Ultima fermata, Teheran. Ovvero: lo sconvolgimento geopolitico alle porte

Dunque a detta di sempre più osservatori ed esperti la guerra all’Iran è ormai solo questione di mesi. A prendere l’iniziativa sarà Netanyahu, il padre fondatore del riciclaggio dello scontro tra Oriente comunista ed Occidente capitalista in scontro tra Nord e Sud del mondo, cioè in pratica tra mondo giudaico cristiano e mondo islamico. Ovviamente spero che osservatori ed esperti si sbaglino anche questa volta. Però è bene ripercorrere le tappe di questa follia centrata sull’ossessione delle “bombe atomiche di Teheran”, versione aggiornata in salsa iraniana della gigantesca e criminale panzana delle “atomiche di Saddam” servita per invadere l’Iraq. Propongo quindi due scritti non miei: piuttosto lunghi, ma molto documentati e dettagliati. Sono di qualche anno fa, ma sempre estremamente attuali per il contenuto e molto utili per farsi un’idea di come stiano davvero le cose.

1) http://www.eurasia-rivista.org/nucleare-iraniano-storia-politica-diritto-e-strategie/3408/

Estratto da

L’ATOMICA DEGLI AYATOLLAH

Di Vincenzo Maddaloni e Amir Modini

(Ediz. Nutrimenti 2006)

Da più di due decenni l’Iran (terra degli arii) erede dell’antica Persia, è il baricentro dello scacchiere mediorientale. Oggi più di prima molto ha influito la presenza di Forze Armate americane nell’area e il rapido continuo mutamento degli equilibri geopolitici mondiali. Le potenze occidentali che negli ultimi due o tre secoli hanno sfruttato e beneficiato delle risorse del pianeta dovranno ora confrontarsi con la nuova realtà emergente. L’Iran è al centro di quell’area geografica in cui si concentrano le maggiori risorse mondiali di petrolio e gas naturale: è infatti il secondo paese per le risorse (uranio, plutonio), il terzo esportatore di petrolio e subito dopo la Russia per le riserve di gas naturale. Ma il fattore che determina anche l’importanza dell’Iran nel panorama mondiale è la sua importanza culturale.

L’Iran è infatti al centro di quell’area dell’Asia sud occidentale che è in contatto con l’Eurasia, la Cina , l’India, la Russia, il Medioriente, la penisola arabica,: è il punto di incontro di grandi civiltà, quella indiana, quella islamica, quella europea, è soprattutto la culla millenaria della civiltà indo-iranica dove si incontrano la civiltà iranico-islamica (a partire dal VI sec) e quella iranico europea (a partire dal XVII sec).

L’Iran oggi per competere nello scenario globale che si sta avviando verso una tripartizione geopolitica (Stati Uniti, Unione Europea e un’embrionale comunità asiatica (Russia, Cina e Rep: centro asiatiche) deve scegliere un’area con la quale allearsi e il polo geopolitico che riuscirà ad allearsi con l’Iran diverrà la superpotenza del futuro.

L’area dell’Asia sud occidentale che gravita intorno all’Iran con la sua presenza storico-culturale comprende la parte meridionale dell’Asia centrale ex sovietica, il Caucaso, la Turchia orientale, l’Iraq, la sponda meridionale del Golfo Persico, parte dell’Arabia Saudita e dell’Oman, il Pakistan e l’Afghanistan e questa presenza è legata alla natura dell’attuale potere degli ayatollah, vere anime del clero sciita e la componente sciita è quasi sempre predominante nei paesi suddetti.

Avere l’Iran come alleato significa poter gestire le risorse energetiche e dunque governare l’intera economia mondiale poiché l’Europa, il Giappone, la Cina e l’India dipendono da quest’area geografica.

Da tutto ciò si comprende il motivo per cui le Forze Armate degli Stati Uniti sono sbarcate in Iraq. Resta solo da vedere se il processo politico in atto sarà in grado di riassorbire la guerra civile o se offrirà un nuovo pretesto per l’invasione dell’Iran.

Ma veniamo ora all’argomento che ci interessa oggi: lo sfruttamento del nucleare nell’Iran di Ahmadinejiad.

La storia del nucleare iraniano risale alla monarchia dei Pahlavi. Nel 1974 Reza, è in rapporto di amicizia con vari esponenti dell’amministrazione USA (Kissinger sosteneva il rafforzamento dell’Iran in chiave antisovietica e propose l’acquisto di 23 nuovi reattori e l’aiuto di tecnici dell’M.I.T.)

Gerard Ford nel ‘76 aveva autorizzato lo scià a comprare e usare le tecniche innovative per l’estrazione e lavorazione del plutonio, passo sostanziale per arrivare alla fabbricazione di testate nucleari.

Al luglio del ’78 risale l’accordo USA-IRAN sull’energia nucleare (7 mesi prima della rivoluzione islamica) e la cooperazione per la ricerca di giacimenti di uranio. General Electric e Westinghouse fanno una gara per vendere i propri reattori: l’apertura al nucleare sarebbe servita alla pace mondiale perché non solo le compagnie americane avrebbero costruito i reattori nucleari, ma il Pentagono avrebbe continuato a vendere armi e equipaggiamenti all’esercito e alla polizia in cambio di petrolio. L’Iran firma anche contratti con Francia e Germania.

Durante la guerra IRAK-IRAN 1980-1988 gli impianti vennero danneggiati.

Alla fine degli anni ’80 Teheran offrì a Washington e all’Europa Occ. di costruire nuovi reattori, ma ottenne un no deciso per il dilagare del khomeinismo e si rivolse quindi ai russi che accettarono.

CRONOLOGIA

1979: rivoluzione islamica, 16 gennaio: lo scià lascia l’Iran. 1° febbraio: l’ayatollah (ayat Allah = segno di Dio) Khomeini torna in Iran e prende il potere: segue l’abrogazione del diritto di famiglia sostituito da appositi tribunali competenti e riguardante quindi anche il divorzio e la custodia dei figli; divieto alle donne di svolgere la funzione di giudice, imposizione del velo, repressione delle proteste, segregazione delle donne nelle spiagge e negli eventi sportivi. Aprile. referendum : il 98% vota a favore della Rep. Islamica. Novembre: occupazione in Libano dell’Ambasciata USA da parte degli hezbollah. Dicembre: Komeini diventa ufficialmente  faqih e controlla la magistratura, il governo e il parlamento

1980 l’Iraq invade l’Iran

1981: rilascio degli ostaggi americani dopo 444 giorni

giugno: il premier Bani Sadr accusato di complotto per rovesciare la Rep. Islamica, fugge in Francia, repressione delle dimostrazioni in suo favore

1984 il parlamento approva la legge che prevede 74 frustate per le donne che non indossano il velo

1985 Iran-Contra Affair. Gli USA cercano di liberare gli ostaggi in Libano offrendo in segreto armi all’Iran. Komeini chiede alle donne di partecipare alla guerra contro l’Iraq

20 luglio 1988 fine della guerra durata otto anni

1989 Komeini muore, Kamenei è nominato leader supremo

e Rafsanjani presidente

1990 l’Iraq invade il Kuwait. L’Iran rimane neutrale, ma denuncia la presenza americana nella regione.

Giugno 1990 devastante terremoto : muoiono 40.000 persone a settembre Teheran riallaccia relazioni diplomatiche con Baghdad.

1995 gli USA impongono sanzioni petrolifere e commerciali all’Iran accusato di sostenere il terrorismo, di produrre armi nucleari e di essere ostile al processo di pace

Novembre :305 donne si iscrivono alle elezioni legislative, il Consiglio dei guardiani ne candida 179

1997 Khatami è eletto presidente con il 69% dei voti

2001 accordo Iran –Arabia Saudita per combattere il terrorismo, la droga e il crimine organizzato

Khatami è rieletto con il 77% dei voti per un secondo mandato

2002 Bush include l’Iran, l’Iraq e la Corea del Nord nell’asse del male. I russi iniziano la costruzione del primo reattore nucleare iraniano a Bushehr

2003 manifestazione contro il regime del clero, 4000 persone vengono arrestate.(e non sono solo studenti)

Annuncio di Khatami che l’Iran produrrà combustibile nucleare per le proprie future centrali civili.

Ispezioni dell’AIEA, ultimatum  e l’Iran cede e sospende l’arricchimento dell’uranio. a dicembre firma il protocollo addizionale al Trattato di non proliferazione nucleare

2004 susseguirsi di accuse e di accordi di sospensione dell’arricchimento in cambio della promessa di cooperazione nucleare, commerciale e politica

2005 minaccia della ripresa delle attività di arricchimento dell’uranio, Blair vuole portare l’Iran di fronte al Consiglio di Sicurezza dell’ONU:

24 giugno: Ahmadinejad  presidente

La fase più tormentata della vicenda nucleare si sviluppa nel corso del 2005. Bush, dopo la vittoria a giugno di Ahmadinejad come presidente, ricorda che di fronte a una minaccia nucleare “nessuna operazione è esclusa, compresa quella della forza”

Il Washington Post e The Nation sostengono che il piano d’attacco all’Iran elaborato dallo Strategic Command prevede l’uso di armi convenzionali e nucleari su oltre 400 obiettivi utilizzando i “Droni”, aerei senza piloti (oggi in Iraq).

