Salvare Israele dal sonno della ragione della sua maggioranza e del suo governo. Tutti ammettono che la lotta contro la nascita dello Stato palestinese è soprattutto per evitare che Israele finisca sotto processo al tribunale internazionale dell’Aja. Così come ormai si ammette che Berlusconi non si dimette solo per paura di finire in galera

Israele e Berlusconi non vogliono essere processati, perché sanno che sono colpevoli e verrebbero quindi condannati. Ciò che colpisce è che ormai quasi tutti riconoscono che il governo di Israele si oppone alla nascita dello Stato palestinese soprattutto per il timore che lo Stato israeliano venga denunciato al tribunale internazionale dell’Aja per rispondere dei suoi vari gravi delitti contro i palestinesi, con il rischio concreto di condanna. Il che equivale ad ammettere che Israele di tali delitti,  contro l’umanità e il diritto internazionale, si è effettivamente macchiato. Colpisce anche l’analogia con il governo Berlusconi: quasi tutti ammettono, a partire dallo stesso Silvio Berlusconi, che non si dimette solo per il timore di finire, giustamente, in galera. C’è bisogno di commenti? No di certo. Mi limito pertanto a pubblicare due articoli esemplari e sorprendenti. Del primo sorprende il fatto che sia stato pubblicato su un giornale italiano, nella fattispecie su Repubblica. Del secondo sorprende che sia stato scritto da un israeliano ebreo, a dimostrazione che l’equazione ebreo=sionista=israeliano e viceversa è assolutamente falsa, come del resto sappiamo molto bene. Checché ne dica il capo dello Stato Giorgio Napolitano,  che tempo fa ha pubblicamente avvalorato tale frottola affermando che oggi l’antisemitismo si traveste da antisionismo. Evidentemente anche Napolitano finge di ignorare che sono semiti anche gli arabi e i palestinesi, e che quindi oggi i veri antisemiti sono i fanatici israeliani come Netanyahu, Barak, Lieberman, Sharon, ecc., nonché i loro potenti sopporters negli Usa con in testa la lobby sionista dell’Aipac.

A tale proposito, è assolutamente sbagliato che si parli di “lobby ebraica”, così come è sbagliato dire che “gli ebrei di New York” hanno tradito i democratici votando in massa per i conservatori  perché contrari alle aperture dei democratici riguardo la nascita dello Stato palestinese. A parte il fatto che tali aperture NON ci sono, se non a chiacchiere, resta il fatto che non di lobby ebraiche si tratta, bensì di lobby sioniste. Sono molti a New York gli ebrei che hanno orrore delle politica israeliana, a partire dal regista Woody Allen, così come è robusta la componente ebraica antisionista in vari Stati degli Usa. L’esempio più eclatante è quello di Noam Chomsky, forse l’intellettuale più importante oggi esistente al mondo. Continuare a parlare di “lobby ebraica”, come fa anche Vittorio Zussoni, è sbagliato e pericoloso anche perché finisce con aizzare le antipatie o gli odi contro gli ebrei in blocco, vizio antico del mondo cristiani di cui è bene fare a meno, anziché contro i responsabili dei soprusi contro i palestinesi, tenendo presente che il sionismo comprende anche, negli Usa, una bella fetta del mondo cristiano. Fetta che è stata per esempio alla base della rielezione di George Bush e molto ha contribuito a spingere per l’invasione dell’Iraq così come oggi spinge per la guerra anche contro l’Iran.
Ma ecco i due articoli.
Israele è in pericolo se si isola dal mondo
Thomas L. Friedman

Non sono mai stato tanto preoccupato per il futuro di Israele. Lo sgretolamento dei pilastri della sicurezza di Israele – la pace con l´Egitto, la stabilità della Siria e l´amicizia con Turchia e Giordania – abbinato al governo più inetto dal punto di vista diplomatico e più incompetente dal punto di vista strategico della sua storia hanno messo lo Stato ebraico in una situazione pericolosissima.
Il governo americano è stufo marcio di questi leader israeliani, ma è ostaggio della sua inettitudine, perché in un anno di elezioni la potente lobby filoisraeliana può costringere la Casa Bianca a difendere lo Stato ebraico all´Onu anche quando sa che il governo di Tel Aviv sta portando avanti politiche che non sono né nel suo interesse né nell´interesse degli Stati Uniti.
Israele non è responsabile del rovesciamento del presidente egiziano Hosni Mubarak o delle rivolte in Siria, o della decisione della Turchia di cercare di ritagliarsi un ruolo guida a livello regionale scagliandosi cinicamente contro Israele per aver spaccato il movimento nazionale palestinese fra Gaza e Cisgiordania. Quello di cui il primo ministro israeliano Bibi Netanyahu è responsabile è di non aver messo in campo, in risposta a tutte queste trasformazioni, una strategia in grado di difendere gli interessi di Israele sul lungo periodo.
Anzi no, una strategia Netanyahu ce l´ha: non fare nulla, rispetto ai palestinesi o rispetto alla Turchia, che lo costringa ad andare contro la sua base, a scendere a compromessi con le sue idee o a inimicarsi il suo principale partner di coalizione, l´estremista di destra Avigdor Lieberman, che ricopre l´incarico di ministro degli Esteri. Dopo di che, chiedere aiuto agli Stati Uniti per bloccare il programma nucleare iraniano e per farsi tirar fuori da pasticci di ogni genere, ma fare in modo che il presidente Barack Obama non possa chiedere nulla in cambio mobilitando i Repubblicani al Congresso per mettergli i bastoni fra le ruote e incoraggiando i principali esponenti della comunità ebraica a insinuare che Obama è ostile a Israele e sta perdendo i voti degli ebrei. Ecco qua: non si può certo dire che Netanyahu non abbia una strategia.
«Anni di sforzi diplomatici per far accettare Israele in Medio Oriente sono crollati in una settimana con l´espulsione degli ambasciatori dello Stato ebraico da Ankara e dal Cairo, e con la frettolosa evacuazione del personale dell´ambasciata da Amman», ha scritto Aluf Benn sul quotidiano israeliano Haaretz. «La regione sta rigettando lo Stato ebraico, che si rinchiude sempre di più dietro mura fortificate, sotto la guida di una leadership che rifiuta qualsiasi cambiamento, movimento o riforma […] Netanyahu ha dato prova di una passività totale di fronte ai drammatici cambiamenti avvenuti nella regione e ha consentito ai suoi rivali di prendere l´iniziativa e fissare l´agenda».
Che cosa avrebbe potuto fare Israele? L´Autorità Palestinese, che negli ultimi cinque anni ha fatto grandi passi avanti nella costruzione delle istituzioni e delle forze di sicurezza di uno Stato in Cisgiordania, alla fine si è detta: «I nostri sforzi per costruire lo Stato non hanno indotto Israele a fermare gli insediamenti o a impegnarsi per giungere alla separazione dei Territori Occupati, perciò in pratica non stiamo facendo altro che sostenere l´occupazione israeliana. Andiamo alle Nazioni Unite, facciamoci riconoscere come Stato all´interno dei confini del 1967 e combattiamo Israele in questo modo». Una volta resosi conto della situazione, Israele avrebbe dovuto proporre un suo piano di pace o cercare di influenzare la diplomazia dell´Onu con una risoluzione che riaffermasse il diritto sia del popolo palestinese che di quello ebraico di avere uno Stato all´interno dei confini storici della Palestina, e facendo ripartire i negoziati.
Netanyahu non fatto nessuna delle due cose e ora gli Stati Uniti si stanno barcamenando per disinnescare la crisi, per non essere costretti a opporre un veto alla proposta di creare lo Stato palestinese, una mossa che potrebbe rivelarsi disastrosa in un mondo arabo che marcia sempre più verso l´autogoverno popolare.
Quanto alla Turchia, la squadra di Obama e gli avvocati di Netanyahu in questi ultimi due mesi hanno lavorato instancabilmente per risolvere la crisi nata dall´uccisione di civili turchi da parte di agenti delle forze speciali israeliane nel maggio del 2010, quando la flottiglia turca cercava in tutti i modi di sbarcare a Gaza per portare aiuti alla popolazione. La Turchia pretendeva scuse ufficiali. Poi però Bibi ha smentito i suoi stessi avvocati e ha respinto l´accordo, per orgoglio nazionale e per paura che Lieberman lo usasse contro di lui. Risultato: la Turchia ha espulso l´ambasciatore israeliano.
Quanto all´Egitto, la stabilità lì ormai è un ricordo e qualunque nuovo Governo al Cairo dovrà fare i conti con pressioni populiste antisraeliane più forti che mai. Tutto questo in parte è inevitabile, ma perché non mettere in campo una strategia per minimizzare il problema proponendo un vero piano di pace?
Ho grande simpatia per il dilemma strategico di Israele e non mi faccio nessuna illusione sui suoi nemici. Ma Israele oggi non offre ai suoi amici – e Obama è fra loro – nessun elemento per difenderlo. Israele può scegliere di combattere contro tutti oppure può scegliere di non arrendersi e attutire il colpo ricevuto con un´apertura, sul fronte delle trattative di pace, che gli osservatori equilibrati possano considerare seria, in modo da limitare il suo isolamento.
Purtroppo oggi Israele non può contare su un leader o su un esecutivo capace di simili sottigliezze diplomatiche. Non resta che sperare che gli israeliani se ne rendano conto prima che questo Governo precipiti ancora di più lo Stato ebraico nell´isolamento, trascinandosi dietro l´America.

