Ultima fermata, Teheran. Ovvero: lo sconvolgimento geopolitico alle porte

Dunque a detta di sempre più osservatori ed esperti la guerra all’Iran è ormai solo questione di mesi. A prendere l’iniziativa sarà Netanyahu, il padre fondatore del riciclaggio dello scontro tra Oriente comunista ed Occidente capitalista in scontro tra Nord e Sud del mondo, cioè in pratica tra mondo giudaico cristiano e mondo islamico. Ovviamente spero che osservatori ed esperti si sbaglino anche questa volta. Però è bene ripercorrere le tappe di questa follia centrata sull’ossessione delle “bombe atomiche di Teheran”, versione aggiornata in salsa iraniana della gigantesca e criminale panzana delle “atomiche di Saddam” servita per invadere l’Iraq. Propongo quindi due scritti non miei: piuttosto lunghi, ma molto documentati e dettagliati. Sono di qualche anno fa, ma sempre estremamente attuali per il contenuto e molto utili per farsi un’idea di come stiano davvero le cose.

1) http://www.eurasia-rivista.org/nucleare-iraniano-storia-politica-diritto-e-strategie/3408/

Estratto da

L’ATOMICA DEGLI AYATOLLAH

Di Vincenzo Maddaloni e Amir Modini

(Ediz. Nutrimenti 2006)

Da più di due decenni l’Iran (terra degli arii) erede dell’antica Persia, è il baricentro dello scacchiere mediorientale. Oggi più di prima molto ha influito la presenza di Forze Armate americane nell’area e il rapido continuo mutamento degli equilibri geopolitici mondiali. Le potenze occidentali che negli ultimi due o tre secoli hanno sfruttato e beneficiato delle risorse del pianeta dovranno ora confrontarsi con la nuova realtà emergente. L’Iran è al centro di quell’area geografica in cui si concentrano le maggiori risorse mondiali di petrolio e gas naturale: è infatti il secondo paese per le risorse (uranio, plutonio), il terzo esportatore di petrolio e subito dopo la Russia per le riserve di gas naturale. Ma il fattore che determina anche l’importanza dell’Iran nel panorama mondiale è la sua importanza culturale.

L’Iran è infatti al centro di quell’area dell’Asia sud occidentale che è in contatto con l’Eurasia, la Cina , l’India, la Russia, il Medioriente, la penisola arabica,: è il punto di incontro di grandi civiltà, quella indiana, quella islamica, quella europea, è soprattutto la culla millenaria della civiltà indo-iranica dove si incontrano la civiltà iranico-islamica (a partire dal VI sec) e quella iranico europea (a partire dal XVII sec).

L’Iran oggi per competere nello scenario globale che si sta avviando verso una tripartizione geopolitica (Stati Uniti, Unione Europea e un’embrionale comunità asiatica (Russia, Cina e Rep: centro asiatiche) deve scegliere un’area con la quale allearsi e il polo geopolitico che riuscirà ad allearsi con l’Iran diverrà la superpotenza del futuro.

L’area dell’Asia sud occidentale che gravita intorno all’Iran con la sua presenza storico-culturale comprende la parte meridionale dell’Asia centrale ex sovietica, il Caucaso, la Turchia orientale, l’Iraq, la sponda meridionale del Golfo Persico, parte dell’Arabia Saudita e dell’Oman, il Pakistan e l’Afghanistan e questa presenza è legata alla natura dell’attuale potere degli ayatollah, vere anime del clero sciita e la componente sciita è quasi sempre predominante nei paesi suddetti.

Avere l’Iran come alleato significa poter gestire le risorse energetiche e dunque governare l’intera economia mondiale poiché l’Europa, il Giappone, la Cina e l’India dipendono da quest’area geografica.

Da tutto ciò si comprende il motivo per cui le Forze Armate degli Stati Uniti sono sbarcate in Iraq. Resta solo da vedere se il processo politico in atto sarà in grado di riassorbire la guerra civile o se offrirà un nuovo pretesto per l’invasione dell’Iran.

Ma veniamo ora all’argomento che ci interessa oggi: lo sfruttamento del nucleare nell’Iran di Ahmadinejiad.

La storia del nucleare iraniano risale alla monarchia dei Pahlavi. Nel 1974 Reza, è in rapporto di amicizia con vari esponenti dell’amministrazione USA (Kissinger sosteneva il rafforzamento dell’Iran in chiave antisovietica e propose l’acquisto di 23 nuovi reattori e l’aiuto di tecnici dell’M.I.T.)

Gerard Ford nel ‘76 aveva autorizzato lo scià a comprare e usare le tecniche innovative per l’estrazione e lavorazione del plutonio, passo sostanziale per arrivare alla fabbricazione di testate nucleari.

Al luglio del ’78 risale l’accordo USA-IRAN sull’energia nucleare (7 mesi prima della rivoluzione islamica) e la cooperazione per la ricerca di giacimenti di uranio. General Electric e Westinghouse fanno una gara per vendere i propri reattori: l’apertura al nucleare sarebbe servita alla pace mondiale perché non solo le compagnie americane avrebbero costruito i reattori nucleari, ma il Pentagono avrebbe continuato a vendere armi e equipaggiamenti all’esercito e alla polizia in cambio di petrolio. L’Iran firma anche contratti con Francia e Germania.

Durante la guerra IRAK-IRAN 1980-1988 gli impianti vennero danneggiati.

Alla fine degli anni ’80 Teheran offrì a Washington e all’Europa Occ. di costruire nuovi reattori, ma ottenne un no deciso per il dilagare del khomeinismo e si rivolse quindi ai russi che accettarono.

CRONOLOGIA

1979: rivoluzione islamica, 16 gennaio: lo scià lascia l’Iran. 1° febbraio: l’ayatollah (ayat Allah = segno di Dio) Khomeini torna in Iran e prende il potere: segue l’abrogazione del diritto di famiglia sostituito da appositi tribunali competenti e riguardante quindi anche il divorzio e la custodia dei figli; divieto alle donne di svolgere la funzione di giudice, imposizione del velo, repressione delle proteste, segregazione delle donne nelle spiagge e negli eventi sportivi. Aprile. referendum : il 98% vota a favore della Rep. Islamica. Novembre: occupazione in Libano dell’Ambasciata USA da parte degli hezbollah. Dicembre: Komeini diventa ufficialmente  faqih e controlla la magistratura, il governo e il parlamento

1980 l’Iraq invade l’Iran

1981: rilascio degli ostaggi americani dopo 444 giorni

giugno: il premier Bani Sadr accusato di complotto per rovesciare la Rep. Islamica, fugge in Francia, repressione delle dimostrazioni in suo favore

1984 il parlamento approva la legge che prevede 74 frustate per le donne che non indossano il velo

1985 Iran-Contra Affair. Gli USA cercano di liberare gli ostaggi in Libano offrendo in segreto armi all’Iran. Komeini chiede alle donne di partecipare alla guerra contro l’Iraq

20 luglio 1988 fine della guerra durata otto anni

1989 Komeini muore, Kamenei è nominato leader supremo

e Rafsanjani presidente

1990 l’Iraq invade il Kuwait. L’Iran rimane neutrale, ma denuncia la presenza americana nella regione.

Giugno 1990 devastante terremoto : muoiono 40.000 persone a settembre Teheran riallaccia relazioni diplomatiche con Baghdad.

1995 gli USA impongono sanzioni petrolifere e commerciali all’Iran accusato di sostenere il terrorismo, di produrre armi nucleari e di essere ostile al processo di pace

Novembre :305 donne si iscrivono alle elezioni legislative, il Consiglio dei guardiani ne candida 179

1997 Khatami è eletto presidente con il 69% dei voti

2001 accordo Iran –Arabia Saudita per combattere il terrorismo, la droga e il crimine organizzato

Khatami è rieletto con il 77% dei voti per un secondo mandato

2002 Bush include l’Iran, l’Iraq e la Corea del Nord nell’asse del male. I russi iniziano la costruzione del primo reattore nucleare iraniano a Bushehr

2003 manifestazione contro il regime del clero, 4000 persone vengono arrestate.(e non sono solo studenti)

Annuncio di Khatami che l’Iran produrrà combustibile nucleare per le proprie future centrali civili.

Ispezioni dell’AIEA, ultimatum  e l’Iran cede e sospende l’arricchimento dell’uranio. a dicembre firma il protocollo addizionale al Trattato di non proliferazione nucleare

2004 susseguirsi di accuse e di accordi di sospensione dell’arricchimento in cambio della promessa di cooperazione nucleare, commerciale e politica

2005 minaccia della ripresa delle attività di arricchimento dell’uranio, Blair vuole portare l’Iran di fronte al Consiglio di Sicurezza dell’ONU:

24 giugno: Ahmadinejad  presidente

La fase più tormentata della vicenda nucleare si sviluppa nel corso del 2005. Bush, dopo la vittoria a giugno di Ahmadinejad come presidente, ricorda che di fronte a una minaccia nucleare “nessuna operazione è esclusa, compresa quella della forza”

Il Washington Post e The Nation sostengono che il piano d’attacco all’Iran elaborato dallo Strategic Command prevede l’uso di armi convenzionali e nucleari su oltre 400 obiettivi utilizzando i “Droni”, aerei senza piloti (oggi in Iraq).

Reazioni europee: nella primavera 2005, primo atto diplomatico con la richiesta di un rinvio del progetto nucleare, cui non fa seguito alcuna risposta. Il 17 settembre 2005  Ahmadinejad  all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclama che l’Iran non rinuncerà a produrre energia nucleare per scopi civili usando uranio arricchito (prerogativa riconosciuta dal Trattato di non proliferazione nucleare firmato nel 1974 che permette ai paesi membri di costruire sotto tutela internazionale impianti che comprendono tutte le fasi del ciclo del combustibile nucleare, compreso l’arricchimento).

Nell’agosto 2005 la UE 3 chiudeva la porta a “una proposta iraniana che  prevedeva l’abbandono in modo definitivo degli impianti di arricchimento e il solo utilizzo di impianti ad acqua leggera. L’Iran chiedeva inoltre di fare delle joint venture con imprese private e pubbliche straniere, ma ottiene il no di Gran Bretagna e Francia.

Gennaio 2006

Risposta di Israele alla violenza verbale di Ahmadinejiad con la minaccia di bombardare gli impianti  iraniani, cui fa seguito da parte dell’Iran l’apertura dell’impianto di Natanz che era sotto il monitoraggio dell’AIEA. L’8 marzo deferimento al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, misure restrittive su commercio e blocco dei capitali all’estero.