Reazioni europee: nella primavera 2005, primo atto diplomatico con la richiesta di un rinvio del progetto nucleare, cui non fa seguito alcuna risposta. Il 17 settembre 2005  Ahmadinejad  all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclama che l’Iran non rinuncerà a produrre energia nucleare per scopi civili usando uranio arricchito (prerogativa riconosciuta dal Trattato di non proliferazione nucleare firmato nel 1974 che permette ai paesi membri di costruire sotto tutela internazionale impianti che comprendono tutte le fasi del ciclo del combustibile nucleare, compreso l’arricchimento).

Nell’agosto 2005 la UE 3 chiudeva la porta a “una proposta iraniana che  prevedeva l’abbandono in modo definitivo degli impianti di arricchimento e il solo utilizzo di impianti ad acqua leggera. L’Iran chiedeva inoltre di fare delle joint venture con imprese private e pubbliche straniere, ma ottiene il no di Gran Bretagna e Francia.

Gennaio 2006

Risposta di Israele alla violenza verbale di Ahmadinejiad con la minaccia di bombardare gli impianti  iraniani, cui fa seguito da parte dell’Iran l’apertura dell’impianto di Natanz che era sotto il monitoraggio dell’AIEA. L’8 marzo deferimento al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, misure restrittive su commercio e blocco dei capitali all’estero.

Gli USA sostengono che il polonio e il berillio (armi atomiche) sono stati importati in Iran, ma l’AIEA (direttore El Baradei) smentisce dopo le visite ai vari impianti e sostiene di non aver trovato nulla.

L’Iran è l’unico paese al mondo che ha una legge che vieta al Governo e ai vari enti di intraprendere attività nel settore militare, relative al nucleare, e non ha mai aggredito alcun paese: è stato aggredito da Saddam al quale gli occidentali avevano fornito armi chimiche quando stava per perdere. L’Iran è membro dell’ONU e ha firmato quasi tutti i trattati internazionali, tra cui il Trattato di non proliferazione nucleare nel rispetto del quale ha accettato le ispezioni dell’AIEA ai siti deputati allo sviluppo del programma nucleare civile.

Nel 2003 l’Iran aveva proposto la creazione di una zona denuclearizzata nel Medio oriente, appoggiato da Egitto e Giordania, da presentare al Consiglio di sicurezza ONU, ma aveva ottenuto un no degli USA perché implicava il controllo degli armamenti nucleari di Israele (200 testate nucleari disponibili).

NB. Né Pakistan, né India né Israele hanno firmato questo Trattato di non proliferazione nucleare. Anche il Brasile, pur avendolo firmato si oppone ai controlli dell’AIEA la quale teme che il Brasile possa vendere ordigni atomici o esportare uranio arricchito di cui è ricco (ma in quel caso dovrebbe cambiare la sua Costituzione).

La UE dovrebbe impegnarsi a convincere gli USA a togliere le sanzioni contro l’industria iraniana del gas e del petrolio, degli aeromobili e relativi pezzi di ricambio e rinunciare all’obiettivo di un cambio di regime in Iran.perché la pressione costante degli USA determina di fatto un rafforzamento del blocco conservatore in Iran che è un paese a forte tradizione di nazionalismo ed è una delle più antiche nazioni del mondo e con alle spalle una ricca cultura.

Dall’impero del male all’asse del male

Nel gennaio 2005 a Davos Clinton aveva dichiarato che il golpe del 1953 che portò lo scià sul trono contro il governo Mossadegh fu un grave errore dei servizi americani: quell’evento ha minato lo sviluppo della democrazia in Medioriente e l’ha stroncato. Come conseguenza in Iran sono scoppiate lotte sociali e antiamericanismo, una costante che la vittoria degli ayatollah ha contribuito a diffondere. Da parte USA una guerra con l’Iran avrebbe conseguenze imprevedibili. Negli anni ’80 Reagan definiva l’Unione Sovietica l’Impero del male per giustificare il riarmo e il progetto delle guerre stellari. Crollato l’URSS, i potenziali nemici sono diventati l’Iraq, l’Iran, la Yugoslavia di Milosevic, la Corea del Nord, la Siria.

Richard Perle trovò un comun denominatore inventando l’espressione asse del male :oggi Iran, Siria, Libano, agevolati dallo scoppio del terrorismo internazionale.

Il petrolio e il gas

L’80-90% di entrate totali delle esportazioni in Iran sono rappresentate dal petrolio e dal gas e finanziano il 40-50% del budget dello stato. Risale al 1951 la NIOC (national iranian oil co) uno dei più grandi enti petroliferi del mondo, nata con la nazionalizzazione di Mossadegh.

Sono localizzati nella parte sud occidentale del paese ben 32 giacimenti produttivi (25 in terra ferma e 7 sul mare), ma il potenziale potrebbe di molto aumentare sfruttando i giacimenti del Mar Caspio dove però esistono dispute territoriali irrisolte tra Iran Kazakistan, Russia Azerbaijan e Turkmenistan.

Attualmente l’Iran esporta 2,7 milioni di barili verso Giappone, Cina, Corea del Sud, Taiwan e Europa, ma ha difficoltà a raffinarlo e necessiterebbe di investimenti per rendere più efficienti i suoi giacimenti.

Nel 2004 la Inpex, un consorzio giapponese, ha firmato un accordo per lo sviluppo dei giacimenti di Aradegan che ha riserve per 26 miliardi di barili, e cerca l’appoggio di Total, Statoil, Sinolpec e Lukoil. La produzione potrebbe iniziare quest’anno e raggiungere i 260.000 barili al dì.

Anche l’Eni/Agip insieme alla francese Elf hanno contratti by back (spese di investimento in cambio di quote di petrolio) vicino ad Abadan la cui capacità è di circa 3-5 miliardi di barili e giacimenti di petrolio e gas nell’isola di Khark.

Rapporti di amicizia con la Russia

Tra il 1989 e il 1993 l’Iran ha acquistato armamenti russi per 10 miliardi di dollari per riequipaggiare le sue Forze armate dopo la guerra e inoltre tecnologia nucleare e missilistica. Preoccupazione comune : i talibani e l’influenza USA e l’impegno di non permettere a quest’ultima il controllo delle esportazioni di energia in Asia centrale: l’Iran finanzia la costruzione di una ferrovia e un gasdotto dal Turkmenistan a Meshad e di qui ai porti e quindi all’estero.

Per quanto riguarda il gas  l’Iran è il 2° produttore di gas dopo la Russia. Il 62% non è ancora sfruttato. Si parla di un gasdotto con la Turchia che potrebbe proseguire per l’Europa attraverso la Bulgaria e la Romania, oppure essere sotterraneo nell’Adriatico. L’Iran esporta gas in India  e nell’ottobre 2004 ha firmato un contratto con SINOPEC  (Cina) di 100 miliardi di dollari per 30 anni e un accordo con il governo di Pechino per l’esplorazione  del Caspio meridionale.

Il pagamento del petrolio in dollari risale a un accordo mediato dallo scià nel 1972-73 con l’Arabia Saudita. Anche l’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) seguì l’esempio e tutti i paesi dovettero dotarsi di dollari per l’acquisto di petrolio

Il che vuol dire predominio globale garantito. Nel 2000 l’Iraq fu il primo a pretendere il pagamento in Euro e quando anche l’Iran espresse la volontà di farsi pagare in Euro o in Yen il pericolo per il dollaro divenne reale e si può dedurre che scopo primario della guerra del golfo non furono le armi di distruzione di massa che non c’erano, né l’esportazione della democrazia, ma la salvaguardia del dollaro, cioè il fondamento dell’impero americano.

Due mesi dopo l’invasione dell’Iraq il programma Oil for Food fu chiuso e il petrolio venne di nuovo venduto in dollari.

Se l’Iran adottasse l’Euro le transazioni del petrolio darebbero alla valuta europea  il prestigio di diventare riserva monetaria internazionale e sia i cinesi che i giapponesi sarebbero lieti di diminuire le loro riserve in dollari (oggi svalutati)  e maggiori vantaggi andrebbero anche ai russi.

Alla minaccia degli USA di ricorrere al Consiglio di Sicurezza l’Iran risponde che sarebbe come giocare col fuoco e minaccia in caso di attacco militare di interrompere i rifornimenti a Usa e Europa: se ciò avvenisse i prezzi potrebbero schizzare da 70 a 130 dollari al barile e la Cina potrebbe in questo caso liberarsi delle sue riserve in dollari causando un grave deprezzamento della valuta americana.

Perché tanto interesse per l’islam

Tariq Ali, direttore del Newleft Review pakistano dice: “Dimentichiamo l’Islam e pensiamo al petrolio. Se non si trovasse sotto le terre abitate da musulmani dubito che l’Occidente si sarebbe mai occupato dell’Islam. Sono i petrodollari che hanno fatto rinascere l’interesse per l’Islam, dopo la caduta dell’impero ottomano.

