E la Costa Concordia è sempre ferma dove è naufragata: metafora dell’Italia e della realtà di oggi?

L’enorme mole della Costa Concordia è ancora lì, metà sotto il mare e metà sopra. E per quanto possa apparire incredibile, lo svuotamento dei serbatoi del carburante NON sé neppure iniziato. Spero ardentemente non sia vero che si deve procedere alla gara di appalto per aggiudicare i lavori, perché anche al ridicolo dovrebbe esserci un limite.  L’interesse generale e il pericolo di disastro ambientale sono tali da imporre l’invio di mezzi militari per procedere di corsa al recupero del carburante. E invece…. E invece l’enorme mole della Costa Concordia, dolente balena spiaggiata, è sempre lì. Si dondola un po’ con il movimento del mare. Più la guardo, più mi pare l’immagine dell’Italia di oggi. Se non dell’Europa di oggi. Se non del mondo intero di oggi. E di sempre. Gigantesco vorrei ma non posso. Ritratto e monumento vivente del fallimento di tutti i grandi traguardi, di tute le grandi ambizioni di navigare il mondo e la vita lasciandoci alle spalle la realtà. Che è sempre la realtà delle nostre inadeguatezze. Ma bando alle ciance.

A quanto pare il comandante Schettino ospitava nella sua cabina la giovane e bella moldava Domnica Cemortan, della quale hanno parlato tutti i giornali. Buon per lui, se è vero. Ma che c’entra con le responsabilità per il disastro della Costa Concordia? Forse provocherà il disastro del matrimonio di Schettino, con la signora Fabiola Russo,  ma ha qualcosa a che vedere con il naufragio sugli scogli dell’isola del Giglio?

Forse la bella moldava era presente nella plancia di comando al momento dell’impatto con lo scoglio fatale e  nei momenti precedenti. Se è vero che Schettino ha detto “ero distratto nei miei pensieri”, si può ipotizzare che il motivo della distrazione fosse la ragazza. Pare però che a dover guardare il mare e gli strumenti, e quindi a doversi accorgere dello scoglio, fosse un altro ufficiale, all’uopo delegato da Schettino. Come che sia, la presenza di estranei nella plancia di comando dovrebbe essere proibita dagli armatori esplicitamente, così come è proibito che stiano nella cabina di comando degli aerei quando sono in volo. Oltre alla eventuale presenza della moldava, è certo che in plancia ci fossero gli equivalenti  crocieristici dello chef e del maitre d’hotel, che si godevano la suggestiva vista dell’isola del Giglio illuminata  dalle luci della notte rivolgendo anche domande di tipo turistico al capitano Schettino. Scene inimmaginabili, perché vietate,  in un jet di linea anche se di grandi dimensioni.

Insomma, le responsabilità ci sono, e la magistratura appurerà se sono tutte e solo di Schettino o tutte e solo dell’armatore o di entrambi, e in che misura. Intanto però prosegue la pubblica lapidazione o almeno il tiro a segno su Schettino, fermo restando che ogni paragone con S. Bartolomeo o affini è sbagliato, improponibile. E pur di dargli addosso si lasciano passare sotto silenzio quelle che, se le notizie apparse sulla stampa sono vere, violazioni gravissime delle leggi da parte dei carabinieri e dei magistrati.

“Appena la nave si è inclinata sono sceso”. Sì, ma dove? Non condivido le conclusioni subito tirate da tutti, in tutto il mondo, che il capitano Schettino sia “sceso” dalla nave, per scappare, anziché, come ha detto ai magistrati, in cabina a tentare inutilmente di recuperare delle carte.  Si scappa per salvare la pelle o per fuggire alle manette, ma Schettino e i suoi due ufficiali non stavano rischiando nessuna delle due cose, e neppure da lontano. Mi pare più razionale quindi pensare che quel “sono sceso” si riferisse allo scendere in cabina. Ammesso che la trascrizione fatta dai carabinieri che intercettavano quelle frasi in dialetto stretto campano sia corretta e non, come molto spesso capita, fin troppo succinta o imprecisa.  Ma non è questo il problema che credo vada segnalato, e con urgenza.

Capisco che sia utile intercettare ciò che dice un sospettato al telefono o in conversazione di persona con amici, e che sia sbagliata la “legge bavaglio” che voleva ridurre di molto la possibilità per le indagini giudiziarie di avvalersi delle intercettazioni. Però per quanto riguarda le intercettazioni del capitano Schettino nelle primissime ore dopo la tragedia, fatte nella caserma dei carabinieri di  Orbetello e già arrivate anch’esse alla stampa, trovo strano che nessuno abbia fatto notare l’enorme gravità della faccenda. Leggo su uno dei maggiori quotidiani italiani, e a firma di due colleghi di vaglia, che Schettino lo hanno intercettato mentre “è in caserma sconsolato, sta aspettando che qualcuno gli porti abiti puliti e buone notizie dal mare” e mentre “le ore passano lente, riempite solo dalle parole scambiate con il suo avvocato, Bruno Leporatti, il suo comandante in seconda Ciro Ambrosio, il suo ufficiale di coperta Silvia Coronika e qualche amico che lo raggiunge al telefono”.

Sogno o son desto? I carabinieri hanno dunque intercettato le conversazioni di Schettino con il suo avvocato!? Qui i casi sono due. O Schettino era già accusato di qualcosa, e allora l’intercettazione del dialogo con l’avvocato è di gravità inaudita, oppure non era ancora accusato di nulla e quindi non si capisce a che titolo venisse intercettato. E a che titolo venissero intercettati anche gli altri.

Possibile che la tifoseria più o meno giustizialista o comunque accusatoria ci faccia dimenticare perfino certe regole elementari e basilari? Qui non si tratta di spaccare il capello in quattro o fare gli azzeccagarbugli, ma di evitare che con la Costa Crociere faccia naufragio anche la legalità, compreso il comportamento dei carabinieri, e la nostra capacità di denunciarla senza se e senza ma.

Ciò detto, è un fatto che la nave Costa Concordia è ancora in buona parte fuori dall’acqua, non ne è stata cioè completamente sommersa. E allora, sia pure col senno di poi, forse è il caso di porsi delle domande. Siamo sicuri che il vero errore non sia stata l’evacuazione? Poiché la nave NON poteva affondare essendo già adagiata su un fianco e per giunta ancorata, Non sarebbe stato meglio fare aspettare la luce del sole facendo stare i passeggeri seduti o sdraiati sul fianco non sommerso, magari al coperto? Il meteo infatti NON prevedeva mare mosso. Certo, i passeggeri non sarebbero stati affatto comodi per qualche ora, ma sempre meglio che rischiare di affogare in mare. All’alba li avrebbero evacuati tutti senza nessun problema. Gli strumenti, e le carte nautiche, indicano con chiarezza quanti metri d’acqua ci sono sotto uno scafo. A parte i film di fantascienza, la Costa Crociera NON poteva essere inghiottita da Nettuno o dagli dei degli inferi. Tant’è che è ancora lì:metà dentro l’acqua e metà fuori.
Certo, parlare col senno di poi è facile, lo ripeto, ma sapendo che la nave non poteva più andare sott’acqua e non poteva neppure spostarsi perché ancorata, le scialuppe forse era meglio non calarle prima dell’alba, quando oltretutto ci sarebbero stati molti ma molti più mezzi di soccorso e soccorritori arrivati nel frattempo. F

Poi c’è l’assurda faccenda della biscaglina. Da quel che s’è visto e sentito, anche dalla bocca dell”eroe” De Falco della capitaneria di Livorno, è stata calata UNA SOLA E UNICA biscaglina!!! Anziché stare a guardare, gli isolani del Giglio potevano portare alla nave biscagline, funi e quant’altro, mentre dalla capitaneria di Livorno di biscagline ne potevano inviare a decine con elicotteri e mezzi navali veloci.  Ho detto capitaneria di Livorno? Non è la stessa capitaneria della tragedia del traghetto Moby Prince? Vale a dire, della collisione tra due navi poco al largo di Livorno che il 10 aprile 1990 provocò l’incendio del traghetto e la morte di TUTTI i suoi 140 passeggeri.