L’iniziativa palestinese di settembre e l’isolamento di Israele
di Michael Warschawski

Sembra che i governanti israeliani non capiscano in che mondo stiamo vivendo. E se lo sanno, questo rende la situazione ancora peggiore.
Considerano la primavera araba come una destabilizzazione temporanea che rafforzerebbe la posizione di Israele come unico alleato affidabile per gli Stati Uniti in Medio Oriente. Dopo il lutto per la caduta dei propri alleati, Ben Ali e Mubarak, i leader israeliani sono ritornati come sempre al lavoro, senza cogliere affatto la forza di quello che lo stesso Ehud Barak ha descritto come uno tsunami. Sotto la leadership della gang Netanyahu-Lieberman-Barak, il governo di Israele ha deciso che la priorità politica è la “dignità nazionale”, che hanno descritto come “assetto strategico”.
Fino a poco tempo fa, Israele aveva due alleati in Medio Oriente: Turchia ed Egitto. Per decenni, la Turchia è stato partner militare e commerciale, un fatto che in qualche modo ha ridotto l’impatto su Israele da parte dei membri della Lega Araba. L’importanza della Turchia è aumentata ancora di più dopo la caduta dello Shah dell’Iran, la trasformazione dell’Iran in una Repubblica Islamica e la fine dell’alleanza militare con Israele.
La visita di Anwar Sadat a Gerusalemme nel 1977 e la conclusione degli accordi di pace di Camp David hanno posto fine al boicottaggio arabo e, mentre le relazioni economiche e turistiche rimanevano minime, la cooperazione militare e dell’intelligence tra Egitto e Israele era tutt’altro che trascurabile.
Sia Egitto che Turchia stanno ora mettendo in discussione le loro relazioni strategiche con Israele e hanno cominciato a costruire una nuova partnership tra loro. Come lo stesso presidente turco ha detto recentemente, gli Stati della regione sono stufi dell’arroganza israeliana. Anche re Abdallah di Giordania, altro alleato di Israele, sta denunciando l’aggressiva politica del governo di Tel Aviv e avvertendolo dal crescente isolamento nell’area.
Le dimostrazioni di massa anti-israeliane in Egitto e la cacciata dell’ambasciatore d’Israele al Cairo, da una parte, e la decisione del governo turco di richiamare il proprio ambasciatore a Tel Aviv e la fine dei contratti militari con Israele, dall’altra, avrebbero dovuto essere percepiti dai governanti israeliani come una spia rossa che indica l’urgente necessità di invertire la rotta. In entrambi i casi, a Israele era stato domandato di chiedere scusa per la morte dei cittadini turchi a bordo della Freedom Flotilla e, più recentemente, dei soldati egiziani in Sinai. Una richiesta minima. Ma in entrambi i casi, il governo israeliano ha rifiutato di presentare ogni tipo di scusa. “È una questione di dignità”, hanno detto il primo ministro Netanyahu e il ministro degli Esteri Lieberman, come se questi due sapessero cos’è davvero la dignità.
Anche l’editorialista di Ha’aretz, Ari Shavit, noto per il suo incondizionato supporto al governo quando è attaccato da Paesi esteri, sembra spaventato dalla cecità di Netanyahu e del suo team: “Sotto la leadership di un premier testardo e di un ministro degli Esteri irresponsabile, la politica di sicurezza nazionale sta cadendo a pezzi. Invece di rafforzarsi contro l’uragano che sta arrivando, Israele sta isolando se stesso”, ha scritto il giornalista, che ha concluso la sua diagnosi con un avvertimento sulla prossima crisi con l’amministrazione statunitense.
Il governo israeliano si ostina in una doppia negazione: la negazione della primavera araba e dell’uragano che sta per travolgere la regione e la negazione degli effetti regionali – e internazionali – dell’Operazione Piombo Fuso, il massacro orchestrato dall’esercito israeliano a Gaza tra il 2008 e il 2009. Come il giornalista di Ha’aretz, Gideon Levy, spiega bene in un articolo dell’11 settembre “Israele sta ora mangiando i frutti amari di Piombo Fuso che è stata la più importante svolta nelle relazioni con il mondo e con la regione a causa di una politica brutale e violenta. Il risultato è che i soli due Paesi che l’hanno sempre accettata, Turchia ed Egitto, stanno ora bruciando le loro relazioni con Israele. Il peccato originale: Piombo Fuso”.

284 commenti
« Commenti più vecchiCommenti più recenti »
  1. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Cara Sylvi,

    è solo questione di tempo,e poi armato di protesi fissa,vedrò di tornare ad azzannare le chiappe degli spiritosi, senza rischiare di Sputazzargli addosso, che fà tanto sporco e disordinato..!!

    cc

  2. Peter
    Peter says:

    x CC

    del tuo sproloquio sui neutrini, manco a dirlo, non ci ho capito un’amata mazza…
    si’ e’ vero, la parte d’italia da cui provengo era il fiore della Magna Grecia, e allora?!
    Infine, hanno appena scoperto particelle subatomiche piu’ veloce della luce…per cui, spero che i motori iperspaziali non tardino a venire, alla faccia di quel bacucco svizzerotto rimbecillito di Einstein.
    Un caro saluto e di’ al tuo figliolo di fare un lavoro part time per pagarsi le tasse

    ciao, Peter

  3. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Caro Peter,

    io ci andrei cauto a dire che Einstein è un imbecille,

    http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/09/24/einstein-e-vivo-maxwell-pure-e%C2%A0la-gelmini-che-non-si-sente-tanto-bene/

    mentre non avevo alcun dubbio che tu capissi un “cacchio di nulla” del mia storia del neutrino..(su questo non ci piove).
    Sono cose che si capiscono solo al Nord , infatti Sylvi l’ha capita.

