psicologia dei cercopitechi, ma forse la confondo con la figlia di un’altra persona.
Vorrebbe dire che in Sud-Africa non esistono scimmie?
Non sono invidioso, si munisca pure di sarcofaghi elettrici, poi non si meravigli delle bollette…
Peter
DECISAMENTE NON CI POSSO PROPRIO CREDERE
da Repubblicaonline
Montezemolo: sinistra è radicale
puntate su noi liberal-democratici
Il “manifesto” di ItaliaFutura: «In vista delle elezioni
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Il PD (radicale!!) non è neppure più un partito socialdemocratico, è decisamente più a destra. Che sarebbe poi la ragione per la quale non voto da alcuni anni.
E per l’ala progressista della Confindustria sarebbe radicale!
Non gli basta che sostenga un governo liberista duro e puro alla Chicago boys come quello di Monti (che fa pagare ai poveri gli errori e le incapacità dei ricchi),vogliono ancora di più.
A dimostrazione del fatto che gli imprenditori ittagliani sono dei reazionari oltre che degli incompetenti e degli incapaci.
Un saluto U.
x Peter
Se mia figlia facesse le ricerche che crede lei, non sarebbe in Sud Africa, ma nell’Inghilterra meridionale , soprattutto in cercopitechi italo-inglesi naturalizzati da poco!!!
Quelle africane sono scimmie normali!
Ps:giusto per umanizzarsi un po’ vada alla National Gallery a vedere la Mostra di Leonardo, compreso il ritrovato Salvator Mundi ( Il Cristo coi baffi per mimetizzarlo!) che è sì “proprietà”
americana ma, caso molto strano!!!, è uscito al solito dalle collezioni della avveduta Casa reale inglese…la quale …era sempre col pacco di sterline in mano a comprare i capolavori , in questo caso dipinto a Milano!!!!! O NO?
Sylvi
Cara Silvy,
faccio un po’ fatica a capire le reciproche polemiche tra lei e Peter (e viceversa).
Nel caso del quadro di Leonardo, se gl’ittagliani hanno venduto i loro capolavori il demerito è loro, direi. Un conto sono le opere rapinate in occasione di guerre e di invasioni o rubate illegalmente. Ma se sono state vendute ….
Gl’ittagliani si sono sempre venduto tutto, di che si lamentano?
Un saluto e grazie per il solfato di ferro. U.
x sylvi
eh no! qui la volevo, credo che sua figlia potrebbe fare tutto in famiglia…
La sua polemica sulle opere d’arte e’ invero strana…Non e’ un mistero per nessuno che gli inglesi apprezzino l’arte italiana e non, e per secoli abbiano cercato di accaparrarsi capolavori, esattamente come i nobili e reali di tutta Europa…che gli artisti venissero spesso sottopagati e’ possibilissimo, a cominciare dai ‘mecenati’ italiani stessi. Che i dipinti o statue venissero a volte trafugati e’ vero, e poi comprati da terzi…oggi non e’ facile farlo, vi sono leggi internazionali per la restituzione…ma dopo secoli non e’ piu’ possibile. Stia attenta che e’ meglio cosi’ anche per l’Italia, se si andasse troppo indietro nel tempo gli egiziani moderni potrebbero chiederci indietro qualche centinaio di obelischi, sarcofaghi (…) ed anticaglie varie, anche se ammetto che molta roba sta nel British Museum, compresa la stele di Rosetta. E poi i cavalli di S. Marco, e tante altre cosette…
La frammentazione politica dell’Italia medievale e dopo avra’ anche favorito le arti e le lettere, ogni corte voleva ‘farsi bella’ con le altre, quella papale in primis…tuttavia quella frammentazione era deleteria per la tutela e difesa di quel patrimonio in una terra molto soggetta ad occupazioni ed influenze straniere…lei dovrebbe saperlo, ma su quello tace…
Peter
x Uroburo
ma non e’ fantastico che nonostante tutto, i due terzi del patrimonio artistico mondiale giacciano ancora in Italia?
Peter
le code per la mostra di Leonardo sono lunghissime…un mio amico ci ha provato e rinunciato.
Mi ricordano la coda che non feci a Milano per vedere il Cenacolo, poi ci ritornai l’anno dopo quando non c’erano giapponesi in giro…Oggi le code sono pero’ di cinesi
Peter
Sì è fantastico.
Effettivamente il senso artistico, il senso del gusto, l’amore per la bellezza erano una parte importantissima della cultura italiana.
La Grecia e Roma ci hanno lasciato un senso estetico (un senso dell’estetica classica) che non è più tramontato, almeno fino a poco fa. E la Chiesa ha dato un oggettivo grandissimo contributo allo sviluppo artistico; e poi il denaro dei banchieri e dei grandi commercianti ed infine le numerose corti delle numerose città.
Mi chiedo se la volgarità di questi ultimi decenni, una volgarità di origine neo-capitalistica (l’edonismo reaganiano, la Milano da bere del Grassi, il Basso, il Banana) sono solo una parentesi o se invece non hanno spazzato via tutto questo buon gusto di secoli.
Se guardo l’architettura di oggi – le case, i palazzi, le ville, i centri direzionali (ad esempio quello di Milano vicino alla Fiera) – mi sento male. Un così esibito cattivo gusto non si era mai visto.
D’altra parte anche la politica, come gli occhi, sono lo specchio dell’anima.
Un saluto U.
x Peter
I cavalli si S. Marco, dopo una gita napoleonica a Parigi, sono tornati a Venezia ; li può ammirare nel Museo di S. Marco, mentre fuori c’è una copia.
Esattamente come le Cariatidi di Atene che la prima volta che ci andai erano ancora fuori nel Tempietto, e ora sono nel Museo e fuori ci sono le copie.
Non ho voglia di andare a spulciare la storia del British Museum e dei suoi capolavori che un tempo venivano bellamente rubati.
Uroburo, e anche lei, dice che greci e italiani hanno venduto tutto…
non è vero…molto hanno venduto, ma moltissimo gli è stato rubato.
E che gli inglesi che hanno depredato mezzo mondo ora passino per mammolette…è contro la Storia, contro il loro carattere rapace,…insomma contro il buon senso!!!
Ps: Sia al National che al British…e anche al Museo di Scienze coi suoi meravigliosi enormi dinosauri …ci sono ruberie stratosferiche…ricordo pareti intere di palazzi veneziani affrescati, trasportati di peso…così come stavano…accanto un cartellino con …”recuperati”, guarda caso, durante una delle tante guerre…non quando però Venezia era potente!!!
Studi un po’ di Storia dell’Arte!
Sylvi