Io ho solo una patente nautica che mi permette di comandare una barca a vela anche in oceano. Purtroppo, oltre a non navigare più da decenni,  non ho una barca e l’esperienza in mare l’ho maturata su barche altrui. Però, per quel poco che ne capisco, la manovra che Schettino stando alla testimonianza dell’esecutore al timone – Jacob Rusil Bin – avrebbe effettivamente ordinato, urlando, “barra tutta a dritta!” prima dell’impatto, poi “tutta barra a sinistra!” e infine di nuovo “tutta barra a destra!” dopo l’impatto, è stata davvero utile a evitare disastri peggiori. Idem per quanto riguarda l’ordine di calare prima l”ancora di destra e dopo qualche minuto l’ancora di sinistra: è stata una manovra ottima per portare la nave ancor più sottocosta onde evitarne l’affondamento completo. Leggo che tutti sostengono invece che la nave è finita dove è finita solo per merito delle correnti. Mah. Visto anche il complesso dietro front della rotta dopo l’urto con lo scoglio, direi che la nave è finita lì anche e forse soprattutto grazie a Schettino.

Schettino ha sbagliato e la responsabilità del disastroso urto in mare è sua anche se non è stato lui, ma un altro ufficiale, a non vedere lo scoglio fatale. La responsabilità è sua anche perché andava troppo forte. Avesse almeno rallentato, come era doveroso fare così vicino alle rocce, e fosse andato agli usuali 6 nodi degli “inchini” anziché ai 16 di quella dannata sera, lo squarcio sarebbe stato più piccolo e forse le cose sarebbero andate altrimenti. Però credo che l’armatore sia responsabile di tutto il resto, a partire dall’ora abbondante persa in chiacchiere, con la speranza di non dover sostenere le enormi spese per il salvataggio o l’evacuazione,  e a finire al tragico non funzionamento dei vari dispositivi d’emergenza. La storia degli armatori non è affatto esente da macchie, anche gravi. Quella dei comandanti di nave è invece, per fortuna, un’altra storia.

Infine: Schettino è indifendibile sotto vari profili, lo abbiamo detto e ridetto. Ma che il procuratore della Repubblica di Grosseto, Francesco Verusio, possa essersi permesso di definirlo pubblicamente “uno scellerato” senza essere cacciato dalla magistratura o almeno severamente punito è cosa che può avvenire solo in Italia, dove i magistrati sono ormai troppo spesso fuori controllo. In un altro Paese civile per scivoloni di questo genere verrebbe ordinato il non luogo a procedere per violazione del diritto ad un ‘fair trial’, come dicono in Inghilterra, cioè a un processo equo. E l’incauto Verusio si troverebbe anche a dover rispondere forse persino per diffamazione a mezzo stampa, tv, e internet.

Mi viene in mente il magistrato che conduceva le indagini sull’uccisione a Cogne di Samuele Lorenzi, il figlio di Anna Maria Franzoni. Anziché spiccare subito il mandato di cattura contro la signora Franzoni, già inchiodata da non poche prove, il magistrato ha preferito temporeggiare, cosa che ha permesso di confondere per un bel pezzo le acque facendo diventare anche i ldelitto di Cogne un lungo show nazionale. “Sono una mamma anch’io”, si giustificò il magistrato per la mancata emissione del mandato di cattura. Come se un magistrato può permettersi di non essere imparziale con chi ritiene gli sia simile, o magari simpatico. Anche in questo caso, in un altro Paese civile quel magistrato, donna, sarebbe stata o mandata a casa o punita.

Quello che più mi duole dell’illegittima uscita di Verusio è che nessun giornale lo abbia criticato. Anzi, le sue parole sono state subito elevate a sentenza e prese per la prova provata della colpa globale di Schettino. Su questa scia, anche la tragedia della Costa Concordia è diventato un tema da trattare col sensazionalismo, con i boatos, le insinuazioni, i gossip, i pettegolezzi… Naufragio della Costa Concordia o anche di un bel pezzo della società italiana?

465 commenti
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  1. Linosse
    Linosse says:

    X Peter
    A proposito delle Malvinas Falkland mi viene da dire :
    Non sia mai,Dio salvi la reggina,il re e tutta la tradizione al bionica dei Francis Drake che dopo aver saccheggiato in particolare le navi spagnole (che da allora si sono chiamate fregate,nel vero senso della parola)si è prodigata nell’instancabile arraffa arraffa di terre altrui addirittura agli antipodi e lontanissime dalla ossimorica G B in nome della esportazione della civiltà(allora la democrazia non era ancora in vigore)come era uso e costume di tutti i civilissimi blessati ed autorizzati con lasciapassare addirittura dai loro dei(da li la confusione con la parola die?).Il passato non è e non deve passare,adesso poi c’e il nuovo dio petrolio che col suo denso e regale manto nero appiccicoso copre tutto, dalle coste pietrose alle “bitch”, ops beach.
    L.

  2. rodolfo
    rodolfo says:

    Non tutti possono guadagnare grandi somme…ad ognuno secondo il suo merito..poi quando si arriva a assistere anche i meno abbienti e quelli che non hanno nessuna voglia di lavorare…ci si domanda cosa si puo´fare di piu´senza distruggere il paese…vedi Grecia.
    Rodolfo

  3. Linosse
    Linosse says:

    x rodolfo 401
    La risposta.
    OVVIO!
    una bella guerra con armi intelligggenti e di nuova generazione che ammazza tutte le forme viventi e lascia intatto il resto,senza distruzioni inguardabili del e dei paesi e città.
    Una forma più avanzata e intelligggente rispetto alla soluzione “piombo fuso”!
    L.

  4. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Faust.
    quando affermi:

    “intanto la vita scorre e scivola via sulla pelle, odio la mente che non vuole far scivolare via niente del passato… e torna sempre sugli stessi dolori…addolorandomi…”

    voglio dirti che guai (!) a voler lasciar scivolare via il passato. Si rischia di vederci sfuggire anche il presente.

    C.G.

  5. rodolfo
    rodolfo says:

    voglio dirti che guai (!) a voler lasciar scivolare via il passato. Si rischia di vederci sfuggire anche il presente.

    Caro Cicci´
    Dipende…ci son cose nelle vita individuale di una persona che magari e´bene dimendicare…io ci riesco magnificamente.
    Come si dice…buttarsi il passato alle spalle e vivere e godersi il presente.
    Rodolfo

  6. Linosse
    Linosse says:

    Ah la grante germania virtuosa ,operosa,tutta na rosa!
    Mi fa ricordare ,senza confusioni in fuori strada, tanto il detto “mors tua vita mea”.
    I cicli storici non sono biciclette!
    L.

  7. Linosse
    Linosse says:

    X rodolfo
    C’è di male che quasi sempre anche l’essere in vita è una quasi morte ma ,doverosamente, solo per gli altri e sennò…!

    L

  8. Linosse
    Linosse says:

    X rott..olfo
    Certo una bella passegiata nelle bianche distese dell’algida tetesconia ti farà bene e ti rilasserà le sinapsi affaticate.
    L.

  9. rodolfo
    rodolfo says:

    x Vox
    Ritengo che sarebbe bene che tutte le scuole sia in Israele che in Palestina dovrebbero seguire l´esempio di “Hand in Hand.
    Occasione unica…per un futuro e senza dubbio utile per capire le sofferenze degli altri.
    Questo non potrebbe altro che unire dunque viva….
    “Mano nella mano”
    Rodolfo

  10. rodolfo
    rodolfo says:

    xVox alla luce di Hand in Hand” mi domando come sarebbe cambiata la storia in Palestina se gli Arabi avessero saputo un po´di piu´della storia Ebraica e di quel non tanto improvviso ritorno.
    Rodolfo