Gli USA sostengono che il polonio e il berillio (armi atomiche) sono stati importati in Iran, ma l’AIEA (direttore El Baradei) smentisce dopo le visite ai vari impianti e sostiene di non aver trovato nulla.

L’Iran è l’unico paese al mondo che ha una legge che vieta al Governo e ai vari enti di intraprendere attività nel settore militare, relative al nucleare, e non ha mai aggredito alcun paese: è stato aggredito da Saddam al quale gli occidentali avevano fornito armi chimiche quando stava per perdere. L’Iran è membro dell’ONU e ha firmato quasi tutti i trattati internazionali, tra cui il Trattato di non proliferazione nucleare nel rispetto del quale ha accettato le ispezioni dell’AIEA ai siti deputati allo sviluppo del programma nucleare civile.

Nel 2003 l’Iran aveva proposto la creazione di una zona denuclearizzata nel Medio oriente, appoggiato da Egitto e Giordania, da presentare al Consiglio di sicurezza ONU, ma aveva ottenuto un no degli USA perché implicava il controllo degli armamenti nucleari di Israele (200 testate nucleari disponibili).

NB. Né Pakistan, né India né Israele hanno firmato questo Trattato di non proliferazione nucleare. Anche il Brasile, pur avendolo firmato si oppone ai controlli dell’AIEA la quale teme che il Brasile possa vendere ordigni atomici o esportare uranio arricchito di cui è ricco (ma in quel caso dovrebbe cambiare la sua Costituzione).

La UE dovrebbe impegnarsi a convincere gli USA a togliere le sanzioni contro l’industria iraniana del gas e del petrolio, degli aeromobili e relativi pezzi di ricambio e rinunciare all’obiettivo di un cambio di regime in Iran.perché la pressione costante degli USA determina di fatto un rafforzamento del blocco conservatore in Iran che è un paese a forte tradizione di nazionalismo ed è una delle più antiche nazioni del mondo e con alle spalle una ricca cultura.

Dall’impero del male all’asse del male

Nel gennaio 2005 a Davos Clinton aveva dichiarato che il golpe del 1953 che portò lo scià sul trono contro il governo Mossadegh fu un grave errore dei servizi americani: quell’evento ha minato lo sviluppo della democrazia in Medioriente e l’ha stroncato. Come conseguenza in Iran sono scoppiate lotte sociali e antiamericanismo, una costante che la vittoria degli ayatollah ha contribuito a diffondere. Da parte USA una guerra con l’Iran avrebbe conseguenze imprevedibili. Negli anni ’80 Reagan definiva l’Unione Sovietica l’Impero del male per giustificare il riarmo e il progetto delle guerre stellari. Crollato l’URSS, i potenziali nemici sono diventati l’Iraq, l’Iran, la Yugoslavia di Milosevic, la Corea del Nord, la Siria.

Richard Perle trovò un comun denominatore inventando l’espressione asse del male :oggi Iran, Siria, Libano, agevolati dallo scoppio del terrorismo internazionale.

Il petrolio e il gas

L’80-90% di entrate totali delle esportazioni in Iran sono rappresentate dal petrolio e dal gas e finanziano il 40-50% del budget dello stato. Risale al 1951 la NIOC (national iranian oil co) uno dei più grandi enti petroliferi del mondo, nata con la nazionalizzazione di Mossadegh.

Sono localizzati nella parte sud occidentale del paese ben 32 giacimenti produttivi (25 in terra ferma e 7 sul mare), ma il potenziale potrebbe di molto aumentare sfruttando i giacimenti del Mar Caspio dove però esistono dispute territoriali irrisolte tra Iran Kazakistan, Russia Azerbaijan e Turkmenistan.

Attualmente l’Iran esporta 2,7 milioni di barili verso Giappone, Cina, Corea del Sud, Taiwan e Europa, ma ha difficoltà a raffinarlo e necessiterebbe di investimenti per rendere più efficienti i suoi giacimenti.

Nel 2004 la Inpex, un consorzio giapponese, ha firmato un accordo per lo sviluppo dei giacimenti di Aradegan che ha riserve per 26 miliardi di barili, e cerca l’appoggio di Total, Statoil, Sinolpec e Lukoil. La produzione potrebbe iniziare quest’anno e raggiungere i 260.000 barili al dì.

Anche l’Eni/Agip insieme alla francese Elf hanno contratti by back (spese di investimento in cambio di quote di petrolio) vicino ad Abadan la cui capacità è di circa 3-5 miliardi di barili e giacimenti di petrolio e gas nell’isola di Khark.

Rapporti di amicizia con la Russia

Tra il 1989 e il 1993 l’Iran ha acquistato armamenti russi per 10 miliardi di dollari per riequipaggiare le sue Forze armate dopo la guerra e inoltre tecnologia nucleare e missilistica. Preoccupazione comune : i talibani e l’influenza USA e l’impegno di non permettere a quest’ultima il controllo delle esportazioni di energia in Asia centrale: l’Iran finanzia la costruzione di una ferrovia e un gasdotto dal Turkmenistan a Meshad e di qui ai porti e quindi all’estero.

Per quanto riguarda il gas  l’Iran è il 2° produttore di gas dopo la Russia. Il 62% non è ancora sfruttato. Si parla di un gasdotto con la Turchia che potrebbe proseguire per l’Europa attraverso la Bulgaria e la Romania, oppure essere sotterraneo nell’Adriatico. L’Iran esporta gas in India  e nell’ottobre 2004 ha firmato un contratto con SINOPEC  (Cina) di 100 miliardi di dollari per 30 anni e un accordo con il governo di Pechino per l’esplorazione  del Caspio meridionale.

Il pagamento del petrolio in dollari risale a un accordo mediato dallo scià nel 1972-73 con l’Arabia Saudita. Anche l’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) seguì l’esempio e tutti i paesi dovettero dotarsi di dollari per l’acquisto di petrolio

Il che vuol dire predominio globale garantito. Nel 2000 l’Iraq fu il primo a pretendere il pagamento in Euro e quando anche l’Iran espresse la volontà di farsi pagare in Euro o in Yen il pericolo per il dollaro divenne reale e si può dedurre che scopo primario della guerra del golfo non furono le armi di distruzione di massa che non c’erano, né l’esportazione della democrazia, ma la salvaguardia del dollaro, cioè il fondamento dell’impero americano.

Due mesi dopo l’invasione dell’Iraq il programma Oil for Food fu chiuso e il petrolio venne di nuovo venduto in dollari.

Se l’Iran adottasse l’Euro le transazioni del petrolio darebbero alla valuta europea  il prestigio di diventare riserva monetaria internazionale e sia i cinesi che i giapponesi sarebbero lieti di diminuire le loro riserve in dollari (oggi svalutati)  e maggiori vantaggi andrebbero anche ai russi.

Alla minaccia degli USA di ricorrere al Consiglio di Sicurezza l’Iran risponde che sarebbe come giocare col fuoco e minaccia in caso di attacco militare di interrompere i rifornimenti a Usa e Europa: se ciò avvenisse i prezzi potrebbero schizzare da 70 a 130 dollari al barile e la Cina potrebbe in questo caso liberarsi delle sue riserve in dollari causando un grave deprezzamento della valuta americana.

Perché tanto interesse per l’islam

Tariq Ali, direttore del Newleft Review pakistano dice: “Dimentichiamo l’Islam e pensiamo al petrolio. Se non si trovasse sotto le terre abitate da musulmani dubito che l’Occidente si sarebbe mai occupato dell’Islam. Sono i petrodollari che hanno fatto rinascere l’interesse per l’Islam, dopo la caduta dell’impero ottomano.

Gli stati chiave creati dai poteri imperiali dopo la 1a guerra mondiale Iraq, Kuwait e Arabia Saudita si basavano sugli interessi delle compagnie petrolifere. Le forze democratico-radicali dell’Iran erano state sconfitte dall’intervento anglo-americano (scià) che preferivano un regime corrotto e autocratico.

Per gran parte del XX sec. gli interressi nazionali e delle compagnie occidentali hanno tenuto l’Islam in un angolo politico, una religione del 3° mondo di nazioni ai margini, di ricche élites, di dittatori brutali e popolazioni oppresse: I confini di questo stretto angolo politico si sono rinforzati durante la guerra fredda, quando Urss e Usa usarono il mondo islamico come campo giochi per il loro Great Game. E la lezione mai imparata è che coloro che sono stati manipolati con la violenza useranno prima o poi gli stessi modi per esprimere la loro rabbia e la loro ribellione”.

Dice Amir Modini : Non esiste una guerra di religioni: Il problema reale risiede nella vita e nella sua materialità di ogni giorno. Ci sono tanti integralismi, a partire da quello cristiano per arrivare a quello ebraico a quello indù, quello scintoista e tanti altri.. Il fatto vero è che la maggioranza dei popoli islamici lotta da secoli per liberarsi dal cappio del colonialismo e del neocolonialismo e su questa scia sono nate tendenze estreme e spesso manovrate dal potere di turno..Comunque il riformismo di Khatami  non è un’esperienza conclusa, non porrei limite a questa speranza che esprime le istanze di una parte notevole del movimento riformista di tendenza islamica. Nel contempo, dalle parole del leader del movimento studentesco si può dedurre che esiste un movimento riformista più radicale all’interno del paese. Oltre al variegato mondo del riformismo islamista c’è infatti in Iran l’opposizione democratica che risiede nella società civile e nelle comunità iraniane residenti in Europa e in America. Solo la coscienza del comune senso di appartenenza del genere umano e la consapevolezza della brevità di questa esistenza potranno fornire risposte a molte contese e problemi irrisolti.

2) http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=4675108

01/10/2005

Usa-Iran, scontro apocalittico?

di Mir Mad

Oramai è di dominio pubblico che il Pentagono ha pianificato anche l’uso di armi nucleari tattiche contro l’Iran. La dottrina della “guerra preventiva” stile neocon sta facendo un pericoloso salto di qualità e senza preoccuparsi delle inevitabili, devastanti conseguenze per l’intera umanità potrebbe trasformarsi in una “guerra preventiva nucleare”. Secondo quanto ha scritto The Nation (21 luglio 2005), George Bush “ha dato al Dipartimento della Difesa la sua approvazione alla preparazione di diversi scenari per un attacco”. L’autore dell’articolo, Michael Klare, esperto di problemi della difesa, afferma di essere a conoscenza del fatto che i piani del Pentagono già esistono e prevedono l’uso di armi convenzionali e atomiche su oltre 400 obiettivi iraniani già identificati e scelti.