    Nel mentre attendiamo con ansia che da Taranto arrivino i nuovi motori iperspaziali, direi che ai fatti di mio figlio ci penso io .

    ciao
    nehh!!

  4. sylvi
    sylvi says:

    caro Linosse

    Mi fa piacere che, fra una spazzolata e l’altra al pelo e contropelo, tu abbia trovato il tempo per informarti “delle mie parti” che, come saprai forse, non si possono nominare…!
    Il “mio Governatore”… sic, gulp, sob…è l’unico montanaro che conosco dotato di “scarpe fini e cervello grosso”…anche noi aspettiamo che passi la nottata…
    Però…lo affermano le associazioni di categoria, S%P ci ha declassato semplicemente perchè un Ente locale NON può avere un punteggio superiore allo Stato di riferimento!!! Al solito!!!

    Ma in fondo…male o bene…fin che il portafoglio ordini, anche se con precauzione, si muove…
    continueremo a pagare le tasse anche per i poverelli “costretti” a lavorare in nero!!!

    E tu…sei nero o bianco???

    Sylvi

  5. Faust
    Faust says:

    In merito alla “dentiera” ultimamente mi è saltato un incisivo,richiesto consulto per mettere a posto l’intero apparato mi sparano circa 12.000 euri.

    caro ccicci… con 12.000 euro qui tirifanno due apparecchi nuovi, il sopra il sotto e ti paghi 3 mesi di casetta al mar + un paio d’infermiere con tette in bella vista… intercambiabili ogni settimana… da mane a sera ( senza infermiere terapiste… ma con villetta al mar… ti rifai un sorriso nuovo con impiantologia sopra e sotto completo… che in Italia costa un mutuo a 30 anni…)
    F.

  6. sylvi
    sylvi says:

    x cc

    Tuo figlio, se è furbo, si fa mantenere, studia, fa tutti gli esami nei tempi giusti, si laurea il più presto possibile…e poi farà le sue esperienze lavorative; in Italia o altrove.
    E dirà grazie a mamma e papà!

    Ps: In nessuna parte di mondo che i miei figli hanno conosciuto post laurea, gli hanno chiesto il punteggio, ma l’età di laurea sì!

    Sylvi

  7. Peter
    Peter says:

    x CC

    e qui ti volevo, il post dei neutrini era diretto a me…
    Se mi attribuisci un’intelligenza inferiore a quella della furba Sylvi, la mia risposta e’ che voi del Nord potete andare a farvi str(….)re tutti ‘de paro’, con annessi, connessi e collaterali. Compresi gli ‘assunti in cielo’ che ogni tanto si degnano di riapparire sul blog per illuminarci…

    Peter

    ps
    il motore iperspaziale certo non verra’ dalle officine FIAT…al massimo, vi faranno le toilets delle navi spaziali in subappalto…

  8. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Caro peter,
    possibile che non hai capito che la “sottigliezza”dell’indirizzo era quella tipica indirizzata al “Blogghista tipico medio” di cui tu sei un’accanito sostenitore come pochi Post fa , nel famoso”nun me frega un cacchio”…..allora perchè lo hai commentato.?..in fondo per te poteva trattarsi della storia del Friuli…!
    Io non attribuisco nessuna intelligenza particolare a chicchessia, mi limito a commentare quello che leggo e a trarre conclusioni, sia pur magari provvisorie , senza distinzioni di razza , etnia o sottoetnia…passando dai babilonesi ai greci !

    cc

  9. Peter
    Peter says:

    ‘ma l’eta’ di laurea si”

    Presumibilmente perche’ andavano ai colloqui coi pannoloni che la mamma premurosa gli cambiava ancora a 30 anni…

    Peter

  10. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Cara Sylvi,

    tutto esatto “io” infatti, non rompo le balle più di tanto , ma faccio i conti con il libretto e per adesso i conti quadrano !

    cc

  11. Anita
    Anita says:

    x CC -#89-

    Luoghi come quelli sono patetici e mi fanno rabbia a non finire. In California si stima che venti miliardi di dollari vengono spesi ogni anno per nutrire, medicare, educare e incarcerare immigrati clandestini.
    Questo vale per quasi ogni Stato, compreso il mio.

    Anita

  12. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Cara Anita,
    sul patetico non so , ma adesso vado, da buon peripatetico,a farmi una passeggiata ,per favorire la circolazione globale, soprattutto quella al cervello.
    Consigliabile alla nostra età !

    cc

  13. Linosse
    Linosse says:

    Cara Sylvi 104
    “Però…lo affermano le associazioni di categoria, S%P ci ha declassato semplicemente perchè un Ente locale NON può avere un punteggio superiore allo Stato di riferimento”
    Peccato che quello che dice valga solo per 11 amministrazioni forse le altre non sono da considerare.
    Per coerenza io lavoro “a colpi di sole”.
    L.

  14. sylvi
    sylvi says:

    caro Linosse,

    illuminami d’immenso!
    Quali Regioni hanno un punteggio superiore allo Stato italiano???

    Sylvi

  15. Linosse
    Linosse says:

    Sylvi 117
    “S&P declassa 11 enti locali italianiStandard & Poor’s ha tagliato il rating di 11 enti locali italiani. Si tratta di una diretta conseguenza dell’analoga misura adottata nei confronti del rating sovrano dell’Italia. L’agenzia ha declassato da “A+” a “A” i comuni di Milano, Bologna e Genova; le regioni Emilia Romagna, Sicilia, Liguria, Umbria, Marche e Friuli Venezia Giulia; le province di Roma e Mantova. S&P ha confermato inoltre il rating di “A” sul comune di Torino ma rivisto l’outlook da stabile a negativo”

    Qui parla di 11 e le altre?

    L.

  16. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    “Luoghi come quelli sono patetici e mi fanno rabbia a non finire. In California si stima che venti miliardi di dollari vengono spesi ogni anno per nutrire, medicare, educare e incarcerare immigrati clandestini.
    Questo vale per quasi ogni Stato, compreso il mio”.

    Dixit Frau Anita.
    Chissà se conosce la cifra di quanto spendono annualmente negli US per saloni di bellezza (sob!) per animali domestici, tipo cani, gatti, conigli,eccetera. Senza che si soffermi sulle spese per biscottini sofficini-sofficini , con fegatini fini-fini così che non disturbano gli stomachini dei canini tanto carini e bellini, altrimenti scendiamo nel campo del delirio e della schizofrenia.

    P.S. Ogni otto secondi muore un bimbo per denutrizione o malattia derivata da questa.

    C.G.

    C.G.

  17. sylvi
    sylvi says:

    caro Faust,

    prima di rispondere al tuo quesito cinese ti regalo una piccola nozioncina:
    -sei una buona donna!-
    detto con simpatia e dolcezza potrebbe far lacrimare un cocodrillo.
    -sei una buona donna!!!- ( tre esclamativi)
    detto da un esibendo “una colonna di peristilio ben ritta” …può far pensare a una papi girs ancora appetibile…soprattutto infaticabile!
    Insomma una puttana vecchietta, ma non troppo!
    Sappiti regolare!

    E poi…di carattere …io non sono una “buona donna”! Claro?

    I tuo articolo è interessante!
    A me pare che Illy e Lavazza forse sanno il fatto loro.
    Psicologicamente, in Cina, non dobbiamo andare col cappello in mano a offrire ciò che loro si aspettano come novità…certi che il coltello dalla parte del manico ( i soldi) ce l’hanno loro, a prezzi stracciati.

    No, mio caro! Si ragiona alla Illy: noi vi offriamo il top e voi lo pagate, se vi interessa.
    Perchè noi siamo il top, di inventiva, di classe e serietà.
    Se lo volete, pagate!