  11. Peter
    Peter says:

    x Linosse

    ho come l’impressione che quando vi va di dire sciocchezze diventiate tutti ermetici su questo blog, tu a CC in particolare…infatti del tuo post x me ho capito poco. Eppure il mio IQ (dicono) non e’ poi tanto scarso…
    Dunque: se dobbiamo fare il processo col senno di poi agli inglesi, correttezza vuole che lo si faccia a tutti…
    Vogliamo ricordare come fosse il mondo nel 1830 (o anche adesso…), o non e’ forse meglio lasciare perdere?
    Direi che tu, CC e persino l’ostrogota Sylvi simpatizziate per l’Argentina perche’ e’ un paese latino e relativamente povero. Ed anche perche’ vi sono milioni di argentini di origine italiana (in cui anche pugliese nella fattispecie, e non pochi, ci tengo a dirlo). Benissimo, liberissimi, ma non tirate fuori il diritto internazionale e la democrazia che non c’entrano un caxo, perche’ almeno in questo caso l’Argentina ha torto al 100%.
    Quelle isole non sono mai state argentine, e la stessa Argentina cesso’ di essere una semplice colonia non poi tantissimo tempo fa…
    La distanza da GB non vuol dire nulla, se le distanze contavano gia’ poco quando si andava a vela (tanto di cappello, a proposito) figuriamoci ora che il giro del mondo si puo’ fare in ore o minuti, altro che 80 giorni come 130 anni fa…
    Le fregate erano e sono navi da guerra…i mercantili spagnoli erano galeoni (forse da galere…). Gli inglesi pirati non piacciono neanche a me, ma non e’ che i galeoni fossero esattamente riempiti coi soldi delle offerte in chiesa…
    In sostanza, chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato…
    Altrimenti, i conti bisogna farli in tasca a tutti, caro, a tutti. Compresi gli italiani che invasero la Libia appena un secolo fa…

    Peter

  12. Peter
    Peter says:

    x Linosse

    spagnoli e portoghesi esportavano invece, senza pretese, la santa fede cattolica…
    Dalle Filippine all’Argentina, le operas pias schiavizzavano le popolazioni indigene…

    Peter

  13. Shalom: x Rodolfo e Vox
    Shalom: x Rodolfo e Vox says:

    Caro il nostro propagandista, poniti la stessa domanda dall’altro lato. Vale a dire, se i sionisti che hanno falsato la storia ebraica e invaso la Palestina avessero saputo qualcosina di piu’ riguardo gli arabi… Soprattutto di quelli del non “improvviso” vivere da secoli e secoli nelle terre da dove li avete cacciati. Lo slogan “Una terra senza un popolo per un popolo senza terra” e’ una delle truffe piu’ disgustose, razziste e sanguinose inventate dagli europei, poi fatta propria anche dai gozzuti a stelle e strisce. E’ dalla seconda meta’ del 1800 che vari ebrei non ubriachi di retorica, sia europei che americani, hanno lanciato l’avviso che quella era terra non “senza un popolo”, ma abitata e da un bel pezzo. Adesso i merdosi a stelle e strisce che per conquistare la Casa Bianca non badano ai morti che faranno si sono messi pure loro a intonare lo stesso coro ignorante e razzista.
    Cerca di non far parte di certi cori di sporcaccioni.
    Shalom

  14. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter,

    chiarisco: io non ho parenti in Argentina!
    Detto ciò, mi sto scervellando per capire … nelle Malvinas ( si chiamavano così allora) gli inglesi padroni del mare …allora chi hanno fatto sloggiare ( legga, legga, si informi!) con la forza dall’Arcipelago australe???
    I pinguini???

    E come mai anche da Sant’Elena hanno dovuto scappare i bipedi che parlavano portoghese, sempre incalzati da pirati che stavano stretti nella loro isola e si allargavano a spese degli altri???
    Per il suo napoletano” chi ha dato…chi ha avuto”…perchè allora fanno tanto casino i Palestinesi? E tutti gli oppressi del mondo?
    In Libia…ricorda? Gheddafi ha cacciato gli italiani a calci in c. e con i vestiti che avevano addosso.
    Mi spieghi perchè gli argentini, autoctoni, non dovrebbero fare altrettanto con SMB!

    Se lei mi dice che solo la forza bruta fa la ragione…allora gli inglesi hanno ragione…altrimenti…spero che gli argentini li buttino a mare con le loro bombette e i loro ombrelli!!!

    Ps: perchè ce l’ha tanto con i gallesi o gli scozzesi che vogliono essere indipendenti da questa grande civiltà inglese…che ha preteso con la forza e l’arroganza di insegnare all’universo mondo la “sua” civiltà?
    Ai gallesi e agli scozzesi va bene la” loro” civiltà…che c’è di strano?

    Io tifo sempre per chi vuole liberarsi degli arroganti!

    Sylvi

  15. peter
    peter says:

    x Sylvi

    non pretendo che capisca, dato che fa la finta tonta, ed in questo e’ piu’ ‘napoletana’ lei di me…
    Sant’Elena e’ uno scoglio dell’Atlantico in cui mori’ Napoleone.
    Ho il sospetto che ai portoghesi manchino di piu’ Brasile, Angola, Goa, Macau, Mozambico…che di certo non gli tolsero gli inglesi. Se non lo sa, il Portogallo sopravvisse come stato solo grazie all’appoggio inglese, cara mia, senno’ gli spagnoli se lo pappavano ad ogni minuto, ed in parte vi riuscirono nel XVII secolo.
    La popolazione delle Falklands NON e’ argentina, e loro hanno deciso con chi stare.
    Se si dovesse andare a vedere ‘chi c’era prima’ secoli fa, allora gli arabi dovrebbero tornare in Spagna…i suoi antenati ostrogoti o longobardi, o i loro discendenti attuali (vulisse lu Signore) dovrebbero tornarsene nella Mongolia inferiore o giu’ di li’….
    I turchi in Turkhmenistan…etc etc etc. Gli ebrei, invece, in Israele sarebbero ora ‘ a casa loro’, per cui non mi stupisce che solidarizzi con Rodolfo.
    In sostanza, una perdita di tempo

    ciao, vecchia mia

    Peter

  16. Linosse
    Linosse says:

    x Peter 416
    Ho scritto:
    “si è prodigata nell’instancabile arraffa arraffa di terre altrui addirittura agli antipodi e lontanissime dalla ossimorica G B in nome della esportazione della civiltà(allora la democrazia non era ancora in vigore)come era uso e costume di tutti i civilissimi blessati ed autorizzati con lasciapassare addirittura dai loro dei(da li la confusione con la parola die?)”
    che in modo evidente non assolve spagnoli ,portoghesi & altri ricercatori di velli d’oro altrui.Scrivi che gli inglesi si sono insediati sule isole nel 1833.
    Se poi il “così fan tutti” si trasforma in una regola prepariamoci ad usare le mutande in acciao inox,sai per la tranquillità.
    Non sempre i maestri della civiltà nordici (quasi sempre) sono civili,spesso si sono comportati e continuano a comportarsi ancor peggio delle bestie.
    L.

  17. rodolfo
    rodolfo says:

    La verita´ storica
    FURONO I DITTATORI ARABI A CAUSARE I PROFUGHI IN PALESTINA
    Il quotidiano del Cairo Akhbar el- yiam il 12 Ottobre 1963 ricordava:.” Venne il 15 Maggio 1948 quello stesso giorno il Mufti di Gerusalemme leader imposto agli Arabi dagli Inglesi fece appello agli Arabi di Palestina affinche´abbandonassero il paese, in quanto gli eserciti Arabi stavano per entrare al loro posto.
    Il 6 Settembre 1948 il “Beirut Telegraph” intervistava Emile Ghoury, segretario del Comando Supremo Arabo: “Se esistono questi profughi, e´ conseguenza diretta dell´azione degli Stati Arabi contro la spartizione, e contro lo stato Ebraico.
    Il 19 Febbraio 1949 il quotidiano Giordano “Filistin”scriveva: –
    “Gli Stati Arabi che avevano incoraggiato gli Arabi di Palestina a lasciare le proprie case temporaneamente per sgomberare il terreno dell´offensiva Araba, non hanno poi mantenuta la promessa di aiutare quei profughi”.
    Da un rapporto della Polizia Britannica al Quartier Generale di Gerusalemme il 26 Aprile 19048 :-“Ogni sforzo compiuto da parte degli Ebrei per convincere a popolazione Araba a rimanere e a condurre insieme a loro una vita normale e´ risultato vano”.
    Quando la delegazione Araba entro´ nella sala delle riunioni, rifiuto` con fierezza di firmare la tregua, e chiese che si facilitassero l´evacuazione della popolazione Araba e il suo trasferimento nei paesi Arabi circostanti. Le autorita´ militari e civili e i vari esponenti Ebraici espressero il loro profondo rincrescimento. Il Sindaco di Haifa, Shabtai Levi, aggiorno´ l´incontro con un appello alla popolazione Araba affinche´ riconsiderasse la sua decisione.
    Testo del manifesto in Arabo e in Ebraico affisso il 28 aprile 1948 dal Consiglio Ebraico dei lavoratori di Haifa, rivolto ai cittadini arabi, ai lavoratori, alle autorita´:-
    “Da tanti anni viviamo insieme nella nostra citta´ Haifa, in sicurezza e in fratellanza e comprensione reciproche. Grazie a cio´la nostra citta´ e´fiorita e si e´ sviluppata per il bene dei residenti, sia Arabi, sia Ebrei. Cosi´ Haifa e´ stata di esempio per altre citta´ della Palestina. Elementi ostili non sono riusciti a adeguarsi a questa situazione, e hanno dato origine a scontri, minando le relazioni fra voi e noi. Ma la mano della giustizia e´piu´ forte. La nostra citta´ ora e´sgombra di questi elementi, che sono fuggiti temendo per la propria vita. Cosi una volta di piu´l’ordine e la sicurezza hanno il sopravvento nella citta´´, la strada e´ aperta per la ripresa della cooperazione e della fratellanza fra i lavoratori Ebrei e Arabi.
    A questo punto riteniamo necessario chiarire nei termini piu´ franchi:- “Siamo persone amanti della Pace! Non c´e´ ragione per la paura che altri cercano d´instillare in voi. Non c´e´ odio nei nostri cuori, ne´ astio nel nostro atteggiamento verso cittadini amanti della pace che, come noi, sono impegnati nel lavoro, e nello sforzo di creare…..non temete…. non distruggete le vostre case con le vostre stesse mani… non troncate le vostre fonti di vita. Non attirate su di voi, con le vostre mani, la tragedia, mediante un evacuazione non necessaria, mediante fardelli da voi stessi creati, trasferendovi altrove sarete sopraffatti dalla poverta´ e dall´ umiliazione. Ma in questa citta´vostra e nostra, Haifa, le porte sono aperte alla vita, al lavoro, alla Pace, per voi e per le vostre famiglie.
    Cittadini giusti e amanti della pace il Consiglio dei Lavoratori di Haifa e la Confederazione del Lavoro, la Histadruth, vi consigliano, per il vostro bene, di restare nella citta´e di tornare al vostro lavoro normale. Siamo pronti a venire in vostro aiuto, a ristabilire condizioni normali, a assistervi nell´approvvigionamento di cibo, e ad aprirvi possibilita´ di lavoro , lavoratori …..la citta´che abbiamo in comune, Haifa, fa appello a voi affinche´ vi uniate nella sua costruzione, nel suo progresso, nel suo sviluppo; non tradite la vostra citta´, e non tradite voi stessi. Seguite il vostro interesse, e seguite il retto sentiero!
    Federazione Ebraica del Lavoro in Palestina Consiglio dei Lavoratori di Haifa.
    .

    Nel 2012 su circa 7 milioni di cittadini Israeliani, piu´ di un milione e mezzo sono Arabi…… sono i figli di quegli Arabi che non accolsero gli appelli dei dittatori della Siria, dell’Iraq e dell’Egitto. I discendenti di quegli Arabi che credettero ai dittatori sono a tutt’oggi ancora rinchiusi nei campi profughi e non hanno la cittadinanza del paese in cui sono nati. Soltanto in Israele e in Giordania i discendenti degli Arabi provenienti dalla Palestina occidentale non sono nei campi profughi, ma liberi cittadini di uno stato di diritto.
    Aggiunto da me e speriamo nel futuro ….Hand in Hand
    .
    .-

    Se solo avessero accettato la spartizione…da fratelli quali sono….
    ed invece e´stata guerra….per odio verso l´Ebreo.
    Quante tragedie si sarebbero evitate in Israele e nel mondo…..
    se solo avessero capito….
    Rodolfo

  18. sylvi
    sylvi says:

    x l’anglo-pulio

    Persino nel weekend mi tocca far lezione ai duri di comprendonio!

    Prima dei Greci, in Puglia ovviamente, e dei Romani in Friuli, rispettivamente queste terre erano abitate da Illiri e da Celti.
    Là gli illiri, qui i celti!
    I romani giunsero là e qua all’incirca nel II sec.ac.

    Gli ostrogoti passarono e andarono dalle sue parti!
    I Longobardi…checchè ne dica lei, furono popolo civile.
    Avesse lei imparato qualcosa quando discesero in Puglia.
    Lei, poi, ha parecchie lacune storiche sulle origini dei Longobardi, così come le ha sulle scorribande dei suoi nuovi concittadini!

    Si sforzi di essere un po meno realista della sua amata Regina di recente acquisizione!

    Ps: non oso dire a mio marito che lei mi chiama” vecchia mia”.
    Sangue caliente della friula , direbbe CC, sarebbe capace di risponderle:
    – si contenga! Le vecchie mie me le gestisco io!

    Sylvi

  19. Shalom: x Rodolfo
    Shalom: x Rodolfo says:

    Ancora con questi discorsi del cazzo sul sangue! Ma non ti vergogni?

    Riguardo il tuo ottimo 423, lo condivido. Pero’ per essere davvero cittadini con eguali diritti si deve essere cittadini di uno stato bel quale non ci sono distinzioni di razza, religione, eccetera. E tu sai troppo bene che in Israele i cittadini arabi non sono manco per il kaiser considerati alla pari degli altri. Hanno forse piu’ diritti gli ebrei rimasti per esempio in Iran che gli arabi israeliani in Israele.
    Shalom

  20. Shalom: altro che Mano nella Mano!
    Shalom: altro che Mano nella Mano! says:

    Sunday 15 january 2012
    ” Il razzismo di Israele ” di Michele Paris
    Qualche giorno fa, la Corte Suprema di Israele ha confermato la legittimità di una legge discriminatoria e anti-democratica, emanata nel 2003 dalla Knesset (Parlamento), che restringe drasticamente le possibilità di ottenere la cittadinanza israeliana. Con la sentenza di mercoledì scorso è stato cioè respinto un ricorso presentato da Adalah, un’associazione che si batte per i diritti della minoranza araba di Israele, lasciando in vigore una misura che nega la naturalizzazione automatica dei coniugi di cittadini israeliani, in larga misura di origine palestinese.

    A sostegno della legge sulla cittadinanza si sono espressi sei giudici dell’Alta Corte, mentre cinque ne hanno chiesto l’annullamento. Per la maggioranza, la naturalizzazione dei palestinesi tramite il matrimonio rappresenta una minaccia per la sicurezza del paese: per questo, nelle parole della sentenza, “il diritto di costruire una famiglia non deve necessariamente realizzarsi all’interno dei confini di Israele”.

    A sottolineare la natura profondamente razzista della legge ratificata dalla Corte Suprema, così come la politica di apartheid perseguita dalla classe dirigente israeliana, sono state le parole del giudice Asher Grunis che ha votato con la maggioranza, secondo il quale “i diritti umani non possono essere una ricetta per il suicidio della nazione”. Diametralmente opposta è stata invece l’opinione della minoranza, espressa dalla presidente della Corte, Dorit Beinisch, per la quale “la legge andrebbe soppressa, poiché viola il diritto di uguaglianza”.

    Secondo i dati ufficiali, tra il 1994 e il 2002, circa 135 mila palestinesi furono naturalizzati grazie al matrimonio e i loro coniugi erano in gran parte arabi israeliani. Per porre un freno a questa tendenza, nel maggio del 2002 il governo decise di sospendere la concessione della cittadinanza automatica. L’anno successivo, la Knesset prese in mano l’iniziativa approvando una nuova legge temporanea che limitava sensibilmente il percorso verso la cittadinanza per coloro che avrebbero sposato residenti di Israele. Il provvedimento è stato successivamente prorogato in due occasioni, mentre nel 2007 le associazioni per i diritti civili hanno dato inizio ai procedimenti legali per chiederne il ritiro.