Philip Girali – ex membro della Cia e fonte attendibile, che recentemente ha fornito informazioni sull’Iran a Seymour Hersh- afferma: “A Washington non è un segreto che gli stessi personaggi dentro e attorno l’amministrazione Bush che hanno montato la vicenda irachena, si stiano preparando a fare lo stesso con l’Iran. Il Pentagono, agendo dietro istruzioni dell’ufficio del vicepresidente Dick Cheney, ha incaricato lo “United States Strategic Command” (Stratcom) di elaborare un piano da impiegare in risposta a un altro attacco terroristico contro gli Stati Uniti del tipo dell’11 settembre. Il piano include un attacco aereo su larga scala contro l’Iran, con l’utilizzo di armi sia convenzionali che nucleari tattiche [ le “bunker busters”, ndt ]. In Iran ci sono più di 450 obiettivi strategici di primaria importanza, comprendenti numerosi siti sospetti per lo sviluppo di armi nucleari. Molti di questi sono rinforzati o sotterranei a grande profondità e non possono esser distrutti da armi convenzionali. Da qui l’opzione nucleare. Come nel caso dell’Iraq, la risposta non dipenderà dal fatto che l’Iran sia realmente coinvolto nell’atto terroristico diretto contro gli Stati Uniti. Diversi ufficiali di alto rango dell’Air Force implicati nella stesura del piano sono inorriditi di fronte alle implicazioni di quello che stanno facendo -la preparazione di un attacco nucleare non provocato contro l’Iran- ma nessuno è disposto a compromettere la propria carriera sollevando obiezioni” [Philip Giraldi, “Deep Background”, The American Conservative , 1 agosto 2005 ( Traduzione: G.Garibaldi].

Il piano cui si riferisce Giraldi è il “Conplan 8022″ , già “svelato” da William Arkin lo scorso 14 maggio sulle pagine del “Washington Post” e pubblicato anche da “Newsweek” e appunto è stato elaborato dallo Stratcom, un tempo responsabile soltanto dell’arsenale nucleare strategico, ma recentemente riformato e incaricato di pianificare il “global strike” con opzioni sia convenzionali che nucleari.

Anche se l’autorevole l’IISS – “International Institute for Strategic Studies” – di Londra, nel suo “Ilss Strategic Weapons Programmes, September 6 2005” sostiene che, anche nel caso esista un piano per la costruzione degli armi nucleari, Teheran ha bisogno ancora di diversi anni, – “Pubblic estimates for how long it would take Iran to acquire nuclear weapons range from only a few years to at least a decade”- lo stesso istituto e diversi esperti autorevoli come Arvand Abrahamiayan dell’Università di New York sostengono che tra Usa e Iran “uno scontro è inevitabile” e un scontro del genere -altro che la guerra contro l’Irak- senza ombra di ironia potrà infiammare davvero l’intero pianeta e aprire le porte dell’inferno.

Il presidente Bush, rispondendo alle domande dei giornalisti riguardo alla ripresa dei lavori del programma nucleare iraniano – dichiarato per uso pacifico e sotto il controllo dell’ Iaea e nell’ambito dei trattati di non proliferazione nucleare Npt- ha sostenuto che tutte le opzioni sono sul tappeto. Ha detto anche che “un eventuale attacco aereo israeliano avrà il sostegno degli Stati Uniti”, mentre l’Europa, attraverso il cancelliere Schroder ha dichiarato di non voler seguire né sostenere un intervento militare.

Il piano dovrebbe funzionare cosi: in seguito a spettacolari attentati terroristici in Usa firmati al-Qaeda e bin Ladin -o qualche gruppo di nuova formazione-, attacchi aerei americani potrebbero partire dall’Azerbaijan o dalla base Shindand in Afghanistan oppure dalla base di Khanabad in Uzbekistan che sta per essere trasferita in Turkmenistan (Mary2) o dalle basi in Turchia e in Irak o direttamente dalle navi Usa nel Golfo Persico. Gli attacchi individuerebbero gli obiettivi basandosi sulle informazioni raccolte dai droners, gli aeri spia senza pilota, e sarebbero preceduti o seguiti fomentando le rivolte etniche nelle regioni del Khuzestan e del Kurdestan iraniano, in accordo con certe fazioni scite moderate (ci sarebbero diversi nomi) o filoamericane (Hossein Khomeini, Hassan Sadr per esempio). Il “regime change”, infatti sarebbe conseguenza di rivolte popolari contro il regime impopolare degli ayatollah e con l’aiuto della potente comunità iraniana d’America. Secondo Scott Ritter, l’ispettore dell’Onu per le armi in Irak, con la penetrazione nello spazio aereo iraniano ed altri atti, l’amministrazione Bush è già in una guerra non dichiarata contro l’Iran. Secondo autorevoli analisti: un attacco aereo contro gli impianti nucleari dell’Iran potrebbe essere estremamente incauto e poco saggio perché gli impianti sono sparsi su un vasto territorio e sono nascosti sotto terra e difficilmente identificabili. Inoltre con il prezzo del petrolio arrivato anche a 60-70 dollari l’Iran importante paese produttore insieme al suo seguito scita-petrolifero in Irak e nei vari paesi del Golfo Persico potrebbe causare un collasso all’economia mondiale. Inoltre la storia insegna che da più di 5000 anni i popoli dell’Iran di fronte al pericolo straniero si sono riallineati al potere di turno per poter difendere la propria autonomia e indipendenza.

Scrive Fareed Zakaria su “ Newsweek ” (22 agosto, 2005): un attacco militare straniero rafforzerebbe il supporto popolare al programma nucleare e il sostegno all ‘ impopolare regime. Iran è un paese con una forte tradizione di nazionalismo ed è uno delle pi ù antiche nazioni del mondo.

R.Hunter, ex rappresentante degli Usa presso la Nato durante l’amministrazione Clinton, in un intervista a Radio Farda sostiene: un eventuale attacco all’Iran minaccerà la sicurezza degli Usa per diverse generazioni. Hamid al-Bayati vice ministro degli esteri irakeno ha affermato: se l’Iran avesse voluto avrebbe reso l’Iraq un inferno per gli Usa. Mentre “ar Riaz”, settimanale saudita sostiene: un attacco all’Iran infiammerà tutti i pozzi petroliferi della regione e ciò equivale alla terza guerra mondiale. Jim Leach, in un discorso al Congresso, ha sostenuto che il mondo islamico comprende la logica del nostro intervento in Afghanistan dove “sono stati pianificati gli attacchi dell’ 11 Settembre”, ma non solidarizza con la nostra politica in Iraq che non aveva nessun legame con l’attentato. Secondo Leach se avvenisse un terzo caso d’attacco contro l’Iran si realizzerebbe quel che Samuel Huntington definisce “un scontro pieno tra le civiltà”. La Task Force di Brzezinski, composta da 22 esperti al massimo livello – è stata istituita appunto per monitorare la vicenda e prevenire uno scontro catastrofico – ha tracciato un percorso di lavoro e ha consigliato la Casa Bianca di evitare ogni attacco e cercare di trattare l’Iran come la Cina, dialogando. Lo stesso Zakaria facendo una razionale riflessione propone responsabilmente:

There are lots of reasons to be suspicious of Iran. But the real question is, Do we want to try to stop it from going nuclear? If so, why not explore this path? Washington could authorize the European negotiators to make certain conditional offers, and see how Tehran responds. What’s the worst that can happen? It doesn’t work, the deal doesn’t happen and Tehran resumes its nuclear activities. That’s where we are today.

La troika europea e le trattative.

Dopo lunghissime trattative portate avanti realisticamente e responsabilmente dall ‘ Europa,, Tehran aveva accettato nel Novembre del 2004 di sospendere unilateralmente e volontariamente il progetto di arricchimento dell ‘ uranio, come “ gesto di buona volont à” fino a 31 Luglio del 2005, termine in cui l ‘ Europa avrebbe dovuto presentare delle proposte, per esempio offrendo in cambio rapporti commerciali e garanzie di sicurezza (lo pu ò davvero fare?). Ci ò mentre vari esponenti dell ‘ amministrazione Bush andavano dichiarando ripetutamente e continuamente di avere sul tavolo “ ogni opzione ” , preparavano i piani militari e il plenipotenziario Usa all ‘ ONU, John Bolton dichiarava che ogni trattativa con gli ayatollah “è destinata a fallire ” .

A seguito delle continue e sempre maggiori pressioni di Washington su vari fronti contro l ‘ Iran, il blocco della destra militar-religiosa che a Tehran come a Washington è chiamata neoconservatrice, ha fatto uscire dalle urne presidenziali dello scorso giugno il nome del duro Ahmadinejad, escludendo contro l ‘ aspettativa europea il pragmatico conservatore Rafsanjani. L ‘ Europa allora ha chiesto un rinvio di sei giorni della moratoria per poter presentare le proprie proposte. L ‘ Iran ha risposto di non poter concedere altro tempo e ha iniziato sotto osservazione degli ispettori dell ‘ IAEA (Agenzia delle Nazioni Unite per Energia Nucleare) alcune attivit à di ricerca e la produzione di “ yellow cake ” nell ‘ impianto UCF di Isfahan, attivit à che non riguardano direttamente il ciclo dell ‘ arricchimento dell ‘ uranio e sono riconosciute come diritto ai membri firmatari dei trattati di NPT.

L’Europa, sempre più in affanno tra i due neocon – di Washington e di Tehran – ha avvertito l’Iran che “ogni movimento unilaterale” sarà considerato “ pregiudizievole e non necessario” e renderà “molto difficile” la continuazione delle trattative. Anche se William Pfaff sulle pagine di “International Herald Tribune” (13 agosto 2005) ha sostenuto: “ Alla base della controversia sul programma nucleare iraniano, risiede una posizione americana sul tema della non-proliferazione nucleare che nel lungo periodo non è sostenibile. Buona parte della comunità politica internazionale comprende che le cose stanno così. È forse ora che la comunità politica di Washington scenda a compromessi con questa realtà”.

Affermando ciò Pfaff ha voluto suggerire realisticamente all’Europa la ricerca di soluzioni più equilibrate. Ma finora non sembra che l’Europa abbia potuto produrre un pacchetto accettabile o tale da far camminare il negoziato. Anzi la troika europea (Inghilterra, Francia e Germania), capeggiata in questa fase dall’Inghilterra di Tony Blair, sembra cedere alla posizione dell’amministrazione Bush, atteggiamento che ha portato ad un punto morto le trattative, dando cosi la possibilità ai neocon di poter aprire le porte dell’inferno con la scusa e l’accusa della produzione e dell’accumulo di armi di distruzione di massa da parte di Tehran, rievocando cosi il dramma irakeno.