    Gli altri hanno fallito perchè non hanno offerto la loro impagabile specificità, come ci si potrebbe aspettare da un creativo italiano.
    La merce era ottima, ma non hanno saputo valorizzarla.
    che tu mi dica che i tuoi campesinos possano trovare il S.Daniele incomprensibilmente caro, io lo capisco.
    Ma che i cinesi ladri di DOP e IGP pretendano anche lo sconto…
    i nostri hanno sbagliato strategia di vendita, e mancanza di orgoglio del proprio prodotto ineguagliabile!

    Sylvi

  18. Anita
    Anita says:

    x CC

    Patetico per commovente.

    Quella donna sdentata non mi convince, qui perfino i miei taglia erba hanno denti ben curati, solo che loro preferiscono l’oro……
    E’ uno status quo.

    E’ difficile sapere la storia di ogni individuo, un handyman richiede circa 35 dollari l’ora, non hanno licenza o assicurazione e devi fidarti che siano persone oneste.

    Quello che ha dato una mano di pittura al mio deck lo scorso anno mi e’ costato $800 e la pittura a mio carico, due giorni di lavoro “scarsi”….uno per lavarlo ed uno per applicare la pittura…quasi tutta col roller.

    Una volta lo facevo io.

    Anita

  19. Faust
    Faust says:

    -sei una buona donna!-
    detto con simpatia e dolcezza potrebbe far lacrimare un cocodrillo.
    …sono dolce % simpatico…
    … tuchiamami se vuoi… coccodrillooo! ciao bella tusa… Te vori ben…
    F.

  20. sylvi
    sylvi says:

    …Qui parla di 11 e le altre? Linosse

    Le altre , mio caro Linosse, sono al disotto!
    Alto Adige e Valle d’Aosta non so come sono …e quelle potrebbero dare un’idea!

    Sylvi

  21. Peter
    Peter says:

    da un po’ di tempo bevo caffe’ etiopico. ‘Na squisitezza!
    Il S. Daniele se lo possono friggere

    Peter

  22. sylvi
    sylvi says:

    il 124!!!

    Il buon gusto abita altrove! MA…

    attento! in Etiopia la Illy ha molte piantagioni!!!

    Sylvi

  23. Faust
    Faust says:

    da un po’ di tempo bevo caffe’ etiopico. ‘Na squisitezza!

    … al mio prossimo ritorno in Italia, ( mancano ormai pochi gg… se non ci saranno inconvenienti imprevisti…) portero’ del caffe’ organico… solo x te e x me… mio caro amico Peter… agli altri amici del blog l’ho gia’ dato… mi manchi solo tu…
    T’inviero’ il caffe’ organico che portero’ in valigia…( questa volta poco cafe’ e molti cigarillos, piccoli sigari che fumo adesso x smettere con le sigarette… e ci sto riuscendo… sono grandi come una sigaretta e me li preparano su ordinazione… un piccolo fabbricante che ho sotto casa…)
    Abbacchi & Braci
    Faust

  24. Anita
    Anita says:

    x Peter e x Tutti…

    Parlando del caffe’ organico Etiopico, non so di che marca e’, ma proprio ieri su “Good Morning America”, c’e stato un tasting contest….il vincitore e’ stato il caffe’ Etiopico.
    Bevuto senza zucchero, solo nero.

    (Concorso di degustazione)

    Io non bevo caffe’ percio’ sarei una pessima giudice.

    Si e no bevo una tazza di te’ al giorno, non mi piace quello decaffeinato.

    Anita

  25. Peter
    Peter says:

    x Anita

    non dubitavo. Sono molto esigente col caffe’, il caffe’ nero fatto con la napoletana la mattina e’ il mio ‘eye opener’ da sempre.
    Ho notato che quello etiopico e’ eccellente. Grazie

    Peter

  26. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Presa da face
    piace a 480.000 persone

    infatti mentre sorseggiavo un Tiè! alle erbe con ditino alzato,leggevo :

    Informare Per Resistere
    Ogni mattina, un neutrino si sveglia e sa che dovrà correre più veloce della luce. Ogni mattina, la luce si sveglia e sa che dovrà arrivare al Gran Sasso prima del neutrino. Ogni mattina, non importa che tu sia neutrino o luce, ti toccherà ascoltare le minchiate della Gelmini che si è laureata a 732 km da casa e non riesce ad uscire dal tunnel…(Aldo Vincent)

    Poesia moderna!

  27. Vox
    Vox says:

    ANCORA MENZOGNE

    Ormai, quella di mentire spudoratamente al pubblico è diventata la norma per tutti i media occidentali, inclusi quelli che, come la BBC, un tempo godevano di un certo prestigio.

    Nei giorni scorsi, tutti i quotidiani europei hanno pubblicato la notizia che a Tripoli “sono state trovate fosse comuni contenenti 1.200 corpi, probabilmente prigionieri politici uccisi da Gheddafi nel 1996″. Notare il “sono”, invece di un più cauto “sarebbero”.

    Ebbene, è tutto FALSO, come gli inesistenti bombardamenti di Gheddafi sul popolo libico, usati come scusa iniziale per andare a bombardare il popolo libico.

    Nessuno scavo è stato effettuato, nessuno corpo è stato trovato e, come ammette la stessa CNN, alcune ossa trovate non sono sono nemmeno umane…

    http://uruknet.info/?p=m81748&hd=&size=1&l=e

    September 25, 2011 – In a truly stunning display of dishonesty, the BBC has reported, citing no evidence to back its claim, that a mass grave containing over 1,200 bodies has been found in Tripoli’s Abu Salim prison complex. The BBC attempts to tie this ‘finding’ to the equally concocted ‘Abu Salim prison massacre’, as it claims that the bodies are those of the inmates supposedly killed in 1996. In a piece posted today after a NTC news conference, the BBC uses the headline: “More than 1,200 bodies found in Tripoli mass grave”.

    Categorically, absolutely, unequivocally, this is an out-and-out lie; 1,200 bodies have not been found. Not a single body has been found.

    In fact, no excavation has been performed, and no more than ‘several bone fragments’ have been discovered, according to the NTC… CNN has chimed in, stating that the bones found did not even appear to be human: It was unclear, however, whether the site actually was a mass grave, as no excavation has taken place. Members of the media were shown bones at the site, but medics with CNN staffers on the scene said the bones did not appear to be human”…

  28. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Prego.

    Sto facendo prove con i miei e-mail indirizzi extra, hotmail, Yahoo e gmail, perche’ i miei amici mi dicono che NON possono cancellare i blocchi di indirizzi quando impostano FWD.
    Non e’ vero, io li posso cancellare da tutti tre’ servers.

    Odio quando mi mandano addirittura pagine di indirizzi, non c’e’ verso di farglielo capire.

    Anita

  29. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Peter.
    Faust tempo fa mi mandò un pacchetto di quel caffè.
    Ottimo, e lo ringrazio ancora.
    Conservo l’invoulcro come una reliqua.

    C.G.

  30. Shalom: il giornalista israeliano Uri Avneri svela i piani militari di Israele a favore dei coloni
    Shalom: il giornalista israeliano Uri Avneri svela i piani militari di Israele a favore dei coloni says:

    L’ILLUSIONE DEI DUE VICINI
    L’Esercito, scrive URI AVNERY, ha messo a punto un piano di guerra in sostegno degli insediamenti ebraici. Per dirla in parole povere, si vuole un conflitto per decidere se la Cisgiordania appartiene ai palestinesi o agli occupanti coloni.

