Ci sono belve, ci sono uomini coraggiosi, ci sono vili assassini, ci sono ancora morti e distruzioni

La foto è quella di un ragazzino di 15 anni, Nayef Qarmout, che dopo poco è stato ucciso dagli israeliani che bombardavano per l’ennesima volta Gaza forse per la rabbia di non poter attaccare l’Iran o forse come preparazione all’aggressione all’Iran dopo avere “neutralizzato” Gaza. In ogni caso questa nuova aggressione contro l’enorme campo di concentramento chiamato Gaza avviene chiaramente con il permesso di Obama. La storia di Nayef la troverete in fondo. Prima però riporto qualche commento da Facebook che non ha bisogno di aggettivi perché sono lampanti, e qualche commento sempre da Facebook del professore Ariel Toaff, figlio dell’ex rabbino capo di Roma e romano andato a vivere in Israele, dove è docente universitario di Storia medioevale. Ariel Toaff è l’autore del libro “Pasque di sangue” violentemente attaccato dal parlamento israeliano benché fosse edito in Italia. Tanto violentemente, che Toaff dovette scusarsi ed epurare dal suo libro i passi sgraditi al governo israeliano! A Toaff hanno anche tentato di incendiargli la casa, oltre che creato molti fastidi in campo universitario.

Buona lettura.

———————

G

Io spero che Israele reagisca finalmente alla continua aggressione di missili qassam dalla striscia di Gaza dando inizio alla operazione “Piombo Fuso 2″.

Io spero che questa volta ne ammazziamo di più dei 1300 della operazione “Piombo Fuso 1″.

http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4201983,00.html

Quelle puttane degli scrittori israeliani di sinistra (Grossman, Yeoshua, Oz) sempre pronti a prodigarsi in ruffianate buoniste e pacifiste molto politicamente corrette per compiacere il loro pubblico di lettori europei radical chic hanno veramente rotto il cazzo!
L’attacco ai laboratori nucleari iraniani è doveroso e necessario!

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=43738

Ariel Toaff

L’uso e l’abuso della Shoah. Netanyahu a New York e alla televisione di Israele: “Ahmadinejad minaccia il popolo ebraico e lo Stato di Israele di una nuova Shoah. Israele, insieme agli USA o da sola, deve impedire che si perpetri un nuovo Olocausto”. Perche’ terrorizzare con lo spauracchio della Shoah? Menachem Begin l’aveva gia’ fatto in occasione dell’intervento israeliano in Libano. Nahum Goldman, presidente del Congresso Mondiale Ebraico, l’aveva allora duramente censurato per questo. Vogliamo lasciare una buona volta in pace la Shoah? La Shah non e’ una carta di credito o tanto meno l’orco delle favole!

Ariel Toaff

La radio dei coloni celebra l’eroismo del deputato dell’estrema destra israeliana che, protetto dalla polizia, si e’ recato a Nazareth per caldeggiare la proposta di transfert nei confronti degli arabi israeliani. Qualche settimana fa a Ben Ari e’ stato negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti per la sua adesione al movimento terrorista del rabbino Kahane, messo fuori legge negli USA.

Ben-Ari in Lone Protest in Nazareth

www.israelnationalnews.com

Ariel Toaff

Jerusalem Post: I religiosi nazionalisti dell’estrema destra israeliana, nonostante il divieto della polizia, entrano a Nazareth per manifestare contro i deputati arabi alla Kenesset, chiedendo la loro espulsione da Israele. Nessun provvedimento e’ stato preso nei confronti dei fascisti israeliani e delle loro provocazioni.

Far-right MK defies police and enters Nazareth

www.jpost.com

Ariel Toaff

I missili di Grossman e quelli di Volli (che se ne compiace da lontano).
David Grossman su Repubblica: Sarebbe un grave errore da parte di Israele attaccare l’Iran.
Il commento saccente di Informazione Corretta: Grossman dovrebbe andare a leggersi i libri di storia.

www.informazionecorretta.com

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 12/03/2012, a pag. 1-27, l’articolo di David Grossman dal titolo ” Israele, non colpire Teheran ” preceduto dal nostro commento, a pag. 29, l’intervista di Fareed Zakaria a Henry Kissinger dal titolo “Kissinger: Per negoziare bisogna dare legittimità al regime degli…

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Israele li chiama effetti collaterali, ma il suo nome è Nayef Qarmout, 15 anni, ucciso mentre giocava
di Massimo Ragnedda
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Una trentina di persone uccise in pochi giorni: è il tristissimo, e ancora parziale, bilancio dell’ennesimo attacco israeliano dentro la Striscia di Gaza. Venerdì 9 marzo gli aerei da guerra di Tel Aviv hanno iniziato a bombardare la Striscia di Gaza, massacrando militanti dei gruppi di resistenza palestinesi, ma anche donne e bambini. Gli israeliani li chiamano, con un eufemismo che fa meno male e che risulta essere più telegenico e digeribile per i fini palati occidentali, omicidi mirati, mentre le donne e i bambini uccisi, effetti collaterali.
Chiamateli come volete, ma sotto le bombe israeliane, per l’ennesima volta, sono rimasti i corpi senza vita di 26 persone (bilancio provvisorio). Ed è di una di queste tante vittime collaterali che voglio parlare, poiché ha un nome e un cognome, aveva un volto e un sorriso, aveva voglia di giocare e vivere, aveva sogni e speranze rubate dalle bombe sganciate in uno dei 37 attacchi aerei che Israele ha compiuto in 3 giorni.
Si chiamava Nayef Qarmout di appena 15 anni, colpevole di vivere nella Striscia di Gaza che, secondo le parole del Cardinale Martino, “assomiglia sempre più ad un campo di concentramento” dove gli israeliani portano avanti quello che l’ex ambasciatore francese ed esperto di Medio Oriente, Eric Rouleau, definisce un “genocidio al rallentatore”, dietro il silenzio assordante della comunità internazionale. A Gaza si muore ogni giorno sotto le bombe; si muore per le condizioni disumane imposte da Israele; si muore per l’embargo asfissiante che dal 2007 limita l’ingresso di beni di prima necessità. Il professore di origine ebraiche, William. I. Robinson, docente di sociologia della prestigiosa University of California, Santa Barbara, ha definito Gaza come il ghetto di Varsavia. Un’immagine forte e provocatoria ma che non si discosta di molto dalla verità.
In quel ghetto, Nayef giocava con i suoi compagni di classe, all’uscita della scuola, mentre le bombe israeliane cadevano come pioggia dal cielo, uccidendo indiscriminatamente chiunque si trovasse nei paraggi. E lui, con i suoi compagni di scuola, si trovava proprio lì scalzo a dare due calci ad uno straccio arrotolato, mentre una selva di bombe costosissime e letali, gli rubavano per sempre il sorriso e la vita.
Storie di ordinario massacro in Palestina che da oltre sessanta anni aspetta di vedersi riconosciuta come uno Stato indipendente e che vive ogni giorno sotto il ricatto di uno stato occupante. Se vogliamo capire la violenza in Medio Oriente, non si dovrebbe mai dimenticare che la Palestina non è uno stato libero, ma è occupata militarmente dagli israeliani che, nonostante le varie risoluzioni dell’ONU, agiscono indisturbati violando i più elementari diritti umani.
Pensate per un attimo a cosa sarebbe successo se un missile artigianale dei gruppi di resistenza palestinese (in questi giorni, per ritorsione, ne sono stati sparati centinaia) avessero ucciso un ragazzo di 15 anni israeliano: i media occidentali ne avrebbero parlato per giorni. Si sarebbe trattato di una vittima innocente, frutto del terrorismo e della violenza, e messaggi di cordoglio sarebbero giunti da tutto il mondo. Ma è morto un ragazzino palestinese e la vita di Nayef non vale l’inchiostro di un articolo di giornale (tranne l’articolo di Michele Giorgio su il Manifesto). È stato massacrato, assieme ad altre 25 persone, il quindicenne Nayef Qarmout e la sua vita non vale una riga di giornale o un messaggio di cordoglio nel mondo occidentale.
È evidente che questo massacro alimenterà l’odio e le vendette, in quella spirale di violenza e ritorsioni che allontana la pace. È evidente che questo ennesimo massacro butterà benzina sul fuoco e sarà terreno fertile per il terrorismo e i fondamentalismi. È impensabile credere che si arriverà alla pace se Israele continua la sua occupazione militare e continua a bombardare indiscriminatamente. Israele ha il diritto non solo ad uno Stato, ma a vivere in pace e sicurezza, ma non ha il diritto di massacrare civili innocenti come l’adolescente Nayef Qarmout. Israele, come ogni stato, non ha solo diritti, ma ha anche doveri e non solo verso la Palestina ma verso tutta la comunità internazionale. È ora di dire basta e di fermare il genocidio al rallentatore di Gaza. Restiamo umani avrebbe detto Vittorio Arrigoni: la comunità internazionali blocchi questa violenza.