Nella questione nucleare iraniana sono da tenere presenti alcuni punti:

• A differenza di quel che sostiene Kenneth Pollock sulle pagine di Foreign Affaire – March/April 2005- Non solo non è stata trovata la pistola fumante o “smoking gun” ma nemmeno un qualche elemento pur minimo che possa dimostrare che l’Iran stia portando avanti una ricerca diversa da quella per l’uso pacifico del nucleare. C’è un documento ufficiale e riassuntivo, del novembre 2004, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica che afferma a chiare lettere che “non esistono prove che l’Iran stia costruendo armi nucleari”.

• Finora qualsiasi attività inerente al nucleare iraniano è stata comunicata agli organismi internazionali di competenza e si è svolta sotto l ‘ osservazione degli ispettori dell ‘ IAEA. Gli ispettori dell ‘ Agenzia hanno avuto sempre e tempestivamente la possibilità di entrare in tutti i siti e negli impianti per rilevamenti e rispettivi controlli.

• L’Iran sotto la presidenza di Khatami è stato promotore, nel 2003, di una proposta per la creazione di un Medio Oriente denuclearizzato. Il progetto, appoggiato dall ‘ Egitto, dalla Giordania e da diversi altri paesi del Medio Oriente, è stato accantonato per la netta contrariet à di Washington. Era pronta anche una risoluzione da presentare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel dicembre 2003, ma fu ritirata perch é gli Stati Uniti minacciarono il veto. Un ‘ eventuale risoluzione in tal senso avrebbe richiesto il controllo degli armamenti nucleari israeliani gi à esistenti (almeno 200 testate ) e Washington non intendeva permetterlo.

• Oltre Israele, c ‘è il Pakistan del generale golpista Musharaf che possiede il nucleare e non ha firmato, cos ì come non l ‘ ho ha fatto l ‘ India, l ‘ altra potenza nucleare, neanche i Trattati di non Proliferazione Nucleare (NPT). Anche se i generali di Musharaf gestiscono tuttora il bazar dal materiale nucleare, non gli viene chiesto nulla. Il presidente Bush nel contempo promette a Manmohan Singh premier indiano di collaborare con l ‘ India per sviluppo del nucleare e questo contro il trattato stesso che vieta ai membri di collaborare nel settore con i paesi non firmatari.

• Il Brasile è un membro di NPT, eppure dichiaratamente porta avanti un progetto di ricerca nucleare e dichiaratamente non intende aprire gli impianti agli ispettori .

Come sostiene, W.Pfaff : “ alla base della controversia sul programma nucleare iraniano, risiede una posizione americana sul tema della non-proliferazione nucleare che nel lungo periodo non è sostenibile. Buona parte della comunit à politica internazionale comprende che le cose stanno cos ì . È forse ora che la comunit à politica di Washington scenda a compromessi con questa realt à . L’impegno dell’America a bloccare la proliferazione nucleare produce effetti perversi. In un periodo di crescente instabilit à nel Medio Oriente, con gli Stati Uniti impegnati in due guerre in paesi islamici, tale determinazione aumenta il fascino delle armi nucleari per quei governi che non le posseggono, e rinforza il loro valore percepito come punto di forza politico e deterrente contro attacchi stranieri ” .

Pfaff però non prende in considerazione che le motivazioni dell’amministrazione Bush vanno al di là della questione nucleare. L’Iran, che è incuneato tra le risorse energetiche del Golfo persico e il Mar Caspio, sta emergendo come una potenza regionale non solo al di fuori del controllo dei costruttori dell’impero ma che sfida gli Stati Uniti ( vedi: Ilan Barman in Tehran Rising: Iran’s Challenge to the United States) e ha avuto per la prima volta il coraggio d’introdurre verso la metà del 2003 il sistema del “petro –euro” rompendo il monopolio del petro-dollaro e, soprattutto, sta diventando la base energetica di una nuova area geopolitica ( Shanghai Cooperation Oraganization ) con al centro la Cina, che comincia a considerare la sicurezza dei propri fornitori di energia come la propria. Infatti nell’ultima riunione dei governatori dell’Iaea, l’Europa capeggiata da Blair, abbracciando la posizione americana con la risoluzione 2005/77 del 24 settembre scorso, ha voluto mandare il caso iraniano al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per le sanzioni, una posizione che ha incontrato la resistenza della Cina e della Russia. Una certa Europa con questo atteggiamento e seguendo la linea di Bush si è resa partecipe della politica dei neocon che ha portato al potere in Iran i neoconservatori d’ispirazione militarista, forse per arrivare allo scontro e avere il pieno dominio del Medio Oriente. Tutto questo sta isolando e indebolendo, in Iran e altrove, lo sviluppo delle lotte civili delle forze democratiche, che, fra l’altro, meriterebbero, da parte dell’Europa, una maggiore attenzione.

Gli ayatollah si preparano alla guerra.

E ‘ noto che l ‘ Iran erede dell ‘ antica Persia è il paese chiave del Medio Oriente e nei secoli ha esercitato un ‘ influenza notevole su tutta la vasta regione che si estende dal Kashmir fino al Mediterraneo. Nel mondo bipolare uscito dagli accordi di Yalta, l ‘ Iran doveva e ha fatto parte del campo americano. Ora che il mondo è caratterizzato da un’unica superpotenza e secondo la logica unilaterale di quest ‘ Amministrazione americana che tende ad annullare i problemi piuttosto che a risolverli, l ‘ Iran non pu ò rimanere fuori controllo, tanto meno esercitare su un ‘ area cosi vasta un ‘ influenza in contrasto con gli interessi degli Stati Uniti. Con la riconquista dell ‘ Iran gli Usa:

• Avranno il controllo quasi totale delle risorse energetiche situate tra Golfo persico e il mar Caspio e tutte le aree annesse. In questo modo è facile avere sotto controllo l ‘ Europa e il Giappone, la Cina e l ‘ India come maggiori importatori e consumatori di idrocarburi, attuali e futuri.

• Terranno sotto osservazione Russia, Cina, India, con un diretto controllo sull ‘ Asia Centrale ex-Sovietica, sul mondo arabo, sul subcontinente indiano,

• Potranno rimodellare a proprio piacimento il turbolento mondo arabo-islamico, instaurando nuovi regimi subordinati nell ‘ ambito del progetto del “Grande Medio Oriente”. E togliendo appoggio finanziario e logistico alla componente combattente (Hamas-Jihad-Hezbollah) di questo mondo per dare mano libera a Israele di gestire la questione palestinese a proprio compiacimento.

• Potranno riordinare le dispute e le contese caucasiche – Abkhazia in Georgia, Karabakh tra Armenia e Azerbaijan, Cecenia, … – secondo gli interessi e i piani di Washington, facendo uscire, con l ‘ aiuto della Turchia, definitivamente il Caucaso e possibilmente l ‘ area transcaucasica dall ‘ influenza russa. Ci ò permetterebbe di garantire nella prima fase la sicurezza dell ‘ oleodotto Baku-Jayhan e spostarlo in seguito verso la pi ù sicura e pi ù economica rotta iraniana che condurrebbe il petrolio nel Golfo Persico e di l à verso i mari aperti per farlo arrivare al consumatore finale con costi minori e sotto la regia e il controllo degli Usa.

• Potranno imporre alla cultura persiana, che ha attratto nei millenni popoli e culture dal Kashmir(la stessa famiglia Khomeini è originaria del Kashmir) fino al Mediterraneo (Libano in particolar modo) la reintroduzione del modello monarchico che ha ingessato nei millenni la mobilit à sociale, utilizzando la potente comunit à iraniana d ‘ America, per poter divulgare l ‘ “american lifestyle” in tutta questa vasta regione.

A Teheran l’ala conservatrice del clero in pieno accordo con la nuova destra proveniente dagli ambienti di Pasdaran e Basigi (l’esercito irregolare e la milizia politica), dopo aver vinto le elezioni locali, secondo il copione hanno messo le mani anche sul settimo parlamento (Majlis) facendoci entrare più di 100 comandanti provenienti dalle file dei Pasdaran e dei vari servizi. L’ultimo assalto dei neocon iraniani è stato contro la Presidenza della Repubblica che facendo uscire dalle urne miracolate dal copione il nome di Ahmadinejad ha estromesso qualsiasi moderatismo, ha costruito un saldo potere di stampo militarista – integralista capeggiato dal leader Khamenei e dagli organi non elettivi che sono i veri detentori del potere.

Conquistato tutto il potere ne hanno cominciato a far parte sostanzialmente pasdaran e uomini provenienti dai vari servizi. Uno dei primi atti del Consiglio di Ministri diretto da Ahmadinejad è stato l’approvazione di un decreto legge che destinava 700 milioni di dollari per la “difesa sacra”. Mentre il leader Khamenei, come Comandante Supremo, togliendo il comando all’esercito regolare (battaglione 88 dell’esercito) e alla polizia di frontiera lo ha passato ai pasdaran nelle cinque regioni occidentali del paese che confinano con l’Irak. E proprio in queste regioni da dove gli americani sperano di fomentare le rivolte popolari, i pasdaran hanno ammassato 250,000 uomini costruendo basi e accampamenti sulle montagne di Zagros. Il leader Khamenei, guida suprema, ha sostituito ministro della difesa, comandante dell’esercito regolare, 11 comandanti pasdaran e 5 comandanti basigi mentre i quadri dirigenti dei ministeri sono stati sostituiti con uomini dei servizi. Il previsto piano di Khamenei per raddoppiare entro il 2010 la spesa militare grazie agli attuali elevati proventi petroliferi verrà anticipato al 2008.

Anche nella capitale ci sono chiari segnali che il regime si sta preparando alla guerra. I ministeri degli interni e delle informazioni sono stati occupati da personaggi radicali. I governatori e i sindaci nominati dal ministero degli interni in maggioranza sono ex pasdaran. Nelle vicinanze di Qom la citt à santa sede dei seminari e del clero si sta ergendo la base militare Fadak su un area vasta 7,2 km quadrati. I vari leader del regime fanno continui viaggi nella citt à santa di Mash-had dove, secondo voci, sono stati costruiti rifugi sotto il veneratissimo mausoleo dell ‘ ottavo imam scita (Reza) che vede sempre presenti milioni di pellegrini sciti e per questa ragione non bombardabile per non suscitare l ‘ ira dei fedeli sciti. Si parla di Va ‘ ez Tabasi come successore di Khamenei nel caso di morte o decesso.