    Roma, 20 settembre 2011, Nena News (il pacifista ebreo Uri Avnery con lo scomparso leader palestinese Yasser Arafat in una foto degli anni 70)- «Questo sarà il giorno più felice della sua vita?» mi ha chiesto un reporter locale a proposito del prossimo riconoscimento dello Stato di Palestina da parte delle Nazioni Unite. Sono stato colto di sorpresa. «Perché dovrebbe esserlo?» ho replicato. E lui: «Beh, per 62 anni si è battuto per la nascita dello Stato palestinese accanto a Israele e ora eccolo!». «Se fossi un palestinese, probabilmente sarei felice – ho risposto – ma essendo israeliano sono piuttosto triste».

    Lasciate che mi spieghi meglio.

    Sono uscito dalla guerra del 1948 con quattro solide convinzioni. 1) Un popolo palestinese esiste, nonostante il nome Palestina sia stato cancellato dalle carte geografiche. 2) È proprio con questo popolo palestinese che noi dobbiamo fare la pace. 3) La pace sarà impossibile fino a quando ai palestinesi non sarà permesso di creare il loro stato accanto ad Israele. 4) Senza la pace Israele sarà qualcosa di molto diverso dallo Stato modello che abbiamo sognato nelle trincee.

    Mentre, ancora con l’uniforme addosso, mi riprendevo dalle ferite, incontrai diversi giovani, arabi ed ebrei, per preparare il nostro futuro. Eravamo molto ottimisti, tutto sembrava possibile. Immaginavamo un grande gesto di fraternizzazione. Ebrei e arabi si erano battuti coraggiosamente, ognuno lottando per quelle che considerava le proprie aspirazioni nazionali. Ma era arrivato il momento di cercare la pace.

    L’idea della pace dopo la battaglia tra due combattenti valorosi è antica quanto la cultura semitica. Nell’epopea scritta più di 3000 anni fa, Ghilgamesh, re di Uruk (oggi in Iraq), combatte contro il selvaggio Enkidu, suo omologo per forza e coraggio, e dopo una battaglia epica i due diventano fratelli di sangue.

    Noi abbiamo combattuto duramente e abbiamo vinto. I palestinesi hanno perso tutto. La parte di Palestina che era stata assegnata dall’Onu al loro Stato è stata inghiottita da Israele, Giordania ed Egitto, lasciandoli senza nulla. La metà del popolo palestinese è stata cacciata dalle sue case ed è diventata profuga. Era quello il momento – noi immaginavamo – per il vincitore di stupire il mondo con un atto di magnanimità e saggezza offrendosi, in cambio della pace, di aiutare i palestinesi a mettere su il loro Stato. Poi avremmo forgiato un’amicizia che sarebbe durata generazioni.

    Diciotto anni dopo, ho esposto di nuovo questa visione, in circostanze simili. Avevamo conseguito una vittoria sbalorditiva contro gli eserciti arabi nella Guerra dei sei giorni e il Medio Oriente era sotto shock. Se gli israeliani avessero offerto ai palestinesi di fondare il loro Stato, la regione sarebbe stata elettrizzata.

    Vi sto raccontando un’altra volta questa storia per evidenziare che quando la soluzione dei «due Stati» fu concepita per la prima volta, dopo la guerra del 1948, essa esprimeva un’idea di riconciliazione, fraternizzazione e rispetto reciproco. Noi immaginavamo due Stati che avrebbero vissuto assieme vicini, con frontiere aperte al libero movimento di persone e merci. Gerusalemme, la capitale comune, avrebbe rappresentato lo spirito del cambiamento storico. La Palestina sarebbe diventata il ponte tra il nuovo Israele e il mondo arabo, uniti per il bene comune. Discutevamo di una «Unione semitica» molto prima che l’Unione europea diventasse realtà.

    Quando la soluzione dei due Stati intraprese la straordinaria marcia che la trasformò da visione di un gruppo di outsider (o pazzi), a consenso mondiale, era proprio in questo contesto che la si immaginava. Non un complotto contro Israele, ma l’unica base possibile per una pace vera.

    Ma questa soluzione fu respinta fermamente da David Ben-Gurion, a quell’epoca leader indiscusso di Israele, il quale era troppo impegnato a smistare i nuovi immigrati ebrei nelle vaste aree espropriate agli arabi e non credeva in alcun modo alla pace con questi ultimi. Ben-Gurion tracciò il sentiero che, da quel momento in poi, tutti i governi israeliani, compreso quello in carica, hanno sempre seguito.

    Da parte degli arabi invece questa visione è sempre stata sostenuta. Già durante la Conferenza di Losanna del 1949, spuntò fuori una delegazione palestinese non ufficiale che in segreto offrì di iniziare negoziati diretti, ma fu respinta bruscamente dal delegato israeliano, Eliyahu Sasson, che prendeva ordini direttamente da Ben-Gurion (come mi raccontò in seguito lui stesso).

    Yasser Arafat mi disse più volte – dal 1982 alla sua morte nel 2004 – che avrebbe appoggiato la soluzione «Benelux» che, sul modello dell’unione tra Belgio, Olanda e Lussemburgo, avrebbe incluso Israele, Palestina e Giordania (e, perché no, anche il Libano?).

    Spesso si parla di tutte le opportunità di pace che Israele ha perduto durante questi anni. Ma è un discorso che non ha alcun senso: si possono mancare delle opportunità sulla strada verso un obiettivo che si desidera centrare, non nei confronti di qualcosa che si aborrisce.

    Ben-Gurion vedeva uno Stato palestinese indipendente come un pericolo mortale per Israele. Perciò raggiunse un accordo segreto con re Abdullah I per spartirsi il territorio assegnato allo Stato arabo di Palestina dal piano di partizione delle Nazioni Unite. Tutti i successori di Ben-Gurion hanno ereditato lo stesso dogma: uno stato palestinese avrebbe costituito una tremenda minaccia. Di conseguenza hanno optato per la cosiddetta «opzione giordana», mantenere ciò che restava della Palestina sotto il tallone del monarca giordano, che non è nemmeno palestinese (né giordano, la sua famiglia è originaria di Mecca).

    Questa settimana, l’attuale sovrano di Giordania, Abdullah II, si è infuriato quando gli è stato detto che un ex generale israeliano, Uzi Dayan, ha proposto ancora una volta di trasformare la Giordania nella Palestina, con la Cisgiordania e la Striscia di Gaza come «province» del regno hashemita. Questo Dayan, a differenza di suo defunto cugino, Moshe, è sciocco e tronfio, ma anche un’esternazione da parte di una persona del genere ha fatto infuriare il re, spaventato a morte dal possibile arrivo in Giordania di palestinesi della Cisgiordania.

    Tre giorni fa Netanyahu ha detto a Cathy Ashton, la patetica «ministro degli esteri» dell’Unione europea, che accetterà qualsiasi cosa equivalga a poco meno di uno Stato palestinese. Potrebbe suonare strano, dopo lo “storico” discorso fatto meno di due anni fa in cui esprimeva sostegno alla soluzione dei due Stati. Ma forse in quell’occasione pensava allo Stato d’Israele e a quello dei coloni.

    Nelle poche settimane che ci separano dal voto alle Nazioni unite, il nostro governo si batterà con le unghie e con i denti contro lo Stato palestinese e gli Stati Uniti lo sosterranno con tutte le loro forze. Questa settimana Hillary Clinton ha battuto ogni suo record di retorica, annunciando che gli Stati Uniti appoggiano la soluzione dei due Stati e perciò alle Nazioni Unite si opporranno a qualsiasi voto che riconosca uno Stato palestinese.

    Oltre alle spaventose minacce su cosa succederà dopo il voto alle Nazioni Unite, i leader israeliani e americani ci garantiscono che un voto simile comunque non farà alcuna differenza. Ma se le cose stanno davvero così, perché lo contrastano con tale accanimento?