Gli stati chiave creati dai poteri imperiali dopo la 1a guerra mondiale Iraq, Kuwait e Arabia Saudita si basavano sugli interessi delle compagnie petrolifere. Le forze democratico-radicali dell’Iran erano state sconfitte dall’intervento anglo-americano (scià) che preferivano un regime corrotto e autocratico.

Per gran parte del XX sec. gli interressi nazionali e delle compagnie occidentali hanno tenuto l’Islam in un angolo politico, una religione del 3° mondo di nazioni ai margini, di ricche élites, di dittatori brutali e popolazioni oppresse: I confini di questo stretto angolo politico si sono rinforzati durante la guerra fredda, quando Urss e Usa usarono il mondo islamico come campo giochi per il loro Great Game. E la lezione mai imparata è che coloro che sono stati manipolati con la violenza useranno prima o poi gli stessi modi per esprimere la loro rabbia e la loro ribellione”.

Dice Amir Modini : Non esiste una guerra di religioni: Il problema reale risiede nella vita e nella sua materialità di ogni giorno. Ci sono tanti integralismi, a partire da quello cristiano per arrivare a quello ebraico a quello indù, quello scintoista e tanti altri.. Il fatto vero è che la maggioranza dei popoli islamici lotta da secoli per liberarsi dal cappio del colonialismo e del neocolonialismo e su questa scia sono nate tendenze estreme e spesso manovrate dal potere di turno..Comunque il riformismo di Khatami  non è un’esperienza conclusa, non porrei limite a questa speranza che esprime le istanze di una parte notevole del movimento riformista di tendenza islamica. Nel contempo, dalle parole del leader del movimento studentesco si può dedurre che esiste un movimento riformista più radicale all’interno del paese. Oltre al variegato mondo del riformismo islamista c’è infatti in Iran l’opposizione democratica che risiede nella società civile e nelle comunità iraniane residenti in Europa e in America. Solo la coscienza del comune senso di appartenenza del genere umano e la consapevolezza della brevità di questa esistenza potranno fornire risposte a molte contese e problemi irrisolti.

2) http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=4675108

01/10/2005

Usa-Iran, scontro apocalittico?

di Mir Mad

Oramai è di dominio pubblico che il Pentagono ha pianificato anche l’uso di armi nucleari tattiche contro l’Iran. La dottrina della “guerra preventiva” stile neocon sta facendo un pericoloso salto di qualità e senza preoccuparsi delle inevitabili, devastanti conseguenze per l’intera umanità potrebbe trasformarsi in una “guerra preventiva nucleare”. Secondo quanto ha scritto The Nation (21 luglio 2005), George Bush “ha dato al Dipartimento della Difesa la sua approvazione alla preparazione di diversi scenari per un attacco”. L’autore dell’articolo, Michael Klare, esperto di problemi della difesa, afferma di essere a conoscenza del fatto che i piani del Pentagono già esistono e prevedono l’uso di armi convenzionali e atomiche su oltre 400 obiettivi iraniani già identificati e scelti.

Philip Girali – ex membro della Cia e fonte attendibile, che recentemente ha fornito informazioni sull’Iran a Seymour Hersh- afferma: “A Washington non è un segreto che gli stessi personaggi dentro e attorno l’amministrazione Bush che hanno montato la vicenda irachena, si stiano preparando a fare lo stesso con l’Iran. Il Pentagono, agendo dietro istruzioni dell’ufficio del vicepresidente Dick Cheney, ha incaricato lo “United States Strategic Command” (Stratcom) di elaborare un piano da impiegare in risposta a un altro attacco terroristico contro gli Stati Uniti del tipo dell’11 settembre. Il piano include un attacco aereo su larga scala contro l’Iran, con l’utilizzo di armi sia convenzionali che nucleari tattiche [ le “bunker busters”, ndt ]. In Iran ci sono più di 450 obiettivi strategici di primaria importanza, comprendenti numerosi siti sospetti per lo sviluppo di armi nucleari. Molti di questi sono rinforzati o sotterranei a grande profondità e non possono esser distrutti da armi convenzionali. Da qui l’opzione nucleare. Come nel caso dell’Iraq, la risposta non dipenderà dal fatto che l’Iran sia realmente coinvolto nell’atto terroristico diretto contro gli Stati Uniti. Diversi ufficiali di alto rango dell’Air Force implicati nella stesura del piano sono inorriditi di fronte alle implicazioni di quello che stanno facendo -la preparazione di un attacco nucleare non provocato contro l’Iran- ma nessuno è disposto a compromettere la propria carriera sollevando obiezioni” [Philip Giraldi, “Deep Background”, The American Conservative , 1 agosto 2005 ( Traduzione: G.Garibaldi].

Il piano cui si riferisce Giraldi è il “Conplan 8022″ , già “svelato” da William Arkin lo scorso 14 maggio sulle pagine del “Washington Post” e pubblicato anche da “Newsweek” e appunto è stato elaborato dallo Stratcom, un tempo responsabile soltanto dell’arsenale nucleare strategico, ma recentemente riformato e incaricato di pianificare il “global strike” con opzioni sia convenzionali che nucleari.

Anche se l’autorevole l’IISS – “International Institute for Strategic Studies” – di Londra, nel suo “Ilss Strategic Weapons Programmes, September 6 2005” sostiene che, anche nel caso esista un piano per la costruzione degli armi nucleari, Teheran ha bisogno ancora di diversi anni, – “Pubblic estimates for how long it would take Iran to acquire nuclear weapons range from only a few years to at least a decade”- lo stesso istituto e diversi esperti autorevoli come Arvand Abrahamiayan dell’Università di New York sostengono che tra Usa e Iran “uno scontro è inevitabile” e un scontro del genere -altro che la guerra contro l’Irak- senza ombra di ironia potrà infiammare davvero l’intero pianeta e aprire le porte dell’inferno.

Il presidente Bush, rispondendo alle domande dei giornalisti riguardo alla ripresa dei lavori del programma nucleare iraniano – dichiarato per uso pacifico e sotto il controllo dell’ Iaea e nell’ambito dei trattati di non proliferazione nucleare Npt- ha sostenuto che tutte le opzioni sono sul tappeto. Ha detto anche che “un eventuale attacco aereo israeliano avrà il sostegno degli Stati Uniti”, mentre l’Europa, attraverso il cancelliere Schroder ha dichiarato di non voler seguire né sostenere un intervento militare.

Il piano dovrebbe funzionare cosi: in seguito a spettacolari attentati terroristici in Usa firmati al-Qaeda e bin Ladin -o qualche gruppo di nuova formazione-, attacchi aerei americani potrebbero partire dall’Azerbaijan o dalla base Shindand in Afghanistan oppure dalla base di Khanabad in Uzbekistan che sta per essere trasferita in Turkmenistan (Mary2) o dalle basi in Turchia e in Irak o direttamente dalle navi Usa nel Golfo Persico. Gli attacchi individuerebbero gli obiettivi basandosi sulle informazioni raccolte dai droners, gli aeri spia senza pilota, e sarebbero preceduti o seguiti fomentando le rivolte etniche nelle regioni del Khuzestan e del Kurdestan iraniano, in accordo con certe fazioni scite moderate (ci sarebbero diversi nomi) o filoamericane (Hossein Khomeini, Hassan Sadr per esempio). Il “regime change”, infatti sarebbe conseguenza di rivolte popolari contro il regime impopolare degli ayatollah e con l’aiuto della potente comunità iraniana d’America. Secondo Scott Ritter, l’ispettore dell’Onu per le armi in Irak, con la penetrazione nello spazio aereo iraniano ed altri atti, l’amministrazione Bush è già in una guerra non dichiarata contro l’Iran. Secondo autorevoli analisti: un attacco aereo contro gli impianti nucleari dell’Iran potrebbe essere estremamente incauto e poco saggio perché gli impianti sono sparsi su un vasto territorio e sono nascosti sotto terra e difficilmente identificabili. Inoltre con il prezzo del petrolio arrivato anche a 60-70 dollari l’Iran importante paese produttore insieme al suo seguito scita-petrolifero in Irak e nei vari paesi del Golfo Persico potrebbe causare un collasso all’economia mondiale. Inoltre la storia insegna che da più di 5000 anni i popoli dell’Iran di fronte al pericolo straniero si sono riallineati al potere di turno per poter difendere la propria autonomia e indipendenza.

Scrive Fareed Zakaria su “ Newsweek ” (22 agosto, 2005): un attacco militare straniero rafforzerebbe il supporto popolare al programma nucleare e il sostegno all ‘ impopolare regime. Iran è un paese con una forte tradizione di nazionalismo ed è uno delle pi ù antiche nazioni del mondo.