Israele li chiama effetti collaterali, ma il suo nome è Nayef Qarmout, 15 anni, ucciso mentre giocava
di Massimo RagneddaCommentaUna trentina di persone uccise in pochi giorni: è il tristissimo, e ancora parziale, bilancio dell’ennesimo attacco israeliano dentro la Striscia di Gaza. Venerdì 9 marzo gli aerei da guerra di Tel Aviv hanno iniziato a bombardare la Striscia di Gaza, massacrando militanti dei gruppi di resistenza palestinesi, ma anche donne e bambini. Gli israeliani li chiamano, con un eufemismo che fa meno male e che risulta essere più telegenico e digeribile per i fini palati occidentali, omicidi mirati, mentre le donne e i bambini uccisi, effetti collaterali.
Chiamateli come volete, ma sotto le bombe israeliane, per l’ennesima volta, sono rimasti i corpi senza vita di 26 persone (bilancio provvisorio). Ed è di una di queste tante vittime collaterali che voglio parlare, poiché ha un nome e un cognome, aveva un volto e un sorriso, aveva voglia di giocare e vivere, aveva sogni e speranze rubate dalle bombe sganciate in uno dei 37 attacchi aerei che Israele ha compiuto in 3 giorni.
Si chiamava Nayef Qarmout di appena 15 anni, colpevole di vivere nella Striscia di Gaza che, secondo le parole del Cardinale Martino, “assomiglia sempre più ad un campo di concentramento” dove gli israeliani portano avanti quello che l’ex ambasciatore francese ed esperto di Medio Oriente, Eric Rouleau, definisce un “genocidio al rallentatore”, dietro il silenzio assordante della comunità internazionale. A Gaza si muore ogni giorno sotto le bombe; si muore per le condizioni disumane imposte da Israele; si muore per l’embargo asfissiante che dal 2007 limita l’ingresso di beni di prima necessità. Il professore di origine ebraiche, William. I. Robinson, docente di sociologia della prestigiosa University of California, Santa Barbara, ha definito Gaza come il ghetto di Varsavia. Un’immagine forte e provocatoria ma che non si discosta di molto dalla verità.
In quel ghetto, Nayef giocava con i suoi compagni di classe, all’uscita della scuola, mentre le bombe israeliane cadevano come pioggia dal cielo, uccidendo indiscriminatamente chiunque si trovasse nei paraggi. E lui, con i suoi compagni di scuola, si trovava proprio lì scalzo a dare due calci ad uno straccio arrotolato, mentre una selva di bombe costosissime e letali, gli rubavano per sempre il sorriso e la vita.
Storie di ordinario massacro in Palestina che da oltre sessanta anni aspetta di vedersi riconosciuta come uno Stato indipendente e che vive ogni giorno sotto il ricatto di uno stato occupante. Se vogliamo capire la violenza in Medio Oriente, non si dovrebbe mai dimenticare che la Palestina non è uno stato libero, ma è occupata militarmente dagli israeliani che, nonostante le varie risoluzioni dell’ONU, agiscono indisturbati violando i più elementari diritti umani.
Pensate per un attimo a cosa sarebbe successo se un missile artigianale dei gruppi di resistenza palestinese (in questi giorni, per ritorsione, ne sono stati sparati centinaia) avessero ucciso un ragazzo di 15 anni israeliano: i media occidentali ne avrebbero parlato per giorni. Si sarebbe trattato di una vittima innocente, frutto del terrorismo e della violenza, e messaggi di cordoglio sarebbero giunti da tutto il mondo. Ma è morto un ragazzino palestinese e la vita di Nayef non vale l’inchiostro di un articolo di giornale (tranne l’articolo di Michele Giorgio su il Manifesto). È stato massacrato, assieme ad altre 25 persone, il quindicenne Nayef Qarmout e la sua vita non vale una riga di giornale o un messaggio di cordoglio nel mondo occidentale.
È evidente che questo massacro alimenterà l’odio e le vendette, in quella spirale di violenza e ritorsioni che allontana la pace. È evidente che questo ennesimo massacro butterà benzina sul fuoco e sarà terreno fertile per il terrorismo e i fondamentalismi. È impensabile credere che si arriverà alla pace se Israele continua la sua occupazione militare e continua a bombardare indiscriminatamente. Israele ha il diritto non solo ad uno Stato, ma a vivere in pace e sicurezza, ma non ha il diritto di massacrare civili innocenti come l’adolescente Nayef Qarmout. Israele, come ogni stato, non ha solo diritti, ma ha anche doveri e non solo verso la Palestina ma verso tutta la comunità internazionale. È ora di dire basta e di fermare il genocidio al rallentatore di Gaza. Restiamo umani avrebbe detto Vittorio Arrigoni: la comunità internazionali blocchi questa violenza.

263 commenti
Commenti più recenti »
  1. Anita
    Anita says:

    x C.G. -363-

    Ho scritto:

    “Dove abito io e’ proibito “sollecitare” ….cioe’ importunare gli abitanti. Suonare il campanello senza invito.”

    —————————

    Dove abito io, nella mia zona, sulla punta della penisola.

    Non immischi i cittadini con conflitti e guerre.

    Lei e’ incorreggibile.

    Il cittadino medio Americano e’ generoso, laborioso, civicamente orientato, consapevole, di animo buono, e non vorrebbe altro che vivere in santa pace, molto preoccupato per il futuro della sua famiglia e il futuro della sua Nazione.

    Anita

  2. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Vale per tutti, sciùra, è l’aspirazione di tutti, non solo per il popolo degli US.
    Ecco, se le vostre Amministrazioni cominciassero a pensarlo anche nei confronti degli altri, ovvero il rispetto reciproco tra le genti, credo fermamente che, come minimo, un paio di conflitti si potrebbero evitare, si sarebbero potuti evitare.
    Però, mani sulla coscienza, i problemi sorgono quando si persevera nel maledetto viziaccio nel fare gli sceriffi che ha sempre significato una cosa sola: doppiopesismo delinquenziale.
    Mi corregga pure se sbaglio.

    Buona giornaaata.

    C.G.

  3. Peter
    Peter says:

    x Anita

    so che ora riposi, leggerai dopo.
    Le classi medie si somigliano dappertutto. Il ritratto che fai dell’americano medio e’ verosimile, ne ho conosciuti diversi.
    Esclusi gli italo-americani, direi pero’ che il loro senso d’ospitalita’ e’ piuttosto diverso dal nostro…ma forse i tempi sono cambiati da come era una volta

    Peter

  4. peter
    peter says:

    x Uroburo

    non posso poi generalizzare, ma e’ un’impressione condivisa da altri italiani che gli americani ‘mainstream’ sono piuttosto gelosi del loro ambiente privato domestico, anche se accettano volentieri l’ospitalita’ altrui specie all’estero. Gli inglesi invece non accettano se non sono disposti a fare lo stesso all’occorrenza, e sono anche molto piu’ consci delle differenze di classe…
    La mia famiglia (non io) ebbe pero’ esperienze molto positive in Florida una trentina di anni fa

    Peter

  5. Shalom: attenzione alle foto fasulle. E alla misoginia di troppi israeliani...
    Shalom: attenzione alle foto fasulle. E alla misoginia di troppi israeliani... says:

    Ariel Toaff
    La guerra delle immagini. Su Facebook e Twitter compaiono in questi giorni fotografie di bambini palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani dell’ultima settimana su Gaza e dall’altra parte citta’ di Israele, scuole e giardini d’infanzia devastati dalle esplosioni dei missili Grad e dai colpi di mortaio palestinesi. Ma attenzione. Si tratta di materiale d’archivio, che nulla ha a che fare con quel che succede in questi giorni tra Gaza, Beer Sheva, Ashkelon e Ashdod. Abbiamo qui a che fare con materiale di propaganda, sulla cui efficacia non abbiamo dubbi, di volta in volta al servizio dei palestinesi o di Israele.

    Fake photos of escalation posted on Twitter
    http://www.jpost.com
    UN official alleged to have knowingly circulating outdated images; pro-Israel posters also accused of misdeeds.

    Ariel Toaff
    Un noto ristorante di Gerusalemme, che conta tra i suoi clienti molti studenti delle yeshivot, ha deciso di non impiegare piu’ personale femminile, ne’ come cuoche, ne’ come cameriere.

  6. Shalom: chi di virus informatico colpisce l'Iran, di virus informatico puo' perire
    Shalom: chi di virus informatico colpisce l'Iran, di virus informatico puo' perire says:

    STUXNET: PER USA BOOMERANG IN VERSIONE CIBERNETICA
    Il distruttivo virus creato per sabotare gli impianti nucleari iraniani potrebbe ritorcersi contro i suoi ideatori. Gli Stati Uniti rivelano i loro timori di fronte ad una guerra parallela

    ELEONORA VIO

    Roma, 14 Marzo 2012, Nena News- Americani tremate: Stuxnet è tornato. Se ricordate quel simpatico virus tanto abile da mandare in tilt centinaia di centrifughe nella base nucleare iraniana di Natanz, non potrete aver scordato che dietro all’articolato progetto risiedevano le menti congiunte – e abili quanto mai nel negare l’evidenza – di Israele e Stati Uniti.

    Il tempo di strofinarsi le mani e godere per i malanni altrui sembra essere però volto al termine. Gli Stati Uniti, per bocca dell’ex capo della Commissione dei Servizi Segreti Michael Hayden, fanno trapelare le loro insicurezze. “Soffriremo un catastrofico attacco cibernetico,” Hayden afferma durante una puntata di ’60 Minutes’ andata in onda su CBS News. “L’orologio sta scoccando gli ultimi rintocchi.”

    La paranoia è di casa tra statunitensi e israeliani. Entrambi sono quanto mai abili nel calarsi nei panni delle impaurite vittime di fantasiose teorie cospiratorie e il mondo è lì pronto ad ascoltarli in docile silenzio.

    A conferma dello stato confusionale in cui gravita l’orbita statunitense, Hayden afferma che, “Questa (di Stuxnet) è stata una buona idea, ok? Ma devo ammettere che è stata anche una grande idea. Il resto del mondo ci osserva e pensa, ‘Chiaramente qualcuno ha legittimato questo tipo di attività come accettabile a livello internazionale.’ L’intero mondo è lì che ci guarda.”