    Certo che ci sarà una differenza: l’occupazione continuerà, ma sarà l’occupazione di uno Stato su un altro Stato. E nella storia i simboli contano. Il fatto che la stragrande maggioranza delle nazioni del mondo avranno riconosciuto lo Stato di Palestina costituirà un altro gradino verso la conquista dell’indipendenza della Palestina.

    Cosa accadrà il giorno dopo? Il nostro esercito già annuncia che ha ultimato i preparativi per contrastare manifestazioni di massa dei palestinesi che attaccheranno gli insediamenti. I coloni saranno invitati a mobilitare le loro «squadre di reazione rapida» per contrastare i dimostranti, realizzando le profezie su «un bagno di sangue». A quel punto si muoveranno i soldati, sottraendo ad altri compiti molti battaglioni di truppe regolari e richiamando unità di riservisti.

    Qualche settimana fa ho lanciato il campanello d’allarme sui tiratori scelti che avrebbero potuto essere impiegati – come è già accaduto durante la seconda intifada – per trasformare cortei pacifici in qualcosa di molto diverso. Questa settimana è arrivata la conferma ufficiale: i cecchini saranno utilizzati per proteggere le colonie. Tutto ciò equivale a un piano di guerra per gli insediamenti. Per dirla in parole povere, un conflitto per decidere se la Cisgiordania appartiene ai palestinesi o ai coloni.

    In un inatteso, comico sviluppo degli eventi l’esercito sta anche fornendo mezzi per disperdere la folla alle forze di sicurezza palestinesi addestrate dagli americani. Le autorità di occupazione si aspettano che queste forze palestinesi proteggano gli insediamenti contro i loro compatrioti. Dal momento che si tratta di forze armate del futuro Stato di Palestina, al quale Israele si oppone, il tutto suona un po’ sconcertante. Secondo l’esercito, ai palestinesi saranno fornite pallottole di gomma e gas lacrimogeni, ma non la «Skunk». Si tratta di un’apparecchiatura in grado di produrre una puzza insopportabile che per lungo tempo resta appiccicata addosso ai manifestanti pacifici. Ho paura che quando si chiuderà questo capitolo, il fetore si attaccherà su di noi e certamente per un lungo periodo non riusciremo a liberarcene.

    Ma diamo libero sfogo alla nostra immaginazione almeno per un minuto.

    Immaginiamo che nel prossimo dibattito alle Nazioni Unite accada qualcosa d’incredibile: il delegato israeliano dichiara che, dopo opportune valutazioni, Israele ha deciso di votare in favore del riconoscimento dello Stato di Palestina. L’Assemblea resterebbe incredula, a bocca aperta. Dopo un attimo di silenzio scoppierebbe un applauso selvaggio. Il mondo intero sarebbe elettrizzato. Per giorni, i media dell’intero pianeta non parlerebbero d’altro.

    Il minuto per la fantasia è scaduto. Torniamo alla realtà. Torniamo alla Skunk.

    Traduzione di Michelangelo Cocco

  31. Uroburo
    Uroburo says:

    Non sapevo nulla del decreto di espulsione di ebrei, moriscos e maranos dei Re Cattolici. Ma si è trattato solo di un decreto nominale. La vera espulsione non ci fu neppure con Carlo V, troppo intelligente per mettere in atto un suicidio economico del genere. Venne infatti messa realmente in atto solo da quel matto di suo figlio, il Felipe II – che si firmava Yo, el rey – e che è stato il vero autore delle guerre religiose della seconda metà del Cinquecento Per suo padre la religione era un’ottima scusa per mettere in atto una politica di potenza ma Filippo ci credeva davvero!
    I banchieri finanziavano qualunque cosa potesse dar guadagno, ebrei, lombardi o genovesi che fossero. E la distruzione delle culture indiane era la prassi di un popolo che aveva fatto della guerra agli infedeli la propria bandiera nazionale, cosa che è continuata fino alla fine del franchismo. A volte bisognerebbe essere più aderenti allo spirito dei tempi.

    Nessuno dice nulla sull’ultima condanna a morte in Useggetta? Perché il condannato era sicuramente innocente, il che dimostra che la pena di morte in Useggetta è solo una modalità di repressione POLITICA. Come la giustizia per i romani.
    Un saluto U.

  32. Shalom: gli attaccanti di Eilat erano tutti egiziani, Gaza non c'entrava nulla ma gli israeliani ne hanno approfittato per compiere un altro po' di terrorismo con qualche altra ammazzatina....
    Shalom: gli attaccanti di Eilat erano tutti egiziani, Gaza non c'entrava nulla ma gli israeliani ne hanno approfittato per compiere un altro po' di terrorismo con qualche altra ammazzatina.... says:

    Rivelazione: gli attaccanti di Eilat erano tutti egiziani!

    http://www.richardsilverstein.com/tikun_olam/2011/09/21/yediot-idf-investigation-confirms-all-eilat-attackers-were-egyptian-not-gazan/

    Yediot: indagine dell’IDF conferma che gli attaccanti di Eilat erano tutti egiziani e non gazawi.

    di Richard Silverstein

    Alex Fishman, corrispondente veterano di Yediot Achronot per la sicurezza, e uno dei pochi giornalisti israeliani scettici sulla versione ufficiale del governo circa l’attacco terroristico a Eilat, conferma ciò che molti di noi sapevano bene: è stato un ordito di bugie. Il governo, all’inizio, ha riferito che responsabili dell’attacco erano i Comitati di Resistenza Popolare (PRC) di Gaza e che gli aggressori ne erano degli affiliati. Poi un giornale egiziano ha riportato che ad uccidere tre degli aggressori, che erano egiziani, era stato il suo esercito. Questo è uno dei motivi per cui molti di noi hanno messo in dubbio la versione ufficiale. Ora, Fishman riferisce che, in effetti, l’indagine militare conferma che tutti i miliziani erano egiziani ed evoca pure la possibilità che almeno uno dei loro membri fosse un poliziotto in servizio attivo.

    E’ stato Fishman (insieme a me e a Idan) a chiedere dove erano i corpi e perché Israele non li aveva identificati. Il giornalista ha affermato che l’esercito israeliano stava giocando una strana partita a poker con Hamas, pretendendo che questi ultimi riconoscessero che i morti provenissero da Gaza prima di resituire i corpi.

    Questo spiega perché, a Gaza, non c’erano tende per il lutto e non si riportava alcuna uccisione di combattenti da parte di Israele. Ehud Barak sapeva che l’informazione che ad attaccare non fossero stati dei gazawi, come lui sosteneva, sarebbe affondato l’intero piano di Israele di addossare la colpa dell’attacco e di vendicarsi su Gaza anzichè sull’origine dell’attacco, l’Egitto.

    Idan ed io, abbiamo pure riportato che è estremamente sospetto il fatto che Bibi Netanyahu abbia vietato al capo sello Shabak (1), Yoram Cohen, di testimoniare davanti alla commissione per la sicurezza della Knesset sull’attacco a Eilat; è una violazione senza precedenti del protocollo da parte dell’ufficio del primo ministro. Lo si può spiegare solo con il fatto che Bibi non vuole che Cohen esponga il governo a più ridicolo di quanto non già fronteggi per l’inettitudine riguardante l’assalto alla Mavi Marmara, e il convulso salvataggio dei diplomatici israeliani dall’ambasciata del Cairo, assalita da manifestanti. In un dato intervallo di tempo, più di tante bugie e di tanta incompetenza Il primo ministro non è in grado di giustificare. Difendere le menzogne divulgate da lui stesso e da Ehud Barak su Eilat potrebbe essere stata la goccia a far traboccare il vaso.