Cominciano a circolare addirittura ipotesi dettagliate sul possibile attacco: le truppe anglo-americane inizierebbero l’offensiva su tre assi, Shalamceh, Hamroon e Arvandrud, per prendere il controllo della regione petrolifera del Khuzestan che produce il 70% del petrolio iraniano. Tenendo sotto controllo i pozzi petroliferi si mantengono stabili i mercati. In questo caso le unità iraniane partendo dal sud del Kurdestan, dalla località Zainalkoosh attaccherebbero gli angloamericani verso Bakubah con l’aiuto della Brigata Badr e degli sciti irakeni.

Gli ayatollah sono convinti che gli attacchi aeri e missilistici Usa prima e poi arriveranno, e come dice Amir Taheri sul “ New York Post” del 21 settembre sperano che ci sia anche una partecipazione israeliana negli attacchi per poter infiammare il mondo islamico e trascinarlo sulle proprie posizioni. Nel quadro di questa logica gli Hezbollah libanesi attaccherebbero Israele e Hamas e Jihad palestinese – i cui leaders sono stati ricevuti nelle settimane scorse da Khamenei – alzerebbero il livello dello scontro. In Afghanistan la componente etnica Tadjika e gli sciti Hazarah, insieme a Hekmatyar, darebbero l’assalto alle forze anglo americane. In Pakistan il 25% dei sciti sono considerati una risorsa mentre si sta lavorando tra i 160 milioni di mussulmani indiani, in parte sciti. Ci sarà la rivolta della maggioranza scita del Bahrain, mentre le minoranze scite sparse in Africa e nella penisola arabica comincerebbero i tumulti. Anche se si tratta di ipotesi, il quadro che emerge è alquanto drammatico ed è allarmante che, nonostante tutto, nonostante gli scenari devastanti per l’intera umanità di una guerra contro l’Iran, le due amministrazioni neocon continuino nei loro preparativi bellici.

di Mir Mad

(fonte: www.megachip.info)

481 commenti
« Commenti più vecchiCommenti più recenti »
  1. Shalom: l'industria dell'Olocausto diventa un boomerang
    Shalom: l'industria dell'Olocausto diventa un boomerang says:

    Ariel Toaff
    Uno studio promosso dal parlamento tedesco sottolinea che gli attuali sistemi educativi, rivolti a una presentazione troppo unilaterale della tragedia della Shoah, possono aiutare di fatto la diffusione di stereotipi antisemiti e i gruppi negazionisti.

    German study says Holocaust education might fuel anti-Semitism
    http://www.haaretz.com
    Study concludes that ‘anti-Semitic stereotypes might be conveyed by the one-sided presentations of Jews as victims’; education on Nazis stirs anti-Semitism typified by ‘guilt denial.’

  2. Shalom: in Israele la democrazia e' in pericolo, caro Rodolfo
    Shalom: in Israele la democrazia e' in pericolo, caro Rodolfo says:

    Ariel Toaff
    Jerusalem Post: Se le elezioni politiche in Israele avessero luogo oggi, il blocco delle destre e dei partiti religiosi, guidato da Netanyahu, salirebbe a 76 seggi, i partiti del centrosinistra ne otterrebero insieme 28, le liste arabe 10 e la sinistra soltanto 6.

    ‘Likud would win 39 seats, Lapid only 6,’ poll finds
    http://www.jpost.com
    If elections were held last week, right-wing bloc would grow to 76 mandates, Kadima and Labor would each get 12 seats.

  3. rodolfo
    rodolfo says:

    x150
    sara´…ma io rimango del mio parere…
    Assad e il pazzo di Teheran non sono certo angioletti….se lei li ritiene tali….ne prendo atto.
    Tra l´altro io personalmente non trovo nessuna differenza tra 1.000
    e 6.000.000.. e .nessuna differenza persino tra 1 e 6.000.000.
    Se lei trova delle attenuanti quando scrive:-” Dire che è un Hitler chi è responsabile forse di mille morti equivale a dire che Hitler ha fatto accoppare solo mille persone.”
    :
    questo e´un suo modo particolare di interpretare gli avvenimenti…ne prendo atto…
    ma…non certo il mio.
    Rodolfo

  4. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Rodolfo,
    non so bene che cosa avrei detto di qualunquista, a meno che io e lei usiamo questo vocabolo con due significati differenti.
    Io ribadisco che il vero pericolo per la pace in Medioriente non sta a Teheran ma a Tel Aviv.
    Siete voi a non aver mai definito quelle che voi ritenete le vostre frontiere, non gli altri.
    Dovrete essere molto forti, e per tutta l’eternità. Non vi sarà difficile, Dio è con voi, o almeno così voi dite ….. U.

  5. peter
    peter says:

    x Linosse 142

    senti caro,vedi di non dire anche tu minchiate…per un mal comune mezzo gaudio…
    Che UK abbia un debito pubblico e/o estero oltre 4 volte superiore al suo PIL e’ una plateale sciocchezza. Il debito e’ di circa 1.1 trilioni di euro, quindi circa il 60% del PIL.
    Se dai un’ íntera lista di dati sarebbe poi corretto indicare da chi li hai presi

    Peter

  6. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Massì,
    rinfreschiamo la memoria (corta) del Rodolfo ricordandogli un loro “padre della Patria” , per i più a suo tempo un terrorista esperto in bombe a mano buttate nel mucchio.
    Ce ne sarebbero altri, ma mi limito a questo fottuto.

    “Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle loro terre, per ripulire la Galilea dalla sua popolazione araba. C’è bisogno di una reazione brutale. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo straziarli senza pietà, donne e bambini inclusi. Durante l’operazione non c’è da distinguere tra colpevoli e innocenti”.
    (Ben Gurion, 1967)

    C.G.

  7. peter
    peter says:

    x Sylvi

    intanto complimenti per il suo uso sempre piu’ frequente di espressioni inglesi…immaginando quale immane difficolta’ cio’ rappresenti per lei.

    Sull’italiano pero’, non metta le mani avanti e si lasci dire…
    Tagliare la testa al toro non nasce certo dal particolarissimo aneddoto regionale citato da lei…sorry!
    E´un ‘espressione assai antica, e come anche prendere il toro per le corna deriva forse dalle corride spagnole conosciute bene anche in Italia da secoli…entro’ ufficialmente in italiano nel 1879, anche se era gia’ in uso nei dialetti.
    Alcuni hanno inventato favole o aneddoti immaginari per spiegare l´ origine dell’ espressione…non solo lei

    Peter

  8. peter
    peter says:

    in inglese si usa prendere il toro per le corna (to take the bull by the horns), certo in omaggio al bull fighting o corride…
    Tagliare la testa al toro si dice invece to go the whole hog. Hog e’ il montone o pecora di un anno non ancora tosato…quindi to go the whole hog vuol dire tosare a zero

    Peter

  9. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Idiomi USA

    To take the bull by the horns, significa:
    To make a bold decision without hesitation. =
    Prendere una decisione coraggiosa senza esitazione.

    To go the whole hog , significa:
    Andare oltre i propri limiti.
    (Poco usato).

    I due detti hanno poco a che vedere con i due animali da fattoria.

    Anita

  10. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter,

    non vorrei ulteriormente disturbare Linosse, con le mie elucubrazioni carnascialesche, ma a proposito di “tagliare la testa al toro” io ho parlato di vicende veneziane avvenute nel 1165, e di seguito, non ieri o l’altroieri!
    O le pare che il 1165 non sia abbastanza antico?

    Lei e tutti i suoi detti in inglese siete arrivati DOPO, come il Parlamento di cui tanto vi vantate! Sorry!
    Per quel che riguarda le mie espressioni in inglese…a orecchio,…nonostante viscerali rifiuti…qualcosa devo pur ricordare!
    Poi, nei miei viaggi , mi sono per lo meno sempre preoccupata di imparare a dire almeno “buongiorno e arrivederci”.

    Bore da…Hwyl fawr!!!

    Sylvi

  11. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    1) – Avermi attributo il dire o il pensare che “sono degli angioletti” e’ la prova non solo della sua disonesta’ o faciloneria, ma anche del modo disonesto con il quale attribuite ad Ahmadinejad&C frasi e minacce che NON hanno mai profferito.
    2) – Vada a Tel Aviv a dire che tra 1 o 1.000 o 6.000.000 di vittime non c’e’ differenza. La mettono in galera e non la fanno piu’ uscire. Ma anche in Francia, mi pare.
    3) – Prendo atto che per lei Sharon, Dayan, Barack, Ben Gurion, ecc. sono degli Hitler, visto che hanno provocato ben piu’ di 1 morto innocente palestinese, libanese, egiziano…. L’orrenda strage di qualche migliaio di palestinesi commissionata e lasciata fare da Sharon a Sabra e Chatila dai miliziani maroniti ne fa in effetti un mostro degno della scuola hitleriana. Peccato solo che poi sia diventato perfino capo del governo di Israele.
    Sogni d’oro.
    pino nicotri

  12. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Non me ne voglia, ma ci sono pagine di excerpts dei discorsi di Ahmadinejad 2005 al 2012.

    Non perde un occasione negare l’Olocausto anche all’Onu.

    Ho letto anche un’intervista concessa allo “Spiegel”, interessante…

    Saluti,
    Anita

  13. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Certo che non gliene voglio! Ma negare l’Olocausto non significa voler distruggere Israele con tutti i suoi abitanti! Mi pare grave o forse più grave negare lo Stato palestinese perché i palestinesi sono vivi, non morti come le vittime della shoà. Inoltre i discorsi di Ahmadinejad sono tradotti volutamente male in certi punti, lui parla di distruzione del sionismo, cosa condivisibile e comunque non sanguinosa, e NON di distruzione fisica di Israele. Per fare l’unità d’Italia sono stati distrutti lo
    stao pontificio e il regno dei borboni, ma NON fisicamente massacrandone gli abitanti, bensí solo politicamente. far dire ad Ahmadinejad cose diverse da quelle che ha detto è disonesto e serve solo a legittimare un’altra aggressione all’Iran.
    Un saluto.
    pino

  14. rodolfo
    rodolfo says:

    Nicotri:-1) – Avermi attributo il dire o il pensare che “sono degli angioletti”….
    NICOTRI 2) – Vada a Tel Aviv a dire che tra 1 o 1.000 o 6.000.000 di vittime non c’e’ differenza. La mettono in galera e non la fanno piu’ uscire. Ma anche in Francia, mi pare.