    Se è impossibile stabilire la veridicità di certi proclami, come quello già citato di Hayden o quello pronunciato dal Segretario della Difesa Leon Panetta che si spinge fino a ipotizzare una novella Pearl Harbour in versione cibernetica, un fondo di verità potrebbe celarsi dietro il timore che la macchina innescata si ritorca contro gli stessi artefici. Non è da escludere infatti la possibilità che l’attacco alle centrifughe iraniane dia legittimità ad una nuova forma di guerra industriale con gli Stati Uniti come primo bersaglio.

    Facciamo un passo indietro e ripercorriamo velocemente i momenti salienti dell’intricata e avvincente storia del virus di nome Stuxnet.

    Correva il giugno 2010, quando una piccola compagnia informatica bielorussa fu informata del malfunzionamento di un suo software da un partner iraniano e procedette ad isolare e studiare il problema. Di lì a un mese un campione di Stuxnet fu analizzato da un gruppo di brillanti menti informatiche e attirò l’attenzione di Liam O Murchu, il manager della più grande compagnia di antivirus al mondo, Symantec.

    O Murchu portò alla luce un dato fondamentale per comprendere il funzionamento di questo virus. Stuxnet opera correttamente, e distruttivamente, solo in presenza di una speciale configurazione di sistemi informatici situata nelle sole piante centrifughe nucleari. Tale singolare intuizione è stata alla base di una seconda allarmante scoperta: i responsabili dell’attacco avevano un obiettivo ben preciso – distruggere le centrali nucleari iraniane – e miravano a quello e a null’altro.

    Quando alla fine del 2009 gli ispettori internazionali si recarono a Natanz, Iran, per valutare la regolarità delle centrali iraniane, appuntarono la mancanza di 984 macchinari tra quelli operanti l’estate precedente. A dimostrazione dell’esattezza della tesi di O Murchu, 984 era il numero esatto di bersagli da colpire secondo il piano che si legge in una piccola sezione del codice Stuxnet preso in esame.

    Chi avrebbe i mezzi e gli interessi per indebolire, destabilizzare o annientare la crescente potenza nucleare iraniana senza dover addurre prova del suo operato e della reale pericolosità dell’avversario?

    Anni prima che il verme si insinuasse nelle basi nucleari iraniane e da lì si spostasse verso i lidi asiatici, nei centri direzionali di Washington DC le alte sfere di potere erano allarmate al pensiero della vulnerabilità intrinseca a un sistema, quello statunitense, interamente gestito da milioni e milioni di marchingegni elettronici. In Medio Oriente, per contro, l’isolato alleato israeliano era impaziente di zittire in modo definitivo l’ingombrante e minacciosa presenza iraniana.

    Ecco che allora, secondo ciò che è filtrato da alcune fonti statunitensi, di là della spessa cortina di filo spinato di Dimona, nel deserto israeliano del Negev, videro la luce centrifughe nucleari in tutto simili a quelle iraniane. “Il motivo per cui il verme è stato così effettivo,” spiffera un tecnico americano dell’intelligence nucleare a posteriori, “è che gli israeliani hanno avuto modo di testarlo prima.”

    Difficile da spiegare allora il perchè, se americani e israeliani possiedono una carta così potente e risolutiva tra le mani, ancora si nascondano dietro la paranoica convinzione che il futuro sia in tutto simile ad una bomba ad orologeria.

    A chiarire qualche dubbio è Mc Gurk, l’ex capo del Dipartimento Nazionale di Sicurezza Cibernetica degli Stati Uniti, il quale spiega come Stuxnet non si sarebbe mai dovuto innescare. “Adesso che hanno aperto la scatola e svelato l’immensa capacità, non si può più tornare indietro,” afferma con tono fatalistico.

    “Ognuno che guardi attentamente a un virus Stuxnet, può costruirne uno identico,” aggiunge il portavoce della comunità di esperti nucleari Langer. Lui e i suoi svelano la doppia faccia di un verme che, se ampiamente distruttivo, è basato su una sequenza di codici piuttosto semplice anche per un hacker alle prime armi.

    Il virus Stuxnet è il primo esempio di come un attacco cibernetico possa causare danni fisici irreversibili a strutture industriali. In virtù delle considerazioni di tipo tecnico menzionate, le autorità statunitensi, sotto l’occhio del mirino per il peso globale che ricoprono e le politiche non sempre irreprensibili che adottano, temono che Stuxnet possa essere manipolato dal ‘nemico esterno’ per colpire le risorge energetiche, acquifere o nucleari nazionali.

    Se così fosse, si dovrebbe conferire un certo credito alle altisonanti parole del direttore del FBI Robert Mueller, secondo cui, “nel prossimo futuro la minaccia cibernetica sarà pari, o perfino superiore, alla minaccia rappresentata dal contro-terrorismo.”

    Tolta la patina retorica, emerge un fondo di verità. Senza una strategia ben articolata per combatterlo, Stuxnet potrebbe rivelarsi non meno pericoloso dello spauracchio terroristico seguito agli attacchi del tristemente noto 11 settembre con ripercussioni ancora ad oggi. Nena News

  7. Shalom: GAZA, solita stampa servile e fotocopia
    Shalom: GAZA, solita stampa servile e fotocopia says:

    GAZA: INTERROGATIVI SULL’INFORMAZIONE
    Articoli fotocopia, report frutto di veline. La copertura mediatica dell’ultima escalation tra Israele e Gaza non e’ andata oltre il solito cliche’ dei palestinesi responsabili di tutto.

    ANGELO STEFANINI MD, MPH

    Centre for International Health Alma Mater Studiorum Università di Bologna

    Roma,14 marzo 2012, Nena News – Leggete queste notizie e confrontatele tra loro:

    • Corriere della Sera 10 marzo 2012: Tutto è cominciato venerdì quando, dopo il lancio di due colpi di mortaio contro Israele, un raid israeliano ha ucciso il leader dei Comitati di Resistenza Popolare Zuhir al-Qaisi e il genero.

    • La Repubblica 10 marzo: La nuova fiammata di violenza è cominciata ieri, quando, dopo il lancio di due colpi di mortaio verso Israele, lo Stato ebraico ha risposto con il raid contro al Qaisi.

    • Jerusalem Post, quotidiano israeliano filogovernativo, 10 marzo: Quando l’esercito israeliano decideva di assassinare venerdi pomeriggio il leader dei Popular Resistance Committees nella striscia di Gaza sapeva in che cosa si stava mettendo. Valutazioni preventive della decisione di bombardare l’auto che trasportava Zuhair Qaisi predicevano che circa 100 razzi potevano essere lanciati in Israele in ciascun giorno della spirale di violenza che si attendava esplodesse. Questo era il prezzo che il governo decideva era in grado di pagare.

    La prima, ovvia domanda che viene spontanea e’: “Come e’ possibile che i due maggiori quotidiani italiani riportino notizie favorevoli all’immagine di Israele, mentre un giornale israeliano filogovernativo racconti una storia molto diversa e sostanzialmente dannosa alla reputazione di Israele?

    Ciascuno di noi, da solo, trovera’ la sua risposta, ne sono sicuro.

    Cio’ che e’ comunque chiaro, a prescindere da ‘chi ha cominciato per primo’, e’ che Israele era pronto a portare a termine quella che viene chiamato ‘esecuzione extragiudiziaria’ o ‘assassinio mirato’, un atto condannato dal diritto internazionale come crimine di guerra, ben sapendo che ci sarebbe stata una violenta rappresaglia. Gli omicidi che Israele continua a compiere di palestinesi anche soltanto sospetti di atti di violenza rappresentano, infatti, una grave violazione della legislazione internazionale che ridicolizza l’affermazione di Israele di essere una ‘democrazia occidentale’ come tutte le altre. Perfino la Cina. L’Iran e gli USA, convinti della efficacia della pena di morte che ha indubbiamente ucciso molti innocenti, fanno almeno uso di un processo formale. Questo non avviene in Israele, dove negli ultimi dieci anni centinaia di palestinesi sono stati segretamente condannati a morte e giustiziati nei loro letti, per le strade, alla guida di un’auto o anche se costretti in una sedia a rotelle, assieme a centinaia di passanti. Ma anche queste notizie appaiono ben poco nei nostri organi di informazione.

    Pur nella loro penuria di informazioni, i nostri media italiani non tralasciano tuttavia di enfatizzare il fatto che la risposta israeliana e’ avvenuta dopo centinaia di razzi lanciati dai palestinesi in Israele con diversi israeliani feriti. Ma che dire del numero di razzi e bombe lanciate da Israele su Gaza? Se i nostri giornalisti volessero approfondire questo aspetto potrebbero trovare facilmente i dati utili a fare delle interessanti statistiche. Pur non essendo un giornalista mi sono avventurato nel web e guardate cosa ho trovato.