    Fatto strabiliante, l’IDF sostiene ancora, secondo Fishman, che autore dell’attentato è stato il PRC. Idan Ladau, che è stato uno dei più brillanti blogger israeliani ad affrontare la questione, ha contestato dettagliatamente la versione fornita dal governo. Osserva, tra l’altro ( come ha confermato Amira Hass in un suo articolo su Ha’aretz), che l’attacco a Eilat era molto complesso, sofisticato, richiedendo enormi capacità logistiche e organizzative. Chiunque sia un po’ informato sui PRC sa che i suoi quadri ricevono una formazione elementare e non hanno nient’altro che armi molto leggere. In sostanza, non hanno le capacità, gli uomini o la preparazione per riuscire nell’impresa. Lo conferma la dichiarazione sotto riportata di un rappresentante del PRC, .

    Questo rapporto di TIME (2), rivela che non solo il PRC ha negato ogni responsabilità, ma continua a farlo anche dopo che Israele ha assassinato i suoi comandanti in un attacco con droni:

    “Se gli israeliani hanno una qualche prova, la mostrino”, sostiene Ahmed Yusuf, un ex funzionario di Hamas che ora gestisce un gruppo di esperti di Gaza: “Mi sono incontrato con questi per la Resistenza Popolare. Mi hanno dichiarato ‘Noi vogliamo prendere le distanze da quello che è successo a Eilat e ci siamo chiesti perché ci minacciavano’.”

    “Voglio dire, l’operazione era ancora in corso quando hanno assassinato la nostra gente,” riferisce un portavoce del PRC che va sotto il nome di Abu Mujahed. “Il modo in cui hanno controllato e sono riusciti a combattere per ore, dimostra che chiunque ci sia dietro ha una struttura organizzata molto forte. Suppongo che siano formati militarmente e abbiano un’esperienza sul come condurre un’impresa di questo genere.”

    I miliziani del PRC, dichiara, sono sottoposti al “normale addestramento di base – armi leggere, niente di speciale” Le reclute si specializzano in armi di piccolo calibro o nel lancio rapido di proiettili di mortaio e di razzi su Israele. “Dovete capirlo, abbiamo operato contro israeliani solo sul fronte di Gaza,” riferisce Abu Mujahed. “Fino a ora, la decisione è che si può intervenire solo all’interno del confine geografico. Riguarda il nostro pensiero strategico e le relazioni con gli altri – siano essi l’Egitto o le altre fazioni.”

    Per chi non ha familiarità con i gruppi militanti palestinesi, non hanno paura di dichiararsi responsabili di attacchi terroristici contro gli israeliani, soprattutto di quelli in cui ci sono degli shahid, dei martiri per la resistenza palestinese. Eppure il PRC si rifiuta di conformarsi alla narrazione israeliana.

    Landau rivela anche che SITE, un sito web che segue l’attività jihadista, afferma che un diverso gruppo terroristico rivendica la responsabilità per le uccisioni di Eilat:

    Un gruppo che si denomina “Jama’a Ansar al-Beit Maqdis” (sostenitori di Gerusalemme) ha rivendicato la responsabilità per i plurimi attacchi del 18 agosto 2011 a Eilat , in Israele, in cui sono stati uccisi otto israeliani.

    Nessuno dei media israeliani ha riportato questo fatto, né ha messo seriamente in discussione la versione del governo che la quale era responsabile il PRC.

    Landau, che ha uno squisito e ironico senso dell’humor, ha attribuito il merito a un gruppo di noi blogger “pazzi, illusi” perchè ci eravamo occupati di questa storia, non permettendo al governo che il suo tessuto di bugie rimanesse senza sfide. Si noti che questo è quasi esattamente il linguaggio usato da Avi Issacharoff su Ha’aretz per deridere la mia versione dei fatti. Finora la versione mia e di Landau regge abbastanza bene. Quella di Issacharoff, non tanto.

    Landau, scrive una critica schiacciante del comportamento di Israele dopo l’attacco:

    Israele sapeva che i terroristi non erano di Gaza e non ricevevano ordini da Gaza. In più, ha trascinato Hamas in un’escalation del conflitto contro la volontà di questi. Ha mentito consapevolmente ai propri cittadini circa la provenienza dell’attacco e lo scopo dei suoi omicidi mirati [cinque dirigenti del PRC e un bambino di un anno] a Gaza.

    Le vere ragioni della menzogna: a) il governo di Israele e il suo apparato di sicurezza volevano trascinare i palestinesi in un ciclo di vendette sanguinose poco prima del voto di sovranità alle Nazioni Unite, rafforzando in tal modo gli elementi militanti del fronte avverso [cioè Hamas e PRC a spese di Fatah] e frustrando le opzioni [non violente] della resistenza popolare, dato che ogni uccisione di un attivista infiamma ancor più l’animo dei suoi colleghi; b) sgonfiare il movimento di protesta popolare J14 dirottando la rabbia della società israeliana all’esterno [verso Gaza]; c) per vanificare la richiesta di ridurre drasticamente il bilancio delle spese militari, parte della piattaforma del movimento per la giustizia sociale.

    L’indagine dell’IDF rivela, inoltre, che l’unico soldato israeliano ucciso nell’attacco è stato in realtà ammazzato dopo il tramonto dalle forze egiziane a caccia dei terroristi e che le cinque vittime tra i soldati delle forze di sicurezza egiziane sono dovute agli spari in risposta delle forze israeliane. Sembra che la situazione fosse un casino tremendo. Qualsiasi indagine valida cercherebbe di capire come evitare questo massacro in modo che le due parti possano sparare ai cattivi invece di uccidersi a vicenda.

    (tradotto da mariano mingarelli)

  33. Peter
    Peter says:

    x Uroburo

    il fatto che lei non lo sapesse e’ un fatto suo.
    Gli ebrei vennero espulsi dalla Spagna sotto Ferdinando ed Isabella, ed il decreto del marzo 1492 NON era affatto nominale. Con Filippo II, non vi erano rimasti praticamente piu’ ebrei da espellere. Mi chiedo francamente a cosa si debba la sua svista…
    Va aggiunto per correttezza che gli ebrei cominciarono ad avere vita difficile in Spagna gia’ nel XIII secolo, infatti la chiesa ed i regnanti spagnoli cristiani cominciarono ad imporre misure repressive e discriminatorie gia’ nel Duecento, come portare una banda gialla in pubblico, divieto di fare proselitismo, divieto agli ebrei di apparire in pubblico il Venerdi’ Santo, etc.
    Si ebbero poi dei veri massacri di ebrei, notabilmente uno nel 1366 ed uno nel 1391.
    La Santa Inquisizione, il cui compito fu largamente quello di accanirsi contro arabi ed ebrei ed i cristiani che li proteggevano, venne istituita dai Re Cattolici nel 1480.

    Peter

    ps

    di Troy Davis si e’ parlato sul blog. Ne hanno parlato tutti i media, e vista la notorieta’ del caso forse nessuno si e’ sentito di aggiungere vasi a Samo…Si e’ mosso il papa, il ministero degli esteri francese, AI, etc etc.
    Non si puo’ dire che il povero Davis fosse ‘innocente’, ma a giudizio di molti le prove non erano sufficienti. Siamo comunque tutti contrari alla pena di morte, mi pare

  34. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Un momento di allegria prima della serata …
    da Jena Stampa di Torino!!

    Nessun frammento è caduto in Italia, ormai neanche i satelliti ci prendono in considerazione.