R.Hunter, ex rappresentante degli Usa presso la Nato durante l’amministrazione Clinton, in un intervista a Radio Farda sostiene: un eventuale attacco all’Iran minaccerà la sicurezza degli Usa per diverse generazioni. Hamid al-Bayati vice ministro degli esteri irakeno ha affermato: se l’Iran avesse voluto avrebbe reso l’Iraq un inferno per gli Usa. Mentre “ar Riaz”, settimanale saudita sostiene: un attacco all’Iran infiammerà tutti i pozzi petroliferi della regione e ciò equivale alla terza guerra mondiale. Jim Leach, in un discorso al Congresso, ha sostenuto che il mondo islamico comprende la logica del nostro intervento in Afghanistan dove “sono stati pianificati gli attacchi dell’ 11 Settembre”, ma non solidarizza con la nostra politica in Iraq che non aveva nessun legame con l’attentato. Secondo Leach se avvenisse un terzo caso d’attacco contro l’Iran si realizzerebbe quel che Samuel Huntington definisce “un scontro pieno tra le civiltà”. La Task Force di Brzezinski, composta da 22 esperti al massimo livello – è stata istituita appunto per monitorare la vicenda e prevenire uno scontro catastrofico – ha tracciato un percorso di lavoro e ha consigliato la Casa Bianca di evitare ogni attacco e cercare di trattare l’Iran come la Cina, dialogando. Lo stesso Zakaria facendo una razionale riflessione propone responsabilmente:

There are lots of reasons to be suspicious of Iran. But the real question is, Do we want to try to stop it from going nuclear? If so, why not explore this path? Washington could authorize the European negotiators to make certain conditional offers, and see how Tehran responds. What’s the worst that can happen? It doesn’t work, the deal doesn’t happen and Tehran resumes its nuclear activities. That’s where we are today.

La troika europea e le trattative.

Dopo lunghissime trattative portate avanti realisticamente e responsabilmente dall ‘ Europa,, Tehran aveva accettato nel Novembre del 2004 di sospendere unilateralmente e volontariamente il progetto di arricchimento dell ‘ uranio, come “ gesto di buona volont à” fino a 31 Luglio del 2005, termine in cui l ‘ Europa avrebbe dovuto presentare delle proposte, per esempio offrendo in cambio rapporti commerciali e garanzie di sicurezza (lo pu ò davvero fare?). Ci ò mentre vari esponenti dell ‘ amministrazione Bush andavano dichiarando ripetutamente e continuamente di avere sul tavolo “ ogni opzione ” , preparavano i piani militari e il plenipotenziario Usa all ‘ ONU, John Bolton dichiarava che ogni trattativa con gli ayatollah “è destinata a fallire ” .

A seguito delle continue e sempre maggiori pressioni di Washington su vari fronti contro l ‘ Iran, il blocco della destra militar-religiosa che a Tehran come a Washington è chiamata neoconservatrice, ha fatto uscire dalle urne presidenziali dello scorso giugno il nome del duro Ahmadinejad, escludendo contro l ‘ aspettativa europea il pragmatico conservatore Rafsanjani. L ‘ Europa allora ha chiesto un rinvio di sei giorni della moratoria per poter presentare le proprie proposte. L ‘ Iran ha risposto di non poter concedere altro tempo e ha iniziato sotto osservazione degli ispettori dell ‘ IAEA (Agenzia delle Nazioni Unite per Energia Nucleare) alcune attivit à di ricerca e la produzione di “ yellow cake ” nell ‘ impianto UCF di Isfahan, attivit à che non riguardano direttamente il ciclo dell ‘ arricchimento dell ‘ uranio e sono riconosciute come diritto ai membri firmatari dei trattati di NPT.

L’Europa, sempre più in affanno tra i due neocon – di Washington e di Tehran – ha avvertito l’Iran che “ogni movimento unilaterale” sarà considerato “ pregiudizievole e non necessario” e renderà “molto difficile” la continuazione delle trattative. Anche se William Pfaff sulle pagine di “International Herald Tribune” (13 agosto 2005) ha sostenuto: “ Alla base della controversia sul programma nucleare iraniano, risiede una posizione americana sul tema della non-proliferazione nucleare che nel lungo periodo non è sostenibile. Buona parte della comunità politica internazionale comprende che le cose stanno così. È forse ora che la comunità politica di Washington scenda a compromessi con questa realtà”.

Affermando ciò Pfaff ha voluto suggerire realisticamente all’Europa la ricerca di soluzioni più equilibrate. Ma finora non sembra che l’Europa abbia potuto produrre un pacchetto accettabile o tale da far camminare il negoziato. Anzi la troika europea (Inghilterra, Francia e Germania), capeggiata in questa fase dall’Inghilterra di Tony Blair, sembra cedere alla posizione dell’amministrazione Bush, atteggiamento che ha portato ad un punto morto le trattative, dando cosi la possibilità ai neocon di poter aprire le porte dell’inferno con la scusa e l’accusa della produzione e dell’accumulo di armi di distruzione di massa da parte di Tehran, rievocando cosi il dramma irakeno.

Nella questione nucleare iraniana sono da tenere presenti alcuni punti:

• A differenza di quel che sostiene Kenneth Pollock sulle pagine di Foreign Affaire – March/April 2005- Non solo non è stata trovata la pistola fumante o “smoking gun” ma nemmeno un qualche elemento pur minimo che possa dimostrare che l’Iran stia portando avanti una ricerca diversa da quella per l’uso pacifico del nucleare. C’è un documento ufficiale e riassuntivo, del novembre 2004, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica che afferma a chiare lettere che “non esistono prove che l’Iran stia costruendo armi nucleari”.

• Finora qualsiasi attività inerente al nucleare iraniano è stata comunicata agli organismi internazionali di competenza e si è svolta sotto l ‘ osservazione degli ispettori dell ‘ IAEA. Gli ispettori dell ‘ Agenzia hanno avuto sempre e tempestivamente la possibilità di entrare in tutti i siti e negli impianti per rilevamenti e rispettivi controlli.

• L’Iran sotto la presidenza di Khatami è stato promotore, nel 2003, di una proposta per la creazione di un Medio Oriente denuclearizzato. Il progetto, appoggiato dall ‘ Egitto, dalla Giordania e da diversi altri paesi del Medio Oriente, è stato accantonato per la netta contrariet à di Washington. Era pronta anche una risoluzione da presentare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel dicembre 2003, ma fu ritirata perch é gli Stati Uniti minacciarono il veto. Un ‘ eventuale risoluzione in tal senso avrebbe richiesto il controllo degli armamenti nucleari israeliani gi à esistenti (almeno 200 testate ) e Washington non intendeva permetterlo.

• Oltre Israele, c ‘è il Pakistan del generale golpista Musharaf che possiede il nucleare e non ha firmato, cos ì come non l ‘ ho ha fatto l ‘ India, l ‘ altra potenza nucleare, neanche i Trattati di non Proliferazione Nucleare (NPT). Anche se i generali di Musharaf gestiscono tuttora il bazar dal materiale nucleare, non gli viene chiesto nulla. Il presidente Bush nel contempo promette a Manmohan Singh premier indiano di collaborare con l ‘ India per sviluppo del nucleare e questo contro il trattato stesso che vieta ai membri di collaborare nel settore con i paesi non firmatari.

• Il Brasile è un membro di NPT, eppure dichiaratamente porta avanti un progetto di ricerca nucleare e dichiaratamente non intende aprire gli impianti agli ispettori .

Come sostiene, W.Pfaff : “ alla base della controversia sul programma nucleare iraniano, risiede una posizione americana sul tema della non-proliferazione nucleare che nel lungo periodo non è sostenibile. Buona parte della comunit à politica internazionale comprende che le cose stanno cos ì . È forse ora che la comunit à politica di Washington scenda a compromessi con questa realt à . L’impegno dell’America a bloccare la proliferazione nucleare produce effetti perversi. In un periodo di crescente instabilit à nel Medio Oriente, con gli Stati Uniti impegnati in due guerre in paesi islamici, tale determinazione aumenta il fascino delle armi nucleari per quei governi che non le posseggono, e rinforza il loro valore percepito come punto di forza politico e deterrente contro attacchi stranieri ” .

Pfaff però non prende in considerazione che le motivazioni dell’amministrazione Bush vanno al di là della questione nucleare. L’Iran, che è incuneato tra le risorse energetiche del Golfo persico e il Mar Caspio, sta emergendo come una potenza regionale non solo al di fuori del controllo dei costruttori dell’impero ma che sfida gli Stati Uniti ( vedi: Ilan Barman in Tehran Rising: Iran’s Challenge to the United States) e ha avuto per la prima volta il coraggio d’introdurre verso la metà del 2003 il sistema del “petro –euro” rompendo il monopolio del petro-dollaro e, soprattutto, sta diventando la base energetica di una nuova area geopolitica ( Shanghai Cooperation Oraganization ) con al centro la Cina, che comincia a considerare la sicurezza dei propri fornitori di energia come la propria. Infatti nell’ultima riunione dei governatori dell’Iaea, l’Europa capeggiata da Blair, abbracciando la posizione americana con la risoluzione 2005/77 del 24 settembre scorso, ha voluto mandare il caso iraniano al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per le sanzioni, una posizione che ha incontrato la resistenza della Cina e della Russia. Una certa Europa con questo atteggiamento e seguendo la linea di Bush si è resa partecipe della politica dei neocon che ha portato al potere in Iran i neoconservatori d’ispirazione militarista, forse per arrivare allo scontro e avere il pieno dominio del Medio Oriente. Tutto questo sta isolando e indebolendo, in Iran e altrove, lo sviluppo delle lotte civili delle forze democratiche, che, fra l’altro, meriterebbero, da parte dell’Europa, una maggiore attenzione.