    La legge in questione, in teoria, esclude dalle restrizioni i palestinesi uomini con più di 36 anni e le donne oltre i 25. Le limitazioni imposte rimangono però spesso insormontabili, tanto che, secondo un avvocato israeliano citato dalla Associated Press, nel 2011 solo 33 richieste di esenzione dalla legge sono state approvate su 3.000 presentate. Per il Jerusalem Post, inoltre, i coniugi residenti in Cisgiordania sono del tutto esclusi dalla possibilità di ottenere la cittadinanza israeliana.

    Le reazioni alla sentenza da parte della società civile e di alcuni politici dell’opposizione in Israele sono state molto dure. Per la parlamentare del partito di sinistra Meretz, Zahava Gal-On, la quale aveva partecipato alla presentazione del ricorso, il verdetto rappresenta una macchia indelebile per Israele. Secondo Adalah, poi, l’alta corte ha approvato una legge che “non esiste in nessun paese democratico del pianeta” e che “proibisce ai cittadini di avere una famiglia in Israele unicamente sulla base della loro appartenenza etnica”. Inoltre, per la stessa organizzazione, “questa sentenza dimostra come i diritti civili della minoranza araba in Israele siano stati erosi in maniera pericolosa e senza precedenti”.

    Un altro co-sponsor del ricorso alla Corte Suprema era l’Associazione per i Diritti Civili in Israele (ACRI), i cui avvocati hanno affermato che “la maggioranza dei giudici ha messo il proprio sigillo su una legge razzista che metterà a repentaglio le vite di famiglie la cui sola colpa è quella di avere sangue palestinese nelle vene”.

    Gli arabi costituiscono circa un quinto degli oltre sette milioni di abitanti di Israele. Altri tre milioni di palestinesi vivono in Cisgiordania e a Gaza. Numerose sono le famiglie che sono state divise da linee di demarcazione artificiali stabilite dopo le guerre tra israeliani e palestinesi, così che i matrimoni tra gli arabi che risiedono da una parte e dall’altra del confine sono molto diffusi.

    Per una parte degli israeliani, tuttavia, il conferimento della cittadinanza ai palestinesi costituisce una minaccia all’identità ebraica dello Stato e la sentenza di mercoledì della Corte Suprema asseconda appunto queste tendenze retrograde e reazionarie presenti nel paese. ( Fonte: http://www.altrenotizie.org)

  21. Shalom la cittadinanza israeliana non esiste: lo spiega su carta intestata lo stesso Stato di Israele
    Shalom la cittadinanza israeliana non esiste: lo spiega su carta intestata lo stesso Stato di Israele says:

    “La discriminazione più plateale è quella che appare nei documenti d’identità che tutti sono tenuti a portare con sé e ad esibire in qualsiasi momento. Sotto la dicitura «nazionalità» figurano le seguenti categorie: «ebreo», «arabo», «druso», «circasso», «samarita», «caraita» o «straniero». Dal documento d’identità i funzionari dello stato sanno subito a quale categoria appartiene la persona. Malgrado innumerevoli pressioni, il Ministero dell’Interno si è sempre rifiutato di accettare la dicitura «nazionalità israeliana». A quelli che l’hanno richiesta, viene risposto su carta intestata «Stato d’Israele» che «si è deciso di non riconoscere una nazionalità israeliana», mentre si ricorda che si ha il diritto a lasciare in bianco la voce «nazionalità», previa richiesta al ministero di competenza”.

  22. Shalom: i peruviani o gli eschimesi se di religone ebraica hanno in Israele e Territori Occupati piu' diritti dei palestinesi!
    Shalom: i peruviani o gli eschimesi se di religone ebraica hanno in Israele e Territori Occupati piu' diritti dei palestinesi! says:

    “Secondo la definizione ufficiale, Israele «appartiene» solo a quelle persone che le autorità israeliane definiscono appunto «israeliane», indipendentemente da dove vivono. Al contrario, Israele non «appartiene» giuridicamente ai suoi cittadini non ebrei, la cui condizione è ufficialmente considerata inferiore.

    In realtà, questo vuol dire che se i membri di una tribù peruviana si convertono al giudaismo e così sono definiti e considerati, come ebrei hanno immediatamente diritto alla cittadinanza israeliana e a sistemarsi in circa il 70% delle terre occupate del West Bank, e nel 92% dell’area vera e propria d’Israele, destinate all’uso dei cittadini ebrei.

    A tutti i non ebrei, e quindi non soltanto ai palestinesi, è proibito usufruire di queste terre, e il divieto riguarda persino i cittadini arabi d’Israele che hanno combattuto nell’esercito israeliano e raggiunto anche gradi assai elevati”.

  23. Shalom - 1) l'autore e' Israel Shahak: "Dopo alcuni anni nel campo di concentramento nazista di Belsen, nel 1945 si stabilì in Israele, dove si laureò in Chimica. Ha prestato servizio nell’esercito israeliano e dopo una carriera come docente universit
    Shalom - 1) l'autore e' Israel Shahak: "Dopo alcuni anni nel campo di concentramento nazista di Belsen, nel 1945 si stabilì in Israele, dove si laureò in Chimica. Ha prestato servizio nell’esercito israeliano e dopo una carriera come docente universit says:

    Se non si mette in discussione il prevalente atteggiamento ebraico nei confronti dei non ebrei, non è dato capire neppure il concetto stesso di «stato israeliano» (Jewish State), come Israele preferisce definirsi. La generalizzata mistificazione che, senza considerare il regime apartheid dei territori occupati, definisce Israele come una vera democrazia, nasce dal rifiuto di vedere cosa significa per i non ebrei lo «stato israeliano». Sono convinto che Israele in quanto Jewish State è un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per gli altri popoli e stati del Medio Oriente e anche altrove. Sono altresì convinto che altri stati o entità politiche del Medio Oriente che si proclamano «arabi» o «musulmani», definizioni analoghe a quella di «stato israeliano», rappresentano anch’essi un pericolo. Comunque mentre di quest’ultimo pericolo tutti ne parlano, quello implicito nel carattere ebraico dello Stato d’Israele è sempre taciuto e ignorato. Fin dalla sua fondazione, il concetto che il nuovo Stato d’Israele era uno «stato israeliano» fu ribadito da tutta la classe politica e inculcato nella popolazione con ogni mezzo.

    Nel 1985, quando una piccola minoranza di ebrei cittadini d’Israele contestò questo concetto, il Knesset, approvò a stragrande maggioranza una legge costituzionale che annulla tutte le altre leggi che non possono esser revocate se non con procedura eccezionale. Si stabilì che i partiti che si oppongono al principio dello «stato israeliano», o propongono di modificarlo per via democratica, non possono presentare candidati da eleggere al Parlamento, il Knesset. Personalmente, io mi sono sempre opposto a questo principio costituzionale e quindi, in uno stato di cui sono cittadino, non posso appartenere a un partito di cui condivido il programma a cui è vietato eleggere i suoi, rappresentanti al Knesset.

    Basterebbe questo esempio per dimostrare che Israele non è una democrazia, visto che si fonda sull’ideologia israeliana ad esclusione non solo di tutti i non ebrei ma anche di noi ebrei, cittadini d’Israele, che non siamo disposti a condividerlo.

  24. Shalom - 2) l'autore e' Israel Shahak: "Dopo alcuni anni nel campo di concentramento nazista di Belsen, nel 1945 si stabilì in Israele, dove si laureò in Chimica. Ha prestato servizio nell’esercito israeliano e dopo una carriera come docente universit
    Shalom - 2) l'autore e' Israel Shahak: "Dopo alcuni anni nel campo di concentramento nazista di Belsen, nel 1945 si stabilì in Israele, dove si laureò in Chimica. Ha prestato servizio nell’esercito israeliano e dopo una carriera come docente universit says:

    Comunque il pericolo rappresentato da questa ideologia dominante non si limita agli affari interni, ma permea di sé tutta la politica estera d’Israele. E tale pericolo sarà sempre maggiore via via che il carattere israelitico d’Israele si accentuerà sempre più e crescerà il suo potere, particolarmente quello nucleare. Un’altra ragione per preoccuparsi è l’aumentata influenza d’Israele sulla classe politica degli Stati Uniti e per questi motivi oggi non è solo importante ma, addirittura politicamente vitale, documentare gli sviluppi del giudaismo e specialmente il modo di trattare i non ebrei da parte d’Israele.
    Consideriamo la definizione ufficiale del termine «israeliano», che chiarisce la differenza di fondo tra Israele come «stato israeliano» e la maggioranza degli altri stati. Dunque, secondo la definizione ufficiale, Israele «appartiene» solo a quelle persone che le autorità israeliane definiscono appunto «israeliane», indipendentemente da dove vivono. Al contrario, Israele non «appartiene» giuridicamente ai suoi cittadini non ebrei, la cui condizione è ufficialmente considerata inferiore.