    In un rapporto di Human Rights Watch si legge che in 18 mesi, dal settembre 2005 al maggio 2007, durante i quali i gruppi armati palestinesi hanno lanciato 2.700 razzi verso Israele uccidendo quattro persone, Israele ha sparato su Gaza 14.617 bombe di artiglieria pesante uccidendo almeno 17 bambini e 123 donne. Altre centinaia sono state ferite e sono stati provocati estesi danni. Il Rapporto aggiunge: “Human Rights Watch non e’ stato in grado di rintracciare nessun rapporto o rivendicazione che gli uccisi e i feriti dal fuoco dell’artiglieria comprendessero persone ritenute essere dei combattenti e l’IDF [Israeli Defence Force] non ha risposto alla richiesta di HRW di indicare se i palestinesi uccisi o feriti dal fuoco dell’artiglieria fossero combattenti o ritenuti essere combattenti. Gli attacchi di Israele su Gaza nel 2006 hanno anche lasciato nella striscia di Gaza molti ordigni inesplosi che costituiscono un costante pericolo per la vita dei palestinesi.” Questo rapporto risale al 2007. Naturalmente, prima e dopo quella data migliaia di altri palestinesi sono stati uccisi e feriti da attacchi israeliani da decine di migliaia di proiettili e bombe israeliane, compresa la guerra del 2008-2009 Operazione Piombo Fuso, anch’essa lanciata da Israele con il pretesto di doversi difendere dai razzi palestinesi.

    Ancora: secondo l’agenzia delle Nazioni Unite OCHA , nel 2011 i proiettili sparati dall’esercito israeliano in Gaza sono stati responsabili della morte di 108 palestinesi, di cui 15 donne o bambini, e del ferimento di 468 palestinesi di cui 143 donne e bambini. In particolare 310 (57%) vittime sono state a causa di razzi lanciati da aerei israeliani, 150 (28%) a causa di proiettili sparati dai militari, 59 (11%) a causa di granate di carri armati e altri 18 (3%) da fuochi di mortaio israeliani.

    Qualche esempio di cose che non si leggono sui nostri giornali:

    Lunedi 12 marzo alle 22:23 ricevo questa mail da un amico e collega che lavora con l’Organizzazione Mondiale della Sanita a Gaza: “… la situazione a Gaza e’ difficile e simile ai primi giorni della Guerra del 2008-2009. Le incursioni aeree hanno ucciso finora 25 persone tre delle quali sono bambini. Circa 90 persone sono state ferrite tra cui 27 bambini e 13 donne. A seguito dell’assassinio israeliano di due leader attivisti sono stati lanciati razzi da Gaza in Israele. Questa situazione si aggiunge alla difficolta’ esistente dovuta alla carenza di materiale sanitario, carburante e elettricita’. Ti copio sotto un messaggio di un amico:

    … dobbiamo fare sapere a tutti che (a) Israele a colpito una abitazione civile a nord di Gaza ference 33 persone e riducendo la casa in macerie; (b) Un bambino di 13 anni e’ stato tagliato in due monconi da una bomba israeliana mentre stave rientrando da scuola e 9 altri studenti sono rimasti feriti.

    E’ responsabilita’ di qualsiasi essere umano civile fare il possibile per pore termine a tutto questo o almeno per sostenere il diritto della gente di Gaza a vivere una vita dignitosa e senza pericolo. Ricordiamo a coloro che si riempiono la bocca di leggi e dovere del rispetto che esiste una legislazione umanitaria internazionale e sui diritti umani fatte apposta per fornire protezione alle popolazioni in zone di Guerra… Grazie per tutto quello che state facendo per la Palestina. Teniamo viva lo speranza , aiutiamo la Palestina a sopravvivere.

    Sabato 10 marzo mi scrive una collega che lavora a Gaza: qui fanno omicidi mirati, 12 in 2 gg. ed ora 4 feriti israeliani ..aspetto altro. Basta che non trovino la scusa per una altra escalation.

    Continua pochi minuti piu’ tardi: …Fatto fuori all’inizio leader comitati resistenza e un altro, poi missili di qui 4 -niente feriti, poi altri 2 e poi altri otto in unos cambio che ammonta a 12 morti qui e a 4 feriti di cui 2 non gravi in uno solo dei lanci credo li quindi …continuerà… as salaam my dear.

    E piu’ tardi ancora: ” …Aggiungine altri due appena adesso, forte e sembra vicino al centro di Gaza, le ambulanza corrono… Non smettera’ per un po’ sfortunatamente. Oggi il funerale di sei vittime tutte coperte talmente sbrindellate, soltanto una aveva la faccia scoperta ed era la faccia di una giovane donna”.

    Sempre lei, lunedi 12 marzo: “…mi domando, vi chiedo… e spero che dall’Italia si faccia qualcosa di pubblico di diffuso per alzare l’attenzione, per denunciare, per raccontare questi ultimi 5 giorni iniziati con la rottura della calma da parte di Israele e l’omicidio mirato (!) di un resistente, in realtà con il proposito di scatenare però quello che sembra continuare come un massacro indistinto e continuo. Ormai i civili feriti sono certamente la maggioranza, non basta evitare le zone ” a rischio” nella striscia, come pure si fa, cadono dal cielo colpendo donne anziani e bambini e non solo feriscono ma li uccidono.

    Vi invito a leggere la cronologia, e vittime (almeno 23 a quest’ora, e le modalità. Sul blog occupied palestine dove trovate l’ora per ora. Vi dico solo che al dipartimento di cura intensiva del maggiore ospedale ieri mi hanno detto… non abbiamo nessun ricoverato, perchè li uccidono o sono feriti non moribondi. Ma come li uccidono? Il direttore del dipartimento di pronto soccorso, dove arrivano le vittime di Gaza city, ha visto più di una vittima decapitata dall’arma usata, come dire non più amputazioni degli arti ma ..hanno regolato ad alto il tiro. O si tratta di un nuovo modello di arma?

    Fatto sta che su 6 vittime, al funerale che ho visto passare, solo una aveva il viso scoperto, segno che le altre lo avevano devastato. Lo stesso funerale, sabato, che qualche kilometro più in là hanno attaccato da terra. Che sia o no l’inizio di un nuovo attacco più intenso francamente non fa alcuna differenza: con costanza e al ritmo di 5-10 al giorno i feriti e con il favore dell’effetto della preoccupazione spalmato sul tempo lungo, possono uccidere 150-300 persone al mese cosi nessuno si alerta? e mirare anche male magari ed uccidere bambini e civili? e fare rientrare questo nella “politica” che dal almeno un mese o più consiste in attacchi quotidiani ai palestinesi di West Bank e Israele ai loro mezzi di sostegno, alle loro case…e ora di morti a gaza.

    …E magari facciamo sapere anche qui se si riesce a fare emergere questo dramma, e a presentare il quadro completo, non solo abbattimenti di case, ma di persone, non solo espropri di terre e raccolti, ma di vita quotidiana, non solo, non solo…e dovunque mai cosi uniformemente come in questo momento… a ciascun palestinese il suo attacco, prevaricazione, usurpazione, danno permanente….cosi che si senta il sostegno e si lavori per la strada del dialogo anche interno che sembra la scelta ed è forse comunque la necessità?

    Se io che non faccio il giornalista riesco a trovare queste notizie, perche’ non ci riescono coloro che lo fanno di mestiere? E se ci riescono, perche’ non le pubblicano? Nena News

  8. Shalom: Siria, qualche dubbio e qualche domanda
    Shalom: Siria, qualche dubbio e qualche domanda says:

    SIRIA, VIDEO: QUALCHE DUBBIO, QUALCHE DOMANDA
    Le immagini in gran parte poco chiare, il tempismo, gli appelli a inviare armi ai disertori che combattono l’esercito di Assad, suscitano non pochi interrogativi

    MARINELLA CORREGGIA

    Roma, 14 marzo 2012, Nena News – I video circolati lunedì sulla strage di bambini e donne a Homs mostrano corpi di persone «uccise e mutilate dalle milizie di Assad» e filmate da «attivisti» dell’opposizione. Accusa speculare (ma rifiutata dai media mainstream) da parte del ministero dell’informazione di Damasco: sono corpi di cittadini rapiti e uccisi, poi mutilati e ripresi per incitare ad una presa di posizione internazionale contro la Siria. La tv siriana raccoglie testimonianze di cittadini di Homs che dicono di essere stati per un mese ostaggio di armati che uccidevano, dinamitavano le case, rapivano. E danno i nomi di alcune persone rapite e uccise che avrebbero riconosciuto.
    Sulla responsabilità della strage è forse legittimo chiedersi «a chi giova?» L’opposizione armata e il Cns sono usciti indeboliti dalla perdita di Homs e dalla visita di Annan; adesso la «comunità internazionale» chiede di nuovo di fermare subito e in qualsiasi modo Assad. Ma lasciamo stare il cui prodest. Parliamo dei video.
    Alcuni sono nitidi, uomini uccisi, con le mani legate, un’intera famiglia morta in una stanza (e sono quelli mostrati dalla tv statale). Altri sono molto confusi. L’«attivista» di Homs Hadi Abdallah autore di uno dei video ha precisato all’Afp che membri dell’ «Esercito libero siriano» hanno trasportato i corpi nel quartiere di Bab Sebaa, più sicuro, e là sono stati filmati (trasportati?). Ma se sono morti da tempo come può esserci il sangue vivo mostrato da una foto? In un altro video uno solo dei cadaveri ha le mani legate. Come mai le immagini sono così sfocate (anche il telefonino più scarso filma meglio), corrono veloci o si soffermano sui corpi a distanza tanto da non far capire granché? Eppure la stessa Avaaz ha sostenuto di aver dotato di sofisticati mezzi tecnologici i suoi 400 attivisti antiregime in Siria… La cosa più chiara è l’appello iniziale di un video: «Vogliamo che l’esercito siriano libero venga armato così potremo difenderci».
    Pochi giorni fa, sempre dopo la perdita di Baba Amr, la tv pubblica britannica Channel 4 ha trasmesso in esclusiva un video (http://www.channel4.com/news/exclusive-syrian-doctors-torturing-patients: «Dottori siriani torturano i pazienti») : «vittime civili ferite nelle violenze e torturate dai medici» nell’ospedale militare di Homs, dove «per ordine del governo vengono portati i civili feriti nelle manifestazioni». Unica precauzione dello speaker, la formuletta «non possiamo confermare in modo indipendente».
    «Scioccante» (ovvio) e avallato dalla commissaria Onu ai diritti umani Navi Pillay, il video sarebbe stato girato «clandestinamente da un dipendente dell’ospedale». Ma non fornisce alcuna prova. Non mostra torture in atto. Immagini sfocate e rapide mostrano 4 uomini (lo speaker: «civili disarmati feriti nelle manifestazioni») su letti con lenzuola pulite, testa e occhi avvolti in fasce bianche: come se fossero tutti feriti alla testa e agli occhi. Le caviglie strette in «catene arrugginite». Sui comodini, in bella vista, gli «strumenti di tortura» (lo speaker: «un filo elettrico», «un cavo di gomma» che in realtà potrebbe essere uno stetoscopio). L’immagine più cruenta è quella del torace di un uomo striato di segni che potrebbero essere di frusta. Potrebbero…
    Il videomaker è poi intervistato a volto oscurato, «in un luogo sicuro», seduto vicino a un mobile da infermeria (sempre l’ospedale militare? Non è pericoloso farsi intervistare lì? E da chi?). Narra di aver visto episodi atroci: medici che danno fuoco alla zona pubica di un ragazzo di 15 anni dopo averlo cosparso di alcol; che amputano senza anestesia per far soffrire. Non è lecito, doveroso qualche dubbio? Nena News