Gli ayatollah si preparano alla guerra.

E ‘ noto che l ‘ Iran erede dell ‘ antica Persia è il paese chiave del Medio Oriente e nei secoli ha esercitato un ‘ influenza notevole su tutta la vasta regione che si estende dal Kashmir fino al Mediterraneo. Nel mondo bipolare uscito dagli accordi di Yalta, l ‘ Iran doveva e ha fatto parte del campo americano. Ora che il mondo è caratterizzato da un’unica superpotenza e secondo la logica unilaterale di quest ‘ Amministrazione americana che tende ad annullare i problemi piuttosto che a risolverli, l ‘ Iran non pu ò rimanere fuori controllo, tanto meno esercitare su un ‘ area cosi vasta un ‘ influenza in contrasto con gli interessi degli Stati Uniti. Con la riconquista dell ‘ Iran gli Usa:

• Avranno il controllo quasi totale delle risorse energetiche situate tra Golfo persico e il mar Caspio e tutte le aree annesse. In questo modo è facile avere sotto controllo l ‘ Europa e il Giappone, la Cina e l ‘ India come maggiori importatori e consumatori di idrocarburi, attuali e futuri.

• Terranno sotto osservazione Russia, Cina, India, con un diretto controllo sull ‘ Asia Centrale ex-Sovietica, sul mondo arabo, sul subcontinente indiano,

• Potranno rimodellare a proprio piacimento il turbolento mondo arabo-islamico, instaurando nuovi regimi subordinati nell ‘ ambito del progetto del “Grande Medio Oriente”. E togliendo appoggio finanziario e logistico alla componente combattente (Hamas-Jihad-Hezbollah) di questo mondo per dare mano libera a Israele di gestire la questione palestinese a proprio compiacimento.

• Potranno riordinare le dispute e le contese caucasiche – Abkhazia in Georgia, Karabakh tra Armenia e Azerbaijan, Cecenia, … – secondo gli interessi e i piani di Washington, facendo uscire, con l ‘ aiuto della Turchia, definitivamente il Caucaso e possibilmente l ‘ area transcaucasica dall ‘ influenza russa. Ci ò permetterebbe di garantire nella prima fase la sicurezza dell ‘ oleodotto Baku-Jayhan e spostarlo in seguito verso la pi ù sicura e pi ù economica rotta iraniana che condurrebbe il petrolio nel Golfo Persico e di l à verso i mari aperti per farlo arrivare al consumatore finale con costi minori e sotto la regia e il controllo degli Usa.

• Potranno imporre alla cultura persiana, che ha attratto nei millenni popoli e culture dal Kashmir(la stessa famiglia Khomeini è originaria del Kashmir) fino al Mediterraneo (Libano in particolar modo) la reintroduzione del modello monarchico che ha ingessato nei millenni la mobilit à sociale, utilizzando la potente comunit à iraniana d ‘ America, per poter divulgare l ‘ “american lifestyle” in tutta questa vasta regione.

A Teheran l’ala conservatrice del clero in pieno accordo con la nuova destra proveniente dagli ambienti di Pasdaran e Basigi (l’esercito irregolare e la milizia politica), dopo aver vinto le elezioni locali, secondo il copione hanno messo le mani anche sul settimo parlamento (Majlis) facendoci entrare più di 100 comandanti provenienti dalle file dei Pasdaran e dei vari servizi. L’ultimo assalto dei neocon iraniani è stato contro la Presidenza della Repubblica che facendo uscire dalle urne miracolate dal copione il nome di Ahmadinejad ha estromesso qualsiasi moderatismo, ha costruito un saldo potere di stampo militarista – integralista capeggiato dal leader Khamenei e dagli organi non elettivi che sono i veri detentori del potere.

Conquistato tutto il potere ne hanno cominciato a far parte sostanzialmente pasdaran e uomini provenienti dai vari servizi. Uno dei primi atti del Consiglio di Ministri diretto da Ahmadinejad è stato l’approvazione di un decreto legge che destinava 700 milioni di dollari per la “difesa sacra”. Mentre il leader Khamenei, come Comandante Supremo, togliendo il comando all’esercito regolare (battaglione 88 dell’esercito) e alla polizia di frontiera lo ha passato ai pasdaran nelle cinque regioni occidentali del paese che confinano con l’Irak. E proprio in queste regioni da dove gli americani sperano di fomentare le rivolte popolari, i pasdaran hanno ammassato 250,000 uomini costruendo basi e accampamenti sulle montagne di Zagros. Il leader Khamenei, guida suprema, ha sostituito ministro della difesa, comandante dell’esercito regolare, 11 comandanti pasdaran e 5 comandanti basigi mentre i quadri dirigenti dei ministeri sono stati sostituiti con uomini dei servizi. Il previsto piano di Khamenei per raddoppiare entro il 2010 la spesa militare grazie agli attuali elevati proventi petroliferi verrà anticipato al 2008.

Anche nella capitale ci sono chiari segnali che il regime si sta preparando alla guerra. I ministeri degli interni e delle informazioni sono stati occupati da personaggi radicali. I governatori e i sindaci nominati dal ministero degli interni in maggioranza sono ex pasdaran. Nelle vicinanze di Qom la citt à santa sede dei seminari e del clero si sta ergendo la base militare Fadak su un area vasta 7,2 km quadrati. I vari leader del regime fanno continui viaggi nella citt à santa di Mash-had dove, secondo voci, sono stati costruiti rifugi sotto il veneratissimo mausoleo dell ‘ ottavo imam scita (Reza) che vede sempre presenti milioni di pellegrini sciti e per questa ragione non bombardabile per non suscitare l ‘ ira dei fedeli sciti. Si parla di Va ‘ ez Tabasi come successore di Khamenei nel caso di morte o decesso.

Cominciano a circolare addirittura ipotesi dettagliate sul possibile attacco: le truppe anglo-americane inizierebbero l’offensiva su tre assi, Shalamceh, Hamroon e Arvandrud, per prendere il controllo della regione petrolifera del Khuzestan che produce il 70% del petrolio iraniano. Tenendo sotto controllo i pozzi petroliferi si mantengono stabili i mercati. In questo caso le unità iraniane partendo dal sud del Kurdestan, dalla località Zainalkoosh attaccherebbero gli angloamericani verso Bakubah con l’aiuto della Brigata Badr e degli sciti irakeni.

Gli ayatollah sono convinti che gli attacchi aeri e missilistici Usa prima e poi arriveranno, e come dice Amir Taheri sul “ New York Post” del 21 settembre sperano che ci sia anche una partecipazione israeliana negli attacchi per poter infiammare il mondo islamico e trascinarlo sulle proprie posizioni. Nel quadro di questa logica gli Hezbollah libanesi attaccherebbero Israele e Hamas e Jihad palestinese – i cui leaders sono stati ricevuti nelle settimane scorse da Khamenei – alzerebbero il livello dello scontro. In Afghanistan la componente etnica Tadjika e gli sciti Hazarah, insieme a Hekmatyar, darebbero l’assalto alle forze anglo americane. In Pakistan il 25% dei sciti sono considerati una risorsa mentre si sta lavorando tra i 160 milioni di mussulmani indiani, in parte sciti. Ci sarà la rivolta della maggioranza scita del Bahrain, mentre le minoranze scite sparse in Africa e nella penisola arabica comincerebbero i tumulti. Anche se si tratta di ipotesi, il quadro che emerge è alquanto drammatico ed è allarmante che, nonostante tutto, nonostante gli scenari devastanti per l’intera umanità di una guerra contro l’Iran, le due amministrazioni neocon continuino nei loro preparativi bellici.

di Mir Mad

(fonte: www.megachip.info)

481 commenti
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  1. Anita
    Anita says:

    x Rodolfo

    Puoi sempre venire negli USA….

    Benche’ in alcune universita’ stiano prendendo piede gruppi di “Fratelli Musulmani” i quali NON spargono amore o…tolleranza verso gli Ebrei o verso gli US.

    Ma i gruppi di squilibrati ci sono da per tutto.

    Anita

  2. rodolfo
    rodolfo says:

    Caro Nicotri
    Oggi come oggi certo mi sento piu´sicuro in Germania o meglio in Italia che e´il mio paese…ma non si sa mai….per me personalmente la cosa e´fatta….ma per i miei figli …pur non essendo Ebrei di religione o meglio non ne hanno per niente…saperlo potrebbe essere anche un bel conforto…alla luce di quelli che pur non essendo Ebrei venivano deportati nei campi di concentramento perche´solo un antenato lo era.