    Frasi balorde ed estremamente sbagliate.
    Se e´vero quel che c´e´scritto nel Talmud ” chiunque salvi una vita salva il mondo intero” e´anche veroil contrario… e la consequenza e´che,,,” chi “inutilmente” uccide una sola vita umana uccide il mondo intero”. Dunque anche quelli sono da ritenersi un Hitler.
    Potrebbe essere secondo lei… altrimenti?
    Avrei potuto evitarlo quel “inutilmente” ma l´ho infilato li di proposito…perche´uccidere per difendersi…per preservare la propria esistenza in special modo per un popolo che si era voluto praticamente cancellare dalla faccia della terra e´stato ed e´di vitale importanza.
    Dunque il comportamento di Assad per esempio non lo si puo´paragonare al comportamento di un Ben Gurion.
    <Non so´se sono stato chiaro.


    Nicotri…Inoltre i discorsi di Ahmadinejad sono tradotti volutamente male in certi punti, lui parla di distruzione del sionismo, cosa condivisibile e comunque non sanguinosa, e NON di distruzione fisica di Israele.


    Lei conosce davvero cosi bene quella lingua ? Non credo.
    In Israele molti conoscono quella lingua perfettamente …perche´ era la loro e qualche Iraniano in Iran di religione Ebraica esiste ancora…
    dunque lasci perdere le traduzioni .
    Poi sarebbe interessante sapere in quale modo si potrebbe distruggere il Sionismo senza distruggere lo Stato d´Israele i quali abitanti sono nella maggior parte Sionisti. Per spiegarlo…se a qualcuno viene la voglia …consiglio prima 2 litri di Barbera a stomaco vuoto.
    Rodolfo


    x157cg
    Cito una delle tante frasi di Ben Gurion:-
    "Tra di noi non possiamo ignorare la verità ….politicamente noi siamo gli aggressori e loro si difendono ….il paese è loro, perché essi lo abitavano, dato che noi siamo voluti venire e stabilirci qui, e dal loro punto di vista li vogliamo cacciare dal loro paese".

    Uno che parla cosi non puo´aver detto la frase da te citata…frase inventata di sana pianta da antisemiti incalliti. Quella frase e´dunque falsa e Ben Gurion non l´ha mai detta.
    Tu invece non e´la prima volta che la posti e lo fai sempre quando non sai piu´che pesci prendere e dove sbattere la testa…(vuota?).
    Magra soddisfazione la tua.
    R

  15. peter
    peter says:

    x Anita

    no non e’ proprio esatto…
    hog e´ una parola strana, usata nei composti groundhog (marmotta o talpa), hedgehog (porcospino), etc, ma hog e’ anche l’ovino di un anno non ancora tosato, di qui l’espressione to go the whole hog che altrimenti non avrebbe senso…
    D’accordo su prendere il toro per le corna, ma to go the whole hog significa troncare ogni remora, obiezione, esitazione, per ottenere il massimo risultato.
    Andare oltre i propri limiti si direbbe in italiano fare il passo piu’ lungo della gamba (espressione che piace moltissimo agli inglesi quando gliela traduco), in inglese to bite off more than one can chew…non lo sapevi?!

    ciao, Peter

  16. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Ah, i bei tempi in cui i bianchi sparavano quanto gli pareva addosso agli indiani, ai neri, ai gialli… e con i libri sacri e la vita altrui ci si pulivano il sedere…. Peccato, pare che quei bei tempi siano finiti. Ma c’è chi non se n’è accorto.
    pino nicotri

  17. peter
    peter says:

    x Pino

    effettivamente doveva essere bello quando il mondo era ‘vergine’ e pronto per le conquiste…viaggi nell’ignoto, spedizioni, scoperte…
    Speriamo che si inventino presto motori adatti in barba a quel bacucco conservatore di Einstein…
    Ha idea, caro Pino, di quanti nuovi pianeti siano stati scoperti solo coi telescopi orbitanti? molti hanno caratteristiche terrestri…incredibile che riescano a ‘vederli’ a centinaia di anni luce di distanza…anche un tantino preoccupante

    Peter

  18. peter
    peter says:

    x Sylvi

    come le dicevo, ogni regione ha i suoi aneddoti…se fa un po’ di ricerca, vedra’ che quello del carnevale della Serenissima non e’ certo l’unico…

    Peter

  19. Linosse
    Linosse says:

    Xrodolfo 167
    Diamo allora alle frasi ,tutte,un codice di riconoscimento per verificarne l’autenticità.Fino a stabilire cos’ è falso o vero conformiamoci con ciò che si è in realtà fatto e non detto.
    Ti sembra che in tutti questi anni ,cominciando da Ben Gurion per finire con Netanyahu, si siano prodigati in modo pacifico e conciliatore a stabilirsi in Israele senza cacciare nessuno come hanno riconosciuto o sono passati dalle parole ai fatti come la storia ,purtroppo,ci documenta.?
    L.

  20. Linosse
    Linosse says:

    X Peter
    Purtroppo ho fatto solo un copia e incolla della tabella con un
    errore di trascrizione sui dati U.K. per cui:
    U.K117.580 81% e 245% al posto di
    U K 117.580. 81%. 436%

    L.

  21. rodolfo
    rodolfo says:

    La propaganda e l´odio nei confronti di Israele nella televisione e nella radio Palestinese per esempio e´di prassi.
    Non pero´nella televisione Israeliana nei confronto dei Palestinesi.Bene.
    Citta´come Haifa e Tel Aviv vengono contemplate e considerate come territori occupati della Palestina.
    Non si trova alcuna differenza tra la televisione ufficiale Palestinese e quella di Hamas o della Dschihad Islamica….purtroppo.
    Si glorifica per esempio il terrorista Abbas a-Said condannato in Israele a 35 volte di carcere a vita …responsabile dei piu efferrati attentati in Israele tra i quali quello del Park-Hotel in Netanya durante le feste della Pasqua Ebraica.
    In un programma dedicato ai detenuti e alle loro famiglie il reporter estasiato non si risparmia con i superlativi e dice:- “Siamo qui di fronte alla casa dell´eroe ….del comandante.. del leone Abbas a -Said”.
    Continua cosi raggiungendo punti culminanti di fanatismo…. …intervistando i familiari dei detenuti… e fanno di quel terrorista un esempio un modello per il popolo Palestinese.
    “Egli e´la corona sul nostro capo..il redentore…liberatore della Nazione di cui bisogna essere orgogliosi”.
    Nessun messaggio di pace nei confronti di Israele nella televisione di Mahmoud Abbas.
    Non c´e´un programma educativo che parla di pace….in Israele SI.
    Come si spiega. Questi son fatti e non PROPAGANDA…chiaro?
    Le nuove generazioni…i bambini guardano la televisione e non vengono a sapere che Tel Aviv e´una citta´Israeliana ma apprendono che e´una citta´occupata che deve essere liberata.
    Non c´e´un discorso di compromessi …di ammissioni…di concessioni,
    di fine delle violenze ,di un riconoscimento dello Stato d´Israele….
    di accettazione dei patti firmati…dall´altra parte in Israele invece certi discorsi si fanno ed i bambini ascoltano.
    In un programma chiamato “”Zayzafuna” si racconta per esempio la storia di una giovane ragazza che incontra quattro diverse persone…
    la quarta e´Hitler che gli spiega come e´un bene uccidere gli Ebrei..
    non si spiega pero´in alcun modo ne´ chi e´stato Hitler ne´dei crimini da lui commessi. Conclusione… si glorifica si esalta quelli che hanno commesso atti terroristici.
    La terrorista Dalal Mughrabi che ha ucciso 37 Israeliani e´per esempio un simbolo dei media Palestinesi e viene menzionata e ricordata come eroina.
    Potrei continuare con esempi a iosa…forse piu´tardi.
    Vorrei ancora una volta rammentare che questa mia non si puo´ considerare come propaganda…sono fatti e non si possono chiudere gli occhi la dove invece si dovrebbe avere il coraggio di aprirli.
    Questi sono dunque quelli con cui il mondo esorta di fare la pace. Come puo´essere fare la pace con chi a priori nega l´esistenza di Israele? Quello che mi sorprende e´…fino a quando si permettera´di abbagliare… accecare…e ingannare?
    Rodolfo

  22. Don Gallo
    Don Gallo says:

    Lo stato d’Israele si comporta come i nazisti.

    Richard Falk, il professore di diritto internazionale della Princeton University e inviato speciale Onu nei territori palestinesi, ha accusato Israele di violare la legge internazionale, le leggi umanitarie internazionali e la convenzione di Ginevra. Egli ha descritto le politiche di Israele contro i palestinesi e l’assedio di Gaza come ” crimini di guerra”, “tendenze genocide”, ” risvolti da Olocausto”, e ” Olocausto in corso”. Egli ha esortato il Tribunale Criminale Internazionale ad indagare la possibilità di incriminare i leader israeliani per crimini di guerra.

    Il professor Falk conosceva già i crimini nazisti di Israele e le sue violazioni di diritti umani quando si è diretto in Israele per visitare la Cisgiordania occupata e la striscia di Gaza per riferire sul rispetto israeliano degli standard dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale. Gli israeliani hanno detenuto il professor Falk all’aeroporto, lo hanno trattato come criminale e come una minaccia per lo Stato, lo hanno umiliato e deportato il giorno dopo a Ginevra.

    Nonostante le forti dichiarazioni di Israele sul fatto che ogni ebreo al mondo ha la garanzia di ricevere automaticamente la piena cittadinanza israeliana con tutte le protezioni che questa implica, e nonostante sia un ebreo egli stesso, al professor Falk non sono state risparmiate le umiliazioni e la crudeltà cui Israele tratta i propri nemici.