  9. Shalom: Israele, la vergogna dei matromoni misti solo all'estero perche' il matrimonio civile non esiste
    Shalom: Israele, la vergogna dei matromoni misti solo all'estero perche' il matrimonio civile non esiste says:

    ISRAELE: MATRIMONIO SOLO ALL’ ESTERO PER LE COPPIE MISTE
    Ogni anno migliaia di coppie israeliane di diversa religione si sposano all’estero perché nel loro paese non esistono le unioni civili. Ne parliamo con la giornalista italo-marocchina Anna Mahjar-Barducci

    BARBARA ANTONELLI

    Roma, 14 marzo 2012, Nena News – Nel giugno del 2011 la piazza centrale di Larnaca, a Cipro, divenne per un giorno teatro di un vero e proprio matrimonio di massa. 170 coppie arrivate da Israele per dire sì al loro amore. Non un evento eccezionale perché le statistiche parlano chiaro: ogni anno almeno 1000 coppie di futuri sposi israeliani si recano a Cipro perché nello Stato ebraico“formalizzare” il proprio amore é impossibile se i promessi sposi appartengono a due fedi religiose diverse o semplicemente qualora uno dei due non abbia alcun credo. La legislazione attualmente in vigore consente infatti di sposarsi solamente all’interno di una delle dodici comunità religiose riconosciute (ebraica, musulmana, drusa e nove diverse confessioni cristiane). Non essendo contemplato il matrimonio civile (riconosciuto dalla Corte Suprema israeliana se registrato in un paese estero) migliaia di coppie “miste” sono costrette ogni anno a spendere soldi per sposarsi fuori, lontano dalle loro famiglie, e a sottoporsi ad una lunga trafila burocratica perché il loro matrimonio sia poi formalmente riconosciuto dal Ministero degli Interni. Tanto che il matrimonio a Cipro è diventato una delle opzioni offerte dai pacchetti turistici delle agenzie di viaggio israeliane.

    Un articolo apparso la scorsa estate sul quotidiano israeliano Haaretz mette in luce come la mancanza di una legislazione sulle nozze civili sia legata alla cosiddetta haredizzazione della società israeliana, vale a dire alla crescente influenza dell’establishment dell’ebraismo ortodosso, che detiene anche la gestione di tematiche della sfera civile, quali il matrimonio e la famiglia. Con l’appoggio palese dei vertici politici. Nel luglio 2011 il parlamento israeliano, la Knesset, ha bocciato la proposta di legge per consentire i matrimoni civili, una sconfitta in termini di libertà che si deve, secondo le parole del deputato Nitzan Horowitz (del partito Meretz, promotore del disegno), alle comunità ultra-ortodosse. A riprova che lo Stato di Israele si “va sempre più trasformando in una fortezza ebraica” citando il giornalista Johnatan Cook. “È un paese che si va sempre più richiudendo in se stesso” dice Anna Mahjar-Barducci, giornalista e scrittrice italo-marocchina autrice di due libri, “Italo-marocchina” edito da Diabasis e “Pakistan Express” uscito per Lindau. La sua storia è l’emblema delle difficoltà che ogni anno le coppie “miste” e i loro figli incontrano in Israele. Cresciuta tra la Versilia, il Marocco, la Tunisia e il Pakistan, anche Anna, che non è ebrea, ha dovuto recarsi a Cipro per sposare quello che è diventato suo marito, un ebreo israeliano. Dopo un anno (durante il quale sulla carta di identità di suo marito è apparsa la scritta “sotto investigazione”) lo Stato di Israele ha finalmente riconosciuto la loro unione. E fino a qui tutto bene. I due coniugi, affinché Anna abbia il suo permesso di soggiorno regolarmente rinnovato, devono sottoporsi a interrogatori separati condotti dal Ministero degli Interni e presentare ogni volta lettere di “raccomandazione” scritte da amici e parenti. Le complicazioni burocratiche, da vero teatro beckettiano, sono nate però quando i due coniugi hanno avuto una bambina, Hili, nell’agosto del 2009. “Non essendo io né israeliana e neppure di fede ebraica, lo Stato di Israele non ha voluto che mia figlia avesse il cognome paterno, nonostante mio marito avesse già riconosciuto la bimba e noi fossimo regolarmente sposati, ci hanno obbligati a sottoporci ad un test del DNA. Il primo certificato di nascita di Hili non riportava né il nome del padre né la nazionalità, ma soltanto il mio cognome. Per otto mesi, Hili è stata apolide e non abbiamo potuto lasciare il paese”. Quando suo marito – che tra l’altro è anche stato consigliere del premier Yitzhak Rabin e ha ricoperto alti ruoli nell’Esercito – si è lamentato con il Ministero degli Interni, si è sentito rispondere dall’impiegata responsabile che era “una vergogna che lui portasse degli stranieri in Israele”. “Il test lo abbiamo dovuto fare a nostre spese – racconta Anna – spendendo 1000 euro, a cui si aggiungono le spese legali di quasi 2000 euro per il Tribunale della Famiglia.

    Soltanto dopo otto mesi dalla sua nascita, Hili ha avuto un nuovo certificato di nascita con il cognome paterno e il passaporto”. Ovviamente le voci “religione” e “nazionalità”sul suo documento sono vuote. “Ogni giorno, quando porto al parco mia figlia nel parco a Gerusalemme incontro decine di donne i cui figli sono nella stessa situazione. Questi bimbi sono cittadini israeliani a tutti gli effetti, un giorno saranno uomini e donne, pagheranno i contributi allo Stato e saranno obbligati – così vuole la legge – a fare il servizio militare; eppure non potranno godere del diritto a sposarsi nel loro paese”. Negli anni ’60 il caso di Benjamin Shalit, sposato ad una donna cristiana, fece scalpore. Quando tentò di registrare suo figlio come “senza religione”, ovvero appartenente al popolo ebraico ma non alla religione, fu costretto a rivolgersi alla Corte Suprema, che alla fine gli diede ragione. Una decisione che scatenò polemiche tali da parte degli ortodossi che negli anni ’70 un emendamento approvato dal Parlamento decretò che solo chi si dichiara “religiosamente” ebreo secondo l’halakha (ovvero la tradizione giuridica dell’ebraismo di cui il Gran Rabbinato è l’autorità) può essere anche considerato parte del popolo ebraico. “Anche la legge approvata nel 2010 sulle unioni civili di persone non religiose, non risolve il problema – afferma Anna -.Ancora una volta si ghettizza, trattandosi di una riforma di facciata”. Il matrimonio civile, infatti, è attualmente consentito ma solo nel caso in cui entrambi i coniugi abbiano certificati di nascita sui quali è indicato “senza affiliazione religiosa. La sinistra israeliana non porta avanti alcuna battaglia per i diritti civili. E a destra è ancora peggio. Anche durante l’enorme ondata di protesta sociale che ha interessato il paese la scorsa estate, sono stati dimenticati i diritti civili, come se poi lo sviluppo economico e quello della società fossero due elementi separati. Viene negato un diritto fondamentale, quello di sposare liberamente chi si ama. In questo senso Israele viola apertamente l’articolo 16 della Dichiarazione Universale per i Diritti Umani (ndr secondo cui uomini e donne, senza limitazioni relative a razza, nazionalità o religione, hanno il diritto di sposarsi e formare una famiglia)”. Anna conclude con il racconto amaro di un commento di cui è stata testimone, mentre frequentava il corso di ebraico a Gerusalemme. La sua insegnante israeliana, in jeans attillatissimi, ha candidamente ammesso “non vorrei mai che mio figlio sposasse una ragazza non ebrea”. “Se una madre ‘bianca’ affermasse che non vuole che sua figlia sposi un ‘nero’ – dice Anna – sarebbe accusata di razzismo. Negli Stati Uniti puoi essere denunciato per una frase simile”. Nena News

    Articolo pubblicato in origine da Noi Donne

    http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=03913

  10. Shalom - Ecco in azione le truppe dell'"unica democrazia del Medio Oriente" contro le donne
    Shalom - Ecco in azione le truppe dell'"unica democrazia del Medio Oriente" contro le donne says:

    Centinaia di palestinesi hanno festeggiato la Giornata Internazionale della Donna marciando in solidarietà con Hana Shalabi, in sciopero della fame da 22 giorni.
    Shalabi rifiuta il cibo da quando è stata arrestata in un violento raid in tarda notte avvenuto nella sua casa il 16 febbraio.
    Diverse centinaia di donne hanno marciato verso il checkpoint di Qalandia fra Gerusalemme e Ramallah, chiedendo a Israele di porre fine alla segregazione e di riconoscere i diritti palestinesi.
    Le truppe israeliane hanno cercato di disperderle con “The Screamer”, un dispositivo che emette acute onde sonore che possono diventare assordanti.
    Le manifestanti hanno cantato l’inno nazionale palestinese di solidarietà, ma la totale marcia femminile pacifica è stata interrotta dopo che le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e acqua sulla folla.
    Diana Alzeer, una giornalista in protesta, ha detto che una donna è stata ricoverata a causa degli idranti israeliani.
    “Ci siamo incontrate, abbiamo cominciato a cantare e poi a marciare fino al checkpoint di Qalandia. L’esercito israeliano era in jeep e come siamo arrivate ​​vicine è uscito ed è arrivato l’idrante”, ha dichiarato. “Hanno spruzzato contro la protesta e una donna è collassata ed è caduta. Era vicino al canone e la pressione era forte. E’ crollata ed è stata ricoverata in ospedale.”
    Halabi è trattenuta da Israele sotto detenzione amministrativa senza accusa né processo. La politica permette a Israele di fermare i palestinesi senza rivelare quali prove ci siano contro di loro per un periodo massimo di sei mesi. Il termine può essere rinnovato, un modo efficace che permette ad Israele di incarcerare i palestinesi senza accusa a tempo indeterminato.
    Il Consiglio palestinese delle organizzazioni dei diritti umani ha espresso solidarietà con Shalabi ed ha condannato l’uso continuato di Israele della detenzione amministrativa.
    “Sebbene nessun palestinese risulti indenne all’occupazione, è vero che le donne sono, in molti casi, doppiamente colpite dalle pratiche illegali di Israele,” ha dichiarato un gruppo di lettura. “Tuttavia, l’internamento colpisce anche un gran numero di donne palestinesi indirettamente; le mogli, madri, sorelle e figlie di detenuti che si sforzano di mantenere le strutture comunitarie e familiari mentre aspettano a tempo indeterminato che i propri familiari vengano liberati”.
    Janan Abdu, un’attivista palestinese femminista, moglie del prigioniero politico Ameer Makhoul, ha detto che la giornata è stata particolarmente importante per le donne palestinesi.
    “In Palestina, la Festa della Donna è un giorno di lotta. Nonostante le realizzazioni di alcune cose importanti, che sono state ottenute a causa della lunga lotta, non dovremmo ancora festeggiare, siamo ancora donne palestinesi, sia nella Palestina del 1948, in Cisgiordania e Gaza e viviamo la sofferenza della diaspora causata dal colonialismo, dall’occupazione, dalla discriminazione e dal razzismo”, ha detto in una dichiarazione. “Le nostre donne pagano il prezzo in cattività, della detenzione, delle indagine e degli insulti, e pagano il prezzo della più longeva occupazione israeliana e del colonialismo.”
    Israele mantiene l’occupazione militare della Cisgiordania e un assedio sulla Striscia di Gaza.
    Lo Stato ebraico ha ampliato gli insediamenti illegali in Cisgiordania a dispetto del diritto internazionale e a scapito dei palestinesi indigeni.
    Ancora una volta l’esercito sionista ha dimostrato di non essere in grado di gestire le proteste ed ha quindi utilizzato in maniera scellerata la violenza, perché questo è l’unico strumento che ha per mantenere l’oppressione e l’occupazione sul popolo palestinese.

  11. sylvi
    sylvi says:

    Stamattina ho letto l’interessante articolo di Francesco Merlo su Repubblica ” L’antica Roma assediata dal kitsch”.

    Molto interessante e soprattutto, come si conviene alla Capitale, molto “italiano” , di quell’ italiano che piace al Cameron oltremanica.
    Legionari e centurioni con lo scopetto in testa, corona adornata di fasulli sesterzi, elmo e draga…ma anche feccia umana romana mafiosa, con fedina penale lunga un rosario; carretti con paninacci e bibite sospette…abusivi degli abusivi che abusiviscono con il placet di vigili urbani e… su,su fino al Sindaco Alemanno.
    Il Colosseo, indistruttibile nei secoli, reggerà anche questo?
    E soprattutto mi piacerebbe chiedere a Shalom se questo è degno di una metropoli moderna oppure di un suk arabo, o di una Capitale putrescente!

    Ecco, caro Uroburo…perchè Cameron ritiene che questi siano italiani-tipo, cioè tutta Italia.
    Perciò degni di disprezzo!
    Ma lui non è una comare dello Yorkshire; lui DOVREBBE essere uno Statista che sa guardare e informarsi, e che soprattutto conosce le regole diplomatiche che vigono tra Stati.
    Ipocrisia o no!
    Invece credo che il pagliaccio si sia rifatto per non essere stato presente alla risata, ormai fuori tempo, del duo franco-tedesco e, pure in ritardo di tempi e persone, abbia voluto” far fuori” un cittadino italiano…tanto …forse conta meno di un cagnetto dell’amata Regina!

    Se lei non l’ha ancora capito…lo ribadisco…
    Moltissimi miei parenti e amici emigrati hanno saputo, con enormi sacrifici, non solo costruirsi un futuro economico agiato, ma soprattutto una rispettabilità e una fierezza delle loro origini di cui sono orgogliosi , nella riconoscenza e amore per la Nazione che li ha accolti e dove vivono naturalizzati.
    Li ritengo molto più onorevoli di un Cameron qualsiasi…del quale possono permettersi il lusso di vergognarsi.

    Esattamente come io mi vergogno dei “centurioni” romani e del loro Primo cittadino!

    Sylvi

  12. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro peter,

    il problema dello Stalinismo è strettamente connesso a quei fatti,a quella biblica aggressione, a mio modesto avviso.
    Ma non è questo il punto che riguarda l’oggetto del contendere, infatti quell’aggressione “innegabile” è la stessa cosa , a mio avviso, delle aggressioni “democratiche di oggi “,salvo quella polacca direbbe la Sylvi ,in questo caso solo però, poiché sostenuta dalla Madonna in persona ..ed in questo caso (quando fa comodo), fuori dalla razionalità borghese che dice sempre di possedere,per la legge dei due pesi e trenta misure.
    La Sylvi è cattolica -cristiana , però fino ad un certo punto, quello classico che gli fa comodo .
    Rimane il fatto che di democratico (si fa per dire) alla vigilia della II GM in e Europa era rimasto ben poco..L’Ungheria era fascista,come la Romania,la Polonia era della Madonna e della classi Militari (idiote per giunta), la Slovacchia era governata da chi sai (pure lui cristianissimo).
    L’Austria era già mezza tedesca-nazi..!!(basta ricordare le calorose accoglinze..!!
    La Bulgaria non mi ricordo..però si sa, i bulgari contano poco con quelle maggioranze bulgare..!!
    Italia e Germania ,erano borghese ferree,la Spagna franchista,il resto beh, sappiamo quanto contasse (tipo Benelux)e vabbè mettiamoci pure lo sterminato paese della Danimarca, forte di due miliardi di persone..(stimate)..
    Insomma il Comunismo stalinista del dopo 19 era sconfitto…o ridotto ai minimi termini….
    Certo,ci vollero dei colpi di genio impressionanti per farlo rinascere e diventare la seconda potenza mondiale alla fine della II guerra.., ma di sicuro e sono sicuro ,la colpa non fu dei Comunisti, ma delle “lungimiranti”politiche dei democratici borghesi e borghesi fascisti!(contribuirono pure i social-democratici )

    cc

  13. Peter
    Peter says:

    Cameron non e’ neanche una comare del Friuli…che lo Yorkshire, poi, lo conosce solo di nome

    Peter

  14. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Sylvi,

    e mentre, stavo pensando all’incredibile Suk che dovevano essere le strade di Roma Imperiale, con tutta quella gente che arrivava dalle più svariate provincie..arrivavano perfino da Gerusalemme…con tutti quei commercianti e quella babele di lingue..ti immagini..che casino..,ho riflettuto su questo tuo scritto :…

    Al massimo minacciavano il primo della fila , a cui erano legati tutti gli altri, perchè si spicciasse a saltare dentro la foiba…ovviamente trascinando dentro quelli che gli stavano dietro!
    Era all’incirca un gioco della fune!!!!!!………….