    Riguardo i 16.000.000 Ebrei di lei cui parla …pur prendendo una superfice di 21.000 kmq quale Israele e´ SENZA i territori occupati…ci sarebbe una densita´ di circa 760 abitanti ….invece dei circa …credo 350 di oggi con 6.000.000 di abitanti. Non sarebbe una tragedia ci entrerebbero agevolmente ..c´e´chi sta´peggio:-.
    Principato di Monaco kmq 1,95 – ab 32.543 densita´16.689
    Macao (Cina) kmq 28,2 ab 453.125 densita´16.068
    Singapore kmq 692,7 ab4.492.150 densita´6.485
    Hong Kong (Cina) kmq1.092 ab 6.940.432 densita´6.356
    Gibilterra (UK) kmq 6,5 ab 27.928 densita´4.297
    Città del Vaticano kmq 0,44 ab 932 densita´2.118
    Malta densita´ 1.267
    Bermuda (UK) kmq 53,3 ab 65.773 densita´1.234
    e potrei continuare.
    Lei potra´ribattere con la buona parte del deserto…ma quello non sarebbe un grande problema. Ci si ingegna…come lei sa´.
    Un saluto
    Rodolfo

  3. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    In Algarve?
    Bel mare, ma tanti casermoni , ora sicuramente vuoti, siti attrezzati per vacanze di massa , giochi , intrattenimenti , …in agosto affollato …da spararsi!
    Vada una ventina di km all’interno, si mangi una caldereta do lagosta innaffiata da vigno verde ( scrivo come si pronuncia perchè non ho la tilde ).
    Il vino verde fa miracoli!
    Oggi mi sento buona e dispenso buoni consigli!
    Bello eh, non avere impegni familiari e scorrazzare per l’Europa!!!

    Sylvi

  4. rodolfo
    rodolfo says:

    xSylvi
    Si bello….non sai quante volte ho pensato….come sarebbe stata la mia vita se non mi fossi mai sposato e non avessi mai messo al mondo dei figli. Mi sarei divertito di piu´certamente…mi sarei goduto la vita senza dover pensare a nessuno. Meraviglioso.
    Ma nell´insieme ora…son contento… intorno a me c´e´qualcuno…
    Ciao Rodolfo

  5. sylvi
    sylvi says:

    x Rodolfo

    Credi davvero che ti saresti divertito di più?
    Io ho i miei dubbi.
    Guarda negli occhi un tuo figlio…quando ti sorride con affetto…
    Osserva attentamente le somiglianze genetiche…
    Mio nipote ha il mio sguardo sorridente e il mio taglio degli occhi…che però sono verdi come quelli di mio marito!
    Eh già, sono verdi come il mare dell’Algarve che visto una volta…basta e avanza!

    Sylvi

  6. Shalom: israeliani ortodossi contro i cristiani
    Shalom: israeliani ortodossi contro i cristiani says:

    Jerusalem Post: Per i coloni estremisti, che profanano sistematicamente chiese e moschee, non solo i palestinesi e gli arabi in generale sono i nemici da combattere, ma anche i cristiani, cattolici, battisti, ortodossi etc. Quasi la meta’ degli ebrei ortodossi in Israele pensa che l’attivita’ religiosa dei cristiani debba essere sottoposta a restrizioni e controllata.

    Writing on the wall: Israel and its Christians
    http://www.jpost.com
    Graffiti on Jerusalem church points to negative attitudes among many Jews.

  7. rodolfo
    rodolfo says:

    xAnita
    per la corsa alla Casa Bianca leggo che i Repubblicani hanno intenzione
    di mandare allo sbaraglio Jeb Bush fratello piu´giovane di
    George W. Bush e figlio George H. Bush . Un altro Bush presidente?
    R

  8. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Leggo:

    “Ostie impastate con farina allucinogena: vecchiette sballate vedono santi e inseguono il prete. Se t’acchiappo.., vieni qui, diavolo!”

    E vabbè…poi dicono che in Italia non esistono incentivi per le persone anziane.

    Dovrebbe provarne una la Komare nostra.

    C.G.

  9. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Online i redditi dei ministri,
    3,5 milioni per Passera.

    Berlusconi: “io spendevo molto di meno”

    (www.Spinoza.it)

  10. peter
    peter says:

    x Sylvi

    il mare dell’ Algarve e’ blu…non verde. Almeno adesso.
    Preferisco non spostarmi, grazie. Ho le gambe molli…
    Di vino ne bevo abbastanza, e forse non dovrei dati gli antibiotici…
    Al ristorantino dove vado ogni giorno mi trattano molto bene, un ambiente molto familiare pieno di portoghesi ed inglesi (alleati di sempre…). Capisco persino il telegiornale dato che il portoghese scritto si capisce bene, quello parlato e’ quasi peggio del suo friulano…
    L’ albergatore (di Lisbona) ieri era tutto contento dato che Oporto ha perso in casa col MU…

    Peter

  11. Anita
    Anita says:

    x Rodolfo

    Jed Bush non ha alcuna intenzione di candidarsi anche se si dice che sia uno dei piu’ qualificati.

    Non ci sono state smentite circa il 2016, ma definitivamente NO circa il 2012.

    Non lo posso giudicare, non ho un concetto delle sue vedute.
    Era molto ben voluto come Governatore della Florida.
    Il cognome gli sarebbe di detrimento, almeno cosi’ presto.
    ————-

    Cambiando discorso….e’ spaventoso sentire il disinteresse della nostra gioventu’ in genere, (le masse) non sanno chi sono i candidati, mai sentiti….e dicono che voteranno nelle primarie, ma non sanno cosa sono.

    Alcuni riconoscono il nome Ron Paul…lo definiscono: The crazy old man!

    Ahiai !

    Anita

  12. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Sì-sì, mi terrò lontano.
    Anche se non mi sono mai servito, non avendone bisogno, di certi “incentivi”.
    Lei invece?
    màh..

    C.G.

  13. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Credo che ne risento ancora dalla commozione cerebrale che ho sofferto anni fa’ quando mi cadde la porta del garage sulla testa, altrimenti non mi potrei spiegare il motivo per cui le do retta.

    Anita

  14. carlino
    carlino says:

    COME SI ABBATTONO I REGIMI

    DI GIULIETTO CHIESA
    megachip.info

    Raramente scrivo recensioni. In genere, quando non sono costretto a farlo da ragioni di convenienza, o per soddisfare le pretese di autori molto insistenti, scrivo di libri che mi piacciono, o che intendo proporre ad altri lettori perchè li ritengo utili, o perchè offrono angoli visuali originali.
    In questo caso il libro in questione non mi è piaciuto per niente. Anzi l’ho trovato irritante. Il suo autore è sostanzialmente un poveraccio (intellettualmente parlando s’intende), che esce come un pulcino inzuppato di ideologia – intesa come falsa coscienza – dalla lavatrice del pensiero unico. Un esegeta, dunque, della Matrix in cui ha vissuto, del tutto incapace di vedere i suoi confini. Una specie di protagonista da “Truman show”, ma privato di ogni possibilità di redenzione.
    Perchè ne scrivo, dunque? Perchè – come avrebbe detto Leonardo Sciascia – il contesto che rappresenta è straordinariamente interessante, ricco di informazioni su come si pensa, cosa si pensa, come si agisce nei centri della sovversione, quei posti dove vengono elaborate le vere strategie e tattiche rivoluzionarie dei tempi moderni. Tempi in cui, per essere precisi, le rivoluzioni le fa il Potere, non i rivoluzionari d’un tempo, non i mitici anarchici, non i popoli, non i partiti, non i soviet, o comunque si siano chiamati in passato, fino al secolo XX incluso.

    L’autore si chiama Gene Sharp e non è un ragazzino, visto che è classe 1928. Come abbia vissuto fino ai giorni nostri è faccenda non misteriosa. Basta guardare su Wikipedia la sua modesta carriera di sovversivo.
    In questa specialità emerge al termine di una lunga vita nell’ombra, pubblicando un libro il cui titolo originale – “From Dictatorship to Democracy” – richiama subito alla memoria Francis Fukuyama, quello della “fine della storia”. L’editore italiano è Chiarelettere, per altri aspetti benemerito, ma in questo caso completamente abbacinato anch’esso dall’ideologia imperiale.

    I confini di Matrix, come sappiamo, sono vasti e appiccicosi. Nell’ultima di copertina l’editore italiano ci informa che Sharp “è ritenuto tra i principali ispiratori delle rivoluzioni che stanno sconvolgendo il mondo arabo”. Definizione riduttiva. In realtà Gene Sharp (diciamo la sua scuola di pensiero, sebbene chiamarla in questo modo faccia correre qualche brivido nella schiena) è l’ispiratore di tutte le esportazioni della democrazia americano-occidentale dell’ultimo trentennio. Di quelle innescate e vinte, come di quelle tentate e perse. E’ bene ricordarlo, perchè nonostante il Potere sia l’unico rivoluzionario esistente, non è detto che le rivoluzioni che tenta le vinca tutte. Qualche volta le perde. Comunque Sharp è il profeta, appunto, delle “rivoluzioni regressive”. Per questo merita tutta l’attenzione da parte nostra, di noi che siamo le sue vittime, i suoi bersagli.