    In realtà, questo vuol dire che se i membri di una tribù peruviana si convertono al giudaismo e così sono definiti e considerati, come ebrei hanno immediatamente diritto alla cittadinanza israeliana e a sistemarsi in circa il 70% delle terre occupate del West Bank, e nel 92% dell’area vera e propria d’Israele, destinate all’uso dei cittadini ebrei. A tut­ti i non ebrei, e quindi non soltanto ai palestinesi, è proibito usufruire di queste terre, e il divieto riguarda persino i cit­tadini arabi d’Israele che hanno combattuto nell’esercito israeliano e raggiunto anche gradi assai elevati.
    Alcuni anni fa, scoppiò il caso dei peruviani convertiti al giudaismo. Ad essi furono assegnate terre nel West Bank vi­cino a Nablus, zona da cui sono esclusi i non ebrei. Tutti i go­verni d’Israele sono stati e sono pronti ad affrontare qualsiasi rischio politico, tra cui la guerra, perché gli insediamenti del West Bank restino sotto la giurisdizione «israeliana» come è affermato continuamente nei media, che sanno perfettamen­te di diffondere una menzogna, decisiva a coprire l’ambiguità discriminatoria dei termini «ebreo» e «israeliano».

    Sono sicuro che gli ebrei americani o britannici accuse­rebbero subito di antisemitismo i governi degli Stati Uniti, o dell’Inghilterra, se questi decidessero di definirsi «stati cristiani», cioè stati che «appartengono» solo a cittadini de­finiti ufficialmente «cristiani». Conseguenza di una simile dottrina sarebbe che, solo se si convertissero al cristianesi­mo, gli ebrei diventerebbero cittadini a pieno diritto e, non dimentichiamolo mai, proprio gli ebrei, forti dell’esperien­za di tutta la loro storia, sanno quanto grandi fossero i be­nefici per chi si convertiva al cristianesimo.

    In passato, quando gli stati cristiani, e islamici, discrimi­navano quelle persone, compresi gli ebrei, che non seguivano la religione dello stato, bastava convertirsi per essere accettati come tutti gli altri. La discriminazione che lo Stato d’Israele sanziona nei confronti di tutti i non ebrei cessa nel momento in cui quelle persone si convertono al giudaismo, e sono riconosciute come tali. Ciò vuol dire che lo stesso genere di esclusivismo che gli ebrei della diaspora denunciano come antisemitismo è fatto proprio dalla maggioranza di tutti gli ebrei, come principio ebraico. Chi, tra di noi, si oppone sia all’antisemitismo che allo sciovinismo ebraico è accusato di essere affetto dall’odio di sé, concetto che ritengo assolutamente privo di senso.§
    Nel contesto della politica israeliana il significato del termine «ebraico» (Jewish) e dei suoi derivati ha la stessa importanza del termine «islamico» così com’è ufficialmente usato in Iran o anche del termine «comunista» com’era stato ufficializzato nell’URSS. Comunque, il significato di Jewish non è chiaro né nella lingua ebraica né nella traduzione in altre lingue, per cui il termine ha dovuto esser definito ufficialmente.

    Secondo la legge dello Stato d’Israele è da considerarsi «ebreo» chi ha avuto una madre, una nonna, una bisnonna e una trisavola ebrea, di religione ebraica, oppure perché si è convertito al giudaismo da un’altra religione, secondo i criteri riconosciuti e accettati come legittimi dalle autorità d’Israele. Chi si sia convertito dal giudaismo a un’altra religione non è più considerato «ebreo». La prima di queste tre condizioni non è altro che la definizione talmudica di «chi è ebreo», fondamento di tutta la tradizione ortodossa ebraica. Anche il Talmud e la legge rabbinica post-talmudica riconoscono la conversione di un non ebreo al giudaismo, come pure l’acquisto di uno schiavo non ebreo da parte di un ebreo cui segue una forma diversa di conversione, come un modo per diventare ebreo, purché la conversione sia avallata da rabbini autorevoli e autorizzati e si svolga secondo modalità per essi accettabili. Per quanto riguarda le donne, una di queste «modalità accettabile» è il rito del «bagno di purificazione», durante il quale tre rabbini ispezionano accuratamente la donna nuda.

  25. Shalom - 3) l'autore e' Israel Shahak: "Dopo alcuni anni nel campo di concentramento nazista di Belsen, nel 1945 si stabilì in Israele, dove si laureò in Chimica. Ha prestato servizio nell’esercito israeliano e dopo una carriera come docente universit
    Shalom - 3) l'autore e' Israel Shahak: "Dopo alcuni anni nel campo di concentramento nazista di Belsen, nel 1945 si stabilì in Israele, dove si laureò in Chimica. Ha prestato servizio nell’esercito israeliano e dopo una carriera come docente universit says:

    La cosa è ben nota ai lettori delle pubblicazioni in lingua ebraica ma i media in inglese non ne parlano, anche se sicuramente susciterebbe un certo interesse. Mi auguro che questo mio libro, le cui fonti sono tutte in lingua ebraica, possa essere utile a correggere il divario tra l’informazione che viene data in lingua ebraica e quella che è tradotta in inglese e destinata all’esterno d’Israele.
    Ufficialmente, lo Stato d’Israele ha una legislazione discriminatoria nei confronti dei non ebrei, che favorisce esclusivamente gli ebrei in molti aspetti della vita come, tra i più importanti, il diritto di residenza, il diritto al lavoro e il diritto all’eguaglianza di fronte alla legge.

    Per quanto riguarda la discriminazione del diritto di residenza, si fonda sul fatto che, in Israele, il 92% della terra è proprietà dello Stato ed è amministrato dalla Israel Land Authority secondo i criteri del Jewish National Fund (JNF), affiliato all’Organizzazione Sionista Mondiale (World Zionist Organization). Sono regole fondamentali del JNF la proibizione a chi non è «ebreo» di stabilire la propria residenza, di esercitare attività commerciali, di rivendicare il proprio diritto al lavoro e questo soltanto perché non è ebreo. Al contrario, agli ebrei non è in nessun caso proibito stabilire la propria residenza o aprire attività commerciali in qualsiasi località d’Israele. Se discriminazioni simili fossero imposte in altri stati agli ebrei, si parlerebbe subito, e a ragione, di antisemitismo e ci sarebbero massicce proteste.
    Quando invece quelle discriminazioni sono normalmente applicate come logica conseguenza della cosiddetta «ideologia ebraica», sono volutamente ignorate o, le rare volte che se ne parla, giustificate. Secondo le regole del JNF, ai non ebrei si proibisce ufficialmente di lavorare le terre amministrate dalla Israel Land Authority. E’ vero che queste regole non sono sempre applicate né globalmente imposte, però esistono e vengono tirate fuori tutte le volte che servono. Di tanto in tanto Israele ne impone l’applicazione, come quando, per esempio, il Ministero dell’Agricoltura si scaglia contro la pestilenza di permettere che negli orti che appartengono a ebrei sulla National Land, la terra dello Stato d’Israele, la raccolta sia affidata a coltivatori arabi, anche se questi sono cittadini d’Israele. E severamente proibito agli ebrei insediati sulla National Land subaffittare anche una parte delle loro terre agli arabi, persino per tempi brevissimi e chi lo fa incorre in pesantissime multe.
    Al contrario, non c’è nessuna proibizione se si tratta di non ebrei che affittano le loro terre ad altri ebrei. Nel mio caso, per esempio, io che sono ebreo ho il diritto di affittare un orto per il tempo della raccolta ad un altro ebreo, ma a un non ebreo, sia esso cittadino d’Israele o residente non naturalizzato, non è consentito.