    DI ELIAS AKLEH

  23. rodolfo
    rodolfo says:

    Se il 175 e´la risposta al mio 174 di cui non si rende conto…
    allora a che vale ancora discutere.
    Se questo fosse il comportamento tra gli Israeliani e i Palestinesi …
    a quando la pace?
    Non sarebbe bene ammettere certi errori…come anch´io ho fatto?Mah…
    A che serve…
    R

  24. Linosse
    Linosse says:

    Dunque,vediamo come inquadrare questo….
    “Tribunale Russell per la Palestina: contro il crimine del silenzio
    “Quello israeliano è un regime di apartheid con un sistema istituzionalizzato per l’esercizio del dominio”. Cape Town, Sud Africa: a parlare sono le conclusioni di giuristi, premi Nobel per la Pace, parlamentari europei, ex capi di Stato e ambasciatori, che si sono riuniti dal 5 al 7 novembre per la terza volta consecutiva dall’inizio del 2010 in quella struttura civile, popolare e internazionale nota come Tribunale Russell per la Palestina (TRP).

    di Cecilia Dalla Negra

    E che questa volta, dopo gli appuntamenti di Barcellona (marzo 2010) e Londra (novembre 2010) si sono dati come obiettivo quello di analizzare le politiche israeliane nei confronti della popolazione civile palestinese nei Territori Occupati, a Gerusalemme Est e all’interno di Israele, per stabilire – attraverso numerose testimonianze – se si potessero inquadrare in un contesto discriminatorio tale da arrivare a parlare di apartheid.

    Sembra di sì, se è vero – come sostenuto dal Tribunale – che i palestinesi vivono “sotto il controllo coloniale e militare israeliano”, tanto nei propri territori sottoposti ad occupazione, quanto all’interno dei confini di Israele, così come stabiliti nel 1948.

    Un risultato forse atteso, certamente già scritto nei fatti per chiunque abbia avuto modo di visitare i Territori, arrivato al termine di quella che è stata solo l’ultima tappa di un percorso lungo e articolato, che ha visto la nascita, lo sviluppo e l’affermazione internazionale di un tribunale civile e popolare.

    La sua storia inizia nel marzo del 2009 quando, in ambito europeo, il Tribunale Russell per la Palestina, sulla base di alcuni illustri precedenti, viene promosso in primo luogo dall’ex senatore belga Pierre Galand, e dall’ex vicepresidente del Parlamento europeo Luisa Morgantini, attivista per i diritti umani di lungo corso.

    Si è da poco conclusa l’offensiva israeliana “Piombo Fuso”, che nella Striscia di Gaza, tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009, ha provocato oltre 1400 vittime civili, seminando distruzione e riducendo in macerie scuole, abitazioni, ospedali.

    Il gruppo di personalità internazionali che si riunisce sotto la sigla del TRP vuole investigare quei fatti, oltre a tentare di dare una risposta alla domanda che preme sulla comunità Internazionale: è stato fatto davvero tutto il possibile per implementare e assicurare l’applicazione di alcune norme di diritto internazionale, del parere della Corte Internazionale di giustizia del 2004 che aveva condannato la costruzione del muro di separazione israeliano, e della conseguente risoluzione delle Nazioni Unite (ES 10/15 del 2004), che quel parere negativo confermava?

    L’iniziativa ha in sé qualcosa di rivoluzionario, perché mira a dare per la prima volta un parere internazionale condiviso sul conflitto israelo-palestinese e sulle politiche israeliane in particolare, ma che sia popolare e provenga da un tribunale civile.

    Ricalca le orme di precedenti illustri: siamo alla fine degli anni Sessanta quando il filosofo gallese Bertrand Russell, con il supporto di Jean Paul Sartre, crea il Tribunale Russell per il Vietnam, con lo scopo di investigare eventuali crimini di guerra commessi in quel teatro bellico dagli Stati Uniti d’America. Vi prenderà parte come penalista anche Lelio Basso, che sette anni dopo darà vita al secondo Tribunale Russell, questa volta incentrato sulle violazioni dei diritti umani in Cile, Brasile e Argentina.

    Poi, nel 2009, il TRP fissa la sua agenda. I suoi lavori si articoleranno lungo quattro sessioni internazionali, la prima delle quali prende il via con successo a Barcellona: è il 1° marzo del 2010, e la sala è colma di persone arrivate da tutto il mondo.

    Due giorni di lavori, al termine dei quali la giuria del Tribunale, chiamata ad ascoltare numerose testimonianze dirette e ad analizzare il ruolo dell’Unione europea nell’ambito del conflitto, emana le sue conclusioni che, per quanto non ufficiali, hanno il sapore di una sentenza.

    L’Ue e i suoi Stati membri vengono riconosciuti responsabili per le violazioni della legalità internazionale commesse da Israele, tanto nell’attacco “Piombo Fuso” su Gaza, quanto nelle politiche quotidiane portate avanti nei Territori Occupati e a Gerusalemme Est, dove le espulsioni di palestinesi dalle proprie case ad opera dei coloni e la colonizzazione di terre proseguono, impunite.

    La loro colpa quella di non aver fatto tutto il possibile perché quelle violazioni non avessero luogo, o quantomeno perché avessero fine, laddove il diritto internazionale impegna tutti gli Stati e non ne esime nessuno.

    Quindi, le raccomandazioni: è alla società civile europea che la Corte si rivolge, chiedendole di essere guardiana delle politiche portate avanti dai rispettivi paesi, e di “mettere in atto ogni azione necessaria” perché le violazioni del diritto internazionale commesse da Israele cessino. Boicottandone le istituzioni, le relazioni economiche e i commerci, se necessario, come pratica civile, efficace, nonviolenta.

    È un copione simile quello a cui si assiste a Londra, nel novembre 2010. La seconda sessione internazionale prende ad oggetto del proprio dibattito questa volta la complicità di aziende, industrie e corporation implicate in vario modo nell’occupazione illegale di territori palestinesi da parte di Israele.

    E, “con prove evidenti”, dimostra la loro “complicità nelle violazioni della legalità internazionale”. Si tratta di tutte quelle aziende che partecipano a vario titolo “alla fornitura di armi, alla costruzione e al mantenimento del muro di separazione, alla fornitura di servizi e infrastrutture per gli insediamenti illegali in Cisgiordania”. Anche in questo caso, la giuria identifica specifiche azioni legali che possano essere intraprese contro queste, e fa appello alla società civile perché attivi ogni canale possibile volto all’interruzione di affari illeciti.

    In Sud Africa, invece, si parlava di apartheid. Il terzo appuntamento internazionale, nel silenzio generale dei media mainstream, mirava ad analizzare le politiche israeliane nei confronti della popolazione palestinese, dentro e fuori i confini stabiliti dello Stato di Israele.

    Se infatti apartheid significa letteralmente “separazione”, e la sua politica è quella di porre su piani gerarchici i cittadini di una stessa terra, allora quello instaurato da Israele nei confronti dei palestinesi è un regime di Apartheid.

    A testimoniarlo “le demolizioni di case, le punizioni collettive corporali e psicologiche cui la popolazione è sottoposta, il deterioramento dei servizi sanitari ed educativi; il divieto di muoversi liberamente all’interno dei Territori, così come quello di praticare la propria religione”.

    E ancora, “le leggi militari applicate solo ai palestinesi, le strade riservate ai soli coloni all’interno dei Territori, lo status di serie b cui sono ridotti i palestinesi residenti a Gerusalemme”. In una parola, quello che Israele fa ogni giorno è “impedire al popolo palestinese di funzionare come gruppo sociale”, separandolo per giunta attraverso un muro.

    Secondo il parere del Tribunale, almeno il 30% delle violazioni commesse da Israele possono essere identificate come pratiche di apartheid, considerato un crimine contro l’umanità e vietato dal diritto internazionale.

    Un tentativo importante quello del Tribunale Russell, per quanto ignorato dalla comunità internazionale e dalla gran parte dei media, che si da appuntamento per l’ultima sessione, questa volta a Washington, all’inizio del 2012.

    E che si è dato come obiettivo quello di rendere evidenti ed inconfutabili i crimini commessi da Israele contro la popolazione palestinese, per realizzare l’intento enunciato già a suo tempo da Bertrand Russell: “Che questo tribunale – scriveva il filosofo – possa impedire il crimine del silenzio”.”
    L.

  25. Linosse
    Linosse says:

    X rodolfo
    Come dicevo
    “…fino a quando si permettera´di abbagliare… accecare…e ingannare?”fine 176
    concludo:
    con le parole e contraddirsi con i fatti,dimostrati e documentati!
    L.

  26. rodolfo
    rodolfo says:

    Con i fatti,dimostrati e documentati da chi…da te.
    E quanta verita´ c´e´…te se lo ha mai domandato?
    O quelle verita´per te sono come parole che cadono dal cielo…sacrosante
    E le mie verita´che fine fanno? Ci si passa su´?
    Non sono forse anche quelle verita´dimostrate…verificate e documentate?
    Guardati la televisione di Stato Palestinese…conosci l´Arabo?….
    R

  27. rodolfo
    rodolfo says:

    xLinosse
    Per esempio ritieni il comportamento della televisione Palestinese da me descritta nel 174 giusta?
    Tu al posto degli Israeliani…che invece nelle loro televisioni non seminano odio …. personalmente come ti comporteresti?
    R

  28. Linosse
    Linosse says:

    X rodolfo
    Dai che l’hai capito,alzare inutili polveroni non serve.
    I fatti sono le vittime da una e dall’altra parte ,continua tu la ricerca visto che ti ritieni la verità impersonificata e poi documentaci con situazioni contingenti delle rispettive cifre sulle vittime.
    I fatti chiariscono più delle parole scritte o dette.
    L.

  29. rodolfo
    rodolfo says:

    xSylvi
    Incredibile ma vero…la scelta al contrario: un Milanese in Sicilia.
    Questa e´la lettera di una Milanese spedita ad un quotidiano Siciliano.



    “Mio figlio si è dato da fare e in pochi mesi ha trovato una buona occupazione senza alcun appoggio. Ai ragazzi dico di avere fiducia”
    Sono una cittadina di Milano, e da sette anni ogni tre mesi circa faccio la pendolare con la Sicilia, perchè a differenza di quanto solitamente fanno i genitori siciliani, che salgono al Nord a trovare i loro figli, io devo raggiungere Modica, avendo il mio unico figlio fatto una scelta a rovescio. Già, si è innamorato durante le vacanze di una deliziosa ragazza, e ha deciso di trasferirsi a vivere in Sicilia. Queste mie righe hanno due scopi:
il primo è di dare fiducia a tutti i giovani che sperano di trovare lavoro nella vostra terra. Mio figlio, che non conosceva assolutamente alcuno, e quindi senza nessun appoggio, si è dato talmente da fare che ha trovato nel giro di un paio di mesi una buona occupazione, che gli ha permesso di licenziarsi a Milano dalla ditta in cui lavorava da 5 anni e di ricominciare una nuova vita…per cui con tanta volontà forse nulla è impossibile!