    Lui, di sè, dice: “Ero a Tien an men quando i carri armati ci sono venuti addosso” (La Repubblica, 17 febbraio 2011). Capito dove stava? Forse era lui quel giovanotto che fermò la colonna dei carri armati sotto l’Hotel Pechino. A quanto pare fu dappertutto. C’era lui dovunque sorgessero le rivoluzioni , come i funghi, specie dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Sicuramente Gene Sharp era anche quel rude picconatore che sgretolava a martellate il famoso Muro di Berlino. E’ stata la sua tavolozza a fornire i colori delle varie rivoluzioni del ventennio passato, da Belgrado a Tirana, a Pristina a Kiev, a Tbilisi. Quando Gene Sharp non era presente di persona, sembra di capire che “ispirava” da lontano.

    Il libro risulta tradotto in quasi trenta lingue, sicuramente in arabo, in russo e in cinese. E si capisce il perché, leggendolo. Perché le centrali sovversive guardano già a Mosca e San Pietroburgo, a Pechino e Shanghai. Si capisce anche che contenga qualche contraddizione, come accade a tutti i bestsellers. La tesi centrale del libro è che ogni dittatura può essere abbattuta, “purchè la ribellione nasca dall’interno”. Ovvero: purchè sembri che essa nasca dall’interno.

    Viene in mente subito la Libia. E, ai giorni nostri, la Siria, o anche la Russia.

    Chiedo al lettore di sopportare la lunga citazione dell’intervista che venne pubblicata nel maggio-giugno 2000 dalla rivista “Obzor” e che è stata recentemente ripubblicata sul giornale lituano “Pensioner”. Sarà una fatica non inutile, perchè coronata da una preziosa scoperta, che ci aiuterà a capire diverse cose del libro di cui stiamo parlando.

    «Non posso giustificare il mio operato di fronte ai familiari delle vittime – dice Butkevičius, che allora aveva 31 anni – ma davanti alla storia io posso. Perchè quei morti inflissero un doppio colpo violento contro due cruciali bastioni del potere sovietico, l’esercito e il KGB. Fu così che li screditammo. Lo dico chiaramente: sì, sono stato io a progettare tutto ciò che avvenne. Avevo lavorato a lungo all’Istituto Einstein, insieme al professor Gene Sharp, che allora si occupava di quella che veniva definita la difesa civile. In altri termini si occupava di guerra psicologica. Sì, io progettai il modo con cui porre in situazione difficile l’esercito russo, in una situazione così scomoda da costringere ogni ufficiale russo a vergognarsi. Fu guerra psicologica. In quel conflitto noi non avremmo potuto vincere con l’uso della forza. Questo lo avevamo molto chiaro. Per questo io feci in modo di trasferire la battaglia su un altro piano, quello del confronto psicologico. E vinsi».

    Spararono dai tetti vicini, con fucili da caccia, sulla folla inerme. Come hanno fatto in Libia, come hanno fatto in Egitto, come stanno facendo in Siria.

    tutto l’articolo su http://www.comedonchisciotte.org

  15. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Komare!
    Mi racconti quando e come era ridotta la porta del suo garage cadendo sulla sua gentile testa.
    Saperlo, sarebbe interessante per farci su una diagnostica anche se a posteriori.
    Buona seraaaata.

    C.G.

  16. Shalom: pazzo non e' l'Iran, ma Ehud Barack
    Shalom: pazzo non e' l'Iran, ma Ehud Barack says:

    Israele sfida l’Iran
    Thursday, 23 February 2012 08:50 Michael Warschawsky (Alternative Information Center)
    I chiari piani di Netanyahu e Barak di attaccare l’Iran preoccupano persino la classe dirigente israeliana. Michael Warschawski spiega il perchè.

    Il giornalista israeliano Yoel Marcus non è di sinistra, ed è usato spesso come un canale per i politici che non vogliono esprimere apertamente le proprie opinioni. L’articolo di Marcus pubblicato su  Haaretz il 17 febbraio scorso riflette senza dubbio lo stato d’animo dei movimenti israeliani di centro e dei gruppi di sicurezza, profondamente preoccupati delle possibili pazzie che potrebbe fare la coppia Barak-Netanyahu nei confronti dell’Iran. Di seguito sono state scelte delle dichiarazioni che testimoniano il livello di panico che è dilagato tra molti membri delle istituzioni politiche e persino militari alla luce degli intrighi avviati della coppia che governa di Israele.

    “La bella coppia di Bibi e Barak agisce come Rambo, con Sylvester Stallone come protagonista. Veri uomini {…}. A differenza del film, in cui il regista definisce lo script e sa come raggiungere un lieto fine, viviamo in una realtà in cui esistono numerosi punti interrogativi. Se da un lato il governo israeliano, come Rambo, continua con le minacce, non è tuttavia chiaro se si conosce la fine di tale avventura. Non possiamo porre fine alla trance nucleare dell’Iran, ma solo ritardarla al prezzo di trasformare Israele in un bersaglio di vendetta iraniana per le generazioni a venire {…}. Pertanto, quando leggo i bollenti articoli e le grida di battaglia dei politici per colpire l’Iran, non so se ridere o piangere. Questo è una missione troppo grande per noi. {…} E’ ovvio che Israele deve pensarci due volte prima di prendere azioni suicide contro l’Iran”.

    Più avanti nell’articolo Marcus propone le “otto domande da fare a Rambo”, cioè a Ehud Barak. Tra queste: “E’ possibile che un attacco faccia solo ritardare lo sviluppo della bomba e ci porti in una guerra a lungo termine con l’Iran? Siamo preparati per una trasformazione delle istituzioni ebraiche e delle delegazioni israeliane di tutto il mondo in un bersaglio di vendetta? Capiscono il reale significato del lancio di decine di missili al giorno verso Tel Aviv dall’Iran e dai suoi alleati, con un conseguente abbandono di massa della città, uno stop del turismo e la fuga da Israele?”. Marcus conclude:”Un attacco contro il pazzo Iran è una cosa troppo grande per noi e non farebbe altro che provocare sofferenza alle generazioni future”.

    Sacrosante parole. Ma non è l’Iran ad essere pazzo, ma l’uomo che vive in un attico di Tel Aviv. Nei suoi deliri folli di grandezza, Barak è disposto a portare su di noi, tutti i disastri elencati da Marcus. Secondo i sondaggi, nelle future elezioni Barak non riceverà voti sufficienti per entrare alla Knesset, ma fino ad allora rischia di mettere in pericolo tutti noi. Per questo deve essere rimosso dal potere, e subito.

    Tradotto in italiano da Marta Fortunato dall’Alternative Information Center (AIC).

  17. peter
    peter says:

    e’ troppo facile , comodo e falso dire che in Libia, Egitto, Siria etc le rivolte non esistono o non esistevano, sono-erano il frutto di sobillazioni esterne, chi spara sono sempre e solo mercenari venuti da fuori, e via dicendo.
    Si tratta di regimi brutali e feudali, i quali hanno un’opposizione interna da sempre. Opposizione che non ha assolutamente alcun modo di esprimersi, dato che vengono sbattuti in galera o peggio. Negare tutto cio’ e’ da criminali. Recentemente le opposizioni popolari hanno trovato il modo di esprimersi con moti di piazza, ed i regimi gli sparano addosso per strada. Parte degli eserciti si schierano coi rivoltosi, ed e’ a quel punto che possono cominciare gli interventi esterni, non certo prima. Non sara’ un modo ideale di far cambiare le cose, ma e’ preferibile a non cambiare niente per altri secoli. Ho il sospetto che anche l’ Arabia Saudita avra’ presto i giorni contati

    Peter

  18. Faust
    Faust says:

    ed e’ a quel punto che possono cominciare gli interventi esterni, non certo prima.

    … leggermente contradditorio il tuo post…
    la realta’ e’ che gli interventi esterni hanno cominciato il lavoro e l’hanno concluso… Chi decide se il popolo e’ oppresso barbartamente e decide di organizzare il ribaltamento di chi ce’ al potere… Peter, sarkosy, obbamma… e chi infiltra intelligence straniere con armi ecchi fornisce le armi…? sul intervenire dopo… posso essere d’accordo con te… sul prima… puzza molto di colonialismo e imperialismo, In Libia e’ stata compiuta scentemente una rapina criminale, imperialista…

    Faust

  19. Linosse
    Linosse says:

    Facciamo una breve considerazione su :
    “Per sviluppo umano si intende “il processo che permette alle persone di ampliare la propria gamma di scelte. Il reddito è una di queste scelte, ma non rappresenta la somma totale delle esperienze umane. La salute, l’istruzione, l’ambiente salubre e la libertà di azione e di espressione sono fattori altrettanto importanti. La sviluppo umano, di conseguenza, non può essere promosso da una ricerca a senso unico della sola crescita economica. La quantità della crescita è forse meno importante della la distribuzione della crescita, in cui persone partecipano pienamente al processo di crescita”.