    Sono d’accordo con te.., ma almeno devi ammettere che i Titini nel caso in questione fecero le cose ordinatamente ,forse per il fatto che erano pochi..(quanti, poi si sa ?), immaginati il Kaos che fecero i tedeschi nell’eliminare 20 milioni di Russi civili !

    cc
    Già ma erano slavi, mica imperiali (secondo impero) come i nostri !

    cc

  15. blogghistimamente
    blogghistimamente says:

    x 15

    Lei “blogghistimamente” per me è morto e sepolto!
    Requiescat, insieme a quell’orribile neologismo qui sopra!

    la n.13

  16. Peter
    Peter says:

    x CC

    mantengo i miei dubbi che intere armate siano state inviate in Russia al finire della Prima GM…checche’ ne dicano i dati ufficiali o non.
    Lo stalinismo non aveva nulla di comunista (concordo con Uroburo su quello) e comincio’ con Stalin. Il quale era autoritario, egocentrico, spietato. Modernizzo’ in parte la Russia, ma chiunque altro avrebbe potuto farlo senza troppi effetti ‘collaterali’.
    Sinceramente, non so se la rivoluzione russa fu nell’insieme un buon affare per la Russia oppure no. Avrebbe potuto esserlo, forse, se Lenin fosse campato altri 10 o 15 anni, chissa’.
    Portare un paese medievale nel XX secolo sarebbe stata un’impresa piu’ che ragguardevole, lasciando da parte velleita’ rivoluzionarie, comuniste, egualitarie al punto dei gulags e delle purghe staliniane…

    Peter

  17. Peter
    Peter says:

    la comare Sylvi vorrebbe precisamente i ministri come comari di paese, sorrisone, buongiorno e buonasera, ossequi, salamelecchi, poi pettegolezzi a tutto spiano alle spalle…

    Non si chiede cosa abbia mai fatto il governo passato per le decine di italiani rapiti all’estero, si puo’ trovare la lista sul web…rapiti da anni. Non sa ne’ le interessa la qualita’ dei servizi consolari italiani all’estero, ma io ne so qualcosa, specie per votazioni e referendum…
    Non sappiamo cosa faccia l’intelligence italiana, e se gli inglesi avrebbero lontanamente potuto fidarsene.
    Se fossero riusciti, avrebbero almeno liberato uno di quelli italiani, e gratis. Proteste anche in quel caso? mah…
    Ogni paese ha i governanti che si merita. Se gli italiani sono stati contenti di avere dei buffoni per decenni, buffoni con dei seri guai giudiziari per colpa dei ‘comunisti’ (…), non frignino se gli altri paesi li trattano come un paese di buffoni

    Peter

  18. Peter
    Peter says:

    ora la maestra notera’ quelli per quegli…che cultura queste friulane, con le lin gue straniere ci sanno fare…

    Peter

  19. Anita
    Anita says:

    x Peter

    “ma e’ un’impressione condivisa da altri italiani che gli americani ‘mainstream’ sono piuttosto gelosi del loro ambiente privato domestico, anche se accettano volentieri l’ospitalita’ altrui specie all’estero.”

    —————————

    Si’, in particolare nel Nord Est, nel New England.
    Non ti saprei dire all’estero, potrei solo parlare di me stessa, all’estero ho solo accettato una cena in casa, ricambiata al ristorante.

    Nella mia zona sono molto riservati….
    If you don’t belong to the Country Club you are almost an outcast.

    Ciao,
    Anita

  20. Peter
    Peter says:

    x Anita

    escludevo gli italo-americani…
    Lessi che il critico d’arte F. Zeri si lamento’ dell’ospitalita’ della sua amica Greta Garbo, che pero’ era nata svedese. So di visitatori europei che telefonavano ad ‘amiconi’ di quelle parti, e la risposta era ci vediamo a quel bar della Quinta Strada, come da noi si userebbe tra perfetti estranei…
    Le rare volte che visitatori vengono ricevuti in casa, non devono mai assumere che l’ospite cucinera’ per loro, al limite si ordinera’ qualcosa da take-away piu’ vicino…
    Pero’ hai ragione, quellla reputazione riguarda essenzialmente il New England

    Peter

  21. Uroburo
    Uroburo says:

    sylvi { 14.03.12 alle 13:24 }Ecco, caro Uroburo…perchè Cameron ritiene che questi siano italiani-tipo, cioè tutta Italia. … Moltissimi … emigrati hanno saputo … costruirsi un futuro economico agiato, ma soprattutto una rispettabilità e una fierezza delle loro origini di cui sono orgogliosi
    ———————————————–
    Cara Silvy,
    credo proprio che lei non abbia minimamente capito perché Cameron non ci ha informato. Certo non per i suk kapitolini.
    Il fatto che gli emigranti (quindi fuori d’Italia) abbiano saputo costruirsi una vita agiata se mai andrebbe a lode dei paesi ospitanti. Gli emigranti hanno sgobbato, quelli che l’han fatto e non certo tutti (ad esempio non Al Capone o Lucky Luciano).
    Non capisco perché questi emigranti dovrebbero essere fieri delle loro origini. Che ha fatto l’Ittaglia di cui un emigrante dovrebbe essere fiero? E perché si dovrebbe esser fieri di qualcosa che non si è costruito ma si è avuto in eredità?
    Trovo che questa rettorica, un male antico per i paesi di pezzenti (mi vengono in mente gli spagnoli del Manzoni), non ci aiuta ad affrontare i nostri problemi. Che rimangono da secoli gravi, sempre più gravi,ed irrisolti.
    Onestamente credo che siamo un paese con il culo per terra anche perchè modi di vedere come il suo, che trovo arretratissimo, sono molto diffusi. Ci si identifica in un paese da compiangere come ci si identifica in una squadra di calcio. Rimanevamo un paese arretrato anche quando vincevamo le coppe.
    Un saluto U.

  22. blogghistimamente
    blogghistimamente says:

    x CC

    Tu chiedi “quanti poi si sa?”!
    E tu con questa domanda mi hai fatto ricordare che , ero bambina, e molti” ideologicamente segnati” venivano da mia nonna a dirle che tantissimi alpini avevano trovato “moglie” in Russia e là si erano sistemati!
    Per una madre…il danno e la beffa!
    Così per le foibe: per decenni le cifre degli scomparsi, cioè mai tornati a casa, si mescolarono e si contraddicevano con le cifre “irrisorie” raccontate da titini e comunisti italiani.
    Molte foibe sono state riempite ( misurate con strumenti scientifici) di strati di ossa umane, materiali vari, ossa di animali ecc.
    A strati, come si fa con il pasticcio di radicchio trevigiano e salsiccia!!!!

    Se consideri che solo alcune delle innumerevoli foibe sono state
    esplorate, moltissime sono ancora ” vergini”…non ha più senso parlare di 1000, o 10000 0 50000…
    Poi devi considerare gli scomparsi di Fiume, Zara, e di tutta la costa settentrionale dalmata , moltissimi dei quali sono stati “suicidati” in mare con una pietra al collo, o in campi di concentramento serbi e bosniaci.
    Comunque stanno ancora contandoli!
    Però come in ogni bestialità umana, anche una sola vittima innocente è insopportabile!
    Almeno questo avremmo dovuto impararlo! O no???

    Sylvi

  23. sylvi
    sylvi says:

    x CC

    Ps 25 : Giusto perchè ti faccia un’idea…gli scomparsi nella sola Gorizia furono 1080.

    Sylvi

  24. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    poche settimane fa l’Università di Udine ha conferito la laurea magistrale honoris causa al sig. Collavino, friulano migrato in Canadà da 50anni e ora costruttore della Freedom Tower di NY a Manhnattan.
    Durante la sua lectio ha detto infine:
    – ciò che sono diventato lo devo al Canada che mi ha dato le opportunità, ma lo devo prima di tutto alle basi educative e civiche apprese nella mia terra di origine.-
    Un altro scemo, come Marchionne del resto, che sono arretrati e si identificano in una squadra di calcio!!!

    Ps: Da mia esperienza…solo i falliti e gli incapaci si sono mimetizzati vergognandosi delle loro origini…che è una cosa contro natura…
    infatti TUTTI gli adolescenti adottati , pur in famiglie felici, hanno cercato sempre e disperatamente i loro genitori naturali!

    Sylvi

  25. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro peter,
    l’argomento erano le “invasioni democratiche” e non lo Stalinismo che è altra cosa.
    Se vogliamo parlare dello stalinismo , magari comincia tu, cause ,effetti e ripercussioni..e poi vediamo di commentare!
    Sennò fai come la Sylvi, o l’Anita tu parli di una cosa, loro ti rispondono altro.
    Ovvero esempio L’uomo è andato sulla luna,si ma le foibe..ect,ect..
    Dialogo duro da portare avanti..si finisce sempre con le “cucine”ed i piatti tipici..regionali!!

    cc

  26. controcorrente
    controcorrente says:

    ps-x peter.. I dubbi sono sempre legittimi,in mancanza di altro..si conta di tutto…,la stratigrafia,le mummie ,le piramidi ect,ect
    Nel caso in “oggetto” sono dati forniti dal Ministro degli esteri francese dell’epoca, che bisognerebbe confutare, almeno con ipotesi serie sul perchè di una palese menzogna!

  27. controcorrente
    controcorrente says:

    x sylvi,
    a proposito di Suk della Roma imperiale..credo che la tassa sull’occupazione di suolo pubblico, l’abbiano inventata a Roma antica, farò delle ricerche…in merito..
    Per la serie “pecunia non olet” L’impero romano era sostanzialmente un Impero Commerciale con un immenso mercato, la cui sede principale per il “libero scambio” era appunto Roma.
    Sai che gliene fregava ai Romani del Colosseo deturpato dalle bancarelle..mi posso immaginare..tanto più che i romani da buoni pragmatici penso che nel loro animo sapessero che il Colosseo non lo avevano fatto loro , ma migliaia e migliaia di Extracomunitari dell’epoca.
    Come il resto …,meno le Oche del Campidoglio che penso fossero realmente autoctone.
    A Roma all’epoca si vendeva di tutto pure Dei e deesse..sic , mica c’era il monopolio…anzi no, diciamo che le bancarelle con i santini e l’acqua santa , se tirassero ancora sarebbero sopportate ancora, magari qualche banco pegni da portarsi l’anima per le indulgenze e garantirsi un posto in paradiso.. e chissene frega del paesaggio del vaticato, del colonnato del bernini..anche quello con manodopera a basso costo..presumo..fai tu delle ricerche in merito questa volta..

    cc

  28. peter
    peter says:

    x CC

    i dati vanno presi con beneficio d’inventario, specie se vecchi di un secolo, e politicamente non corretti…

    Peter

  29. Anita
    Anita says:

    x Peter -23-

    Gli Italo Americani di una volta erano differenti….
    La prole…se sono ben riusciti sono piu’ stuck up, overly conceited degli altri.
    Poi ci sono i nouveau riche…

    Anche fra conoscenze o amici per caso…ti dicono, “we’ll do lunch”…e gli anni passano.