    Ciao
    Rodolfo

  30. Faust
    Faust says:

    Viva Abbas a -Said”, Viva la Palestina Libera dall’occupante isdraeliano… Isdraele go home… (…!?!…) Isdraele pratica lApartaid… che sia giudicato alla Corte dell’Aia come chi commette crimini di guerra… Apartaid e genocidio… Viva Ahmadinejad, Viva Palestina e il suo Popolo… I criminali devono essere processati… Viva Bourguti!
    Faust

  31. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Caro Peter,
    come ho scritto, quel detto qui e’ poco usato, infatti non l’ho mai sentito parlato.
    But basiccally it has the same meaning as your definition.

    Blue skies, the sun is shining, the birds are singing, will it last, likely not, but I’ll try to enjoy the day.

    Ciao,
    Anita

  32. peter
    peter says:

    oggi ho trovato che il direttore del museo del Prado e’ italiano, o ha almeno un nome italiano, Gabriele Finaldi. Ha commentato in TV la copia della Monna Lisa al museo del Prado, fatta dall’allievo favorito di Leonardo.
    E’ mai possibile?!

    Peter

  33. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Faust

    Ti ho censurato parte del tuo ultimo post perché contiene affermazioni gravi e inaccettabili. Se vuoi commettere dei reati sei libero di farlo, ma NON nel mio blog e a mio carico, col rischio di fare oscurare il blog.
    In Palestina NON c’è nessun genocidio, c’è di fatto aparthaid, ma non genocidio. Dire che c’è un genocidio significa mettersi sullo stesso livello dei Rodolfo e dei fasciosionisti che gridano che l’Iran e altri mille Hitler non vedono l’ora di distruggere fisicamente Israele e gli israeliani.
    Ripeto: la propaganda, le accuse campate per aria e i deliri non mi piacciono, chiunque ne sia l’autore.
    Un saluto.
    pino

  34. Linosse
    Linosse says:

    “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,
    navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
    e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
    E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
    come lacrime nella pioggia….proprio come l’economia.”

    “L’economia studia il modo in cui gli individui,le imprese e le altre organizzazioni compiono le proprie scelte;studia inoltre come queste scelte determinano i modi in cui le risorse disponibili vengono utilizzate.Il concetto di scarsità(limite naturale delle risorse)è un concetto centrale dell’economia;le scelte sono importante in quanto le risorse sono scarse.”

    Se questa è l’economia ,se era viva ,è morta ,risorta almeno infinite volte,adesso gridiamo in coro viva la nuovissima economía anzi l’econoloro
    Dopo la multiforme e sana, ultima economia della società dei consumi, dei prestiti facili ed agili da parte delle banche con pioggia di schede bancarie più numerose di quelle telefoniche per spendere più velocemente e senza soste stipendi che ,con un colpo di destrezza ,anche quella economica, si sono dimezzati nel 2002(ricordate l’entrata non nell’area ma nell’aura dell’euro in cui un euro doveva soddisfare l’equazione
    1 E=1937 lire
    e non quella sotto rigorosa e stretta osservazione da parte del CIPE
    1€=1000 lire).
    Adesso, dopo quella vita al disopra delle nostre possibilità stombazzata da tutti,economisti ,politici, tecnici confindustriali e non,giornalisti economici semplici e senza complessi, che ne sostenevano le mirabolanti e miracolanti qualità e virtù per il buon procedere e il sostegno sano e vigoroso della economía,basta così, indietro tutta, con la stessa genia sopra menzionata (nessuno si escluda!)a strombazzare,dopo o pilu in luogo del Pil,sacrosanti e più virtuosi sacrifici pe’ tutti.
    Ê l’economia bellezze ,questa scienza a base di formule matematico-finanziarie che siccome una teoría è buona per un’altra ormai sembra basata sull’ipotesi sperimentale del gatto di Schrodinger che per la teoría quantistica (con le sue sofistícate equazioni integro differenziali applicabili anche per fare il te )si troverà nella condizione stranissima di non essere nè vivo nè morto o ,meglio, solo nella condizione legata alla nostra decisione riguardo alla sua sorte.
    Per cui decidiamoci , come lo vogliamo vivo o morto?
    Meno male che il gatto si trova in una situazione previlegiata,,dicono che abbia sette vite, per cui andando oltre il felino cosa decidiamo per noi che ne abbiamo una e con questa girándola económica non sappiamo più se sia rimasta la scienza delle scelte o econoloro la ecobulimia che vive solo se si nutre avidamente e senza soste,che so, di risorse ,lavoro,salute,istruzione e via andando dopo l’aperitivo.
    L.

  35. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    Tagliare la testa al toro- non significa esattamente lo stesso che -prendere il toro per le corna- mi pare chiaro.
    Il significato della prima espressione intende: chiudere- concludere fermamente e definitivamente una certa questione.
    Nel caso di Venezia : la testa del toro mozzata , preda di guerra , chiudeva la questione oltre che il Carnevale che , per Venezia, aveva una valenza sociale e un significato che non sono sicuramente quelli dei grandi Carnevali di oggi.
    O i Saturnali romani.
    Era altro, semplicemente.
    Infatti seguiva la notturna Vogata del Silenzio; una specie di memento e ritorno alle ” cose serie”.
    Non dimentichi che eravamo pur sempre nel Medioevo!
    E i veneziani erano spesso in mare, in guerra e stritolati dalle tasse del Consiglio dei Dieci per finanziare le guerre!

    Che poi sia interessante correre dietro ai significati del carnevale nelle varie zone…sono d’accordo naturalmente.
    Anche se penso e credo che la culla siano proprio i Saturnali.

    Sylvi

  36. sylvi
    sylvi says:

    caro Rodolfo,

    che UN solo ragazzo abbia fatto il cammino inverso Nord-Sud anzichè i numerosissimi che hanno fatto Sud-Nord a me pare ancora troppo poco. Dovrebbero essere un piccolo esercito!

    La cancrena a Sud non sono solo le raccomandazioni indispensabili, che del resto infettano ora anche il Nord…la vera cancrena è la mancanza di voglia di creare, della volontà di osare, di mettersi in gioco, di non accettare di svegliarsi al mattino senza un’idea geniale da perseguire.
    Ricercare strenuamente e adagiarsi in “un posto fisso” non è da giovani, non è da energie sane e creative, non è da ragazzi che corrono con il mondo.

    Tu sai, come me, come i tedeschi invidino agli italiani quella creatività, quel lampo individuale che loro non posseggono!
    Troppi ragazzi italiani questo lo hanno sepolto sotto una coltre di nulla!

    Sylvi

  37. Anita
    Anita says:

    x Tutti

    ….o x chi ha voglia di perdere un po’ di tempo…anche a rate….

    Ieri sera ho trovato un website di una persona che descrive il modo di vivere ed abitudini negli US, in generale.

    L’ho trovato ben descritto.

    E’ in diversi capitoli, ognuno da uno spizzico ed e’ cliccabile per continuare.

    Life in the USA

    http://nicolaibba.org/

    Anita

  38. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,

    avendo passato oltre tre’ anni in Sicilia, anche se oltre mezzo secolo fa, quello che hai scritto non e’ cambiato da allora.

    A Siracusa c’erano persone ricchissime, niente industrie, i ripari del dopo guerra venivano abbandonati fino a che qualche industriale del nord facesse il passo.

    Anche durante le nostre visite negli anni seguenti abbiamo notato che i nomi di ditte del nord erano in prevalenza.

    I veri ricchi si tenevano le loro tenute, aranceti, oliveti, ma nessuna iniziativa.

    Te lo dico per esperienza, in una citta’ come Siracusa non c’era un cinema funzionante.

    Il compagno di mia mamma e due milanesi (salumieri) acquistarono i 5 cinema distrutti o semi distrutti e li ricostruirono o riprestinarono.

    Il compagno di mia mamma ci mise la competenza e l’esperienza, essendo stato direttore di due cinema grandi a Milano.

    Un abbraccio,
    Anita

  39. Faust
    Faust says:

    In Palestina NON c’è nessun genocidio, c’è di fatto aparthaid, ma non genocidio

    ..grazie Pino e chiedo scusa… gia’ solo l’apartaid e un crimine di guerra e se non oggi gli isdraeliani ne dovranno rispondere, incluso piombo fuso… altro crimine di guerra… altro che deliri…
    Faust

    Ps:
    VIVA TUTTI, Viva, Viva La Befana!

    Anita

    Ti facevo piu’ seria… stanno massacrando un popolo ed espropriandole delle loro terre…
    ah! si Viva la befana… cosa ti fai gli applausi da sola??
    Faust

  40. Faust
    Faust says:

    Secondo il parere del Tribunale, almeno il 30% delle violazioni commesse da Israele possono essere identificate come pratiche di apartheid, considerato” un crimine contro l’umanità” e vietato dal diritto internazionale.

    che isdraele commette crimini contro l’umanita’ NON l’ho deciso io… CRIMINI CONTRO L’UMANITA’… Lo dice tutto il mondo di quelli che il cervello non l’hanno all’ammasso… Quando tutte le terre saranno in mano ai coloni e di palestinesi non ce ne saranno piu’, di quei pochi che sono rimasti…?? solo allora si potra ammettere il genocidio??
    ciao Belli freschi… Viva viva la befana… migliaia di morti,, migliaia di espropriati e cacciati dalle loro terre, donne e bambini massacrati nelle loro case… Ma ditemi voi come si devono definire gli assassinii di stato??
    svegliatevi un Popolo sta’ vivendo in un campo di concentramento… ed anche questo e’ un crimine contro l’umanita” CRIMINE CONTRO L’UMANITA…
    Faust

  41. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Faust

    Quella si chiama pulizia etnica, e Israele ne è certamente colpevole fin dalla nascita perché con il famigerato “piano D” i sionisti cacciarono oltre 400 mila, forse 700 mila, arabi palestinesi dalle terre assegnate dall’Onu ai sionisti. In totale sono stati cacciati TUTTI gli abitanti di oltre 420 paesi e villaggi, come racconta l’ebreo israeliano Ilan Pappe in un suo libro, dopo il quale fu costretto a emigrare. Ci sono stati anche massacri, come quello di TUTTI gli abitanti arabi palestinesi di Deir Yassin. Ma il genocidio è un’altra cosa, è lo steminio fisico di un intero popolo, come abbiamo fatto con molti popoli americani, e tentato con gli zingari e con gli ebrei europei nei Paesi occupati dai tedeschi dopo il ‘940.
    Un saluto.
    pino

Trackbacks & Pingbacks

I commenti sono chiusi.