  26. Shalom - 4) l'autore e' Israel Shahak: "Dopo alcuni anni nel campo di concentramento nazista di Belsen, nel 1945 si stabilì in Israele, dove si laureò in Chimica. Ha prestato servizio nell’esercito israeliano e dopo una carriera come docente universit
    Shalom - 4) l'autore e' Israel Shahak: "Dopo alcuni anni nel campo di concentramento nazista di Belsen, nel 1945 si stabilì in Israele, dove si laureò in Chimica. Ha prestato servizio nell’esercito israeliano e dopo una carriera come docente universit says:

    Israele è uno stato fondato sull’apartheid. Questo è il principio primo di tutto il suo sistema legale, oltre che la dimensione evidente e verificabile ad ogni livello sociale, residenziale, del viver quotidiano. Tuttavia, la maggior parte delle leggi approvate dal Knesset, il parlamento israeliano, non sembrano discriminatorie, almeno nella forma. Se si analizzano con un po’ di attenzione, si vede subito che, alla base dì tutte c’è la discriminazione tra «ebrei» e «non ebrei».

    La Legge dell’Ingresso del 1952 aveva apparentemente la funzione di regolare l’accesso al paese ma, senza specificare tra «ebrei» e «non ebrei», recitava che «chi non è in possesso di un visto o di un certificato d’immigrazione sarà immediatamente deportato e non potrà più chiedere il rilascio dei visto». La definizione di chi ha le qualifiche per ottenere il visto d’immigrazione si trova nella parallela Legge del Ritorno: solo «gli ebrei».
    Infatti, la clausola della deportazione degli «stranieri» è applicabile solo ai «non ebrei». Il Ministero dell’Interno non ha l’autorità d’impedire a un ebreo, anche se ha precedenti penali e può costituire un pericolo per la società, di esercitare il suo diritto a stabilirsi in Israele. Solo un cittadino straniero non ebreo ha bisogno del permesso, ma agli ebrei che giungono da altre nazioni vengono subito concessi tutti i diritti e i privilegi previsti per i cittadini d’Israele: il «certificato d’immigrazione» conferisce automaticamente la cittadinanza, il diritto di votare e di essere eletti anche se non conoscono una sola parola di ebraico. Il «certificato d’immigrazione» dà diritto immediato alla «cittadinanza» in virtù del ritorno nella «terra madre d’Israele» e a molti benefici finanziari che variano a seconda della nazione da cui provengono gli «ebrei». Per esempio, quelli che provengono dall’ex URSS ricevono subito una «gratifica complessiva» di $ 20.000 per famiglia.
    Agli stranieri, cioè ai «non ebrei», può essere revocata la residenza anche se hanno vissuto in Israele anni ed anni, mentre nessuno può espellere gli indesiderabili se ebrei, com’è stato in moltissimi casi di trafficanti e comuni malfattori che sono persino riusciti a farsi eleggere nel Knesset. E ciò grazie alle leggi sulla cittadinanza del 1952 che, senza mai menzionare «ebrei» e «non ebrei», sono il fondamento primo dell’apartheid, insieme alle leggi sull’istruzione pubblica, alle norme della Israel Land Authority, che garantiscono la segregazione delle terre e le leggi matrimoniali religiose che sono mantenute separate dal codice matrimoniale civile.
    I «non ebrei» debbono risiedere molti anni in Israele prima di ottenere la cittadinanza, possono essere espulsi dall’oggi al domani e debbono ufficialmente rinunciare alla loro cittadinanza originaria. Per esempio, i cosiddetti «diritti dei residenti che rientrano in patria» (doganali, sussidi per le abitazioni e l’istruzione) valgono solo per gli «ebrei», gli yored. La discriminazione più plateale è quella che appare nei documenti d’identità che tutti sono tenuti a portare con sé e ad esibire in qualsiasi momento. Sotto la dicitura «nazionalità» figurano le seguenti categorie: «ebreo», «arabo», «druso», «circasso», «samarita», «caraita» o «straniero». Dal documento d’identità i funzionari dello stato sanno subito a quale categoria appartiene la persona. Malgrado innumerevoli pressioni, il Ministero dell’Interno si è sempre rifiutato di accettare la dicitura «nazionalità israeliana». A quelli che l’hanno richiesta, viene risposto su carta intestata «Stato d’Israele» che «si è deciso di non riconoscere una nazionalità israeliana», mentre si ricorda che si ha il diritto a lasciare in bianco la voce «nazionalità», previa richiesta al ministero di competenza. Nella lettera non si specifica chi ha preso tale decisione né quando.
    La legge sulla coscrizione militare del 1986 non sembra discriminatoria perché usa l’espressione «giovani di leva arruolati» come termine universale e riferibile a tutti i cittadini d’Israele. In realtà contiene un semplice marchingegno che ne fa una delle leggi più discriminatorie, un vero e proprio pilastro dell’apartheid: è la figura dell’enumerator, autorizzato a chiamare i giovani ad iscriversi nelle liste di leva, a convocarli al distretto con uno specifico richiamo alle armi. Nella legge si fa uso del termine «autorizzato», il che implicitamente lascia all’enumerator la facoltà di chiamare, o di non chiamare alle armi, i giovani in età di leva. Quelli che non ricevono la chiamata sono automaticamente esentati dal servizio militare. E’ semplicissimo: quelli che dai documenti d’identità risultano appartenenti al «settore arabo» non vengono chiamati.

  27. Shalom - Non vorrei fossero sfuggite anche al caro Rodolfo queste righe, a proposito di "nazionalita' israeliana"
    Shalom - Non vorrei fossero sfuggite anche al caro Rodolfo queste righe, a proposito di "nazionalita' israeliana" says:

    “Malgrado innumerevoli pressioni, il Ministero dell’Interno si è sempre rifiutato di accettare la dicitura «nazionalità israeliana». A quelli che l’hanno richiesta, viene risposto su carta intestata «Stato d’Israele» che «si è deciso di non riconoscere una nazionalità israeliana», mentre si ricorda che si ha il diritto a lasciare in bianco la voce «nazionalità», previa richiesta al ministero di competenza. Nella lettera non si specifica chi ha preso tale decisione né quando”.

  28. Anita
    Anita says:

    The Falkland Islands –

    La popolazione delle Falkland Islands e’ Britannica e Scozzese, NON sono indios, indigeni o di origine Africana.

    Hugo Chavez ha dichiarato che il Regno Unito deve restituire le Falkland all’Argentina, dice che l’occupazione Inglese delle isole e’ dovuta all’avidita’ degli Inglesi per i ricchi giacimenti di petrolio e gas naturale.

    La Siria vuole difendere il diritto di sovranita’ Argentino delle Malvine.
    Il Marocco appoggia il reclamo Argentino delle isole…etc…

    La popolazione vuole rimanere suddita Inglese.

    Anita

  29. peter
    peter says:

    x Sylvi

    beh, dicevo Mongolia inferiore ‘o giu’ di li’ ‘ , no?
    Sui celti dalle sue parti ovviamente si sbaglia…e poi pretende, tipicamente, di dare lezioni ad altri…
    I celti non vi erano ne’ in Veneto ne’ nel suo beneamato Forum Julii (ante litteram entrambi…) ne’ in Istria. In Friuli vi erano i carnici, un popolo di cui non si sa nulla, e che potrebbe (ma non si sa) aver parlato un idioma celtico per acquisizione.
    Gli illiri…e’ vero, un popolo indoeuropeo (come i celti) che in Italia si insediarono stranamente solo in Puglia, essendo infatti balcanici del nord.
    Pero’ a venire in contatto con la Grecia micenea, gia’ nel IX secolo avanti Cristo, furono i messapi, cara Sylvi, discendenti in parte dagli illiri. I messapi non vennero assimilati dai greci, coi quali erano pero’ in ottimi rapporti. Erano ancora li’ quando li conquistarono i romani, all’inizio del III secolo a.C., ben prima delle guerre puniche, ed un secolo prima che i romani arrivassero da ‘voi’, cara Sylvi…Il poeta Ennio scrisse fieramente nel III sec a. C. ‘nos sumus Romani, qui fuimus Rudini’. Il legame non venne spezzato neanche da Annibale, che invece ebbe ottimo gioco in Iberia, Provenza ed Italia del Nord-Ovest…