    Ciao,
    Anita

  30. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    chissà se i centurioni arrivati ad Aquileia scavandosi la Julia Augusta con le loro mani, provavano gran simpatia per quegli sfaticati infingardi di romani de Roma intenti a farsi fare aria da schiere di schiavi!!

    Stamattina ho incontrato un mio ex scolaro…tutto fuorchè infingardo: due lauree in ingegneria,recordman italiano di cifre decimali del Pi greco recitate a memoria durante la Festa nazionale del Pi greco; suonatore di fisarmonica come puoi vedere qui sotto…
    tipico friulano taciturno…fà e tasè …(fare e tacere) fin da quando aveva i calzoncini!

    Che te ne pare?

    http://www.youtube.com/watch?v=UVvwo3kPaSc

    Sylvi

  31. sylvi
    sylvi says:

    ps x cc

    Il colonnato del Bernini, ma soprattutto S.Pietro che racchiude , mi pare sia costato a SMC la scissione protestante.
    Se ti par poco!!!

    Sylvi

  32. Anita
    Anita says:

    x CC

    “Sennò fai come la Sylvi, o l’Anita tu parli di una cosa, loro ti rispondono altro.”
    ———————————-

    Ma ne sei cosi’ sicuro?
    O anche tu ascolti/leggi e dai retta alle accuse di altri? (al singolare)

    Devo chiudere, ieri sera ho finito la mia preparazione per le tasse annuali, e devo andare dal nuovo CPA Certified Public Accountant…non mi sento sicura che i miei records siano stati strasferiti al suo ufficio.

    Anita

  33. Shalom - I coglioni fanatici sono tra noi, creatori del nuovo Indice delle Idee e dei Personaggi Proibiti
    Shalom - I coglioni fanatici sono tra noi, creatori del nuovo Indice delle Idee e dei Personaggi Proibiti says:

    Ariel Toaff
    DA MICHELANGELO A BENIGNI
    Nel 2004 gli oscurantisti censori della giustamente ignorata (almeno fino ad oggi) organizzazione, che va sotto il nome di Gherush92 e propone la messa al bando della Divina Commedia di Dante dalle scuole, aveva gia’ pubblicato una illuminante lista di opere d’arte e di autori da porre fuori legge per il loro incitamento all’antisemitismo. A loro avviso anche la Cappella Sistina di Michelangelo cadeva in questa categoria e andava opportunamente coperta agli occhi del pubblico. La lista degli scrittori, degli artisti, dei religiosi, dei registi e dei politici vietati in maniera assoluta si apriva con papa Ratzinger e la seguivano i nomi di altri noti antisemiti o ebrei “odiatori di se stessi”, come Jimmy Carter, Benigni, Gitai, Avraham Burg, Yossi Beilin, Chomsky, Finkelstein, Shulamit Alloni e Avraham Mitzna (allora leader del partito laburista in Israele).
    Nessuno allora oso’ protestare. Possiamo constatare oggi che la fame e gli appetiti dei fondamentalisti crescono mangiando. Abbiamo colpa anche noi, che per paura o prudenza, siamo sempre indulgenti di fronte alle loro aggressive e ignoranti pretese.

  34. peter
    peter says:

    mi dicevano che Bernini fosse del Seicento, c’era gia’ una cosa chiamata Controriforma…secolo piu’, secolo meno, cosa sara’ mai per i friulani, mica so’ vecchi como li romani de Roma…

    a propos, che Shalom fosse de Roma era una mia illazione…su cui la comare s’e’ buttata a pesce…

    Peter

  35. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Anita,
    come al solito hai ragione ,infatti,”non ne sono sicuro”, ovvero comincio a farmi la strana idea che il “parlar d’altro” sia una strategia,che in genere ha due ragioni:
    A ) Non si hanno risposte (e sovente è ciò che accade)
    B) In subordine ,quindi strategia efficace,consiglia di parlar d’altro
    C) quindi depistare , confondere, intrallazzare..ect,ect,ectIl tutto va a vostro onore , poiché comporta una notevole dose di intelligenza,che quando non è troppo “pacchiana e dozzinale” come in certi conclamati casi..può risultare perfino efficace per lettori “casual”del Blog, che di certo in questo caso, se non se accorgessero,non sarebbero di certo “astuti montanari carnici”.

    cc

  36. peter
    peter says:

    x CC

    ma certo, e’ possibile…anche se non sarebbero dati di una sola nazione, e sono un po’ piu’ recenti…

    Peter

  37. controcorrente
    controcorrente says:

    X Sylvi 36

    Noi sappiamo quello che ci è costata la Controriforma…che a occhio e croce, mi pare sia quella che ci ha fregati…eppure come sai le tradizioni, i santini, le acque santiere , le madonne Pellegrine,gli imbonitori da Mercato come padre Lombardi, le stimmate,i nanetti nei giardini, le ballerine,i saltimbanchi da circo,le nipoti di Mubarak,sono continuati fino ad oggi…con la sola differenza che negli ultimi tempi, sono pure stati votati…
    Com’è che dice Uroburo a proposito ..?

    cc

  38. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro peter,
    attento alle denunce…e al negazionismo che è pure reato, mi sembra !
    Dunque si resta nell’opinabile, uno , nessuno ,centomila, quindi a prevalere restano i giudizi politici ?
    Ho forse dunque ragione a sostenere che la Morale (corrente) è la più grande Troia della Storia ?

    cc

  39. controcorrente
    controcorrente says:

    x peter

    Devo forse presumere che i dati propinati per la Siria siano in realtà attendibili per il solo fatto di essere più recenti ?
    Non sapevo che ci fosse una attendibilità temporale e sganciata dalle fonti di provenienza ..ma se lo dici tu ..in Siria , i morti potrebbero essere solo dei banali delinquenti armati da potenze straniere, oppure che so , rivendicazioni terroristiche di etnie diverse con interessi commerciali ect,ect
    Si siamo in un mondo che all’evenienza dice per legge che l’olocausto degli armeni non è mai esistito (Francia), e che Ruby sia stata la nipote di Mubarak..
    Che mondo democratico strano! mah !

    cc

  40. peter
    peter says:

    x CC

    il min degli esteri francese di un secolo fa poteva parlare accuratamente della Francia, forse meno accuratamente di altri 13 stati…non disputo a priori, ma i dati mi paiono assai strani…tutto qui

    Peter

  41. controcorrente
    controcorrente says:

    x Sylvi..

    chissà se i centurioni arrivati ad Aquileia scavandosi la Julia Augusta con le loro mani, provavano gran simpatia per quegli sfaticati infingardi di romani de Roma intenti a farsi fare aria da schiere di schiavi!!….

    Non so chi fossero gli astuti centurioni romani, che scavarono le loro mani la Julia Augusta..(cosa di cui c’è da dubitare che i legionari facessero pure le strade..semmai dopo, arrivava la mano d’opera ..loro favevano la guerra) e menavano!
    Di certo le strade partivano da Roma, ed i centurioni al pari dei mercenari odierni o “contractors, menavano a dovere , con la promessa di avere a fine carriera,se vivi, terre ed un gruzzoletto di schiavi, con cui poter oziare con le nipoti di Mubarak che gli facevano aria nel basso ventre !
    Quando finì il giochetto , per mancanza di terre, o impossibilità materiale di conquistarne altre. (gli altri menavano di più)finì l’impero…altro che Morale cristiana ..!

    cc
    Sembra che la Storia sotto altre diciture continui..!

  42. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro peter,
    che vuoi che ti dica..è sempre lecito dubitare..solo che, pare che si possa dubitare a senso unico da un pò di tempo a questa parte..spero che tu conceda almeno questo , o noh?

    cc
    Diversamente c’è il rischio di diventare collaboratori di terroristi !

  43. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    infatti le brave maestrine di un tempo(un modello a cui penso tu ti sei ispirata nella tua carriera ,presumo), ci insegnavano che i Romani ,portavano la Pax Romana, a quegli ignorantoni dei popoli conquistati… (talvolta era una Pax eterna e come si direbbe oggi “effetti collaterali o spiacevoli incidenti di percorso).

    Io da cattivo storico dilettante , poi con il tempo mi sono fatto un’idea strana della Storia..c’è un eccesso di esportazione..tutti avevano qualche cosa da esportare , i Riformati nell’america del Nord, i contro- riformati nell’america del sud..gli Alpini dovevano ricristianizzare la Russia atea..e via dicendo..Oggi si esporta la Democrazia, sarà una musica nuova ?Un prodotto nuovo e tecnologicamente avanzato?..ai posteri l’ardua sentenza !
    Devo dire però, che prima o poi, si sono fermati quasi tutti , nell’esportazione e qualcuno che tu conosci bene,ha pure dovuto subire qualche “importazione” non sempre gradita, ma come ben sai il Commercio deve essere equo e solidale..lamentarsi non serve ..chi esporta , prima o poi deve pure importare !

    cc

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