    Bellina non c’è che dire..vado a prendermi una tisana,mi metto la cuffia, un pensiero a Peter nella uggiosa Anglia e vado a letto !!

    cc

  35. Peter
    Peter says:

    x CG

    grazie del pensiero, ma il satellite e’ caduto nel Pacifico Orientale, o no?
    Quindi piuttosto ‘al largo’ dalla uggiosa Albione, e l’Europa tutta…

    ‘notte a te

    Peter

  36. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    “Nessuno dice nulla sull’ultima condanna a morte in Useggetta? Perché il condannato era sicuramente innocente, il che dimostra che la pena di morte in Useggetta è solo una modalità di repressione POLITICA. Come la giustizia per i romani.
    Un saluto U.”

    —————————————————————–

    Ne abbiamo parlato, lei era assente.

    Troy Davis, 42 anni, era nel braccio della morte per 20 anni dopo essere stato riconosciuto colpevole di aver ucciso il poliziotto Mark MacPhail nel 1989, è stato giustiziato con un’iniezione letale.

    La sua morte è venuta, nonostante le nuove informazioni che gli avvocati della difesa avrebbero potuto salvargli la vita.

    Dalla conclusione del suo processo due decenni fa, sette dei nove testimoni ritrattato o cambiato la loro testimonianza.

    I critici hanno espresso scetticismo sulla verdetto, sostenendo che la Procura aveva ben poche prove fisiche per incriminare l’imputato.

    Nel frattempo, un flusso costante di petizioni versato da tutto il mondo, chiedendo una sospensione dell’esecuzione, anche da Papa Benedetto XVI e l’ex presidente americano Jimmy Carter. Anche un ex pubblico ministero, Bob Barr, ha sostenuto per un soggiorno di esecuzione.

    Lo stesso giorno che Troy Davis è stato giustiziato, l’Iran pubblicamente impiccato un ragazzo di 17 anni condannato per l’uccisione di un atleta popolare, mentre la Cina ha giustiziato un cittadino pakistano condannato per traffico di droga.

    “Questo è un giorno triste per i diritti umani nel mondo”, ha detto Guadalupe Marengo, vice direttore di Amnesty International per le Americhe.
    “Con l’esecuzione di queste persone, questi paesi si stanno allontanando dalla tendenza globale per l’abolizione della pena di morte.”

    La Russia, in quanto membro del Consiglio d’Europa, ha dichiarato una moratoria sulla pena di morte e non ha eseguito nessuno dal 1996.

    Nel frattempo, gli europei hanno espresso il loro disappunto con l’esecuzione, alcuni lo chiamano “barbari”.

    “Gli Stati Uniti sono un paese molto democratico, ma queste sono pratiche barbariche”, ha commentato Laurent Fabius, un deputato socialista di primo piano e ex primo ministro francese, parlando a radio Europe 1.

    Robert Badinter, che come ministro della giustizia ha supervisionato l’abolizione della pena di morte in Francia nel 1981, ha chiamato l’esecuzione una “sconfitta per l’umanità.”

    “Questa storia resterà come una macchia sul sistema giudiziario degli Stati Uniti”, ha detto.

    —————————————————————–

    Cosa c’e’ altro da dire?

    Il sistema giudiziario varia da Stato in Stato, purtroppo il caso era vecchio ed allora non c’erano le prove scientifiche e tecnologiche che ci sono adesso, l’esecuzione e’ stata rimandata 3 volte, appelli sopra appelli…

    Anch’io speravo per un rinvio o per un intervento presidenziale, ma Obama e Erick Holder sono rimasti silenziosi.

    Il 60 e plus % ritiene che Obama avrebbe dovuto parlare, il 34% ritiene che aveva ragione di rimanere in silenzio.
    Un altro 9,1% degli intervistati ha dichiarato che non erano sicuri.

    Mi sembra strano per due ragioni; una che Obama avrebbe giovato in suo intervento, occasione persa.
    La seconda e’ che Obama si immischia in miriadi di piccolezze dei 50 stati, cose locali dove un presidente NON dovrebbe intervenire, e non si e’ fatto vivo in un caso di fama internazionale.

    Anita

  37. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Potresti aver ragione, pero’ e’ intervenuto in altri casi in favore di un nero vs un bianco. Casi da niente…..

    Si e’ perfino pronunciato (o negato) a favore di ceffi delle “brigate nere” che minacciavano con manganelli ai polls dove si va a votare.

    Nel caso di Troy Davis avrebbe guadagnato il favore dei neri che sta perdendo.

    Obama sta prendendo stangate da Jesse Jackson, da Al Sharpton, da Pastor Manning ed altri Reverendi e Pastori neri….

    In deferenza di Obama, le masse nere credevano che la manna cadesse dal cielo una volta votato un presidente nero.

    Credevano che il loro benefattore fosse arrivato con le tasche piene, e, per loro.

    Oggi non ho nemmeno guardata la TV, solo il meteo locale.
    Non sono solo io, lo sento e ricevo da per tutto.

    I must get a life…

    Anita
    ====

    PS:
    Herman Cain, candidato presidenziale molto nero, ha vinto the ” Straw Poll” in Florida.
    Non mi dispiacerebbe affatto come Vice Presidente, repubblicano, mi piace ma non ha alcuna esperienza internazionale.

  38. Peter
    Peter says:

    x Anita

    ma va’, sotto Gheddafi regnava la pace e l’amore, e la Libia era la Svizzera del Nord-Africa…
    Fosse comuni di prigionieri politici? le hanno inventate i propagandisti invasori, tutte balle.
    Come le fosse comuni di migliaia di polacchi ‘attribuite’ alla gloriosa Armata Rossa durante l’occupazione della Polonia, che i russi si erano amorevolmente spartita coi nazisti: tutta lercia propaganda capitalista…

    ciao, Peter

  39. Peter
    Peter says:

    x Anita bis

    alla fine, qualcuno forse ammettera’ candidamente che il povero Gheddafi ‘non amava’ le opposizioni, vere o presunte, e doveva difendersi…dati tutti i ‘nemici’ che aveva…

    Cosi’ come allora Hitler ‘non amava’ gli ebrei ed i ‘rossi’, Stalin ‘non amava’ praticamente nessuno (nei Gulags c’era di tutto…), i sovietici in genere ‘non amavano’ ebrei ed omosessuali, Saddam ‘non amava’ i curdi, Pinochet ‘non amava’ i suoi oppositori, ergo i desaparecidos…e via dicendo nella storia del XX secolo a noi molto vicina.
    Mica c’e’ l’obbligo di amare tutti, mia cara, o no?
    (Poi dicono che sono gli inglesi ad amare gli understatements e gli eufemismi…).

    Peter

  40. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Gli inglesi sono sempre stati dei bravi insegnanti, infatti il loro stile e il loro Aplomb, nei massacri è tuttora ineguagliato nel mondo.
    Una questione di Stile e che diamine !

    cc
    Non esiste infatti nel mondo una dottrina capitalista del massacro e quando mai..!!
    Esistono solo “leggi naturali”del diritto al libero massacro in nome di alti ideali..o delle condizioni che le rendono effetti collaterali indesiderati..sob sob..
    Che io sappia esistono solo “ragioni” diverse nel compiere massacri.
    Alcune assolvono i massacratori ovvero ci sono ragioni buone e ragioni cattive ,anche per i massacri esiste la legge dei due pesi e delle due misure.
    Bisognerebbe chiedere infatti anche il parere delle vittime e dei parenti delle vittime.
    Per concludere bisognerebbe parlare solo di certi massacri assumendo per “assunto” che gli altri non esistono e quando sono scoperti ci sono assoluzioni ampie in nome della democrazia!
    In definitiva ci vuole “stile” anche nei massacri, quelli fatti bene e che non urtano troppo la suscettibilità delle “brave signore o signori”delle pantofole ,vanno bene !

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