    Ed è su questa sfida che si gioca il social summit di Copenaghen (marzo 1995). Nel documento preparatorio si dice, emblematicamente, che: “Il mondo non conoscerà mai la pace finché le persone non raggiungeranno la sicurezza nella loro vita quotidiana. I conflitti di domani si verificheranno forse più all’interno delle singole nazioni che non tra un paese e l’altro, e avranno le loro origini profonde nell’aumento della povertà e delle disparità economiche. In un quadro come questo la sicurezza deve essere ricercata nello sviluppo, non nelle armi”.
    L.

  20. rodolfo
    rodolfo says:

    Ordunque ogni popolo oppresso che si ribella alle angherie e alla dittatura e´sobillato dall´esterno.
    Una logica da mettersi le mani nei capelli.


    “sul intervenire dopo… posso essere d’accordo con te…”

    Dopo quando…quando e´troppo tardi??
    Se la Libia fosse stata lasciata allo sbaraglio e senza aiuti…altro che carneficine….e le nostre isole a poche miglia letteralmente prese dássalto.
    Al potere sarebbe rimasto il dittatore e a noi mille problemi da risolvere con i rifugiati e profughi.
    Bella logica del menga.

    Rodolfo

  21. peter
    peter says:

    x Faust

    su questo si potrebbe discutere molto…e lo abbiamo fatto spesso. Uroburo diceva che la democrazia occidentale funziona male per noi, figurarsi per loro che sono cosi’ tribali…
    Sara’ anche, e concordo che la compagnia della zia o altri servizi del genere non siano le agenzie ideali per decidere chi e’ oppresso e chi no…
    Ma dei moti spontanei vi sono stati, in Siria da molto tempo, in Egitto anche, e li’ il ribaltone lo hanno fatto i militari egiziani.
    Il nostro stile di vita non e’ necessariamente migliore, ma se un certo numero di persone diventa stufo dei pochissimi satrapi al potere, e magari anche dei regimi confessionali islamici, non si puo’ guardare dall’altra parte in eterno…
    Ne’ si puo’ sottoscrivere a chi adesso descrive la Libia di Gheddafi come la Svizzera del medio oriente, Gheddafi un benefattore illuminato, etc etc…

    Peter

  22. rodolfo
    rodolfo says:

    La sai la stranezza caro Peter?
    La stranezza e´..che in Tunisia dopo regolari elezioni c´e´un governo formato di Islamisti …
    l´Egitto e´ ancora in mano ai militari….in Libia regna ancora la confusione e non si sa´chi comanda chi.
    Rodolfo

  23. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Invece alla Kessnet chi attualmente governa sono tutti dei cherubini che suonano l’arpa…
    MVFC!

    C.G.

  24. rodolfo
    rodolfo says:

    xShalom
    scordatelo…gia´ quattro settimane fa´te l´ho spiegato…Israele non attacchera´l´Iran…e Barack non puo´ decidere da solo…forse ti sfugge che in quel paese vige la democrazia…
    Poi chissa´…io non lo spero..credo di piu´sulla diplomazia.
    Israele attacchera´ solo quando si sentira´con le spalle al muro…in quel caso pero´nessuno sapra´qualcosa …Israele non avvisa..
    ….magari ti sveglierai un mattino ed ti accorgerai che i giochi gia´son fatti e conclusi.
    Un saluto
    Rodolfo

  25. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    …mentre gli altri, sentendosi a loro tempo messi con le spalle al muro manderanno un fax con su scritto: “Israele, guardate che tra un’ora sferreremo l’attacco, ma se per voi è troppo presto ditelo pure, tra gentilomini ci si capisce a volo e arriveremo di certo ad un accordo su un orario accettabile per tutti”.

    Benedetta innocenza….

    C.G.

  26. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    màh,
    più che innocenza la chiamerei boria, arroganza.

    Di solito, in un conflitto e la storia ce lo ha insegnato più volte, sono sempre gli arroganti i primi ad esser morti.

    C.G.

  27. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Allora di cosa si peoccupano?
    Il giochetto peloso del “chiagne e fotte” è vecchio come il cucco.
    Tranquillo.

    C.G.

  28. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Sylvi,cari tutti,

    rientro tra gli “amici” del Blog solo ora,a causa di cambio gestore.
    Non so se sia meglio il vecchio o il nuovo, solo il tempo lo dirà.
    Parte della posta elettronica non funziona più, aprirò nuove caselle.
    Infatti le Liberalizzazioni di oggi , portano a nuovi Monopoli domani, è la legge del Capitale, dove ai PIRLA vengono fatti balenare allucinanti vantaggi Oggi,per creare nuove Monopoli domani,alla faccia della nota Paturnia storica del Libero mercato, per gli “allocchi”, che detto tra di noi offende l’allocco animale , nobile libero predatore.
    Sorvolo sul tuo ormai STORICO post,sull’abbigliamento della Camusso.
    Veramente dal contenuto INDEGNO, per una professionista dell’istruzione del tuo calibro !
    Infatti al di là delle paturnie, si conferma tramite Marchionne, che di Allocchi ne esistono ancora, quelli che hanno creduto al piano FIAT OTALIA..tutti accontentati e con tanto di prurito nel buco del KULO!

    cc

  29. Anita
    Anita says:

    Rogo del Corano, le proteste dilagano. Scontri in Afghanistan, almeno 12 morti

    ultimo aggiornamento: 24 febbraio, ore 19:33

    Kabul – (Adnkronos/Aki) – Quarta giornata consecutiva di violente proteste in Afghanistan, cortei si registrano anche in Pakistan, in Malaysia e Bangladesh. A Herat manifestanti afghani hanno tentato di prendere d’assalto la sede diplomatica Usa: in fiamme alcuni mezzi della polizia, mentre diversi agenti sono rimasti feriti.
    Fonti del Comando regionale Ovest della missione multinazionale Isaf all’Adnkronos: situazione tranquilla intorno alle basi italiane.
    Presidente Obama si scusa con Karzai: l’errore non è stato intenzionale.

    http://www.adnkronos.com/IGN/Assets/Imgs/A/Afghanistan_proteste1_Xin–400×300.jpg

    Da notare che la stragrande maggioranza dei ‘dimostranti’ sono giovani sotto i 30 anni.
    Non hanno conosciuto altro che guerra……

    Anita

  30. Shalom: parla lo studioso ebreo David J. Goldberg
    Shalom: parla lo studioso ebreo David J. Goldberg says:

    Secondo le parole dello studioso ebreo David J. Goldberg, in Palestina abbiamo assistito “al tragico dilemma della necessità degli ebrei contro i diritti dei palestinesi; una giusta soluzione essendo impossibile, solo la più generosa restituzione agli spossessati potrebbe cominciare a compensare per l’ingiustizia fatta loro”.
    E invece…..
    Shalom

  31. controcorrente
    controcorrente says:

    Anituccia,
    devo ammettere che un pò di democratica libera stampa esiste ancora, negli States,dopo l’inchiesta che mette a nudo la libera intelligenza del guru del defunto Jobs.
    Per la serie, ci si fa strada con l’intelligenza ed il lavoro !
    Lo so che tu mi risponderai che magari varrebbe la pena di andare a mettere il naso su chi finanzia “questi giornalacci che tu non leggi”.
    magari i concorrenti della Apple…eh,eh,ehe !

    cc

  32. controcorrente
    controcorrente says:

    Bruciano due Corani in Afghanistan, e succede tutto questo casino, mamma mia ….ma questi islamici sono proprio tutti pazzi…eh eh ehh !!
    Materia in cui l’astuto Peter, indagherà a fondo, per spiegarci quanto l?UK sia avanti come civiltà !

    cc

  33. controcorrente
    controcorrente says:

    Rudy,
    il fanatismo alligna subdolo in tutte le Religioni rivelate,ed anche in quelle Mitiche (vd Socrate),sono gli utili idioti che servono gli Interessi all’abbisogna da ENTRAMBI le parti !
    Dimenticavo pure la Religione laica del Libero Mercato ..esempi di fanatismo idiota sussistono pure da noi , A vedere certi Post !
    Basta sostituire Gesù o Mosè o Maometto con Marchionne, la Marcegaglia,la Confindustria,i Liberi governati della liberal-Democrazia et il gioco non cambia..sempre Monopoli è…peccato che a Monopoli non esista la casella: Ritornare al Via…come nell’Oca.
    Però noi qui le Oche non mancano !

    cc

  34. controcorrente
    controcorrente says:

    Ps-Ovviamente Le Libere Oche…giammai ,che non sia mai detto.. !
    Aggiungo Giulive, per dar corso ai sentimenti più profondi ..per smentire la fama dei Piemontesacci rudi e crudi !

  35. peter
    peter says:

    non ho capito chi ha bruciato i corani in Afghanistan…se lo hanno fatto gli afghani, hanno tutta la mia simpatia e comprensione…dimostrano un grande buon senso in quel caso. Visto che di solito preferiscono fare saltare col tritolo statue ‘pagane’ vecchie di 3000 anni , parlo dei talebani una decina di anni fa.
    Potevano pero’ almeno riciclarli come …lasciamo perdere senno’ Pino mi bacchetta

    Peter

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