    Ovviamente, tutto cio’ non c’entra nulla col processo a posteriori che qui fate agli inglesi pirati e ‘scorrazzoni’, e le Falklands, pertanto lei e’ in realta’ tutta bizantina…

    Peter

  30. Peter
    Peter says:

    x Anita

    grazie Anita, US e UK resteranno sempre alleati…
    In realta’ e’ l’opposto di cio’ che dice Chavez, gli argentini vogliono papparsi le Falklands proprio per il petrolio trovatovi l’anno scorso, mentre gli inglesi hanno la colpa di volersele tenere come loro diritto…eh eh eh…
    Per inciso, gli argentni sono oggi meno c(…)ni di 30 anni fa, quando fecero una guerra per puro imperialismo e revanchismo fascista della junta militare…dato che allora del petrolio non si sapeva un bel nulla…

    Peter

  31. rodolfo
    rodolfo says:

    xShalom
    non ci possono e non ci devono essere diversita´.Le paure pero´sono TANTE….non ultimo il problema demografico. Saranno scelte molto dure da prendere… che richiedono tempo e molto coraggio. Il mancato riconoscimento … da parte di altre persone puo´creare per l´individuo o per un gruppo un danno e certamente una distorsione che lo limita e lo umilia. Credo e penso che le cose potrebbero cambiare quando finalmente si creera´definitivamente uno Stato Palestinese…per cui forse quelli che non si sentono abbastanza Israeliani decideranno di trasferirsi nel novello Stato…quelli che rimarranno dovranno equipararsi in tutti i sensi agli Israeliani.
    Diamo tempo al tempo.
    Rodolfo

  32. rodolfo
    rodolfo says:

    xPeter
    notizia di qualche ora fa
    Il Regno Unito sta dislocando armi nucleari nei pressi delle isole Falkland, in violazione dei Trattati: è l’accusa lanciata dal ministro degli esteri argentino, che chiede l’intervento delle Nazioni Unite nella lunga disputa sulla sovranità delle isole, che furono oggetto di una guerra nel 1982. Secondo Buenos Aires, i britannici stanno trasformando le Falkland, o Malvine, in una potente base militare.
    R

  33. rodolfo
    rodolfo says:

    xPeter
    le isole Malvina appartengono All´Argentina a tutti gli effetti.
    Il Regno Unito si dichiara sovrano sulle isole Malvina in quanto nel 1833 vi aveva edificato una base navale e nel 1837 un ufficio di amministrazione coloniale.
    Ma l´Argentina le considera tuttora parte integrante del proprio territorio nazionale, in base al fatto che nel 1829 vi aveva GIA´ edificato una caserma e un porto per la protezione degli abitanti argentini.
    Dunque senza tanti bla bla bla restituire subito il maltolto.
    R

  34. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    L’ha scritta una mia amica. Persona adorabile.

    http://frammentivocalimo.blogspot.com/2008/03/una-favola-per-il-mondo-lho-scritta.html

    Frammenti vocali in MO:Israele e Palestina

    VENERDÌ 28 MARZO 2008

    una fiaba per il mondo: l’ho scritta qualche tempo fa

    In un’epoca lontana la terra era ricca di foreste e di prati. Gli uomini e gli animali vivevano in armonia. La gente amava le tonalità dell’alba e del tramonto, le note ora dolci ora tempestose, intrecciate dal vento tra le foglie e dal ruscello tra i sassi. La sera, prima di addormentarsi, ringraziava con devozione la terra ed il sole per il giorno trascorso. La luna e le stelle tessevano il silenzio magico del mondo. I sogni degli uomini riflettevano la profondità del loro essere e della notteProteggevano la vita degli uomini gli gnomi. Erano loro che facevano crescere sani i frutti e gli alberi, intonando sinfonie impalpabili che addolcivano l’anima rendendola serena. I piccoli esseri del mondo fatato giocavano con i bambini ed insegnavano loro il linguaggio indecifrabile della natura invisibile.Un giorno lo spirito della terra chiamò gli gnomi e disse loro: ”Noi abbiamo dato agli uomini la pace e l’amore. Ora devono imparare da soli a conservare ciò e a non dimenticare il respiro infinito del cosmo. E’giunto il momento di nasconderci e di seguirli da lontano”Tutti assentirono con sofferenza. Sapevano, infatti, che sarebbero vissuti da soli nel silenzio, ma l’affetto per l’umanità era più tenace di qualsiasi dolore. Così si ritrassero .La mattina dopo la gente si destò e si guardò intorno. Per la prima volta provò il sentimento della nostalgia. Tutto taceva. Chiamò gli gnomi. Nessuno risposeIntuì allora che da quel giorno la vita sarebbe stata diversa e ne ebbe pauraUn bambino pianse e dalle sue lacrime nacque la brina. Una donna imprecò e dalla sua bocca scaturì la pioggia. Un uomo spezzò un ramo e la terra si coprì di neve. Una gazzella si avvicinò per capire e fu uccisaUn vento gelido percorse la valle. I fiori si ritirarono. Gli alberi lasciarono cadere i frutti. La gente uccise cervi ed orsi per nutrirsi. Spaccò i tronchi per costruire case ed accendere fuochiArrivò la notte. C’era tristezza. I sogni erano neri e pesanti. Un fanciullo rievocò nel proprio cuore il ritmo melodico degli gnomi e intonò una canzone. In essa si parlava di un’età remota nella quale gli esseri umani e l’universo non erano ancora divisi. Tutti ascoltavano e, a poco a poco, l’animo si riempì di riflessi di luce. A qualcuno sembrò di vedere un minuscolo gnomo, nascosto dietro un cespuglio, ridere allegramente.Trascorsero gli anni. L’uomo crebbe. Conobbe l’amore, l’odio, la gioia, il dolore. Scoprì il piacere di scrivere, di dipingere, di volare tra le stelle. Il pensiero divenne sempre più ardito, l’angoscia della morte sempre più lancinante, il sentimento sempre più deboleNell’intimità persisteva un antico sogno, un antico linguaggio ormai incomprensibile che, a tratti lo rafforzava donandogli momenti di vivida serenità senza il limite dello spazio e del tempo. Tornava, così, l’infinito istante dell’unità, cerniera appena definita tra il mondo visibile e quello invisibileQualcuno raccontava con timidezza di aver visto un piccolo essere che, sapientamente, così gli parlava: ”Lo so, è difficile attraversare il buio inesplicabile del mistero ed il silenzio della solitudine. Ma quando non avrai più timore di ciò e nascerà in te il pensiero del cuore noi torneremo e, insieme, intoneremo le melodie delle sfere universali”.

    (PER favore i miei gnomi amano la libertà, ma desiderano tornare a casa. Se vi va di farli viaggiare in internet., indicate per favore il link del blog grazie).

  35. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Pino.
    L’ho letto tre volte.
    Non ho capito quando la gazzella si avvicinò per capire e fu uccisa.
    Perchè?

    C.G.

  36. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Rodolfo e Peter.
    Mia figlia si chiama Malvina, come mia madre.
    Chissà se nell’UK dove è già stata diverse volte, la chiamavano
    ” Falkland”….
    Màh, bisogna che glielo chiedo.

    C.G.

  37. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Avevo iniziato il mio post tre’ ore fa ed avevo lasciata la pagina aperta, una lunga telefonata mi ha distratta.

    Volevo dire appunto quello sul petrolio, 30 anni fa non se ne sapeva niente.

    Le indagini geologiche del Falklands iniziarono nel tardo 1970, quando due societa’ di servizi petroliferi intrapresero le indagini sismiche delle Falklands e del fondo marino circostante.

    Nell’82 l’Argentina convenientemente invase le Falklands.

    Per estrarre petrolio occorrono immensi investimenti, molti trivellamenti non danno un buon risultato e vengono abbendonati…percio’ occorrono molti soldi ed equipaggiamento straniero…ma solo fino a quando gli fa comodo, poi sbattono fuori a calci nel derriere chi gli ha data la possibilita’ di usufruire del loro sottosuolo.

    Le compagnie petrolifere che sarebbero interessate nelle Falkland Islands sono restie data l’incertezza della situazione territoriale e politica.

    Bye,
    Anita

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